9bVacanze a Rimini: il nuovo tormentone musicale dell'estate 2015

 

 

Potrebbe diventare il tormentone musicale di questa estate 2015: loro sono certamente sconosciuti al grande pubblico ma il motivo sembra fatto apposto per essere ripetuto sotto la doccia o al volante, e alle spalle, a sostenerli, hanno un colosso di etichetta come la Warner Music.

“Vacanze a Rimini, con la Gazza e il cappuccino, vacanze a Rimini, mamma portami in discoteca”, cantano i ragazzi de La Crisi di Luglio, ovvero Daniele Ardenghi e Andrea Podestani. “A metà degli anni Novanta – spiega Daniele, che di professione fa il redattore al Giornale di Brescia – andavano di moda in estate i tormentoni di dance music. E quelli sono gli anni in cui io, bambino, venivo in vacanza a Rimini, a Riccione o a Cattolica con la mia famiglia. Per noi bresciano la riviera romagnola è la patria delle vacanze, soprattutto per le famiglie con bambini: il mare che digrada, i castelli di sabbia, la lunga spiaggia, e tutto il resto. Poiché sono sempre stato appassionato di calcio, ogni giornata cominciava con la lettura della Gazzetta dello Sport (campionati mondiali del 94, calciomercato) e con il cappuccino”.

 

Nella canzone ai ricordi delle vacanze a Rimini si sovrappongono nella memoria altri fatti, tragici, accaduti nelle estati di anni in cui loro, poco più che trentenni, non erano ancora nati. “Nessun contenuto sociale – tiene a precisare Daniele – solo la sovrapposizione di diversi livelli di memoria. Le vacanze per noi erano tranquille, spensierate”. Per il gioco dei contrasti, il video di Vacanze a Rimini è stato girato in mezzo alle montagne e alle nevi dello Stelvio.

 

Delle sue vacanze infantili a Rimini, Daniele ricorda “gli autoscontro e la loro musica, mandavano sempre la canzone di Cocciante “Se siamo insieme ci sarà un perché…” E ancora: “Le passeggiate con i risciò, l’accento romagnolo, la cordialità della gente, le amicizie con gli altri bambini che sembravano dover essere immortali e invece duravano solo quei giorni;tutto è un buon ricordo, era il periodo libero dalla scuola, atteso tutto l’anno”.

 

Da adolescente o da ragazzo Daniele non è però mai tornato a Rimini, le poche vacanze le ha fatte all’estero, soprattutto a Londra. “Vacanze a Rimini, mamma portami in discoteca”: in realtà negli anni dell’adolescenza e della prima giovinezza nessuna vacanza in Riviera e nessuna esperienza del divertimentificio.

 

Finora Daniele aveva scritto canzoni solo in inglese. “Se devo scrivere in italiano, mi sono chiesto, di cosa parlo? Ho preso la chitarra, ho fatto un accordo in re maggiore ed è venuto fuori il motivo vacanze a Rimini, vacanze a Rimini”. C’era l’idea di tentare il colpo del nuovo tormentone? “Non sono per la musica stracciapalle. Se devo scrivere musica, voglio fare un pezzo che possa essere cantato sotto la doccia”. Ed il pezzo è piaciuto alla Warner Music: “E’ come se un calciatore di serie D fosse all’improvviso chiamato a giocare nel Real Madrid”.

 

Lui e l’amico Andrea Podestani, impiegato, entrambi del quartiere Monpiano, vicino allo stadio di Brescia, hanno deciso di chiamarsi La crisi di luglio. Su wikipedia ho visto un articolo che si riferiva appunto alla crisi di luglio, quella che precedette la prima guerra mondiale. “Ci è sembrato un bel nome, molto estivo”.

 

 

Venerdì, 31 Luglio 2015 13:47

Frisoni "riflette" i grandi dell'arte

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Frisoni "riflette" i grandi dell'arte

