Parco del Mare? Per lungomare Spadazzi solo una pedonalizzazione. E i privati?
Sul Parco del Mare risulta una evidente mancanza di sincronia fra progettazione e realizzazione dell’intervento pubblico e il corrispondente intervento dei privati, che pure nella vision dell’amministrazione comunale doveva rivestire un ruolo centrale del progetto. La considerazione emerge leggendo la delibera che la giunta ha approvato il 20 dicembre scorso e che ha per contenuto l’approvazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica del Tratto n.1 (lungomare Tintori) e del Tratto n.8 (Lungomare Spadazzi), un atto necessario per far rientrare l’opera nel piano delle opere pubbliche del 2019. L’anno appena cominciato costituisce un punto di svolta decisivo: a primavera – ha più volte rassicurato in consiglio comunale l’assessore Roberta Frisoni – partiranno i lavori di realizzazione. I tempi non sono un’optional: se i lavori non partono si perde il finanziamento di 2,8 milioni di finanziamenti europei ottenuti attraverso la Regione.
Leggendo la delibera si scoprono alcune cose che suscitano più di un interrogativo.
Si viene per esempio a sapere che il progetto oggetto della delibera riguarda, per quanto concerne il tratto n.8 Lungomare Spadazzi, “il completamento dell'opera pubblica finalizzata alla pedonalizzazione” del viale. Si capisce, o almeno così traspare dietro il linguaggio burocratico, che al termine dei lavori avremo unicamente un lungomare Spadazzi pedonalizzato. E l’intervento dei privati? Non pervenuti, probabilmente.
Si scopre poi che verrà completato anche il Tratto 1 Lungomare Tintori (perché completato? Cosa è già stato fatto?) “attraverso i diritti di superficie che i privati, intervenendo attraverso l’inserimento di diverse nuove funzioni sul lungomare, dovranno corrispondere all’Amministrazione”. Qui invece si capisce che ci sono privati pronti ad intervenire, ma non viene precisato quanti sono e, soprattutto, chi sono. Sappiamo invece che l’opera è finalizzata alla pedonalizzazione del Lungomare Tintori ed interessa l'area prossima agli edifici, che saranno realizzate dune ed aree verdi nella prima fascia dell’arenile, che ci saranno nuovi accessi ai vari stabilimenti balneari necessari a causa dell’innalzamento della quota del lungomare di circa 80 centimetri, a protezione dell’ingressione marina.
Procediamo con ordine. La delibera spiega che “l'Amministrazione Comunale, nella direzione di una maggior partecipazione dei cittadini e delle imprese, ha avviato processi di confronto pubblico-privati e a tal fine ha raccolto manifestazioni di interesse conformemente agli indirizzi generali delineati con Deliberazione di Consiglio Comunale n. 72 del 05/08/2015. In esito a tale richiesta sono pervenute 155 proposte da parte di 367 proponenti, di cui 134 operatori di spiaggia, 111 albergatori e ristoratori, 14 privati cittadini e 97 operatori economici e di spiaggia accorpati e 11 altri soggetti”. Ancora una volta non viene detto nulla sul seguito che hanno avuto tali manifestazioni di interesse.
Bisogna proseguire nella lettura e si scoprono altri particolari. La giunta ci informa che siamo di fronte semplicemente a una “Rappresentazione schematica preliminare” contenente un primo assetto schematico territoriale per l’individuazione delle aree e dei luoghi di possibile trasformazione, che costituisce la base di negoziazione con i soggetti privati. Tradotto dal linguaggio burocratico, si intuisce che la negoziazione con i privati, se è in corso, è ancora in alto mare. Fino a oggi è stato steso l’ordine del giorno. La delibera poi aggiunge che alla conclusione della fase negoziale sarà invece redatto il “progetto urbanistico complessivo” composto dall’opera pubblica armonizzata con gli interventi dei privati sulle aree pubbliche da concedere in diritto di superficie. Bisogna però sapere che il progetto urbanistico complessivo, costituendo variante rispetto alle norme urbanistiche vigenti, avrà necessariamente tempi lunghi di adozione e di approvazione.
A che punto siamo dunque? Molto indietro, viene da pensare. Si legge nella delibera: “Per le successive fasi di progettazione, potrà essere redatto un progetto definitivo e un progetto esecutivo che dovrà rispettare le indicazioni del progetto di fattibilità tecnica economica”. E, stando al crono programma presente in delibera, saranno necessari 12 mesi per il progetto definitivo ed esecutivo, 8 mesi per il contratto d’appalto e la gara, 12 mesi per l’esecuzione dei lavori, 3 mesi per il collaudo.
In attesa di capire quando realmente vedremo qualcosa del Parco del Mare, la delibera ci informa che l’opera ricomprende anche un intervento a carattere sperimentale di ripristino di dune costiere nella spiaggia libera di fronte alla colonia Bolognese. Le dune saranno ricreate grazie alle “ganivelles”, un graticolato di paletti di castagno tenuti insieme da una serie di fili di ferro. Le ganivelles servono ad attutire la forza del vento che le attraversa e di conseguenza a favorire l’accumulo della sabbia.
