Una delegazione del Meeting è stata sei giorni a Riad e a Gedda (22-27 marzo) su invito della Lega Musulmana Mondiale. Al Meeting 2018 era stata presente con il suo massimo rappresentante, il segretario generale Muhammad bin Abdul Karim al-Issa. Una “prima volta” per la Lega Musulmana Mondiale (MWL), organizzazione che rappresenta più di cinquanta paesi nel mondo.
Il rapporto con il Meeting non è rimasto un fatto isolato. Al-Issa ben presto ha fatto pervenire un invito alla Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli per una missione mirata ad approfondire concretamente la conoscenza della MWL, che si è realizzata con il viaggio a Riad e Gedda dal 22 al 27 marzo.
Oltre che dalla presidente Emilia Guarnieri, la delegazione Meeting era composta da Wael Farouq, componente della redazione culturale del Meeting e docente di Lingua e Letteratura araba all’Università Cattolica di Milano, vero “ponte” tra il Meeting e il mondo musulmano, da Andrea Simoncini, ordinario di Diritto costituzionale nonché membro del cda del Meeting, da Roberto Fontolan, componente della redazione del Meeting e direttore del Centro internazionale di Comunione e liberazione e da Marco Aluigi, congress manager della Fondazione.
Nella sede di Riad della Lega i cinque rappresentanti del Meeting hanno incontrato il segretario generale al-Issa. A Riad i rappresentanti del Meeting hanno confermato l’invito ad al-Issa come relatore del prossimo Meeting, invito che il numero uno della Lega Musulmana Mondiale ha cordialmente accettato. Nel corso del dialogo la delegazione Meeting ha potuto conoscere il contributo che la Lega sta dando al percorso di apertura al dialogo del mondo musulmano, nel rifiuto di ogni forma di estremismo.
A Gedda è stata presentata l’attività sociale dell’International Association for Relief, Welfare and Development (IOR) che si attua soprattutto in situazioni di gravi emergenze umanitarie. Era presente Abdulaziz Ahmed Sarhan, segretario generale dell’organizzazione, anche lui presente a Rimini nello scorso agosto.
Nel corso dei dialoghi è stato più volte ricordato il grande lavoro di relazioni intessuto in questi anni dalla Chiesa Cattolica e in particolare da papa Francesco, nella memoria dello storico viaggio dell’aprile 2018 in Arabia del cardinale Jean-Louis Tauran, scomparso due mesi dopo, dopo aver dedicato la vita a servire la Chiesa e a promuovere il dialogo e la libertà religiosa.
Tra le varie realtà visitate durante la missione spicca infine il KAICIID, King Abdullah bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue, un centro internazionale che promuove il dialogo interreligioso e interculturale, alla presenza del segretario generale di Kaiciid, Faisal Bin Abdulrahman Bin Muaammar.
Sia a Riad, sia a Gedda la delegazione del Meeting ha inoltre incontrato rappresentanze diplomatiche italiane.

Una pioggia di contributi superiore a 1 milione e 300 mila euro. Tanto riceveranno le associazioni di volontariato di Rimini e provincia dai proventi del 5 per mille relativi ai redditi denunciati per il 2017. Il meccanismo, ogni contribuente lo conosce o dovrebbe conoscerlo: quando firma la propria dichiarazione dei redditi indica l’ente che vuole beneficare con il 5 per mille delle imposte da lui pagate. Diverso il caso dell’8 per mille dove la torta da dividere si ricava dal totale del gettito Irpef di quell’anno. A Rimini, come del resto a livello nazionale, la stragrande maggioranza dei contribuenti decide di dare il 5 per mille a un ente di volontariato; le altre scelte possibili sono gli enti di ricerca, gli enti sanitari, i Comuni e le istituzioni culturali. A Rimini le associazioni beneficiarie sono circa 170, ci sono enti di massima notorietà, ma anche sodalizi di cui nessuno immaginava l’esistenza e che invece sono riusciti a portare a casa il gruzzolo (spesso in verità molto piccolo) per finanziare la propria attività.

