Aggiornamento coronavirus: 20.440 positivi in regione, 1.727 a Rimini
(Rimini) Sono 20.440 i casi di positività al Coronavirus in Emilia-Romagna, 342 in più rispetto a ieri. E hanno raggiunto quota 99.047 i test effettuati, 2.343 in più rispetto a ieri. Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi, lunedì 13 aprile, sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in regione. Complessivamente, 8.946 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (134 in più rispetto a ieri). Sono 331 le persone ricoverate in terapia intensiva: 4 in meno di ieri. I pazienti ricoverati in terapia non intensiva negli altri reparti Covid sono 3.490 (-1).
Purtroppo, si registrano 51 nuovi decessi: 31 uomini e 20 donne. Continuano, nel frattempo, a salire le guarigioni, che raggiungono quota 4.007 (+145), delle quali 1.923 riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 2.084 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi. Per quanto riguarda i decessi (arrivati complessivamente in Emilia-Romagna a 2.615), per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi decessi riguardano 8 residenti nella provincia di Piacenza, 6 in quella di Parma, 6 in quella di Reggio Emilia, 8 in quella di Modena, 13 in quella di Bologna, (nessuno nell’imolese), 1 in quella di Ferrara, 5 nella provincia di Forlì-Cesena (1 nel forlivese e 4 nel cesenate), 2 in quella di Rimini, 2 in provincia di Ravenna.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.138 a Piacenza (38 in più rispetto a ieri), 2.573 a Parma (42 in più), 3.888 a Reggio Emilia (39 in più), 3.132 a Modena (45 in più), 2.947 a Bologna (93 in più), 345 a Imola (2 in più), 618 a Ferrara (2 in più). In Romagna sono complessivamente 3.799 81 in più), di cui 827 a Ravenna (26 in più), 691 a Forlì (30 in più), 554 a Cesena (4 in più), 1.727a Rimini (21 in più).
Il cordoglio di Comunione e liberazione per il Vescovo De Nicolò
(Rimini, 11 apr. 2020) La Comunità riminese di Comunione e Liberazione si unisce al Vescovo Francesco, ai familiari e a tutta la Chiesa diocesana nella preghiera per il caro Vescovo emerito mons. Mariano De Nicolò. Il suo ritorno alla Casa del Padre nel silenzio del Sabato Santo, in cui l’abbraccio di Cristo ci raggiunge proprio là dove parrebbe vincere la solitudine eterna e ci riconduce nella comunione in cui domandiamo sia accolto dal Padre, ci rende ancor più consapevoli di quanto sia essenziale il legame col Vescovo. Dopo la morte di don Giussani, mons. Mariano ci esortò a rimanere uniti: ora, mentre lo accompagniamo nella preghiera affinché possa vivere in Cielo la pienezza dell'unità che ha servito sulla terra come pastore della nostra Chiesa riminese per diciotto anni, gli chiediamo che la sua paternità continui a sostenerci nella communio sanctorum.
Ristoranti: il delivery non basta. Fipe chiede di riattivare il take away
(Rimini) “L’emergenza Covid-19 rischia di diventare il fine vita di molti pubblici esercizi in tutta Italia e in particolare sul nostro territorio che vive di turismo, settore in crisi profonda per le misure di distanziamento sociale. Da una stima del Centro Studi FIPE-Confcommercio il nostro settore rischia la perdita di 21 miliardi di euro di fatturato nel 2020, con il rischio di chiusura definitiva per oltre 50.000 aziende e la perdita di 300.000 posti di lavoro”, spiega il presidente provinciale Gaetano Callà. “I freddi numeri sono fatti da una realtà che ci preoccupa davvero: il nostro settore negli ultimi anni ha visto tanti giovani investire tutto e ora intere famiglie si trovano nell’incapacità di avere una prospettiva rischiando di vedere compromesso il loro futuro. La chiusura di un’azienda lascia segni indelebili su numerose famiglie”.
