tortora-chiaroRimini | Cisl, ricerca sui 730: Rimini fanalino di cosa per reddito medio

 

Una ricerca commissionata da Cisl al Centro studi Antares di Forlì che lo scorso mese di ottobre ha spulciato 50 mila modelli 730 compilati mette in luce che «la Romagna (media delle province romagnole) ha valori di ricchezza, in termini di reddito e patrimonio, inferiore all’Emilia», avvisa Massimo Fossati segretario della Cisl Romagna.

 
In Romagna c’è una minore presenza di persone “che forniscono reddito”: una quota pari al 60% della popolazione residente dichiara un reddito ai fini dell’imposizione Irpef, mentre l’incidenza dell’Emilia è del 62%. Con un’incidenza pari al 63% dei residenti sono in assoluto i territori montani emiliani quelli con la maggior presenza di popolazione “portatrice di reddito”, mentre se escludiamo il litorale ferrarese, è la costa romagnola quella in cui si presenta il minor numero di dichiarazioni (59%).
Il reddito medio della Romagna è pari a euro 21.704 (Rimini è il fanalino di coda con un reddito medio di 21.183 euro al di sotto della media stessa), contro i 24.252 euro della media dell’Emilia (il reddito medio di Bologna pari a 25.828 euro, è il più alto in regione).


L’importo medio delle dichiarazioni romagnole è inferiore ai 22 mila euro, mentre in Emilia supera i 24 mila euro. Lo stesso vale per gli importi medi derivanti dal reddito pensionistico: meno di 16 mila euro in Romagna, più di 17 mila in Emilia. In questo caso è opportuno tenere presente che nelle province romagnole il lavoro autonomo ha avuto e ha un peso maggiore, ma gli autonomi versano minori contributi previdenziali e conseguentemente ricevono pensioni più basse.


Per quanto concerne il patrimonio (attività reali e finanziarie), quello delle famiglie romagnole è inferiore a quello emiliano di 13 mila euro. Una differenza dovuta soprattutto alle attività finanziarie che rappresentano per le famiglie romagnole il 90% di quelle detenute dalle famiglie emiliane, rispetto al 96% delle attività reali.


Un’altra differenza tra Emilia e Romagna riguarda le preferenze di investimenti del risparmio: l’Emilia rivela una maggiore capacità di investimento, prediligendo attività finanziare, quindi più “liquide”. La Romagna al contrario perde una parte della sua capacità, e conseguentemente diminuisce il suo risparmio accumulato, ma ciò nonostante dirotta parte di questa ricchezza (prima finanziaria) verso attività reali (terreni e fabbricati), più stabili e meno “liquide”.


La differenza di reddito e patrimonio tra Emilia e Romagna non si traduce però in minori consumi finali interni, anzi quelli medi romagnoli risultano leggermene superiori. Una difformità riconducibile anche al contributo turistico.
Analizzando i redditi complessivi medi dei contribuenti che si rivolgono agli sportelli Caf Cisl in Emilia e in Romagna, si può notare come il reddito complessivo medio degli emiliani è quasi di 27 mila euro mentre quello dei romagnoli è appena superiore ai 21 mila euro (il 20% in meno).


Nel riminese il 56% della popolazione ha un reddito inferiore a 20.000 euro mentre il 17% non supera i 10.000 euro.
La distribuzione dei redditi in funzione dell’età mostra che i redditi crescono fino ad arrivare al segmento 55-59 anni in cui l’aumento è massimo (38 mila euro per l’Emilia e 26 mila per la Romagna). Mediamente i giovani tra i 34-40 anni hanno un reddito pari al 70% di quello percepito nella fascia d’età compresa tra i 55-60 anni. Sono ovviamente i più giovani a guadagnare meno, ma è fino a 40 anni che il reddito rimane inferiore a quello medio.


Per quanto concerne le attività economiche, emerge che i servizi finanziari sono quelli con il reddito medio maggiore (superiore ai 40 mila euro annui), mentre le attività ricollegabili agli alberghi e ristoranti si vedono riconosciute le remunerazioni minori (di poco superiori ai 13 mila euro).


L’analisi della ricchezza reale mostra che i 2/3 dei contribuenti dichiarano di possedere da 2 a 4 immobili, mentre 1 su 4 possiede più di 5 immobili, solo il 7% fa riferimento a un solo immobile. Sono soprattutto i più giovani quelli che possiedono al massimo un immobile, dopo i 55 anni si concentrano maggiormente i possessori con un numero di immobili superiore a 5.