Inaugura oggi ‘Riflessioni temporali’ la mostra del pittore riminese che si confronta con i maestri della pittura di tutti i tempi: da Caravaggio a Rembrandt, fino a Tiziano,
Cagnacci, Guercino e tanti altri. Aperta fino al 6 settembre al Museo Civico di Rimini.
In principio fu il Guercino. Nel 2010, un po’ seriamente, un po’ per gioco, Davide Frisoni, ormai celebre pittore riminese, interpretò a suo modo un quadro dell’artista esposto al Museo Civico di Rimini. “E per 3 anni non ho più trattato quel tema”.
Poi cos’è successo?
Con la crisi sempre più forte di questi anni è nato in me il desiderio di rimettermi in gioco. Più che una crisi economica la nostra è una crisi di identità dell’Occidente. Mi sono chiesto: da dove vengo? Mi è tornato in mente quel quadro del 2010 e ho dedicato buona parte del 2013 alle opere della nostra tradizione artistica. Come si può fare arte oggi quando abbiamo alle spalle un passato così potente? Per capire chi sono mi sono dovuto chiedere: ‘da dove vengo?’. E ho iniziato a guardare i grandi maestri del passato.
Da chi sei partito?
Come elaborazione da Caravaggio, poi Rembrandt, fino ai maestri del passato recente come Alberto Burri, che è morto nel 1980. Riguardando queste opere non potevo non fare i conti con tutte le mie passioni: dall’archeologia alla storia dell’arte, fino alle situazioni che preferisco, come la strada. Per cui la prima cosa che mi è venuta in mente, riflettendo sul passato, cosa che poi ha anche dato il titolo alla mostra, è stata: ma se queste figure fossero riflesse su uno specchio antico? Lo specchio antico era una lamiera lucidata, per cui la restituzione dell’immagine non era definita, ma era una restituzione di sagome di colore e di luce. Non riflettevano pedissequamente l’immagine, ma ne erano un sunto, ne coglievano l’essenza: la luce e il colore.
E ci hai messo dentro la pittura di Frisoni
Sì, i miei quadri restituiscono, ad esempio, una riflessione profonda sulla luce in Caravaggio: sono figure che escono fuori dal buio. Alcuni sono capovolti, come fossero riflessi su uno specchio, altri sono in orizzontale, li giri e li rigiri. Sono loro che man mano hanno trovato il loro verso. È l’opera stessa che ti suggerisce il suo verso. Come diceva William Congdon: ‘Io dipingo finchè il quadro chiama’. Cioè fino a quando il quadro è compiuto. E non lo sai tu quando è compiuto, te lo dice lui quando è finito. Come questo quadro qui che ‘riflette’ il ‘Cristo alla colonna’ di Caravaggio: era sbilanciato, l’ho preso e l’ho messo via. Nel metterlo via l’ho girato e ho iniziato un altro quadro. Mi son girato e ho capito che era lui! Allora l’ho rimesso sul cavalletto così girato e l’ho finito. Io ho sempre detto che la realtà è più forte di ogni mia fantasia. Questo piccolo gesto, involontario, di girare il quadro mentre lo dipingevo, ha dato vita al quadro. Per cui l’osservazione della realtà è una cosa sempre attiva, sempre pronta. Se lo sguardo è vivo e attento, ti accorgi di quello che sta succedendo. Questo probabilmente fa parte anche di un talento, ma è anche frutto di un’educazione ricevuta e di anni e anni di studio. C’è dentro tutta la vita in questo modo di guardare la realtà.
Perché sei così affezionato alla strada?
È il luogo più banale e comune della vita. È il luogo dell’arrabbiatura quando c’è traffico. È il momento forse meno creativo che uno possa vivere nella giornata. In realtà è un luogo misterioso, perché questo asfalto che normalmente è grigio, una volta che viene bagnato diventa coloratissimo di tutte le luci che lo circondano: dalla nuvola grigia fino al lampione, allo stop…Tutto viene riflesso e centuplicato rispetto all’origine. È una realtà amplificata. Un’altra cosa rispetto a ciò che hai normalmente davanti agli occhi. Anche lo specchio ha questa caratteristica di rispecchiare l’anima.
Eccoci al titolo della mostra: perché ‘Riflessioni temporali’?
Perché sono riflessioni che si rifanno a una tradizione. Parte dai maestri del passato per riflettersi in una contemporaneità. Oggi riguardo queste immagini con un altro occhio…
E cosa hai scoperto?
Ho scoperto che la pittura come metodo espressivo usa il colore per raccontare la luce. Attraverso la luce Caravaggio mette in evidenza le figure. Più che attraverso l’ombra, attraverso la luce. Se non ci fosse la luce non le vedresti le figure. La luce è ciò che dà vita. La mia lettura di Caravaggio è positiva. Aveva un animo tenebroso sì, ma con un grande desiderio di vita.
A proposito di Caravaggio, come è nata questa figura che sembra la Darsena di Rimini, a partire dal ‘San Gerolamo scrivente’?
È stata una parte di me che è venuta fuori. Quando ho dipinto il primo quadro (quello piccolo: di ogni quadro ci sono due versioni, una grande e una piccola, ndr) al primo approccio, mi sono reso conto che io quell’immagine l’avevo già vista! E allora sono andato a cercare tra le mie migliaia di  fotografie questo elemento tondo e a un certo punto ho rivisto questa fotografia che avevo fatto qualche mese prima dalla Darsena verso il porto e… era lui! È Rimini! Questo mi ha stupito perché c’è una coincidenza totale!
Cosa c’è di Rimini in questi tuoi quadri?
Ci sono io! (Ride) Io dico che il riminese è profondamente simpatico. Ha questa anima doppia. Sa essere profondissimo nel pensiero e leggerissimo nell’evidenza. Io sono un tipo abbastanza solare e gioviale, ma quando dipingo mi trasformo, viene fuori questa ‘terrosità’ classica del riminese. Perché Rimini non è una città di mare, ma è una città sul mare: non ha mai vissuto del mare, tant’è vero che nell’antichità i pescatori erano o veneti o turchi, e anche adesso sono pochi quelli del posto. Il riminese è profondamente uomo di terra, me ne accorgo quando dipingo di questa terrosità… Bisogna stare attenti ad avvicinarmi!
Com’è nata invece questa riflessione di  ‘San Matteo e l’angelo’ di Caravaggio?
A una prima lettura ho creato questa linea che non corrispondeva a punti precisi, poi ho creato una linea che corrispondeva a tre punti di luce ben precisi della figura di San Matteo e mentre dipingevo ho fatto una spatolata - rischiando quasi di tagliar la tela! - che li ha uniti in una sola linea e… era lei! È stato un gesto istintivo che ha dichiarato subito la sua giustezza: la linea di forza era quella.
Tornando alla sfida che ti eri posto all’inizio, cos’hai scoperto rispetto alla crisi di identità dell’occidente?
Ho scoperto che oggi c’è ancora un rapporto con la tradizione che è buono. Innovarsi è giusto ma l’innovazione fine a se stessa non dice niente, invece l’innovazione con delle radici crea il futuro. Per me ha voluto dire ricominciare, fare un passo ulteriore, con una possibilità di linguaggio nuovo, anche con le persone. Perché chi mi ha seguito fino ad oggi guarda questi quadri e mi chiede: ‘cosa è successo?’ (Ride) In realtà io continuo a guardare la realtà, le cose, anche i quadri, con lo stesso sguardo con cui guardo le strade. Con lo stesso desiderio di felicità, con lo stesso desiderio che quello che vivo sia per me, profondamente. Tanto fortemente per me che lo dipingo, che sono portato a creare, ricreare, rivisitare e dire qualcosa di nuovo.
Alessandro Caprio

 

 

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Parco del Mare: primi fuochi d'artificio e maggioranza in affanno

 

Il primo impatto del Parco del Mare in commissione ha provocato i fuochi di artificio ed ha visto la maggioranza ancora una volta in affanno nel compito di assicurare il sostegno alle proposte del sindaco e della giunta.

 

I primi fuochi di artificio ci sono stati ad inizio seduta quando da parte di esponenti della minoranza (Renzi, Mauro)si è osservato che un argomento così importante non si porta in consiglio in piena estate e con una sola seduta che dovrebbe esaurire dibattito e votazione. Franchini, dei 5 Stelle, ha lamentato l’assenza del sindaco al dibattito su quello che viene presentato come il progetto qualificante della sua amministrazione. Da parte della maggioranza si risponde che dell’argomento si è già discusso parecchio, che ci sono stati ben nove incontri con gli operatori. Si va ai voti sulla proposta di Mauro (oggi solo discussione e invio del voto ad altra data) ed il risultato è di parità, 6 voti a favori, 6 contrari e 1 astenuto (Galvani). Votazione quindi senza nessun effetto. Si passa alla votazione sulla proposta Renzi (rinvio a settembre) e in questo caso grazie al voto di qualcuno della minoranza, la proposta viene bocciata.

Ma le polemiche non sono finite. Mentre la dirigente Dal Piaz sta terminando la presentazione del progetto, riprende la parola Franchini per lamentare che la documentazione offerta è incompleta e non consente una precisa valutazione. Sotto tiro è in particolare la planimetria, in pdf, bianco e nero, in cui non si capiva nulla di quale fossero le aree interessate al progetto. Anche in questo caso forti scontri verbali fra maggioranza e minoranza, con il consigliere Ravaglioli che, da parte sua, osserva che, guardando ai contenuti della delibera, si sta discutendo dell’aria fritta: in fin dei conti si fa un concorso di idee dopo quattro anni che si parla del Parco del Mare.

Al termine delle presentazioni, verso mezzogiorno, è stato il capogruppo Pd Morolli a chiedere il rinvio della discussione a lunedì (il Pd in precedenza aveva votato contro).

 

I particolari del Parco del Mare

Le presentazioni hanno permesso di chiarire alcuni particolari rilevanti. Innanzitutto l’area interessata nella zona sud è quella che va dal Grand Hotel a Miramare. Il triangolo dal porto canale al Grand Hotel per il momento è escluso perché ancora non sono definiti i rapporti con il demanio. Così come è esclusa tutta la zona di fronte all’ex colonia Murri perché lì sono ancora in vigore i vecchi accordi di programma bloccati dal fallimento dell’impresa.

Un aspetto rilevante del Parco del Mare è la possibilità per i bagnini di spostare sul lungomare dal 20 al 50 per cento delle volumetrie esistenti sulla spiaggia, per realizzare ristoranti, bar, locali. Fermo restando che sull’arenile devono rimanervi comunque tutti i servizi relativi alla balneazione. Precisazione importante dell’assessore Roberto Biagini: è una possibilità, non un diritto, l’amministrazione potrebbe anche scegliere un progetto presentato da altri soggetti, non necessariamente quello del bagnino della zona.

 

Il progetto del Parco del Mare prevede un indice di edificazione che orientativamente sarà inferiore allo 0,08 per cento, con possibili discreti incrementi in alcuni tratti. Se mancheranno superfici trasferite dall’arenile, l’amministrazione potrà utilizzare la quota non utilizzata per nuove superfici con un indice dello 0,12.

Le aree pubbliche messe a disposizione dal Comune vengono date in diritto di superficie per 50 anni (lungomare) e per 90 anni (parcheggi sotterranei). Chi realizzerà l’intervento dovrà pagare i conseguenti diritti e un superstandard finanziario; non sono invece previsti standard aggiuntivi.