Lunedì alle 15 in Cattedrale i funerali di Marilena Pesaresi
(Rimini) Si terranno domani ale 15 in cattedrale a Rimini i funerali di Marilena Pesaresi, la dottoressa missionaria spetasi all'età di 86 anni. La cerimonia sarà presieduta dal vescovo Francesco Lambiasi. Questa sera, nella chiesa di San Gaudenzo, ci sarà una veglia di preghiera. "La comunità parrocchiale di San Girolamo, nel cui territorio ha abitato Marilena Pesaresi con le sorelle, una volta ritornata dall’Africa per le sue condizioni di salute, si unisce nella preghiera alla Diocesi ed alla sua famiglia", precisano dalla parrocchia. "Dialogando con lei, la scorsa estate, - ha dichiarato il parroco don Roberto Battaglia - mentre le chiedevo come viveva questo tempo, in cui non poteva più dedicarsi alla sua opera, rimasi stupito e commosso dalla sua risposta tanto essenziale quanto decisiva: “l’unica cosa che conta è fare la volontà di Dio”. Con questa affermazione, sofferta e densa di certezza, rispondeva alla chiamata del Signore. Questa risposta esprime la fede che ha attraversato la sua immensa opera di medico missionario, resa eterna dal suo “Sì” a Cristo, col quale desideriamo immedesimarci domandando a Dio di crescere nella coscienza della vita come vocazione".
La dottoressa Marilena Pesaresi nasce nel 1932 in una famiglia riminese con padre e madre esemplari e profondamente cattolici e numerosi fratelli e sorelle. Dopo la laurea in Medicina nel 1961, nel 1963 parte per quella che sarebbe stata per molti decenni la sua vita, l’attività di medico missionario in Africa. Prima all’ospedale di Harare poi nella Missione di Chirundu (al confine tra la Rodesia del nord e quella del sud, attualmente rispettivamente Zambia e Zimbabwe). Nel 1968 si trasferisce a Mutoko dove per alcuni mesi lavora insieme alla dottoressa Guidotti e a Caterina Savini, un’infermiera missionaria forlivese, che già avevano iniziato a sviluppare quell’ospedale. La terza missione è quella di Sichili, nel sud dello Zambia dove si ferma per dieci anni, contribuendo ad attrezzare progressivamente l’ospedale e realizzando anche una sala operatoria. Dopo questa lunga esperienza, la dottoressa si trasferisce nel nord dello Zambia, a Ndola, nella zona delle miniere di rame (Copperbelt). Qui trova una situazione completamente diversa, la popolazione, ormai venuta a contatto con il mondo occidentale, soffre una povertà in contrasto con la ricchezza di pochi. Infine, il ritorno a Mutoko, in Zimbabwe. Nel frattempo la Dott.ssa Guidotti, rimasta in questo ospedale (“All Souls mission” ), viene uccisa da mercenari bianchi durante le lotte per l’indipendenza, perché ha curato in ospedale anche soldati africani guerriglieri. A Mutoko la Dott.ssa Pesaresi affronta una sistematica e consistente opera di ristrutturazione del complesso ospedaliero: maternità, casa per infermiere, reparto uomini, reparto malati di Aids. Nel 1989 viene aperta una scuola per infermieri professionali, per preparare personale che dovrà lavorare specialmente nelle strutture delle zone rurali. Marilena è tenuta in grandissima stima dalla popolazione africana. In Zambia è chiamata “La donna dal cuore grande”, in Zimbabwe le è stato dato il titolo: “Il leone che sa”
La dottoressa ha sempre mantenuto un vivo rapporto con la Diocesi di Rimini e con la sua Città. Ne è testimonianza “Operazione cuore”, iniziativa realizzata in collaborazione con il fratello cardiologo, con la quale vengono portati in Italia i malati di cuore, operati in ospedali specializzati di Milano, Ancona e Roma.
Marilena Pesaresi nel 1981 è stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica. Nel 1993 è stata eletta, a Rimini, “Il personaggio riminese dell’anno”. Nel 1994 ha ricevuto il premio nazionale “Laica missionaria dell’anno”. Insignita del titolo di Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana nel 1995, è stata premiata, nel 1997, con il “Paul Harris” dal Rotary Club di Rimini
Where To Travel In 2019: Rimini, Italy
Marcia della Pace, con un occhio alla Siria e alla fiera delle armi
Anche quest’anno si terrà a Rimini, il 1° gennaio 2019 dalle ore 15 alle ore 17.30, per le vie del centro storico, la Marcia della Pace giunta alla ottava edizione. Da tre anni è promossa direttamente dalla Diocesi di Rimini, in collaborazione con l’Associazione Musulmana A.C.V. (Associazione Culturale Valconca) e con il patrocinio del Comune di Rimini.
L’appuntamento è per il 1° gennaio, data tradizionalmente scelta dal Papa per la Giornata Mondiale della Pace. La novità 2019 è il ritrovo e la partenza all’Arco d’Augusto, alle ore 15. È previsto il cammino per le vie del centro cittadino fino a piazza Tre Martiri e piazza Cavour, poi si imboccherà via Gambalunga, via Tempio Malatestiano. Di fronte al Duomo verrà organizzato un flash mob.
La marcia prevede alle 16 un momento di approfondimento in Sala Manzoni con varie testimonianze: il direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale della Diocesi di Rimini don Pierpaolo Conti proporrà il documento redatto dall’Ufficio stesso su Hit Show, la fiera delle armi di Vicenza. Successivamente interverrà Abdo Xsyan, siriano, profugo in Libano, dove ha aperto una scuola per la non-violenza e la pace per oltre 500 ragazzi. Costretto a fuggire anche dal Libano, è giunto in Italia, ed ora con il programma rifugiati è stato accolto da una ventina di giorni a Santarcangelo, dalla parrocchia S. Michele Arcangelo.
Prima della conclusione affidata al Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, è prevista anche la testimonianza di Giacomo Pacassoni, medico imbarcato su Open Arms e protagonista delle “buone pratiche” citate dal Vescovo in occasione di San Gaudenzo; e la visione di un video di papa Francesco e la presentazione del messaggio per la Giornata della Pace dello stesso Pontefice.
