Teatro Galli, spettacoli annullati: si richiede online il rimborso dei biglietti
(Rimini) Con il protrarsi dell'emergenza sanitaria si è reso necessario prolungare le misure restrittive per il contenimento del Covid-19, compresa la sospensione delle attività culturali. Ancora ad oggi è impossibile fare previsioni certe rispetto alla riapertura degli spazi, a partire da Teatro Galli e Teatro degli Atti, chiusi dalla fine di febbraio. Un contesto questo che rende quindi irrealizzabili le ipotesi di riprogrammazione degli spettacoli sospesi in queste settimane. Mentre dunque si continua a lavorare per allestire e organizzare la prossima stagione, sono stati cancellati in via definitiva tutti gli spettacoli previsti nei mesi di febbraio, marzo, aprile e maggio al Teatro Galli e al Teatro degli Atti (prosa, opera lirica, danza). Sospesi in quanto rinviati a data da destinarsi gli appuntamenti organizzati da terzi in collaborazione con il Comune di Rimini, mentre hanno già una nuova data lo spettacolo di Giorgio Panariello e il concerto di Paolo Fresu: 27 ottobre al Teatro Novelli il primo, 12 ottobre al Teatro Galli il secondo.
Sul sito internet del teatro Galli www.teatrogalli.it sono pubblicate tutte le modalità di rimborso, che seguono le disposizioni previste dal Decreto-Legge Cura Italia n. 18 del 17 marzo e dai successivi emendamenti dell'8 aprile. Il rimborso dei titoli acquistati, biglietti o ratei abbonamenti, dovrà avvenire in due modalità differenti: per spettacoli programmati prima dell'8 marzo e cancellati, con rimborso economico con forme e modalità che si stanno definendo per tutti i teatri alla luce di disposizioni normative in continua evoluzione; per spettacoli programmati dopo l'8 marzo e cancellati, esclusivamente tramite voucher dello stesso importo del biglietto acquistato o del valore del rateo dell'abbonamento (cioè la quota corrispondente agli spettacoli non usufruiti per via dell'emergenza Covid 19), con validità 12 mesi dalla sua emissione.
Le richieste vanno trasmesse alla biglietteria del teatro via mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) entro il 16 maggio, compilando il modulo pubblicato sul sito del Teatro Galli e allegando la scansione o la fotografia del biglietto integro o dei tagliandi di abbonamento. E' inoltre indispensabile conservare i biglietti e gli abbonamenti. Il voucher di rimborso sarà spendibile per acquistare un biglietto di uno spettacolo della stessa Stagione o rassegna; le modalità più dettagliate saranno illustrate con la presentazione della nuova programmazione. Allo stesso modo, il voucher per rimborso di biglietti acquistati per l'opera Turandot sarà spendibile per l'acquisto di biglietti per uno dei prossimi titoli della stagione di opera lirica. Sul sito www.teatrogalli.it è consultabile l'elenco degli spettacoli con i singoli riferimenti per l'invio delle richieste di rimborso.
Sono inoltre tanti gli spettatori che hanno manifestato l'intenzione di rinunciare al rimborso dell'abbonamento quale gesto di vicinanza al mondo dello spettacolo dal vivo, che sta attraversando un periodo di grave crisi. Chi volesse aderire a questa possibilità, può inviare una mail alla biglietteria indicando come oggetto "rinuncia al rimborso".
"Stiamo lavorando da mesi a sipari abbassati, ma col massimo impegno e passione per progettare le nuove stagioni – spiega la Direzione del Teatro - L'affetto che tutto il pubblico ci sta dimostrando, comprendendo le difficoltà che stanno vivendo gli artisti, le compagnie e le maestranze del mondo dello spettacolo, è un segnale di incoraggiamento e fiducia da cui vogliamo ripartire".