 

Il Parco del Mare cambierà la viabilità della zona: parcheggi sotterranei e circolazione a doppio senso sui viali delle Regine (dalla minoranza si è osservato che il doppio senso non è possibile con la permanenza del filobus, ed il progetto del Trc prevede che rimanga). All’interno del Parco resterà comunque una corsia per i rifornimenti e i mezzi di soccorso.

Con quali soldi? Il Comune presenterà domanda per accedere ai fondi europei Fesr, in particolare quelli della linea 5 (riqualificazione ambientale) e quelli della linea 6 (rafforzamento dell’identità delle aree urbane). La dirigente Dal Piaz ha precisato che esiste anche una linea di finanziamento per i privati.

La delibera che il consiglio comunale sarà chiamato ad approvare è una delibera di indirizzo che fissa i principi generali. Sulla base di questa, gli uffici comunali dovranno emettere i bandi pubblici per sollecitare le “manifestazioni di interesse” da parte degli operatori. Al convegno al Palacongressi del maggio scorso era stato detto che i bandi sarebbero stati pubblicati entro giugno. La macchina è quindi in ritardo. Lo stesso presidente del Piano Strategico, Maurizio Ermeti, ha spiegato l’urgenza dell’approvazione immediata per consentire che i primi lavori possano partire dopo l’estate del 2016.

La realizzabilità del progetto è quindi tutta legata all’interesse che gli operatori manifesteranno. È questa la ragione per cui in piena estate Comune e Piano Strategico hanno incontrato gli operatori delle singole zone. A detta di Ermeti i bagnini hanno detto che si presenteranno, salvo poi verificare in corso d’opera la convenienza, alla luce delle notizie certe che arriveranno sull’applicazione della Bolkestein. Se non tutti saranno interessati, si procederà con chi ci sta, sperando che con il tempo prevalga l’effetto imitazione.

 

La versione di Gnassi

Criticato dalla minoranza per la sua assenza in commissione, il sindaco Andrea Gnassi si è fatto vivo nel pomeriggio convocando i giornalisti per una conferenza stampa. La visione: liberiamo da asfalto, cemento e macchine e al posto mettiamo servizi legati al benessere. L’obiettivo è riconquistare la clientela internazionale, perché la Romagna ha perso 2,5 milioni di presenze estere. Il Comune non cala la sua idea ma chiama i privati a presentare i progetti, in un rapporto di reciprocità e coinvolgimento.

I tempi: entro il 31 agosto ci sarà auspicabilmente l’avviso pubblico. Tempo sessanta giorni e a fine ottobre ci saranno le proposte. Altri sessanta giorni per valutare le proposte e scegliere quelle conformi allo spirito del progetto. Poi scatta la fase degli accordi di programma e delle varianti urbanistiche necessarie. Secondo Gnassi a primavera dovrebbero partire i primi cantieri, ma Ermeti in commissione aveva parlato di dopo l’estate del 2016. (Se c'è bisogno di varianti urbanistiche - come ha detto la Dal Piaz - i tempi siallungano necessariamente).

Otto gli stralci immaginati: parco Fellini - piazza Kennedy, Kennedy - Tripoli, Tripoli Pascoli, Pascoli Galoppatoio, Galoppatoio piazzale Gondar, Rivazzurra Marebello, lungomare Spadazzi, Miramare Colonia Novarese.

Tutta un’altra cosa – sottolinea infine Gnassi – rispetto ai progetti delle archistar: il verde passa dall’attuale 49.700 metri quadrati a oltre 150mila metri quadri.

 

Il controcanto dei 5Stelle

“Non è accettabile – scrivono i consiglieri Franchini e Tamburini - che il tassello più strategico della nostra Città possa essere licenziato in fretta e furia sacrificando l'ascolto in sede istituzionale di tutte le categorie coinvolte. E’ sotto gli occhi di tutti la vera motivazione di tanta fretta del Primo Cittadino: la campagna elettorale è iniziata e serve un nuovo Rendering, mentre, nella realtà dei fatti, il Sindaco Gnassi sulla vicenda lungomare è in clamoroso ritardo.  

Ma non è tutto. Nella convocazione  (che notoriamente deve contenere tutti i documenti necessari per esprimere il voto)   i consiglieri hanno trovato quale elaborato cartografico del Progetto faraonico uno striminzito  foglio A4   con  una striscia nera disegnata sopra. Così questa Amministrazione presenta ai rappresentanti della cittadinanza le sue intenzioni.

Il progetto di riqualificazione è affidato  all’esborso totale delle categorie, le quali si dovrebbero esporre finanziariamente  con rilevanti quote in un momento delicatissimo in cui regna ancora incertezza: l’incognita Bolkestein.   

La fattibilità finanziaria dell’operazione è solida come quella del Palas, del TRC e di Aeradria.

Sorge inoltre un dubbio: qualcuno potrebbe anche manifestare l’interesse e accettare. Ma se lo facessero solo alcuni cosa accadrebbe?  Un lungomare a macchia di leopardo?”.

parcomare

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Mignani (Forza Italia): per Rimini aria e facce nuove. E la Lega tratti con noi

 

 

 

“Mi pare che a Rimini non esista la madre di tutte le battaglie come è stato il Trc a Riccione. Tuttavia va capito cosa ha rappresentato il Trc a Riccione. È stato il simbolo di un modo sbagliato di fare amministrazione, che si basa più sull’imposizione che sulla condivisione delle scelte con i cittadini. È stato il simbolo di un’amministrazione autoritaria invece che autorevole”.

Giulio Mignani, riccionese, coordinatore provinciale di Forza Italia, accetta di misurarsi con le domande che Inter-Vista ha rivolto a quanti pensano di dar vita ad una lista, o una coalizione, alternativa a quella imperniata sul Pd.

 

“Va sottolineato – aggiunge – che la vicenda del Trc è stato un segno di cedimento, di crisi profonda, di un certo modo di amministrare la città. Uno stile che anche a Rimini sta mostrando la corda. Penso al muro contro muro sullo spostamento del mercato, alla vicenda Aeradria, ai problemi della sicurezza e del degrado urbano. È il sistema imperniato sul Pd che è andato in crisi, che non funziona più. Il sistema che punta all’accentramento di tutte le decisioni, con conseguente stanchezza e distacco dei cittadini, un sistema che si basa sul consociativismo che soffoca”.

 

Ma voi del centrodestra siete sicuri di interpretare il giudizio dei cittadini sull’operato dell’amministrazione Gnassi? Non potrebbe essere che i tanti cantieri aperti possano generare una valutazione positiva anche nelle urne?

“Mi sembra che certi cantieri come il Fila diritto e le fogne siano di tipo elettorale. Le fogne è da tempo che dovevano essere fatte, si colma solo un ritardo storico. L’amministrazione ha aperto questi cantieri per dimostrare, con un’operazione propagandistica, che qualcosa si sta facendo. Ma siamo convinti che i cittadini non siano contenti perché Rimini da anni sta andando vero un lento ed inesorabile degrado”.

 

Quali sono dunque gli argomenti da affrontare nella prossima campagna elettorale?

“Dobbiamo puntare su una città più bella e porre l’accento su tutte le criticità del momento: il Trc, l’aeroporto, il Palacongressi, la sicurezza, ecc. Si deve votare a Rimini avendo in mente lo sguardo complessivo su tutto il territorio, anche perché il sindaco di Rimini sarà il presidente della Provincia, ed è questo un nodo istituzionale da cui passano molte questioni aperte”.

