La crisi sconfitta da ricerca e innovazione: il caso MT
La crisi sconfitta da ricerca e innovazione: il caso MT
L’anno terribile della crisi Terenzio Marchetti, imprenditore di San Giovanni in Marignano, l’ha vissuto nel 2009: per alcuni mesi la produzione era calata del 72 per cento. In quel periodo era in costruzione la nuova sede dell’azienda, un investimento di 15 milioni. Da imprenditore di razza, verrebbe da dire da giocatore di poker, Marchetti non si è scoraggiato, non si è fatto prendere dalla tentazione di tirare i remi in barca, ma ha rilanciato. Dal 2009 al 2014 ha investito 5 milioni nell’acquisto di nuovi macchinari per migliorare la qualità dei suoi prodotti. E i fatti gli hanno dato ragione: il 2014 ha chiuso con 13,5 milioni di fatturato, con un incremento del 20 per cento rispetto all’anno precedente e i primi mesi del 2015 già viaggiano con un incremento del 30 per cento.
L’azienda di Marchetti è la MT, industria metalmeccanica specializzata nel settore degli utensili motorizzati per torni a controllo numerico. Una curiosità fa capire più di altre i traguardi raggiunti: molti macchinari presenti in azienda, acquistati da importanti colossi internazionali americani e giapponesi, utilizzano al proprio interno componenti prodotti dalla MT. Un circuito virtuoso fra produttore e fornitore.
Oggi la MT, un piccolo grande gioiello dell’industria riminese, ha voluto presentarsi alle autorità, al mondo delle associazioni economiche, agli organi di informazione. C’era, oltre all’assessore regionale alle attività produttive Palma Costi, anche il vescovo monsignor Francsco Lambiasi che ha benedetto la sede, un moderno capannone di novemila metri quadri, e le maestranze.
Il titolare, Terenzio Marchetti, ha iniziato la sua relazione scusandosi se none era molto capace a parlare, ma lui si trova più a suo agio davanti a un torno che davanti a un microfono. La sua è la classica storia dell’imprenditore che si è fatto da solo. A 15 anni ha lasciato la scuola e si è messo a lavorare. A 21 anni si è messo in proprio facendo l’artigiano per conto terzi. “La molla iniziale – ha spiegato – è stato il bisogno del pane”, aggiungendo poi con una punta d’orgoglio che tutta la sua famiglia “è cresciuta a pane e meccanica”. Anche i figli Gianluca e Mara lavorano in MT, anzi il figlio Gianluca, 44 anni e 3 figli, vice presidente, ha deciso ora di iscriversi alla facoltà di ingegneria meccanica.
Non sono mancati, ovviamente, i momenti difficili. Non solo la crisi del 2009 ma anche la prima sede che, appena inaugurata, è stata sommersa dal fango di un’alluvione. Ma con coraggio e piglio imprenditoriale, i momenti difficili sono stati superati e ora si guarda al futuro. Marchetti ha già acqruistato un tereno adiacente alla sede per i futuri ampliamenti.
La sua azienda – ha ricordato – lavora 24 ore su 24, ha in catalogo 5000 pezzi ed è in grado anche di produrre pezzi sulla base delle richieste dei clienti. Che non sono solo in Italia, anzi il 62 per cento del fatturato è realizzato con le esportazioni. Sono clienti della MT colossi mondiali come la TetraPak Pak (multinazionale svedese nel settore del packaging alimentare) e Marposs (leader negli strumenti di misurazione), Ford, General Motors, Daiatsu, Toyota, Peugeot e Mercedes nell’automotive, Sandvik Coromant e la giapponese Mori Seiki nella produzione dell’utensileria.
Dell’orgoglio di Marchetti fa parte il fatto che l’azienda si autofinanzia e che i fornitori, se una volta venivano pagati entro 90 giorni, ora sono liquidati entro 30. E importanti banche come il Credito Valtellinese gli hanno riconosciuto con la tripla A la propria affidabilità.
Nel 2016 la MT ha ottenuto la certificazione di qualità ISO 9001:2008 e la ISO 14001:2004 ambiente, in tempi da record, cioè solamente in quattro mesi.
“Per vincere nella competizione globale – ha detto Marchetti – servono idee nuove e noi siamo il numero uno nell’innovazione. Negli ultimi anni abbiamo avuto il riconoscimento di sei brevetti industriali riconosciuti ed altri 3 in attesa di approvazione”.
Allo studio c’è inoltre il progetto, che MT realizzerà insieme ad altre aziende dell’Emilia e del Veneto, di una sorta di campus universitario dove sperimentare prodotti all’avanguardia con l’ausilio di uno staff selezionato di ricercatori ed ingegneri.
Marchetti, che ha superato la soglia del 60 anni, si sente in qualche modo un alfiere del Made in Italy nel campo della tecnologia meccanica. E annuncia che entro la fine dell’anno altre unità si aggiungeranno agli 87 dipendenti che attualmente lavorano a San Giovanni in Marignano.
Terenzio Marchetti è il secondo dopo l'imprenditore Goffredo Celli, suo "vicino" di azienda; accanto a lui l'on. Sergio Pizzolante e Alessandro Rapone.
Quando l’opposizione vince. 1/Il caso di Bellaria
Quando l’opposizione vince. 1/Il caso di Bellaria
Avvicinandosi le elezioni a Rimini, e di fronte a tante analisi dettate più dalla passione politica che dall’osservazione della realtà, abbiamo pensato di ricostruire il contesto nel quale sono maturate le vittorie più importanti ottenute dall’opposizione nella nostra (ex) Provincia, provando a individuare quali fattori ne siano risultati rilevanti.
