Stazioni di servizio, bar chiusi sulle strade provinciali
(Rimini) Applicando l’ordinanza regionale di ieri, la provincia precisa che “relativamente alle strade provinciali quella che fa fede ai fini dell’ordinanza regionale è la classificazione redatta dalla Provincia di Rimini in quanto Ente proprietario”.
La provincia quindi precisa che “non sono presenti strade extraurbane principali nel territorio provinciale”, mentre “le strade extraurbane secondarie che vi insistono, e per le quali è disposta l’apertura degli esercizi limitatamente alla fascia oraria che va dalle ore 6 alle ore 18 dal lunedì alla domenica, sono:SP 17 Saludecese, Km 0+000 – km 0+960 e Km 2+100 – km 3+080; SP 17 Saludecese Variante Pianventena, Km 0+000 – km 3+360; SP 18 Conca, Km 8+575 – km 9+775; SP 49bis Gronda, Km 0+000 – km 1+790; SP 73 Pontaccio-Macello, Km 0+290 – km 1+930; SP 136 Santarcangiolese, Km 0+000 – km 3+360; SP 2 Trasversale Conca”.
Tutte le altre strade provinciali, tratti della SP 258 Marecchiese inclusi, “rientrano fra quelle per cui l’ordinanza regionale non consente l’apertura degli esercizi nelle aree di servizio e rifornimento”.
Emergenza coronavirus, Confindustria chiede agli associati la sospensione dei lavoratori da Pesaro o San Marino
(Rimini) Come è noto l'emergenza dovuta al diffondersi del Coronavirus è diventata particolarmente critica nella zona sud di Rimini tanto che, vista la difficoltà di gestione del contagio, si stanno ipotizzando ulteriori disposizioni. “Le garanzie delle condizioni di salute sono la priorità per tutti e Confindustria Romagna esprime la totale disponibilità a collaborare con le autorità e con le istituzioni al fine gestire gli spostamenti e l'attività produttiva a ciò che è indispensabile”, spiega un nota inviata alla stampa dagli industriali.
“Purtroppo - sottolineano da Confindustria - la chiusura immediata provocherebbe la mancata spedizione di merci deperibili o a scadenza programmata, dove non è possibile fermare il ciclo produttivo, o a quelle a ciclo stagionale dove la mancata presentazioni di nuovi prodotti vorrebbe dire chiudere per sei mesi se non un anno. Per alcune aziende significherebbe l'impossibilità di continuità aziendale e decine di famiglie senza sussistenza”. L'eventuale chiusura, “anche se temporanea delle attività produttive, non comporterebbe la sola sospensione della produzione e dei fatturati per il periodo in essere, ma sarebbe fonte di ingenti disastri economici che si riverserebbero direttamente sulle lavoratrici e lavoratori delle nostre aziende (occorre tenere conto che la stessa cassa integrazione non può essere anticipata dalle aziende per decreto e che quindi decine di famiglie si troverebbero senza stipendio per mesi)”.
Per questo la delegazione di Rimini di Confindustria Romagna, ad integrazione di tutto quanto previsto dalle norme fino ad ora emanate ed applicate dalle aziende, propone un ulteriore codice di autoregolamentazione, con l'obiettivo sempre di privilegiare la salute delle persone.
Ecco le regole consigliare da Confindustria Rimini:
1. CHI PUO' CHIUDERE per una o due settimane senza forti danni per la continuità aziendale lo FACCIA.
2. RIDUCIAMO ulteriormente la SETTIMANA LAVORATIVA E/O GLI ORARI DI LAVORO.
3. PORTIAMO il più possibile i lavoratori in HOME e SMART WORKING.
4. RIDUCIAMO la presenza AD UNA SINGOLA PERSONA per UFFICIO che possa aiutare fisicamente chi lavora da casa.
5. DOVE NON FOSSE POSSIBILE E NEGLI IMPIANTI PRODUTTIVI portiamo la distanza tra le persone a ben oltre quella suggerita di 1,5 m ma a 2,5 metri o meglio ancora 3 metri.