“Sistema Romagna. Appunti per una politica di area vasta” è il titolo del convegno organizzato dalla Cisl Romagna, area di Rimini, che si tiene domani, mercoledì 22 gennaio alle 9.30 nel Centro Convegni del Gros Rimini (Centro Direzionale Est - Via Coriano, 58), nell’ambito del quale si presenteranno i contenuti della ricerca. Il convegno si aprirà con il saluto di monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, a cui segue la relazione introduttiva di Massimo Fossati, segretario generale Cisl Romagna. Di seguito intervengono Lorenzo Ciapetti, direttore del Centro studi Antares di Forlì, Salvatore Bugli, vicepresidente Camera di Commercio di Rimini, Franco Mosconi, docente Economia all’Università di Parma, Giorgio Graziani, segretario generale Cisl Emilia Romagna. Conclude Ermenegildo Bonfanti, segretario generale Cisl Fnp (Federazione nazionale pensionati), coordina Luigi Brancato, segretario generale Fnp Cisl Romagna.


Obiettivo della Cisl è imparare a sfruttare bene l’area vasta.
«Occorre assumere l’area vasta quale nuova leva per la competitività del nostro sistema, senza ripetere gli errori del passato come abbiamo fatto ad esempio sulla costituzione della azienda di trasporti Start Romagna, una buona idea che, a causa della frammentazione con la quale oggi è chiamata a confrontarsi, rischia di non cogliere gli obiettivi previsti. È necessaria una politica generale dei trasporti in area vasta che superi deleterie visioni campanilistiche e che, risistemando e riorganizzando opportunamente i flussi di traffico, sia anche occasioni di lavoro e sviluppo per le aziende del territorio. Un esempio riguarda i tracciati della E45/E55, dove Rimini rischia di essere tagliata fuori. La progettazione territoriale va ripensata con strategie diverse, intercettando gli assi strategici della mobilità e rafforzando il corridoio adriatico, affinché anche la futura autostrada possa diventare un ulteriore punto di forza per facilitare gli scambi», spiega Fossati.


«Ancora: una politica di area vasta nei trasporti deve valere anche per il settore del traffico aereo.
Le politiche competitive tra Forlì e Rimini hanno portato al fallimento di entrambe le società aeroportuali, determinando perdite di posti di lavoro e di ingenti quantità di risorse pubbliche. Va però ribadito il concetto che questa infrastruttura è fondamentale per tutta la costa romagnola».

tortora-chiaroRimini | Tamburini (M5S) interroga sul 105

 

Il consigliere comunale a 5Stelle Guanluca Tamburini interroga sul 105 Stadium, “frutto dell'approvazione della delibera di C.C. del 24/09/1998. E' stato inaugurato nel dicembre del 2002. Dal 2003 inizia l'attività cestistica. Nel 2011 fallisce la società dei Crabs di Rimini e, da allora, nessuno si é più fatto carico di riassegnare una missione sportiva al palazzetto: né il concessionario, né la proprietà”.


Nonostante il 105 sia per convenzione “destinato primariamente alla disciplina sportiva del basket ospitando gare, campionati e manifestazioni cittadine, nazionali ed internazionali”, Tamburini fa notare come “quella struttura pubblica non ospita praticamente più, tranne rarissimi casi, manifestazioni sportive. Eppure quando fu chiesto alla città di sobbarcarsi il pesantissimo costo urbanistico dell'operazione, si disse che quella struttura era indispensabile e strumentale a quella missione sportiva”.


Da qui, considerando che l’attuale convenzione “non sta assolvendo alla sua missione che é primariamente di carattere sportivo”, Tamburini chiede “che si provveda urgentemente a mettere in campo un programma di valorizzazione delle prerogative dell’impianto, conforme alle sue finalità. Di fare in modo che il pubblico eserciti attivamente le sue prerogative di controllo sulle gestioni degli assets di cui detiene la proprietà, come il 105 Stadium, affinché si verifichi corrispondenza tra i termini della convenzioni stipulate con privati e la loro effettiva realizzazione. Suggeriamo che siano ripristinate le prerogative d’uso sportive dell’impianto”.

tortora-scuroRimini | Fogne, a nord si parte con agli allacci alla rete separata 

 

