Test sierologici, si della Regione e screening in aree più colpite (tra cui Rimini) e aziende
(Rimini) No ai test fai-da-te, per scongiurare il rischio di risultati non idonei, dando false certezze e innescando potenziali comportamenti a rischio se effettuati su privati cittadini al di fuori del percorso di screening regionale. Sì, invece, a campagne di screening da parte delle imprese e alla somministrazione di test ai propri dipendenti purché nel pieno rispetto dei criteri e delle modalità indicate dalla Giunta regionale. In questo caso, si potrà ricorrere alla collaborazione con laboratori privati, che dovranno però essere autorizzati dalla Regione, anche in previsione della possibile estensione della campagna di screening ad altre categorie, dalle forze dell’ordine alle Polizia locali, e fasce di popolazione, a partire da quelle nelle aree maggiormente colpite come Piacenza, Rimini e Medicina, dopo quella già avviata e in corso sugli operatori sociosanitari. E' questa la scelta della Regione Emilia Romagna che con la delibera approvata oggi, implementa il percorso di screening avviato, per ampliare e garantire la tracciabilità dei test eseguiti, a partire da quelli sierologici rapidi. Saranno le stesse Aziende ed Enti del Servizio sanitario regionale a definire come somministrare e distribuire il test sierologico rapido.
Altro punto messo in chiaro: i test sierologici rapidi non potranno essere effettuati su privati cittadini, né commercializzati per autodiagnosi, al di fuori del percorso di screening regionale. E’ infatti ben noto come sul mercato sia presente una molteplicità di questi test, non tutti affidabili e compatibili con il percorso tracciato. La Regione mette così un chiaro stop al fai da te, per non vanificare la campagna regionale e per non rischiare che una non idonea validazione dei test, l’incompletezza dei percorsi diagnostici realizzati o la mancata informazione sul significato dei risultati contribuiscano a creare nei cittadini false aspettative e comportamenti potenzialmente a rischio.
“La sicurezza sanitaria dei cittadini è al primo posto e viene prima di tutto- sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Il nostro obiettivo è ampliare la platea dei test, che costituiscono uno strumento importante nella lotta contro il Coronavirus, anche ad altre categorie. Ma proprio per questo sarà il nostro Servizio sanitario ad effettuarli, nel pieno rispetto dei criteri e delle modalità stabiliti, per garantire, appunto, sicurezza, efficacia e informazioni tecniche adeguate. Chiederemo una mano anche ai laboratori privati e ben vengano accordi tra questi e le imprese che hanno ripreso la propria attività o, eventualmente, potranno farlo in una fase successiva. E’ anche ragionevole discutere del fatto che proprio la partecipazione al percorso di screening regionale possa essere parte delle condizioni di sicurezza per la riapertura sicura. Ma il percorso su cui tutti siamo impegnati per gestire e uscire da quest’emergenza dev’essere effettuato nel rigore assoluto. A partire proprio dai test, uno strumento che abbiamo fortemente voluto proprio per garantire la sicurezza dei cittadini, a partire da chi è più a rischio, come il personale sociosanitario, perché impegnato in prima linea nella lotta al virus”.
Il programma regionale di screening potrà allargarsi alle popolazioni delle aree dove si sono registrate le più elevate incidenze di contagio, a partire da Piacenza, Rimini e Medicina (Bo). Questo sulla base delle valutazioni emerse dal monitoraggio dei risultati dello screening stesso.
Anche i datori di lavoro e le imprese potranno servirsi di test sierologici, sempre in accordo con la Regione. Anche per questo, la delibera prevede una deroga al divieto di somministrazione di test su privati cittadini al di fuori del percorso regionale: i laboratori potranno infatti presentare un’istanza per essere autorizzati a svolgere test sierologici nell’ambito di percorsi attivati da datori di lavoro. La richiesta andrà indirizzata sempre alla Direzione generale Cura della persona Salute e Welfare, e dovrà essere completa degli elementi necessari per consentire di valutare caratteristiche dei test eseguiti e rispetto dei principi delle modalità di somministrazione, in condizioni tali da non costituire occasione o rischio di contagio.
