(Rimini) “La nostra stella polare è garantire la salute delle persone. Ma sappiamo che una comunità non può bloccare a lungo la propria economia, senza rischiare gravi ripercussioni anche sul piano sociale. Per questo guardiamo con fiducia alle riaperture di molte attività economiche ora sospese a causa dell’emergenza covid-19. E stiamo lavorando affinchè tutto questo avvenga nelle condizioni di massima sicurezza per tutti”. E’ il commento di Andrea Corsini, assessore regionale al Turismo, Commercio e Trasporti, alla decisione del governo di consentire una ripartenza differenziata delle attività economiche sulla base dell’andamento del contagio e dei dati epidemiologici nelle diverse regioni italiane.

Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, questo vuol dire riapertura, da lunedì 18 maggio, di negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti, tatuatori, spiagge, sempre rispettando norme di sicurezza.
“Siamo al lavoro da giorni con i tecnici, con i sanitari, con le associazioni di categoria, per garantire la riapertura di diverse attività ancora sospese. In primo piano l’esigenza di garantire la sicurezza dei lavoratori e dei clienti, come dicevo, ma anche la consapevolezza di voler rimettere in moto -presto e bene- una macchina che garantisce una percentuale significativa della ricchezza dell’Emilia-Romagna”.

In questi giorni termineranno i lavori dei tavoli tecnici chiamati a definire i protocolli di sicurezza per il riavvio delle diverse attività ora sospese, nel rispetto delle linee guida nazionali. “Credo che ancora una volta l’Emilia-Romagna- conclude Corsini- con le proprie Istituzioni e le proprie rappresentanze economiche e sindacali, si sia fatta trovare pronta per affrontare la più grave crisi che dal dopoguerra ha colpito queste Paese. Attrezzandosi per ripartire, con determinazione, coraggio e rispettando le regole, perché non possiamo assolutamente permetterci che i contagi ripartano”.

Le linee guida per gli stabilimenti balneari

Si parte dall’arrivo in spiaggia con accessi allo stabilimento balneare che dovranno avvenire in modo ordinato, evitando assembramenti e nel rispetto del distanziamento interpersonale di almeno un metro e, dove possibile con percorsi differenziati per l’ingresso e l’uscita dallo stabilimento. In caso di afflussi consistenti di persone, potranno essere previsti ingressi contingentati, anche su prenotazione telefonica o informatica fino ad esaurimento dei posti ombrelloni e posti lettini. I gestori potranno, anche in forma aggregata, utilizzare piattaforme online per le prenotazioni e per evitare code alle casse potranno promuovere sistemi di pagamento veloci (card contactless) o con carte prepagate o attraverso portali/app web.

Il personale addetto al ricevimento e all’accompagnamento dei clienti, in caso non sia possibile assicurare la distanza interpersonale di almeno un metro, dovrà essere dotato di dispositivi e attrezzature di protezione nelle postazioni di lavoro (es. mascherine o schermature) e dovrà fornire ai clienti tutte le informazioni relative alle disposizioni e ai comportamenti da rispettare all’interno dello stabilimento per prevenire i rischi.

Potranno essere previste la numerazione delle postazioni/ombrelloni e la annotazione per ogni postazione dei clienti, stagionali e giornalieri, anche per eventuali indagini di natura sanitaria; l’individuazione di modalità di transito da e verso le postazioni/ombrelloni e stazionamento/movimento sulla battigia; l’accompagnamento alla zona ombreggio da parte di personale dello stabilimento (stewart).

In caso di pioggia o cattivo tempo i clienti non potranno sostare nei locali dello stabilimento che non sia in grado di garantire le distanze consentite (sedute ristorante, bar, sale…).

In spiaggia, gli ombrelloni dovranno essere posizionati in modo da avere una superficie minima ad ombrellone di 12 metri quadrati (indicativamente ad una distanza tra i paletti di ombrelloni e file di 4 metri e 3 metri).

Tra le attrezzature di spiaggia (lettini, sdrai …) non sistemate sotto l’ombrellone, dovrà essere garantita la distanza minima di 1,5 metri.

Le uniche deroghe ammesse alle distanze interpersonali riguardano i componenti di uno stesso nucleo familiare o le persone che pernottano nella stessa stanza o unità abitativa di una struttura ricettiva del territorio regionale. In questo caso vale la responsabilità individuale.

