Il risvolto politico inatteso del Parco del Mare (per la maggioranza e per l'opposizione)
Il risvolto politico inatteso del Parco del Mare (per la maggioranza e per l'opposizione)
Secondo quanto annunciato a operatori e tecnici, il Comune premierà i progetti che vedranno riunire i diversi imprenditori di un certo tratto di lungomare (ovviamente se in linea con le indicazioni del Piano Strategico) mettendo a disposizione le aree relative e impegnandosi economicamente nella parte di lavori di propria competenza.
L’Ente cioè accantona l’ipotesi di un proprio intervento diretto per la realizzazione del nuovo lungomare, intervento che si sarebbe dovuto finanziare con soldi pubblici e i consueti accordi con imprenditori edili (con contropartita in parcheggi interrati o grattacieli o altro ancora), in favore di un ruolo di regolatore (che predispone un quadro di riferimento per contenuti e per linguaggio) e di valorizzatore dell’iniziativa privata attraverso norme di ingaggio urbanistico pensate ad hoc e un proprio investimento economico diretto ma parziale.
La cosa interessante, sempre che i tratti del progetto così riassunti siano confermati dai prossimi eventi, è che quella che forse è solo una soluzione alla mancanza di soldi pubblici porta in sé una certa evoluzione culturale, nella quale l’intenzione di favorire l’iniziativa degli operatori qualifica il ruolo del pubblico in modo abbastanza diverso dal passato. Certo, il senso sussidiario dell’operazione ha il retrogusto della crisi e della necessità, ma un pensiero nuovo è stato comunque innescato.
Ma al di là dell’ambito propriamente amministrativo, questa novità nella relazione tra ente pubblico e operatori, ha anche un risvolto politico diretto, venendo a modificare - nel confronto tra maggioranza e opposizione per la conquista del consenso - il campo da gioco del confronto stesso.
In questi anni, infatti, abbiamo assistito al contrapporsi di idee diverse sulla città, qualcuna più legata ad aspetti amministrativi o gestionali, qualcuna più organica e di visione, ma sempre vantando, ognuna, la propria superiore capacità di analisi e di intelligenza.
Da una parte abbiamo avuto il sindaco Gnassi con la sua narrazione più strutturata, pur spesso con accenti enfatici e a volte improbabili (dal riferimento insistito degli inizi a Friburgo al confronto di oggi con Verona sulla stagione lirica); dall’altra, il frastagliato mondo dell’opposizione che ha come dovuto inseguire Gnassi sul suo terreno, provando a propria volta a cercare un qualche punto qualificante nel quale identificarsi e per il quale distinguersi per novità (o per capacità di rottura) delle idee proposte. In buona sostanza un dibattito molto autoreferenziale, di quelli che nascono e si seguono sui giornali.
Oggi, invece, l’impatto di questo primo atto del Piano Strategico (se ci sarà) potrebbe spostare il merito del confronto politico dalla genialità delle idee dei professionisti della politica, o di quelli che comunque si apprestano a partecipare alle elezioni, alla capacità delle diverse formazioni politiche o civiche di rappresentare la città reale, cioè di riconoscere il valore del lavoro di chi è impegnato in essa (in senso profit o non profit che sia) e di ri-presentarlo come utile al bene comune, trovando mezzi amministrativi che lo valorizzino.
Anche perché, giunti alla fine della crisi (o alla vigilia della fine della crisi, almeno nella sua parte acuta, non strutturale), è probabilmente arrivato il momento, come nel secondo dopoguerra, che ognuno faccia la propria parte, che si rimbocchi le maniche e rischi in proprio. Cosciente che sarà necessario lavorare tanto quanto hanno lavorato i fondatori del boom riminese e forse con margini di guadagno inferiori a quanto il periodo prima della crisi ci aveva abituato.
E se è vero che ogni imprenditore, insieme ai suoi vicini, deciderà in base alla propria convenienza se investire i propri soldi nel futuro della città, sarà compito della politica facilitare al massimo che questo accada; soprattutto perché nella scelta che faranno questi imprenditori si rifletterà e si rivelerà il sentimento stesso dei riminesi verso il proprio futuro e le proprie aspettative.
E anche se questa tensione alla realizzazione di sé attraverso il lavoro non sembra essere il compito di una formazione politica (compito legato più ai corpi intermedi della società civile, a quelle comunità di valori e di interessi che tanto abitano la nostra città), si può però chiedere che le forze politiche, tutte, dimostrino di essere consapevoli e a loro volta servitrici di questa dinamica, coscienti che essa (e non la propria lucidità politica o la propria intelligenza) può costituire la vera ricchezza del momento.
Turismo, un aprile nero: -22,7% di presenze
Turismo, un aprile nero: -22,7% di presenze
Si poteva sperare che la Pasqua, per quanto in anticipo rispetto all’anno scorso, e gli altri eventi di aprile (specialmente di turismo religioso) avessero invertito una tendenza che aveva visto i primi dell’anno turistico con un bilancio con il segno negativo. Ma anche aprile è stato il peggiore degli ultimi anni: su base provinciale si è chiuso con un -19,4% di arrivi e un -22,7% di pernottamenti. In termini assoluti si è passati da 633.586 pernottamenti a 489.586. Sono mancate circa 150 mila presenze.
Il quadro varia da località a località ma è ovunque desolante: Bellaria Igea Marina registra arrivi in perdita per il 37,1% e pernottamenti a -37,7%; a Cattolica gli arrivi sono calati del 19,8 e i pernottamenti del 25,8; Misano Adriatico chiude con un – 16,8 di arrivi e un – 23,8 di pernottamenti; Riccione vede gli arrivi diminuire del 12,7 e i pernottamenti del 18,4; Rimini registra – 19,1 di arrivi e -21,6% di pernottamenti.