E' quindi esplicitamente previsto che anche le imprese possano partecipare alla campagna di screening con test ai propri dipendenti laddove gli esami abbiano caratteristiche analoghe a quelle del programma regionale a livello di completezza, ripetitività per i soggetti risultati negativi all’esame sierologico rapido, affidabilità dei test utilizzati sia per l’esame sierologico rapido, che per quello standard e tampone orofaringeo; inoltre i datori di lavoro dovranno garantire la completa informazione ai dipendenti sul significato dei risultati dei test tramite medici competenti. Queste proposte da parte dei datori di lavoro dovranno essere autorizzate dalla Direzione generale Cura della Persona Salute e Welfare della Regione.
Con la delibera si chiarisce che il percorso di screening regionale potrà subire aggiornamenti in base alla valutazione dei risultati ottenuti, di nuove evidenze scientifiche – anche relative alle diverse tecnologie –, di nuovi orientamenti nazionali e modifiche normative.
Spiaggia, Gnassi chiede di rivedere i canoni demaniali
(Rimini) “I turisti orienteranno la loro scelta dove sapranno di essere sicuri". Il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, interviene questa mattina in Consiglio comunale, illustrando l'impegno dell'Amministrazione in vista della Fase 2, e che si concentrera' in particolare sulle filiere del turismo, della manifattura, del tessile, della meccanica. "Useremo queste due settimane fino al 3 maggio per lavorare su questo. E- aggiunge- non mancheremo di aderire a iniziative simboliche come illuminare i nostri luoghi, per esprimere questa voglia di non mollare, di ripartire". Una prima proposta di legge gia' pronta riguarda i canoni pertinenziali, per i quali si invoca "una sanatoria" che mitighi l'"esplosione dei canoni avvenuta con la Finanziaria 2007". Verra' dunque chiesto "il ripristino dei canoni tabellari, non di mercato, precedenti al 2007" sia per i pertinenziali da versare al Demanio sia quelli ex demaniali ora passati ai Comuni. "Gli operatori- spiega Gnassi- hanno bisogno di certezze e i territori oggi hanno bisogno di investimenti per innovare e adeguarsi alle nuove esigenze". Il primo cittadino accoglie inoltre la richiesta emersa nella precedente seduta per "un tavolo comune in cui, a prescindere dall'essere sui banchi della maggioranza o dell'opposizione, si mettano insieme le proposte piu' utili per la citta'". Ogni provincia portera' una piattaforma di proposte da discutere al tavolo regionale. Da un lato, argomenta Gnassi, l'emergenza sanitaria "non e' finita", tuttavia la Regione "ha saputo organizzare una grande risposta in termini di sanita' pubblica". Dall'altro c'e' la Fase 2 a cui non si puo' pensare "senza protocolli che accertino come si sta al lavoro”.
Protocolli di cui si discutera' al tavolo regionale sul Patto per il lavoro: si deve "passare dall'emergenza al governo dei processi", tenendo conto che "nessuno al mondo, oggi, e' in grado di dare risposte certe a scenari che ancora sono connessi all'evoluzione del quadro epidemiologico". Insomma, precisa Gnassi, "non c'e' una data del calendario guardando la quale dire: tutto tornera' come prima". Per il turismo in particolare, prosegue, occorre una "strategia per il breve, il medio e il lungo periodo". Dunque subito "un atterraggio del credito", anche con la richiesta al governo un miliardo di euro per il bonus vacanza. E a seguire "la riorganizzazione dei modelli di accoglienza", puntando sulla sicurezza. Dunque "health safety hotel", delivery in spiaggia diventano "non vincoli burocratici ma la necessaria rimodulazione dell'offerta per una domanda che si orientera' verso questa esigenza". Ogni istanza, rimarca, non deve pero' "andare a scapito della tenuta sociale della citta'. L'equilibrio dovra' caratterizzare ogni fase successiva a quella dell'emergenza". Si lavora per esempio a una "decisa rimodulazione" dei tributi sui servizi non usufruiti. A Palazzo Garampi verranno a mancare tra i 25e i 30 milioni di euro e senza "un obbligatorio intervento governativo si finirebbe in default". Dunque, conclude Gnassi, "e' giusto portare avanti le istanze di questo o quel settore ma senza perdere di vista l'equilibrio della comunita’" (Agenzia Dire).