Coronavirus, sono oltre 4mila gli anziani contattati dal nucleo fragilità del comune
(Rimini) All’emergenza sanitaria devono spesso sommare quella sociale ed assistenziale, la solitudine. Sono gli anziani, ovvero coloro che superano i sessantacinque anni di età e che, a Rimini, superano i 26 mila iscritti all'anagrafe. A loro, in particolare a coloro che sono più soli, è dedicato una servizio di monitoraggio e assistenza telefonica coordinato dalle assistenti sociali del servizio anziani del Comune di Rimini. Si tratta di 12 assistenti sociali, professionisti delle relazioni interpersonali - già in prima linea nelle emergenze caldo estive - che monitorano costantemente la situazione degli anziani più soli e fragili. Un servizio che si calibra sulle esigenze dei singoli e che, per i casi di fragilità più esposta, viene effettuato regolarmente, a volte anche quotidianamente. Lo schema organizzativo dell'emergenza caldo è stato replicato anche per l'emergenza sanitaria da Covid-19 e, oltre ai contatti di persone già conosciute dai servizi, la scelta è stata quella di ampliare a nuovi contatti di potenziali fragilità.
"Quella che a livello comunale si sta sempre più arricchendo – spiega l'Amministrazione comunale - è una sorta di mappa della fragilità che, dalla protezione civile ai servizi sociali, sia in grado di individuare, in tempi di emergenza ma anche di normalità, le persone più vulnerabili ed esposte, dunque coloro da monitorare e contattare per prime".
Ad oggi sono già stati 4.200 gli anziani contattati e, tra questi, 500 mai contattati prima. In questi giorni, ad esempio, vengono monitorati i novantenni, coloro nati tra il 1930/1931. Sono anziani che, nella maggioranza dei casi, vengono seguiti chi dai figli, chi dalle assistenti, chi da badanti. Tutte relazioni più difficili da mantenere, quando impossibili da continuare, a causa delle limitazioni alla circolazione. Ecco allora che, per quelli senza particolari problemi sanitari, una telefonata di controllo può tenere monitorato lo stato d'animo e allietare la giornata. Per alcuni di questi anziani, quando non hanno figli o abitano lontano, sono previsti anche servizi a domicilio per la consegna dei pasti e dei medicinali.
"Un monitoraggio - spiega Micaela Donnini, coordinatrice del servizio – che restituisce uno spaccato delle diverse realtà degli anziani. C'è chi aspetta la nostra telefonata, sopratutto quelli seguiti da più tempo, c'è chi invece ci liquida velocemente, temendo truffe. Questo è un aspetto curioso da segnalare, perché ha anche un risvolto positivo. In passato ci siamo impegnanti per sensibilizzare gli anziani sui pericoli derivanti da truffe di persone che si presentano al telefono o a casa a nome di istituzioni o enti pubblici. L'impressione è che abbiano fatto tesoro di questo lungo lavoro di sensibilizzazione portato avanti negli anni, anche se a pagarne "bonariamente" le spese, sono a volte anche le nostre assistenti sociali. Ovviamente l'emergenza, acuita dall'isolamento e dall'età avanzata, aumenta anche la diffidenza, per questo ci affidiamo a professionisti in grado di porsi in una relazione di ascolto che sappia instaurare un clima di riconoscimento e fiducia".
Fase due, la provincia rivede gli orari del trasporto pubblico
(Rimini) Il presidente della Provincia, Riziero Santi, ha scritto ai Sindaci dei Comuni del territorio per sottoporre loro una proposta, concordata con Amr, di orari del TPL per la cosiddetta Fase 2 e per la stagione estiva. Salvo ulteriori disposizioni nazionali o regionali, la Provincia nell’ambito delle sue competenze in materia di trasporto pubblico locale, formula le seguenti proposte: dal 4 maggio al 6 giugno orario feriale invernale, con esclusione del servizio scolastico e sospensione del servizio nei giorni festivi; dal 7 giugno orario estivo con alcuni aggiustamenti concordati con AMR, tarando il servizio sulla scorta del programma di esercizio del 2019, ma alle frequenze di base, valutando singoli potenziamenti in ragione di specifiche esigenze.