Piano salvaguardia balneazione, al via gli allacci delle abitazioni alla nuova rete separata di Rimini Nord. E’ stata pubblicata l’ordinanza per adeguare gli impianti fognari privati alla rete già sdoppiata presente Rimini Nord per arrivare, entro l’estate 2016, ad eliminare tutti i divieti di balneazione tra Viserba e Rivabella.
“Con la collaborazione di tutti i cittadini - spiegano dal Comune - e rispettando le tempistiche stabilite, entro la stagione balneare 2016 sarà possibile eliminare la fognatura nera dagli scarichi a mare presenti tra Viserba e Rivabella (Matrice, Sacramora, Turchetta), che diventeranno, di fatto, semplici sfoghi per l’acqua piovana. La loro apertura quindi non darà più luogo al divieto di balneazione. Sarà questo un primo passo importante verso il superamento di tutti gli scarichi a mare e il tratto nord della costa sarà il primo ad essere rinnovato”.
Ciascun utente potrà provvedere autonomamente e presentare entro il 30 aprile 2014 ad Hera la richiesta di autorizzazione allo scarico delle acque bianche e nere alla fognatura comunale. In caso contrario saranno i tecnici di Hera, autorizzati dal Comune, a effettuare un sopralluogo in area privata per verificare lo stato dell’impianto fognario di ogni utenza e redigere il “Documento di Rete Fognaria Privata”. Attraverso il “Documento Rete Fognaria Privata”, senza alcuna spesa per i cittadini.
L’obiettivo ancora più ambizioso è quello di eliminare tutti e 11 gli scarichi a mare entro il 2020. “Ad oggi, infatti, risultano cantierati grandi interventi, tra cui il raddoppio del depuratore di Santa Giustina (26mln di euro), la relativa condotta (dorsale Nord-17 mln di euro), e il risanamento fognario di Rimini Isola (4mln di euro).
Oltre alla separazione delle reti fognarie di Rimini Nord, nel corso del 2014 saranno avviati i cantieri riferiti a: “riconversione del depuratore di Rimini Nord (Marecchiese) in vasca di accumulo” (3.5mln di euro), per il quale è in corso di redazione il progetto esecutivo; la realizzazione della “Vasca Ospedale; la “Realizzazione della dorsale Sud (I stralcio)”. In particolare, questi ultimi due interventi saranno finanziati dal Comune di Rimini con un importo pari a 7,5 milioni di euro attraverso il Piano per la Valorizzazione della Città”.

Martedì, 21 Gennaio 2014 11:44

GIORNALAIO 21.01.2014

giornalaioPalas, la Regione offre sostegno… a parole. Il Nettuno diventa fastfood. Sono romagnoli i 4 geni di Tippest. 5Stelle, sindaco di Rimini l’ex moglie di Grillo

 

Palas, la Regione offre sostegno… a parole. “Nessuna relazione tra l’inchiesta sull’aeroporto fallito con 53 mln € di debiti e quella sul Palacongressi. Lo assicura l’assessore regionale al Turismo, Maurizio Melucci, offrendo il sostegno della Regione (ma al momento senza alcun progetto di subentro nelle quote dei mutui) alla costruzione del nuovo piano finanziario a sostegno del Palas di Rimini, essenziale per il tessuto economico della riviera… La Regione non pensa di subentrare alle partecipazioni provinciali (dovrebbe farlo in tutti i territori) e tuttora è ferma ai 7 milioni di contributo per la costruzione dell’astronave. Per ora, quindi, l’aiuto è solo una mozione d’intenti, senza subentri nei mutui”, LaVocediRomagna (p.15).

 
Cambio di pelle in vista per il Nettuno. “Dopo oltre 80 anni, uno dei simboli di Rimini si prepara a diventare un ristorante fastfood in stile americano. E tanti saluti al vecchio fascino della rotonda sul mare... LE TRATTATIVE sono ancora in corso, ma a Rimini non è più un mistero che la catena ‘America graffiti’, il colosso forlivese capace di aprire 24 ristoranti in sei anni, abbia messo gli occhi sul Nettuno. Gli attuali gestori dello storico locale di Rimini stanno definendo i dettagli, ma la trattativa coi proprietari del marchio America graffiti è ben avviata… SE L’OPERAZIONE dovesse andare in porto l’America graffiti potrebbe aprire i battenti al Nettuno già dalla primavera. La formula dovrebbe essere quella del franchising, con gli attuali gestori del locale che resterebbero al timone”, ilRestodelCarlino (p.4).

 
Sono in quattro, giovani e romagnoli e stanno sbancando con Tippest… il Groupon “de noialtri”. “In un anno, il fatturato è volato a un milione e 200mila euro, e i giovani imprenditori (età media, 35 anni) puntano al raddoppio nel 2014: da gennaio scorso, ogni mese segnano un 26% in più d’affari rispetto alle quattro settimane precedenti, contano 200mila utenti e 750 aziende li hanno scelti per pubblicare il proprio annuncio on line: sono passati da tre a otto dipendenti in un anno (sei dei quali, giovanissime donne) e cercano ancora”, CorriereRomagna (p.8).


Mini imu, Luigi Bonadonna spiega perché i riminesi devono pagarla. “La mini Imu viene pagata dai proprietari di prima casa in quei comuni che hanno deciso di alzare l’aliquota base del 4 per mille. Il Comune di Rimini ha aumentato dal 4 al 5 per mille l’aliquota sulla prima casa nel 2012, ha confermato l’aumento nel 2013 e ci chiede i soldi anche oggi nel 2014. Quindi i riminesi dovranno pagare l’Imu sulla prima casa perché il Comune ha deciso di aumentare questa imposta. Ecco qual è il vero problema. Quindi, per favore, non fateci passare per fessi, inscenando litigi e battaglie contro il Ministero, perché se davvero aveste voluto opporvi a questa imposta, bastava non applicarla”, ilCarlino (p.2).