A determinare il calo ha certamente contribuito in primo luogo il mercato estero, a partire da quello russo che registra perdite di circa il 60 per cento, ma anche gli italiani hanno disertato la Riviera nel mese di aprile. Su base provinciale la diminuzione è stata del 15,1 per cento negli arrivi e del 20,1 per cento nei pernottamenti. Se si guarda agli storici bacini di utenza, si vede l’Emilia Romagna a – 14,4%, la Lombardia a -27,6%, il Piemonte a -31,7% e il Veneto a -19,9%.
La riapertura dell’aeroporto, con il ritorno di qualche volo dalla Russia, sembra aver sortito qualche effetto: se infatti nei mesi precedenti il calo dei russi era intorno al 70 per cento, nel mese di aprile si è arrestato al 58,9.
Non c’è comunque da stare allegri: i primi quattro mesi dell’anno segnalano su base provinciale un calo di arrivi del 10,8 per cento e un calo di pernottamenti del 15,9 per cento. In termini assoluti si è passati da 1 milione 200 a 1 milione e 9 mila presenze. Ora la speranza è che maggio possa invertire la tendenza e indurre gli operatori turistici a guardare con maggior serenità l’estate ormai alle porte.
A rischio gli hotel gestiti da società di capitale
Arrivi e presenze turistiche sono solo un indicatore dell’andamento dell’economia turistica, il fattore decisivo sono i fatturati, ma c’è da dubitare che con una politica dei prezzi che tende al ribasso, con il crescente aumento dei costi e dell’imposizione fiscale, i margini delle imprese turistiche, di fronte a un così consistente calo di presenze, possano risultare granchè.
Una fotografia, sebbene parziale, perché riferita esclusivamente agli alberghi gestiti da società di capitale (Srl o Spa) è venuta nei giorni scorsi dl rapporto diffuso dalla Fondazione dell’ordin dei commercialisti, nell’ambito della Giornata dell’economia indetta dalla Camera di Commercio.
Sono confermati gli elementi di preoccupazione e di rischio già evidenziati nell’analisi pubblicata lo scorso anno. Se si guarda ai fatturati, il calo non è notevole, nel triennio 20’11-1013 è di appena lo 0,87%, ma dal 2012 al 2013 la diminuzione raggiunge il 2,1 per cento. L’analisi della redditività dice questo: l’indice ROE, che misura quanti euro di utile netto la società è riuscita a realizzare per 100 euro di capitale di rischio, è passato dallo 0,14% del 2011 a -2,02 del 2012 per attestare nel 2013 a -2,19%.
Nel triennio preso in esame, il rapporto di indebitamento, dato dal rapporto fra capitale investito e capitale proprio, è sostanzialmente stabile (4,21 nel 2013), segnalando una situazione al quanto squilibrata fra patrimoinializzazione e ricorso a capitale di terzi. In particolare il rapporto segnala che l’intero capitale investito è finanziato solo per un quarto (24%) da mezzi propri, mentre per il restante importo si ricorre al debito. Per descrivere la situazione dello stato patrimoniale e della solidità finanziaria il rapporto usa spesso l’espressione “fortemente squilibrata”. Se nel 2012 il valore del reddito pre-imposte era pari a 802 e al netto delle imposte scendeva a -1.217, nel 2013 la situazione si è aggravata: reddito pre-imposte pari a 863, dopo le imposte -1.320. Sono cioè imprese che non producono utili e che si continuano a reggersi perché le banche non chiedono di rientrare.
Preghiera per i cristiani perseguitati: dall'esempio di Nazarat alla veglia di Pentecoste in piazza
Preghiera per i cristiani perseguitati: dall'esempio di Nazarat alla veglia di Pentecoste in piazza
Sorta dalla reazione spontanea di alcuni cattolici riminesi alle prime notizie sulle persecuzioni dei cristiani nei territori occupati dall’Isis, la preghiera del rosario che ogni mese si tiene in piazza Tre Martiri è stata a Rimini una significativa anticipazione della veglia di preghiera che nella serata della vigilia di Pentecoste si terrà in tutta Italia su invito della Cei.
Lo stesso quotidiano dei vescovi, Avvenire, in un suo editoriale di domenica sottolineava l’iniziativa di Rimini come un meritevole esempio: “Un gesto semplice, la recita del Rosario accompagnata dal racconto di un testimone che abita o ha visitato le regioni dell’Iraq colpite dalla furia jihadista: volontari, religiosi, giornalisti. Ogni volta qualcuno si aggiunge, e sono ormai migliaia le persone che hanno partecipato all’iniziativa, tra cui anche il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi e il vescovo emerito Mariano De Nicolò”.
Si potrebbe osservare che anhce in questa occasione Rimini ha confermato la sua identità di città vocata all’incontro fra i popoli e quindi sensibile e solidale con i popoli, in questo caso quello cristiano, che subiscono persecuzioni e violazioni gravi dei loro diritti.
Dall’agosto scorso il grido di dolore dei cristiani perseguitati in Medio Oriente e in diverse altre parti del mondo continua, anche se i persecutori tentano di soffocarlo nel sangue ogni giorno di più. E anche mercoledì 20 maggio, il comitato Nazarat di Rimini, con la novità del cambio di orario (alle 20 anzichè alle 21) invita tutti in piazza a recitare il rosario. La preghiera sarà alla presenza dell'immagine della Madonna del Giglio, venerata a Rimini dal 1467. Il testimone presente alla preghiera sarà monsignor Yohanna Petros Mouche, arcivescovo siro cattolico di Mosul da dove il 7 agosto dell'anno scorso è stato costretto a fuggire per evitare la minaccia di morte lanciata dai miliziani dell'Isis. Così il presule ha raggiunto i suoi fedeli a Erbil, il territorio curdo al confine tra Iraq e Turchia.