6. SCAGLIONIAMO GLI ORARI DI INGRESSO per impedire afflussi di personale in contemporanea.
7. CHIUDIAMO spogliatoi e luoghi di aggregazione all'interno e all’esterno.
8. SANIFICHIAMO gli ambienti di lavoro.
9. FORNIAMO DOVE POSSIBILE MASCHERINE A TUTTI i dipendenti (qui vi possiamo aiutare).
10. OBBLIGO DI MASCHERINE in tutti i corridoi.
11. EVITIAMO RIUNIONI CON PRESENZA FISICA SIA ESTERNE CHE INTERNE usiamo telefoni e videocall.
12. EVITIAMO GLI SPOSTAMENTI TRA SEDI e TRA FORNITORI il più possibile.
13. CHIUDIAMO L'ACCESSO agli esterni alle nostre aziende.
14. MONITORIAMO E COMUNICHIAMO IN CONTINUITA' CON L'ASSOCIAZIONE DI APPARTENENZA E CON LE AUTORITÀ.
15. SI SOSPENDE l'utilizzo di lavoratori provenienti dai Comuni di Pesaro e di Urbino e dalla Repubblica di San Marino e si limita l'utilizza dei lavoratori che devono fare trasferimenti interprovinciali.
Confartigianato: a rischio 20mila imprese artigiane in ER
(Rimini) Secondo i dati elaborati dal Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna le attività artigiane di servizio alle persone che da oggi fino al 25 marzo sono chiuse comprendono 20.856 imprese artigiane, con quasi 52 mila addetti, escludendo dal computo totale i settori che non rientrano nelle chiusure previste dal Dpcm dell'11 marzo, cioè lavanderie, tintorie e servizi di onoranze funebri che comprendono 1.207 imprese artigiane registrate, e il comparto dell'autoriparazione che conta 5.332 imprese artigiane.
"La situazione delle imprese è complessa - commenta Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna nonché vice presidente vicario nazionale di Confartigianato Imprese -. Per questo chiediamo fin da subito un'attenzione maggiore alle istanze delle imprese da parte della Pubblica amministrazione e dei suoi funzionari, con regole che alleggeriscano il carico burocratico e semplifichino il ritorno alla normalità. Si prendano a riferimento le procedure che, negli ultimi tempi, hanno dato risultati positivi in termini di ripresa. Penso, ad esempio, alla ricostruzione del ponte di Genova. Servono insomma risposte chiare e veloci per rasserenare la quotidianità degli imprenditori".
Nei settori dei servizi alle persone a fine 2019 sono registrate in Emilia-Romagna 27.395 imprese artigiane, pari al 21,8% dell'artigianato, che danno lavoro a 69.544 addetti, mentre sono 19.145 quelle che si dedicano ai servizi alle imprese, con oltre 42 mila impiegati. In Emilia-Romagna nel settore dei servizi (alle imprese e alle persone) operano 46.540 imprese con oltre 110 mila addetti impiegati
Nel dettaglio nei servizi alle persone, come visto sopra, lavorano oltre 69 mila addetti, a cui si sommano gli oltre 40 mila addetti nei servizi alle imprese, pari al 14,6% dell'artigianato. Rispetto al 2009 la composizione settoriale dell'artigianato si è profondamente modificata: dieci anni fa l'occupazione nelle imprese artigiane si suddivideva in modo più omogeneo nei tre macro settori, con il 36% degli addetti nel Manifatturiero, il 34,5% nei Servizi e il 29,2% nelle Costruzioni.