5Stelle. “Sonia Toni candidata sindaco per il Movimento 5 Stelle? Magari!”. E' una Carla Franchini entusiasta quella che commenta la possibilità che l'ex moglie di Beppe Grillo, intervistata ieri dal nostro giornale, scenda in campo nel 2016 per la guida della città. “Ne sarei felicissima – dice la consigliera pentastellata, che precisa però di parlare esclusivamente a titolo personale - Sonia è una persona di cui ho una stima sconfinata. E' onesta - qualità ovviamente per quanto mi riguarda e ci riguarda come Movimento fondamentale - e competente, da sempre profonda conoscitrice della città e dei suoi problemi. E poi sui temi tanto cari al Movimento è sempre stata in prima linea come cittadina, addirittura già prima di Beppe Grillo. Quale persona quindi meglio di lei potrebbe aspirare, come rappresentante dei 5 Stelle, al ruolo di primo cittadino?”, NuovoQuotidiano (p.9).

neroIl documento. La lettera di Vitali ai soci di Rimini Congressi (novembre 2013)

 

A corredo dell’articolo a fianco, presentiamo il testo integrale della lettera che il presidente Vitali ha inviato il novembre scorso ai soci di Rimini Congressi. Anche se non toglie nulla alla miopia del "pensiero unico pubblico" con cui anche la Provincia ha portato avanti il sistema congressi riminese, pensiamo possa essere interessante rileggere la ricostruzione fatta dai giornali in questi mesi nelle parole del presidente della Provincia. E leggere che "adesso" la vendita del sistema fieristico-congressuale riminese non è rimandabile; e che se non si proverà a “vendere” insieme, anche per forza di cose (vedi abolizione delle Province), la Provincia stessa procederà in modo autonomo alla cessione delle proprie quote.

Egregi soci e Presidenti,
come socio delle società in oggetto insieme al rappresentante della Provincia di Rimini in seno al Consiglio di Amministrazione della Rimini Congressi srl riteniamo opportuno condividere alcune nostre considerazioni sinteticamente già preannunciate nel corso dell'incontro dello scorso 22 ottobre.
L'aggiornamento ricevuto sulle partite in sospeso (vendita terreni di Rimini Fiera SPA) e la conferma su altre (dividendi ordinari di Rimini Fiera SPA e royalties degli albergatori) ha evidenziato un forte squilibrio tra le previsioni del piano finanziario strumentale alla costruzione del Palazzo dei Congressi e lo stato delle cose.
Il Piano finanziario si fondava principalmente sull'accesso al credito bancario, potendo contare sulla redditività sia del sistema fieristico che congressuale e, in parte su risorse dei tre soci pubblici.

Gli strumenti identificati per dare risposta alle necessità del Piano erano quindi:
1. Dividendo straordinario destinato al conferimento di capitale nella società del Palazzo dei
Congressi
2. Dividendo annuale destinato al pagamento della rata del mutuo Unicredit per 20 anni
3. Conferimento degli enti soci in Rimini Congressi srl per 6 milioni ciascuno destinati al conferimento di capitale nella società del Palazzo dei Congressi
4. Incasso Royalties da sistema alberghiero e canone di gestione da convention Bureau
destinata il pagamento della rata del mutuo con MPS Capital Service;

Ora prendendo atto che:
1. I'incertezza sull'alienazione dei beni di Rimini Fiera non strategici e/o la revisione al ribasso della previsione finanziaria del loro introito, incidendo pesantemente sul grado di copertura dei 17 milioni previsti a piano e lo slittamento temporale nell'incasso, manterrà, in ogni caso, ancora per diverso tempo la Società del palazzo dei Congressi dipendente finanziariamente da Rimini Fiera;
2. l’assenza di dividendi da utili della gestione ordinaria di Rimini Fiera non doteranno Rimini Congressi delle necessarie risorse per versare la rata annuale del mutuo ad Unicredit;
3. la difficoltà nel rispettare i tempi del versamento dei 3 milioni per il nostro Ente, in assenza di trasferimenti statali ed in presenza del riordino istituzionale con contrazione delle proprie funzioni e trasformazione del proprio ruolo istituzionale, non migliorerà il quadro finanziario;
4. il mancato raggiungimento degli obiettivi relativi alle Royalties produrrà, in assenza di un’inversione di tendenza un deficit finanziario nella Società del Palazzo dei Congressi;
5, l’attuale pendenza del contenzioso con Cofely che, alla conclusione qualora avesse esito negativo, potrebbe portare un ulteriore deficit alla Società del palazzo dei Congressi di circa 4 milioni di euro;