Partiamo da Bellaria, città che nelle elezioni nazionali registrava già da anni una superiorità del centrodestra, con numeri abbastanza costanti se pur non travolgenti; e dove è certo per i propri errori che l’opposizione riesce a imporsi sul PD solo nel 2009.
Sono i cittadini che chiedono il cambiamento
Ai tempi della prima vittoria di Enzo Ceccarelli, nel 2009, Bellaria è una città abbastanza avvilita, sospesa tra l’annuncio di grandi progetti e le divisioni che invece ne segnano, più prosaicamente, il quotidiano; una città che vive ormai una sorta di sfiducia collettiva, come rassegnata all’immobilismo della politica e alla propria decadenza. E non è difficile nel parlare con le persone sentir dire che la città è diventata la cenerentola della riviera.
Constatazione tanto più grave quanto più si consideri il fatto che, per parte del decennio del doppio mandato Scenna, il bellariese Nando Fabbri è presidente della Provincia. Fabbri, un tempo padre padrone del partito bellariese, lascia Bellaria nel dimenticatoio e la esclude da partite importanti come attesta il (varo del) PTCP. E questo, il PD bellariese e l’intero paese (associazioni di categoria davanti a tutti) non glielo perdoneranno.
Al senso di frustrazione si associano i primi segni concreti di difficoltà tra le realtà economiche locali, con chiusure di negozi e un abbassamento nella qualità dell’offerta anche nelle zone di pregio della città.
La protesta ha sempre bisogno di un simbolo
Ma è la mancata realizzazione dei grandi progetti tante volte annunciati ad avere il valore simbolico più rilevante e che, mano a mano, conferma la delusione e la disillusione della città rispetto alla capacità della giunta Scenna di un rilancio reale di Bellaria.
La stessa maggioranza è intaccata da questi sentimenti e un po’ alla volta si sfalda, incapace di difendere quegli stessi progetti. La darsena, attesa a Bellaria da 30 anni, presentata come “cosa già fatta” anche all’estero, viene bocciata in consiglio comunale. Stessa sorte per la risistemazione della zona delle colonie (tradizionalmente depressa) e per lo stesso PSC, il piano che presiede allo sviluppo urbanistico comunale; uno sfaldamento che non è solo occasionale, si tratta ormai di una divisione profonda all’interno del PD e sicuramente è uno dei fattori che favorisce la prima vittoria di Ceccarelli.
I fatti si impongono
La prima esperienza politica di Enzo Ceccarelli risale a dieci anni prima l’elezione a sindaco. È quella elettoralmente disastrosa di Intesa Cittadina, che si oppone, da destra, all’accordo tra l’ex partito comunista e i popolari ex dc di Lazzarini. È però l’inizio di un percorso che porta a farne crescere la credibilità. Tanto che si può dire che la coesione della compagine di centrodestra del 2009 sia il frutto delle battaglie di dieci anni e di due sconfitte elettorali.
In quegli anni, attorno a Ceccarelli, che è lui stesso albergatore, si forma un gruppo di albergatori (e non solo), con l’idea di uscire dal sindacalismo di categoria. Nasce così l’idea di Verdeblu, la società pubblico privata di promozione turistica. Qui, Ceccarelli matura la sua esperienza in campo organizzativo e politico, riuscendo a unire mondi che difficilmente, prima, dialogavano. E che quasi tutte le categorie economiche, così spesso litigiose e divise, si ritrovino sotto l’egida comune di Verdeblu e poi di Emisfero, appare a tutti come un fatto di grande rilievo.
Così, quando è il momento di individuare il candidato per il centrodestra, il suo nome emerge in modo abbastanza naturale (superando anche le ritrosie dei partiti, forti elettoralmente, ma non in grado di avanzare una leadership).
L’unità aiuta, il candidato è decisivo
Dal punto di vista tecnico, l’idea è la stessa delle liste civiche pur sconfitte nelle due tornate precedenti (quelle vinte da Scenna): un candidato sindaco con una propria lista autonoma, sostenuto in modo diretto, ma con proprie liste, dai partiti di opposizione. La prima volta ci aveva provato Alfonso Vasini, ma qualcosa non aveva funzionato proprio nel rapporto con i partiti, probabilmente ancora convinti che, avendo i voti nazionali, bastassero i simboli per vincere. Il secondo tentativo, con Lazzarini protagonista, partiva con una lista unica, ma le vecchie frequentazioni con la sinistra del candidato (e certa sua supponenza nel pensare alla vita della polis come una questione fra “intelligenti” solamente) ne facevano solo un candidato "della politica" (e non della città e del cambiamento).
Con queste esperienze, nel 2009, i partiti di opposizione capiscono che i voti che muovono sull’onda delle elezioni nazionali non sono comunque sufficienti per vincere e accettano di condividere la scelta del candidato con le altre realtà che compongono il raggruppamento di centrodestra. Allo stesso tempo, il sentimento di sfiducia che domina in città porta i diversi gruppi di interesse (parrocchie, albergatori, commercianti, il mondo delle associazioni sportive, del volontariato, ecc…) ad appoggiare una candidatura alternativa alla maggioranza guidata dal PD.
La campagna elettorale è un sentimento
La campagna elettorale che ne segue si incentra sulla cura del paese. Non si sottolinea uno slogan, un tema, o una serie di “programmi”, ma una ragionevole politica del fare. Si porta il candidato il più possibile a contatto con i cittadini (nei bar, negli incontri di quartiere e anche nelle affollate assemblee organizzate dai partiti) e si punta sulla percezione di affidabilità che Ceccarelli riesce a comunicare.
Lo slogan della prima tornata - “Ceccarelli c’è” - si rivela azzeccato: sta tra la gente, ama fermarsi a discutere. E questo supplisce all’assenza di un progetto definito e condiviso tra le anime del centrodestra. Nascondendo anche le tante discussioni e trattative interne che ne accompagnano il cammino elettorale.
