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Preghiera per i cristiani perseguitati: dall'esempio di Nazarat alla veglia di Pentecoste in piazza

Martedì, 19 Maggio 2015

5bPreghiera per i cristiani perseguitati: dall'esempio di Nazarat alla veglia di Pentecoste in piazza

 

Sorta dalla reazione spontanea di alcuni cattolici riminesi alle prime notizie sulle persecuzioni dei cristiani nei territori occupati dall’Isis, la preghiera del rosario che ogni mese si tiene in piazza Tre Martiri è stata a Rimini una significativa anticipazione della veglia di preghiera che nella serata della vigilia di Pentecoste si terrà in tutta Italia su invito della Cei.

 

Lo stesso quotidiano dei vescovi, Avvenire, in un suo editoriale di domenica sottolineava l’iniziativa di Rimini come un meritevole esempio: “Un gesto semplice, la recita del Rosario accompagnata dal racconto di un testimone che abita o ha visitato le regioni dell’Iraq colpite dalla furia jihadista: volontari, religiosi, giornalisti. Ogni volta qualcuno si aggiunge, e sono ormai migliaia le persone che hanno partecipato all’iniziativa, tra cui anche il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi e il vescovo emerito Mariano De Nicolò”.

Si potrebbe osservare che anhce in questa occasione Rimini ha confermato la sua identità di città vocata all’incontro fra i popoli e quindi sensibile e solidale con i popoli, in questo caso quello cristiano, che subiscono persecuzioni e violazioni gravi dei loro diritti.

 

Dall’agosto scorso il grido di dolore dei cristiani perseguitati in Medio Oriente e in diverse altre parti del mondo continua, anche se i persecutori tentano di soffocarlo nel sangue ogni giorno di più. E anche mercoledì 20 maggio, il comitato Nazarat di Rimini, con la novità del cambio di orario (alle 20 anzichè alle 21) invita tutti in piazza a recitare il rosario. La preghiera sarà alla presenza dell'immagine della Madonna del Giglio, venerata a Rimini dal 1467. Il testimone presente alla preghiera sarà monsignor Yohanna Petros Mouche, arcivescovo siro cattolico di Mosul da dove il 7 agosto dell'anno scorso è stato costretto a fuggire per evitare la minaccia di morte lanciata dai miliziani dell'Isis. Così il presule ha raggiunto i suoi fedeli a Erbil, il territorio curdo al confine tra Iraq e Turchia.

La sua sarà una breve testimonianza a cui seguirà il giorno successivo (giovedì 21 maggio in mattinata) un incontro con gli studenti delle scuole superiori della Karis Foundation. L'arcivescovo Mouche, in questo periodo in Italia per una serie di incontri sulla situazione di persecuzione che i cristiani e altre minoranze religiose stanno subendo in Iraq e Siria, sabato 23 maggio parteciperà alla giornata di preghiera indetta dalla Cei per i martiri di oggi, presiedendo la veglia  di Pentecoste nella cattedrale di Ferrara.

 

Veglia di Pentecoste che anche a Rimini si terrà sabato 23 maggio alle 21 in piazza Tre Martiri. Il tradizionale momento di preghiera con movimenti e associazioni ecclesiali quest’anno, aderendo all’invito della Cei e di papa Francesco, sarà dedicata alla preghiera per i cristiani perseguitati. Sarà presente il vescovo Francesco Lambiasi.

Al gesto indetto dalla Chiesa italiana hanno aderito, fra gli altri, anche Comunione e Liberazione e la Fondazione Meeting, che nel consueto raduno di fine agosto non ha mai mancato di documentare le violenze contro i cristiani e di invitare testimoni di queste situazioni drammatiche.

 

«Aderendo all’iniziativa della Chiesa italiana», ha dichiarato don Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, «vogliamo unirci a tutti coloro che sentono le ferite dei martiri di oggi come inferte a se stessi, per mostrare quanto ci sentiamo vicini a questi nostri fratelli che soffrono. Come parte del corpo che è la Chiesa, vorremmo portare anche noi un po’ del peso di incomprensione, di intolleranza e di violenza che il mondo che rifiuta Cristo riversa sui nuovi martiri del ventunesimo secolo. Ma proprio dai cristiani perseguitati giungono continue testimonianze di persone che trovano nella fede la ragione adeguata per vivere e per morire. La loro testimonianza risvegli la nostra fede dal torpore e dall’indifferenza”.


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