La sua sarà una breve testimonianza a cui seguirà il giorno successivo (giovedì 21 maggio in mattinata) un incontro con gli studenti delle scuole superiori della Karis Foundation. L'arcivescovo Mouche, in questo periodo in Italia per una serie di incontri sulla situazione di persecuzione che i cristiani e altre minoranze religiose stanno subendo in Iraq e Siria, sabato 23 maggio parteciperà alla giornata di preghiera indetta dalla Cei per i martiri di oggi, presiedendo la veglia di Pentecoste nella cattedrale di Ferrara.
Veglia di Pentecoste che anche a Rimini si terrà sabato 23 maggio alle 21 in piazza Tre Martiri. Il tradizionale momento di preghiera con movimenti e associazioni ecclesiali quest’anno, aderendo all’invito della Cei e di papa Francesco, sarà dedicata alla preghiera per i cristiani perseguitati. Sarà presente il vescovo Francesco Lambiasi.
Al gesto indetto dalla Chiesa italiana hanno aderito, fra gli altri, anche Comunione e Liberazione e la Fondazione Meeting, che nel consueto raduno di fine agosto non ha mai mancato di documentare le violenze contro i cristiani e di invitare testimoni di queste situazioni drammatiche.
«Aderendo all’iniziativa della Chiesa italiana», ha dichiarato don Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, «vogliamo unirci a tutti coloro che sentono le ferite dei martiri di oggi come inferte a se stessi, per mostrare quanto ci sentiamo vicini a questi nostri fratelli che soffrono. Come parte del corpo che è la Chiesa, vorremmo portare anche noi un po’ del peso di incomprensione, di intolleranza e di violenza che il mondo che rifiuta Cristo riversa sui nuovi martiri del ventunesimo secolo. Ma proprio dai cristiani perseguitati giungono continue testimonianze di persone che trovano nella fede la ragione adeguata per vivere e per morire. La loro testimonianza risvegli la nostra fede dal torpore e dall’indifferenza”.
Rimini, Parco del Mare: una sfida agli operatori, una scommessa ambiziosa
Parco del Mare: una sfida agli operatori, una scommessa ambiziosa
L’immagine alla quale tutti sono abituati è quella di un cospicuo intervento pubblico che funge da volano, riqualificando un’area, e gli operatori privati che si accodano rinnovando le loro strutture. No, il Parco del Mare partorito dal Piano Strategico e presentato oggi al Palacongressi ai professionisti tecnici, non segue questa logica. È piuttosto una sfida lanciata agli operatori che hanno i loro interessi economici sul lungomare (bagnini, albergatori, chioschisti) o che lì intendono aprire una nuova attività perché mettano mano alla fantasia e al portafogli e presentino idee e progetti. Dove c’è un gruppo di operatori disposti a partire, il Comune farà la sua parte e si realizzerà uno stralcio del Parco del Mare. È come se il Comune facesse una sorta di piano regolatore del lungomare, stabilendo un quadro di regole entro le quali potersi inserire e realizzare i progetti. O, come ha osservato Maurizio Ermeti, il Comune offre dei diritti a chi è interessato ad acquisirli e all’investimento realizzato dai privati corrisponderà un investimento pubblico.
Il Parco del Mare è quindi un insieme di idee e suggestioni in cerca d’autore. Il punto di partenza è la volontà di fare qualcosa di diverso da un semplice restyling, per quanto esteticamente attraente, del lungomare; fare qualcosa di unico, che distingua Rimini da ogni altra città di mare. E l’idea, per dirla all’inglese, è il sea wellness, una vasta area di 300 ettari da Torre Pedrera a Miramare dove fare esperienza del benessere in riva al mare. Rimini non ha il fascino di New York, non ha i grattacieli sorprendenti di Dubai, ma avrà questo spazio dedicato al benessere che potrà attirare i turisti internazionali del terzo millennio. Così almeno assicurano i cantori del Parco del Mare, ovvero il sindaco Andrea Gnassi e il coordinatore del Piano strategico Maurizio Ermeti. In questo spazio ridisegnato dal concorso pubblico-privato, il mare sarà sempre visibile lungo una passeggiata di 15 chilometri. E lo spazio che va dalla linea degli alberghi fino alla linea della spiaggia sarà riempito di palestre all’aria aperta, centri benessere con acqua salata, ristoranti tipici e biologici, esercizi commerciali, giardini e verde.
I progetti che i privati potranno presentare dovranno essere in armonia con la vision del Parco del Mare e rispettare alcune regole (per esempio niente tetti con impianti tecnologici a vista). Si tratta comunque di una vision aperta anche a nuove suggestioni, se i privati vorranno presentarle. Tuttavia non è un foglio bianco, ma ci sono linee guida e tipologie di costruzioni da rispettare.
Il Parco del Mare non partirà tutto in una volta, sono previsti nove stralci. In ogni caso si partirà laddove gli operatori saranno pronti e concordi: potrebbe essere Torre Pedrera piuttosto che Marina Centro. Avranno una corsia prioritaria i progetti che coinvolgono l’arenile. Ai bagnini viene prospettata una convenienza aggira-Bolkestein: se spostano le cabine più verso il lungomare, queste non ricadranno nella mannaia delle norme europee e potranno godere di una concessione comunale di più lungo periodo. Inoltre potranno diversificare l’attività attraverso un cambio di destinazione d’uso delle volumetrie relative alle cabine. La scommessa finale è quella di una spiaggia che viva almeno dieci mesi l’anno. Saranno recuperati, nella forma dei parcheggi interrati, tutti i posti auto esistenti sui viali delle Regine e viali limitrofi. I parcheggi potranno essere realizzati sia dal Comune che dai privati.
