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Turismo, gratti la DMC e scopri museo Fellini ed aeroporto

Mercoledì, 12 Settembre 2018

Delle due l’una: o il sindaco Andrea Gnassi e il presidente di Destinazione Romagna Andrea Gnassi (cioè la stessa persona) si muovono in contraddizione l’uno con l’altro (e può sempre accadere) oppure dietro la decisione di seppellire Rimini Reservation e di dar vita ad una DMC (Destination Management Company) c’è in realtà un disegno che deve essere individuato e capito.

Se non ci fosse un disegno, avrebbe allora ragione una certa area di sinistra, quella che fa capo all’ex assessore regionale al turismo Maurizio Melucci, che vede nella decisione dell’amministrazione comunale di Rimini una vittoria del campanile contro l’area vasta. Spieghiamo meglio. La nuova legge regionale sul turismo (quella che ha sostituito la famosa legge 7 firmata Vasco Errani) prevede che la promo-commercializzazione dell’offerta turistica venga svolta da un organismo, la Destinazione, che nel nostro caso si chiama Destinazione Romagna e che comprende le province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e addirittura anche Ferrara. Nelle intenzioni del legislatore, la svolta rispetto alla legge Errani sarebbe quella di passare da una promo-commercializzazione basata sul prodotto (per esempio, l’enogastronomia) ad una che ha invece come fulcro le destinazioni, cioè i territori e le loro identità. Vale la pena ricordare che questa è stata una svolta invocata soprattutto da Rimini e dai suoi amministratori comunali e provinciali. Si era sempre pensato e mugugnato che nel meccanismo previsto dalla legge Errani il proverbiale, perché sempre citato, Lido di Volano avesse nella comunicazione lo stesso peso di Rimini.

Adesso la promo-commercializzazione non è più compito della defunta Unione di Prodotto ma di Destinazione Romagna, che da quando è partita ha al suo attivo un incarico a Trademark per una ricerca di mercato sul posizionamento del brand Romagna e qualche spesa per la Notte Rosa. È un po’ come l’attuale governo nazionale: deve ancora dimostrare di saperci fare e di saper produrre provvedimenti positivamente efficaci.

In questa sorta di terra di mezzo in cui si trova la promozione turistica, il Comune si vede costretto per legge a dismettere Rimini Reservation, la società costruita con Promozione Alberghiera che gestiva gli Uffici Iat e le richieste di prenotazione. La società è stata prorogata fino al 30 settembre 2019 e nel frattempo il Comune dovrà individuare, tramite bando, un soggetto privato competente che assuma il ruolo di DMC, cioè una società specializzata nel marketing del territorio. Anche se questo non è scritto negli atti, si può facilmente presumere che il modello a cui guarda Rimini sia l’esperienza di Bologna Welcome, la società a cui aderiscono Camera di commercio, Fiera, Aeroporto, e pressoché tutte le associazioni di categoria. Bologna Welcome, che continua ad esistere anche dopo la nascita di Destinazione Emilia,  “si occupa dello sviluppo e della gestione delle attività di accoglienza turistica, nonché della promozione della Città Metropolitana, sia a livello nazionale, sia internazionale”. Dagli aumenti annui delle presenze del 10-12 per cento si direbbe che il suo mestiere lo sappia fare bene. Ed è quanto dovrà fare il nuovo soggetto riminese, stando a quanto si legge nella relazione che accompagna la delibera comunale: ”incidere positivamente sul tessuto economico del territorio riminese, sviluppare una certa competitività relativamente ad altre destinazioni nazionali ed internazionali concorrenti, supportare le azioni di orientamento e sfruttamento di opportunità emergenti di business e sviluppo dei prodotti e rafforzare il brand della destinazione locale”.

Secondo alcuni, a sinistra, questo progetto sarebbe in palese contraddizione con le politiche turistiche regionali che puntano sì sulla destinazione ma di area vasta.

Senza pretendere di risolvere il dilemma, si possono fare alcune osservazioni.

Abbiamo già ricordato lo storico mugugno riminese sulle politiche promozionali di Apt e Regione. Con le campagne basate sul prodotto (enogastronomia, cultura e città d’arte, motori, terme) il mare, che ancora è il principale motivo di scelta della vacanza in Emilia Romagna, era di fatto un po’ oscurato e quando se ne parlava era nei termini di Riviera adriatica dell’Emilia Romagna, una realtà “inesistente” da punto di vista turistico. Nessuno al mondo ha mai detto vado in vacanza nella Riviera adriatica dell’Emilia Romagna, ha sempre detto vado a Rimini o a Cesenatico.

Secondo. Ancora non esistono analisi che spieghino la vertiginosa crescita delle presenze turistiche a Bologna, Modena e Parma. Si cita il boom dell’aeroporto Marconi, ma se la gente atterra all’aeroporto non lo fa per vedere lo scalo ma perché attirata da una proposta turistica. In attesa di analisi scientifiche si può ipotizzare che il tasso di crescita a due cifre di quelle città dipenda anche dalla politica promozionale degli anni recenti che vedeva in primo piano, guarda caso, enogastronomia (prosciutto, parmigiano, aceto balsamico e compagnia), città d’arte, motori (Ferrari, Ducati, Lamborghini), cioè tre prodotti tipici di quelle località. Anche il recente progetto Via Emilia, basato sugli stessi prodotti, che, si badi bene, si incontrano lungo la via (e non all’inizio), finisce per privilegiare le città prima ricordate. La “fissa” di Andrea Gnassi per taluni eventi, Notte Rosa e Molo Street Parade, potrebbe anche essere letta come il tentativo di piazzare qualcosa di tipicamente riminese in questo contesto ad alto tasso emiliano.

Nel futuro immediato di Rimini ci sono due grosse questioni non ancora attentamente valutate. Chi gestirà, dal punto di vista promozionale, in Italia e all’estero il nascente Museo Fellini? Si può immaginare che una scommessa del genere possa essere vinta da Destinazione Romagna, che ha un territorio vasto e articolato da promuovere e non può certo attivarsi sui, si fa per dire, “particolari”? Una DMC riminese potrebbe invece farsene carico e mettere a sistema, con taglio manageriale, tutto quanto si muove nel territorio comunale.

L’altra questione è l’aeroporto. Per il Marconi gli accordi commerciali con le compagnie low cost li ha siglati proprio la citata Bologna Welcome. Una DMC completamente privata, che ricevesse dal Comune parte dei proventi dell’imposta di soggiorno, potrebbe agevolmente stipulare accordi analoghi per l’aeroporto Federico Fellini, che così finalmente uscirebbe dall’encefalogramma quasi piatto a cui sembra condannato. In questa prospettiva, la creazione di una DMC più che il rigurgito di un campanile potrebbe dimostrarsi una lungimirante iniziativa. Vedremo.


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