Ieg, Marzotto's version con pesanti attacchi a Ravanelli
Dopo il fallimento della quotazione in Borsa, gli amministratori di IEG (cioè il presidente Lorenzo Cagnoni e l’amministratore delegato Ugo Ravanelli) dovevano presentare le dimissioni agli azionisti. Normalmente nelle società per azioni si fa così, a meno che qualcuno non si comporti da padrone senza esserlo. Ed è perlomeno curioso che gli azionisti (cioè il Comune di Rimini e gli altri soci pubblici) abbiano accettato tutto questo senza battere ciglio.
Solo verso la fine della lunga audizione nella seconda commissione consigliere del Comune di Rimini, l’ex vice presidente di IEG Matteo Marzotto lancia questo acuto polemico. Nelle prime tre ore di noiosa dissertazione non aveva fatto altro che ribadire, aggiungendo qualche considerazione di contorno, le tesi già espresse nell’intervista concessa a Il Giornale di Vicenza prima di Natale. Un acuto che è arrivato, forse non a caso, dopo che il rappresentante dei soci pubblici, cioè l’assessore Gian Luca Brasini, aveva abbandonato l’aula. Marzotto, dopo aver attaccato Cagnoni e compagnia, ha anche assunto i toni del professorino spiegando che al vertice di una società importante come IEG non si può mettere come amministratore delegato una persona solo perché risiede a Santarcangelo. Per dirigere IEG bisogna conoscere almeno due lingue, coltivare solidi rapporti internazionali, non si può avere una visione localistica, non bisogna avere più di sessant’anni, perché è il momento di dare spazio ai giovani quarantenni. Grande soddisfazione per l’acuto finale nei banchi della minoranza, fino a quel momento un po’ delusi dal fatto che Marzotto non avesse fornito argomenti nuovi da spendere contro Cagnoni e contro Gnassi che lo sostiene.
Nella ricostruzione di Marzotto la storia recente della società fieristica ha uno spartiacque ben preciso: prima e dopo il 6 aprile 2018. In quella data, il socio riminese provocò le dimissioni anticipate del consiglio d’amministrazione, motivandole con la necessità di arrivare alla quotazione in Borsa con una Cda coi pieni poteri, senza scadenze in arrivo. Del nuovo consiglio faceva parte anche Marzotto, ma fu licenziato il direttore Corrado Facco e fu nominato amministratore delegato Ugo Ravanelli. Da quel momento – lo ha ribadito ancora una volta – a lui non fu più concesso di toccare palla.
Ma quali erano i motivi di contrasto con Cagnoni nella gestione di IEG?, hanno incalzato i consiglieri di minoranza. Marzotto ha riconosciuto – come aveva sostenuto Cagnoni nell’audizione del 12 dicembre – che in effetti scontri in consiglio non ci sono mai stati (anche perché lui sa stare al mondo) e che l’unico contrasto registrato è stato quello sull’affidamento dell’organo di vigilanza al presidente del consiglio sindacale. Ha riconosciuto anche che nel piano degli investimenti non c’era stata alcuna penalizzazione di Vicenza rispetto a Rimini. Andando ai fatti, il grave torto di Cagnoni è stato quello di aver informato Marzotto delle dimissioni del consiglio solo mezz’ora prima che ciò accadesse. Se la situazione in IEG era diventata così insostenibile dopo il ribaltone del 6 aprile, perché Marzotto ha aspettato fino a dicembre per rassegnare le dimissioni? Una domanda non espressa dai consiglieri della commissione, ma che Marzotto ha avvertito nell’aria, tanto che a un certo punto ha detto che se un errore lui ha compiuto è stato quello di non essersi dimesso il 7 aprile.
Sulla questione più delicata, la mancata quotazione in Borsa, ha sostenuto che quando lui deteneva la delega, cioè da settembre 2017 al 6 aprile, era tutto pronto per far sbarcare IEG in Piazza Affari. Ci sono state più di una, due, tre, quattro finestre per arrivare alla quotazione in un momento in cui il mercato era più favorevole. “Mi sfuggono i motivi per cui non sia stata fatta”, ha commentato più di una volta. Se non lo sa lui che deteneva la delega…
Un altro punto su cui ha insistito è stato l’affossamento da parte di Cagnoni e Ravanelli del rapporto sul personale stilato da un gruppo multinazionale, rapporto particolarmente severo con alcuni storici dirigenti riminesi di IEG. Colpevole di tutto questo l’amministratore delegato Ravanelli che tre giorni dopo la nomina si è presentato in consiglio dicendo che di quel rapporto non si faceva niente e che sarebbe stato rivisto anche il business plan. Quanto invece agli aspetti più controversi del famoso articolo de La Stampa dell’11 novembre (parentopoli, appalti, ecc.) ha detto di non avere elementi o particolari in merito.
