Aggiornamento coronavirus: 6.705 positivi (+69 a Rimini oggi), 305 i clinicamente guariti
(Rimini) In Emilia-Romagna sono complessivamente 6.705 i casi di positività al Coronavirus, 737 in più rispetto all’aggiornamento di ieri.
Sono 24.620 i campioni refertati, 3.867 test in più effettuati rispetto a ieri. Si tratta di dati accertati alle ore 12, sulla base delle richieste istituzionali.
Complessivamente, sono 2.863 le persone in isolamento a casa perché con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o prive di sintomi (372 in più rispetto a ieri); quelle ricoverate in terapia intensiva sono invece 265, 2 in meno rispetto a ieri.
Salgono a 329 (90 in più rispetto alle 239) le guarigioni, 305 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione e 24 dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Purtroppo, però, crescono anche i decessi, passati da 640 a 715: 75, quindi, quelli nuovi, di cui 19 donne e 56 uomini. Per la maggior parte delle persone decedute sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse, anche plurime. I nuovi decessi riguardano 24 residenti nella provincia di Piacenza, 15 in quella di Parma, 11 in quella di Reggio Emilia, 8 in quella di Modena, 8 in quella di Bologna (di cui 1 del territorio imolese), 6 a Rimini, 1 a Forlì, 1 a Ferrara, 1 fuori regione.
In dettaglio, questi sul territorio i casi di positività, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: Piacenza 1.693 (118 in più rispetto a ieri), Parma 1.014 (35 in più), Reggio Emilia 977 (204 in più), Modena 906 (139 in più), Rimini 826 (69 in più), Bologna 610 (di cui 163 a Imola e 447 a Bologna), complessivamente 58 in più (di cui 19 a Imola e 39 a Bologna), Ravenna 287 (74 in più), Forlì-Cesena 269 (di cui 126 a Forlì, 8 in più rispetto a ieri, e 143 a Cesena, 11 in più rispetto a ieri), Ferrara 123 (21 in più rispetto a ieri).
Sono
3.305 i posti letto aggiuntivi già allestiti, 181 in più di ieri: 2.871 ordinari e 434 di terapia intensiva. Prosegue anche oggi a ritmo serrato il lavoro della rete ospedaliera dell’intero territorio per attuare il piano di rafforzamento regionale. In tutta l’Emilia-Romagna, tra ieri e oggi, sono stati infatti allestiti ulteriori 181 posti letto per i pazienti colpiti da Coronavirus, che complessivamente passano da 3.124, a 3.305 tra ordinari (2.871)e di terapia intensiva (434).
Nello specifico: 589 posti letto aggiuntivi a Piacenza (di cui 40 per terapia intensiva), 742 a Parma (57 terapia intensiva), 540 a Reggio (51 terapia intensiva), 303 a Modena (76 terapia intensiva), 537 nell’area metropolitana di Bologna e Imola (112 terapia intensiva), 106 a Ferrara (22 terapia intensiva), 488 in Romagna (in particolare: 227 Rimini, di cui 33 per terapia intensiva; 100 Ravenna, di cui 12 per terapia intensiva; 55 Forlì, di cui 8 per terapia intensiva; 73 Cesena, di cui 17 per terapia intensiva, 24 Lugo, di cui 6 per terapia intensiva; 9 a Faenza).
Per quanto riguarda gli ospedali Covid si conferma su Parma l’attivazione da parte dell’ospedale Piccole Figlie e della casa di cura Val Parma Hospital di 15 posti letto Covid ciascuno, estendibili. Sempre in provincia di Parma è prevista la prossima attivazione di 20 posti letto da parte della casa di cura Città di Parma.
21 marzo
Si ferma tutto | Aggiornamenti | Sanità privata in campo
Lotta al coronavirus, scende in campo la sanità privata
(Rimini) Grazie a un accordo sottoscritto oggi da Regione e Associazione italiana ospedalità privata Emilia-Romagna sono già stati resi disponibili 740 posti letto delle strutture private, di cui 8 di terapia intensiva, su tutto il territorio regionale; un numero destinato ad incrementarsi ulteriormente nelle prossime settimane, e che a regime raggiungerà 3.750 posti complessivi, 95 dei quali riservati alla terapia intensiva. A firmare l’intesa, i rispettivi presidenti, Stefano Bonaccini e Bruno Biagi.