Tutte le attrezzature di spiaggia in dotazione allo stabilimento balneare - sedie, sdraio, lettini, attrezzature galleggianti e natanti – dovranno essere pulite ogni giorno e disinfettate periodicamente con soluzione igienizzante a base di cloro. La disinfezione dovrà comunque essere garantita ad ogni cambio di clientela.

Pulizia più volte al giorno per i servizi igienici - per clienti e personale - e disinfezione a fine giornata dopo la chiusura. Anche le docce, meglio quelle all’aperto, dovranno essere pulite con disinfezione a fine giornata. Per quanto riguarda le cabine vanno invece evitati gli usi promiscui (con le deroghe previste per nucleo famigliare o soggiornanti nella stessa camera), con disinfezione ad ogni cambio di clientela. Se si usano come spogliatoi occorre posizionare Kit con accessori per autopulizia come nei servizi igienici.

Per quanto riguarda il servizio di bar e ristorante si promuove da parte delle strutture balneari l’attivazione di un servizio di delivery su ordinazione, con consegna dei cibi e bevande all’ombrellone-lettino nel rispetto del distanziamento interpersonale di almeno un metro e si suggerisce comunque di tenere all’aperto l’area di somministrazione. Proprio per questo i Comuni potranno consentire anche il posizionamento di tavoli nelle cosiddette aree polifunzionali.

Le aree gioco per bambini vanno delimitate e individuate, indicando il numero massimo di bambini -soggetti alla vigilanza dei genitori per il rispetto delle indicazioni previste - consentiti all'interno dell'area stessa. Al riguardo si potrà fare riferimento al protocollo sui centri estivi che la Regione sta licenziando. Le attrezzature presenti devono essere disinfettate periodicamente.

I giochi da spiaggia e le attività sportive sono consentite esclusivamente negli spazi dedicati (aree polifunzionali) e sempre mantenendo il rispetto del distanziamento interpersonale. Sì agli sport individuali che si svolgono in spiaggia (racchettoni singolo) o in acqua (come nuoto, windsurf, sup e kitesurf) praticati sempre nel rispetto delle misure di distanziamento interpersonale, mentre per gli sport a coppie o in squadre (racchettoni, beach volley, calcetto, …) valgono le indicazioni fornite dal ministero dello Sport e dalle federazioni per la pratica sportiva, così come per lo svolgimento di eventuali tornei e competizioni. Per quanto riguarda le piscine e aree benessere bisogna far riferimento alle norme di sicurezza che saranno indicate per la riapertura di queste attività, altrimenti occorrerà inibirne l’accesso e l’utilizzo.

Sono invece al momento vietati gli intrattenimenti danzanti e gli eventi musicali di qualsiasi genere, con la sola eccezione di quelli esclusivamente di “ascolto” con postazioni sedute che garantiscano il distanziamento interpersonale.

Vietata qualsiasi forma di aggregazione che possa creare assembramenti come, ballo, happy hours, degustazioni a buffet…, con conseguente divieto di pubblicità in qualsiasi forma

(Rimini) Sul sito dell’Inail da oggi si possono scaricare due documenti tecnici che definiscono i protocolli di lavoro per il settore della ristorazione e per quello balneare (sul quale il sindaco di Rimini Andrea Gnassi ha già avuto modo di esprimere dissenso). Le pubblicazioni sono state approvate dal Comitato tecnico scientifico per l’emergenza nella seduta del 10 maggio. 

“Nel settore della ristorazione, che in Italia conta circa 1,2 milioni di addetti, ad assumere un aspetto di grande complessità è la questione del distanziamento sociale. Durante il servizio, infatti, non è evidentemente possibile l’uso di mascherine da parte dei clienti. Lo stazionamento protratto, inoltre, in caso di soggetti infetti da Sars-CoV-2 può contaminare  superfici come stoviglie e posate. Un altro aspetto di rilievo è il ricambio di aria naturale e la ventilazione dei locali confinati, anche in relazione ai servizi igienici, che spesso sono privi di possibilità di aerazione naturale”, spiega il documento, che raccomanda, tra l’altro, “di rimodulare la disposizione dei tavoli e dei posti a sedere, definendo un limite massimo di capienza predeterminato che preveda uno spazio di norma non inferiore a quattro metri quadrati per ciascun cliente, fatta salva la possibilità di adottare altre misure organizzative, come per esempio le barriere divisorie. La prenotazione obbligatoria viene indicata come ulteriore strumento di prevenzione, utile anche per evitare assembramenti di persone in attesa fuori dal locale”.