Un quadro “avvilente che ci rende oltremodo delusi se sommato alla mancanza di risposte concrete e mirate da parte del governo, giudicate “insufficienti e parziali” dal 96% delle nostre imprese della ristorazione, bar, intrattenimento e discoteche, catering, stabilimenti balneari e fuori casa d’Italia. La FIPE ha avanzato direttamente, insieme a Confcommercio, numerose richieste alle forze politiche per dare la possibilità a migliaia di imprese di non morire. Purtroppo al momento le risposte non sono state quelle sperate. Per questo, continuiamo a chiedere con forza il contributo a fondo perduto per gli esercizi forzatamente chiusi, parametrato all’effettivo fatturato medio degli anni precedenti come indennizzo parziale dei costi sostenuti, la cancellazione dei pagamenti di tutti i tributi locali e nazionali dovuti nel periodo dell’emergenza, un sostegno finanziario al pagamento degli affitti e l’ampliamento del credito d’imposta per tutto l’anno sui canoni di locazione commerciale che includa tutte le tipologie di immobile e l’affitto d’azienda e di ramo d’azienda, più l’intervento su tutti i contratti in essere, compresi quelli con i fornitori”.
Accanto a queste richieste, “come Fipe abbiamo istituito un apposito gruppo di lavoro che sta lavorando anche per la “Fase 2” legata al processo di riapertura delle attività. Chiediamo di essere parte attiva di un piano organizzativo della riapertura, con i tempi e le indicazioni necessari ad organizzare le nostre strutture. Chiediamo l’individuazione, da subito, di specifici criteri che definiscano delle misure da adottare per la protezione dei lavoratori e dei clienti, in modo da non dovere anche fare i conti con eventuali speculazioni che vadano ad aumentare i costi di gestione già oltremodo pesanti e che salvaguardino la produttività di impresa e l’occupazione”.
Per quanto riguarda gli spazi, anche su suolo pubblico, “chiediamo alle amministrazioni locali la possibilità di concederne temporaneamente di ulteriori ai pubblici esercizi. Penso agli spazi all’aperto attigui alle attività, o nelle zone a traffico limitato e nelle aree pubbliche, che potrebbero venire utilizzate dagli esercizi per mantenere la propria capacità di lavoro. Il tutto dovrà essere un rilancio a burocrazia e costi zero: le nostre imprese non hanno possibilità di far fronte ad ulteriori adempimenti, né di pagare le imposte locali imponenti come occupazione suolo pubblico e tassa sui rifiuti. Nell’immediato, chiediamo la possibilità per i nostri ristoranti di lavorare con l’asporto rispettando tutti i parametri di sicurezza. Il take-away con ritiro in loco e consumo presso la propria abitazione, secondo le disposizioni che si usano per fare la spesa, permetterebbe infatti di riaprire da subito altre attività rispetto a quelle che si sono già organizzate per lavorare almeno parzialmente grazie al delivery”.
Un servizio, quello dei pasti consegnati a domicilio, “che ha permesso di rimanere aperte al 15% delle imprese della ristorazione, ognuna delle quali ha fatto registrare un +40% nella domanda di cibo a domicilio. Su richiesta degli associati, come FIPE abbiamo avviato una iniziativa a supporto creando una vetrina digitale dedicata al Delivery per consentire ai locali che erogano il servizio una maggiore visibilità verso i clienti. Si chiama Ristoacasa.net è una piattaforma gratuita, intuitiva ed integrata con la funzione di geolocalizzazione, che consente di individuare i locali che fanno delivery ed in particolar modo quelli che decidono di gestirlo con i propri mezzi sfruttando le risorse umane aziendali ed evitando di appoggiarsi a fornitori esterni”.
“Mi rincuora – conclude il presidente Callà - che sul nostro territorio numerose attività siano riuscite ad organizzarsi per il delivery, proponendo specialità di ogni tipo, riuscendo così a rimanere sul mercato e permettendo ai clienti di festeggiare questa Santa Pasqua, così diversa dal solito e per molti solitaria, apprezzando la nostra buona cucina e rinfrancandosi un po’ da questa prolungata quarantena. Voglio infine aggiungere il mio personale augurio di Buona Pasqua e quello di tutta la FIPE-Confcommercio, con la speranza che segni per tutti un nuovo punto di partenza e una rinascita personale e professionale”.
Riccione, il sindaco Tosi pronta a ripartire con i lavori pubblici
(Rimini) “Il Covid- 19 ha dato a tutti una lezione che non possiamo ignorare: i Comuni e quindi noi sindaci ci siamo dovuti rimboccare le maniche, operare con coraggio e determinazione, prendendo difficili decisioni per la salute dei cittadini. Con quella rigidità, lo ammetto, che all'inizio hanno provocato critiche dai più scettici ma che poi, sono convinta, hanno aiutato a salvare delle vite”. Così il sindaco di Riccione Renata Tosi.