Coronavirus, Indino: discoteche chiuse, situazione non più sostenibile
(Rimini) Le discoteche e i locali lanciano un grido di allarme, con di fronte un bivio: chiudere o trasformarsi in appartamenti. Il settore dell'intrattenimento e' "duramente provato e tra gli imprenditori serpeggia lo sconforto": insomma "la situazione non piu' sostenibile", taglia corto il presidente di Silb-Confcommercio dell'Emilia-Romagna, Gianni Indino. L'intero comparto e' chiuso per decreto da inizio marzo e "i presupposti sono quelli di essere gli ultimi a riaprire insieme al mondo dello spettacolo". Le Istituzioni, si rammarica Indino, "non stanno tenendo conto ne' del suo valore, ne' dei grandi investimenti" fatti. Dunque "l'unica alternativa che ci rimane e' chiudere per sempre e pensare a come riconvertire le strutture in appartamenti o in spazi commerciali". Di certo, prosegue, "sara' impossibile per le imprese riaprire a scarto ridotto. Troppo elevati i costi di gestione per pensare di lavorare al di sotto delle capienze stabilite", tuttavia "i costi di gestione esorbitanti viaggiano anche a discoteche chiuse". Da qui la richiesta, o allo Stato o alle Amministrazioni locali, di stralciare le imposte per questo periodo e di garantire "un sostegno a fondo perduto per il periodo di inattivita'". Perche' "senza un aiuto immediato e concreto, senza un sostegno a fondo perduto, senza un'attenta promozione, l'intero settore verra' spazzato via". Ma chi, si chiede, verrebbe in una "Riviera senza night life? Meditiamo prima di prendere decisioni da cui non si torna piu' indietro”.
In Spagna c'e' gia' una data indicativa di ripartenza per i locali da ballo, il 23 giugno, "un segnale di speranza sul quale il settore in Spagna fa leva per programmare la sua esistenza futura". In Italia invece "si brancola nel buio", mentre un'idea potrebbe essere quella di "puntare forte sul mercato turistico interno anche attraverso accordi del governo con le compagnie aeree per intensificare le tratte e limitare i costi dei voli". L'associazione si attende dunque "a brevissimo" che il settore dell'intrattenimento sia equiparato a cinema e teatri e venga coinvolto nella redistribuzione delle risorse stanziate per gli eventi cancellati. Insomma, conclude Indino, occorre riconoscere "una sorta di stato di calamita' naturale", altrimenti, avverte, "protesteremo platealmente. Se non seguiranno risposte concrete, l'unica alternativa per noi e' la chiusura definitiva” (Cristiano Somaschini, Agenzia Dire).