Se la mattinata è stata dedicata alle suggestioni e alla vision, nel pomeriggio sono scesi in campo i tecnici dell’amministrazione comunale per spiegare cosa prevederà il bando pubblico che dovrebbe uscire fra un mese e mezzo. Attraverso il bando saranno raccolte le manifestazioni di interesse, ovvero le proposte su arenile, lungomare, aree in fregio ed aree private. L’amministrazione comunale entra in gioco offrendo le aree in fregio e quelle del lungomare in diritto di superficie. Gli operatori non avranno l’obbligo di costituirsi in associazione ma dovranno nominare un interlocutore unico che tratti con l’amministrazione.
Le destinazioni d’uso ammesse sono quelle connesse alla qualità dei servizi turistici: pubblici esercizi, commercio, centri benessere, palestre, parcheggi interrati, servizi accessori per gli alberghi. È escluso l’incremento di nuovi posti letto.
I criteri di valutazione dei progetti sono: la qualità della proposta, la sostenibilità tecnica ed economica, anche nei suoi riflessi occupazionali. Saranno valutati con preferenza (nel senso di precedenza), come si è già detto, il disegno contestuale della spiaggia e del lungomare, la progettazione unitaria, le proposte che assumono la divisione in comparti del piano dell’arenile, la dimensione dell’intervento.
Nel progetto è coinvolta anche la Regione, alla quale si guarda anche per i finanziamenti previsti dai fondi europei.
Se c’è una cosa chiara in quanto detto oggi al Palacongressi, è che il Parco del Mare vedrà la luce se gli operatori economici vi vedranno l’opportunità e la convenienza di investire. È una scommessa che non arriva certo nel momento più felice, anche se oggi sono stati promessi i finanziamenti della Regione. Il Comune oggi ha fatto una sorta di grande operazione di marketing, cercando di vendere l’idea ai tecnici professionisti, che sono in diretto contatto con gli operatori. L’acquisteranno?
Rimini, la Città dei Maestri: una buona scuola
Rimini, la Città dei Maestri: una buona scuola
Strana scuola quella dove gli insegnanti sono tutti volontari, lavorano gratis, e ce ne sono più di quaranta per appena sette studenti. Strana scuola quella i cui locali sono nel laboratorio di cucina di uno degli insegnanti, anche questi messi a disposizione gratuitamente. Strana scuola quella che al termine del percorso didattico riesce a radunare trecento persone per sperimentare, pagando, il frutto del lavoro degli studenti. Strana scuola, ma certamente, per dirla con un’espressione oggi di moda, una buona scuola. Buona perché il cammino di un anno scolastico ha provocato qualcosa che non era scontato: il cambiamento degli insegnanti, la crescita degli studenti. E buona perché documenta la verità di quel proverbio africano che anche papa Francesco ama citare: per educare un ragazzo ci vuole un villaggio.
A Rimini, nella vasta e bella cripta della chiesa di San Giuseppe al Porto, trasformata per l’occasione nel ristorante de I Magnifici 7, in una serata di maggio è andata in scena La Città dei Maestri, uno spettacolo inedito e provocante. La Città dei Maestri è una Scuola professionale per i servizi enogastronomici e dell’ospitalità alberghiera. Detto più semplicemente una scuola dove i ragazzi imparano a fare i cuochi. Dove, aiutati dagli adulti, imparano a scoprire l’intelligenza che è nelle loro mani. “La scintilla iniziale – spiega Ida Tucci, coordinatrice del progetto – è stato il desiderio di creare una scuola nella quale il ragazzo che incontra difficoltà nell’apprendimento concettuale possa esser accolto e valorizzato, facendogli scoprire i suoi talenti”.
I primi a rispondere all’appello sono stati appunto i magnifici sette: Mohamed, Jhonis, Fabricio, Marco, Michael, Matteo e Nicolò, tutti reduci da precedenti esperienze scolastiche fallimentari. “Se avessi dovuto sceglierli – racconta Alessandro Garattoni, lo chef che li ospita nel suo laboratorio – non ne avrei preso mezzo. Adesso non ne mollerei nessuno e ne prenderei tanti altri. Fra noi in questi mesi è cresciuta la fiducia e la lealtà reciproca. Questa scuola è per me l’occasione di diventare un professionista e un uomo migliore”.
La scuola ha potuto nascere perché lui ha messo a disposizione i suoi locali. “Erano eccessivi per me e ho considerato una grazia averli avuti a poco prezzo. L’ho letto con un segno della provvidenza perché fossero utili anche ad altri. Ma tutto ciò è diventato un’opportunità innanzitutto per me. Ero partito pensando di fare del bene, ma sono crollato subito. La molla che mi ha permesso di continuare è stata la scoperta di una convenienza umana per me”. Garattoni racconta gli inizi: “Il primo giorno di scuola li ho portati a vendemmiare, ma non come gioco, come lavoro vero e proprio. Ho spiegato loro che da quell’uva sarebbe nato il nostro vino, sul quale avremmo lavorato anche per le etichette e la comunicazione. A loro chiedo il massimo rigore, anche nel vestiario, perchè fare da mangiare è un gesto d’amore per gli altri. All’inizio ho visto che avevano una soglia di sopportabilità del lavoro di appena quaranta minuti. Adesso si impegnano tranquillamente otto/dieci ore al giorno. Un ragazzo oggi ha lavorato per quasi sei ore a tagliare fragole, un lavoro infame. L’ha fatto perché mi vuole bene, perché si fida di me”.