“Un’intesa importantissima - commenta l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini - che rafforza ulteriormente il piano regionale di potenziamento della rete ospedaliera su tutto il territorio, che stiamo attuando con le Aziende sanitarie lavorando senza sosta. Inutile dire quanto sia fondamentale poter contare su un numero così elevato di posti letto aggiuntivi: un risultato ottenuto grazie alla collaborazione veloce e proficua avuta con Aiop e di un rapporto consolidato nel tempo. Un bell’esempio della capacità di questa regione di lavorare, bene, insieme”.
“Per Aiop ER far parte del servizio sanitario regionale significa esserci nel buono e cattivo tempo – ha aggiunto il presidente Bruno Biagi - vogliamo crescere quando la qualità del nostro sistema cresce e siamo pronti, come stiamo facendo, a fare fronte comune nei momenti critici. Non ci tiriamo indietro e questo accordo regionale ne è la dimostrazione. Le nostre sono strutture pubbliche di diritto privato e in quanto tali appartengono alla rete ospedaliera accreditata impegnata a gestire nel migliore dei modi l'emergenza COVID-19”.
In base all’accordo, i posti letto resi disponibili dalle strutture private riguardano i pazienti Covid, compresi quelli in ripresa dopo la fase acuta ma non dimissibili, e i pazienti non Covid che qui possono essere trasferiti per esigenze operatorie e internistiche.
Un ulteriore elemento dell’intesa riguarda il personale, per favorirne l’impiego nel modo più utile ed efficace possibile. Le strutture private si adopereranno per favorire, su richiesta di quelle pubbliche, il distacco di proprio personale sia medico che infermieristico, sulla base delle necessità che la Regione e le Aziende sanitarie esprimeranno in funzione dell’emergenza, senza compromettere naturalmente l’equilibrio gestionale delle strutture. Per tutta la durata dell’emergenza sono infatti sospese le norme relative all’incompatibilità del servizio pubblico/privato. Inoltre, Aiop si impegna a non attivare forme di cassa integrazione che, oltre alle ripercussioni sociali, potrebbero mettere a rischio la propria capacità produttiva.
Disponibilità nel riminese
Sol et Salus (Rimini) posti letto 128
Villa Maria (Rimini) posti letto 108
Clinica Montanari (Morciano) posti letto 75
Riccione, appello all’unità del sindaco Tosi
(Rimini) “Non è il momento di contrapposizioni politiche, io da sindaco di tutta la città di Riccione sentirò tutte le forze d'opposizione perché solamente andando uniti usciremo da questa emergenza. Unità, come ci insegna il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e la salute dei cittadini prima di tutto”. L’appello all’unità è del sindaco di Riccione Renata Tosi.
“In questi giorni, noi sindaci ci siamo guardati negli occhi (ovviamente via Skype) e ci siamo detti: dobbiamo salvare più cittadini possibili dal contagio, dobbiamo tutelare l'economia e per questo dobbiamo far sì che duri il meno possibile, anche a costo di chiusura totale. Sulle nostre consapevolezze si è aggiunta come una doccia fredda la lettera del direttore dell'Ausl Romagna, Marcello Tonini che informava tutti, prefetto e Regione compresi, che il contagio rischiava di essere fuori controllo, nella zona Sud principalmente e nel resto della provincia. Abbiamo capito che sarebbe toccato a noi il sacrificio maggiore per il bene di tutto il territorio provinciale e a voce alta abbiamo chiesto misure più drastiche sulle aziende. E' stata una scelta dura ma quando un direttore sanitario con dati alla mano dice che il sistema è al collasso e che i contagiati e i morti aumentano, non lo si può ignorare. Adesso dobbiamo rispettare le regole. E' un duro colpo alla nostra economia turistica, i nostri operatori sono allo stremo, ma mi stanno anche dando prova di gran cuore e di lavorare per il bene della comunità. Si adoperano come i romagnoli sanno fare, si rimboccano le maniche e lavorano. E' questo spirito che mi fa ben sperare che la ripresa, dopo l'emergenza sanitaria, ci sarà".