 

Ma di fronte alla vision di Gnassi, condivisibile o meno, qual è il sogno che voi proponete ai riminesi? E, soprattutto, ce l’avete questo sogno?

“Il sogno è quello di poter cambiare finalmente aria. A Riccione e a Bellaria è stato fatto, la gente ha cominciato a respirare e si è visto che si può tranquillamente vivere anche senza il Pd in amministrazione. I segnali sono incoraggianti: sono stato contattato da persone interessanti e qualificate che mi hanno già manifestato la disponibilità a presentarsi nelle nostre liste”.

 

Cambiare aria d’accordo, ma per fare cosa?

“Il programma lo elaboreremo nei tempi opportuni insieme ai nostri alleati. Ci metteremo in ascolto dei cittadini e delle loro esigenze. Non vogliamo dare loro una città pensata e confezionata da altri”.

 

La Lega Nord ha presentato già il suo candidato per Bologna e dice di averlo pronto anche per Rimini? Voi avete subito storto il naso, perché?

“Se la Lega vuole farsi del male e vuole fare del male al centrodestra, quella è la strada migliore. Se ritengono di avere un candidato valido, ce lo propongano e insieme lo valuteremo. Sono convinto che per vincere la battaglia a Rimini non sia utile un candidato che si identifica con una precisa bandiera politica. Deve essere un candidato civico, espressione della cultura e dei valori del cenntrodestra, e i partiti lo sosterranno”.

 

Non ci pare che ci sia un gran pullululare di candidati. Se la Lega dovesse averlo valido…

“Ce lo presenti e ne discuteremo. Di nomi in realtà ne circolano, ma non credo sia opportuno farlo emergere con un anno di anticipo, sarebbe come metterlo sulla graticola. La Lega ha fatto questa scelta a Bologna e penso che avrà difficoltà con il tempo”.

 

Siete coscienti che se il centrodestra non si presenta unito, al ballottaggio ci va il Movimento5 Stelle?

“Ne siamo talmente coscienti, che è questo il motivo per cui chiediamo alla Lega di non fare da sola e di non lanciarsi in fughe in avanti”.

 

Ma se al ballottaggio ci andasse un grillino, voi che fate andate al mare o lo votate pur di favorire il cambiamento?

“Io voto a Riccione”.

 

Battute a parte?

“E’ un’ipotesi che prenderei in seria considerazione, soprattutto per il ruolo e il peso che ha il sindaco di Rimini in alcuni problemi che riguardano il territorio. Con il Pd prevalgono le vecchie logiche. C’è invece bisogno di facce nuove”.

 

Come sta Forza Italia?

“Siamo di sana e robusta costituzione fisica e quindi stiamo bene. Come ho detto, ho avuto diversi contatti con persone che hanno mostrato interesse verso la nostra proposta politica. E poi da settembre Berlusconi farà il tour delle 100 province e sarà una grossa occasione di rilancio”.

 

 

5bDa Rimini Holding nessuna azione per danni contro Aeradria

 

 

Approderà in consiglio comunale con il parere non favorevole della 5° commissione il bilancio preventivo di Rimini Holding per il triennio 2015-2017.  La votazione si è infatti conclusa con un risultato di parità (sei favorevoli e sei contrari) e ciò comporta che il parere non sia positivo. Un risultato che ha palesemente irritato al termine dei lavori il capogruppo del Pd Mattia Morolli.

 

Fra le principali novità del bilancio di Rimini Holding, che è la società che detiene le partecipazioni per conto del Comune di Rimini, c’è il piano di dismissioni contenuto nel decreto del sindaco del 31 marzo scorso in attuazione della legge di stabilità.

 

La prima decisione è quella di procedere alla vendita del 20 per cento di azioni di Amfa, l’azienda delle farmacia comunali. La vendita, tramite asta pubblica, sarà effettuata entro il 31 dicembre e dovrebbe consentire un incasso di 3,5 milioni di euro. Il Comune conserverà nella società (la cui maggioranza è detenuta da Alliance Healthcare Italia Spa) un residuo 5 per cento di azioni. Amfa ha chiuso il bilancio del 2014 con un utile, prima delle imposte, di 138.258 euro. La dismissione da parte del Comune non provocherà la mancata riscossione di utili, che già non c’erano.

 

L’altra novità è il progetto di incorporazione, per fusione, di Amir (la società comunale che detiene la proprietà delle reti idriche) in Romagna Acque Società delle Fonti. L’operazione dovrebbe portare ad un risparmio di gestione di 78 mila euro e all’aumento della partecipazione, per un valore attualmente non calcolabile, della partecipazione di Rimini Holding in Romagna Acque. Il processo – è stato detto oggi in commissione – potrebbe coinvolgere anche la Sis, l’analoga società di Riccione e dei Comuni della zona sud.

Le ultime novità sono ormai note e si riferiscono al processo di privatizzazione di Rimini Fiera che dovrebbe essere completato entro l’inizio del 2016.

 

“Nel bilancio triennale 2015-2017 – ha sottolineato l’assessore Brasini – raggiungeremo importanti risultati, a partire da un utile di esercizio che si traduce in 500mila euro all’anno di dividendi che il Comune incasserà nel triennio. Altro obiettivo è quello di continuare nell’estinzione progressiva del debito, come previsto dalle linee di indirizzo del Comune di Rimini, che già al 31 dicembre 2014 registrava una riduzione di 2 milioni e 359 mila euro. Di questo passo si prevede l’estinzione complessiva del debito per il 2022/23. Nel bilancio inoltre si rimanda al Consiglio Comunale ogni decisione circa la possibile vendita da parte di Rimini Holding delle azioni detenute di Hera”.

 

Un importante capitolo della relazione al bilancio preventivo è dedicata al fallimento della società Aeradria. Il 2 luglio scorso Rimini Holding ha ricevuto la relazione dello studio legale Rodl & Partners al quale la società, insieme a Camera di Commercio e Provincia, ha affidato l’incarico di verificare se esistano i presupposti di un’azione legale ne confronti degli organi di Aeradria (Consiglio di amministrazione, collegio sindacale e società di revisione) per eventuali danni, patrimoniali e di immagine, subiti a causa del fallimento. La relazione mette in evidenza che il recupero dei danni è quanto mai improbabile, anche perché i patrimoni degli indagati sono stati già messi sotto sequestro. Inoltre l’esito di un’azione legale sarebbe quanto mai incerto, così come i costi e tempi. La decisione, presa il 16 luglio, è dunque quella di non intraprendere alcuna azione legale. Saranno però inviate, in via cautelativa, lettere di contestazione e messa in mora agli ex amministratori di Aeradria.

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Turismo e presenze: Rimini a confronto con le spiagge concorrenti

 

Chi vuole valutare l’andamento di un’industria, deve conoscere, oltre che i propri dati anche quello delle aziende concorrenti presenti sul mercato con un prodotto simile. Se questo vale per le automobili, la pasta, l’abbigliamento, vale altrettanto per l’industria turistica.

Nel presentare i dati sulle presenze turistiche relativi ad un determinato periodo, gli amministratori locali sono inclini ad affermare che nonostante la crisi e grazie alla politica degli eventi realizzata da alcuni Comuni, la Riviera dimostra una capacità di tenuta. Pe valutare in profondità questa lettura bisogna però conoscere anche quali sono state le perfomance delle località turistiche che hanno un prodotto simile al nostro.

Ed è quanto cerchiamo di fare in questo articolo, mettendo a confronto Riviera di Rimini con il resto della Riviera emiliano romagnola e con la riviera veneta.