Rispetto alla stampa, infine, il centrodestra vanta, da una parte, l’appoggio de La Voce (con il suo fare aggressivo, che crea il clima della battaglia decisiva) e, dall’altra, quello più riflessivo de Il Nuovo, che pone i temi concreti del fare, denuncia l’incapacità di governo della sinistra e contribuisce alla coesione della coalizione.
Non basta scegliere un candidato, occorre un leader
In conclusione, il primo dato da sottolineare (e che la distingue da Rimini) è che Bellaria è comunque una piccola città, la cui dimensione rende più facilmente interpretabile il sentimento generale (e condiviso, se esiste) dei cittadini.
Il secondo, che quasi relega il caso di Bellaria in un’epoca diversa, è che quei partiti nazionali di centrodestra, che potevano fare da traino dei voti locali di opposizione, oggi quasi non esistono più (tanto che a Bellaria è lo stesso Ceccarelli che, prima come sindaco e poi come candidato alle ultime elezioni, funge proprio da valorizzatore del loro ruolo).
Infine, si può osservare che l’unità delle opposizioni, senza la quale sicuramente si perde (lista Vasini), serve a poco quando il candidato non “buca” gli schieramenti (lista Lazzarini) o, meglio, quando è solo la bandiera di una unità tattica e non lui stesso il centro reale e riconosciuto di quell’unità. Banale dirlo, ma non basta scegliere un candidato unitario, bisogna trovare un leader.
Turismo sul web: secondo l'esperto i siti di Apt non sono orientati al marketing
Turismo sul web: secondo l'esperto i siti di Apt non sono orientati al marketing
Nonostante l’obiettivo dichiarato delle politiche turistiche regionali sia l’unione fra promozione e commercializzazione, se si esamina la presenza sul web realizzata da Apt questo obiettivo risulta ampiamente disatteso. Parlare di promo-commercializzazione significa, per fare un esempio, che non mi limito a raccontare quanto sia bello venire in vacanza a Rimini ma offro immediatamente la possibilità, con un clic, di prenotare la camera o il pacchetto di soggiorno.
Esistono due portali regionali, il primo www.emiliaromagnaturismo.it esclusivamente dedicato all’informazione turistica, il secondo www.visitemiliaromagna.com dedicato invece alla commercializzazione. C'è un link evidente che porta dall'uno all'altro sito, ma mentre si scorrono le pagine di informazione e promozione non c'è la possibilità di prenotare, con un solo clic, ciò che si sta vedendo.
Nel sistema derivante dalla legge 7 ancora vigente, la promo-commercializzazione è affidata alle Unioni di Prodotto: ad esempio quella della Riviera ha un proprio sito www.adriacoast.com dove in effetti c’è la possibilità di prenotare online: il visitatore viene rimandato su www.visitemiliaromagnola.com
Sono messe in evidenza anche alcune offerte. Se però si naviga nella sezione Vacanze a tema e si clicca, per esempio, su Gastronomia, si apre una pagina informativa senza alcuna offerta collegata. Si comporta diversamente il portale visitrentino.it che, quando navighi fra le varie tipologie di vacanza, ti presenta immediatamente le offerte e la possibilità di prenotarle.
Ultimamente l’Apt regionale ha varato il progetto Via Emilia con 80 pacchetti di offerta vacanze per intercettare i flussi turistici dell’Expo. A questo scopo ha creato un sito ulteriore www.visitviaemilia.it, esclusivamente in lingua inglese perché l’obiettivo sono i mercati esteri.
Per trovare i pacchetti bisogna cliccare su Food Valley, che è una delle articolazioni del progetto (le altre sono la Motor Valley e la Wellness Valley). Per la Food Valley si apre un sito in italiano in cui c’è anche la traduzione in inglese. Se però si apre una delle offerte si vede che non c’è commercializzazione ma solo l’indicazione di un numero di telefono e di una e-mail. Un’altra stranezza è che questo sito non risulta segnalato su nessuno degli altri della galassia turistica regionale, sebbene sia espressione di un progetto sul quale molto si è investito.
Per verificare queste considerazioni, abbiamo chiesto di esaminare il sistema dei siti turistici regionali ad Armando Travaglini, consulente e formatore nel campo del web marketing turistico, autore del recente volume Digital Marketing Turistico e Strategie di Revenue Management per il settore ricettivo.
“Ciò che emerge è tipico di tanti portali italiani: - osserva Travaglini - si investe tanto nella promozione del territorio e delle strutture e molto poco nelle strategie di marketing per la vendita diretta delle camere e dei pacchetti di soggiorno. Si dà spesso per scontato che una volta individuata la struttura il cliente possa chiamare o mandare una mail di richiesta disponibilità. Questo spesso non succede ed il potenziale cliente va direttamente sul sito della OTA (Online Travel Agency) di turno per prenotare in tempo reale. C'è molta confusione tra brand, siti e prodotti venduti. Il turista non capisce più nulla e non trova l'informazione dove dovrebbe essere.
C'è da dire che il sito www.visitviaemilia.it è fatto molto bene dal punto di vista grafico. Non c'è la possibilità di prenotare proprio per quanto detto sopra. È una limitazione molto forte del mondo pubblico italiano. Ci si concentra sulla promozione e poco sulla vendita, che viene lasciata in mano ai privati (ovvero le grandi OTA)”.
Rispetto alla tendenza affermata nel web marketing di giungere alla prenotazione con un paio di click al massimo, le sembra che questi siti siano adeguati?