Nel Documento relativo al settore della balneazione, si ritiene opportuna l’adozione da parte delle autorità locali di piani che permettano di prevenire l’affollamento delle spiagge, anche tramite l’utilizzo di tecnologie innovative. “Per consentire un accesso contingentato agli stabilimenti balneari e alle spiagge attrezzate, viene suggerita la prenotazione obbligatoria, anche per fasce orarie. Si raccomanda, inoltre, di favorire l’utilizzo di sistemi di pagamento veloci con carte contactless o attraverso portali/app web. Vanno inoltre differenziati, ove possibile, i percorsi di entrata e uscita, prevedendo una segnaletica chiara”.

Per garantire il corretto distanziamento sociale in spiaggia, “la distanza minima consigliata tra le file degli ombrelloni è pari a cinque metri e quella tra gli ombrelloni della stessa fila a quattro metri e mezzo. È opportuno anche privilegiare l’assegnazione dello stesso ombrellone ai medesimi occupanti che soggiornano per più giorni. In ogni caso è necessaria l’igienizzazione delle superfici prima dell’assegnazione della stessa attrezzatura a un altro utente, anche nel corso della stessa giornata. È da evitare, inoltre, la pratica di attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo e, per lo stesso motivo, deve essere inibito l’utilizzo di piscine eventualmente presenti all’interno dello stabilimento, spiega l’Inail”.


(Rimini) “Evocato da sempre come industria strategica, sostanzialmente trascurato da tutti i Governi della Prima, Seconda e Terza repubblica, eccetto per le azioni e le proposte recenti del Ministro Franceschini, colpito a morte dal Coronavirus, adesso il turismo balneare italiano corre il rischio di trovarsi davanti al suo colpo di grazia”. Così il sidnaco di Rimini Andrea Gnassi in merito alle procedure contenute nel documento tecnico elaborato da Inail per la fase due del settore balneare.
“Se la risposta alle proposte serie, puntuali e rigorose fatte dalle categorie economiche e dagli operatori nella stagione più difficile dal dopoguerra, anche sui protocolli, poste a tavoli regionali e nazionali, è il documento Inail - Istituto superiore della sanità che in questo momento sta circolando su tutti i siti d’informazione nazionali, allora si abbia il coraggio di dire che i protocolli allo studio a Roma altro non sono che protocolli per fare tenere chiuse le spiagge italiane nel 2020”.
Si domanda Gnassi, “quanto sono cogenti queste indiscrezioni, queste indicazioni, nelle decisioni del Governo? Quale è la gerarchia decisionale? Ero rimasto a quanto ci ha comunicato ieri la Regione Emilia Romagna e cioè che entro venerdì sarebbero usciti i protocolli sull’utilizzo delle spiagge, condivisi tra ministeri, enti, operatori e categorie economiche. E adesso arriva, ancora come anticipazione, un materiale che è difficile anche commentare. Io più di chiedere chiarezza al Governo e chiedere alla regione Emilia Romagna chiarezza e anche forza per farsi sentire in tal senso, oggi non so cosa dire di più. Attendiamo risposte rapide, imprese e centinaia di migliaia di lavoratori. Un’industria che rappresenta il 15 per cento del PIL nazionale che non può essere trattata senza alcuna dignità”.