“La Provincia ritiene indispensabile – dichiara il presidente Riziero Santi – farsi trovare pronti e operativi per la Fase 2 su tutti i fronti. Nell’ambito dell’organizzazione degli orari del TPL, in accordo con Amr, ho scritto a tutti i Sindaci formulando una proposta organica in materia di trasporto pubblico locale. Una proposta che, in attesa di conoscere le modalità che verranno definite a livello nazionale e regionale per l’accesso e l’utilizzo dei mezzi pubblici, tenga conto delle esigenze del territorio nella Fase 2 e successivamente per il periodo estivo. Ai Sindaci ho chiesto di valutare il programma e di far pervenire quanto prima possibile eventuali osservazioni ed esigenze particolari. Stante la situazione in divenire, resta ovviamente sempre aperta la possibilità di valutare anche successivamente modifiche di linee e orari.”
Spadarolo, il nuovo canile all’ex polveriera
(Rimini) Prosegue le indagini e i rilievi preliminari, l’attività di prima progettazione per verificare se l’area individuata sarà quella ottimale per la realizzazione del nuovo canile del Comune di Rimini. Si tratta dell’area dell'ex polveriera a Spadarolo, entrata in disponibilità dell'amministrazione comunale nel quadro delle acquisizioni demaniali avvenuto grazie alle opportunità offerte dal “Federalismo demaniale”. Beni importanti che ora l’Amministrazione potrà utilizzare nella realizzazione di progetti strategici per il futuro della città. Si tratta di un’area di circa 47.000 mq. che, se l’attività di verifica ne confermerà la possibilità, potrà ospitare una nuova struttura comunale in grado di ospitare un centinaio di cani. Accanto agli spazi e servizi dedicati ai cani e al loro accudimento il progetto della nuova struttura prevede la realizzazione di un gattile che sarà il primo sull’intero territorio provinciale e capace di coprire un vuoto funzionale particolarmente sensibile nell’attuale struttura di via San Salvatore. La nuova struttura sarà dotata di spazi per le operazioni di pulizia, lavaggio e disinfezione dei materiali e attrezzature, depositi per i materiali e per lo smaltimento degli avanzi e dei rifiuti, spogliatoi per gli addetti, aree dedicate all’adozione e al pubblico. Non mancheranno naturalmente le strutture sanitarie, come l’ambulatorio veterinario con possibilità di degenza e le aree destinate ad ospitare gli animali o di sgambamento. Previsto anche un reparto ben riscaldato e riservato ai cuccioli.
Le camere di commercio rafforzano il fondo per la liquidità delle imprese
(Rimini) Anche le Camere di Commercio, da Piacenza a Rimini, scendono in campo per sostenere la liquidità delle imprese dell’Emilia-Romagna, per un supporto concreto nell’affrontare la situazione di difficoltà dovute all’emergenza sanitaria. E lo fanno incrementando le risorse, 10 milioni di euro già messi a disposizione dalla Regione nelle scorse settimane, attraverso un apposito bando per la concessione di quote di un fondo da destinare all’abbattimento dei costi per l‘accesso al credito, finalizzato alla ripresa del sistema produttivo.
L’iniziativa prende le mosse da un Protocollo quadro per il “Sostegno alla liquidità delle imprese colpite dagli effetti dell’applicazione delle disposizioni sul contenimento del Covid-19”, sottoscritto da Regione e da Unioncamere regionale.
Le Camere di commercio di ciascuna provincia dell’Emilia-Romagna stanno deliberando, e lo faranno entro il prossimo 30 aprile, l’importo da destinare a un fondo regionale camerale, temporaneamente collocato presso Unioncamere, che fungerà da soggetto collettore. Le risorse raccolte, che andranno poi ad incrementare quelle già messe a disposizione della Regione, verranno ripartite e trasferite da Unioncamere regionale ai Confidi che hanno aderito alla misura regionale, per interventi a favore delle imprese di tutti i settori produttivi.