Non è certo sorprendente che al primo posto, con oltre 15 mila sottoscrittori, ci sia la Comunità Papa Giovanni XXIII, che incassa 468 mila euro. Certamente le sottoscrizioni non arrivano tutte da Rimini, essendo la comunità fondata da don Oreste Benzi diffusa e conosciuta in tutta Italia. Alla somma raccolta dalla Comunità in quanto tale si devono aggiungere gli oltre 16 mila euro di Condivisione fra i popoli e i 4.400 euro della cooperativa che porta lo stesso nome.

L’altra realtà di solidarietà sociale conosciuta in tutta Italia è la Comunità di San Patrignano, che ha ricevuto circa ottomila sottoscrizioni e la somma di 352 mila euro. Al terzo posto di questa speciale classifica si piazza una realtà nuova, la Fondazione Marco Simoncelli, che ha raccolto la bella somma di 190 mila euro.

Anche il Meeting per l’amicizia fra i popoli si regge sul volontariato e quindi partecipa al meccanismo del 5 per mille: quasi un migliaio di indicazioni e la somma di 44 mila euro. Sorprendente la performance di Comilva, associazione che si batte per la libertà di vaccinazione e che sul proprio sito mette in guardia sui danni da vaccino. Raccoglie 2.572 adesioni e la somma di 71 mila euro: certamente non solo residenti locali perché l’associazione di Rimini si presenta come coordinamento nazionale.

Per il resto nell’elenco diffuso dall’Agenzia delle Entrate compaiono realtà ben note del volontariato sociale e sanitario riminese. L’associazione di oncologia pediatrica raccoglie 41 mila euro, Rimini autismo 23 mila, gli Amici della Fondazione ricerca sul dolore 23 mila, il circolo Sanges 22 mila, Una goccia per il mondo 20 mila, l’Avis 19 mila, la Casa Sant’Anna 11 mila, la cooperativa Madonna della Carità circa 8 mila, la mensa dei poveri di Santo Spirito 7 mila. Anche le realtà scolastiche sono in campo: gli amici della Karis hanno raccolto oltre 45 mila euro, l’associazione dell’Asilo Svizzero oltre 11 mila. Sono solo alcuni esempi, perché l’elenco è molto lungo, comprende anche realtà scelte solo da una o due persone e che hanno racimolato qualche decina di euro.

Si può destinare il 5 per mille anche ad un’associazione sportiva: a Rimini ne hanno fatto richiesta una cinquantina. L’ente che ha ricevuto una somma significativa è la Polisportiva Stella con circa cinquemila euro.

C’è chi ha molta fiducia nelle istituzioni locali e decide di destinare il proprio 5 per mille al Comune di residenza. I cittadini maggiormente fiduciosi nel proprio Comune sembrano essere quelli di Santarcangelo: in 374 lo hanno scelto per un totale di 10 mila euro. Sono i più civici, per così dire, perché a Rimini, Comune quasi otto volte più popolato, a compiere la scelta sono stati in 600, in proporzione molti di meno. Vediamo gli altri centri della costa: Riccione 173, Bellaria 176, Misano 95.

Si poteva devolvere il 5 per mille anche a enti e istituzioni culturali, cioè musei, gallerie, fondazioni. In provincia di Rimini si è presentato il Museo del Bottone di Santarcangelo: lo hanno scelto solo 4 contribuenti ma porta a casa comunque 636 euro. Questo perché beneficia delle indicazioni generiche: alcuni hanno cioè dichiarato genericamente istituzioni culturali, senza specificarne una. Quei soldi sono stati distribuiti in proporzione a tutti gli altri. E così il Museo del Bottone che altrimenti avrebbe avuto solo 64 euro, si porta a casa dieci volte tanto.

“Ieri sera abbiamo assistito all'ennesimo colpo di mano del partito delle tasse che continua a mettere le mani in tasca ai pensionati e ai lavoratori”.

Comincia così un duro comunicato di Mario Erbetta, consigliere di Rinascita Civica, diffuso direttamente dal consiglio comunale dove ieri sera, dopo l’approvazione dell’aumento dell’addizionale Irpef, è continuata la maratona sulle delibere tributarie e sulla variazione di bilancio.

La prima delibera all’ordine del giorno riguardava la Tari, la tassa sui rifiuti. Con un emendamento presentato da Patto Civico, dal 2020 saranno annullate tutte le esenzioni Tari totali stabilite per i tre scaglioni di reddito Isee che erano stati concordati con i sindacati.