Marciando per le strade della città gli organizzatori intendono fare proprie le parole che Papa Francesco ha offerto nel messaggio della Giornata.
“Esiste una buona politica? È la domanda che sorge leggendo il messaggio di papa Francesco. – ha detto il Vicario generale della Diocesi di Rimini, don Maurizio Fabbri – Oggi più che mai si portati a pensare che la politica faccia solo i propri interessi, non il bene del popolo. Ma perché ci sia pace è necessario che ci siano buoni politici. Il Papa ha offerto una cartina di tornasole dei vizi e delle virtù della politica. Le virtù? Coraggio, autorevolezza che viene dal modo di vivere, la ricerca del bene comune e dell’unità, l’ascolto e l’audacia. I vizi spesso li abbiamo sotto gli occhi. Corruzione, strumentalizzazione delle persone, xenofobia, razzismo, disprezzo verso chi è costretto a lasciare il proprio paese.
Il Papa – prosegue il Vicario generale – incoraggia giovani e adulti a farsi artigiani di pace”.
La pace va costruita giorno per giorno, ciascuno nel proprio ambito di impegno.
“La pace – don Maurizio cita ancora Bergoglio – ha tre dimensioni: 1. la pace con se stessi; 2. la pace con l’altro (che non è solo l’amico o chi la pensa come te); 3. La pace con il creato, che ci è affidato per l’oggi ma anche per il domani”.
“Per i musulmani, la pace è un obiettivo da ricercare sempre. È un pilastro su cui fondare il vivere comune. – è il pensiero di El Mustafa Sattih, 54 anni, della comunità musulmana – Il 1° gennaio come comunità musulmana saremo presenti alla marcia per concretizzare a livello riminese questo obiettivo”.
“La pace mi sta a cuore anche personalmente. – rilancia Halima Osman, 47 anni da Montescudo – Vengo da un Paese, la Somalia, che è in guerra civile da 30 anni. Occorre lavorare tutti e tutti i giorni per conseguire la pace”.
Alberto Capannini, insieme a don Oreste Benzi, è stato uno dei fondatori di Operazione Colomba, il corpo di pace e non violento della Papa Giovanni XXIII. “Quella di Abdo Xsyan è la testimonianza che la pace parte dal basso: lui ha scritto, insieme ad un nucleo di collaboratori, una proposta di pace per la Siria che Operazione Colomba appoggia e cerca di diffondere”.
Come ogni anno la Marcia intende accendere i riflettori su un tema di respiro internazionale ed uno di livello locale.
A livello locale, facendo nostro l’appello della giornata e pensando all’anno appena trascorso, la Marcia concentrerà l’attenzione su diversi temi. “Queste tematiche vogliono aiutarci a riflettere sulla pace intesa come dialogo e accoglienza concreta e possibile che vanno praticati negli atteggiamenti quotidiani che ciascuno mette in campo: in famiglia, a scuola, sul luogo di lavoro, nel tempo libero” dicono Antonio De Filippis e Mario Galasso, della Commissione Diocesana Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato che prepara la Marcia.
“Hit Show, ad esempio, è la fiera delle armi di Vicenza organizzata da IEG, la società che riunisce Fiera di Rimini e Fiera di Vicenza. Vedere giovani che in questa manifestazione prendono in mano e «provano» armi, non solo da caccia o per il tiro a segno ma anche semiautomatiche etc, crediamo che non debba essere la normalità. – fa presente Mario Galasso – Sappiamo che IEG si muove nel campo della legalità più assoluta, ma a livello educativo si può fare meglio, più nella direzione dell’accoglienza e della fraternità che in quello della paura e delle diffidenza”.
Nedo Pivi, Commissione Diocesana Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato: “rappresento lo scoutismo che è stare sulla frontiera. Anche a Rimini ci sono diversi elementi di discordia e una cultura contraria alla pace, anche sul tema immigrati, nomadi e microaree. Elementi divisori all’interno della città: ci piacerebbe che i politici partecipassero in modo attivo alla costruzione della pace”.
Alle ore 18 il Vescovo di Rimini celebra la Messa in Cattedrale, nella festa della Madre di Dio.
Trc Stazione-Fiera: un progetto alla ricerca di 70 milioni
Se per la linea del Trc Rimini-Riccione (ora ribattezzato Metromare) 5 milioni di passeggeri vi sembravano una previsione troppo ottimistica, sappiate che per la tratta Stazione di Rimini -Fiera ne sono previsti 6 milioni e mezzo, cioè qualcosa come 22 mila passeggeri al giorno di media in giorno feriale. Se i 100 milioni e passa di costo del Trc Rimini-Riccione vi sono sembrati eccessivi, sappiate allora che per la nuova tratta la spesa è minore, circa 70 milioni, compresi gli autobus.
Ecco i primi numeri del progetto approvato dalla giunta e presentato questa mattina dall’assessore Roberta Frisoni. Il nuovo tracciato ha una lunghezza complessiva di 4 km e 200 metri e si sviluppa lungo la via Emilia, la via XXIII Settembre, il viale Matteotti fino a Piazzale Battisti, e consentirà di connettere in 16 minuti la Stazione di Rimini con Rimini Fiera. Sono previste 12 fermate intermedie di cui 5 a doppia corsia con possibilità di incrocio in fermata e 7 a singola corsia senza possibilità di incrocio. Rispetto all’idea originaria – un percorso parallelo alla ferrovia – si è quindi optato per un tracciato che attraversa la città, servendo direttamente le abitazioni e le attività commerciali.