“Il protocollo firmato con Unioncamere conferma la collaborazione proficua che la Regione Emilia-Romagna ha attivato con le rappresentanze imprenditoriali, per affrontare in modo congiunto questa crisi straordinaria- ha commentato l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla-. Ringrazio le Camere di commercio per l’impegno che rafforza le nostre misure, volte a favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese e delle attività libero professionali, e per il supporto di elaborazione statistica che puntualmente ci consegna. La ripresa non può che ripartire dal sostegno a chi in questa regione produce, crea reddito e dà lavoro”.
Il Protocollo prevede anche la disponibilità di Regione e Unioncamere ad allargare la collaborazione ad ulteriori azioni a supporto delle imprese colpite dagli effetti dell’applicazione delle disposizioni sul contenimento del Covid-19. Questo anche in vista della graduale ripresa delle attività economiche e a garanzia della competitività del sistema produttivo emiliano-romagnolo.
“Si tratta di uno sforzo straordinario profuso dalle Camere di commercio– ha dichiarato il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi–, tenendo conto che ancora stiamo soffrendo i pesanti tagli alle risorse camerali provocato dall’attuazione della legge di riordino. Ma era uno sforzo che dovevamo fare per le nostre piccole e medie imprese, spina dorsale delle economie locali e nazionale. Abbiamo dimostrato di essere un sistema unito e coeso, e questo ci consente di fare massa critica delle risorse disponibili e quindi garantire interventi tempestivi ed efficaci, ma con questa iniziativa abbiamo anche rafforzato ulteriormente il rapporto con la Regione con la quale gli ambiti di lavoro comune si stanno moltiplicando”.
Ciascuna Camera di commercio, sulla base della somma destinata al fondo regionale camerale, detiene una percentuale dello stesso sull’ammontare totale del fondo. Queste quote saranno utilizzate esclusivamente a favore delle imprese dei rispettivi territori di competenza in regola con il pagamento del diritto annuale. Inoltre, per un efficace utilizzo delle risorse, Unioncamere regionale si riserva di escludere dalla ripartizione delle proprie risorse i Confidi che, applicando al fondo camerale le percentuali definite dalla Regione, non risultassero dotati delle risorse ritenute necessarie per soddisfare ragionevolmente la richiesta di almeno una impresa per ogni territorio di competenza delle Camere di commercio territoriali.
Balneare, Coordinamento mare libero entra ne dibattito sulla fase due
(Rimini) Nel dibattito pubblico che si sta sviluppando attraverso i mezzi di comunicazione circa le modalità di gestione della fase di ripresa di molte attività, un posto centrale è occupato dalla modalità di fruizione delle spiagge per la stagione estiva nel rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie per il contrasto al contagio da Covid19. “Stiamo assistendo alla manifestazione di posizioni imprenditoriali e di una parte della politica che, nella fretta di ritornare ad una (discutibile) normalità, non tengono conto in alcun modo dell’importanza di garantire spazi liberi a tutti i cittadini per poter godere del mare e delle spiagge per migliorare e rafforzare la propria salute”, commenta il presidente del coordinamento nazionale ‘Mare libero’.
“L’emergenza non deve diventare il pretesto per continuare ad ignorare le gravi questioni riguardanti l’illegittimità delle concessioni balneari in essere per contrasto con le norme euro-unitarie, ribadita in tutte le sedi giurisdizionali. La pandemia ha comportato un comprensibile slittamento dell’iter legislativo di riordino delle concessioni che tuttavia in alcun modo può trasformarsi nella promozione di fatto della categoria degli imprenditori balneari al rango di unici gestori delle spiagge. Ciò sarebbe il preludio inevitabile alla privatizzazione della costa italiana, che diventerebbe così un semplice vettore di business dimenticando la sua funzione primaria di bene comune naturalistico e il diritto alla libera accessibilità al mare e alle spiagge, per loro natura destinati alla libera fruizione collettiva”, spiega il cordinamento che vuole partecipare al dibattito istituzionale in corso.
Il coordinamento chiede anche la “costituzione di un osservatorio nazionale sulla gestione del demanio quale luogo permanente di confronto tra tutti i soggetti interessati incluse le associazioni ambientaliste, dei consumatori e in difesa del mare e delle coste”.