(Rimini) Entrerà in vigore lunedì 25 maggio l’ordinanza contingibile e urgente predisposta dal Comando di Polizia Locale del Comune di Rimini per prevenire e contrastare i pericoli cagionati da comportamenti connessi all’esercizio della prostituzione sulla pubblica via. L’ordinanza, che ricalca l’impianto dei provvedimenti già adottati con ottimi risultati negli anni passati, sarà in vigore fino al 31 ottobre 2020 e sarà valida su quelle aree dove il fenomeno della prostituzione su strada si registra con una maggiore intensità. Nello specifico il provvedimento sarà valido sulle strade e nelle aree adiacenti a Viale Regina Elena, Viale Regina Margherita, Viale Principe di Piemonte, Via Novara, Via Teramo, Via Foglino, Via Cavalieri di Vittorio Veneto, Via Losanna, Via Mosca,Via Guglielmo Marconi, su tutta la Strada Statale 16 del territorio comunale (tra i confini con il Comune di Bellaria Igea Marina e il Comune di Riccione), in Piazzale Cesare Battisti, Via Savonarola, Via Mameli, Via Ravegnani, Via Graziani, Via Dardanelli, Piazzale Carso, Via Principe Amedeo,Viale Vespucci, Piazzale Medaglie d'Oro, Via Tripoli, Via Varisco, Viale Eritrea, Via Novara, Via Macanno, Via Casalecchio, Via Fantoni, Via Euterpe, Via Emilia Vecchia, Via XIII settembre, Viale Matteotti, Via dei Mille, Via Tolemaide. A queste strade, già comprese nell’ordinanza dello scorso anno, si aggiungono le vie Rodi e Nazario Sauro, entrambe in zona Marina Centro, segnalate al Comando della Polizia Locale attraverso il sistema regionale Ril.Fe.De.Ur. L’ordinanza è uno strumento da tempo adottato dall’Amministrazione Comunale e che consente di dare continuità all’attività di prevenzione e contrasto di un crimine quale lo sfruttamento della prostituzione e la tratta di persone, oltre ad arginare i fenomeni di degrado urbano ad esso collegati. “Pur se ancora in piena gestione delle conseguenze dell’emergenza Covid, non allentiamo la presa rispetto a quei fenomeni criminosi che da tempo, pur con armi a causa di limiti legislativi, cerchiamo di combattere – sottolinea l’assessore alla Polizia Locale Jamil Sadegholvaad – I nostri agenti anche nella prossima stagione estiva saranno impegnati in servizi mirati affinché prosegua quel contenimento del fenomeno registrato negli ultimi anni” 

Attraverso l’ordinanza potranno essere puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 500 euro (400 euro se pagati entro 60 giorni) tutti coloro che porranno in essere comportamenti diretti ad offrire prestazioni sessuali a pagamento e chi sarà sorpreso a richiedere informazioni a questi soggetti, concordando l’acquisizione di prestazioni sessuali a pagamento. In particolare i comportamenti colpiti con sanzione amministrativa, specifica l’ordinanza, sono quelli che “pongono in essere comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento, consistenti nell’assunzione di atteggiamenti di richiamo, di invito, di saluto allusivo ovvero nel mantenere abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo, mostrare nudità, ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione. La violazione si concretizza con lo stazionamento, o l’appostamento della persona, o l’adescamento di clienti e l’intrattenersi con essi, o con qualsiasi altro atteggiamento o modalità comportamentali, compreso l’abbigliamento, che possano ingenerare la convinzione che la stessa stia esercitando la prostituzione”. E’ inoltre vietata la richiesta di informazioni a soggetti che pongano in essere i comportamenti descritti o concordare con gli stessi l’acquisizione di prestazioni sessuali a pagamento, che saranno sanzionati anche a norma del Codice stradale per quei conducenti che, in questi frangenti, saranno sorpresi  alla guida di veicoli ad eseguire manovre pericolose o di intralcio alla circolazione stradale. In questi casi la sanzione amministrativa di 41 euro prevista sarà elevata a 54,67 se accertata in orario notturno (dalle ore 22 alle 7 di mattina). Le violazioni previste dall’ordinanza si applicano in concorso anche con le violazioni previste dalle norme vigenti per il contenimento e contrasto alla diffusione del COVID-19. L’ordinanza prevede inoltre che qualunque fatto o atto ritenuto rilevante ai fini fiscali riscontrato dagli agenti nell’ambito dell’attività di controllo sarà portato a conoscenza dell’Agenzia delle Entrate e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini per eventuali valutazioni.