“I siti legati al turismo dovrebbero essere orientati sia alla promozione della destinazione che alla commercializzazione della stessa. Tali portali dovrebbero essere pensati e progettati fin dall'inizio basandosi sulla necessità dell'ospite di avere le informazioni necessarie sulla destinazione e consentirgli di acquistare il soggiorno direttamente online. I siti indicati sono sostanzialmente dedicati solo alla promozione, settore assolutamente fondamentale e necessario, ma manca una reale connessione con il mondo della vendita e del marketing finalizzato alla vendita del soggiorno turistico”. Sebbene i siti siano ben realizzati dal punto di vista dell'usabilità complessiva, ci sarebbe da investire di più per mixare meglio tra di loro i due aspetti del web marketing turistico in modo organico: promozione e commercializzazione. In termini tecnici si chiama appunto promo-commercializzazione”.
Aiuta o è dispersivo questo moltiplicarsi di siti?
“Crea confusione nella mente del potenziale ospite che non riesce ad orientarsi tra i vari siti, spesso gestiti da enti, associazioni e club di prodotto differenti. Tale frustrazione porta in genere il visitatore ad abbandonare il sito per andare sui tradizionali siti di viaggio, sia quelli strettamente legati all'informazione sulla destinazione (penso ai blog di viaggi o ai siti di recensioni) che su quelli prettamente orientati alla vendita del soggiorno (le varie OTA, i metasearch, etc..)”.
Più in generale, una promozione turistica basata sull’Emilia Romagna (che non è una destinazione turistica, ma un ente amministrativo) che possibilità ha di essere efficace? Sul web in particolare è vincente o perdente?
“L'Emilia Romagna, come tantissime altre regioni italiane, ha un patrimonio così vasto di risorse estremamente appetibili per il mercato turistico italiano ed internazionale che è indispensabile fare le giuste scelte in termini di strategie di marketing da adottare per la corretta promozione e vendita. Il punto di partenza di tutte le strategie oggi deve essere basato sull'esigenza del viaggiatore. Oggi un potenziale ospite visita in media 22 siti web prima di completare una prenotazione e tale numero è in costante aumento negli ultimi anni. Oltre al problema dell'overload informativo, il consumatore moderno cerca risposta immediata alle sue domande e la prenotazione diretta nel minor tempo possibile. L'usabilità dei siti deve essere la prima cosa da prendere in considerazione nella fase di realizzazione di qualsiasi sito web, turistico o meno”.
Il turista oggi cosa cerca sul web? Un tipo di vacanza (il prodotto, quindi) o una destinazione? O un mix delle due? E in quale modo?
"E' sempre più difficile delineare le esigenze del turista digitale. I "punti di accesso" alle informazioni sono sempre più frammentati e l'esperienza di viaggio oggi tende ad iniziare in modi completamente diversi da persona a persona. In generale possiamo dire che il visitatore desidera accedere alle informazioni sulla destinazione e su ciò che è correlato ad essa (penso ai monumenti, musei, enogastronomia, eventi, fiere, parchi, etc..). Tali informazioni devono essere pratiche e risolvere effettivamente una esigenza informativa da parte del potenziale turista. Oltre a ciò ovviamente è indispensabile offrire al visitatore la possibilità non solo di contattare la struttura ricettiva tramite mail e telefono, ma anche di prenotare direttamente online in maniera facile e sicura!".
Non le sembra che i siti turistici dell’Emilia Romagna siano difficilmente incontrabili nei risultati dei motori di ricerca, specialmente se si usano le parole chiave che normalmente un potenziale turista usa?
“Lato SEO (le tecniche per rendere meglio posizionato un sito) c'è ovviamente molto da fare: i siti segnalati sarebbero tutti da ottimizzare decisamente meglio, soprattutto onsite”.
Cuore di Rimini prova a mettere ordine nelle liste civiche
Cuore di Rimini prova a mettere ordine nelle liste civiche
Ha deciso di pensarci Cuore di Rimini a cercare di mettere ordine al guazzabuglio annunciato delle liste civiche che a Rimini sognano di costruire un'alternativa al governo della sinistra. In un post pubblicato sulla propria pagina Facebook Corrado Paolizzi avverte di non condividere "aggregazioni dell’ultimo istante, sommanti le istanze più diverse, spesso antitetiche, atte solo al massimo a superare il quorum, unite solo nell’urlo tanto insignificante, quanto inutile e non propositivo riassumibile nel “mandiamoli a casa”. Consapevole che "se l’alternativa è solo un guazzabuglio che rende la cura più pericolosa del male", il dottor Paolizzi si è preso la bruga di convicare un incontro "di quelle formazioni, vecchie e nuove, che vogliono provare ad essere una concreta cooperazione tesa al governo della nostra città, senza aprioristicamente capi od unti dal Signore che vogliano esercitare una azione egemone, ma presentandosi con umiltà, serietà, pari tra pari".
L'incontro in questione, una sorta di stati generali die movienti civici riminesi, aperta anche ai partiti ed altri raggruppamenti, si terrà l' 11 giugno nella sala comunale di via Pintor, di fronte all'ospedale.
Ma il leader di Cuore di Rimini non si limita a convocare l'incontro. Prova anche a dettare alcune regole del gioco a cui dovrebbero attenersi gli invitati. Primo: "Perché non diventi una fiera chiassosa e delle vanità, proponiamo che si presentino due o tre referenti al massimo per ogni lista, movimento, gruppo culturale, partito".
Quindi stende una sorta di decalogo:
1) far emergere entro il quarto o quinto incontro il nome del candidata/o sindaco, che deve essere figura riminese (con residenza e lavoro in città da almeno vent’anni), incensurata/o, coagulante il più possibile le aspettative di tutti i membri delle liste.