Gli autobus, interamente elettrici, avranno una sede propria nell’attuale sistema stradale. Saranno al centro della carreggiata, mentre ai lati si muoveranno le auto privati nelle due opposte direzioni. Circa 70 milioni di investimento per ricavare una corsa preferenziale nell’attuale sede stradale? Sarebbero in effetti troppi se il progetto non prevedesse anche una soluzione per gli incroci, visto che un autobus veloce non può certo fermarsi ai semafori o rallentare alle rotatorie. Saranno pertanto realizzati sottopassi nelle principali intersezioni cittadine: fra piazzale Cesare Battisti e Corso Giovanni XXIII, piazzale Vannoni, via Popilia ed il nodo della Statale 16. Inoltre il Metromare Stazione-Fiera dovrà scavalcare due corsi d’acqua dei quali il primo (il porto canale) viene risolto attraverso la rifunzionalizzazione del ponte esistente (dei Mille) mentre per il secondo (Deviatore Marecchia) ci sarà bisogno della demolizione e del rifacimento del ponte esistente. La realizzazione di questa tratta del Trc sarà l’occasione per una riqualificazione della viabiità cittadina, avendo un occhio particolare per le piste ciclabili e i percorsi pedonali e l’immancabile iniezione di verde ed arredo urbano. Un obiettivo strategico è eliminare il passaggio obbligato del traffico proveniente da nord-ovest dal Ponte di Tibero, per il quale si prevede la chiusura al traffico veicolare.
Il progetto presentato dall’amministrazione comunale ha come presupposto una “rivoluzione culturale”, cioè un cambiamento nelle abitudini di vita dei cittadini, che dovranno essere più disponibili ad usare il trasporto pubblico e a farsi anche qualche camminata di dieci minuti per giungere alla meta desiderata in centro storico.
L’amministrazione comunale presenterà il progetto, già munito di un’analisi costi/benefici, per ottenere i finanziamenti statali stanziati nel fondo per sistemi di trasporto rapido di massa, fondo che nella legge finanziaria 2018 ammontava a 3,5 miliardi di euro. Entro il 2019, così confida l’assessore Frisoni, il governo dovrà decidere quali progetti potranno accedere al finanziamento. “Noi – avverte – contiamo di avere tutte le carte in regola. Se a Roma guarderanno alla bontà delle proposte e non al colore politico, supereremo certamente l’esame.”.
Secondo l’amministrazione a realizzare il progetto ci vorranno tre anni, quindi se i la ori partiranno entro il 2021, nel 2025 si potrà andare in Metromare da Riccione fino alla Fiera. Una scommessa ardita.
Trc dalla Stazione Fs alla Fiera: la nota dell'amministrazione comunale
IEG, la versione di Marzotto. E il 15 gennaio sarà a Rimini
Ed ora abbiamo anche la Marzotto’s version. Fino ad oggi l’ex vice presidente di IEG, Matteo Marzotto, aveva taciuto sulle ragioni del suo allontanamento dalla società e sulla mancata quotazione in Borsa. Ha deciso di togliersi i sassolini sulle scarpe e lo ha fatto alla vigilia di Natale con una lunga intervista a Il Giornale di Vicenza nella quale spiega perché, a suo giudizio, il presidente Lorenzo Cagnoni e l’amministratore delegato Ugo Ravanelli hanno tenuto “un atteggiamento incomprensibile e inaccettabile”. E non è che la prima parte della sua controffensiva perché nella stessa intervista conferma che il 15 gennaio sarà in commissione a Rimini per raccontare appunto la sua versione dei fatti.
Marzotto innanzitutto sostiene che “se fossimo arrivati pronti per Piazza Affari nella primavera di quest’anno, oggi IEG sarebbe quotata”. Tutto sarebbe stato vanificato con il blitz del 6 aprile quando tutti i consiglieri di parte riminese si sono dimessi. “Che senso aveva – si chiede Marzotto – forzare fino a questo punto il socio di minoranza che si era sempre dimostrato leale?”.
Cagnoni ha dichiarato che Marzotto si era fatto un film. “Il film – replica l’ex vice presidente – l’ha girato lui senza dire a nessuno quale fosse la trama. Giocando a carte coperte salvo far saltare il banco con quella mossa priva di senso e di inutile violenza”. Marzotto sul presidente Cagnoni afferma anche che “dovrebbe ricordare che opera in una società pubblica da padrone, senza esserlo”.
L’intervistatore gli riporta l’accusa – mai espressa pubblicamente, in verità – secondo cui Marzotto e l’ex direttore generale Corrado Facco stavano preparando un golpe per far fuori tutti i dirigenti riminesi. Marzotto replica girando l’accusa e passa a dire la sua sul famoso rapporto, stilato da una società di consulenza, che aveva dato poco lusinghieri valutazioni su dirigenti espressi appunto da Rimini. “Il signor Cagnoni quel piano lì non lo ha voluto nemmeno leggere”.
La tesi dell’ex vicepresidente è che si sono accumulati ritardi inspiegabili sul piano industriale e sulla quotazione in Borsa, arrivando poi a dare di Facco una valutazione diametralmente opposta a quella espressa da Cagnoni: “Avevamo in casa il miglior manager su piazza quanto a core business fieristico e la scelta di licenziarlo e di ripescare un amministratore delegato perché esperto di quotazioni, nonché riminese, mi è parsa balzana”.
Marzotto interviene anche sull’atteggiamento dei soci vicentini che hanno voluto dai loro membri in cda una lettera di dimissioni in caso di quotazione in Borsa. “Una stranezza finita in un pasticcio comunicativo, ho sbagliato. Ero stanco di tutti il chiacchiericcio su certe richieste della maggioranza rispetto a me e al dopo Ipo (la quotazione, ndr)”. Aggiunge poi “Credo che Vicenza sia stata nel complesso troppo arrendevole rispetto a Rimini”.