Le lezioni alla Città dei Maestri seguono tutte un metodo particolare: niente concetti, molta esperienza. Così Beppe Farina, ingegnere civile, per far apprendere la matematica ha immaginato con loro di dover realizzare la sala di un ristorante: dovevano entrarci tavoli quadrati, rettangolari, rotondi e bisognava calcolare l’area. E così facendo si sono imparate anche le tabelline. Massimo Rosetti, commercialista, li ha invitati a scambiarsi fra di loro qualsiasi cosa. C’è chi ha comprato il Bayern Monaco per 40 mila euro, ma intanto i magnifici sette hanno capito cos’è un contratto. La moglie Raffaella, anche lei insegnante nella scuola, li ha conquistati ricordando che da bambina si alzava alle quattro del mattino per andare il padre ai mercati. Cosa me lo faceva fare? Dai ragazzi le risposte più improbabili. “Per me era l’occasione di mangiare brioche e cappuccino con il babbo, e quindi oggi paste per tutti!”.
“Questa scuola è diversa – spiega Matteo – perché vedi che i prof trasmettono le cose con passione. Ti insegnano nuove cose, nuove esperienze che saranno utili anche per la vita”. E Matteo aggiunge: “All’inizio non avevo voglia di fare niente. Poi mi sono impegnato, ho scoperto un mestiere che potrei fare in futuro, e qui non mi annoio mai”. “Eravamo e siamo un gruppo di scalmanati – riconosce Fabricio – In questa scuola però ci divertiamo e impariamo”. Nicolò torna a intervenire: “Ho frequentato l’istituto alberghiero statale, lì i prof fanno tutto loro, qui invece noi siamo coinvolti”. Mohamed ricorda con piacere la videochiamata con uno chef di un hotel di Praga: “Gli ho chiesto come potevo diventare come lui. E ha risposto che occorre umiltà, perseveranza e molti sacrifici. In questa scuola ho imparato a fidarmi, ad essere più umile ed anche ad obbedire”.
Tanti aneddoti si rincorrono su questo primo anno di Città dei Maestri. Un ragazzo viene sospeso perché indisciplinato. Il giorno dopo il fratello va alla scuola: “Non potete lasciarlo a casa! Finalmente si alzava la mattina con uno scopo perché aveva voglia di venire a scuola”. Un giorno, mancando la prof di matematica, le sue ore sono riempite da un artigiano che realizza composizioni floreali. E i ragazzi si coinvolgono nell’attività. Alcuni giorni dopo una mamma va scuola e parla in modo disperato del figlio: “Non ha voglia di far niente, è un buono a nulla!” L’insegnante estrae dall’armadio la composizione fatta da suo figlio, la più bella. “Questa l’ha fatta suo figlio”. E lei scoppia a piangere.
Rimini, la Lega cala l'asso: "Abbiamo il candidato sindaco vincente!"
Rimini, la Lega cala l'asso: "Abbiamo il candidato sindaco vincente!"
Se Dreamini, visto l’affollamento di liste civiche, si è ritagliata il ruolo di aggregatore intorno ai contenuti; se Forza Italia ha pensato in queste settimane a costituire la squadra di gestione del partito, il gioco “pesante, anche se ancora nascosto e dietro le quinte, lo sta conducendo la Lega Nord. I seguaci locali di Matteo Salvini, elettrizzati per i risultati ottenuti in Trentino, forse pregustano già il trionfo possibile del 31 maggio. “Per il momento aspettiamo fiduciosi, mai festeggiare prima del momento”, avverte con sano realismo il coordinatore provinciale Paolo Ricci.
La Lega in questi mesi, da quando cioè il partito, sull’onda dei successi elettorali e della crescita di consensi intorno a Salvini, si è riorganizzato anche a Rimini, ha lavorato su qualcosa di importante. E si è mosso con assoluto anticipo sulla questione che fa la differenza in una competizione elettorale: il candidato sindaco.
“Abbiamo individuato due persone – afferma sicuro Ricci – che potrebbero svolgere degnamente il ruolo di candidato sindaco. Sono i nomi che noi proporremmo non tanto e non solo alla coalizione di centrodestra ma a tutti coloro che vogliono che a Rimini si apra la stagione del cambiamento”.
Ricci sottolinea che a differenza di qualche mese fa ora la Lega c’è e ha tutte le intenzioni di giocare quel ruolo di traino di una coalizione che i risultati dove si è votato e i sondaggi le assegnano. Spiega che la prima ipotesi di lavoro è quella di partecipare ad una grande coalizione alternativa alla sinistra, ma se non dovessero esserci le condizioni per una coalizione è pronta anche a correre da sola. “Le persone che abbiamo individuato – spiega Ricci – sono davvero rappresentative di tutte le realtà sociali riminesi. Una persona, in particolare, davvero è in grado di rappresentare tutto il Comune di Rimini, a 360 gradi, dall’imprenditore all’operaio fino a tutte le altre categorie sociali. Mi auguro che la voglia e il desiderio di impegnarsi che ha manifestato rimanga vivo. Lui comunque è già al lavoro per contattare altri importanti personaggi che dovrebbero sostenerlo”.
