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"Il mare non basta più". Viaggio nella crisi degli hotel e del turismo

Venerdì, 14 Settembre 2018

A quanto pare l’Italia è un Paese dove più che altrove esiste un divario enorme fra la realtà e la percezione che ne hanno le persone. Il classico esempio è l’immigrazione e la questione della sicurezza, dove se si guardano i numeri reali scompare la narrazione di grave emergenza che quotidianamente ci raggiunge.

Che sia così anche per il turismo, dove il contrasto fra le statistiche (ufficiali o “corrette” non cambia molto) mai è stato così evidente come per questa stagione? Da una parte ci sono i numeri che rilevano un aumento, per quanto modesto, che arriva dopo la stagione 2017 unanimemente considerata ottima, dall’altra, le valutazioni degli operatori che parlano invece di crisi, con cali di fatturato enormi. E se invece per il turismo il fenomeno avvenisse all’incontrario? Se cioè i numeri delle statistiche non restituissero la situazione economica reale, segnata spesso da una lotta per la sopravvivenza?

Se qualcuno, un ente pubblico o un’associazione di categoria, riuscisse a mettere a punto un meccanismo che riesce a fotografare l’andamento tendenziale di una stagione con l’occhio puntato sui fatturati e sui margini di impresa, si avrebbe finalmente uno strumento di analisi utile a leggere e a programmare il futuro del turismo.

In attesa che venga messo a punto, può comunque essere utile fare dei piccoli carotaggi. Non hanno la pretesa di fotografare la realtà, ma sono comunque molto utili a cogliere cosa si muove nella dinamica reale dell’attività turistica.

Giorgio Bellavista è un albergatore di lungo corso, alle sue spalle ha molte stagioni, molte ricche di soddisfazioni, le ultime più avare e problematiche. La struttura che gestisce è in affitto, nelle vicinanze del cuore di Marina Centro. Tre stelle, una trentina di camere, una gestione tipica famigliare alla romagnola, sorrisi, buona cucina e pacche sulla spalle. Il dato che riferisce parla da solo: “Nel decennio che da va 2007 al 2017 ho avuto un calo di fatturato di 50 mila euro”. Le statistiche ufficiali dicono che nello stesso periodo le presenze sono cresciute di 200 mila unità e gli arrivi sono passati da 2,9 a 3,6 milioni. Esempio eclatante del divario fra statistiche ed economiar eale.

Dopo la stagione dell’anno scorso, Bellavista aveva chiesto al proprietario dell’Hotel di diminuire il canone di affitto, altrimenti avrebbe rinunciato a continuare a gestirlo. La stagione 2018 la descrive così: “In giugno, per poter lavorare, ho dovuto vendere le camere a 35 euro al giorno, pensione completa e servizi di spiaggia compresi. Luglio è andata abbastanza bene perché ho una clientela affezionata che è fedele. Ma dagli ultimi giorni di luglio fino al 10-12 agosto è stato un disastro: in albergo avevo appena trenta persone. Mi sono informato per capire se il problema era solo mio ma ho scoperto che nelle mie condizioni c’erano anche altri colleghi. Passato il Meeting, o si avevano gruppi di anziani a prezzi stracciati, o era molto difficile occupare le camere”.

Una questione enorme è quella dei prezzi, che ha due facce che Bellavista così descrive. “C’è una guerra al ribasso che ci fa affondare tutti. Come posso resistere io quando vedo che un hotel in prima linea vende le camere in periodo di alta stagione a 22 euro a notte? Quando i clienti telefonano, cercano solo l’offerta. Alcuni, ti propongono il budget che hanno. Un tale voleva venire in agosto con la famiglia a 35 euro a persona. Gli ho detto che, se trovava a quei prezzi, mi facesse sapere che ci sarei andato anch’io”.

Nelle chat dove gli albergatori si scambiano informazioni e opinioni sono ricorrenti i gridi di allarme o le decisioni di abbandonare l’attività. “Quest’estate – racconta Bellavista - ho chiesto alla presidente dell’Aia Patrizia Rinaldis perché lei continuava fare dichiarazioni ottimistiche quando invece molti albergatori erano in piena crisi. Mi ha risposto che crisi chiama crisi, meglio non parlarne e rimandare le valutazioni a dopo l’estate”.

Anche Graziella Santolini è un’albergatrice di lungo corso. Il suo tre stelle, di proprietà, è sulla litoranea a Viserba e negli ultimi anni è stato oggetto di numerosi interventi di ristrutturazione. Anche per lei l’estate 2018 è stata “una stagione difficile”. “In giugno – racconta – abbiamo lavorato solo grazie agli eventi. I campionati di ginnastica e quelli di ballo per noi qui a Viseba sono come il ferragosto. Certo è che solo con l’offerta balneare, l’albergo sarebbe rimasto vuoto. Il mare, per quanto quest’anno sia stato pulito e senza problemi, non basta più per lavorare”.

Luglio è andato bene grazie agli stranieri. “Da noi vengono tedeschi, austriaci, francesi, polacchi. Il turismo dell’est è molto interessante, a parte i russi che non si vedono più. Gli stranieri al mare ci vanno giusto due pomeriggi. Per il resto girano, sono interessati ai borghi dell’entroterra, alle città d’arte che possono raggiungere da qui, al nostro centro storico. Sanno più cose di noi, sono arrivati che erano già informati della riapertura del Fulgor. Bisogna aprire la mente, capire queste nuove tendenze, capire che il mare non basta più, altrimenti è finita”, insiste Santolini.

Anche per il suo Hotel le prime due settimane di agosto sono state difficili, molte camere sono rimaste vuote. Si è tornati a lavorare con il Meeting e con gli eventi di settembre, a partire dalla Motogp a Misano. “Gli eventi sono fondamentali. Non tanto quelli che io chiamo gli eventi del chiasso, cioè la Notte Rosa e la Molo, che qui a Viserba non hanno molta presa, quanto gli eventi sportivi, culturali, fieristici che portano presenze”.

Anche Graziella Santolini indica quella del prezzo come una questione fondamentale. “Non è giusta la guerra al ribasso. Con certi prezzi è impossibile garantire agi ospiti servizi di qualità. Fortunatamente a Viserba la maggior parte degli hotel è gestita dai proprietari, e dal punto di vista della qualità si vede la differenza. Quest’estate per garantire un certo livello, mi sono sobbarcata ulteriori spese. Ho dovuto rinforzare  la cucina perchè non funzionava come avrei voluto. Alla fine ho avuto un ristorante meglio che in un Hotel di lusso, ma i costi sono lievitati”. Per Santolini il personale è l’altro volto di questa stagione difficile. “Non si trova o quello che si trova non è qualificato, spesso non è affidabile, un giorno viene a lavorare e l’altro no”.

Ma dal punto di vista economico qual è il bilancio finale? “C’è stato meno fatturato ed anche meno guadagno, anche perché le spese, se si vuole garantire la qualità, sono in aumento”.

Valerio Lessi


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