La suddivisione per provincia vede Bologna in testa con 11.498 imprese e oltre 24 mila impiegati. Seguono Modena, con 7.123 imprese e quasi 18 mila addetti, Reggio Emilia, con 13 mila impiegati in oltre 5 mila imprese, e Forlì-Cesena, che presenta 4.695 imprese con quasi 12 mila impiegati. Vicine Ravenna e Parma, rispettivamente con 4.085 e 4.023 imprese per 10 mila e 9 mila addetti. Seguono Rimini, con 3.790 imprese e oltre 9 mila addetti, e Ferrara, con 3.382 imprese e 7 mila impiegati. Chiude la provincia di Piacenza con 2.752 imprese che impiegano quasi 7 mila addetti.
"I dati espressi dalla ricerca del nostro Centro studi preoccupano - prosegue il presidente Granelli -, perché danno conto dell'impatto che questa emergenza ha sulle micro e piccole imprese non solo del manifatturiero, comparto su cui ci aspettavamo un duro colpo dovuto in gran parte all'indotto delle esportazioni, ma anche dei servizi. Questo settore, in particolare, impiega un gran numero di addetti che rischiano, spesso in prima persona, di non poter riaprire le proprie attività al termine dell'emergenza. Per questo attendiamo ulteriori misure per venire in aiuto agli imprenditori che in queste condizioni sono impegnati nel contenimento dei danni e a resistere sul mercato. Dopo queste prime misure andrà quindi affrontata la fase due con ulteriori interventi e, a emergenza sanitaria conclusa, saranno necessari provvedimenti dedicati agli indennizzi per i danni subiti dalle imprese e a rilanciare l'attività".
Giro nonni, raddoppiano le consegne dei pasti a domicilio
(Rimini) Con due mezzi in più, messi a disposizione gratuitamente dal Comune di Rimini alla Caritas, aumentano le consegne di pasti a domicilio del "Giro nonni". 60 gli anziani attualmente serviti grazie al raddoppio dei turni quotidiani del "Giro nonni", che passa dai 3 precedenti agli attuali 6.
Immobili commerciali, assessore Sadegholvaad chiede ribassi per gli affitti
(Rimini) “Sono giorni, settimane, di grande incertezza, contraddistinti da un costante richiamo al senso di responsabilità individuale e collettivo per uscire nei tempi più rapidi possibili da questa tempesta che sta travolgendo e allo stesso tempo immobilizzando l’intero Paese e le nostre città”, spiega l’assessore epr il commercio del comune di Rimini. “Una situazione d’emergenza straordinaria e imprevista che ha avuto però come effetto quello di risvegliare il senso di appartenenza ad una comunità, di solidarietà e di vicinanza, seppur solo ideale, che consente anche di accantonare gli interessi individuali. Un clima che sarà necessario preservare anche quando la tempesta sarà passata e sarà l’ora di rimboccarsi le maniche per ricostruire. Perché se oggi l’impegno principale e assoluto è fronteggiare l’emergenza sanitaria, non si può non pensare al domani. Quando sarà ancora necessario che ognuno, come avviene oggi, faccia la sua parte. Istituzioni e cittadini”.
In queste settimane di ‘pausa forzata’ “sono tanti i titolari di attività economiche che oltre a fare i conti con la preoccupazione per la salute propria e dei propri cari, sono alle prese con le ansie e le difficoltà legate a questa sospensione prolungata e alle ripercussioni a breve e medio termine che questa avrà sui bilanci di fine mese. Penso ad esempio ai tantissimi esercizi commerciali, che ancor prima dell’obbligo di chiusura necessariamente e dolorosamente imposto da Governo e Regioni, avevano risentito di un calo di clienti legato al clima di instabilità; e ancora ai pubblici esercizi costretti ad abbassare le serrande e alle attività ricettive per le quali si annunciano mesi difficili. Ci saranno le manovre di sostegno statali, gli enti locali stanno già valutando misure per dare ossigeno sospendendo rate e imposte, ma serve anche un’assunzione di responsabilità individuale. Mi rivolgo in questo caso ai tanti proprietari di immobili dati in affitto ad uso commerciale o produttivo: negozi, bar, ristoranti, alberghi. L’invito accorato è quello di valutare misure di alleggerimento dei canoni di affitto, rinunciando magari ad una parte di entrate ma garantendo al proprio locatario condizioni più favorevoli per riprendere in mano la propria attività. Si tratterebbe di un sacrificio nell’immediato, con effetti sul lungo periodo: situazioni emergenziali come quella che stiamo vivendo richiedono il massimo sforzo da parte di tutti e ci danno anche l’opportunità di cambiare prospettiva”.