2) col nome del candidato sindaco, si deve fornire il nome dei membri della Giunta. Ci pare giusto e pare che la gente voglia sapere nel dettaglio chi li andrà a governare, non gradendo più nomine da manuale Cencelli, perché un partito o gruppo deve aderire al progetto, per la forza dell’idea e non in base ai voti che prenderà.
3) Le liste non devono contenere nomi di “impresentabili” , condannati per reati contro la Pubblica Amministrazione o contro la persona.
4) Sarebbe un gesto molto bello ed interpretabile solamente come una gran voglia reale di cambiamento, se i partiti che hanno nominato loro rappresentanti nei vari “cda”, li invitassero alle dimissioni come reale segno di rottura col passato.
5) chiediamo che il candidato sindaco ed i candidati membri della giunta, rendano pubblica la propria dichiarazione dei redditi , per capire se mentre parlano sono credibili confrontando la stessa con il tenore di vita.
6) ogni “lista civica”, al proprio interno, non potrà avere più di 3 membri che in passate elezioni, si siano presentati con altra formazione. Ciò perché il movimento civico non può essere una lavatrice di trombati.
In questo post Paolizzi non nasconde di essersi più volte incontrato nel corso dell'ultimo anno con quelli di Dreamini che proprio sabato terranno una conferenza stampa per presentare la loro idea di governo della città. Alla prospettiva del congelamento della lista Parte Civile, Paolizzi non ci crede più di tanto. Ha anche ripubblicato il post di un anonimo, Pliniodi Alicarnasso, che giudica così Dreamini: "Sembrano anche essi animati dal sacro fuoco dell’amore per la città e lo provano con libri bianchi ed esposti, ma certamente hanno un passato pesante nella vita della città, per cui seppur il perdono cristiano sia d’obbligo e sia obbligatorio riporre fiducia in chi si ravvede, certamente settantenni incisivi nel passato della città, forse non sono il miglior biglietto da visita per una formazione “nuova”. Ma Paolizzi condivide? "Concordo che ci debba essere un rinnovamento, anche generazionale".
Rimini, liste civiche: Parte civile si "congela"
Rimini, liste civiche: Parte civile si "congela"
Liste civiche a Rimini sempre in movimento. Per una nuova lista che nasce, ecco un’altra che sembra ripensarci.
È il caso di Parte Civile, filiazione diretta di Dreamini, l’associazione culturale diretta da Bruno Sacchini e da Mario Ferri. Qualche settimana fa, nell’annunciare l’esposto alla Corte dei Conti sulla lettera di patronage per il Palas non iscritta a bilancio, l’associazione aveva ufficialmente annunciato ciò che in fondo già si sapeva quando era sorta più di un anno fa: avrebbe partecipato alle elezioni con le insegne di Parte Civile.
Da allora – e non sono trascorsi nemmeno due mesi – qualche cosa deve essere successo visto che ora c’è un cambio di strategia. Dreamini ha convocato una conferenza stampa per sabato mattina in cui annuncerà che per il momento la lista Parte Civile è congelata; Dreamini metterà sul piatto una serie di argomenti e di temi che offre come suo contributo di idee al formarsi di una vasta aggregazione cittadina che abbia l’obiettivo di battere il candidato della sinistra (Gnassi o chi per lui). In questa fase Dreamini si ritaglia quindi un ruolo che assomiglia a quello di un centro studi o di un consulente.
L’impressione è che si tratti di un ripiegamento tattico: faccio un passo indietro, mi dedico ad altre cose, in attesa di vedere come evolve la situazione. Quando Dreamini ha dato avvio al suo percorso certo non immaginava di essere poi imitata da potenziali concorrenti (Progetto Rimini, Vincere per Rimini): tutti raggruppamenti che vogliono l’alternativa alla sinistra ma faticano a riunirsi intorno allo stesso tavolo, forse perché ciascuno vorrebbe che gli fosse riconosciuta la leadership o forse perché le prospettive politiche non sono proprio identiche.
Se partendo dalle liste non si va da nessuna parte, - hanno pensato i dirigenti di Dreamini - proviamo a mettere in campo dei contenuti e vediamo se su questi si genera aggregazione. Sabato vedremo anche di quali contenuti si tratta. Nella stessa giornata si riuniscono gli aderenti a Progetto Rimini per decidere “cosa fare da grandi”, cioè se pensare di correre per le elezioni o meno.
Rimini, senza innovazione si muore. L'analisi di Mauro Santinato
Rimini, senza innovazione si muore. L'analisi di Mauro Santinato
Rimini ha chiuso il 2014 con un calo di presenze pari al 4,5 per cento. È il record negativo: la media provinciale è stata infatti -2,8; con Riccione che ha chiuso con un - 2,6 mentre Bellaria Igea Marina è andata ancora meglio con -1,9 per cento. Per non parlare dei mesi con gli eventi di punta: luglio, mese della Notte Rosa, -4,7%, dicembre, mese di San Silvestro, -16.6%.
“Si tratta di una tendenza indubbiamente preoccupante – afferma Mauro Santinato, consulente turistico, leader di Teamwork – ma il fattore negativo che conta di più è il calo dei fatturati delle imprese alberghiere, che è molto superiore. Se la mia società perde qualche cliente ma fattura di più, dico che le cose vanno comunque bene. Invece la redditività degli alberghi è diminuita del 15/20 per cento per una serie di cause fra cui i prezzi sempre più bassi (a causa della guerra al ribasso fra gli alberghi) e le spese e l’imposizione fiscale sempre più alte. Su questo non abbiamo statistiche ufficiali, ma basta parlare con gli albergatori per averne conferma. Gli hotel non producono più reddito, questo è il problema, tanto è vero che il valore immobiliare di un albergo è diminuito fino al 50 per cento. Un hotel che a Rimini era stato pagato 18 milioni adesso nessuno lo vuole per dieci”.