Il dinamismo della Lega – se quelle di Ricci non sono solo boutade per attirare l’attenzione – è sorprendente. Ovviamente i nomi non li fa perché non vuole bruciare i suoi candidati in pectore. Si sbilancia solo nel dire che quando dice “lui” potrebbe anche essere una “lei” e che gli esponenti delle forze politiche di centrodestra e delle liste civiche faranno molto fatica a dire di no a questa candidatura quando sarà presentata. Ricci la comunica come un asso vincente e aggiunge che il lavoro sulla candidatura di questa persona è già cominciato tre anni fa. Insomma, niente di improvvisato.
Ricci fa sapere che fino a questo momento non sono nemmeno cominciati gli incontri ufficiali fra i vari partiti della possibile coalizione di centrodestra. Conferma di guardare con attenzione ai movimenti delle liste civiche ed il coinvolgimento della Lega nell’elaborazione del documento programmatico presentato sabato scorso da Dreamini. “Ci sono molti punti che condividiamo e credo che con quel gruppo di persone si possa fare della strada insieme”.
Ai futuri possibili alleati Ricci manda anche qualche messaggio. “Bisogna che su certi punti si faccia chiarezza. A noi non piace che a parole ci si dica all’opposizione e poi si facciano accordi sottobanco. Le posizioni devono essere prese alla luce del sole. Come abbiamo fatto noi sul Palas. Quando denunciavamo certe cose, ci accusavano di voler affossare l’economia di Rimini. Poi guarda caso la stessa magistratura ha stabilito che l’acciaio usato nella costruzione non era adeguato. La proprietà del Palas ci dovrà ringraziare quando andrà a chiedere alle ditte il risarcimento danni”.
L’altro partito di centrodestra, Forza Italia, che un tempo esercitava la leadership senza problemi, in questa fase non è nelle condizioni di dare le carte, preso ancora da problemi di riorganizzazione interna. “In queste settimane – racconta il coordinatore provinciale Giulio Mignani, nominato due mesi fa dopo la defenestrazione del bellariese Filippo Giorgetti - ho preso molti caffè con molte persone, avviato contatti, studiato la situazione. Ho fatto anche un elenco di nomi al coordinatore regionale: sono i responsabili del partito nei vari Comuni, anche perchè non si vota solo a Rimini. Per il momento sono congelati, è probabile che dopo il voto del 31 maggio nel nostro partito scoppi una rivoluzione, e quindi ogni mozza adesso è prematura”.
Intanto Forza Italia cerca di dimostrare che esiste con varie iniziative sui temi, dalla sicurezza alla scuola, per convincere gli elettori delusi che non siano più al “patto del Nazareno”. Idee nuove e facce nuove, è la linea di marcia. Anche Mignani mantiene i contatti con le varie liste civiche. “Le liste si sono mosse prima perché, a differenza dei partiti, hanno bisogno di una fase di rodaggio. Le vediamo come possibili compagni di viaggio. Abbiamo anche collaborato con Dreamini nella stesura del documento programmatico che hanno presentato sabato scorso”. Per il resto le attese degli azzurri sono per il dopo 31 maggio e per il possibile Armageddon che seguirà alla temuta batosta elettorale.
Franchini (5 Stelle): ecco i punti oscuri dell'aumento della Tari a Rimini
Franchini (5 Stelle): ecco i punti oscuri dell'aumento della Tari
Le competenti commissioni comunali hanno dato il via libera all’aumento della Tari, la tassa sullo smaltimento dei rifiuti, proposto dalla giunta. L’aumento della tariffa è stato deciso perché negli anni 2013 e 2014 sono mancati alle casse comunali 10 milioni di euro, pari a novemila contribuenti (per il 75 per cento si tratta di imprese, bar e pubblici esercizi, che non hanno pagato). La legge vuole che il costo del servizio, a Rimini circa 40 milioni di euro, sia completamente coperto dai tributi pagati dei cittadini. Quindi il Comune cercherà di recuperare quanto dovuto da chi non ha ancora pagato, ma una somma pari a 1,8 milioni sarà ottenuta da un aumento della tassa a carico di chi già ha pagato.
Tutto chiaro, tutto a posto? Secondo Carla Franchini, consigliere del Movimento 5 Stelle, ci sono in realtà alcuni punti oscuri. “Il primo – spiega – è perché questo buco di 10 milioni sia emerso solo adesso. In febbraio è stato approvato il bilancio consuntivo e la giunta non ha detto niente. Certamente loro lo sapevano anche due mesi fa, qualcosa non quadra. L’altro elemento oscuro, che l’assessore Gianluca Brasini nelle sue dichiarazioni non ha mai chiarito, è come sia ripartito il buco di 10 milioni fra il 2013 e il 2014. La mia impressione è che la maggior parte della somma sia del 2014. Se così fosse, vorrebbe dire che il ritorno alla gestione interna della riscossione della tassa (prima del 2014 se ne occupava Hera, ndr) si è rivelato un fallimento. Il Comune ha sbandierato il risparmio di 500 mila euro, ma il risultato finale è che non sono stati incassati 10 milioni. Non mi sembra un gran passo in avanti rispetto alla gestione da parte di Hera”.
Su questo e su altri punti ancora non chiari il consigliere presenterà un’interrogazione in consiglio comunale. “L’altra questione importante ai fini dell’equità fiscale – afferma Franchini – è come si arrivi alla determinazione della tassa. Ci si basa essenzialmente su una sorta di autodichiarazione, che fanno i contribuenti, sui metri quadri della propria abitazione. Poi il Comune effettua controlli a campione, per verificare l’esattezza delle dichiarazioni. Ma ho l’impressione che per la stragrande maggioranza dei casi il Comune non riesca a verificare se le dichiarazioni corrispondano alla realtà. Mi pare, e voglio verificarlo, che non ci sia dialogo fra le banche dati, fra il sistema di bollettazione della tassa e i reali dati catastali. Oggi ci sono sistemi che permettono questo dialogo. All’assessore chiederò di spiegare come stanno le cose. Anche perché un conto è se i 40 milioni della tassa li paghiamo tutti in ragione delle reali metrature delle nostre case o se invece c’è chi riesce a sottrarsi all’imposizione totale”.