Mascherine finite a rischio le pulizie negli ospedali
(Rimini) Le mascherine e dispositivi di protezione individuale per proteggersi dal coronavirus “continuano a non trovarsi sul mercato e così da lunedì migliaia di lavoratori delle cooperative sociali, delle pulizie, della ristorazione rischiano di doversi fermare, col conseguente pericolo di interruzione dei servizi di interesse pubblico che svolgono negli ospedali, nelle case per anziani, negli stabilimenti produttivi, nei trasporti e nella logistica, nella grande distribuzione e nei servizi essenziali ancora aperti”. A lanciare l’allarme sono in particolare le cooperative che lavorano nei servizi ospedalieri.
“È questo il rischio che le centrali cooperative hanno segnalato in una lettera ai Prefetti di Rimini, Ravenna e Forlì, vista la scarsità di dispositivi utili a fornire le condizioni di sicurezza ai soci, ai lavoratori e alle lavoratrici che sono in prima linea nella gestione dell'emergenza COVID-19 insieme al personale sanitario, delle forze dell'ordine e della protezione civile. La lettera è firmata da Alessandro Brunelli e Renato Lelli (AGCI), Luca Bracci e Mauro Neri (Confcooperative di Ravenna-Rimini e Forlì-Cesena) e da Mario Mazzotti (Legacoop Romagna)”.
La nota ai Prefetti specifica che «l'interruzione di attività potrebbe riguardare molte prestazioni considerate di pubblico interesse che riguardano i servizi ospedalieri (manutenzioni, preparazione pasti, pulizie, ecc.) e le attività di cura svolte in strutture protette rivolte a persone anziane e a persone con disabilità o rese a domicilio, attività che rientrano nell'obbligatorietà dei Livelli Essenziali di Assistenza».
Difficoltà crescenti si segnalano anche «nelle produzioni alimentari, nell'edilizia, nei trasporti merci e persone, nella logistica, nei servizi alle persone». Sul versante degli autotrasportatori, causa il dilatarsi dei tempi di carico e di scarico presso la committenza, «i camionisti devono attendere anche 20 ore in imprese con aree ristoro e servizi igienici non più accessibili a personale esterno».
Le cooperative chiedono quindi ai Prefetti di attivarsi affinché sia reso disponibile dalla Protezione civile per le Cooperative un numero sufficiente di dispositivi di sicurezza, così da potere «garantire i servizi essenziali di pubblica utilità a cui sono preposte». Chiedono inoltre che sia reso possibile agli autotrasportatori, per il periodo dell'emergenza in deroga alle vigenti norme, entro un raggio di 100 Km dal proprio punto di rientro (sede/abitazione) di poter derogare dai limiti di ore nella guida e permetterne il rientro tempestivo alle proprie case.
Aggiornamento coronavirus, si sfiorano i 6mila positivi. A Rimini 66 nuovi casi
(Rimini) In Emilia-Romagna sono complessivamente 5.968 i casi di positività al Coronavirus, 754 in più rispetto all’aggiornamento di ieri.
Passano però da 18.344 a 20.753 i campioni refertati, 2.409 test in più effettuati rispetto a ieri. Si tratta di dati accertati alle ore 12, sulla base delle richieste istituzionali. Complessivamente, sono 2.491 le persone in isolamento a casa perché con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o prive di sintomi (295 in più rispetto a ieri); quelle ricoverate in terapia intensiva sono invece 267 (7 in più rispetto a ieri). E salgono a 239 (62 in più rispetto alle 177 di ieri) le guarigioni, 219 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione e 20 dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Purtroppo, però, crescono anche i decessi, passati da 531 a 640: 109, quindi, quelli nuovi, di cui 36 donne e 73 uomini. Ma soprattutto per le province di Parma e Reggio Emilia, una parte dei decessi è relativa ai giorni scorsi, persone per le quali si attendeva l’esito del test tampone Covid-19. Per la maggior parte delle persone decedute sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse, anche plurime. I nuovi decessi riguardano 27 residenti nella provincia di Piacenza, 39 in quella di Parma, 19 in quella di Reggio Emilia, 11 in quella di Modena, 8in quella di Bologna (di cui 2 del territorio imolese),3 a Forlì, 1 a Rimini e 1 a Ferrara.
In dettaglio, questi sul territorio i casi di positività, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: Piacenza 1.575 (147 in più rispetto a ieri), Parma 979(110in più), Rimini 757 (66 in più), Modena 767 (104 in più), Reggio Emilia 773 (165 in più), Bologna 552(di cui 144 a Imola e 408 a Bologna; complessivamente 87 in più, di cui 20 a Imola e 67 a Bologna), Ravenna 213 (28 in più), Forlì-Cesena 250 (di cui 118 a Forlì, 6 in più rispetto a ieri, e 132 a Cesena, 17 in più rispetto a ieri), Ferrara 102(24 in più rispetto a ieri).