Anche il Comune “mette in campo le sue risorse: ricordo infatti che già mesi fa abbiamo messo a punto un pacchetto di interventi a sostegno delle imprese, la no-tax area, che – proprio nell’ottica di stimolare una rinegoziazione al ribasso dei canoni di affitto - prevede agevolazioni per i proprietari degli immobili. Nello specifico chi possiede immobili a destinazione commerciale o produttiva può ottenere un contributo economico sulla base dell’IMU versata (che può raggiungere anche il 100%) a fronte di una riduzione del canone di affitto alle imprese non inferiore al 20%. E’ un’opportunità importante che vale la pena di prendere in considerazione, in questo periodo più che mai. Oggi dobbiamo restare in casa, ma in un futuro speriamo vicinissimo dovremo essere in grado tutti di metterci in gioco e di fare rete per tornare a correre”.
Industrie Valentini, chiesto concordato in bianco
(Rimini) Le Industrie Valentini hanno comunicato ieri pomeriggio ai sindacati di aver depositato presso il Tribunale di Rimini ricorso per concordato in bianco, già iscritto al registro imprese di Rimini. “Una procedura - spiegano i sindacati - che intende tutelare il ceto creditorio congelando tutti i debiti aziendali, compresi quelli verso i lavoratori, alla data del 17 marzo 2020”.
Questa decisione “assunta dalla più importante azienda del legno di Rimini, specializzata nella produzione di mobili in kit e nell’arredamento per la casa”, sottolineano i sindacati, “è legata anche al recente inasprirsi della crisi del settore. In questi ultimi anni la società ha subito consistenti cali di fatturato e ha dovuto assorbire – anche negli ultimi mesi – importanti insoluti e ritardi negli incassi da clienti. Tra questi la società ci ha evidenziato il triplice default del Gruppo Mercatone Uno, che ha lasciato impagati debiti sia da parte del Gruppo ante Amministrazione Straordinaria che successivamente da parte della procedura ministeriale e da ultimo dall’assuntore (ora fallito) Shernon Holding”.
Da tempo l’azienda aveva avviato programmi ed attività di riposizionamento sul mercato, ed “in particolare dall’estate scorsa ha cercato un nuovo partner industriale per rilanciare la produzione ed il marchio. Negli ultimi mesi l’azienda ci ha comunicato di essere in procinto di chiudere una trattativa con un importante Gruppo del settore, prevedendo un intervento finalizzato a mantenere la continuità aziendale e a tutelare il presidio occupazionale. Purtroppo, l’aggravarsi della situazione del mercato per le note vicende sanitarie che hanno indotto alla chiusura di tutti i centri commerciali e della clientela al dettaglio, ha portato ad un peggioramento della situazione e ad una sospensione della trattativa con il terzo interessato. I tempi dell’auspicata operazione sono stati sospesi e rinviati al necessario miglioramento del contesto economico nazionale”.
I sindacati, “fiduciosi che le trattative per la ripresa e la prosecuzione dell’attività, anche tramite l’affitto o la vendita di ramo d’azienda, possano essere riavviate prima possibile per garantire la continuità di una realtà storica che attualmente occupa 160 lavoratori diretti più circa 40 per attività in appalto”, hanno chiesto un “ulteriore incontro all’azienda e chiederemo immediatamente un incontro al commissario giudiziale, appena sarà nominato. Ciò per attivare gli opportuni strumenti e fare ricorso alla cassa integrazione straordinaria, con gli obbiettivi di continuare a garantire una forma di sostegno al reddito per i tanti lavoratori occupati e per evitare la perdita di posti di lavoro”.