In attesa che si stabilisca se e in che modalità la stagione balneare possa avere inizio, “è intanto opportuno avere la percezione dell’impatto economico ed occupazionale che avrebbe un’eventuale sospensione (o rimodulazione) delle attività connesse alla balneazione. È pertanto importante che tutte le società concessionarie forniscano ai Comuni dati verificabili sui rapporti di lavoro instaurati e sull’ammontare del fatturato relativamente all’ultima stagione. Con i dati così rilevati, sarà più semplice per il Governo attuare un piano strategico che tenga conto e sappia commisurare le diverse esigenze in campo; tali dati saranno utili, inoltre, per poter stabilire un criterio di ripartizione di eventuali benefici disposti dallo Stato per l’anno in corso”.
Il comitato si auspica, poi, l’adozione di misure per il “rafforzamento della capacità di gestione pubblica del demanio marittimo da parte dei comuni costieri o degli Enti gestori e lo stanziamento di risorse per garantire servizi minimi e vigilanza, e ove necessario, per l’accesso contingentato alle spiagge e alla balneazione, ove indispensabile, attraverso sistemi pubblici e trasparenti”, oltre che “contributi ai comuni costieri per istituire, attraverso convenzioni con la protezione civile e con associazioni di volontariato selezionate e adeguatamente formate, servizi di vigilanza sulle spiagge per verificare l’assenza di occupazioni abusive di suolo e violazione delle misure di sicurezza per il distanziamento e igienico sanitarie, idonee ad arginare la diffusione del virus Covid”.
Infine, suggeriscono dal coordinamento, “i percettori del reddito di cittadinanza” potrebberp essere impiegati in progetti comunali “previa apposita formazione e protezione individuale, nei servizi di vigilanza sul rispetto delle misure di sicurezza Covid e nella gestione dei servizi minimi sulle spiagge”.
Squadra mobile, arrestato usuraio
(Rimini) La Squadra Mobile della Questura di Rimini ha portato a termine un’operazione per il contrasto dell’usura. Grazie ai numerosi elementi di prova raccolti, il Tribunale di Rimini ha emesso un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere a carico di due napoletani del ’79 e dell’80, disponendo altresì il sequestro preventivo dell’importo di 40.000 euro circa corrispondente ai vantaggi usurari conseguiti da eseguirsi, anche per equivalente, sui valori finanziari e sui beni dei quali abbiano comunque la disponibilità.
L’indagine ha avuto origine dalla denuncia sporta ad inizio gennaio da un commerciante di auto usate del riminese di origine napoletana, il quale, al fine di avviare la sua attività imprenditoriale, nel febbraio 2018 aveva chiesto ed ottenuto da una persona di sua conoscenza (individuato poi nel napoletano del ’79) un primo prestito di 8000 euro. In virtù di quest’accordo, dal marzo 2018 al dicembre 2019 la vittima aveva regolarmente corrisposto all’usuraio la somma mensile di 1200 euro a titolo d’interesse.
Nel luglio 2019, a causa di alcune difficoltà economiche, al denunciante era stato elargito un nuovo prestito, questa volta di 30000 euro. In quell’occasione, era stato pattuito il pagamento di una cifra mensile di 4000 € a titolo d’interesse, con l’ulteriore clausola di assumere all’interno della propria ditta il cognato dell’usuraio (identificato nel napoletano dell’80) e di corrispondere a quest’ultimo metà dello stipendio (pattuito in 1200 €) e dell’affitto dell’appartamento nel quale avrebbe dovuto abitare.
Sin dall’inizio della vicenda, il pagamento degli interessi era stato effettuato mediante ricariche su carte Postepay appositamente indicate dall’usuraio o tramite consegna brevi manu del denaro contante all’usuraio stesso o al cognato, tanto a Rimini quanto a Napoli.