le prevedibili conseguenze potrebbero essere:
1. nel rapporto con la Società del Palazzo, I'aggravarsi del livello di stress finanziario di Rimini Fiera SpA, data la complessiva situazione di indebitamento e riduzione dei margini della gestione della stessa società;
2. nel rapporto con Unicredit I'incapacità a mantenere i propri impegni con conseguenze minime certamente non auspicabili (subentro di Unicredit nella compagine societaria di Rimini Fiera come socio di maggioranza);
3. nel rapporto con MPS Capital Service da parte della Società del Palazzo dei Congressi la difficoltà di far fronte al rimborso delle rate con conseguenze minime certamente non auspicabili (vedi ipoteca sull'immobile strumentale aziendale sito in Rimini Via della Fiera);
4. nel bilancio del Gruppo Fieristico-congressuale uno squilibrio finanziario tale da irrigidire fortemente la gestione;

detto ciò è del tutto evidente che:
1, il piano finanziario iniziale non può essere più ritenuto vigente allo stato poiché ostacolato da difficoltà oggettive di rilievo e al momento non superabili
2. le strategie, gli strumenti e gli impegni di tutti i soggetti coinvolti devono essere rimessi in discussione per garantire il mantenimento delle strutture strategiche per il nostro territorio anche indipendentemente dalla presenza della parte pubblica;
3. gli studi di fattibilità, i piani finanziari, i rapporti bancari, gli accordi tra soci, gli assetti societari, i processi di disimpegno del pubblico devono essere velocemente oggetto di studio di un gruppo tecnico, al fine di giungere ad una soluzione non solo temporanea, che potrebbe prevedere il coinvolgimento di investitori internazionali del settore.

È auspicabile allora fin da subito accordarsi per costruire un percorso alternativo strategico e funzionale al mantenimento delle infrastrutture del sistema fieristico-congressuale, anche con l’ingresso di capitali privati che peraltro era stato previsto fin dall’inizio con la quotazione in borsa di Rimini Fiera Spa.
Nel caso in cui entro il 30 aprile 2014, all’approssimarsi della scadenza delle attuali province non si addivenisse ad un qualche percorso adeguato a trovare una soluzione, saremmo costretti a perseguire il percorso di cessione delle nostre quote autonomamente.

9bArea vasta di fiere e congressi. Parla Vitali, presidente della Provincia 

Un messaggio d’allarme lanciato in queste settimane dice in sostanza: attenti che con il Palacongressi non si faccia la fine di Aeradria…

“La fine di Aeradria non la si può fare per la natura stessa delle cose. I debiti che ci sono sul Palacongressi sono coperti dal valore delle azioni di Rimini Fiera e dal valore stesso degli immobili. Aeradria invece era una realtà virtuale, senza niente di concreto”.

Il senso dell’allarme è stiamo attenti che non riusciamo più a far fronte a quel debito…

“E su questo rispondo. Il sistema Rimini nasce dall’esigenza di destagionalizzare il turismo del territorio dopo la crisi delle mucillagini. Rimini decide di rispondere con grandi investimenti, fiera e palacongressi. Investimenti che si basano sul presupposto che l’ente pubblico fa tutto. Così la maggioranza delle azioni in queste società appartiene tutta al sistema pubblico, a differenza, per esempio, di Bologna. Grazie a queste scelte, siamo riusciti a fare, senza aiuti esterni, investimenti che altri territori non hanno conosciuto. Il problema è che dal 1999 in poi si sono avute le prime avvisaglie che dicevano che questo sistema in cui il pubblico detiene tutto cominciava a presentare problemi. Non solo a motivo della crisi, ma anche perché sono cambiate le regole amministrative. Chi negli anni 90 aveva fatto quelle previsioni l’ha fatto in un mondo diverso. Le ricapitalizzazioni si potevano fare sempre, poi è stato deciso che dopo tre anni di deficit non si poteva più. Alla Provincia hanno tolto nove milioni su 40, mi hanno cioè tolto l’ossigeno delle spese libere. Questo sistema non è stato in grado di fare negli anni il passaggio sempre evocato verso la parte privata. Quindi il peso è rimasto, nel male, tutto a carico nostro. Senza trasferimenti, con il cambio delle regole, il sistema rischia di saltare se non si trova una strada diversa. C’è il rischio di un passaggio di proprietà non naturale, ma traumatico”.

Cioè tutto passa alle banche. Ma nel pensare al Palacongressi c’è stato forse un peccato di eccessivo ottimismo. Il business plan faraonico è stato approvato quando già c’erano i segnali della crisi…

“Era evidente che il pubblico non aveva più tante potenzialità. Non era evidente che la crisi sarebbe stata di queste dimensioni. Il business plan parte dal presupposto che la Fiera riesce con i propri utili a pagare gli interessi dei mutui per il Palacongressi…”

Partiva anche dal presupposto che gli albergatori avrebbero pagato un tot di royalties, che ogni giorno ci sarebbe stato un congresso…

“Diciamo che il sistema pubblico non è stato capace di educare chi riceveva i benefici degli investimenti a partecipare agli oneri. È stato il nostro grande errore politico: dare per scontato che noi facessimo tutto senza che i privati dovessero fare niente. La previsione sbagliata è stata pensare che la crisi non avrebbe intaccato il sistema, cioè che la Fiera avrebbe potuto continuare a pagare con i propri utili”.