La questione fondamentale, stabilita dalla legge, è che la tassazione deve coprire il 100 per cento del costo del servizio. Ma non c’è modo di intervenire per ridurre i costi? “Certo che c’è. – risponde Franchini – Il servizio ce l’ha in appalto Hera, in regime di prorogatio. Basterebbe fare una gara pubblica europea per affidare il servizio e probabilmente i costi diminuirebbero. L’altra strada per ridurre i costi a carico dei cittadini è che si passi alla cosiddetta tariffa puntuale. L’utente non paga in ragione dei metri quadri della sua abitazione, ma sulla base della produzione effettiva di rifiuti, del contributo dato alla raccolta differenziata. Io posso abitare in un appartamento di 200 metri quadri, ma se produco pochi rifiuti, se faccio la differenziata in modo preciso, il Comune deve farmi pagare di meno. Non è una meta impossibile, ci sono Comuni in Lombardia che applicano la tariffa puntuale da vent’anni”.
Intanto i riminesi nel 2015 si vedranno recapitare un aumento che non è indolore. L’assessore ha dichiarato che una famiglia di 3 persone con un appartamento di 100 metri quadri pagherà 20 euro in più. Con i tempi che corrono, non sono indifferenti. Sempre che non si tratti di un calcolo ottimistico.
Airiminum promette un milione di passeggeri entro il 2019. E in aeroporto anche musica e cinema
Airiminum promette un milione di passeggeri entro il 2019. E in aeroporto anche musica e cinema
L’obiettivo (nemmeno tanto ambizioso, ha osservato il sottosegretario alle infrastrutture Umberto Del Basso De Caro) è quello di superare il milione di passeggeri entro il 2019. La gestione di Aeradria era arrivata a 900 mila nel 2011, ma quello fu il suo canto del cigno.
Airiminum oggi pomeriggio in aeroporto ha invece di fatto inaugurato ufficialmente l’infrastruttura e ha presentato al pubblico delle autorità locali e delle categorie economiche le proprie linee strategiche per il prossimo futuro. Assente, perché trattenuto a Roma dai noti problemi di Fiumicino, il presidente dell’Enac, Vito Riggio. L’espressione “linee strategiche” è importante perché – ha ribadito l’amministratore delegato Leonardo Corbucci – il piano industriale vero e proprio (quello reclamato da espressioni del territorio più volte) resta affare interno della società che non vuole, con la diffusione di notizie, offrire vantaggi ai possibili concorrenti. Anche la presidente Laura Fincato ha ribadito che, pur in una logica di trasparenza, la vita di una srl o di una spa (Airiminum lo diventerà entro maggio) non può essere trattata alla stregua di un consiglio comunale. E quanto alle interviste, solo con risposte scritte perché carta canta e villan dorme.
Ma veniamo alle linee strategiche. Il milione dei passeggeri sarà raggiunto con il consolidamento del mercato russo e con i mercati italiano e del nord europa. Airiminum cercherà di incrementare anche il segmento business (sul territorio ci sono una fiera e due palazzi dei congressi) attraverso il collegamento con un hub nazionale e internazionale. La società cercherà poi di rilanciare il traffico cargo.
Grande attenzione verrà posta nei prossimi mesi alla ristrutturazione del terminal. In particolare si vuole razionalizzare il flusso dei passeggeri (la movimentazione di arrivi e partenze) Airiminum prepara un piano degli investimenti che presto sarà formalizzato nel Masterplan decennale. In questo quadro verranno prese in esame anche le aree limitrofe allo scalo per metterle al suo servizio. Entro maggio sarà indetto anche un bando per giovani laureati in architettura per avere spunti ed idee innovative sulla ristrutturazione del terminal. Il vincitore sarà premiato con 20 mila euro e con la partecipazione ai lavori che eseguirà una società scelta con bando europeo.
Ma attenzione al terminal significa anche sviluppo dei collegamenti fra l’aeroporto e il territorio (navette con Fiera, Gros, San Marino, Trc) , sviluppo delle attività commerciali, rivisitazione degli accessi stradali da effettuare in collaborazione con il Comune.
Saranno intensificate le attività non aviation. In aeroporto potremo trovare aree di gioco, ristoranti, una palestra, un discobar. Sarà la sede di manifestazioni culturali come rassegne cinematografiche ed eventi musicali.
Non è molto di più di quanto in qualche modo già si sapeva. Entro maggio Airiminum diventerà Spa e gestirà l’aeroporto attraverso una rete di società collegate, delle quali una sola, Airhandling, è già costituita. Le altre saranno Airmarketing, Airmobiity, Airenergy.
Del consiglio d’amministrazione fanno parte la presidente Laura Fincato, l’amministratore delegato Leonardo Corbucci, il vice presidente Lucio Laureti, Raffaele Ciuffoli (Italcamel) e Roberto Montesi che, fra gli altri incarichi, ha quello di presidente del collegio liquidatori del partito della Margherita.