Cagnoni ha dichiarato che i presunti meriti di Marzotto e Facco sono stati quelli di portare Vicenza a 45 milioni di debiti. “E’assolutamente falso che la Fiera di Vicenza fosse alla disperazione”.
L’intervista affronta anche il tema dell’articolo de La Stampa e l’accusa di aver dato l’incarico per i nuovi padiglioni allo stesso studio che ha progettato Rimini e il Palacongressi. Marzottto ribadisce che lui voleva una gara ma di non aver potuto fare niente perché “dal 6 aprile in avanti non mi hanno fatto toccare palla”.
Dure accuse anche contro Ravanelli. “Si è seduto nel primo cda del nuovo corso il 27 aprile e dopo un’ora ha presentato una rivoluzione, grazie a deleghe straordinarie, cosa per me ben curiosa, concesse da uno statuto abbondantemente modificato. Lui aveva il potere di fare e disfare tutto, incluso licenziare il dg, che infatti dopo 10 minuti era fuori. Così come ha smontato pezzo per pezzo il piano industriale appena varato (e pagato), l’assetto organizzativo, licenziando subito il responsabile delle risorse umane. Ma come ha a fatto a quattro giorni dal suo insediamento ad avere delle certezze così granitiche? Roba da maghi, deve essere lo iodio dell’aria della riviera”.
Cagnoni ha detto che Marzotto era pagato troppo. “Non ho mi discusso dei miei compensi. Ha detto che io guadagnavo troppo, dimenticando di dire quanto guadagnava lui”.
Messaggio finale ai dirigenti di IEG: “L’importante è che non parlino di me. Hanno quotato la società in Borsa? No. Sono più forti? No. Hanno idea di cosa fare? Non mi pare proprio. Stanno facendo una buona operazione industriale ? Secondo me no. Il 15 gennaio prossimo mi hanno invitato a parlare in commissione consigliare a Rimini. Spiegherò anche a loro come è andata davvero.”
Sui nomadi Lisi come Macron. E non ci sono neppure i gilet gialli
Ricordate le microaree per i sinti di via Islanda? Ricordate le polemiche, le assemblee infuocate, i dibattiti in consiglio comunale? Tanto rumore per nulla. Il progetto delle microaree e della chiusura di via Islanda, presentato sempre come urgenza ed emergenza, è congelato. Ad accendere i frigoriferi e a portarli a venti gradi sotto zero è stata la maggioranza che sostiene il sindaco Andrea Gnassi.
Lo ha candidamente ammesso l’assessore ai servizi sociali Gloria Lisi, rispondendo in consiglio comunale ad una interrogazione di Mario Erbetta (Rinascita Civica) a proposito dei sinti giostrai che sono sul punto di essere cacciati dalle casette mobili sistemate su terreni di loro proprietà (qui la storia). Ieri le famiglie sinte protestavano davanti al consiglio comunale perché il rischio di trovarsi sulla strada diventa ogni giorno più vicino.
L’assessore Lisi l’ha presa alla lunga. Vale la pena riportare i passaggi principali del suo discorso. “Il mio assessorato si occupa di queste questioni dal 2011. Siamo arrivati agli onori della cronaca quando abbiamo deciso di mettere in sicurezza via Islanda. Pensavamo che fosse l’occasione anche per trovare una soluzione ai sinti che hanno i loro terreni. Sapete tutti cosa è successo: in città sono emersi problemi che hanno coinvolto anche la mia persona, ci sono state assemblee pubbliche nel quale sono volate parole abiette. In consiglio comunale arrivavano i cittadini a protestare contro le microaree. Non sono riuscita a contare quante riunioni di maggioranza abbiamo dedicato al tema. Difficile per un’amministrazione prendere una decisione in un periodo storico come questo. Il clamore mediatico non ha fatto bene ai sinti di via Islanda e nemmeno a quelli che oggi manifestano. Tutto è saltato grazie alla maggioranza, grazie all’opposizione, grazie ai cittadini, grazie alle fughe di notizie, e lei consigliere Erbetta dovrebbe saperlo bene. Alla sua interrogazione rispondo dicendo che è il consiglio comunale a dovere dare una risposta.”
La notizia è dunque che dopo tanto clamore, dopo aver esasperato i comitati cittadini, alimentato il flusso di voti verso la Lega, tutto si è fermato. Tutto è bloccato non tanto perché ci ha ripensato l’assessore Lisi, ma perché la sua maggioranza non vuole assumersi la responsabilità di una decisione impopolare. L’assessore ha cercato di allargare la responsabilità anche all’opposizione, ai cittadini e al clamore mediatico, ma è un escamotage retorico per non dover semplicemente ammettere che nel Pd c’è più di un mal di pancia.
Nella propria replica, il consigliere Erbetta ha avuto buon gioco a sottolineare che lui è un consigliere di opposizione, che il potere è in mano alla giunta e alla sua maggioranza. Si assuma le proprie responsabilità.
In questa vicenda Gnassi e la sua giunta si mostrano ancor meno coraggiosi del presidente francese Macron: lui dopo tutto si è arresto ai gilet gialli che stavano devastando Parigi, il sindaco e l’assessore si sono fermati davanti a qualche cartello dei comitati e a qualche interrogazione dell’opposizione.