“In un continuo e non sempre semplice lavoro di conciliazione con il territorio amministrato e con quelli dei Comuni vicini, con le istituzioni nazionali. Abbiamo fatto appello allo spirito di comunità, al senso civico e al rispetto delle regole. Ma non pensiamo neanche un momento che quando l'emergenza sanitaria si troverà nella famosa fase 2 (solo con analisi per tutti sarà efficace), potremmo tirare un sospiro di sollievo. Niente affatto, perché ci troveremo con le casse vuote e una parte consistente dei nostri concittadini alle prese con una crisi economica che al momento pare inevitabile. Non è da me, anzi non lo è mai stato, aspettare la "manna dal cielo". Certo se arrivano i soldi dallo Stato per ripianare i conti degli Enti pubblici, - come è logico che sia - saremmo i primi ad utilizzarli per i cittadini, per rilanciare Riccione, per dare respiro a tutto il comparto del turismo. Aspettare, però, non vuol dire essere veloci e qui il tempo è un fattore determinate. Quindi credo fondamentale anche fare delle proposte concrete in linea con l'amministrazione che mi trovo a governare. Per far ripartire lavoro e economia insieme, perché l'uno non prescinde dall'altra, dobbiamo fare con quello che noi sindaci abbiamo, i Comuni appunto che devono essere creatori di lavoro. E' questo il mio appello al Governo”.
Come si può fare? “Con i lavori pubblici, mettendo in moto i cantieri, non solo per creare una città bella, che sì è importante, ma per creare posti di lavoro, per far girare l'economia, i soldi in tasca ai cittadini. Dobbiamo farlo con snellezza di procedure, senza troppa burocrazia e quindi basterebbe alzare la soglia economica, che oggi è di 40 mila euro per i servizi e 150 per appalti di costruzione, per cui un'amministrazione può procedere senza bando. Utilizzare un bando vuole dire aspettare per le varie procedure 6-8 mesi. Dobbiamo essere più veloci, non possiamo trascinare la crisi per due anni. Quindi dobbiamo poter avviare interventi pubblici con la procedura dell'invito ad aziende a presentare preventivi, incentivando progetti e programmazione sul territorio. Noi abbiamo cominciato da tempo ad utilizzare tutti gli strumenti urbanistici, quelli più snelli, per far avanzare progetti e pianificare il futuro. Noi ci chiediamo e chiediamo a voce alta: fate in modo che i Comuni diventino datori di lavoro per la ricostruzione”.
Forum per la ripartenza: preoccupazioni e proposte per l’economia. Gnassi: saremo tra i più colpiti dalla pandemia
(Rimini) Preoccupazioni e prospettive per la ripartenza al centro del primo tavolo presieduto dal sindaco Andrea Gnassi tra le associazioni di categoria (tra cui Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Cna, Camera di Commercio, Aia, Coldiretti, Confagricoltura), le tre sigle sindacati, Piano strategico, per discutere e raccogliere propose per costruire la ripartenza e dunque il futuro di Rimini e del territorio. Tanti gli argomenti affrontati: dalle azioni messe in campo per il contenimento dell'emergenza sanitaria, che hanno raccolto la condivisione di tutte le parti, al futuro della sanità, delle imprese, del commercio e alle strategie immediate per affrontare una stagione turistica mai così piena di incognite.
"Il significato di questo tavolo – spiega il sindaco Gnassi è quello di creare una piattaforma Rimini-Romagna per trovare le condizioni e le strategie le proposte per uscirne insieme e per la ripartenza del sistema produttivo di beni e servizi. Potremo essere una delle zone più colpite dalla conseguenze della pandemia, ma anche una di quelle che potrà ripartire con il maggior slancio, con strumenti proposte modalità originali che partono dallo shock e impongono riorganizzazione e innovazione dei processi e dei prodotti. Da un lato subito i provvedimenti di governo e Europa su liquidità credito cassa integrazione devono trovare un atterraggio concreto verso le imprese senza burocrazia e tempi tali che troverebbero le imprese già colpite a morte. Dall'altro avvertiamo forte l'urgenza di far sì che questo shock possa essere l'occasione per necessariamente inventarci qualcosa di nuovo, com'è nella natura del nostro territorio. Siamo esposti, ma da questo tavolo possono partire spunti importanti di innovazione, possono nascere proposte, che spaziano dalle piccole azioni a quelle di più ampia visione strategico: serve testa, pensiero, per uscirne e rilanciare tutti insieme individuandone fin da subito nuove modalità di produzione di beni e servizi. Dal macro al micro ci saranno innovazioni e rivoluzioni". Citando alcuni esempi possibili, si è parlato di vari temi e proposte.