In sostanza, l’audizione di Matteo Marzotto non ha aggiunto particolari sostanziali rispetto a quanto già si sapeva e a quanto lui aveva già dichiarato alla stampa. L’unica novità è stato il pesante attacco a Ugo Ravanelli.
Primarie Pd, Gnassi si schiera e sceglie Zingaretti
Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria del Pd, ha incontrato a Roma un gruppo di sindaci. La semina ha portato per lui frutti immediati. Matteo Ricci, alfiere del renzismo, ha dichirato subito di votare Zingaretti. A Rimini, nel pomeriggio di sabato, anche Andrea Gnassi ha diffuso una nota per annunciare la sua scelta di campo per il governatore del Lazio.
Ecco alcuni passaggi della sua lunga nota:
"Nella sua proposta Zingaretti sostiene che la fase politica che abbiamo davanti richiede nuovi paradigmi e schemi larghi di ragionamento e si deve basare sulle esperienze fatte sui territori; un passaggio forte e credibile perché viene proprio da chi ha fatto questa esperienza. Lui nel Lazio, noi a Rimini, altri in forme diverse da altre parti. Ecco allora che per allargare la partecipazione, anche delle primarie, serve l’energia di tutti".
"Le primarie servono per togliere il freno, per liberarci. Com amministratore credo, come già detto, che ogni ricetta non prescinda da un punto: allargare il consenso sulla base non di alleanze di vertice o boutade giornalistiche, ma facendone e proponendone con il coraggio di dichiarare un progetto, un'idea di società. L’errore più grande compiuto in questi anni è stato forse quello di mettere in campo una serie di azioni, alcune giuste alcune no, senza una forte idea d’insieme di paese. La destra nel mondo, da Trump all’Italia, ce l’ha: “ti isolo e ti proteggo". Un’idea rozza, demagogica e di breve periodo e che distrugge e porta a nemici e rancore. Ma ce l’ha. Le forze riformiste, se anche gli strati popolari votano Lega o per la Brexit, devono misurarsi su questo terreno. A partire da un’idea d’Europa. Dichiarata, forte. Anche controvento".
"Trovo che vi sia un progetto di partito che vuole trarre forza e linfa dalle idee, dal merito di che le ha e non vuole chiudersi in una somma di correnti e fans. Nicola me lo ha confermato l’altro giorno a Roma: ampliare la voce e il ruolo del Partito Democratico nel Paese, nelle città, significa affrontare i temi e non cercare accordi con i gruppi dirigenti di questo o quello. Così come il PD non ha niente a che fare con Di Maio e Di Battista o le derive razziste sulla sicurezza. Tuttavia possiamo parlare a persone e a mondi che oggi non ci votano (come abbiamo fatto a Rimini), con una nostra idea di sicurezza e di lotta alla povertà tornando ad essere un partito inclusivo, europeista e che si riconosce in un riformismo radicale e progressista. Zingaretti oggi porta con sé la forza e il carattere di chi sta facendo (bene) pubblica amministrazione, e credo possa essere la persona giusta. Anche perché si affermi un principio: che in questa fase nuova il contributo libero di tutti come il sostegno leale a chiunque sarà il segretario, dovrà essere il segno di un nuovo dna."
IEG, arriva Marzotto. Alta tensione fra Rimini e Vicenza. Ed Arezzo frena
Lunedì pomeriggio sarà in commissione consigliare a Rimini l’ex vice presidente di IEG, Matteo Marzotto. È un appuntamento atteso da tempo, da quando sono scoppiate, in successione, le grane degli articoli de La Stampa su "l'allegra gestione delle fiere" e la mancata quotazione in Borsa. L’audizione avviene dopo oltre un mese da quella del presidente Lorenzo Cagnoni e dell’amministratore delegato Ugo Ravanelli, ma non per questo perde di attualità.
Anche perché nel frattempo ci sono state altre audizioni che hanno messo in luce quanto siano difficili in questo momento i rapporti fra IEG e i soci vicentini. Cagnoni e Ravanelli, subito dopo le vacanze natalizie, sono stati ascoltati dalla seconda commissione controllo e garanzia del Comune di Vicenza. Nella città veneta ha ripreso quota il partito trasversale che considera l’accordo fondativo di IEG una sorta di esproprio da parte di Rimini. È esattamente la critica opposta e speculare che a volte Cagnoni deve ascoltare a Rimini, cioè di aver acquisito una fiera in grave perdita che ha incrementato i debiti societari. Questione di punti di vista.