Fase 2, Cna chiede tempi precisi per ripartire
(Rimini) Bisogna accelerare il riavvio delle attivita' economiche senza rischiare la salute delle persone. E va fatto "con modalita' e tempi definiti", senza "l'esplosione di regolamenti specifici locali che accrescerebbero la confusione rendendo ancor piu' complessi gli adempimenti degli imprenditori e piu' difficile il ruolo degli organi di controllo". A lanciare l'appello e' Mirco Galeazzi, presidente Cna di Rimini che chiede di garantire "la disponibilita' immediata e senza limitazioni dei dispositivi di protezione individuale prescritti dalle norme in vigore, in grado di assicurare la sicurezza dei dipendenti come di artigiani e imprenditori". Anche perche', sottolinea nelle piccole imprese "i titolari sono a loro volta coinvolti in prima persona nelle attivita' e non hanno interesse a rischiare la salute di nessuno". Ripartire "prima possibile", prosegue Galeazzi, "non e' l'ambizione o la pretesa degli imprenditori ma l'obiettivo condiviso da tutti quanti vogliono tornare alla vita, imprenditori e cittadini". Pero' le imprese devono potersi organizzare, e allora servono "modalita' e tempi della ripartenza definiti", senza contare che il riminese "deve, con responsabilita' e tempismo, guardare all'arrivo della stagione estiva, senza farsi trovare impreparato". Stessa linea per Cna Ravenna, che col direttore Massimo Mazzavillani, lancia anche un allarme, quello del "moltiplicarsi dei fenomeni di abusivismo. Le innumerevoli segnalazioni che riceviamo confermano, purtroppo, il dilagare di una pericolosa pratica illegale, che mette a repentaglio la salute dei cittadini e la tenuta degli operatori che si attengono al rispetto delle regole". Per questo, "e' necessario un impegno ancora piu' incisivo da parte delle autorita' locali affinche' siano intensificati i controlli” (Agenzia Dire).
Coronavirus, aggiornamento riminese: 1.774 contagi (+25)
(Rimini) Si registrano oggi 79 guarigioni di pazienti precedentemente risultati positivi a Coronavirus, a seguito di doppio tampone negativo. Conseguentemente, il totale è di circa 420 pazienti guariti. Per ciò che riguarda la rilevazione dei nuovi contagi, nella giornata odierna se ne contano 25, comunicati dalla Regione.Si attestano su 1.774 i casi diagnosticati per Coronavirus sul territorio della provincia di Rimini, distinguendo 1.686 residenti in provincia e 88 cittadini residenti al di fuori dei confini provinciali.
Per quanto riguarda il dato odierno, 12 pazienti sono maschi e 13 femmine. Al riguardo, AUSL precisa che 2 sono ricoverati in ospedale e gli altri 23 sono seguiti al proprio domicilio in isolamento poiché i sintomi presentati sono compatibili con tale regime. La Regione ha comunicato altri 5 decessi di residenti: 3 pazienti di sesso femminile di 77, 82 e 93 anni, e 2 di sesso maschile di 75 e 85 anni.
La mappa del contagio comune per comune: Rimini 633, Cattolica 224, Riccione 219, San Giovanni 128, Misano 115, Coriano 65, Santarcangelo 55, Bellaria Igea 41, San Clemente 36, Morciano 36, Montescudo Monte Colombo 32, Novafeltria 27, Saludecio 20, Verucchio 17, Pennabilli 10, Mondaino 8, San Leo 7, Montefiore 7, Poggio Torriana 6, Montegridolfo 5, Gemmano 4, Talamello 3, Maiolo 2, Sant’Agata 2.
Dalla covid si guarisce, ma la riabilitazione è lunga. Ecco la storia di Franco
(Rimini) “Quando un paziente comincia a riprendersi dopo l'infezione da Coronavirus può rendersi necessario anche un programma di riabilitazione fisica. Specialmente se il paziente è anziano, è rimasto "allettato" e immobile per molto tempo o se è stato in rianimazione ed è stato intubato”. In questi casi “intervengono i fisioterapisti e i medici dell'Unità operativa "Medicina riabilitativa", con appositi progetti riabilitativi personalizzati per, "letteralmente", rimettere in piedi i pazienti. Il tutto ovviamente in situazione di massima sicurezza attraverso l'utilizzo delle linee guida legate all'infezione da Coronavirus. Progetti che ora si possono avvalere anche di attrezzature messe a disposizione grazie ad una donazione della Sanitaria Adjutor all'ospedale di Rimini”. I fisioterapisti dall'inizio dell'emergenza “collaborano con il personale della Terapia Intensiva fin da quando i pazienti sono intubati, attraverso la variazione delle posture e iniziano la presa in carico riabilitativa di riadattamento allo sforzo e alla mobilità seguendo i pazienti quando vengono trasferiti nei reparti di Medicina Covid, fino ad arrivare, laddove possibile, alla stazione eretta e al cammino, riportando il paziente al maggior livello di autonomia possibile in vista di un rientro al domicilio in sicurezza”. “La donazione di 5 deambulatori e 5 carrozzine da parte di Adjutor supporta in questa attività, sempre più necessaria”.