Sono 3.124 i posti letto aggiuntivi già allestiti, 101 in più di ieri: 2.707 ordinari e 417 di terapia intensiva. Prosegue anche oggi a ritmo serrato il lavoro della rete ospedaliera dell’intero territorio per attuare il piano di rafforzamento regionale. In tutta l’Emilia-Romagna, tra ieri e oggi, sono stati infatti allestiti ulteriori 101 posti letto per i pazienti colpiti da Coronavirus, che complessivamente passano da 3.023 a 3.124, tra ordinari (2.707) e di terapia intensiva (417).
Nello specifico: 586 posti letto aggiuntivi a Piacenza (di cui 40 per terapia intensiva), 742 a Parma (57 terapia intensiva), 531 a Reggio (48 terapia intensiva), 284 a Modena (76 terapia intensiva), 482 nell’area metropolitana di Bologna e Imola (104 terapia intensiva), 58 a Ferrara (22 terapia intensiva), 441 in Romagna (in particolare: 201 Rimini, di cui 27 per terapia intensiva; 82 Ravenna, di cui 12 per terapia intensiva; 55 Forlì, di cui 8 per terapia intensiva; 82 Cesena, di cui 17 per terapia intensiva, 12 Lugo, di cui 6 per terapia intensiva; 9 a Faenza).
Per quanto riguarda gli ospedali Covid si segnala su Parma l’attivazione da parte dell’ospedale Piccole Figlie e della casa di cura Val Parma Hospital di 15 posti letto Covid ciascuno, estendibili. Sempre in provincia di Parma è prevista la prossima attivazione di 20 posti letto da parte della casa di cura Città di Parma.
Sul resto del territorio regionale restano confermate a Piacenza la Casa di Cura Sant’Antonino e il San Giacomo per complessivi 120 posti letto, l’Ospedale di Comunità di Bobbio, Castel San Giovanni e Fiorenzuola; a Parma il padiglione Barbieri e il padiglione 26 dell’ospedale Maggiore (hub), Fidenza e Borgo Taro; a Reggio Emilia, a supportare l’hub Arcispedale Santa Maria Nuova in città, oltre a Guastalla si è aggiunto Scandiano; a Modena opera come hub il Policlinico (Baggiovara dà supporto sia per l’area intensiva che per i pazienti in fase acuta) e sono pronti Carpi (dove è già attiva per pazienti Covid la Terapia Intensiva), Mirandola e Sassuolo; a Bologna, nell’hub del Sant’Orsola, è entrato in funzione il padiglione Covid, il 25, oltre al Bellaria, già Covid hospital che funzionerà come tale anche per l’imolese; a Ferrara, in caso di necessità l’hub del Sant’Anna sarà supportato come Covid dall’ospedale del Delta.
Infine, per la Romagna, agli hub di Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena verranno affiancati come Covid hospital gli ospedali di Lugo e di Riccione.
Emergenza coronavirus, una soluzione per i senzatetto: l’appello delle Unità di strada
(Rimini) L’emergenza Coronavirus che purtroppo si protrae, per alcune fasce di persone, più fragili, è ancora più complessa. Restare a casa, com'è giustamente richiesto dalle autorità civili e dalla responsabilità personale, per chi una casa non ce l'ha, e per chi da anni vive per strada e per tanti motivi, comporta difficoltà ancora maggiori. “Purtroppo a Rimini ci sono ancora molte persone senza dimora”, avvisano dalla rete delle Unità di Strada. “Si tratta di persone abituate da anni a vivere per strada ma anche di tanti migranti fuoriusciti recentemente dai centri di accoglienza straordinaria, e con situazioni diverse alle spalle”.