Niente elezioni per Dreamini
Niente elezioni per Dreamini
Dreamini ha confermato: alle prossime elezioni amministrative niente lista civica, la già annunciata Parte Civile va in congelatore. Dreamini non si considera un concorrente dei partiti e delle altre liste civiche, ma vuole svolgere il ruolo di facilitatore all’aggregazione fra le forze alternative alla sinistra e di coagulo intorno ai contenuti.
E la conferenza stampa di oggi era appunto convocata per presentare un documento che riassume “un’idea di governo della città”. Non un libro dei sogni e nemmeno “un pacco del mare” ha ironizzato il presidente Bruno Sacchini in riferimento al Parco del Mare annunciato dall’amministrazione.
Il tavolo di lavoro che l’ha generato comprende un lungo elenco di liste civiche, partiti e associazioni varie. Sono, nell’ordine distribuito, Comar, Forza Italia, Io per Rimini, Fratelli d’Italia, Cuore di Rimini, la Rimini che vorremmo, Ncd, Italia Unica, Lega, Fare, Luigi Camporesi, ex consigliere grillino, Ricostruiamo il paese, Associazione commercianti centro storico. Un’aggregazione che continuerà insieme il suo lavoro, a meno che qualcuno – ha osservato Sacchini – non si sfili alla luce delle novità politiche nazionali (vedi Italicum) o dei risultati delle prossime elezioni regionali.
L’idea di governo parte dal giudizio di un progressivo declino di Rimini per approdare all’esigenza di un programma di investimenti pubblici indispensabili per stimolare l’iniziativa privata oggi demoralizzata e inerte. Ma dove trovare le risorse? La parola d’ordine di Dreamini è: dismissioni. Bisogna procedere con la privatizzazione del sistema fieristico-congressuale e respingere con forza ogni ipotesi di integrazione con Bologna. Dalla dismissione del pacchetto di maggioranza di Rimini Fiera si spera di poter ricavare 150 milioni. Altra dismissione da realizzare è quella della quota detenuta in Hera: una cessione potrebbe fruttare altri 50 milioni. Dreamini propone inoltre anche una riduzione di 70 milioni del capitale della Società delle Fonti (ex Romagna Acque): il capitale residuo sarebbe sufficiente per finanziare investimenti annui di una società monopolista che in dieci anni ha speso quasi sei milioni in promozione e pubbliche relazioni.
Da Dreamini arriva quindi un deciso no al Trc: i lavori di esecuzione vanno spesi per studiare una soluzione più idonea.
Per gli investimenti da realizzare in futuro Dreamini propone lo strumento della Finanza di progetto, che può essere vincente e praticabile solo in presenza di una amministrazione credibile e affidabile.
Altro secco no all’aumento di tasse e imposte per i cittadini, puntando tutto sulla lotta all’evasione fiscale.
La nuova amministrazione dovrà inoltre ascoltare i cittadini, attraverso consultazioni popolari, su tutti i più rilevanti temi della vita amministrativa.
giornalaio, 9 maggio 2015
Prima si recuperi l'evasione.L'assessore al Bilancio Gianluca Brasini ieri ha incontrato i rappresentanti delle categorie economiche per spiegare che nel 2015 il Comune aumenterà la Tari perchè nei due anni precedenti non sono entrati 10 milioni di tassa dovuta. I rappresentanti delle categorie economiche hanno sostenuto che il Comune deve innanzitutto andare a recuperare i soldi da chi non ha pagato (Corriere)
Centro storico violento. Le pagine di cronaca dei giornali si soffermano sulla rissa fra giovani italiani e stranieri scoppiata in via Cairoli di fronte alla chiesa di Sant'Agostino. I giovani si sono presi a bottigliate, lasciando sulla strada cocci e tracce di sangue. Paura per un giovane rapinato e pestato per cinque euro in piazzetta Teatini (Corriere,IlCarlino, LaVoce)
Prime unioni gay. Due coppie omosessuali, una maschile e una femminile, hanno chiesto l'iscrizione al registro delle unioni civili recentemente istituito in Comune. Il sindaco Gnassi consegnerà loro l'attestato con una piccola cerimonia. (Corriere,IlCarlino, LaVoce)
La città a cinque stelle. Alla Galleria dell'Immagine di Rimini è stata aperta la mostra organizzata dal Movimento 5 Stelle che propone alcuni progetti di giovani architetti per ridisegnare il volto della città. Sono previste cinque nuove piazze e, a lato della stazione, un sottopasso "dolce" (con negozi e posto di polizia) per unire il centro con la marina (IlCarlino,Corriere, LaVoce)
Lettimi da ricostruire. Il Rotary club ha indetto un concorso di idee per ricostruire Palazzo Lettimi, nel centro storico della città, distrutto dai bombardamenti nel 1943 e ora ridotto ad un ammasso di macerie e rovi. L'invito è per i giovani architetti: al vincitore andrà un assegno di duemila euro. (IlCarlino)
Riccione Golosa anticipa Al Mèni. Riccione ha deciso di regalarsi un evento sulla gastronomia e i prodotti d’eccellenza centrata su due aspetti: il cibo di strada e la presenza di grandi chef italiani che si esibiranno in cooking show in piazzale Roma e viale Ceccarini. L'appuntamento è in programma dal 13 al 15 giugno, prima della manifestazione riminese Al Mèni (IlCarlino)
La Settimana
La settimana si apre con la Riviera soddisfatta per come è andato il ponte del primo maggio. Spese pazze in Regione: rinvio a giudizio per Roberto Piva. Teleriscaldamento: secondo il Comune Sgr deve restituire 2 milioni agli utenti. Lungomare: si pacheranno i parcheggi anche nei mesi invernali. Il Comune annuncia l’aumento della Tari, categorie economiche in rivolta.