Adesso che non ci sono più illusioni, come si deve reagire?

“Una classe dirigente matura deve fare in modo che siano coinvolti i privati. Non necessariamente locali, non necessariamente nazionali o internazionali. Dal 2009 ad oggi nei discorsi fatti in occasione dei bilanci ho sempre detto che l’esposizione debitoria della Provincia di Rimini era talmente alta che era diventata insostenibile”.

Tanto è vero che per pagare una ricapitalizzazione di Aeradria voi non siete riusciti a pagare una rata del Palacongressi. Giusto?

“Dovevamo mettere tre milioni nella Società del Palacongressi e non siamo riusciti a tirarli fuori. Lo faremo, in qualche modo, ma siamo stati in difficoltà. Adesso c’è anche la novità che fra qualche mese una delle tre gambe su cui si regge tutta la costruzione, cioè la provincia di Rimini, non ci sarà più. Per questa ragione ho scritto la lettera in cui sostenevo la necessità di riformulare il piano finanziario e di aprire ai privati”.

Anche gli altri partner sono su questa lunghezza d’onda?

Mi pare di sì. Invece c’è scarsa consapevolezza che noi da giugno non ci saremo più.

Finita l’epoca del pubblico che pensa di gestire tutto, oggi, con i conti in emergenza, come se ne esce?

“Siamo in emergenza e bisogna avere un pensiero di emergenza. Bisogna prendere decisioni veloci che in tempi medi, non domani, la partecipazione del pubblico diventi minore. Il problema non è se ci sono gruppi nazionali o internazionali, ma se noi siamo disponibili a farci contaminare. L’ho detto anche nel discorso di fine anno: quante sono le aziende locali quotate in Borsa? Invece, se si vuole vincere la concorrenza mondiale occorre essere disponibili a farsi contaminare da un altro pensiero”.

Quindi può essere realistica la vendita a gruppi stranieri?

“Secondo me ci sono potenzialità enormi per il sistema fieristico regionale e locale che devono essere esplorate. Va fatta un’esplorazione fino in fondo, il che significa che se qualcuno ti compra il 60 per cento, glielo vendi”.

Perché cita il sistema fieristico regionale?

“È forse normale che un città come Bologna ragioni ancora per fiere, congressi ed aeroporto con una mentalità autarchica e non come territorio regionale? Salvo poi accorgersi che arriva Milano e gli sottrae il Motorshow. Credo che un sistema che voglia essere competitivo a livello europeo debba pensare più in grande anche rispetto ad una città come Bologna. Se per fiere e congressi ci concepiamo come area vasta vera siamo già avanti e competitivi”.

9bIl nuovo ponte di via Coletti simbolo della sconfitta estetica riminese

Non sappiamo quanto le immagini diffuse del nuovo ponte di via Coletti corrispondano al vero, a come il ponte risulterà una volta finito. Ma, esatto o meno nei dettagli, la logica costruttiva è chiara.

Apprezzabile, e in un certo senso scontata, la presenza di corsie protette e specializzate per pedoni e ciclisti. Più difficile da capire, per chiunque percorra quella strada, l’ipotesi di una sola corsia per senso di percorrenza. Ma qualcuno avrà ben fatto – speriamo – dei calcoli o un piano del traffico.

Ma quello che ci interessa osservare qui è il valore simbolico del progetto.

Chiunque abbia incrociato maggiorenti o maître à penser della nostra città anche solo qualche anno fa, prima che la crisi si rivelasse tanto grave, ricorderà come il loro assunto architettonico di base non fosse la sola funzionalità di ciò che doveva essere progettato ma anche la sua capacità di stupire, la sua attrattività, la sua dote di innovazione estetica. Il pensiero, in sintesi, di ogni archistar del pianeta (e di ogni relativo committente).

Tra l’altro, a giustificazione del contrappasso estetico odierno, si può ritrovare negli annali riminesi la discussione sul ponte che avrebbe dovuto collegare la destra e la sinistra del porto (al posto del barchino che da anni traghetta turisti da una parte all’altra). Un ponte immaginato come una sorta di ennesima meraviglia moderna, luminosissimo perché Rimini vive di notte, porta del mare, porta aperta alle altre sponde adriatiche, faro che avrebbe indicato la città di Rimini tutta nuova. Insomma, una specie di Guggenheim Museum di Bilbao senza opere d’arte, opera in se stessa solamente.