Fino allo scorso anno per le esenzioni il Comune stanziava 135.000 euro ma 517 famiglie non hanno potuto beneficiare delle stesse. I sindacati chiedevano centomila euro in più per coprire tutti i bisogni.

“Al contrario – osserva Erbetta - Il Comune quest'anno nella variazione di bilancio mette solo 50 mila euro, e già non sarebbero già di per sè sufficienti, ma con l’emendamento proposto da Patto Civico, in considerazione del fatto che i soldi non sono sufficienti, viene proposto proposto di eliminare l’esenzione totale. Quindi dal 2020 non ci saranno più esenzioni totali per pensionati ultrasessantacinquenni fino a 13.000 euro Isee, famiglie fino a  9.000 di Isee, e famiglie con Isee fino a 25.000 euro per famiglie che hanno perso il lavoro e sono in disoccupazione, ma sono possibili solo agevolazioni parziali.

Tali scaglioni erano stati concertati con i sindacati nell'anno passato, ma questi di recente hanno fatto lesa maestà sull'addizionale irpef e vanno quindi puniti e pertanto con questo emendamento si vuole dare un monito.  

In pratica ai pensionati va fatta pagare qualcosa, per cui agli stessi pensionati che fino a 15 mila euro erano stati esonerati dall'addizionale irpef ora dovranno pagare la Tari (anche a quelli che hanno un Isee di 13.000 euro non pagavano fino a ieri), stessa cosa per le famiglie con Isee 9.000.

Insomma il partito delle tasse ha colpito ancora e questa volta con la firma di Patto Civico, chi ci rimetterà saranno sempre i pensionati e i lavoratori più disagiati”.

Erbetta infine punta il dito sul fatto che sono concesse esenzioni fino al 45 per cento a Fiera, Ikea, Coop, Conad, Centro Agro Alimentare, il Gross e tutti i grossi centri commerciali.

“Bastava modificare tale percentuale anche in modo minimo e si sarebbero trovati i 50.000 euro in più richiesti dai sindacati, ma è più facile colpire i deboli pensionati che i poteri forti”. 

I riminesi devono tornare a giocare con le racchette giuste. Il tennista Borg, dopo aver vinto tutto, quando tornò a giocare negli anni Novanta perse clamorosamente perché usava ancora racchette di legno. Guido Caselli, responsabile del centro studi di Unioncamere Emilia Romagna, usa questa metafora per raccontare la sfida che la provincia di Rimini si trova di fronte. È intervenuto oggi pomeriggio nell’aula magna dell’Università a conclusione della presentazione del Rapporto 2018 sull’economia riminese, che ha visto la partecipazione anche dell’economista Carlo Cottarelli.

Chi usa le racchette nuove ha un vantaggio competitivo e oggi gli strumenti nuovi da usare sono la globalizzazione e la rivoluzione digitale. Globalizzazione vuol dire export e stando ai dati del rapporto, quelle delle industrie manifatturiere di Rimini sono cresciute, rispetto al 2017, del 10 per cento. Tutto bene, quindi? Non proprio, ha chiosato Caselli: dalle sue ricerche risulta che chi può esportare lo sta già facendo. Si tratta quindi di far crescere il volume e, visto che il 60 per cento delle aziende esporta in un solo Paese, aumentare il numero dei Paesi destinatari delle merci. Anche nella rivoluzione digitale abbiamo compiuto alcuni passi ma il salto da fare è di “pensare digitale”. Quindi i riminesi possono usare ancora meglio le loro racchette ma devono soprattutto essere consapevoli che la partita la vincono solo come comunità, come territorio. Connessioni con il mondo che cambia e ancoraggio a quella esperienza di Rimini, da rinnovare, come territorio dove si vive meglio, questa la ricetta proposta.

Del resto, i dati sull’economia 2018 diffusi lunedì dalla Camera di Commercio restituiscono un quadro tutto sommato positivo, il trend di ripresa non è stato interrotto anche se nel 2019, come in tutta Italia, è previsto un rallentamento. Rimini appartiene a quell’area geografica (Lover, cioè Lombardia, Veneto ed Emiia Romagna) dove la crescita è maggiore rispetto al resto dell’Italia. Ciò non significa che siamo usciti dal tunnel, semplicemente – sostiene Caselli con un’altra efficace immagine – siamo tra coloro che l’hanno arredato meglio in attesa di uscirci.