Comunque, nell’audizione di Vicenza, Cagnoni ha detto che il programma di investimenti (33 milioni) per ampliare il quartiere fieristico resta, ma resta sulla carta, nel senso che i tempi saranno inevitabilmente più lunghi. La mancata iniezione di liquidità fresca e l’aggravamento della situazione creditizia non hanno avuto conseguenze indolori. Ma ha anche fatto capire che non è solo questione di soldi. “Per andare avanti in questo rapporto di collaborazione – ha riportato Il Giornale di Vicenza – abbiamo bisogno di avere soci convinti e coinvolti”.
Dopo la nascita di IEG, a Vicenda è cambiata l’amministrazione comunale ed il nuovo sindaco è Giuseppe Rucco, centrodestra, che dai banchi dell’opposizione aveva combattuto contro l’accordo con Rimini. Il sindaco, da parte sua, ha ricordato che presto nominerà il secondo consigliere d’amministrazione, che Vicenza rivendica una vice presidenza con deleghe operative e che vuole garanzie sugli investimenti. Rucco vede di traverso anche il possibile allargamento a Bologna o a Verona, non gli piacerebbe vedere ridotta la partecipazione vicentina da 19 al 4 per cento o giù di lì.
Se Vicenza e Rimini sono in piena crisi “matrimoniale” (molto prima del fatidico settimo anno), anche il fidanzamento con Arezzo conosce un momento di gelo. IEG ha fatto una proposta di acquisto delle manifestazioni orafe di Arezzo Fiere e Congressi ma gli imprenditori del settore orafo aderenti a Confindustria hanno chiesto di non avere fretta, vogliono pensarci bene. Hanno scritto: “La proposta, a nostro parere, non può essere valutata nel limitato lasso di tempo indicato da IEG (l’offerta scade il 31.01.2019) vista la complessità giuridica dell’operazione e, soprattutto, l’importanza della stessa per il futuro del settore e della città”. Oltretutto i soci pubblici di Arezzo Fiere hanno appena silurato il presidente, Andrea Boldi, favorevole ad un accordo immediato, e per il 30 gennaio è previsto il rinnovo del Cda. Appena 24 ore di tempo per dire sì o no alla proposta di IEG. Ad Arezzo pensano che inevitabilmente si vada verso un rinvio.
Aeroporti in movimento. La Regione spinge Bologna e Parma. E Rimini?
Il mondo degli aeroporti fra Emilia Romagna e Marche è in movimento. Negli ultimi giorni si sono susseguite alcune notizie che riguardano anche Rimini, nel senso che pongono il nostro aeroporto in una situazione che potremmo definire di “accerchiamento”.
La prima arriva da Ancona, dove Aerdorica, la società di gestione in bilico fra rischio di fallimento e attesa della sentenza dell’Unione europea sugli aiuti di Stato, ha trovato il partner privato che potrebbe tirarla fuori dai guai. Si tratta di Njord Adreanna, società del gruppo inglese Njord Parners specializzata nell’intervento in situazioni straordinarie. La società ha presentato un’offerta di 15 milioni, una somma che appare sufficiente a far accettare il concordato preventivo ai creditori. Inoltre la presenza di un partner privato potrebbe indurre l’Unione europea a non considerare aiuti di Stato la ricapitalizzazione di 25 milioni decisa dalla Regione Marche. Se tutti i tasselli del mosaico si comporranno, l’aeroporto di Ancona, che in mezzo a mille difficoltà ha comunque realizzato 450 mila passeggeri, continuerà a operare e ad essere un concorrente dello scalo di Rimini.
Lungo la via Emiia è stato annunciato l’altro ieri un accordo fra gli aeroporti di Bologna e di Parma che sembra diretto a creare un polo emiliano molto forte nel settore aeroportuale. L’accordo prevede che il management di Bologna si affianchi a quello di Parma per produrre un piano industriale capace di rilanciare il “Giuseppe Verdi”. All’accordo partecipano anche la Regione, che ha stanziato 12 milioni per il potenziamento della pista e delle altre infrastrutture aeroportuali, e del Comune di Parma che ne metterà 5 per la sistemazione della viabilità da e per l’aeroporto. Per il momento non è previsto un ingresso di Bologna nella società di gestione del Verdi, ma non è esclusa la possibilità in futuro. Bologna continua nel suo momento magico: nel 2018 ha varcato la soglia di otto milioni e mezzo di passeggeri, mentre Parma, da tempo in difficoltà non arriva nemmeno ai 100 mila passeggeri. La sinergia con Bologna, con potenti iniezioni di know how provenienti dal Marconi, è appunto finalizzata al rilancio.