Ed eccoci invece qui, al progetto di un ponte, proprio lì vicino, che – a parte la tecnica costruttiva – sembra già vecchio di decenni e quanto di più prosaico si possa immaginare; di certo una sconfitta per chi immaginava sorti estetiche ben diverse per questa nostra città. Il sindaco Gnassi nel frattempo si è riparato dietro gli eventi, sorta di temporary shop dell’immagine cittadina; immaginiamo invece il capo del piano strategico che, sopra quel ponte, ci dovrà passare tutti i giorni.

tortora-scuroRimini | Palacongressi, i dubbi di Lombardi sulla privatizzazione

 

Dopo la visita di Silvio Berlusconi a Sant’Andrea della Fratte (nella sede nazionale del Pd a Roma) tutto è possibile. Anche che Marco Lombardi spezza una lancia a favore della rete comunale delle partecipate (con il Palacongressi da diverse settimane nell’occhio del ciclone). Il tutto all’insegna di “un nuovo clima che pare essere più sereno e consentire di non confondere atteggiamenti collaborativi e responsabili con l'inciucio”.

 
Il palacongressi è una cosa diversa dall’aeroporto, attacca Lombardi. Su Aeradria non voglio tornare ma la vicenda, in maniera molto semplicistica ed al netto di alcune evidenti "improvvisazioni" degli amministratori, esplode con l'incapacità di Provincia e Comune di mantenere gli impegni sulla ricapitalizzazione e sul rifinanziamento della società che nel frattempo, forse in maniera improvvida, si era notevolmente indebitata per i lavori necessari a sostenere il consistente aumento di traffico aereo”.
Il palacongressi è cosa diversa. “Chi ha più memoria si ricorderà che si è discusso a lungo, anche con il nostro apporto, su come intervenire (ristrutturazione del vecchio o nuova costruzione) e su dove intervenire (zona Marano, zona stazione o vecchia Fiera) ed al termine di tutti questi ragionamenti, spinti dagli operatori turistici e dalle indagini di mercato, chi governava la città decise di farlo lì e di farlo nuovo, per competere non con il palacongressi di Riccione (altro grande errore delle amministrazioni di sinistra) ma con il mercato europeo e mondiale”.


Quella del palas è stata una scommessa che si è fondata su incognite legate al futuro. “La capacità degli albergatori di pagare le royalty, la capacita professionale del Convention Bureau di garantire un canone d'affitto adeguato al nuovo Palas e da ultimo la possibilità dei soci pubblici di coprire quella parte di finanziamento che dovevano garantire con due mutui (mutuo Mps con garanzia dell'immobile e mutuo Unicredit con garanzia sulle azioni di maggioranza di Fiera di Rimini). A distanza di anni da tali previsioni, tutti e tre questi elementi sono andati in crisi a causa della crisi mondiale e quindi la strategia finanziaria ipotizzata scricchiola e logicamente va rivista. Ora cercare le responsabilità gestionali in questo caso, è un esercizio superfluo per chi fa politica, e lanciare "l'ideona" della privatizzazione riempie la bocca di liberali di complemento ma non tenendo conto della realtà, corre il rischio di distruggere senza costruire nulla”.


Chi mai acquisterebbe oggi le azioni del Palas avendo difficilissimi prospettive di guadagno sulla gestione come in tutte le altre strutture simili nel mondo, e dovendo pagare il costo residuo dell'immobile? E’ la domanda di Lombardi. “Dubito che ci siano privati sensibili ad una tale operazione. Cosa diversa sarebbero le azioni della Fiera ma sono già date in garanzia da Comune, Provincia e Camera di Commercio”.


La soluzione possibile, seguendo a questo punto la lezione di Aeradria, è “una gestione dei soci pubblici, magari più professionale e meno attenta agli equilibri politici interni alla sinistra gnassiana”. Questa sì, secondo Lombardi, che “potrebbe garantire per la collettività quel risultato che la Fiera ha già ottenuto e consolidato negli anni. Perché è bene ricordare che con un investimento di 40 milioni di risorse pubbliche, la collettività si trova oggi un patrimonio oltre 200 milioni di euro. Quindi attenzione a seminare sospetti e facili soluzioni in base agli umori dell'opinione pubblica del momento perché siccome al peggio non c'è mai fine si corre il rischio di allarmare il sistema creditizio e passare da una situazione difficile ad una situazione fallimentare”.

8bL'aeroporto di Rimini fra gli aeroporti di interesse nazionale. A quali condizioni 

Nello stesso giorno in cui veniva diffusa la notizia di un possibile bando unico dell’Enac per la gestione degli aeroporti di Forlì e di Rimini, il Ministero delle infrastrutture ha pubblicato l’atteso piano nazionale degli aeroporti. 