 

 Lidi ravennati e Cervia-Milano Marittina

Aprile pessimo e maggio ottimo come a Rimini. Analoghe alla nostra Riviera le performance dei primi sei mesi dell'anno.

Partiamo dunque dalla provincia di Ravenna, presente sul mercato turistico con i lidi ravennati e con Cervia-Milano Marittima. Fortunatamente l’ufficio statistica della provincia di Ravenna ha pensato bene di scorporare queste località dal resto, che comprende anche il flusso su Ravenna come città d’arte, facilitando così un confronto più omogeneo Esaminiamo innanzitutto il mese di giugno che in provincia di Rimini si è chiuso con un -3,9% di arrivi e un -2,2% di presenze. Lidi ravennati e Cervia hanno anch’essi un saldo negativo negli arrivi (-2,67%) e nelle presenze (-1,51%), anche se leggermente migliore di quello riminese. Se invece si guarda la performance dell’intera provincia di Ravenna, emerge che il calo degli arrivi è stato del 3,43 e quello delle presenze del 4,98. Nel mese di giugno a Ravenna ha tirato di più il balneare che tutto il resto. È interessante osservare che anche Ravenna ha avuto un ottimo maggio (+23,1% di presenze) e un pessimo aprile (-24,6%), mentre, a differenza di Rimini, hanno il segno positivo i primi tre mesi dell’anno.

A Rimini i primi sei mesi dell’anno (gennaio-giugno) hanno chiuso con un leggero incremento di arrivi (+0,9%) e un lieve calo di presenze (-1,1%). A Ravenna è più consistente la crescita degli arrivi (+4%) mentre è analogo il calo di presenze (-1,24). La costa però è andata ancora meglio negli arrivi (+ 5,73%) e sostanzialmente omogenea nelle presenze (-1,51%). È evidente che a queste tendenze corrispondono valori assoluti molto diversi, che dipendono dalla diversa consistenza dell’industria turistica: i primi sei mesi dell’anno a Rimini pesano oltre 4 milioni di presenze, a Ravenna circa 1 milione e 700 mila. Ma il compito dell’analisi statistica è appunto quello di individuare linee di tendenza.

 

Cesenatico e Gatteo

Nel periodo gennaio-maggio Cesenativo aumenta le presenze del 7,7% (Rimini invece era in calo del 7,2%), Gatteo invece è con il segno negativo

Passando alla provincia di Forlì Cesena, il confronto si deve purtroppo arresta al periodo gennaio-maggio 2015 perché non sono ancora disponibili i dati di giugno. Le località balneari qui sono Cesenatico, Gatteo, ed anche San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone, che hanno le loro frazioni sulla costa. Ci limitiamo a Cesenatico e Gatteo, osservando che anche in questi due Comuni maggio è andato benissimo: le presenze sono cresciute, rispettivamente, del 34,27% e del 27,18%. Prendendo in esame l’intero periodo gennaio-maggio, vediamo che Cesenatico aumenta gli arrivi dell’8,67% e le presenze del 7,75%, Gatteo invece è completamente con il segno negativo. La provincia di Rimini ha invece chiuso i primi cinque mesi dell’anno con gli arrivi cresciuti del 2,3%, mentre per i pernottamenti rimaneva il segno negativo (-1,2%, più pesante nel capoluogo Rimini, -7,2%).

Siamo costretti a tralasciare la provincia di Ferrara dove le statistiche pubblicate sono invece ferme al mese di aprile: vale però la pena osservare che anche a Ferrara è stato un mese con il segno pesantemente negativo: -10,4% di arrivi e -20,8% di presenze.

 

Confronto con i Lidi veneti

Nel periodo gennaio-maggio aumenti a due cifre in tutte le località

Spostiamoci dunque fuori regione, verso quelle spiagge venete che nell’immaginario riminese, sempre molto autoreferenziale, sono una sorta di lontani parenti poveri. Cosa possono avere di più Jesolo, Bibione e Caorle, che nessuno cita mai quando si parla di vacanza balneare, rispetto alle blasonate Rimini e Riccione, che impazzano sui media come capitali del divertimento estivo? A ben guardare qualcosa di più ce l’hanno: le presenze, soprattutto estere. Rimini, che si autoproclama capitale europea del turismo balneare, non sa o finge di non sapere che le spiagge venete producono ogni anno più di 23 milioni di presenze, otto milioni in più della provincia di Rimini. Non ci riferiamo all’intera provincia di Venezia (che può contare su una delle mete privilegiate del turismo internazionale), ma solo alle località balneari. E se sulla nostra Riviera su quattro turisti, uno solo è straniero, nei lidi veneti quasi il 70 per cento dei turisti viene dall’estero.

 

Purtroppo anche in questo caso, i dati si riferiscono al periodo gennaio-maggio. Ma sono comunque utili per farsi un’idea. I primi cinque mesi dell’anno si sono conclusi con un +18,9 di arrivi e un +26,1 di presenze (Rimini ha sentenziato che tutto sommato le cose erano andate bene, registrando un calo dell’1,2%). L’andamento eccezionale è dovuto alla festività di Pentecoste, tradizionale periodo di vacanza dei tedeschi, che nel 2015 è caduta in maggio. Ciò come il turismo tedesco sia uno dei principali mercati di quei lidi: nel 2014 ha prodotto 7,3 milioni di presenze, quasi dieci volte quelle realizzate da Riviera di Rimini.

 

Nel 2014 le spiagge venete hanno perso 100 mila presenze, noi 430 mila

Diventa quindi interessante verificare come è andato l’ultimo anno, il 2014, e confrontare il nostro andamento con il loro. Le spiagge venete hanno registrato un +1,52 di arrivi e una modestissima perdita nelle presenze, -0,4%; in Riviera di Rimini +1,9% di arrivi e -2,8% di presenze. I valori assoluti in questo caso rendono meglio l’idea: i veneti hanno perso 100 mila presenze su oltre 23 milioni, noi 430 mila su 15,5 milioni. Bisogna riconoscere con onestà intellettuale che in questi tempi di crisi c’è chi ha ottenuto risultati migliori dei nostri. Se poi si mettono a confronto le presenze estere si vede che le spiagge venete sono in positivo (+0,85%), mentre le riminesi scendono a -3,4%.

 

 

Dieci anni a confronto: le spiagge venete aumentano le presenze dell'8,7%, Rimini del 3,4%

Sul sito dell’Apt di Venezia è pubblicato un interessante riepilogo sull’andamento del turismo negli ultimi dieci anni, dal 2004 al 2013. Scopriamo così che nell’ultimo decennio sono passati da 21 milioni 890 mila presenze a 23 milioni 649 mila, con un incremento dell’8,7%. Se nel 2004 le presenze straniere erano il 63,6%, nel 2013 sono diventate il 66,9%.

E la Riviera di Rimini? Anche qui le presenze sono cresciute mettendo a confronto gli anni 2004-2013 ma solo del 3,4%. A Rimini nel 2004 le presenze straniere sono il 21,7%, dieci anni dopo sono diventate il 26%.

 

In Veneto 50 mila posti letto in più, a Rimini 5 mila

È interessante osservare anche il diverso andamento dell’offerta. Nelle località venete dal 2015 al 2013 si è passati da 271 mila a 319 mila posti letto, una crescita dovuta essenzialmente al settore extra-alberghiero, perché anche nei lidi veneti il numero degli alberghi è calato da 800 e 737. A Rimini nel 2004 avevamo 2.314 alberghi con 141.660 posti letto, aggiungendo l’extra-alberghiero gli esercizi ricettivi diventano 2.703 e i posti letto 166.550. Nel 2013 gli alberghi sono calati a 2.253 con 146.761 posti letto e il totale degli esercizi ricettivi è sceso a 2.652 e i posti letto complessivi sono saliti a 172.429. Quindi a fronte dei quasi 50 mila posti letto in più creati nella riviera veneta, da noi la crescita è stata di 5.000 unità.