Se scendiamo dalla via Emilia, incontriamo Forlì dove fervono i preparativi per la riapertura dell’aeroporto fissata per il 1 aprile (stessa data di Rimini nel 2015). Gli imprenditori che si sono aggiudicati la gestione non hanno nascosto nelle dichiarazioni pubbliche le loro ambizioni ed hanno anche detto di puntare su una collaborazione con Bologna per diventare la seconda pista del Marconi. La Regione, tramite l’assessore Donini che lo ha avevano anticipato a BuongiornoRimini, si adopererà perché il Ridolfi torni a essere aeroporto di interesse nazionale.
Ecco perché dicevamo all’inizio che Rimini è in qualche modo accerchiata. A fine 2018 ad Enac – questi erano gli impegni – è stato presentato il Master plan che contiene investimenti per 20 milioni. In quale direzione saranno spesi non è dato di sapere, perché il Master Plan non è mai stato presentato pubblicamente. E, soprattutto, quando si comincerà a spendere? La Regione ha più volte dichiarato che, a fronte di programmi di investimento, avrebbe aiutato anche Rimini. Probabilmente è in attesa di progetti. L’anno scorso si è chiuso con le buone notizie del recupero di alcuni voli russi e di una maggiore presenza di Ryanair. È evidente che in un contesto dove tutti si muovono è necessario che anche da Rimini arrivino forti segnali competitivi.
Pertinenze demaniali e abusi di Ostia: Croatti ritira l'emendamento
Una nuova marcia indietro. Del resto è il governo del cambiamento, ogni giorno si cambia. Il M5S ha ritirato al Senato l'emendamento, proposto anche dal riminese Marco Croatti, che, in attesa del riordino complessivo della materia, sospendeva tutti i contenziosi fra lo Stato e i titolari di pertinenze demaniali. Dopo che i Verdi e il Pd hanno messo in evidenza che la norma avrebbe significato un condono per gli abusi edilizi sul litorale di Ostia, i pentastellati hanno deciso di ritirare l'emendamento.
In una dichiarazione ripresa da alcuni quotidianinazionali online, il senatore Croatti ha spuegato che l’intento era quello di “dare sostegno alle tante sane attività in crisi che ci sono in Italia”. Insomma agli effetti su Ostia non ci avevano pensato (e dire che sono loro che governano Roma). Croatti ha poi aggiunto: “Il nostro territorio presenta molte differenze tra regione e regione, ed è necessario tener conto di ognuna ed avere fermezza. L’auspicio ora è che faccia un passo indietro anche la Lega. Abbiamo tutti il dovere di stare sempre dalla parte della legalità”
Cultura a Rimini, sarà Piscaglia a "scegliere" il proprio successore
Sarà Giampiero Piscaglia, fino al 31 dicembre scorso dirigente del settore cultura del Comune di Rimini, a scegliere il proprio successore. Certamente non nel senso che gli è stata concessa carta bianca, ma perché Piscaglia è stato nominato presidente della commissione esaminatrice nel concorso che il Comune ha indetto per scegliere il nuovo di dirigente dei servizi culturali. Il bando è stato pubblicato nel settembre scorso, in previsione appunto dell’uscita di Piscaglia che in questi anni ha assommato tutte le complesse competenze relative alla cultura. Da questo punto di vista certamente non c’è persona più adatta a poter valutare se i candidati al ruolo di dirigente abbiano le qualità richieste per tale incarico. Per il concorso hanno presentato la domanda quaranta persone: la prossima settimana, il 21 e il 23 gennaio si svolgeranno le due prove scritte, poi seguiranno i colloqui orali. Ad esaminare gli elaborati scritti e le prove orali sarà una commissione che, oltre al presidente Piscaglia, vede la partecipazione di Diodorina Valerino, segretario comunale in due municipi toscani, Giulia Severi, dirigente cultura a Modena, e, in qualità di membro aggiunto, Andrea Urbinati, istruttore informatico del Comune di Rimini. Quindi, salvo inciampi, entro il mese di febbraio dovrebbe arrivare la nomina del nuovo dirigente.