Il numero delle imprese è stabile (34.295), ma la moria c’era stata negli anni precedenti. In provincia di Rimini abbiamo 102 imprese ogni mille abitanti (in Italia 85). Il tasso di disoccupazione (8,2) è superiore a quell’Emilia Romagna (5,9) ma inferiore al dato nazionale (10,6). La disoccupazione giovanile è invece al 20,9 per cento. Interessante la notazione di Caselli sulle professioni emergenti nel riminese: larga parte va iscritta fra quelle “non altrimenti classificabili”. Una conferma di quegli studi secondo cui il 25 per cento dei giovani che studiano farà in futuro un lavoro non ancora inventato.

Delle esportazioni si è già detto, c’è solo da aggiunge che il primo paese non è più la Germnia, bensì la Francia, con un incremento dell’11,5 per cento.

Per le oltre 2.500 imprese manifatturiere prosegue la fase congiunturale positiva, in atto dal secondo trimestre del 2015. Crescono la produzione (+4,4%), il fatturato (+5,9%) e gli ordini (+1,7%), in frenata quelli esteri (-0,3%); le previsioni per il primo trimestre 2019 sono orientate alla stabilità della produzione, fatturato e ordinativi totali.

Sempre in crisi il settore delle costruzioni, con calo di imprese e dipendenti, anche se il numero delle ore lavorate è cresciuto dello 0,6 e il volume di affari dell’1,6 per cento. Le imprese edili sono per l’80 per cento artigiane, per il 69 per cento individuali e, fra queste, il 34 per cento dei titolari è straniero.

Nel commercio continua la chiusura degli esercizi (-1.1) e delle vendite al dettaglio (-2,2). Nessun accenno ad una ripresa dei consumi.

Una spia rilevante sull’andamento dell’economia è la situazione del credito. I depositi sono in aumento del 2,9 per cento per un totale di 9 miliardi e 238 milioni di euro depositati nelle banche. I prestiti sono invece in calo: quelli alle famiglie del 5 per cento, quelli alle imprese del 6,5 per cento. Un chiaro segnale che il quadro di incertezze spinge famiglie e imprese a non indebitarsi. Le sofferenze bancarie sono ancora alte: la percentuale sui prestiti totali è del 9,6, quando in regione è del 7,8 e in Italia del 6.

Non c’è solo l’aumento dell’addizionale Irpef che andrà a rimodulare il bilancio comunale nei prossimi anni. Il sindaco ne ha parlato nei giorni scorsi a Viserba e lo ha ripetuto ieri sera al termine del suo intervento in consiglio comunale: il Comune ha intenzione di fare mutui per 20 milioni di euro per realizzare strade, verde, illuminazione pubblica e videosorveglianza. Significa che si va verso un aumento vertiginoso dell’indebitamento pubblico, dopo che negli ultimi anni, come ama sempre sottolineare l’assessore Gian Luca Brasini, è stato sensibilmente ridotto.

È un argomento su cui punta il dito il consigliere di Rinascita Civica Mario Erbetta: nonostante i 4,8 milioni in più all'anno derivanti dall’addizionale Irpef, il Comune dovrà chiedere alle banche 20 milioni per realizzare altre opere. “Il sindaco prima lo ha annunciato sui giornali, poi smentito dall'assessore al Bilancio sia a Icaro Tv che all'inizio del consiglio comunale e poi riconfermato dal sindaco in chiusura di consiglio comunale: ma si parlano tra di loro?”.

Giovedì sera è approdata dunque in consiglio, con un pubblico delle grandi occasioni, la contestata delibera sull’aumento, quasi il raddoppio, delle addizionali Irpef. La votazione è andata liscia, la delibera è stata approvata dalla maggioranza con la modifica della soglia di esenzione abbassata a 10 mila euro. Le opposizioni hanno compattamente votato contro.

Il dibattito è durato fino a oltre l’una di notte, e ancora mancano da approvare le altre delibere che compongono la manovra e la variazione di bilancio. Com’era prevedibile, è stato un dibattito acceso, con molti fuochi d’artificio fra consiglieri e di maggioranza e opposizione.