Per queste persone, “le associazioni intendono garantire un'accoglienza, in tutta sicurezza, per sé, per gli operatori e per gli altri”. Da qui l’appello di Caritas diocesana, associazione Papa Giovanni XXIII, Croce Rossa e associazione Rumori Sinistri. “Si chiede la disponibilità, temporanea, in questo momento di chiusura dell'attività, di un albergo o hotel, in seconda o terza linea, se possibile non eccessivamente lontano dal centro per favorire la logistica”. "Una struttura del genere potrebbe aiutarci ad accogliere le persone senza fissa dimora in tutta sicurezza, evitando al massimo il rischio contagio, garantendo la distanza minima tra di esse, e qualsiasi tipo di assembramento. Una struttura del genere ci aiuterebbe a dare un sostegno in questo momento di emergenza anche a persone fragili che rischiano di pagare più di altri la situazione generata dal Covid-19”, dicono in coro le realtà della Rete.
Tutte le soluzioni finora valutate insieme al Comune di Rimini, in questa operazione di rete dell'Unità di Strada, inevitabilmente producevano la concentrazione in pochi ambienti delle persone senza dimora da ospitare che, in questa fase, comporta rischi troppo elevati per ospiti e operatori. “Sarebbe dunque opportuno trovare una soluzione che consenta di mettere ciascuna persona in una stanza con bagno”. Chi fosse interessato a rispondere a questo accorato appello, può contattare: il centralino di Caritas Diocesana al numero 0541.26040 o le altre realtà delle rete delle Unità di strada.
Crisi coronavirus, Confesercenti: ribasso affitti deve diventare regola
(Rimini) "Penso che ognuno debba fare la sua parte. E' un momento che non abbiamo mai vissuto prima, e in cui sono necessari provvedimenti eccezionali che vanno presi da Governo, Regione, Comuni e privati. Le tre regioni più colpite, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna rappresentano il 40% del Pil del Paese; la Lombardia con 390 mld di euro di Pil, il Veneto 163, l'Emilia-Romagna 161. Occorre prendere provvedimenti a livello di governo centrale, come le sospensioni e cancellazioni dei pagamenti di tutti i tipi di utenze, e questo vale per le attività commerciali così come per le famiglie”. Così Fabrizio Vagnini, presidente provinciale della Confesercenti.
“A livello locale va fatto analogamente tutto ciò che compete ai Comuni. A livello di privati, è una bella notizia che alcuni proprietari, dopo l'appello della Confesercenti di Santarcangelo, abbiano deciso di rinunciare agli affitti per i mesi in cui le attività non lavorano. Quella che è partita come una richiesta di "buon cuore" deve ora diventare una regola per tutti: se le attività sono chiuse è chiaro che non possono pagare gli affitti. Dovrebbe quindi diventare la regola fare in modo che queste attività poi, una volta finita l'epidemia e l'emergenza, possano portare avanti il loro lavoro, o diventerà complicato ripartire”.
Devono poi “fare la loro parte i fornitori, facendo slittare i pagamenti in essere fino a quando non passerà questo periodo. Allo stesso modo gli istituti di credito devono fare la loro parte a sostegno di imprese e famiglie. Lo sforzo va fatto su tutti i fronti. Se ognuno penserà egoisticamente solo al proprio interesse, molte attività non reggeranno. Mi auguro che vengano presi adeguati provvedimenti, in modo che se ognuno farà la sua parte si potrà ripartire più velocemente. Nessuno si ritenga esente”.
Gnassi: “Onoriamo i nostri morti, ricordiamone nomi e cognomi”
(Rimini) Colpito anche lui dalle dure immagini delle guerra sanitaria che si combatte contro la diffusione del coronavirus, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi propone una poesia di Sergio Zavoli e chiede di onorare le vittime.
"Onoriamo i nostri morti, perché - scrive Gnassi - poi un giorno dovremo dare un nome, e non solo un numero, ai morti di queste settimane. Da oggi magari, a partire da oggi. Ci sono città più colpite della nostra. L'immagine dei camion dell'esercito di notte che porta via bare e salme da cremare. Anche noi, con un gesto minimo e dovuto di fratellanza, ospitiamo quelle salme. Ma non dobbiamo perdere l’orizzonte”, avvisa Gnassi. “E un orizzonte è fatto di una comunità che si rinsalda, si ritrova. Una comunità è nomi e cognomi. Anche quando si muore. Che poi sono anche amici, parenti, gente che nella tua città sapevi chi era. Maria, Antonio, Marta, Giuseppe. Non basta numero contagiati, numero terapia intensiva, numero decessi. Il conteggio quotidiano delle vittime, a cui sono appese anche le Istituzioni per le loro decisioni e che ci chiama alla più alta delle responsabilità nei comportamenti individuali, non cancella il nostro bisogno di conoscere le storie di quelle persone. E di ricordarle e onorarle quando finalmente tornerà il tempo”.