Lo spiegano dalla Asl Romagna, e per farsi capire hanno chiesto a un paziente covid, Franco Cesare Sebastiani, che è riuscito a guarire di raccontare la sua storia.
Quando è arrivato in ospedale a Rimini, visto il quadro clinico e la diagnosi di Coronavirus, i medici hanno deciso di ricoverarlo subito in Rianimazione, dove è stato sedato e intubato. Di quel momento ricorda solo le voci. Alcune parole. "Medici o infermieri, non lo so, che mi facevano coraggio... Poi più nulla. Fino a quando mi sono risvegliato...". Quel periodo di "nulla", durante il quale però è stato costantemente monitorato e curato, per Franco Cesare Sebastiani, 79 anni di Novafeltria, è durato 15 giorni. Poi è stato il primo paziente della Rianimazione riminese ad essere estubato. Una giornata di gioia, quella, per medici e operatori della Rianimazione di Rimini. Era il 21 marzo e da allora i pazienti che, come Sebastiani, sono letteralmente "tornati alla vita", sono stati 24. E ognuno di loro per gli "angeli col camice" rappresenta una gioia. Una soddisfazione. Una speranza.
Signor Sebastiani racconti come sono andate le cose? "Verso fine febbraio sono andato al compleanno della mia nipotina che abita fuori regione, una festa che si è svolta in una sala con tante persone. Qualche giorno dopo sono rientrato a casa e ho iniziato ad avere la febbre. Ho preso la tachipirina e all'inizio è abbassata, ma poi è tornata molto alta e facevo fatica a respirare. Allora ho deciso di andare al Punto di Primo soccorso di Novafeltria".
E lì cosa è successo? "I medici hanno capito che ero un caso sospetto di Coronavirus e così mi hanno subito isolato e, con una ambulanza attrezzata, mi hanno portato all'ospedale di Rimini".
Lì è stata confermata la diagnosi ed è stato subito ricoverato in Rianimazione? "Sì hanno visto subito che la situazione era grave e così mi hanno ricoverato in Rianimazione e quasi subito intubato. Di quel periodo non ricordo nulla. Ricordo solo quando mi sono risvegliato".
Poi all'"Infermi" è rimasto qualche altro giorno. "Sì per riprendermi. Ho iniziato a fare la riabilitazione: all'inizio è stata dura, ero molto debilitato e non mi reggevo in piedi, ma con le fisioterapiste ho iniziato a recuperare la stazione eretta aiutandomi con un deambulatore e ho fatto il primo passo. Poi mi hanno trasferito qui a Novafeltria".
E ha ripreso anche i contatti coi suoi famigliari? "Sì, mia moglie, con tutte le cautele del caso, viene a portarmi abiti e altre cose. E ho potuto parlare al telefono anche con altri conoscenti: mi hanno detto che, per quelle che erano le mie condizioni, mi avevano dato per spacciato. E invece eccomi qui...".