Riassumiamo gli argomenti usati dalle minoranze. Oltre al già citato Erbetta, sono intervenuti Carlo Rufo Spina, Gioenzo Renzi, Gennaro Mauro, Luigi Camporesi, Matteo Zoccarato. La giunta si nasconde dietro il paravento dei soldi del bando periferie che sono diventati incerti, ma poteva, e non lo ha fatto usare altre leve. Spina ha riproposto di usare la leva dell’imposta di soggiorno, Renzi il mutuo chirografario e la vendita delle azioni Hera. In realtà la spesa corrente è fuori controllo e gli introiti dell’addizionale servono a coprire i buchi su cui prima erano stati dirottati gli oneri di urbanizzazione. L’amministrazione non fa nulla per attuare una seria spending rewiew, che secondo Spina potrebbe fruttare anche nove milioni di euro. La manovra è iniqua perché a pagare il conto saranno soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati, in un contesto di permanente difficoltà economica delle fasce deboli e di pressione fiscale insopportabile. Argomento, come ha fatto Renzi, accompagnato anche da frecciate politiche: mettete in difficoltà le categorie deboli che una volta la sinistra difendeva. Oppure Camporesi ha osservato che la sinistra fa pagare alle persone meno abbienti una stagione teatrale di cui godrà solo chi può permettersela.

Ma, come ha osservato Simone Bertozzi (Pd), il punto vero al fondo è una scelta politica, che tipo di risposte dare ai bisogni della città. Ed è sulle scelte politiche che si è soffermato il sindaco Gnassi nel suo intervento a chiusura del dibattito. Dietro l’aumento dell’addizionale Irpef c’è la scelta politica di mantenere certi livelli di welfare per scuole e disabili, e di proseguire negli investimenti che riqualificano la città e producono lavoro. In polemica soprattutto con il “senatore a sua insaputa” (M5S) e con la Lega (“Finirà l’onda lunga sui confidate e vi troverete a fare i conti con la realtà”), ha disegnato il quadro delle difficoltà in cui gli enti locali si trovano da almeno 15 anni a causa della progressiva eliminazione di trasferimenti dallo Stato, anzi, con l’obbligo di mandare a Roma anche i due terzi di un’imposta, l’Imu, che dovrebbe essere municipale. Si fa ricorso all’addizionale Irpef perché è l’unico strumento di autonomia finanziaria rimasto in mano ai Comuni. “Noi ci stiamo per una politica di autonomia e responsabilità, ma lo Stato deve darci gli strumenti”.

Un 2019 di cantieri. La miglior difesa è l’attacco. E così il sindaco Andrea Gnassi, sotto pressione da opposizioni e sindacato per l’aumento delle aliquote Irpef, passa ad elencare i cantieri che si apriranno nel 2019, sottolineando quelli certi, che dipendono esclusivamente dal Comune, e quelli incerti, dove si aspetta il via libera da Roma, dove governa la maggioranza gialloverde che, con la Lega, è all’opposizione di Palazzo Garampi.

In primo piano il rifacimento del lungomare di Rimini, quello previsto dall’ormai famoso band periferie. Da aprile in poi saranno bandite le gare dei lavori perché tutti gli interventi previsti sono già a progettazione esecutiva. Si comincia in autunno 2019 con il nuovo lungomare di Torre Pedrera: 3,8 milioni per riqualificazione urbana e ambientale con la creazione di un’ampia passeggiata continua di 6,3 km, l’inserimento di percorsi pedonali e ciclabili, la creazione di spazi di aggregazione, nuovi arredi e illuminazione. A seguire arriveranno i lavori a Viserbella (3,5 milioni), Viserba (4 milioni) e Rivabella (2,5 milioni).

Per realizzazione del sottopasso ferroviario previsto dal progetto complessivo, il Comune mette 3,5 milioni mentre il resto sarà finanziato con un contributo delle Ferrovie. In tutto risultano così i famosi 18 milioni del bando periferie.