È auspicabile che l’assessore Lisi e l’intera giunta traggano qualche insegnamento da questa poco gloriosa marcia indietro su un problema definito più volte di estrema urgenza. Occorre riconoscere che la partita è stata gestita in modo poco accorto. Sapevano in anticipo che i nomadi vicino a casa suscitano paura e che i cittadini non li avrebbero accettati a cuor leggero. Sapevano anche che in questi momento c’è chi soffia su queste paure per trarne un profitto politico. L’errore grave della Lisi è stato quello di non saper distinguere fra chi semplicemente manifestava una paura ed aveva bisogno di essere rassicurato con argomenti concreti, e chi invece avrebbe comunque continuato a cavalcare la paura di fronte a qualsiasi ragionevole soluzione. Non facendo questa distinzione, non incuneandosi nelle contraddizioni del fronte anti-nomadi, ma sparando contro tutti, ha contribuito a compattarli e a renderli più forti. Invece di far scattare subito l’accusa di razzismo e di intolleranza verso chi manifestava sentimenti di paura, si poteva seguire la strada della spiegazione, della paziente persuasione accompagnata da segnali concreti di condivisione delle preoccupazioni dei cittadini.
Ora Gloria Lisi cerca di levarsi di impaccio scaricando le responsabilità sulla sua maggioranza. Ma il fallimento del progetto di via Islanda porta anche la sua firma.
Ma di quanti voti dispongono i bagnini? Bolkestein e dintorni
Ma di quanti voti dispongono i bagnini? Sembrerebbe molti, vista la corsa affannosa a compiacerli e a far trovare sotto l’albero di Natale un sostanzioso regalo. Al Senato, Lega e Movimento 5 Stelle hanno trovato un accordo sulla proroga di 15 anni delle attuali concessioni demaniali. L’attuale regime, in deroga alla direttiva Bolkestein, scade il 31 dicembre 2020 e per tutta la scorsa legislatura si era cercato di mettere mano ad una legge che, recependo la Bolkestein e quindi le evidenze pubbliche per le concessioni, fissava comunque alcuni garanzie per i bagnini ed un congruo periodo, da definire, di transizione. Una soluzione sulla quale aveva concordato anche gran parte delle associazioni di categoria. Ora il governo gialloverde ha invece deciso di concedere una proroga sic et simpliciter, il che equivale ad un nuovo guanto di sfida lanciato nei confronti dell’Unione europea. L’obiettivo palesemente dichiarato è di uscire dalla Bolkestein: si tratta di vedere se per tutte le categorie interessate o solo per i bagnini. A Roma gli Ncc, ovvero i noleggiatori di auto con conducente, hanno manifestato davanti a Senato e inviato frasi irripetibili all’indirizzo del ministro Toninelli perché ha respinto tutte le loro richieste di deroga alla Bolkestein. Figli di un dio minore.
Ma non c’è solo l’accordo fra Lega e Movimento 5 Stelle. Anche Forza Italia, Fratelli d’Italia e persino il Partito Democratico sono pronti a mettere la propria firma nel biglietto d’auguri che accompagna il regalo natalizio per i bagnini. Intorno ai privilegi per gli ombrelloni si verificano le prime grandi ed inedite intese di questa legislatura. Ma quanti voti hanno i bagnini?
Sembra un ritorno agli anni Sessanta/Settanta quando un ministro repubblicano tolse le concessioni alle Aziende di Soggiorno per darle direttamente ai bagnini. Allora si diceva che nel simbolo del Pri l’ombrellone aveva sostituito l’edera; comunque quel partito, nonostante il voto dei balneari non andò oltre l’1,5 a livello nazionale e al 3 per cento a livello locale.
Ora c’è invece una nuova spasmodica rincorsa a conquistare i loro favori. L’assessore regionale Andrea Corsini, da sempre sensibile alla lobby balneare, si è subito affrettato a dire “Bene” e a proteggersi poi con la foglia di fico della richiesta di una legge organica che affronti tutti i nodi del settore, compresi i canoni leggeri per i bagnini e quelli più esosi per i pertinenziali.
Corsini non può comunque tacere del rischio che così l’Italia va incontro alla procedura di infrazione e alla relativa salatissima multa. Già, perché il regalo natalizio ai bagnini costerà alle tasche di tutti gli italiani almeno nove milioni di euro, oltre a spiccioli – si fa per dire – delle penalità di mora, da 10.753,5 a 645.210 euro al giorno.
Non tutti nel Pd, almeno a livello locale, hanno corrispondenza d’amorosi sensi con i bagnini. Anzi a Rimini un personaggio come Maurizio Melucci, predecessore di Corsini, è un fiero difensore della Bolkstein: “E' la prima volta che il Pd difende non il sistema delle imprese ma quella singola impresa che da anni ha una rendita di posizione e gode di una concorrenza sleale rispetto ad altre “, ha scritto su Facebook.
Ma c’è un altro passaggio nel comunicato di Corsini che merita di essere valutato con attenzione. È quello in cui afferma che “Noi, come Regione stiamo facendo la nostra parte e siamo pronti a sostenere gli investimenti degli operatori balneari nell’ambito del prossimo bando per le imprese della filiera turistica, che è finanziato con 25 milioni di euro”. Traduzione: se vogliamo cambiare il volto della costa, dobbiamo dare certezza agli imprenditori balneari che altrimenti non investono. Se vogliamo che le nostre politiche abbiamo successo, dobbiamo concedere questo regalo, turandoci o meno il naso. Non ci sorprenderebbe se in questo dibattito il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, che ha a cuore le sorti del suo Parco del Mare ancora non decollato proprio per le incertezze sul tema spiaggia, si ritrovasse a condividere in pieno la posizione di Corsini.
Quel che questo ragionamento tende a trascurare, è il prezzo salato che pagheranno i cittadini, chiamati tutti a partecipare al regalo ad una categoria che da anni paga canoni risicati e non ha mai fatto i conti con la concorrenza. Ai costi dell’operazione ci penseranno i figli e i nipoti. Viene in mente la storia delle baby pensioni: passa un treno, e perché io non ne devo approfittare e salirci sopra. Così hanno pensato quanti sono andati in pensioni dopo 15 anni, sei mesi e un giorno. La proroga delle concessioni è il treno invano atteso per anni, oltre che dai bagnini, da Regione e Comune; adesso che per iniziativa di quegli impresentabili di leghisti e grillini sta passando, vogliamo girarci dall’altra parte?