Cosa vorrebbe dire alle altre persone che, invece, sono ancora malate e alle loro famiglie? "Che ci vuole tanta pazienza e che bisogna fidarsi di quello che raccomandano i medici. Bisogna rispettare le regole. Se ci viene detto che è meglio non uscire di casa bisogna fare così, non c'è altro da fare. E poi vorrei ringraziare tanto e di cuore tutti i medici, infermieri, operatori con cui ho avuto contatto e che si sono presi cura di me. Rianimatori, infettivologi, riabilitatori e specialisti di altri servizi. Tutti molto bravi, professionali, e tanto gentili. Non ce ne è stato uno che abbia avuto un qualsiasi gesto di impazienza o scortesia, nonostante il grande impegno che sopportano. E vorrei fare un complimento anche alle cucine ospedaliere per la qualità e il gusto del cibo. Da zero a dieci, tutti meritano il massimo dei complimenti".
Cassa integrazione, 3mila accordi firmati nel riminese
(Rimini) Ad oggi, trascorso un mese dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (decreto Cura Italia), gli accordi firmati nella provincia di Rimini per la cassa integrazione sono oltre 3mila (di cui almeno 1.300 nel settore artigianato), con oltre 26mila lavoratori coinvolti. Lo rendono noto i sindacati Cgil, cisl e Uil che parlano di “una crisi dagli effetti devastanti”.
Spiegano i sindacati che “non c’è settore che possa ritenersi escluso dalla crisi anche se, viste le caratteristiche economico-produttive del territorio riminese, si possono ritenere maggiormente coinvolti commercio, turismo, servizi, edilizia, le imprese del settore produttivo alimentare e la manifattura in genere dalla metalmeccanica al tessile”.
L’attività sindacale di sostegno. “In ottemperanza con le ordinanze e le circolari del Governo, della Regione e della Prefettura, le nostre sedi sono rimaste chiuse al pubblico con pochissimi operatori all’interno impegnati a rispondere alle innumerevoli richieste dei cittadini confusi e disorientati, non solo da ciò che sta accadendo rispetto alla diffusione dell’epidemia, ma anche sul cosa fare. Chiedono sostanzialmente se e come poter accedere alle misure vecchie e nuove di sostegno all’economia familiare e personale. Considerando che le persone che si rivolgono ai nostri uffici appartengono spesso alle fasce più precarie e deboli della popolazione, è facile dedurre quanto sia alto il numero di contatti telefonici e mail che pervengono quotidianamente ai nostri Patronati, ai nostri CAF in questo periodo. Bonus, Naspi, Congedi parentali, Isee, per queste pratiche le richieste sono più che laconiche, più che essenziali, un nome, un indirizzo mail o il cellulare e il titolo della domanda, come, ad esempio, 600 euro, che è quella che ricorre di più. Da rilevare, come nota a margine, che le conoscenze digitali della maggioranza delle persone sono assai scarse, cosa di cui chi governa non tiene in sufficiente conto”.
Le condizioni per la ripartenza. “Mentre stiamo contribuendo alla gestione attuale della crisi che è dentro e fuori i luoghi di lavoro, l’altra priorità per noi resta il modo in cui impostare la ripartenza quando sarà autorizzata dalle autorità sanitarie. E’ ormai una consapevolezza consolidata che la convivenza con il virus sarà lunga, ciò nondimeno il tema principale resta la salute e sicurezza nei luoghi di. Si lavora soltanto dove sono garantite la salute e la sicurezza. Vanno pertanto ripensati i modelli organizzativi, gli spazi, gli orari di lavoro, la mobilità, e osservati i dispositivi di protezione individuali (DPI). Per fare questo occorre aprire tavoli provinciali coordinati dalle istituzioni con la partecipazione dei sindacati, delle associazioni datoriali, Ausl, Itl, Inail, per definire le linee guida sulla salute e sicurezza, e, a seguire, accordi nelle aziende, nei siti o di bacino e la messa a punto da parte degli Enti preposti di un sistema di controlli e verifiche sui luoghi di lavoro strutturato ed efficace. Abbiamo avanzato formalmente, e già da un mese, la richiesta di un tavolo sull’economia provinciale per ragionare del futuro: investimenti – riqualificazione – ambiente – qualità del lavoro - legalità. Queste e altre parole d’ordine dovrebbero a nostro parere vedere impegnati in un lavoro collegiale, e condiviso nei suoi obiettivi principali, tutti i soggetti coinvolti”.