Smart Working, Servizi a domicilio, delivery. Se lo spostamento e la concentrazione delle persone sarà da non incentivare, smart working e consegna e produzione a domicilio di beni, servizi e delivery, diventerà una modalità strutturale normale e necessaria. Da un lato vorrà dire organizzare tutele e diritti e non sfruttare lavoratori e runner, dall'altro vorrà dire aprire nuovi mercati e servizi. Questo per i territori che vorranno stare sui mercati con qualità e maggiore sicurezza vorrà dire ad esempio che lo shock da pandemia farà scomparire conservatorismi e ciò che di fatto non si è riusciti a fare in termini di servizi in spiaggia. In spiaggia al turista, oltre a spazi di sicurezza maggiori, dovrà essere data la possibilità di viverla più a lungo nel tempo e con consegna " a domicilio", cioè sul posto, di beni e servizi a partire dalla ristorazione.
Spazio aperto e regole. Così come per le migliaia di imprese legate a servizi e turismo in Romagna si porrà il tema di spazi all'aperto e di nuove regolamentazioni che diano certezze sulle strutture esterne in relazione alla necessità di allungare "la stagione".
Prevenire emergenze, riattivare settori. Un altro dei temi per far ripartire un sistema italia è quello di prevenire e intervenire su alcuni fronti: "ad esempio mettendo mano al testo unico dell'edilizia che consentirebbe di intervenire su un patrimonio di 14 milioni di abitazioni - prosegue il sindaco - 6/8 su 10 bisogna metterle in sicurezza statica, così facendo ripartirebbe non sul consumo del territorio ma sul terreno della sicurezza e rigenerazione delle abitazioni, il comparto dell'edilizia. E ciò traendo una lezione proprio da quello che sta succedendo. E cioè per non trovarsi così, come in una emergenza da pandemia non attrezzati al meglio su mascherine e strutture, l'intervento per la messa in sicurezza degli immobili con nuove regole e meno burocrazia consisterebbe di prevenire un'emergenza e danni ingenti in caso di terremoto. Strategia di medie lungo periodo e interventi nel breve. Insomma una riflessione su preoccupazioni prospettive temi da tradursi in proposte lucide studiate condivise e messi in campo già dai prossimi giorni".
Sostegno alle categorie economiche e innovazione dei servizi. Sul fronte del sostegno alle imprese, il Sindaco ha riepilogato le misure messe in campo dalla Regione Emilia Romagna, in particolare sospensione del pagamento della quota capitale dei mutui, la proroga delle scadenze dei finanziamenti, il sostegno all'accesso al credito. "Misure – ha spiegato il Sindaco - che devono essere incrociate con il provvedimento di 400 miliardi di euro annunciato dal governo per l'accesso al credito che va monitorato e studiato per poter avere gli strumenti per proporre modifiche e intervenire work in progress e non far atterrare risposte alle imprese tra 45 gi orni o 60. Cioè quando saranno scomparse. Tutto questo tenendo presente che la salute e la sicurezza sul lavoro non solo saranno condizioni imprescindibili, ma saranno fattori competitivi.
Turismo. La filiera turistica è forse la più penalizzata e colpita nell'immediato dall'emergenza sanitaria. Il turismo non esporta merci ma importa persone. Se per questioni sanitarie e di vita blocchi le persone il turismo scompare. Forte è la preoccupazione emersa dal presidente dell'Aia Patrizia Rinaldis, così come da Confcommercio e Confesercenti, per il futuro delle strutture ricettive e delle piccole medie imprese. Il sindaco ha accennato ai provvedimenti già annunciati e condivisi con il ministro Franceschini, a partire dall'immissione da subito di un miliardo di euro per sostenere la domanda attraverso una card per vacanze per le famiglie da spendere entro un anno. "Ma va avviata una riflessione più profonda – sottolinea il Sindaco - Non sappiamo quale scenario ci aspetta domani, se il post emergenza ci spingerà ad un ritorno ad una maggiore condivisione o al contrario ad un distanziamento sociale. Sappiamo però che ogni trauma porta con sé processi di riorganizzazione sociale, economica, tecnologica: penso ad esempio al Comune, dove siamo passati da quasi zero a quasi il 70% di smart working". Dal punto di vista delle strutture ricettive, "emerge già chiaramente che ci sarà richiesta di luoghi che possano garantire sicurezza igienica e sanitaria, ad alta innovazione e di qualità. Dobbiamo far sì che gli investimenti vadano in questa direzione, non possiamo pensare di guardare avanti con le ricette del passato".