Durante le festività natalizie trascorse a Napoli, poi, resosi conto di non poter più far fronte all’ulteriore impegno assunto, la vittima aveva dapprima consegnato 2300 € al fine di guadagnare tempo, per poi evitare ogni tipo di incontro con l’usuraio. È in quel momento che sono iniziate le minacce e le insistenti richieste di restituzione dell’intero capitale. Spaventato da tale atteggiamento, la vittima è ritornata a Rimini in compagnia della sola moglie, mentre i figli sono rimasti a Napoli da alcuni familiari.
Agli inizi di gennaio, quindi, l’usuraio è venuto a Rimini al fine di poter incassare la somma richiesta, ma la vittima ha continuato a rimandare ogni incontro e, stanco di quanto subito sino a quel momento, si è recato presso la Squadra Mobile per sporgere denuncia.
In sede di denuncia ed a riscontro di quanto dichiarato, il denunciante ha fornito alcune ricevute di ricariche Postepay attestanti i pagamenti effettuati e le chat Whatsapp intercorse sin dall’inizio della vicenda con il suo usuraio.
Sulla base della denuncia e dei primi riscontri effettuati, la 1^ Sezione – Criminalità Organizzata della Squadra Mobile diretta dal Dott. Mattia Falso, sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Luca Bertuzzi, ha intrapreso un’attività tecnica che, unitamente ad alcuni servizi di osservazione effettuati in occasione di un incontro tra usuraio e vittima, ha confermato in pieno la gravità della situazione prospettata da quest’ultima.
Nel corso dell’esecuzione dell’ordinanza restrittiva, uno dei due indagati – il cognato dell’usuraio – è stato rintracciato, lo scorso 15 marzo, al porto di Civitavecchia (RM) di rientro dalla Spagna e condotto in carcere; l’usuraio, invece, è riuscito a sfuggire alla cattura. Dagli accertamenti effettuati, sembra che ciò sia stato possibile grazie all’aiuto di soggetti vicini al clan camorristico SAUTTO - CICCARELLI, egemone nella zona del Parco Verde di Caivano (NA). Le ricerche finalizzate al suo rintraccio, in relazione al quale la Procura della Repubblica di Rimini ha chiesto la dichiarazione dello stato di latitanza, proseguono tutt’ora anche grazie al contributo del Commissariato di P.S. di Scampia della Questura di Napoli.
L’esecuzione del provvedimento restrittivo ha altresì consentito – anche in ragione della dimostrata sproporzione tra redditi dichiarati dai due indagati e beni posseduti – di sottoporre a sequestro preventivo tre autovetture e due motocicli: una Fiat 500 X; una Renault Clio; una Nissan Micra munita di targa prova riconducibile alla società di proprietà della vittima; un Honda Africa Twin ed un Honda SH intestati a due prestanome del ricercato.
Aggiornamento coronavirus, casi positivi attivi in calo rispetto a ieri: da 13.244 a 13.084
(Rimini) In Emilia-Romagna sono 23.434 i casi di positività al Coronavirus, 342 in più rispetto a ieri. Le nuove guarigioni sono 445 (7.146 in totale). I test effettuati hanno raggiunto quota 140.874, 5.996 in più rispetto a ieri. Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in regione. In calo i casi positivi attivi: -160 rispetto a ieri (13.084 contro 13.244).
Calano anche le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi: complessivamente arrivano a 8.903, 116 in meno rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 282, stabili rispetto ieri. E diminuiscono quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-81).
Le persone complessivamente guarite salgono a 7.146 (+445): 2.337 “clinicamente guarite, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 4.809 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Purtroppo, si registrano 57 nuovi decessi: 22uomini e 35 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.204.