 

Qualche prima valutazione

Ci sarebbe da dire molto su questi confronti. Ci limitiamo ad alcune osservazioni generali. Da una parte i dati relativizzano sia le performance negative che quelle positive: si è visto che aprile è stato negativo ovunque e che maggio, grazie alla Pentecoste, ha prodotto aumenti a due cifre in tutte le località. È la conferma che i movimenti turistici dipendono in larga parte da macro-tendenze che poco hanno a che vedere con le iniziative promozionali o le politiche degli eventi realizzate da una località.

Si vede inoltre che ogni destinazione turistica ha punti di debolezza e punti di forza, che altre località resistono o crescono senza aver adottato la mitica politica degli eventi di Rimini, e che pertanto un confronto a 360 gradi, fuori da ogni tentazione di autoreferenzialità, riuscirebbe quanto mai utile per Riviera di Rimini. Appare per esempio per lo meno stravagante che nel dibattito pubblico riminese non ci si sia mai interrogati in questi dieci anni sul crescente successo, soprattutto estero, dei lidi veneti.

 

Nota finale

In tutti i siti delle province che abbiamo consultato i dati turistici vengono forniti sia nel totale che Comune per Comune. A dire il vero era così anche a Rimini, fino a dieci giorni fa. Dai dati relativi al primo semestre 2015, pubblicati recentemente, sono spariti i dati dei singoli Comuni. Ne abbiamo chiesto ragione all’Ufficio Statistica che ha risposto essere questa una decisione della Presidenza. Abbiamo comunque chiesto i dati e la domanda è stata girata alla Presidenza che dopo più di dieci giorni non ha ancora risposto. Il Presidente della Provincia è il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi. Pubblicando un confronto fra le diverse località della Riviera, Inter-Vista aveva evidenziato come il capoluogo avesse le performance peggiori. Ci auguriamo che la decisione della Presidenza sull'oscuramento dei dati comunali non dipenda da queste considerazioni.

2b

Cinque domande per chi voglia fondare una lista o una coalizione alternativa al Pd. In vista delle prossime (e vicine) elezioni comunali a Rimini

Solo alcuni appunti, nati dalle dichiarazioni raccolte durante l’anno e un po’ dagli articoli sulla vittoria delle opposizioni a Riccione, Bellaria e Coriano. Forse solo un gioco ad uso del perfetto oppositore, da fare, come si usa d’estate, sotto l’ombrellone. In attesa dei giochi decisivi che riprenderanno a settembre.

 

Domanda preliminare. È possibile per le attuali opposizioni arrivare al ballottaggio oppure il candidato del Pd vincerà al primo turno?

Se rispondete di no, che le opposizioni non ce la faranno e non ci sarà un secondo turno, beh, meglio che abbandoniate questa pagina e vi dedichiate a cose più utili. Se invece pensate che sarà addirittura una delle liste dell’attuale opposizione a vincere al primo turno, aspettiamo di conoscere quale sia il segreto politico che custodite. Intanto andiamo avanti.

 

1. Qual è l’argomento decisivo da opporre al prossimo candidato sindaco del Pd per eroderne la credibilità presso gli elettori e costringerlo al ballottaggio?

Per rispondere a questa domanda occorre un po’ di onestà, non fatene difetto. Inutile parlare di città immorale e insicura, di città immobile o cose simili, siamo ancora troppo sull’astratto. Non servono con gli elettori. La verità è che a Rimini non esiste al momento attuale una “madre di tutte le battaglie” come è stato il TRC a Riccione; uno stendardo sotto il quale l’opposizione possa raccogliere le tante e varie espressioni di dissenso e di sfiducia contro l’Amministrazione attuale. C’era, una volta, ed era il “mattone”; e tutti si ricordano il clima di rivolta a destra e a sinistra contro la gestione Melucci del territorio. Ma l’attuale sindaco, già dall’inizio del proprio mandato, ha ben pensato di disinnescare l’argomento prima che qualcuno di credibile potesse usarlo.

Fino a qualche tempo fa si poteva anche sventolare il fallimento prossimo venturo del sistema cittadino (fiera, palas, aeroporto, …), tesi ancora sostenibile per l’aeroporto, ma il “santo subito” Lorenzo Cagnoni sta lavorando come si deve per salvare la poltrona (e i debiti) di quelli di Palazzo Garampi, anche se non li stima poi gran che.

Forse l’unico vero tema che abbia una certa epica, che possa diventare argomento di tutti, dai bar alle scuole, e nel quale ci si possa riconoscere con facilità, è quello della legalità. Materia ce n’è e gli eventuali rinvii a giudizio per l’affare Aeradria potrebbero essere l’abbrivio di una campagna importante. Ma non può essere un argomento per tutti. Difficile che liste civiche e partiti di centrodestra (che dovrebbero mostrarsi garantisti) possano sottrarlo ai 5Stelle. Se la campagna prenderà questa piega, il candidato del Pd rischierà il posto e ad avvantaggiarsene potrebbe essere direttamente il movimento di Grillo.

Nel gioco delle attribuzioni, alla Lega dovrebbe invece andare per diritto il tema dei profughi e degli extracomunitari. Ma Rimini è città strana, l’unica nella quale gli albergatori si lamentino perché gli siano restituiti i “loro” profughi (d’altra parte, in riviera, questa è un business già imparato ai tempi della II guerra mondiale). E se la Lega si lascia attirare, come accade in questi giorni, in uno scontro con chi potrebbe essere suo alleato di alternativa, forse ne avrà anche la beffa.

Ma chissà, forse basterebbe chiedere ai riminesi se davvero vogliono abitare la città che vagheggia il loro primo cittadino, con quel che di moderno, di posti giusti, di narrazione e storytelling, di teatro che dialoga con il castello, … Ma questo probabilmente vale per chi vuole essere ancora più snob di lui. Comunque pochi.

 

2. Dopo aver risposto cosa pensate voi, che in fondo conta poco, riuscite a immaginare e a dirci cosa pensa la città di Rimini (cioè i suoi abitanti) dell’Amministrazione attuale?

Di solito, non si vincono le elezioni con quello che si pensa di intelligente, ma riuscendo a cogliere il sentire di una città. E per farlo occorre ascoltare. Tanto più che Rimini non è un paesotto, ed è difficile distinguere gli umori dominanti fuori da quelli della propria cerchia di conoscenze. Se esista un sentimento di ripulsa o invece di entusiasmo verso il sindaco in carica è infatti questione tattica dirimente per una lista che punta all’alternativa. E poi se esista un cambiamento in corso del sentimento che la città ha di sé (una sorta di proiezione positiva del proprio sviluppo): ché questo sarebbe un punto non da poco a favore dell’avversario. O se invece la città senta i discorsi di chi la guida come un diktat (copyright bagnini), un campionario per esercizi di satira (vedi youtube) o una lima sorda, come si dice da noi, da evitare.

 

3. Ma allora, qual è l’argomento decisivo, per una lista di alternativa, da proporre agli elettori per conquistarsene la fiducia?