Non si tratta di un procedimento di routine, di semplice sostituzione di un dirigente andato in pensione. La rilevanza che negli ultimi anni ha assunto il settore cultura e l’ulteriore incremento che avrà nel prossimo futuro assegnano al dirigente un ruolo strategico nelle politiche dell’amministrazione comunale. Già adesso si dovrà occupare di Biblioteca Gambalunga, Museo della Città, Cinema Fulgor, Teatro Galli, Sagra Musicale Malatestiana e di tutti gli altri eventi e istituzioni culturali (Teatro degli atti) che compongono l’offerta culturale del Comune. Nei prossimi anni si aggiungeranno il Museo Fellini a Castel Sismondo, la Galleria di Arte Contemporanea al Palazzo del Podestà, la riapertura del Museo degli Sguardi. Forse ci sarà da pensare anche all’Anfiteatro. Il nuovo dirigente dovrà essere capace di mettere a sistema e guidare una offerta ricca e articolata. Non a caso nell’ambito della maggioranza c’è chi, ad esempio Davide Frisoni, di Patto Civico, aveva suggerito di scegliere, anziché un dirigente, due direttori, uno per l’area istituzioni culturali, un altro per l’area eventi e spettacoli, da assumere entrambi con contratto a tempo determinato. La giunta ha optato per un dirigente unico a tempo indeterminato, riservandosi in futuro di assumere in appoggio una seconda figura a tempo determinato.
Nel bando di concorso sono stati messi alcuni paletti volti a garantire la scelta di una professionalità qualificata. Non basta essere laureati, ma bisogna aver lavorato per almeno cinque anni in una amministrazione o come funzionario laureato o come dirigente. Prima dell’assunzione definitiva, ci saranno anche i classici sei mesi di prova.
Grazie ad una “congiunzione astrale” inedita e irripetibile, il Comune di Rimini si trova nello stesso periodo ad essere senza dirigente (Piscaglia è in pensione dal 1 gennaio) e senza assessore alla cultura, visto che Massimo Pulini se ne andrà a fine mese e di fatto da tempo ha mollato gli ormeggi. La domanda è che farà il sindaco Andrea Gnassi. Manterrà per sé la delega alla cultura (che di fatto da tempo gestisce in relazione ai cantieri dei cosiddetti “motori culturali”) o sceglierà un nuovo assessore per l’ultima metà del mandato? Vista l’importanza che nella sua visione di città hanno assunto istituzioni ed eventi culturali, viene da pensare che oltre all’assessore al turismo farà anche l’assessore alla cultura. Davide Frisoni, di Patto Civico, ha proposto la nomina di Piscaglia che così, uscito da dirigente, rientrerebbe da assessore. Ma è più probabile un Gnassi forever.
Elezioni a Santarcangelo, la parrocchia invita a studiare papa Francesco
Normalmente di fronte a una scadenza elettorale una comunità ecclesiale, un’associazione o una parrocchia pubblica un documento in cui si evidenziano priorità e punti irrinunciabili di valore. A Santarcangelo di Romagna, dove già si stanno scaldando i motori in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera, la parrocchia ha scelto una strada diversa. Ha deciso di chiamare tutti, non solo i politici o chi pensa di candidarsi, a confrontarsi con le parole chiave dell’Evangelii Gaudium, l’esortazione apostolica che costituisce il manifesto pastorale di papa Francesco. Più precisamente di quel capitolo dell’Evangelii Gaudium, Bene comune e pace sociale, dove si indicano i criteri per “la costruzione di un popolo in cui le differenze si armonizzino all’interno di un progetto comune”: il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore alla parte. Più che un approccio partendo dai temi amministrativi per esprimere una propria posizione, la parrocchia di Santarcangelo ha preferito un metodo educativo e culturale. “Non abbiamo la pretesa di dettare una nostra agenda. – spiega il parroco don Andrea Turchini – Ci è sembrato più interessante anziché parlare dei problemi confrontarci su parole che possono illuminare la nostra realtà personale e sociale”. Sorprende che si sia scelta la Evangelii Gaudium che, per quanto importante ed indicata come decisiva da Francesco, è ancora ignorata da gran parte della Chiesa italiana. “Non da noi”, chiosa Turchini.
In una lettera aperta alle amiche e amici di Santarcangelo don Turchini spiega da quali considerazioni sia nato il ciclo di quattro incontri che prenderà il via il prossimo 6 febbraio. Parla di una preoccupazione come cittadino, cristiano e parroco per il clima avvelenato che negli ultimi tempi ha caratterizzato il dibattito politico nel Paese e anche a Santarcangelo. Osserva che da un confronto infarcito di asprezze e menzogne, privo di regole e scrupoli, orientato unicamente alla conquista del potere, non potrà nasce alcuna iniziativa feconda. Ragione per cui, “con umiltà e senso di inadeguatezza”, si sente di proporre uno stile diverso, anche perché “non giova a nessuno vedersi come nemici anziché semplicemente come avversari”.