“Ho riletto ancora ,in questi giorni duri Sergio Zavoli, e ancora quella poesia che ti spacca l'anima riferita ai tempi della guerra appena finita in una rimini, colpita a morte . Chi immaginava mai di viverla quella poesia ? ‘La vita ritornava/con la recisa nudità dei segni/sparsi ovunque,/le case non avevano più le loro tinte/tutto pareva conservasse/l'odore dei luoghi abbandonati,/come l'ultima brace spenta nei camini/. Sul muraglione della ferrovia/vedemmo il primo manifesto: Gasperoni Elvira,/diplomata ostetrica, una prece,/si tornava a morire uno alla volta,/riapparivano i nomi del tempo dissepolto’”.
“Il ritorno alla vita dopo la tragedia della guerra diventa evidente nella quotidianità, quando sui muri tornano ad apparire i manifesti funebri con un nome e non più solo numeri anonimi. Gasperoni Elvira. Potere piangere i nostri morti, con nomi e cognomi , senza numeri è il primo passo per ritrovare il senso di una comunità. Per non far sentire soli parenti. famigliari e amici, oggi vogliamo dedicare un pensiero di grande bene e di vicinanza , di un intera città. Va fatto con volontà e cuore . A loro e al loro dolore che non ha potuto trovare neanche il conforto di un abbraccio o di un funerale, la città tutta oggi si stringe . E da oggi e ancora di più lotterà per ritrovare l’orizzonte".
L’Emilia Romagna dematerializza le ricette
(Rimini) Ridurre il più possibile tutti gli spostamenti, anche quelli da casa all’ambulatorio medico, per scongiurare eventuali occasioni di contatto e contagio.
Con questo scopo, e per venire incontro alle esigenze dei cittadini, la Regione Emilia-Romagna, prima a farlo a livello nazionale, ha attivato già da alcuni giorni la ricetta dematerializzata anche per molti farmaci per i quali era prevista sinora quella rossa cartacea.
Parliamo dei farmaci “in distribuzione per conto” come, ad esempio, gli anticoagulanti orali prescritti dai medici di medicina generale in base al piano terapeutico dello specialista.
“Una misura in più a salvaguardia dei cittadini- spiega l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini- che rientra nelle disposizioni urgenti della Regione per ridurre la necessità di spostarsi dal proprio domicilio per ritirare medicinali. Con questo provvedimento abbiamo anticipato quanto è stato definito a livello nazionale e reso applicabile in tutte le Regioni. La priorità, infatti, è quella di limitare al massimo tutti gli spostamenti, riservandoli ai casi di assoluta necessità”.
Per i farmaci “in distribuzione per conto” e per tutti gli altri prescritti dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta su ricetta dematerializzata, inoltre, non è più necessario che il cittadino ritiri presso gli ambulatori medici il “promemoria” cartaceo della prescrizione.
La Regione ha infatti confermato che i pazienti possono ritirare i medicinali anche se non hanno attivato il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) con la sola trasmissione da parte del medico al cittadino, secondo modalità tra loro concordate, del “Numero ricetta elettronica” (Nre) e mostrando in farmacia il codice fiscale.
Per i pazienti che hanno già attivato, invece, il Fascicolo sanitario elettronico è sufficiente mostrare in farmacia, direttamente dal proprio smartphone, il simbolo del bar code della ricetta.
Proroga dei piani terapeutici e delle esenzioni. La Regione ha deciso inoltre di prorogare la validità dei Piani terapeutici dei farmaci e dei dispositivi medici rispettivamente di 3 e 6 mesi, evitando quindi ai cittadini, in questa fase di emergenza, di recarsi negli ambulatori medici per il rinnovo dei documenti, ad eccezione della necessità espressa dai professionisti di rivalutare le terapie in corso.
Infine, anche le esenzioni a validità limitata (ad esempio quelle per asma o neoplasia) in scadenza tra il 24 febbraio e il 30 giugno 2020 sono prorogate d’ufficio di 120 giorni, mentre quelle per disoccupazione e per lavoratori colpiti dalla crisi sono prorogate tutte al 30 giugno 2020.