Se si guardano le statistiche sulle presenze si vede poi che la cosiddetta destagionalizzazione sembra andare progressivamente in soffitta. Nel primo trimestre dell’anno Rimini ha perso, rispetto al 2013, qualcosa come 133 mila presenze. “Il venir meno dei russi ha inciso, ma anche il cosiddetto turismo business ha subito una forte contrazione: con le aziende che hanno tagliato in modo massiccio le trasferte dei dipendenti. La verità amara è che stiamo assistendo al processo inverso a quello che ha dominato dagli anni Settanta fino all’inizio degli anni Duemila: gli alberghi che da annuali diventano stagionali. Dagli anni settanta in poi gli albergatori si sono accorti che, fra una fiera, un congresso o un evento, potevano unire tutte le date del calendario e restare aperti tutto l’anno. E così si è passati dai 20 ai 200 hotel annuali. Adesso purtroppo si fa il percorso a ritroso, non c’è più giustificazione economica a restare aperti. Se confrontiamo il calendario delle fiere degli anni Novanta e quello attuale vediamo che sono diminuite le giornate fieristiche. I congressi? Il problema non è solo il mancato decollo del Palas, ma sono venuti meno anche quei piccoli congressi o quegli eventi che un singolo albergo poteva organizzare. L’indice di turisticità di una località è dato dal numero di nuovi alberghi che ogni anno aprono. Da noi questo indice è al negativo, se si eccettua l’I-Suite che altro si è visto di nuovo a Rimini? Non solo non ci sono nuovi alberghi, ma nemmeno alberghi nuovi, frutto di ristrutturazione”.
Si potrebbe ritenere che tutto questo, o gran parte, sia la conseguenza di una crisi che ha dimensioni mondiali. “Rimini –replica Santinato – ha un problema in più. In questi anni non ha saputo rinnovare la sua offerta complessiva. Dov’è la famosa nuova cartolina di Rimini di cui si parla da almeno quindici anni? Non pervenuta. Guardiamoci in giro: la città è sempre la stessa, anzi è sempre peggio perché se non innovi inevitabilmente vai verso il degrado. Finora si è visto qualche cantiere nel centro storico, ma nella zona a mare è tutto sempre uguale e squallido: la stessa assenza di arredo urbano, lo stesso pitosforo, le stesse erbe lunghe, gli stessi palazzi abbandonati nella seconda linea. È evidente che se il pubblico non fa niente, neppure i privati sono disposti ad investire. Ci si deve credere che c’è una possibilità di futuro. A Rimini invece si ha come obiettivo la sopravvivenza: speriamo di arrivare a settembre anche quest’anno. Se guardiamo alle altre località della costa, non è così. Mettiamo a confronto i viali del mare di Riccione, con i nostri, che sono un susseguirsi di bazar gestiti da pakistani. A Riccione hanno fatto il lungomare nuovo ma non è solo quello: i negozi, le gelaterie, i bar, tutto è di qualità superiore. Noi a Rimini ci siamo invece abituati ad una città brutta, sciatta, trasandata”.
A questa sua analisi (pessimistica o realistica a seconda dei punti vi vista, o forse tutte e due insieme) spesso si replica affermando che invece Rimini conserva ancora tutto il suo appeal, che tiene le sue posizioni nel mercato turistico internazionale. “Se fosse vero, ci sarebbe la corsa a comprare gli hotel in vendita, non crede?”. Santinato estrae dal cassetto il ritaglio recente di un giornale austriaco. Sono indicate le più popolari destinazioni di vacanza per gli austriaci: al primo posto c’è Jesolo, poi seguono Parenzo, Bibione, Lignano, Rovigno, Ragusa, New York, Umago ed infine, al decimo posto Rimini. “Questo significa essere ben posizionati? – si chiede – Purtroppo Rimini è diventata un ibrido senza prospettiva. Non è più una località turistica attraente, perché non ha saputo rinnovare la sua offerta pubblica e privata, e non è neppure una città di mare, come Nizza e Barcellona, che si impone per i monumenti, i musei, gli spettacoli. Io lavoro molto a Jesolo, dove il turismo è esclusivamente stagionale. Però la stagione funziona: quando arriva Pentecoste si vede, è pieno di tedeschi. Nel giro di un anno hanno aperto due nuovi hotel a cinque stelle. Lì hanno fatto la scelta della verticalità. Da noi siamo fermi al convegno del 1995 di Unindustria che si chiedeva cosa fare in una destinazione a prodotto turistico maturo come Rimini. Ancora siamo in attesa di una risposta. Abbiamo avuto il Piano strategico: da quant’è che se ne parla?”.
Provi lei a dire cosa bisognerebbe fare… “Meno promozione e più attenzione al prodotto. Quando il prodotto è bello, funziona da solo, senza bisogno di promozione. Premiamo gli hotel che ristrutturano e che realizzano camere più grandi, quali quelle che il mercato di oggi chiede. E il Comune decida quale deve essere la cartolina e subito la realizzi”.
28 04 2015 | Rimini | Nuovo editore per La Voce: è il figlio di Celli
Nuovo editore per La Voce: è il figlio di Celli
Questa mattina i lettori de La Voce di Romagna hanno trovato il loro quotidiano incartato in una sovra copertina che si presenta come Manifesto delle Romagne Unite, indicando che tutto questo è “per un nuovo inizio”.
Il giornale da oggi infatti ha una nuova gestione. La vecchia proprietà, facente riferimento a Gianni Celli, esce di scena e da ora in poi si occuperà solo dei propri debiti (il 30 aprile in Tribunale c’è un’udienza nell’ambito della procedura di richiesta di concordato preventivo).