La notizia è che Rimini rientra fra i 26 aeroporti di interesse nazionale. Poiché sono stati individuati i bacini di traffico, Rimini, insieme ad Ancona e Parma, fa parte degli aeroporti di interesse nazionale del bacino centro nord. Per ogni bacino è stato individuato anche un aeroporto di importanza strategica: in questo caso gli aeroporti sono due, quello di Bologna e quello di Firenze/Pisa a condizione che fra i due scali toscani venga realizzata una gestione unica.
Ma interessante per Rimini sono le condizioni poste dal piano affinchè un aeroporto possa restare di interesse nazionale.
La prima è che l’aeroporto sia in grado di esercitare un ruolo ben definito all'interno del bacino, con una sostanziale specializzazione dello scalo e una riconoscibile vocazione dello stesso, funzionale al sistema aeroportuale di bacino che il Piano vuole incentivare (es. aeroporto focalizzato sul traffico leasure, aeroporto prevalentemente destinato al traffico merci, city airport, ecc.). Forme di alleanze di rete o sistema tra gli aeroporti saranno considerate elemento prioritario ai fini del riconoscimento dell’interesse nazionale degli stessi.
La seconda condizione è che l’aeroporto sia in grado di dimostrare il raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario, anche a tendere, purché in un arco temporale ragionevole.
Il piano precisa che il ruolo ben definito dovrà essere dimostrabile mediante il Piano industriale, da presentare entro tre mesi dall’approvazione del Piano aeroporti, dal quale risulti, a seguito di un’analisi delle potenzialità di mercato in relazione alla posizione territoriale e alla capacità aeroportuale, il disegno di specializzazione e di sistema o rete che l’aeroporto intende realizzare.

Le condizioni economiche dovranno essere dimostrate dal medesimo Piano industriale corredato di un Piano economico-finanziario, da cui risulti il raggiungimento anche a tendere, entro un triennio, del predetto equilibrio e di adeguati indici di solvibilità patrimoniale.
 La verifica periodica del raggiungimento e del mantenimento delle predette condizioni sarà effettuata dalle competenti strutture ministeriali in collaborazione con l’ENAC.
Il piano deve seguire adesso l’iter di approvazione. Per la futura gestione dell’aeroporto di Rimini sono fissati paletti ben delimitati. Sulla carta sono state poste le condizioni perché non si verifichi un disastro come quello di Aeradria.

Lunedì, 20 Gennaio 2014 10:08

GIORNALAIO 20.01.2014

giornalaioImu, braccio di ferro tra Governo e Comune. Tutta colpa di Brasini, dice Zerbini. Spese di rappresentanza, palazzo Garampi risparmia

 

IL BRACCIO di ferro continua. Ma tra i due litiganti, non sarà certamente il terzo, ovvero il contribuente, a godere. L’unica certezza per i proprietari della case è quella di pagare la mini Imu. Secondo il sottosegretario all’Economia il versamento è da fare entro il 24 gennaio. Intervistato dal Carlino, Baretta ha anche avvisato i riminesi: «Chi non paga entro la scadenza si prende la multa». Una ‘minaccia’ che a palazzo Garampi non hanno gradito. « È un dato di fatto che migliaia di riminesi — spiega l’assessore al Bilancio, Gianluca Brasini — si troveranno a pagare una mini Imu mediamente di 20-25 euro, con una pratica che ne costerà fino al doppio. Il Comune di Rimini non ha fatto slittare la data di scadenza della mini Imu, fissata per legge al 24 gennaio e su cui il Comune non può intervenire. Nell’interesse dei cittadini ci siamo avvalsi, sulla scorta degli approfondimenti degli uffici e sulla base di una loro specifica e puntuale relazione, di una facoltà che ancora il Comune ha: ovvero quella di non applicare sanzioni o interessi per chi non riuscisse a pagare entro il termine del 24 gennaio e che regolarizzerà la propria posizione entro il 16 giugno»”, ilRestodelCarlino (p.5). «La questione è stata gestita male — esordisce Zerbini — Ministero dell’Economia e commercialisti continuano a dire di pagare entro il 24 gennaio, mentre il Comune ingaggia una battaglia senza senso. Non voglio dare tutte le colpe all’amministrazione sulla vicenda della mini Imu, ma faccio fatica a capire il significato di questo braccio di ferro che genera solamente confusione tra i cittadini. Credo che l’assessore Brasini dovrebbe fare chiarezza in consiglio comunale dopo le ultime improvvide uscite».

 
Spese in Comune. “Comunque, da un anno all’altro la cura dimagrante è considerevole: 59.387 euro nel 2011 e 10.267 l’anno successivo. Va detto, nel 2011 la differenza la fanno i 25mila euro spesi per la mostra Rimini e la Meraviglia e i 21mila per l’ospitalità in occasione dell’evento Laura Pausini… Nel 2012 le spese più consistenti sono legate alla promozione turistica e ai gadget: borsine, casacche e tshirt per tre assegni da 2.534 euro, 228 e 2.199. Per trovare un ’altra uscita consistente bisogna andare a trovare i 750 euro legati al rinfresco in occasione del Sigismondo d’oro… Un nome che balza agli occhi subito è quello di Walter Veltroni, che è stato nostro ospite in un paio di occasioni, la presentazione del suo libro “L’isola e le Rose” e quello di Sergio Zavoli “Il ragazzo che io fui”: 220 euro nel primo caso, ma alla cena di rappresentanza c’era un sacco di gente, e 90 euro l’ospitalità in albergo nel secondo”, CorriereRomagna (p.6).

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