Don Andrea Turchini però non propone un manuale di bon ton della politica all’epoca del cattivismo da social, nemmeno fa scendere in campo la parrocchia in favore di questo o quel candidato. Ma non per questo resta al balcone ad osservare, secondo la fortunata immagine usata da papa Francesco a Cesena. Spiega: “Il nostro impegno ordinario e quotidiano nell’educazione, nella solidarietà, nell’accoglienza, nell’integrazione e nell’assistenza, secondo lo spirito del Vangelo e nella prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, ci rende soggetti attivi e interlocutori disponibili a collaborare con chiunque si impegni per il bene delle persone, per la giustizia e per una città amichevole e solidale”.
Come modo per essere soggetto attivo, don Turchini invita tutti a confrontarsi con papa Francesco. I titoli dei quattro incontri che propone nel teatrino della parrocchia della Collegiata, sono gli stessi titoli dei paragrafi della Evangelii Gaudium dedicati al problema sociale. Sono tutti espressione di quel pensiero fondato sull’opposizione polare che Jorge Maria Bergoglio ha attinto da Romano Guardini, come ha ben documentato un recente libro di Massimo Borghesi sul pensiero del papa. Anzi, lo stesso Francesco, in una intervista, ha spiegato come i criteri sociali della Evangelii Gaudium siano il frutto del suo lavoro su un libro di Guardini. Ne è nata una concezione della vita, personale e comunitaria, fondata sulla tensione polare fra opposti, una tensione oppositiva ma non contraddittoria, cioè non una posizione che salva un elemento a scapito dell’altro. Ma questi sono aspetti che certamente i relatori invitati avranno modo di spiegare.
Si comincia mercoledì 6 febbraio con il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi su “Il tempo è superiore allo spazio” (Il papa lo spiega così: “Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone”. “A volte mi domando chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi che costruiscano un popolo, più che ottenere risultati immediati che producano una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana”). Sarà interessante ascoltare come il vescovo Francesco tratterà questo punto così decisivo per il momento politico attuale.
Il secondo appuntamento è mercoledì 13 febbraio con il magistrato e dirigente Agesci Cecilia Calandra sul tema “L’unità prevale sul conflitto”. Anche in questo caso la provocazione di Francesco è interessante: “Il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata. Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dell’unità profonda della realtà”.
Nuovo appuntamento il 27 febbraio con il professor Marco Cangiotti, ordinario di filosofia politica a Urbino, sull’argomento “La realtà è più importante dell’idea”. (“Vi sono politici e anche dirigenti religiosi – osserva Francesco - che si domandano perché il popolo non li comprende e non li segue, se le loro proposte sono così logiche e chiare. Probabilmente è perché si sono collocati nel regno delle pure idee e hanno ridotto la politica o la fede alla retorica”).
La conclusione è mercoledì 13 marzo con “Il tutto è superiore alla parte” che sarà trattato da Elisabetta Fraracci, dirigente scolastico di Reggio Emilia. Osserva papa Francesco: “Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità. Sia l’azione pastorale sia l’azione politica cercano di raccogliere in tale poliedro il meglio di ciascuno”.
Erbetta (Rinascita Civica) vuole una Rivoluzione Conservatrice
Il movimento Rinascita Civica, di cui è segretario l’ex capogruppo di Patto Civico Mario Erbetta, si era presentato come la casa, a livello locale, di quanti oggi non hanno un partito di appartenenza: cattolici, socialisti, repubblicani, liberali. Insomma il punto di riferimento di quell’area moderata che oggi non trova alcuna rappresentanza né a livello nazionale né a livello locale.
Rinascita Civica conosce però un’evoluzione. Oggi, ma lo aveva fatto già alcune settimane fa, il segretario Mario Erbetta ha diffuso una nota per annunciare che Rinascita Civica si fa promotrice di una Rivoluzione Conservatrice.
Rivoluzione Conservatrice non è un termine nuovo, a questo pensiero hanno fatto riferimento molti intellettuali nel secolo scorso. Come la vede Mario Erbetta? “Oggi più che mai - scrive - si sente la necessità di un partito che in ambito economico persegua nuove strade per la giustizia sociale, senza incorrere nelle follie dell’egualitarismo o della statolatria; che in ambito etico assuma un profilo conservatore, nel senso di conservazione del patrimonio culturale ed ambientale, storico e popolare dell’Italia e degli italiani”. Spiega inoltre che Rinascita Civica vuole essere "Una formazione politica che possa rappresentarsi in un “socialismo conservatore” o “socialismo tricolore” che prenda forma da una Rinascita Civica, un Civismo che dalle città si dirami alla nazione come un grande albero che ha le radici ben salde nella tradizione . In Italia una rivoluzione può essere attuata se sa essere rassicurante, o conservatrice: cioè se si compie non contro ma con il paese e la sua tradizione, il popolo e la sua identità".