Sempre a Rimini Nord, si prosegue con i lavori di rifacimento della rete fognaria a Viserbella e Viserba. Dopo il completamento nei giorni scorsi dell’intervento di separazione delle reti del bacino del Sortie (bacini Pedrera, Sortie, Sacramora, Turchetta, Matrice), entro i primi 15 giorni di aprile partirà il secondo lotto relativo al nuovo sollevamento Brancona e la relativa condotta premente di collegamento alla Dorsale Bellaria-Santa Giustina.

Il sindaco Gnassi fa anche il punto sugli interventi che interessano la Statale 16. Si comincia con via Diredaua, un intervento del costo di 6.5 milioni di euro, attualmente nella fase di aggiudicazione dei lavori con avvio del cantiere programmato entro il mese di aprile. Prevede l’allargamento della sede stradale adiacente alla ferrovia, da via Borghesi a via Polazzi nel quadro degli interventi per la messa in sicurezza e alleggerimento nell’area Rimini Nord del traffico urbano sulla Statale 16 con collegamenti interni alternativi alla stessa statale. Sarà realizzato l’asse in sicurezza che sarà in grado di assorbire il traffico veicolare lungo la fascia costiera degli abitati coinvolti e propedeutico ai successivi lavori finalizzati all’innalzamento della qualità urbana attraverso la ciclo-pedonalizzazione della strada lungomare e il rinnovamento degli arredi.

Dal Comune (1,8 milioni) sarà realizzato lo svincolo sulla rotatoria Grazia Venerini. Entro il mese di maggio verrà aperta la conferenza dei servizi per l’acquisizione dei pareri, la progettazione è allo stadio definitivo. La gara sarà bandita entro l’estate 2019. I lavori si svolgeranno tra fine 2019 e inizio 2020. In zona Celle/San Giuliano sarà realizzato, sempre dal Comune (10,7 milioni) il ponte sul Marecchia. Per la tangenziale di Santa Giustina, il Comune ha provveduto agli espropri, ma il progetto (11,5 milioni) lo deve realizzare l’Anas, per cui la palla è a Roma: serve il via libera dei Ministeri infrastrutture e ambiente. Il Comune entro il 2019 partirà invece con i lavori (2,3 milioni) per lo svincolo e rotatoria fra Statale 16 e zona Padulli.

Arriviamo così alla rotatoria e ai sottopassi fra Statale 16 e Statale 72: un’opera da 6,3 milioni che dipende dalle decisioni di Società Autostrade. “Ogni giorno – chiosa il sindaco – guardiamo il sito di Autostrade per vedere se è stato pubblicato il bandi per i lavori. Le risorse e i progetti ci sono, già prima di questo governo”. In attesa del via libera da Roma anche la rotatoria all’incrocio fra Statale 16 e via Montescudo e via Coriano: costo preventivato 1,2 milioni. Il Comune realizzerà realizzerà invece lo svincolo intermodale (1,7 milioni) fra Statale 16, aeroporto, Trc.

A proposito di Trc il sindaco afferma che è arrivato l’ok delle Ferrovie per realizzare la piazza di collegamento (sarà dedicata a don Oreste Benzi) fra capolinea del Trc e primo binario della stazione. Saranno pertanto abbattuti tutti gli edifici ormai in degrado che insistono su quell’area.

Nel pacchetto delle novità 2019, il sindaco mette anche l’alta velocità (44 minuti per Bologna, 108 per Milano) e l’incremento estivo (10 corse) degli shuttle fra Rimini e l’aeroporto di Bologna.

Il consigliere comunale di Forza Italia Nicola Marcello ritiene che l'amministrazione comunale di Rimini dovrebbe impegnarsi perchè sia evitata la prospettata chiusura della caserma Giulio Cesare.

Sul tema presenterà una interrogazione questa sera in conglio comunale. Marcello porpone anche che qualora la struttura non rimanga aperta come caserma si utiizzata per realizzare la cittadella dela sicurezza, cioè la "casa" per le forze dell'ordine, Polizia, Guardia di Finanza e Polizia stradale.

L'esponente di Forza Italia propone anche di coinvolgere i parlamentari locali e di organizzare sul tema una seduta aperta del consiglio comunale.