Se invece partiti e amministratori si accodano per aver parte al piccolo gruzzolo di voti, dimenticano che gli elettori, da sempre, alla brutta copia preferiscono l’originale.
Economia, in Emilia Romagna la maggiore crescita del Pil:+1,4
Sono dati sui quali la Regione Emilia Romagna, anche in vista del difficile appuntamento elettorale dell’anno prossimo, ha suonato la grancassa. Nel 2018 la nostra regione è diventata la locomotiva del Paese: il Pil è cresciuto dell’1,4, mentre le regioni del mitico nordest (Lombardia, Veneto) seguono con l’1,2 mentre l’Italia è ferma all’1. E le previsioni per il 2019 confermano che l’Emilia Romagna, insieme al Veneto, sarà la regione con la crescita più alta. Sono i dati che emergono dal rapporto sull’economia regionale, stilato da Unioncamere e presentato ieri a San Patrignano.
Gli altri dati che fanno gonfiare il petto sono la disoccupazione scesa al 5,7 per cento, i nuovi 28 mila posti di lavoro, il manifatturiero che segna un +2,2 per cento, le esportazioni che hanno registrato un incremento del 5,5 per cento, il turismo che va (viene dato al ì4,4, ma qui sono i soliti dati delle presenze “corrette” dall’Osservatorio regionale), anche le costruzioni possono vantare un +1,6 per cento, solo il commercio ha il sego negativo: -1,8. In un contesto globale dove c’è chi viaggia in Ferrari e chi va in bicicletta, noi possiamo permetterci un buono scooter, secondo l’immagine del direttore del centro studi di Unioncamere, Guido Caselli.
Il numero delle imprese è rimasto sostanzialmente stabili (405 mila), mentre gli addetti sono cresciuti del 2,7 per cento. Crescono invece le imprese gestite da stranieri: sono il 12 per cento del totale e nel 2018 hanno avuto un balzo in avanti di tre punti percentuali. Imprenditori stranieri sono innanzitutto cinese, marocchini, albanese e rumeni. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 6,4 al 5,7 per cento, nel terzo trimestre del 2018 addirittura si è fermato al 4,7 per cento. Da questo punto di vista, nella locomotiva regionale Rimini si trova fra gli ultimi vagoni, avendo un tasso di disoccupazione del 10,2, che sale al 30,6 fra i giovani.
Il direttore non ha nascosto i punti critici, invitando a guardare al rapporto fra popolazione in età attiva (dai 15 ai 64 anni) e anziani e bambini. Trent’anni fa c’erano 222 persone in età attiva ogni 100 inattivi, oggi siamo a 170, tra vent’anni saremo a 132. Tra vent’anni ci saranno più bambini, e soprattutto anziani, rispetto agli occupati Al di là delle implicazioni di sostenibilità, significa che nei prossimi anni il problema non sarà trovare lavoro, ma lavoratori. Già oggi le imprese manifatturiere cercano ma non trovano ingegneri, informatici, ma anche operai.
Il mondo dell’impresa cambia. Secondo una ricerca, il 65% degli studenti di oggi quando terminerà il proprio percorso formativo andrà a svolgere un’attività che non è ancora stata inventata. Non è un futuro lontano, è già l’oggi. Fra le nuove imprese dell’Emilia Romagna sono numerose quelle che non solo classificabili secondo i codici stabiliti. Per cui abbiamo imprese “non altrimenti classificabili” nei servizi di sostegno alle imprese, nei servizi per la persona, nelle attività di consulenza tecnica, nel commercio al dettaglio, nell’elaborazione dati.
Cambia anche il mondo del turismo. A Bologna c’è stata grazie all’aeroporto un’impennata di presenze ma mancano gli alloggi. Un’impresa tradizionale reagirebbe aggiungendo camere o costruendo un nuovo albergo. Qualcun altro, tipo Trivago, può aggregare tutta l’offerta disponibile in un portale e facilitare la scelta degli utenti, qualcun altro pensa a trasformare la propria stanza in un alloggio per turisti. Airbnb in Emilia Romagna, dal 2015 al 2017, ha aumentato del 500 per cento le camere a disposizione, dell’800 per cento gli incassi. Nel 2016 ad ogni notte-camera in Airbnb corrispondevano 27 notti in albergo, mentre nel 2018 è diventato di una ogni otto. Nel settore alloggio-ristorazione il numero delle imprese è cresciuto dello 0,5 per cento e gli addetti del 6 per cento.
Come anticipato, l’unico settore con il segno negativo è il commercio, che sconta la debolezza della domanda interna. In crisi però non solo i negozietti sotto casa ma anche la grande distribuzione. I punti vendita soffrono sempre più la concorrenza del commercio elettronico.
Fra i dati positivi, il buon livello delle esportazioni. Nel corso dei primi nove mesi del 2018 hanno messo a segno un aumento del 5,2 per cento del proprio valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’anno passato era stato registrato un incremento leggermente più elevato, attorno al 7 per cento.
Dal punto di vista merceologico, i settori che hanno fatto registrare i maggiori incrementi delle proprie esportazioni sono gli apparecchi elettronici ed ottici (+8,1), i metalli ed i prodotti in metallo (+7,7) e la meccanica (+5,1). In calo il settore dei minerali non metalliferi (-3,6): l’alimentare e sistema moda crescono del 4 per cento. Per quanto concerne i mercati di sbocco, la Germania si conferma il principale partner commerciale dell’Emilia-Romagna, con quasi il 13 per cento delle vendite all’estero.