Facciamo così, evitiamo anche qui gli slogan inutili. Amare Rimini, Vincere per Rimini, Cambiare Rimini, Liberiamo Rimini, non dicono molto agli elettori e non scaldano il cuore di nessuno. Gli argomenti più consueti nel dibattito sono quelli basati

(a) sull’intelligenza dei proponenti e del loro programma (ma è difficile che questo possa portare gente a votare, soprattutto al ballottaggio, cioè quando conta),

(b) sul controllo dei politici e della loro tendenza a spendere e spandere soldi (ma l’onda antipolitica non incanalata già dai grillini quanto vale oggi?),

(c) su un metodo di lavoro condiviso come quello che sarebbe stato sperimentato con il Piano strategico (ma nessuno della massa degli elettori sa cosa sia).

Probabilmente solo un carattere identitario, nella quale cioè far confluire sentimenti condivisi da tanti e il loro sogno di una città diversa, resta l’unico modo per raccogliere consensi importanti per una lista civica. Ma in questa marea di liste già costituite, c’è ancora posto per una lista in cui sia possibile trovare un punto di corrispondenza popolare? Non lo sapete? Fa niente. Male che vada, nel carnet elettorale, un po’ di spazio per una Rimini come Reykjavik, come Brno o come San Marino, si trova sempre. Altro?

 

4. Qui si arriva al tema del candidato. In quanto fondatore di una compagine oppositiva che mira all’alternanza, lei è disposto a farsi dire chi sarà il candidato sindaco dell’opposizione dalla Lega Nord, partito di Pini e di Salvini?

Certo, può sempre pensare di cercarne uno in proprio e fare in modo che la Lega se ne innamori, che glielo chieda in prestito; fargli credere, a Pini, che sia un’idea sua. Ma la questione in soldoni è se, caro oppositore, lei vuole vincere o invece solo partecipare. Perché le regole sono chiare: c’è un solo posto per il ballottaggio (l’altro è del Pd, anche se si candida con un usciere della Coop) e questo posto se lo giocano il Movimento 5Stelle (con il suo 20-25%) e tutti gli altri; che naturalmente possono pensare di prenderselo solo se vanno tutti insieme. Quindi, se il centrodestra non arriva con un candidato unico alle elezioni, al ballottaggio ci vanno i grillini (e non è che siano il demonio, è solo per chiarire la questione).

A proposito di grillini, loro, hanno un problema diverso. Nel mondo del centrodestra bisognerà riuscire a far convergere tutti su un unico candidato (e in questo il realismo politico conterà più dei talenti del candidato stesso); invece in campo grillino occorrerà individuare una figura, diciamo così, moderata, in grado di non spaventare l’elettorato medio e capace di mantenere i propri voti al ballottaggio. Facile a dirsi, ma non è detto che anche tra i grillini la voglia di vincere sia la molla principale delle decisioni; può anche essere che vinca una linea di identità e testimonianza e la scelta del sindaco vada dunque in questa direzione. Stessa cosa per una lista che decida di partecipare alle elezioni solo per portare a casa un risultato di immagine da non spartire con nessuno.

Quindi, più degli altri, il tema della scelta del candidato da appoggiare svelerà i pensieri di molti cuori dell’opposizione. Il che ci porta alla domanda successiva.

 

5. Ma lei vuole solo vincere o le interessa anche abbattere 60 anni di “potere comunista” quasi ininterrotto, che se anche non mangiano più i bambini però, insomma, adesso basta?

In pratica, nel caso la sua lista non riuscisse ad arrivare al ballottaggio, lei è disposto a votare il candidato che si opporrà a quello del Pd chiunque esso sia? oppure penserà che un Pd è sempre meglio, ad esempio, di un grillino o di un leghista, ché almeno sai come trattarlo e come “farci i conti”? oppure, ancora, penserà che Rimini ha perso la sua occasione per avere finalmente un sindaco capace e generoso, cioè lei, e resterà sdegnato a casa invece di partecipare con il proprio voto al ballottaggio?

Da parte nostra, come ben si capisce da quanto abbiamo già scritto, pensiamo che per la più parte, Gnassi, se sarà lui il candidato del Pd, può perdere la partita solamente giocando contro se stesso; cosa nella quale sembra si sia già messo d’impegno. Ha già contro i suoi, le categorie; e anche tra gli imprenditori… Il carattere gli aliena simpatie, così come la sua aria di illuminato signore post-moderno che sa, e solo lui sa, quale sia il bene dei cittadini. Vedremo se arriverà fino a mettersi contro il sentimento di tutti: ché al tempo dei social – le reazioni alle cartoline di Cattelan ne sono la dimostrazione – è cosa abbastanza semplice e soprattutto rapida ad accadere. E allora una risata lo seppellirà. Forse.

3b

Senza alzabandiera, non è più la spiaggia di Rimini

 

 

E poi dicono che la Riviera di Rimini è in crisi, non ha più appeal, che i turisti cercano nuovi lidi. Per forza.

 

È da una vita, anzi da molte vite, che quando non si può fare il bagno (per il mare in burrasca o perché i colibatteri impazzano, in fondo non fa differenza) il bravo bagnino fa sventolare bandiera rossa (e senza la banda che aggiunge “la trionferà!”).

 

Oggi che viviamo nel mondo globale della comunicazione, delle notizie che scorrono velocemente che uno non ha nemmeno il tempo di riflettere, cosa deve fare un turista, anzi una turista, nell’apprendere dai giornali che i marinai di salvataggio non praticheranno più il rito dell’alzabandiera?

Generazioni e generazioni cresciute nel mito del bagnino che della suddetta arte passava per il massimo esperto, colgono al volo, senza poter approfondire gli aspetti sindacali della notizia, che un mito della spiaggia di Rimini è sepolto per sempre.

 

La giovane tedesca che al mattino salutava il suo bagnino con un serafico “sempre intento all’alzabandiera, lei!” penserà che ha ragione la Merkel a dir male degli italiani che non fanno i compiti loro assegnati. Le svedesi poi, che, narrano le leggende metropolitane, avevano un debole per questa tipica attività dei guardiaspiaggia riminesi, ora consulteranno compulsivamente Internet per cercare lidi dove sventoli ancora la bandiera rossa del mare mosso.

 

Una località turistica è fatta dalle proprie “tradizioni ed eccellenze” e quella dell’alzabandiera dei bagnini e dei marinai di salvataggio ha prodotto più presenze che neanche Cattelan e Toscani con le loro provocazioni riusciranno mai a generare.

 

Pur sopraffatti da questo terribile caldo di luglio, supplichiamo dunque tutti insieme i marinai di salvataggio di tornare sui propri passi.

Sarebbe triste che l’ultimo alzabandiera a restare visibile fosse quello di quel tale che non ha trovato di meglio che attaccarci un sasso.

E tutti, su ogni social, hanno sentenziato che non è un bel vedere.

alzabandiera

2bDialogo estivo fra la Rocca e il Teatro (in una giornata particolarmente calda)

 

-      - Come va?

-      -  E me lo chiedi anche?

-      -  Uhm, sempre di cattivo umore…

-       - Ma non vedi niente?

-      Vedo che sei sempre sventrato e che ancora non ti hanno ricucito.

-       - Oltre che cieca, sei anche invornita. Ne stanno discutendo da Miramare a Torre Pedrera e te non capisci perché ho il garbino di traverso?

-       - Invece di farla troppo lunga, dimmelo che così ci capiamo.

-       - Ma la fotografia di quello a cui hanno attaccato un sasso proprio lì, in quel posto, non l’hai vista?

-       - Affari suoi se gli hanno attaccato un sasso propr…

-       - No, signora, affari miei. Perché già che sono sventrato da 70 anni, adesso mi attaccano anche un manifesto che il povero Poletti si starà rivoltando nella tomba e maledicendo il giorno in cui accettò di venire a lavorare a Rimini.