(Rimini) Gestivano un giro di spaccio di marijuana che coinvolgeva anche giovanissimi i due ragazzi, di 20 e 19 anni, per i quali questa mattina è scattata l’ordinanza di custodia cautelare. L’attività è venuta alla luce al termine di un’attività di indagine coordinata dal sostituto procuratore Paola Bonetti e condotta dalla squadra di Polizia Giudiziaria e del reparto mobile della Polizia Locale di Rimini, con l'ausilio dell'unità cinofila. Tutto comincia il 16 dicembre scorso quando il personale della Polizia Locale ferma i due giovani, un 19enne cittadino ucraino e un 20enne italiano, con l’accusa di spaccio. Durante la perquisizione a casa, gli agenti rinvengono 20 grammi di sostanze stupefacenti (marijuana), un bilancino, il materiali per il confezionamento delle dosi e 520 euro, riconducibili a proventi dell’attività di spaccio.

La Polizia Locale ha quindi proseguito nelle indagini, acquisendo i telefoni utilizzati dai due giovani. Analizzando i tabulati e gli scambi di messaggi su whatsapp sono emersi contatti frequenti, più volte al giorno, con una ventina di ragazzi e ragazze, anche minorenni, che una volta ascoltati dagli agenti hanno rivelato di aver acquistato dosi di marijuana dai due giovani, che spesso consegnavano le dosi direttamente a casa degli acquirenti o vicino scuola. Si è stimata un'attività di spaccio attorno ai 200 grammi a settimana.
 Le chat di whatsapp sono state acquisite dalla Polizia di giudiziaria e questa mattina dopo la nuova perquisione (che ha portato al sequestro di alcuni grammi di marijuana in possesso a uno dei due giovani) il Gip Benedetta Vitolo ha firmato l’ordinanza con la quale si dispone la custodia cautelare a domicilio, con obbligo di firma in caserma.

Martedì, 12 Maggio 2020 09:27

12 maggio

Test sierologici per tutti | Spiaggia "bollente" | Locali e parrucchieri al via

(Rimini) Si registrano oggi 15 guarigioni di pazienti precedentemente risultati positivi a Coronavirus, a seguito di doppio tampone negativo. Conseguentemente, il totale è di circa 1.430 pazienti guariti. Per ciò che riguarda la rilevazione dei nuovi contagi, nella giornata odierna se ne contano 5, comunicati dalla Regione.  I casi odierni riguardano 3 pazienti di sesso femminile e 2 di sesso maschile, tutti in isolamento domiciliare.
Si attestano dunque su 2.074 i casi diagnosticati per Coronavirus sul territorio della provincia di Rimini, distinguendo 1.976 residenti in provincia e 98 cittadini residenti al di fuori dei confini provinciali. Oggi è stato comunicato un decesso, concernente 1 paziente di sesso femminile di 84 anni.

(Rimini) “Siamo ad oggi l’unica regione che ha già avviato lo screening sierologico”, Così l’assessore per la sanità della Regione Emilia Romagna, Raffaele Donini, presenta la delibera firmata nelle ultime ore dopo il confronto con la medicina del territorio che dà avvio alla possibilità dei test sierologici anche per i cittadini, dietro prescrizione medica e pagamento. “Non possiamo imporre un prezzo virtù del libero mercato ma abbiamo fatto delle proposte”, precisa Donini. Si parla di 25euro per il test rapido, cioè il pungidito in grado di rilevare sia anticorpi igg che igm, e di 25 euro ciascuno per i test ematici (con prelievo venoso) che rilevano separatamente IgC e IgM.Un campione di popolazione sarà testato gratuitamente, e ci sono già 600 imprese pronte e proporre i test su tutti i loro dipendenti. L’obiettivo è “assicurare un’indagine epidemiologica di massa utile per noi per comprendere la diffusione del virus, come ha girato, quali strati della popolazione e fasce territoriali ha insidiato maggiormente”. Di test sierologici, ne sono già stati fatti 87.214, su tutto il territorio regionale e anche nel riminese, rivolti a professionisti della sanità, socio-assistenziali e forze dell’ordine. Sul totale dei test effettuati, il 5,2% è risultato positivo agli igg, il 2,9% agli igm e il 2,1% ad entrambi gli anticorpi. Il successivo tampone ha confermato la positività al 45% di chi era risultato positivo agli igg (2010 persone), al 45% che era risultato positivo agli igm (1.147 persone) e al 61% di chi era risultato positivo ad entrambi gli anticorpi (1.105 persone).