Ora il giornale è gestito dalle Edizioni delle Romagne, una srl che ha la sede in via Settembrini (dove c’è il centro medico Nuova Ricerca diretto da Giorgio Celli, fratello di Gianni) e come amministratore unico Nicola Celli, figlio di Gianni.
Si è così concretizzata l’ipotesi formulata alcune settimane fa, quella di un contratto di affitto di ramo d’azienda fra la vecchia e la nuova editrice.
La testata del numero oggi in edicola è ancora La Voce di Romagna e probabilmente tale rimarrà, anche se ora il giornale si definisce il quotidiano unico delle Romagne, intendendo con questa espressione l’unità fra la costa e l’entroterra. In grassetto si sottolinea il fatto che la nuova società vuole essere a capitale diffuso, si afferma che “Tutti possono far parte di questa avventura giornalistica”, anche se non chiarisce come. Vengono evidenziate le linee editoriali: libertà, persona, famiglia, politica a sostegno dell’alternanza, bellezza, giovani, senso del sacro.
Comincia una nuova storia mentre ancora deve essere chiusa la vecchia, con molte situazioni ancora da chiarire, come ad esempio sia arrivata a chiedere il concordato preventivo una società che in dieci anni avrebbe ottenuto 20 milioni di finanziamenti pubblici. Ma per questi aspetti bisogna attendere i pronunciamenti del Tribunale.
Industriali fuori da Cda Carim. Da Cecchi ancora pesanti accuse
Industriali fuori da Cda Carim. Da Cecchi ancora pesanti accuse
Gli uomini della lista promossa dal mondo industriale riminese (e guardata con simpatia da Unindustria) non sono entrati nel consiglio d’amministrazione della Carim. Anche se lo scarto fra la loro lista e la n.3, quella promossa dal geometra Ticchi, non è stato eccessivo: 8,56 per cento contro il 10,14 per cento secondo i dati ufficiosi. Il consiglio d’amministrazione della Carim risulta quindi così composto: cinque seggi alla lista della Fondazione (Sido Bonfatti, che sarà confermato alla presidenza, Matteo Guaitoli, che sarà il suo vice, Vera Negri Zamagni, Patrizia Albano e Fabio Pranzetti; due seggi alla lista due: il geometra Ticchi e Massimo Giusti. Il presidente del collegio sindacale, come da statuto, va alla minoranza nella persona di Paolo Casadio Pirazzoli.
L’assemblea tenuta questa mattina alla Sala Manzoni non ha conosciuto particolari acuti se non l’intervento di Enrico Cecchi, un pesante atto di accusa verso la politica della Fondazione, giudicata il "socio tiranno" della Carim. Cecchi ha anche attaccato la lista di Ticchi, sostenendo che si trattava di uomini comunque riconducibili al presidente Massimo Pasquinelli ("amici degli amici"). Ha parlato di una governance sorretta da un “ambiente pseudo catto-massonico privo di attributi”. Cecchi ha confermato di aver presentato nuove denunce in Procura su alcuni recenti fatti, compresi i molti conflitti di interesse che egli ravvisa. Dopo aver dichiarato il proprio voto per la lista degli industriali, ha attaccato pesantemente Pasquinelli, invitandolo a dimettersi e a “scomparire dalla vista di una città che in altri tempi l’avrebbe cacciata a calci nel sedere”. Secondo Cecchi, la Fondazione non ha alcuna cura e rispetto per la Carim, considerandola una vacca da mungere per mantenere i propri privilegi, anche economici.
La socia Anna Fabbri ha stigmatizzato il fatto che la Fondazione si è opposta all’azione di responsabilità verso gli ex amministratori e dirigenti ed ha parlato di una frattura fra Fondazione e piccoli azionisti.
Mario Gaudenzi ha chiesto chiarimenti sulle lettere di patronage firmate dal sindaco Andrea Gnassi e dal presidente della provincia Stefano Vitali per Aeradria e sulla possibilità dei piccoli azionisti di vendere le loro azioni. Gli ha risposto il presidente Bonfatti, spiegando che Carim non si sarebbe mai aspettato tale comportamento da parte di istituzioni pubbliche. Riguardo alle azioni, Carim aveva prospettato una soluzione, bocciata dalla Consob. Un’altra soluzione è stata presentata alla Banca d’Italia, che però ancora non ha risposto perché è in corso un’ispezione.
In tempi di crisi, sono comunque stati deliberati gli aumenti dei compensi dovuti agli amministratori. Quello del presidente sale a 100 mila euro all’anno, quello del vice a 60 mila, mentre i consiglieri percepiranno ciascuno 25 mila euro. Il presidente del consiglio sindacale riceverà 35 mila euro all’anno, 22 mila i membri effettivi. Come se non bastasse riceveranno tutti anche 250 euro di gettore di presenza per ogni riunione del consiglio e del collegio.
1 maggio a Rimini, un assaggio d'estate con l'occhio al futuro
1 maggio a Rimini, un assaggio d'estate con l'occhio al futuro
Il sindaco Andrea Gnassi l’ha definita la giornata dell’orgoglio riminese. L’orgoglio è per l’iniziativa Piacere Spiaggia Rimini che terrà banco nel ponte del 1 maggio in piazzale Fellini. Si tratta di un assaggio d’estate proposto ai turisti che sceglieranno la città per trascorrere il prossimo lungo week end. Assaggio in tutti i sensi. Perché uno dei pezzi forti della manifestazione è la presenza di tre qualificati chef della ristorazione riminese (Gian Paolo Raschi, re delle cotture leggere e del pesce crudo “cucinato” dello stellato Michelin Ristorante Guido, istituzione della cucina riminese dal 1946; Claudio Di Bernardo, Executive Chef e Food and Beverage manager del Grand Hotel Rimini; Silver Succi del Quartopiano Suite Restaurant) che proporrranno, in chiave personale ed artistica, i piatti della tradizione locale. Insieme stanno lavorando ad un menù (antipasto, primo e secondo) che verrà portato in scena la sera del primo Maggio, per poi essere cucinato da una ventina di allievi della scuola Alberghiera nelle due successive giornate.