La situazione degli enti locali. L'economia è in difficoltà, ma gli enti locali non stanno attraversando un periodo migliore. "Come sindaco e come presidente di Anci regionale ho condiviso lo strappo compiuto da De Caro e De Pascale uscendo dalla conferenza unificata Stato-Regioni – commenta il sindaco Gnassi - O si attua un provvedimento che si stima del valore di 5 miliardi a sostegno dei Comuni o l'istituzione Comune domani non ci sarà più. I Comuni sono il primo portone a cui i cittadini possono bussare, ai comuni si chiede di organizzarsi in una notte per accogliere, imbustare e distribuire migliaia di mascherine, ma tra mancate entrate da Imu, imposta di soggiorno e via dicendo si creerà uno sbilancio tale da metterne a rischio la sopravvivenza. Per il Comune di Rimini si parla di uno sbilancio solo per la spesa corrente che si aggira sui 30 milioni. Non possiamo essere messi nelle condizioni di rincorrere decreti ogni giorno o non saremo più in grado di garantire i servizi".
La ripartenza. Ma quando si potrà ripartire? Per la risposta bisognerà attendere le indicazioni del governo e della Regione, "ma pensare che dai prossimi giorni ci sarà una riapertura generalizzata è impossibile oltre che fortemente sconsigliata dalle organizzazioni sanitarie. Entro la data indicata dal governo del 3 maggio è plausibile che si possa procedere ad una riapertura minima e selettiva ed occorre poi essere pronti e avere piani operativi per quei luoghi di produzione che quando sarà possibile possano garantire il rispetto di prescrizioni rispetto al contingentamento e distanziamento". Andando verso una riapertura graduale e circoscritta: possiamo sfruttare questo tempo per organizzarci, per condividere protocolli che da qui alla ripartenza possano essere utili per garantire più sicurezza ai lavoratori e sicurezza alle imprese, anche con meccanismi originali". Su questo fronte il presidente di Confindustria Paolo Maggioli ha sottolineato come sia già in corso una riorganizzazione delle dinamiche lavorative, che pongano al centro la sicurezza dei lavoratori come fattore imprescindibile
Diffusione covid nelle case di cura: i sindacati chiedono chiarezza alla Asl
(Rimini) “I dati sui contagi e i decessi avvenuti nelle strutture residenziali per anziani, che abbiamo dovuto leggere sugli organi di informazione, confermano quanto sia stato e sia necessario, data la natura di questi luoghi, riservare un’attenzione specifica alle case di riposo”. Così i sindacati Cgil, cisl e Uil chiedono un incontro al direttore generale della Asl Marcello Toni per affrontare le problematiche presenti e conoscere nel dettaglio quali percorsi sono stati attivati per prevenire e fronteggiare l’emergenza pandemia.
“Già dalle scorse settimane avevamo ricevuto diverse segnalazioni e richieste di messa in sicurezza, e ne avevamo messo a parte sia la Prefettura, nell'ambito del Tavolo di monitoraggio sull'osservanza delle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro, che i Distretti Socio Sanitari di Rimini Nord e Rimini Sud. Giudichiamo inadeguate le risposte che ci sono ad oggi pervenute dai diversi livelli, perché, malgrado l’attuazione dei protocolli di monitoraggio, il numero dei contagiati ci conferma che sono necessari ben altri interventi. Lo diciamo per la fragilità che è la condizione precipua degli ospiti di queste strutture, ma anche per la salute e la sicurezza delle persone che vi lavorano”.