Ed infine una domanda (Una rivoluzione conservatrice può partire dalla Romagna e da Rimini?) che rivela ambizioni che vanno oltre l’ambito locale.
"Rimini e tutta l'Emilia Romagna - risponde - hanno bisogno di una svolta radicale, un rinnovamento che sia una rinascita vera nei metodi, nello stile, nei contenuti, negli assetti e nelle strutture pubbliche.
La rivoluzione può e deve partire da Rimini e da una Rinascita civica che deve coincidere con la Conservazione: una seria rivoluzione demografica con politiche che favoriscano e tutelino le famiglie, che portino a ripopolare le campagne con le giuste modifiche al Rue; una rivoluzione fatta di politiche che incentivino il lavoro giovanile e femminile rigenerando e dando sicurezza alla città e alle periferie, una rivoluzione che risollevi l'economia turistica ed edile.
A Maggio 16 Comuni della Provincia andranno alle elezioni e in autunno ci saranno le elezioni Regionali e da questi appuntamenti che inizierà la nostra Rivoluzione Conservatrice".
Senologia a Santarcangelo e il rischio strumentalizzazione politica
Il messaggio, lanciato attraverso una petizione in tutto il territorio provinciale, è che la chirurgia senologica di Santarcangelo, definita un reparto d’eccellenza, sia a rischio. A rischio di chiusura o di trasferimento? No. È a rischio perché l’Ausl Romagna, per trovare posto a un nuovo servizio, l’Osco, un acronimo che sta per ospedale di comunità, riorganizza gli spazi, elimina una stanza della chirurgia senologica, pur mantenendo invariato il numero dei posti letto (undici, che saranno in quattro camere invece che cinque). L’Osco è definito nei documenti dell’Ausl una struttura di degenza per soggetti appartenenti alle fasce più deboli della popolazione, nella fase post acuta di dimissione dall’ospedale, oppure affetti da riacutizzazioni di malattie croniche, per cui non possono essere seguiti a domicilio.
Nei comunicati e nelle prese di posizione pubbliche dell’Associazione Punto Rosa, che raccoglie le donne operate di tumore al seno, si indica come un grave problema il fatto che i due reparti, comunque separati, abbiano un unico ingresso ed abbiano in comune una porta di sicurezza antincendio. Tale vicinanza provocherebbe una inaccettabile “promiscuità” e “la porta a bandiera, assieme all’ingresso in comune, aumenterà il tasso di contaminazione ambientale del reparto di chirurgia nel quale sono ricoverate donne operate con drenaggi e/o trapiantate con espansori o protesi”. Le assicurazioni fornite dall’Ausl circa la piena continuità del lavoro finora svolto da reparto di senologia, con l’impegno a rimodulare gli spazi qualora dovesse aumentare la domanda di interventi chirurgici, non sono sufficienti a placare la protesta. Anzi, nei testi di invito a firmare la petizione, il linguaggio si fa ancora più crudo. L’Osco “è un reparto sporco fatto di gente abbandonata con problemi cronici di ogni tipo, più sociali che sanitari. Le infezioni saranno tante”. E ancora: “Il reparto che vogliono realizzare non é adiacente ma dentro la Chirurgia Senologica. Provocherà infezioni. Le donne colpite da tumore al seno saranno così ammucchiate in sole quattro camere”. Insomma, si profila una sorta di poco edificante “guerra fra malati”.
In realtà la vicenda, da problema di organizzazione sanitaria, al di là delle intenzioni del Punto Rosa che esprime soprattutto le preoccupazioni delle donne colpite dalla malattia, è diventata immediatamente oggetto di scontro politico. Anche perché non è un mistero che le forze politiche di centrodestra, a partire dalla Lega, abbiano chiesto al medico Domenico Samorani, responsabile della chirurgia senologica a Santarcangelo, di candidarsi come sindaco alle elezioni amministrative della prossima primavera. “Sciocchezze, allarmi infondati e tanta cattiva informazione strumentale”, ha per esempio chiosato sul proprio profilo Facebook Filippo Sacchetti, assessore del Comune di Santarcangelo e neo-segretario provinciale del Pd. Gli ha fatto eco la capogruppo del Pd in consiglio comunale a Riccione: “La speculazione politica che si sta facendo sulla vicenda della senologia a Santarcangelo è vergognosa. Avvilente per chi si sta prestando a questo “giochetto sporco” e totalmente irrispettosa della fragilità delle donne che a quel reparto, a quei medici e a quella unità operativa, hanno affidato tutte le loro speranze”.