Obiettivo dell’indagine epidemiologica sarà arrivare a testare entro giugno il 10% della popolazione. “Questa settimana si partirà con 100mila test a Piacenza - spiega Donini - ma anche Medicina e Rimini saranno oggetto. Per il riminese ho avuto un colloquio con il direttore della Asl Tonini al quale abbiamo chiesto un piano per l’effettuazione dei test”. Su Rimini i laboratori accreditati sono tre, in totale su tutto il territorio regionale sono 40 e l’obiettivo è che questo numero cresca per garantire a pieno regime un numero di test pari a 4mila al giorno. “Consentiremo ai laborati, dei quali abbiamo dovuto in una prima fase rifiutare l'accredito,  di adeguare i propri protocolli e di rifare domanda”, annuncia Donini.

Fondamentale sarà il ruolo dei medici di medicina generale, non solo perché dovranno firmare le prescrizioni, ma anche “perché saranno loro a stabilire di paziente in paziente se prescrivere il test sierologico o il tampone in funzione dei sintomi rilevati o dei contatti stretti”.  Cosa succede in caso di positività agli anticorpi? Tutti i positivi al test sierologico, sia privati cittadini sia dipendenti delle aziende che hanno richiesto lo screening, devono fare il tampone naso-faringeo, che sarà a effettuato dalla sanità pubblica o da laboratori privati. Chi risulta positivo al test sierologico dovrà sottostare all’isolamento precauzionale, in attesa del tampone. In particolare, in caso di positività, il direttore sanitario del laboratorio deve avvisare il Dipartimento di Sanità Pubblica della necessità di eseguire il tampone da parte del cittadino o dei risultati del tampone stesso, nel caso il cittadino ritenga di eseguirlo a proprio carico presso il medesimo laboratorio. Al tempo stesso, deve comunicare al cittadino con esito positivo la necessità di contattare il numero telefonico di riferimento per fissare il luogo e il momento nel quale recarsi, con le necessarie protezioni, presso le strutture aziendali per eseguire il tampone e di porsi da subito in isolamento precauzionale a domicilio in attesa dell’appuntamento per l’esecuzione e del risultato del tampone. I risultati dei test sierologici, sia sui privati cittadini che sui dipendenti di aziende, sono trasmessi direttamente dal laboratorio al Servizio di Igiene pubblica e caricati sul sistema Sole e sul Fascicolo sanitario.

Presentando la delibera, l’assessore Donini stabilisce un “primo punto fermo”: il tampone nasofaringeo, “quello che abbiamo fatto fino ad adesso, è il solo e unico strumento che assicura la diagnosi da covid 19, ed è, per quello che ci riguarda, l’oggetto più prezioso. Noi abbiamo di implementare lo strumento. Oggi la media è di 5mila referti al giorno, arriveremo a fine maggio con potenzialità doppia, 10mila al giorno, ma è nostra intenzione promuovere adeguati investimenti affinché arriviamo a 15mila tamponi al giorno durante il periodo estivo, che ci auguriamo sia meno cruento in termini di curva epidemiologica rispetto alle settimane passate”. Ad oggi, spiega Donini, “l’Emilia Romagna ha realizzato oltre 231mila tamponi e questa capacità a fine giugno avremo testato 500mila persone”. 

(Rimini) “Ci siamo stupiti del livore presente nelle parole dei vari concessionari di spiaggia all’idea che il delivery sulla sabbia sia concesso a tutti”, così sottolinea Gaetano Callà, presidente di Fipe-Confcommercio della provincia di Rimini. “Una possibilità che a noi non sembra la soluzione di tutto ma che, se concessa, potrebbe concorrere a soddisfare le diverse esigenze del turista e del cliente in generale. Alla luce delle difficoltà che obiettivamente tutti avremo in questa stagione estiva alle porte, turisti compresi, la consideriamo un’opportunità che andrebbe ad affiancarsi a quei pasti sotto l’ombrellone fortemente voluti da bagnini e risto-bar di spiaggia e concessi con apposita ordinanza comunale da un paio d’anni, ma mai realmente realizzati. Un’idea nata morta, perché andando oltre alle foto di rito, i pasti serviti sotto l’ombrellone si sono contati sulle dita delle mani. I chioschisti hanno dimostrato di non riuscire a servire pasti sotto l’ombrellone in maniera consona e organica, ma allo stesso tempo vogliono vietare che una pizzeria, un ristorante, un gelataio possa portare in spiaggia i prodotti ordinati dal cliente. La concessione però non trasforma la spiaggia in monopolio assoluto”.