I nuovi riguardano 10 residenti nella provincia di Piacenza, 6 in quella di Parma, 11 in quella di Reggio Emilia, 9 in quella di Modena,10 in quella di Bologna (1 nell’imolese), 1 in quella di Ferrara, 1 in provincia di Ravenna, 2nella provincia di Forlì-Cesena, tutti nelterritorio forlivese), 5 nella provincia di Rimini; 2 decessi di fuori regione.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.533 a Piacenza (73 in più rispetto a ieri), 2.973 a Parma (64 in più), 4.437 a Reggio Emilia (68 in più), 3.472 a Modena (23 in più), 3.558 a Bologna (51 in più),359 le positività registrate a Imola (1 in più), 833a Ferrara (28 in più). In Romagna sono complessivamente 4.269 (34 in più), di cui 941 a Ravenna (4 in più), 833 a Forlì (4 in più), 621 a Cesena (4 in più), 1.874 a Rimini (22 in più).
Fase due, Confesercenti: ambulanti e piccole attività posso aprire da subito
(Rimini) “C’è un settore, fatto di piccoli negozi artigiani e ambulanti, che con regole certe e più agevoli possono riaprire per contribuire a dare una normalità alla vita quotidiana”. Lo sostiene con fermezza Confesercenti della provincia di Rimini, che sta pensando alla fase due per i suoi associati. “In maggioranza sono di piccole metrature e facilmente gestibili, già negli altri paesi come Germania in Austria, le piccole attività le hanno già fatte riaprire. Cominciamo dagli ambulanti, all'aria aperta i distanziamenti si possono mantenere con più facilità, dai negozi che già prima e dalla chiusura dell'11 di marzo funzionavano con entrate di 2 persone alla volta; gli artigiani che in piccoli spazi si riescono a gestire più facilmente. Si può ragionare anche sugli orari delle aperture: l'importante è che ricominciamo con la vita quotidiana per ridare un po' di normalità, è una necessità, questo stallo sta diventando pericoloso anche per la tenuta sociale del paese”.
Un aspetto da tenere in conto, “è che le entrate annue dello Stato, per il 35% sono basato sull'iva; se chiude una piccola impresa, che sono la stragrande maggioranza, prima di tutto lo Stato perderebbe un'entrata, ma l'aspetto più grave è che le persone disoccupate si andrebbero ad aggiungere a quelli che richiedono il reddito di cittadinanza, oppure si aggiungerebbero alle fila della Caritas o peggio ancora si potrebbe verificare la situazione della crisi del 2008 quando ci sono stati tanti suicidi”.
Per le piccole attività poi “è chiaro che servono agevolazioni aggiungere per farle sopravvivere, perché sappiamo benissimo che se anche aprono, sicuramente non ci sarà la fila. Si deve partire dalla cancellazione delle tasse locali per il 2020, e dal fatto che per quanto riguarda la Tari, per lo meno per quei mesi che i negozi sono stati chiusi, di immondizia non è stata prodotta. Ci aggiungerei le tasse nazionali, ci vuole un piano Marshall per il 2020 con il quale ridurle il più possibile, se non azzerarle. Sicuramente il 2021 deve partire con una tassazione più leggera e semplificata per dare modo alle piccole imprese, che sono il cuore dell'Italia, basta tenere conto che sono il 95%, di farle sopravvivere. È interesse anche dello Stato, perché se non entra l'iva non arrivano più gli stipendi statali, di cui fa parte anche tutto quel comparto che abbiamo elogiato in questa emergenza, gli eroi che sono i medici e gli infermieri. Lo stesso vale per gli stipendi delle forze dell'ordine, dei pompieri o per l'erogazione delle pensioni. Non è una logica che considera solo la sopravvivenza delle piccole attività, con il loro introito infatti si dà un importante sostegno allo Stato, per cui è necessaria una riflessione ampia e importante, per tornare a vivere nel modo in cui eravamo abituati prima".
Sugli affitti "dovrebbe intervenire una legge nazionale per non fare pagare i due mesi durante i quali le attività sono state chiuse. Il 60% di credito di imposta non basta, è necessario arrivare al 100%. È poi necessaria una linea guida per rinegoziare gli affitti, dopo le riaperture ci sarà, come si prevede, un calo dei consumi; i negozi già faticavano prima per cui anche per questo non sarà facile per loro sopravvivere. Per i proprietari degli immobili dati in affitto chiediamo la reintroduzione della cedolare secca del 20% che è stata tolta".