Le donne del Punto Rosa rivendicano la loro indipendenza e ricordano, come nelle passate elezioni, abbiano sostenuto il sindaco uscente Alice Parma. Fatto è che si profila una campagna elettorale in cui a Santarcangelo più che di strade, scuole, servizi, economia, cultura, si parlerà soprattutto di chirurgia senologica. E il rischio di strumentalizzare il dolore e le vicende umane di molte donne sarà molto alto.
Sicurezza e videosorveglianza, nel 2019 la Regione raddoppia
Nel 2018, nella Provincia di Rimini, attraverso gli accordi per la sicurezza urbana e la prevenzione della criminalità e del disordine diffuso, sono stati realizzati 3 progetti, finanziati dalla Regione per un totale di oltre 196 mila euro
Sono invece sei i progetti - finanziati dalla Regione Emilia-Romagna dal 2014 ad oggi - che prevedono la creazione o il potenziamento di impianti di videosorveglianza ‘intelligenti’ nella Provincia di Rimini (Rimini, Riccione, Cattolica, Bellaria Igea-Marina e Coriano).
Comune di Rimini - progetto “Luci sulla Spiaggia - 2018”.
Il progetto riguarda un intervento integrato di riqualificazione urbana da realizzare nei tratti di spiaggia libera del litorale riminese, spesso meno presidiate e sorvegliate. Una prima tipologia di intervento riguarda un nuovo sistema di illuminazione e telecamere sui tratti di spiaggia. Contestualmente verrà potenziato il sistema di videosorveglianza comunale già installato nei punti strategici della città per migliorare la percezione della sicurezza nei cittadini e nei turisti. La seconda tipologia di azioni riguarda l'acquisto di uno speciale mezzo Atv (All Terrain Vehicle), concordata con il Dipartimento di Polizia di Stato, adatto al pattugliamento notturno della spiaggia da parte della Questura. Infine, la terza tipologia di intervento riguarda una serie di attività di natura culturale e formativa volte a sensibilizzare e prevenire la violenza negli spazi pubblici.
Il costo totale del progetto è di 160 mila euro e la Regione assicura un contributo di 91 mila euro.
Per il 2019, la Giunta regionale ha deciso di raddoppiare gli stanziamenti dell’anno scorso, mettendo a bilancio oltre 2 milioni di euro per la sicurezza nelle città, specialmente nelle periferie.
Comune di Riccione - progetto “Riccione metropoli complessa. La sicurezza come bene comune”
Il progetto prevede il cablaggio di una rete in fibra ottica per ottimizzare il monitoraggio centralizzato delle telecamere di videosorveglianza comunali nella zona Nord della città dal Marano alla Statale Adriatica, unitamente all’acquisto di attrezzature mobili di videosorveglianza. Inoltre, vengono realizzati interventi preventivi delle corse motociclistiche clandestine nell’area artigianale.
Infine, si promuovono iniziative culturali per sensibilizzare la comunità sui rischi di radicalizzazione violenta o di altre forme di delittuosità.
Il costo totale del progetto è stato di 121 mila euro e la Regione ha assicurato un contributo di oltre 84 mila euro.
Comune di Bellaria Igea Marina - progetto “L’altra faccia della Riviera – l’esperienza riminese”.
Il progetto prevede la realizzazione di una guida pratica per raccontare l’esperienza riminese in materia di sicurezza urbana anche fuori dai confini territoriali e creare un modello innovativo di prevenzione della criminalità e del disordine urbano diffuso capace di far leva sulla competenza e la partecipazione.
Il costo totale del progetto è stato di 30 mila euro e la Regione ha assicurato un contributo di 21 mila euro.
La nota della Regione mette in evidenza il calo dei reati negli ultimi anni. "Negli anni dal 2013 al 2017 si registra una diminuzione costante, con la delittuosità totale scesa di un -14,8%. In particolare, calano i furti, che costituiscono oltre i due terzi dei reati registrati: -38,7% i furti di veicoli; -20,8% quelli di oggetti sulle auto in sosta; -11,9% i furti nelle abitazioni e -62,8% le rapine in banca. Diminuiscono anche i reati violenti: -30,8% gli omicidi; -9,2% le violenze sessuali. Restano con il segno positivo scippi (+6,3%), borseggi (+11,6%) e lesioni dolose (+2,1%)."