La domanda esiste, e probabilmente, ipotizza Callà, “quest’anno ancora di più, ma va creato un servizio adeguato e di qualità. Sempre di più invece la spiaggia sembra voler diventare una mensa privata a cielo aperto, in cui si vorrebbe la moltiplicazione dei coperti o addirittura l'installazione di distributori automatici. Farlo proprio in questo momento di crisi significa non avere a cuore il resto della città: questo tipo di soluzione, che di fatto blinda i turisti H24 tra albergo e spiaggia, rischierebbe infatti di affossare non solo l’intero comparto costiero dei pubblici esercizi, ma anche il commercio che si giova del passaggio delle persone”.

Confcommercio promuove “l’equilibrio e la visione di una stagione particolare, speriamo solo di passaggio, in cui tutte le componenti del nostro turismo riescano a resistere e a traghettarsi fuori dall’emergenza per tornare presto alla normalità delle cose. Scatti in avanti, minacce di carte bollate e paletti non vanno certo nella direzione del massimo dialogo e confronto che auspichiamo. Consapevoli che la ristorazione, come provano studi ed esperti, è insieme alla cultura il primo tra i motivi di scelta di una vacanza in Italia, la nostra priorità è la costruzione di un’offerta turistica appetibile e sicura, che quest’anno garantisca la sopravvivenza di più attività possibili. Siamo pronti a sederci al tavolo, ma non partendo da diktat e imposizioni corporative”.

(Rimini) E’ stato inviato oggi, come annunciato nei giorni scorsi, il ricorso amministrativo per annullamento e riforma del comma 14 dell’ordinanza regionale del 30 aprile con la quale si dispone la chiusura delle spiagge. L’ufficio legale del Comune di Riccione ha inoltrato il ricorso amministrativo in autotutela alla presidenza della giunta regionale dell’Emilia Romagna. Come già comunicato sono due i punti che vengono contestati nel ricorso amministrativo che chiede l’annullamento o la riforma dell’ordinanza (nella sola parte in cui chiude le spiagge), in quella che in termini legali si definisce in “autotutela”. Punto primo: la chiusura eventuale delle spiagge, (ossia specifiche aree citate dal Dpcm), sarebbe dovuta essere una decisione dei sindaci e non della Regione; punto secondo la chiusura dell’arenile da parte della Regione non è stata motivata né da una proiezione statistica di un eventuale aumento di contagi, né con ragioni di ordine pubblico, né con altre condizioni. 

“Lo abbiamo detto già più volte, anche oggi, l’amministrazione comunale ed io come sindaco, ci facciamo portavoce di un interesse diffuso della città di Riccione: dateci una data per far partire l’estate 2020. Non aprire le spiagge neanche per i residenti, o per chi ha la seconda casa in Romagna, equivale a dire, quest’anno al mare non si va finché non ve lo dicono dall’alto - dichiara il sindaco Renata Tosi - con evidente ricaduta negativa sul sistema economico locale. Ancora oggi dai quotidiani nazionali ci arrivano messaggi contrastanti, le Regioni da una parte, di qualsiasi schieramento esse siano, il Governo dall’altra. E’ una confusione che ingenera incertezza nelle imprese e nei cittadini e quindi crea povertà. Il Governo per bocca del presidente Conte in un’intervista ieri sul Corriere della Sera paventa lockdown per zone se torneranno a salire i contagi, che si aspetta l’evoluzione dell’epidemia e che non si procederà in ordine sparso, quindi con differenze tra Regioni. Bonaccini oggi su Repubblica dice che aspetta il via libera e promette aperture di bar, ristoranti, estetista e parrucchieri, e aggiunge le spiagge sul quale punto però Conte rimane vago. Insomma è l’incertezza che regna sovrana e governa tutti i giochi interni alla maggioranza. Noi stiamo con i cittadini a cui certe manovre poco interessano e possiamo solo seguire i passi che la legge ci garantisce come Ente pubblico territoriale. Ma a questo punto torniamo a chiedere a voce alta e senso del dovere dateci una data per lavorare, aprite la spiaggia il 18 maggio”.  

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