Aggiornamento coronavirus: 38 nuovi casi a Rimini, 5 persone sono morte
(Rimini) Sono 19.128 i casi di positività al Coronavirus in Emilia-Romagna, 451 in più rispetto a ieri. E hanno raggiunto quota 85.884 i test effettuati, 4.169 in più. Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi, venerdì 10 aprile, sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Complessivamente, 8.376 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (338 in più rispetto a ieri). 349 le persone ricoverate in terapia intensiva: 6 in meno di ieri. E diminuiscono anche i pazienti ricoverati in terapia non intensiva, negli altri reparti Covid (-126). Purtroppo, si registrano 81 nuovi decessi: 47 uomini e 34 donne.
Continuano, nel frattempo, a salire le guarigioni, che raggiungono quota 3.381 (+278), delle quali 1.861 riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 1.520 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Per quanto riguarda i decessi, per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi decessi riguardano 14 residenti nella provincia di Piacenza, 19 in quella di Parma, 9 in quella di Reggio Emilia, 10 in quella di Modena, 13 in quella di Bologna (di cui 1 in territorio imolese), 3 a Ferrara, 8 nella provincia di Forlì-Cesena (tutti nel forlivese), 5 in quella di Rimini, nessun decesso si è verificato nella provincia di Ravenna e nel cesenate.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.049 a Piacenza (29 in più rispetto a ieri), 2.473 a Parma ( 52 in più), 3.630 a Reggio Emilia (125 in più), 2.930 a Modena (63 in più), 2.621 a Bologna (91 in più), 333 a Imola (7 in più), 566 a Ferrara (3 in più). In Romagna sono complessivamente 3.616 (81 in più), di cui 766 a Ravenna (25 in più), 608 a Forlì (8 in più), 491 a Cesena (10 in più), 1.651 a Rimini (38 in più).
Si registrano oggi a Rimini 39 guarigioni di pazienti precedentemente risultati positivi a Coronavirus, con doppio tampone negativo. Il numero di casi complessivi di guarigioni complete è di circa 190. Per ciò che riguarda la rilevazione dei nuovi contagi, solo uno di questi pazienti è ricoverato, in terapia intensiva, mentre gli altri sono in isolamento domiciliare poiché privi di sintomi o con sintomi molto leggeri. Si attestano su 1.651 i casi diagnosticati per Coronavirus sul territorio della provincia di Rimini, distinguendo 1.568 residenti in provincia e 83 cittadini residenti al di fuori dei confini provinciali. Per quanto riguarda il dato odierno dei residenti, 14 pazienti sono maschi e 20 femmine. Sono stati segnalati in Regione complessivamente 5 decessi. Si tratta di 4 donne di 81, 82, 83 e 86 anni e di un uomo di 98 anni.
Mascherine con griffe tarocche: denunciato titolare di serigrafia
(Rimini) Il nucleo di polizia economico finanziaria di Rimini, hanno fatto accesso in una serigrafia al fine di verificare l’effettività della riconversione imprenditoriale, così come dichiarata dall’azienda all’Ufficio Territoriale del Governo. In pratica l’azienda si è messa a produrre mascherine chirurgiche. I militari hanno trovato nei locali aziendali una stampante utilizzata nella produzione di decine di stencil raffiguranti noti marchi della moda (come Gucci, Dior, Prada, Balenciaga, Saint Laurent, Supreme, Givenchy, VLTN, Dsquared, Juventus), che secondo quanto emerso, “sarebbero stati commissionati da un soggetto di fuori provincia per la successiva applicazione, con l’utilizzo di presse a caldo, sul tessuto delle “mascherine”, al fine di trasformarle in ricercati accessori di moda”, spiegano dalla guardia di finanza.
“Al termine delle operazioni, il titolare della serigrafia e il committente dell’illecita produzione sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Rimini, per il reato di contraffazione dei marchi, aggravato da modalità imprenditoriali. Nel contempo sono stati sottoposti a sequestro 126 cosiddetti “stencil” riportanti le griffe contraffatte, una stampante e l’hard disk di un computer contenente i files dei marchi da riprodurre”.
10 aprile
Pasqua blindata | Il virus si sta spegnendo | Comuni al dissesto
Pasqua a casa: 350 divise in campo
(Rimini) In campo 350 uomini in divisa per blindare la Pasqua riminese ai tempi del coronavirus. Il piano della prefettura prevede posti di blocco alle uscite autostradali, ai confini nord e sud dei comuni della provincia e lungo le arterie più trafficate da e verso l’entroterra. Spiaggia e parchi saranno presidiati per evitare assembramenti. Per vegliare sul distanziamento sociale previsto nelle lotta al coronavirus torneranno in campo anche i droni.