Dopo la novità di Natale e Capodanno con l’arrivo della primavera le Frecce torneranno a fermarsi a Riccione.
Dal 18 aprile, - informa l'amministrazione comunale - in pieno periodo dunque di festività e ponti, dalle principali città del nord e del sud della Penisola si potrà raggiungere Riccione velocemente, con comodità e senza rischiare di incontrare traffico.
Sono già in vendita infatti sul sito di Trenitalia i biglietti per il Frecciarossa che parte da Torino e Milano attraversando l’Emilia in direzione sud, fino a Lecce, e dei Frecciabianca che partono da Milano e Venezia, rispettivamente per Bari e per Lecce.
Ma le novità non finiscono qui. Tra gli aspetti più importanti di questa nuova proposta c’è il fatto che le Frecce fermeranno a Riccione non solo nei week-end ma tutti i giorni della settimana.
In particolare si tratta del Frecciarossa che parte da Torino alle 9.20 e da Milano alle 10.20 e arriva a Riccione alle 12.44 (ritorno da Riccione alle 18.09 e arrivo a Milano alle 20.42 e a Torino alle 21.40), dei Frecciabianca da Milano (andata: partenza ore 7.35 e arrivo a Riccione ore 10.45; ritorno: partenza da Riccione ore 21:09 e arrivo a Milano ore 00:25) e da Venezia (andata: partenza ore 6.55 e arrivo a Riccione ore 9.45; ritorno: partenza da Riccione ore 19:09 e arrivo a Venezia ore 22:05).
Tali treni consentono anche i collegamenti diretti tra Riccione e da Bari e Lecce, passando ovviamente per Ancona, Pescara, Termoli, Foggia, Barletta e Brindisi.
“Si tratta sicuramente di una grande opportunità per Riccione, che si inserisce in un periodo per noi strategico – dichiara il sindaco Renata Tosi.
Così come accaduto, con ottimi risultati, in occasione delle festività natalizie, rilanciamo anche sulla primavera il tema della raggiungibilità rapida ed efficiente, che consente di aggiungere alla nostra offerta un elemento fondamentale nella scelta della destinazione di vacanza. Al tema della raggiungibilità si somma il fatto che si tratta di aree geografiche che rappresentano nostri bacini di riferimento per il mercato interno e non solo. Continueremo ad investire in questa direzione e abbiamo in serbo per l’estate grandi sorprese sia per quanto riguarda la tipologia di proposte che relativamente ai collegamenti”.
“Il progetto Riccione in Treno dà grandi soddisfazioni - aggiunge il presidente di Federalberghi Riccione Rodolfo Albicocco. La credibilità degli albergatori e l’investimento in comunicazione che ogni anno ripetiamo, porta la nostra località turistica ad essere una delle principali stazioni della Riviera Adriatica. A giorni partiranno le nuove offerte che gli albergatori metteranno a disposizione degli ospiti che utilizzeranno il treno per le loro vacanze”.

Per la lista civica PenSa-Una Mano per Santarcangelo, la prima e più importante azione che la nuova amministrazione dovrà intraprendere è una puntuale riorganizzazione della struttura comunale accompagnata da un profondo ripensamento dell’ente Unione.

La lista osserva che dopo anni in cui per varie ragioni non si è fatto fronte ai pensionamenti con assunzioni, il comune di Santarcangelo è arrivato ad avere circa 70 dipendenti, ovvero 1 ogni 308 abitanti.

Un numero decisamente basso per la gestione dei servizi di competenza dell’ente, soprattutto se confrontato con comuni della provincia come Rimini (1/112), Riccione (1/81), Bellaria (1/157) e Cattolica (1/90).

Questa situazione provoca - PenSa-Una Mano per Santarcangelo-  un allungamento nei tempi di risposta da parte del comune, nonostante l’impegno quotidiano dei dipendenti che evidentemente non riescono più a far fronte ai carichi di lavoro cui sono sottoposti.

Una particolare cura dei servizi che implicano un rapporto diretto con i cittadini dovrà essere il punto di partenza per impostare una politica di personale programmatica, in grado di definire l’organizzazione a partire dalle professionalità necessarie, puntando con decisione sul lavoro pubblico.

Questo anche al fine di mettere in atto una seria e continuativa politica di reperimento di fondi sovracomunali (regionali, statali, europei), da portare avanti anche con una struttura interna dedicata, per far fronte alle ristrettezze di bilancio che spesso limitano le possibilità del comune.