-       - Ah, adesso ho capito! Ti riferisci all’arte! Ma anche se sei più giovane di me di qualche secolo, sei proprio ottocentesco, all’antica a non capire queste cose.

-       - Ma stai un po’ zitta! Tanto a te è andata bene che non ti hanno messo niente.

-       -  E ti sbagli, amico mio. A me il manifesto l’hanno messo dall’altra parte, quella che tu non vedi.

-       - Ah sì? E cosa ti hanno messo sul lato B?

-       - Niente, niente, due salsicce, due mani…

-       -  Due salsicce, due mani?

-       -  Sì. Ma forse le salamelle sono anche quattro, non lo so, non sono stata lì a contarle. Dice che è arte, che esprimono me stessa che mi sto liberando dalle bancarelle degli ambulanti…

-       -  Questa c’ha i campanelli! Ma chi l’ha detta questa boiata, e scusa il linguaggio poco rinascimentale.

-       -  Sempre lui.

-       -  Sempre lui, chi?

-       -  Lui, il signore, il podestà, il sindaco, o come cavolo si chiama adesso. Quello che abita nella piazza dove te hai l’ingresso principale. E ne ha detta anche un’altra…

-       - E cioè?

-       - Ha scoperto che io e te dialoghiamo. Non chiedermi come ha fatto che non lo so. Sono più di cent’anni che lo facciamo, nessuno se n’era mai accorto, ma lui sì. Ed è per questo che ha cacciato via le bancarelle, per farci dialogare meglio.

-       -   Tutto qui?

-       -  Ha aggiunto che se noi dialoghiamo meglio, porteranno nella piazza tanti spettacoli di opera da fare concorrenza all’Arena di Verona. Insomma, ci sarà la fila a vedere gli spettacoli lirici, come all’Arena. Più che all’Arena. Con uno come te che al massimo c’avrà cento sedie. Se ce le ha.

-       -  Non offendere. Ma un cerusico non l’hanno ancora chiamato?

-       -   Sarà il caldo, il garbino, l’afa, l’umidità, o che ne so.

-       -  Sai che ti dico? Per qualche decennio non dialoghiamo più. Chissà che così l’inquilino di turno di Palazzo Garampi non faccia altri danni.

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nero 210Turismo, anche giugno in negativo: (- 3,9 % arrivi e - 2,2% presenze)

 

"I primi 6 mesi del 2015, per il territorio provinciale riminese, si chiudono con un lieve incremento di arrivi (+ 0,9) e un equivalente, lieve decremento di presenze turistiche (- 1,1%)”. Lo afferma il presidente della Provincia, Andrea Gnassi, in una nota in cui fa il punto su arrivi e presenze turistiche nel primo semestre.

 

Gnassi sottolinea che vi è un sensibile aumento del mercato nazionale (+ 6,3 per cento arrivi e + 4,2% pernottamenti) dopo alcuni anni di stagnazione o addirittura diminuzione. Un incremento trainato soprattutto dai flussi provenienti da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Il presidente della Provincia sostiene inoltre che “a una prima verifica, necessitante di ulteriori riscontri, sui numeri hanno avuto effetto positivo ponti e eventi turistici di punta. Dai mesi primaverili, la forza delle proposte messe in campo da diversi Comuni ha trainato in alto arrivi e presenze e abbiamo ragione di credere che questo trend venga confermato per l'estate”. Nelle dichiarazioni effettuate nelle settimane scorso come sindaco di Rimini questo effetto trainante era dato per scontato ed esaltato.

Il terzo elemento che Gnassi mette in luce sono le difficoltà sul fronte degli arrivi internazionali, dovuta principalmente alla decisa flessione del turismo russo verso l'Italia (Versilia e Sardegna lamentano da mesi il crollo dei flussi turistici dai Paesi ex sovietici), che- a parte il mese di maggio- è stata una costante sia per l'intero 2014 che per il primo semestre 2015 (chiuso complessivamente con un - 18,8% negli arrivi internazionali). Tra le note positive del mercato estero, continuano a crescere i tedeschi (+ 0,1%), i francesi (+ 10,8%), gli inglesi (+ 11,4%) e gli svizzeri (+ 5,1%).

 

Gnassi afferma che, per quanto riguarda i parziali mensili nel territorio provinciale abbiamo avuto un maggio record (+ 26,1% arrivi e + 25,9% pernottamenti), un giugno in chiaroscuro anche a causa del maltempo registrato nelle due settimane centrali (- 3,9 % arrivi e - 2,2% presenze), febbraio e marzo discreti (rispettivamente + 3,8% e + 3% negli arrivi) e un aprile in affanno (- 18,5% arrivi). Il presidente della Provincia omette di ricordare i dati negativi di gennaio (-3,5% di arrivi e -7,5% di presenze), i dati negativi sulle presenze di febbraio e marzo (-12,2 e -4,7) e il fatto che l’aprile in affanno ha significato anche un brusco – 22,9% di presenze. Quanto a giugno, che è andato male, non ci sono ancora dati analitici Comune per Comune,

 

Ed infine le considerazioni di Gnassi: “ Rimane intatto, nonostante la morsa di una crisi che non accenna a diminuire, l'appeal della provincia di Rimini; anzi, gli eventi spingono in alto i numeri, dimostrando come il cosiddetto software produca tangibili riscontri in termini di 'giro' e dunque di capacità di spesa e occupazione. La crisi del rublo e del mercato russo in generale non deve nascondere le difficoltà più generali del sistema Paese sul versante del turismo estero. Se in 10 anni l'Italia è passata dal primo al 18° posto nel Country Brand Index, che misura in ambito internazionale la percezione turistica dei Paesi, il problema è evidente. Il nostro Paese è giudicato bellissimo e impareggiabile per ricchezza d'arte e storia, ma lento e farraginoso per organizzazione, accessibilità e piuttosto ingabbiato da una selva di regole che 'respingono' inconsciamente il turismo soprattutto giovanile (che non è solo caos come troppo spesso viene rappresentato, ma muove ogni anno decine di milioni di studenti e giovani appassionati). L'incremento del segmento estero, in Italia, ormai si concentra sulle grandi città d'arte (Venezia, Firenze, Roma) e questo per la dinamica che vede i tour operator internazionali che 'usano' le città d'arte come 'mordi e fuggi'. E' qui che si misura la debolezza del sistema Paese e cioè nella scarsa capacità di collegare questi pochi 'hub' urbani con altre destinazioni vicine in modo da aumentare la presenza media degli stranieri in tutta Italia.

Sono tutti indicatori, pur se empirici, pur se parziali, di trend comunque consolidati: il viaggiatore straniero cerca sì esperienze uniche ma soprattutto contesti ambientali ricchi di qualità e di servizi, investendo come Paese sui collegamenti. Investire su questi due asset è il futuro, anche in chiave locale. Nel 'piccolo' di una Riviera che comunque ogni anno fa 15 milioni di pernottamenti, la riqualificazione dei centri storici e la sinergia tra mare e entroterra (magari passando dalla sua sola evocazione a progetti concreti), ad esempio, sono due percorsi obbligati per aumentare l'appetibilità nei confronti dell'estero. Mettiamola così: abbiamo necessità, anzi l'urgenza, che il Paese batta finalmente un colpo cominciando a trattare il turismo per quello che è, un'industria, e costruendoci sopra una politica industriale. Nel frattempo, sul piano regionale e locale, dobbiamo spingere su tutti i programmi di riqualificazione strutturale, evitando di imbottigliarci in pratiche di impatto relativo che, se andavano bene una volta in assenza di concorrenza, oggi sono fuori gioco".

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