Una iniziativa sulla scia di Al Mèni, il grande tendone felliniano che tornerà anche quest’anno con la presenza di giovani chef, l’esaltazione – secondo il Gnassi-pensiero - della contaminazione fra la spiaggia popolare e la gastronomia stellata.
Ma assaggio anche in senso generale: per tre giorni piazzale Fellini diventa una sorta di villaggio estivo con tanto di ombrelloni, chioschi, palestre en plein air, stage per performance artistiche e musicali, show coking, attività sportive e tanto altro ancora. Sul red carpet i player indiscussi dell’estate riminese: dai bagnini ai barman, dagli chef ai pescatori, dai sommelier agli animatori, dai produttori di tipicità ai cantanti e musicisti, sportivi, dj che per una stagione intera saranno il motore pulsante della stagione estiva. Il piatto forte di Piacere Spiaggia Rimini è il concerto gratuito di Edoardo Bennato che si terrà la sera del 1 maggio in piazza Fellini.
Un assaggio d’estate ideato e realizzato dal Consorzio Spiaggia Rimini Network che raggruppa circa 200 imprese fra bagnini e gestori dei chioschi bar ristoranti della spiaggia. “Abbiamo creato un unico soggetto – spiega il presidente Gianluca Metalli - per gestire insieme la formazione degli associati, lo sviluppo commerciale e il marketing dell’offerta balneare di Rimini”. Il Consorzio è nato quattro anni fa, ha già sviluppato diverse iniziative ma quella del ponte del 1 maggio è quella di maggiore impatto. Il Consorzio ha sviluppato anche un progetto con albergatori (Piccoli alberghi di qualità, Torre Pedrera Hotels, Alberghi Tipici Rimini) che ha dato vita al portale Made in Rimini che propone pacchetti integrati spiaggia-hotel, specialmente sui mercati esteri. “Il nostro – spiega Metalli – è il tentativo di una strategia di marketing integrato, l’esempio di una città che sul turismo procede in sintonia”. In effetti ancora in molti casi bagnini e albergatori sono due mondi che non dialogano e collaborano, come se vendessero un prodotti diverso. Il portale inoltre allarga l’orizzonte anche ai prodotti tipici riminesi (vino, olio, carni, aziende agricole, mulini) che contrbuiscono a creare l’offerta Made in Rimini.
Quella del Consorzio è una spiaggia che guarda oltre i propri confini. “Valorizziamo la nostra tradizione – dice Metalli – ma vogliamo migliorarla percorrendo la strada dell’innovazione. E l’innovazione è appunto l’offerta integrata, l’ottimizzazione dei servizi e l’organizzazione di manifestazioni come quella del 1 maggio”,
Due giovani di Verucchio nel terremoto del Nepal | Riccione, cadavere in una colonia
Due giovani di Verucchio nel terremoto del Nepal | Riccione, cadavere in una colonia
Due giovani di Verucchio in Nepal. Un ragazzo in viaggio premio per la laurea e una ragazza di Verucchio sono a Kathmandu, sconvolta dal terremoto. Il Carlino ha raccolto qualche flash della loro esperienza drammatica. Ora vorrebbero tornare presto a casa ma non sanno quando. Aspettano l'intervento della Farnesina (IlCarlino)
Minaccia di farsi saltare in aria. Un sessantenne di Bellaria è fuggito dal centro psichiatrico di Bologna dove era in cura e si è barricato in caso minacciando di uccidere la madre e poi di farla finita. Il pronto intervento dei carabinieri e dei vigili del fuoco ha evitato la tragedia. (Corriere, LaVoce, il Carlino)
Successo per Rimini Marathon. Alla gara podistica di domenica hanno partecipato 4500 atleti, veri e della domenica. Fra le curiosità: un frate in saio, un atleta in tutù e gli spingitori di carrozzelle di disabili (Corriere)
Traffico in tilt. La Voce fa notare che la concomitanza di due eventi (maratona ed esercizi spirituali di Cielle in Fiera) ha causato il blocco del traffico nelle ore di punta. (LaVoce)
Profughi a Montecolombo. Un ex convento di suore a San Savino di Montecolombo ospiterà un gruppo di profughi. La struttura sarà gestita da una famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII. Tra qualche protesta e inviti del parroco all'accoglienza (LaVoce)
Caso multe annullate. "Siamo pronti a chiarire" afferma l'avvocato di uno degli indagati per il pasticcio delle multe annullate ad amici e parenti. (IlCarlino)
La Cgil "resiste" alla Tosi. Il sindacato attacca il sindaco per come ha gestito la cerimonia del 25 aprile: cambi di percorso, musiche poco consone e l'invito ad una bambina di 6 anni ad ammainare la bandiera della Cgil. La banda di Mondaino, che ha suonato alla manifestazione, però fa sapere di aver eseguito Bella Ciao cinque volte. (Il Carlino, Corriere)
Riccione cadavere in colonia. Un senegalese, di 49 anni, è stato rinvenuto cadavere ieri pomeriggio nella colonia Umbra Pio XII, in viale D'Annunzio, nella zona del Marano. Il corpo non presenta in apparenza segni di violenza, ma sarà l'autopsia a stabilire che cosa l'ha ucciso, e per ora i carabinieri non escludono nulla. (IlCarlino,LaVoce)