Quanto all’Unione dei comuni, come richiesto con la mozione presentata congiuntamente da Una Mano per Santarcangelo e Sinistra Unita nel consiglio comunale dello scorso novembre, l’ente dovrà essere ripensato per garantire una maggior efficienza e qualità dei servizi rispetto allo scenario attuale.

La nuova amministrazione dovrà quindi intavolare fin dai primi mesi un dialogo costante con la regione, per valutare al meglio le diverse possibilità a disposizione per una riorganizzazione. Che dovrà comunque comportare il superamento dell’attuale Unione a 10 comuni, dimostratasi inefficace per le troppe differenze tra territori, bilanci comunali e quota pro capite di investimenti nei servizi alla cittadinaza.

Tra le opzioni concrete da vagliare, la possibilità di gestire i servizi associati tramite convenzioni, oppure un assetto che comprenda solo la bassa Valmarecchia, eventualmente allargato a comuni del circondario.

Il consiglio d’amministrazione di Italian Exhibition Group SpA (IEG) ha approvato oggi il bilancio consolidato ed il progetto di bilancio 2018 che verrà sottoposto alla Assemblea dei Soci il prossimo 30 aprile.

Il fatturato consolidato di IEG al 31 dicembre 2018 - informa una nota - è pari a 159,7 milioni di euro (+22,2% sui 130,7 mln del 2017). In crescita anche la redditività operativa con il Margine Operativo Lordo (EBITDA) a 30,8 mln (+ 32,6% sui 23,2 mln del 2017).

L’utile netto consolidato è pari a 10,8 mln (+17,9% sui 9,2 mln del 2017 che aveva beneficiato di un impatto fiscale favorevole).

Al 31 dicembre 2018 la Posizione Finanziaria Netta del Gruppo (cioè l'indebitamento) è pari a 68,9 milioni di euro, contro i 51,3 del 2017. La crescita dell’indebitamento è dovuta alla politica di acquisizioni nel settore degli allestimenti in Italia e negli Stati Uniti e all’inserimento di potenziali debiti per put option legati alle acquisizioni. Il rapporto tra Posizione Finanziaria Netta e EBITDA, pari a 2,2 esattamente come l’anno precedente, è ampiamente sostenibile, rileva la nota di IEG.

Il patrimonio netto consolidato al 31 dicembre 2018 è pari a 114,6 milioni di euro - valore esposto al lordo della riserva negativa iscritta a fronte del citato debito per put option (+8% sui 106,1 mln di euro del 2017).

La capogruppo, cioè IEG l società delle fiere ddi Rimini e Vicenza, chiude l’esercizio con 119,8 milioni di Euro di ricavi totali (+9,5% rispetto ai 109,4 mln del 2017), un EBITDA di 26,0 mln (+18% sui 22,0 mln del 2017 e dopo aver spesato tutti i costi sostenuti per le operazioni straordinarie connesse al progetto di quotazione) e un utile netto di 9,9 mln (+12,8 % rispetto agli 8,7 mln del 2017).

Il consiglio di Amministrazione ha proposto alla Assemblea dei Soci del prossimo 30 aprile la distribuzione di un dividendo lordo per azione (DPS) di 18 centesimi – per un ammontare totale di circa 5,5 milioni di utile netto proposto in distribuzione.

 Nel 2018, nel complesso delle sedi espositive e congressuali di Rimini e Vicenza, IEG ha totalizzato 53 manifestazioni e 181 tra congressi ed eventi.

I ricavi della attività relative alle manifestazioni fieristiche rappresentano circa il 62% del totale consolidato (oltre il 98% derivante da eventi direttamente organizzati) in crescita del 12% sull’anno precedente. Sostanzialmente stabili i ricavi da eventi congressuali (che rappresentano oltre l’8% dei ricavi consolidati). I ricavi da Servizi correlati quali allestimenti, ristorazione e pulizie sono pari a circa 40,1 milioni (in forte incremento sull’anno precedente principalmente per effetto delle già citate acquisizioni). Infine i ricavi della linea Editoria, Sport e Altre attività, anch’essi in significativa crescita, ammontano a circa il 4% dei ricavi totali del Gruppo IEG.

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