Scrivi qui la tua mail
e premi Invio per ricevere gratuitamente ogni mattina la nostra rassegna stampa

Riccione, la narrazione Tosi e le ragioni della vittoria

Lunedì, 26 Giugno 2017

A Riccione ha vinto la narrazione – diventata realtà - con cui Renata Tosi da subito ha impostato la campagna elettorale dopo la congiura di palazzo che l’aveva fatta decadere. È stato interrotto un lavoro, quel lavoro va terminato; il popolo sovrano, la cui volontà è stata calpestata dai traditori, mi restituirà al compito di amministrare Riccione. Era una narrazione semplice, lineare, comprensibile, e infatti è stata compresa e approvata dalla maggioranza degli elettori. Un classico caso di “profezia” che si autoavvera.

Se a questo si aggiunge la forte tempra di combattente che Renata Tosi anche in questa occasione ha dimostrato, ecco che la miscela non poteva non portare alla sua conferma all’incarico di sindaco di Riccione. Non tanto con il senno del poi (la dinamica era prevedibile da subito), ma si può dire che proprio i congiurati portando in quel modo la città alle elezioni anticipate hanno contribuito al nuovo successo della Tosi. Volevano sbarazzarsi di lei, gli elettori hanno deciso di sbarazzarsi di loro. Un classico caso di eterogenesi dei fini.

Oltretutto con la sua rielezione la Tosi ha smentito una prassi che vede spesso le roccaforti della sinistra crollate per mano del centrodestra tornare al colore di un tempo nella successiva tornata elettorale. Ricordate il caso di Giorgio Guazzaloca a Bologna? Se questo a Riccione non è accaduto, è perché la frattura fra la città e il maggior partito della sinistra è talmente profonda e radicata che non è bastata l’accattivante figura di Sabrina Vescovi per rimarginarla.

In questo contesto a Sabrina Vescovi va reso tutto l’onore delle armi. E non solo perché la sua performance al ballottaggio è stata decisamente migliore di quella di Fabio Ubaldi nel 2014: ha preso più voti di lui, nonostante il calo di affluenza alle urne. Anche lei si è dimostrata una combattente appassionata. Il suo punto di debolezza è stato nel mantra ripetuto in ogni momento della campagna elettorale, e ribadito ieri dopo la sconfitta. La Vescovi ha puntato la sua narrazione sulla esigenza di riappacificazione della città dove divisioni e contrasti sarebbero stati alimentati dagli atteggiamenti divisivi della Tosi e del suo blocco sociale. Questo si è rivelato un punto di debolezza perché nella percezione di larga parte della città le principali ferite alla coesione sociale sono venute dal Pd che da tempo (non solo con la scelta imposta del Trc) non sa sintonizzarsi con gli umori e con le esigenze della città. La candidata del Pd ha predicato la pace sociale senza che il suo partito desse reali segnali di discontinuità rispetto al recente passato. Lei si è preoccupata da subito di non avere nemici a sinistra, senza comprendere che avrebbe aumentato le sue possibilità di vittoria solo uscendo decisamente dal cerchio delle sinistre unite. L’abbraccio mortale di un personaggio come Daniele Imola, molto attivo a sostenerla, forse gli ha restituito qualche voto di sinistra in fuga, ma ha confermato all’opinione pubblica l’impressione di un ritorno all’antico.

Paradossalmente l’esito del ballottaggio rafforza ora (in una prospettiva futura, non certo nell’immediato) la posizione di Patto Civico e dell’on. Sergio Pizzolante: vedete – può legittimamente affermare – senza di me non andate più da nessuna parte. Con Patto Civico c’è stato un atteggiamento ambiguo e altalenante. Lo stesso Pd che sdegnosamente ha rifiutato l’alleanza al primo turno per l’ingombrante presenza di Luciano Tirincanti, al ballottaggio ha fatto di tutto per corteggiarlo, ricevendo in cambio un endorsement che sarebbe interessante valutare quanti voti ha portato e quanti ne ha confermati alla Tosi.

La sconfitta della Vescovi mette in risalto lo stato comatoso del Pd nella nostra provincia. Nel 2014 erano stati persi i Comuni di Cattolica (a favore dei 5 Stelle), di Novafeltria e di Pennabilli. In questo turno amministrativo è passato al centrodestra Morciano, mentre Riccione e Coriano, già perdute, hanno confermato i sindaci uscenti. È una sconfitta senza precedenti, che ridisegna la geografia politica della provincia e che non potrà non portare alle dimissioni del segretario Juri Magrini. Il problema per il Pd comunque non è solo cambiare il segretario, ma ritrovare una sintonia nuova con le esigenze della società e formulare una proposta programmatica credibile.


Le vostre foto

Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

#bgRimini

Le nostre città con gli occhi di chi le vive. Voi scattate e taggate, noi pubblichiamo. Tutto alla maniera di Instagram