19 marzo
Ci vuole la zona rossa | Il virus cresce | Aeroporto chiuso
Parchi chiusi e passeggiata solo sotto casa, nuova ordinanza della Regione
(Rimini) Chiusi al pubblico parchi e giardini pubblici, uso della bicicletta e spostamenti a piedi ammessi solo per lavoro, ragioni di salute o altre necessità come gli acquisti di generi alimentari.
Una nuova ordinanza regionale, sarà valida da domani ed è stata emessa questa sera a firma del Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini in tema di misure per la gestione dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione della sindrome da Covid-19 ed in particolare per il contrasto alle forme d’assembramento delle persone.
Con questo nuovo dispositivo la Regione vuole uteriormente evitare assembramenti di persone. La prima mossa è quella ci chiudere al pubblico parchi e giardini pubblici. Scelta già applicata da singoli comuni del riminese, a partire dal capoluogo già nei giorni scorsi. “L’uso della bicicletta e lo spostamento a piedi sono consentiti esclusivamente per le motivazioni ammesse per gli spostamenti delle persone fisiche (lavoro, ragioni di salute o altre necessità come gli acquisti di generi alimentari). Nel caso in cui la motivazione sia l’attività motoria (passeggiata per ragioni di salute) o l’uscita con l’animale di compagnia per le sue esigenze fisiologiche, si è obbligati a restare in prossimità della propria abitazione”.
Al fine di ulteriormente contrastare le forme di assembramento di persone a tutela della salute pubblica sul territorio regionale, l’apertura degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande posti nelle aree di servizio e di rifornimento carburante è consentita lungo la rete autostradale e lungo la rete delle strade extraurbane principali, limitatamente alla fascia oraria che va dalle ore sei alle ore 18 dal lunedì alla domenica per gli esercizi posti lungo le strade extraurbane secondarie, non è consentita nelle aree di servizio e rifornimento ubicate nei tratti stradali comunque classificati che attraversano centri abitati.
Coronavirus, la Asl chiede zona rossa
(Rimini) Il direttore generale della Asl Romagna, Marcello Tonini, all’assessore Regionale alla sanità, al prefetto di Rimini, al presidente della provincia di Rimini, al sindaco di Rimini per chiedere l’istituzione di una zona rossa vista l’evoluzione del quadro epidemiologico per quanto riguarda i comuni di Riccione, Misano, Cattolica, San Giovanni in Marignano e Morciano. Anche il comune di Rimini sarebbe nella lista dei sorvegliati speciali. A dare la notizia è l’agenzia Ansa che parla delle “medesime ulteriori misure restrittive contenute nell’ordinanza della Giunta Regionale adottate per il comune di Medicina e zone limitrofe”.
Rimini sud: sei comuni vogliono la zona rossa
(Rimini) Riccione, Cattolica, Misano Adriatico, San Giovanni in Marignano, Morciano e San Clemente sono i comuni della zona sud della provincia più esposti alla diffusione del coronavirus e i cui sindaci hanno chiesto ulteriori strette alla regione. Quello che hanno potuto, chiudere ogni tipo di mercato e proibire anche di passeggiare in strada, lo hanno disposto con ordinanze, ora ritengono opportuno un passo in più.
“Abbiamo chiesto, con grande sacrificio, di fare un passo in avanti e di chiudere a breve le attività lavorative. Chi abita in questi sei comuni inoltre non deve poter uscire dal territorio e neppure devono essere consentiti ingressi”. Lo ha detto questa mattina il sindaco di Riccione Renata Tosi intervenendo nella trasmossione Tempo Reale di Radio Icaro.
Come anticipato ieri, una proposta è stata presentata oggi in Regione, ma la decisione sull’istituzione di una verosimile zona rossa deve essere valutata dal Ministero della salute.