Piano straordinario fase 2 coronavirus, oggi presentato in commissione regionale
(Rimini) La Regione Emilia-Romagna vara un piano straordinario per affrontare l’emergenza causata dal coronavirus e pensare già ora alla fase di ripartenza. L’assessore regionale al Bilancio, Paolo Calvano, ha illustrato il pacchetto di interventi ai consiglieri regionali in Commissione Bilancio, riunitasi oggi in via telematica.
Il piano, annunciato nei giorni scorsi dal presidente Stefano Bonaccini, prevede 320 milioni di nuovi interventi e quasi 100 milioni di accelerazione di pagamenti e trasferimenti agli Enti locali.
Gli assi portanti sono cinque: sanità, lavoro e imprese, casa-welfare-sport-cultura, superamento del divario telematico e investimenti. A ciò si aggiunge la decisione di stanziare 1 milione di euro a sostegno dell’editoria (carta stampata, tv e radio, portali web di informazione) e 500mila euro per fare lo stesso con le edicole.
“Abbiamo compiuto un primo sforzo importante per stare vicini a cittadini, famiglie, lavoratori e imprese- afferma l’assessore Calvano-, sia per far fronte all’emergenza sia per iniziare a preparare la cosiddetta fase 2, per quando si potrà ripartire. Non ci fermeremo qui, perché entrambi questi fronti richiedono il massimo impegno di tutte le istituzioni”.
Sulla sanità, sono stati previsti 65 milioni per il riconoscimento economico straordinario destinato agli operatori sanitari regionali e 26 milioni per la realizzazione dell’hub nazionale di terapia intensiva.
Il capitolo imprese e lavoro prevede 18 milioni per accesso al credito del sistema impresa, piccole e medie e cooperative comprese; 11 milioni per il sostegno ai tirocinanti; 6,5 per la sicurezza sul lavoro; 2 milioni per la sanificazione delle aziende alberghiere; 12 milioni per l’abbattimento Irap nei comuni montani e del basso ferrarese. Inoltre, 92 milioni sul versante agricoltura, tra nuovi interventi e accelerazione di pagamenti alle imprese.
All’asse welfare-casa-sport-cultura vanno: 27 milioni per la casa, tra cui sostegno all’housing sociale e al pagamento dell’affitto per le famiglie in difficoltà; 5 milioni per gli strumenti necessari alle famiglie per far partecipare i figli alle lezioni a distanza (schede prepagate per la connessione internet, Pc, tablet); 1,3 milioni in più alle scuole materne paritarie; erogazione anticipata di 18 milioni ai Comuni sempre per i nidi. Infine, 3,5 milioni per lo sport e un milione in più per la cultura.
Sul piano degli investimenti, 120 milioni per il potenziamento del sistema ferroviario regionale, tra cui 65 milioni per l’interramento della Ferrara-Codigoro e 10 milioni per la tratta Reggio Emilia-Ciano.
Coronavirus, aggiornamento regionale: 21.486 casi, + 457
(Rimini) In Emilia-Romagna sono 21.486 i casi di positività al Coronavirus, 457in più rispetto a ieri. Aumentano le guarigioni: 316 le nuove registrate oggi. I test effettuati hanno raggiunto quota 112.105, 5.956 in più rispetto a ieri. Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.249 a Piacenza (26 in più rispetto a ieri), 2.698 a Parma (82 in più), 4.053 a Reggio Emilia (71 in più), 3.262 a Modena (45 in più), 3.142 a Bologna (107 in più), 348 le positività registrate a Imola (3 in più), 709 a Ferrara (60 in più). In Romagna sono complessivamente 4.025 (63 in più), di cui 904 a Ravenna (15 in più), 752 a Forlì (16 in più), 595 a Cesena (7 in più), 1.774 a Rimini (25 in più).