Riccione, in consiglio la delibera sui nuovi progetti. Ecco quelli accolti e quelli respinti
Verrà presentata nella seduta del Consiglio comunale del 20 dicembre la proposta di delibera di indirizzo approvata dalla Giunta con oggetto la rigenerazione urbana, in osservazione alle manifestazioni di interesse formulate dai privati in risposta all’avviso pubblico indetto dall’amministrazione per riqualificare la zona turistica a mare e alcune aree sopra la ferrovia. Si tratta di un documento strategico che contiene requisiti, priorità e limiti rispetto agli obiettivi di interesse pubblico previsti nel bando. Con il passaggio del documento in Consiglio comunale la fase successiva sarà l’avvio del termine di 6 mesi per avanzare, da parte dei privati, proposte di accordi operativi e dare così attuazione ai progetti.
L’avviso pubblico e le manifestazioni di interesse, come da linee della Legge regionale n.24/2018, presentate recentemente alla città e agli ordini professionali in più appuntamenti, di cui uno alla presenza dell’assessore regionale Raffaele Donini, sono stati i primi e necessari passaggi interlocutori tra l’amministrazione e gli operatori privati per andare ora a delinearne i contenuti nell’atto di indirizzo strategico e, successivamente, negli accordi operativi.
Si ricorda che sono 21 gli operatori economici che hanno manifestato interesse ad attuare il piano strutturale comunale su aree private suddivise nelle zone nord, centro e sud del territorio.
Per la zona sud hanno risposto ai requisiti richiesti i progetti di riqualificazione del Camping International Riccione e Romagna, il Camping Adria, l’area Asar in viale Colombo e Riccione Terme - Perle d’Acqua. Va sottolineato che per ognuno di questi progetti sono stati richiesti, in maniera differente a seconda del caso specifico, prescrizioni e valutazioni. Al contrario per l’ex colonia Perla Verde non sono state ravvisati, nella proposta presentata, elementi di interesse pubblico e soluzioni coerenti con gli indirizzi generali indicati per la zona sud. Non sussistono i criteri richiesti anche per il progetto di parco pubblico in viale Vespucci, che prevedeva la realizzazione di un edificio di Buon vicinato e una zona verde, intervento per cui occorre adottare un altro strumento quale un piano di lavori pubblici.
Nella zona centrale non sono stati ritenuti valutabili, per mancanza di requisiti, il Grand Hotel, l’Hotel Vittoria e l’Hotel Tropic: in particolare per quest’ultimo perché non occorre accordo operativo ma è sufficiente il permesso di costruire.
Mentre è stata accolta una delle due proposte presentate per l’ex Delfinario, che prevede la realizzazione di un immobile, rispetto ai due previsti inizialmente, di cui il 40% a destinazione residenziale e il 60% ad uso ricettivo, oltre al mantenimento del vincolo della villa preesistente. Anche il progetto dell’ex Vallechiara è stato accolto, seppur con diverse prescrizioni e con l’inserimento, in corrispondenza agli obiettivi di rigenerazione urbana, di un giardino-piazza pubblica nell’area villa Bedeschi, e la partecipazione al rifacimento delle aree scoperte esterne al Palacongressi.
Nella zona nord il progetto relativo all’area giochi Savioli in viale D’Annunzio, che riguarda la ristrutturazione di un piccolo parco giochi privato e la realizzazione di un immobile da destinare ad uso commerciale e pubblico esercizio, viene parzialmente accolto. Accolti il progetto per l’ex Dancing Sirenella così come per le aree libere Ceschina e l’ex garage Lido di viale D’Annunzio (accolto con prescrizioni). Accolta la seconda proposta progettuale per l’ex Hotel Le Conchiglie che prevede una struttura ricettiva, residenziale e commerciale, centro benessere e parco pubblico; respinto il progetto Beach Village in quanto non sussistono le condizioni per una valutazione, non essendoci alcun riferimento al Piano Strutturale Comunale e alle norme sovraordinate.
Nell’area sopra la ferrovia, per mancanza di contenuti di interesse pubblico e di coerenza con gli indirizzi previsti, sono stati respinti i progetti di Piazza Unità, di Via Flaminia/Tortona e di via Abruzzi (in quanto non ubicata né in zona mare né nella zona a monte della ferrovia prevista dal bando).
“Abbiano svolto un lavoro molto preciso di analisi, scremature e prescrizioni per ogni manifestazione di interesse presentata dai privati. - afferma il sindaco Renata Tosi - Una significativa operazione di visione strategica e di dettagliata è stata messa a punto dagli uffici di settore, in stretta osservazione agli obiettivi e agli indirizzi che troveranno nel futuro Piano Urbanistico Generale la loro completa espressione. Abbiamo colto l’opportunità della legge regionale e pubblicato un avviso che ha ricevuto un numero di risposte superiore alle nostre aspettative. Le manifestazioni accolte sono di elevata qualità progettuale, con aspetti innovativi e sperimentali. Le zone che verranno coinvolte nei prossimi anni da questa ampia operazione di riqualificazione urbana, per cui l’amministrazione ha fornito strumenti e possibilità rapide, troveranno così nuove e importanti opportunità di sviluppo. Ringrazio gli uffici per il lavoro svolto e la maggioranza, che con grande attenzione e impegno ha dato risposte tempestive al tessuto imprenditoriale sul binario principale dell’interesse pubblico. Ora ci attende la sfida degli accordi operativi, per i quali verrà predisposto quanto prima un ufficio dedicato”.