Complessivamente, 9.026 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (60 in più rispetto a ieri). 316 i pazienti in terapia intensiva: nove in meno di ieri. E diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-28).
Le persone complessivamente guarite salgono a 4.980 (+316): 2.093 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 2.887 dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Purtroppo, si registrano 55 nuovi decessi: 26uomini e 29 donne. Per quanto riguarda i decessi (arrivati complessivamente in Emilia-Romagna a 2.843), per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi riguardano 10 residenti nella provincia di Piacenza, 8 in quella di Parma, 7 in quella di Reggio Emilia, 8 in quella di Modena, 9 in quella di Bologna (di cui 1 nell’imolese), 2 in quella di Ferrara, 1 in provincia di Ravenna, 4 nella provincia di Forlì-Cesena (2 nel forlivese e 2 nel cesenate), 5 in quella di Rimini; 1 decesso di persone di fuori regione.
Stazione, a fine mese consegna della nuova piazza
(Rimini) Con la fine dell’intervento di riqualificazione, Rimini “si arricchisce” di un nuovo spazio urbano riqualificato “destinato ad essere il biglietto da visita per i di visitatori che attraverso il treno giungono nella città dalla Stazione ferroviaria”. Così dal comune annunciano che “è programmata per gli ultimi giorni d’aprile la riconsegna formale delle aree di cantiere che dal giungo scorso sono state oggetto di una profonda trasformazione urbana, una nuova piazza, che rappresenta la realizzazione della prima fase del protocollo di intesa per la riqualificazione e la trasformazione urbana dell’intera area sottoscritto tra Comune di Rimini, Rfi e Regione Emilia Romagna, dove fino a ieri era il degrado a prendere il sopravvento”.
La nuova porta di accesso alla città “ha avuto un costo complessivo di oltre un milione e mezzo di euro a carico di RFI ed è stata realizzata con l’obiettivo di caratterizzare lo spazio pubblico antistante l’hub con la realizzazione di una serie di “isole ambientali” e di opere complementari di arredo urbano, su cui si andranno ad integrare i nuovi collegamenti ciclopedonali su viale Cesare Battisti e sulla via Roma”.
Con gli interventi realizzati “e quelli in corso si andrà così a incentivare la piattaforma logistica di trasporto integrato che dalla stazione, a raggiera, si sviluppa per l’intera città, un vero e proprio hub della mobilità cittadina attraverso l’incremento dell’offerta della sosta estesa a differenti tipologie di mezzi, auto, bici, moto e veicoli elettrici. Accanto a ferrovia, bici con la velostazione, trasporto pubblico locale con Metromare, è l’ampliamento del parcheggio Metropark, che già dalla prossima settimana riaprirà i battenti per avviarsi verso la conclusione della fase 2 d’ampliamento che porterà dagli attuali 183 a 293 posti auto, di cui sette per disabili, per poi proseguire con la fase 3 nel corso dell’estate”.
Seppur solo per la fase di collaudo, “già dalla fine della prossima settimana inizierà poi a zampillare la nuova fontana della piazza in attesa della sua entrata in funzione permanente”.
Ormai giunta al termine “anche la progettazione definitiva per gli interventi dei sottopassi Centrale, e di via Giovanni XXIII – via Principe Amedeo, Ausa a cui la Soprintendenza ha già rilasciato parere favorevole. Come si ricorderà è il sottopasso centrale, quello di maggior impatto proprio perché ha l’ambizioso obiettivo di superare, collegando due parti della città storicamente separate dalla ferrovia, la parte a mare col cuore della città. Nel complesso, la riqualificazione dei sottopassaggi favorirà, attraverso un disegno attento degli accessi, l’accessibilità da parte di tutte le categorie di utenti e contrastare, con soluzioni progettuali adeguati, i fenomeni di degrado e di scarsa sicurezza”.