Che bella l’epoca delle cambiali! Che bella l’epopea dei pionieri del turismo riminese! Che bello quando con una stagione si pagavano gli investimenti fatti firmando cambiali, e poi si ricominciava con altre cambiali. Mauro Santinato, nel pomeriggio di dibattito organizzato all’Hotel Savoia per chiedere agli albergatori “come è andata la stagione” e se ci credono ancora, ha concluso il suo intervento introduttivo mandando un filmato d’epoca in cui imprenditori riminesi del tempo raccontano cosa sia per loro la cambiale: “La cambiale per noi riminesi è una cosa meravigliosa”.

Anni fa, inascoltato, ci fu un consigliere comunale che propose di erigere un monumento alla cambiale, vera protagonista dello sviluppo turistico di Rimini.

Quando ci si lancia nei revival e negli amarcord, bisognerebbe anche ricordare che c’era un motivo per cui le imprese turistiche producevano tanto reddito. La prevalenza del “nero”, sia nella gestione degli Hotel che nel pagamento dei dipendenti. Faceva parte del “patto sociale”, sottoscritto anche dal Pci che allora amministrava egemone, per consentire che un popolo di marinai e contadini si trasformasse senza troppi problemi in albergatori o bagnini. Adesso che il “nero” è stato drasticamente ridotto, adesso che la Riviera soffre per la concorrenza di altre destinazioni più economiche (così non era al tempo della cambiale), le nostre imprese turistiche non hanno più redditività.

Dibattito con Santinato al Savoia

È questo, oltre la sempre efficace e lucida analisi di Mauro Santinato, che ben conosciamo per averne parlato più volte, il filo rosso del pomeriggio trascorso a interrogarsi su chi ci crede ancora: quanto rendono i nostri alberghi? Su questo punto Santinato ha ricordato alcuni elementi che occorrerebbe sempre tenere presente: nel mondo aumenta la domanda turistica e da noi c’è la corsa al ribasso dei prezzi, unico caso al mondo in cui i prezzi non seguono l’andamento della domanda; stando ai dati di Trivago una presenza a Sorrento rende tre volte tanto un pernottamento a Rimini; si festeggia per l’aumento delle presenze e non ci si accorge che calano i fatturati, cioè si è contenti perché si lavora di più e si guadagna di meno.

Lanfranco Morri, albergatore a Riccione e per molti anni alla guida dell’Apt regionale, ha un hotel che lavora nove mesi all’anno, ospita stranieri di nuovi mercati come canadesi e israeliani, però concorda con l’analisi: l’utile di impresa sempre più risicato e tendente allo zero. Morri aggiunge altri due elementi di riflessione: ci sono turisti sempre meno interessati al mare (“a che ora parte l’aliscafo per Venezia?”, gli hanno chiesto i canadesi); le imprese fanno fatica a reperire il personale perché offrono solo tre mesi di lavoro. Gli fa eco Orfeo Bianchi (molti alberghi a Rimini e a Riccione) che osserva che il personale non si trova perché gli si offre di lavorare 12 ore al giorno. Anche per lui il punto centrale è la remunerazione dell’impresa e la ricetta del futuro è solo aumentare la qualità e diminuire i posti letto, togliendo il vincolo alberghiero a molte strutture ormai fuori mercato. “Io ci credo ancora – osserva Marco Arlotti, albergatore a Viserbella – ma a volte mi demoralizzo”. Ed aggiunge una riflessione in linea con lo spirito nuovo evocato da Santinato: “Il cambiamento deve partire da ciascuno di noi, non dobbiamo e possiamo limitarci ad aspettare soluzioni dall’alto. Io mi sono indebitato fortemente per mantenere il livello della mia struttura. La Riviera può cambiare se tutti investiamo, torniamo tutti a fare le cambiali”.

Che fare degli hotel fuori mercato?

E questo è il secondo filo rosso del pomeriggio su “chi ci crede ancora”. Santinato ha riproposto la fotografia che bene conosciamo. Mentre sullo schermo scorrono inequivocabili slide e filmati, ricorda che dal 1980 in poi hanno chiuso 800 alberghi, che negli ultimi 30 anni a Rimini sono stati costruiti solo due nuovi hotel, che negli ultimi dieci anni il valore immobiliare è dimezzato, che ci sono in vendita 300 alberghi che nessuno vuole comprare. Al centro del dibattito torna il tema della riqualificazione alberghiera che implica la revisione delle norme urbanistiche e l’esistenza di linee di finanziamento a cui attingere. Giustamente Santinato invita la Regione a preoccuparsi meno della promozione e più del prodotto. Ma il tema chiama in gioco anche la responsabilità dei Comuni (urbanistica) e la voglia di investire da parte degli operatori. La domanda è provocatoria: se tu avessi tutti i finanziamenti necessari, saresti pronto ad investire? Come dire che senza una mossa personale, ogni cambiamento è impossibile. Cita due esempi. L’albergatore di Miramare che è partito dalla domanda: ma nel mio albergo io ci andrei in vacanza. La risposta “no” è stata la molla. E il caso del Love Boat di Riccione zona Marano, vicino alla ferrovia e con contorno di lucciole. Adesso è un moderno hotel di design che lavora.

Misure nuove in arrivo

C’è il tema dei finanziamenti. La recente indagine congiunturale di Confindustria ha evidenziato che gli impieghi bancari per le imprese sono calati del 18 per cento. Maurizio Ermeti interviene per annunciare una misura che presto arriverà, messa a punto dal Piano Strategico, di cui è Presidente del Forum. Mettendo attorno al tavolo Regione, Cassa Depositi e Prestiti e Confidi, è stato pensato ad un meccanismo che finanzia l’80 per cento dell’investimento e prevede un 20 per cento di contributi a fondo perduto. Al momento il limite di utilizzo è di un milione a struttura ma Ermeti afferma che stanno lavorando per portarlo a tre milioni.

Vedremo se la misura sarà in grado di produrre la quadratura del cerchio, l’ultimo bando della Regione, che aveva messo a disposizione 7 milioni, è ststo usato a Rimini solo da due albergatori.

A ciascuno il suo, unicuique suum, recita l’antico broccardo del diritto romano. Ma la disputa sui meriti della ricostruzione del Teatro Galli non sembra volta a stabilire un principio di giustizia attributiva, per alcuni è solo l’ennesima pagina della stucchevole polemica interna al Pd, per altri la reazione permalosa e risentita di chi si vede soffiare un diritto di primogenitura.

I fatti sono che tra qualche settimana il ricostruito Teatro Galli “com’era e dov’era” sarà inaugurato e per il sindaco Andrea Gnassi saranno giorni di trionfo, ancor più che per la riapertura del Fulgor. Sì, perché nella percezione popolare, specialmente in un tempo in cui si è abituati a digerire narrazioni semplici piuttosto che ragionamenti complessi, il merito della rinascita del centro storico di Rimini, e quindi anche del Teatro Galli, va sic et simpliciter attribuito al sindaco felicemente regnante. Certamente il sindaco non fa nulla per correggere questa vulgata; anzi, è risaputo che un vizietto del primo cittadino è quello di mettere il proprio cappello su tutto, specialmente su ciò che porta consensi.

E così c’è chi non si limita a rosicare in silenzio, anzi non perde occasione per ricordare che il merito non è tutto suo. L’ex vice sindaco Maurizio Melucci ha scritto al Carlino per ricordare che progettazione, finanziamento e appalto del Teatro Galli sono attività che appartengono al regno di Alberto Ravaioli, cioè della giunta di cui pure lui faceva parte. Qui siamo appunto alla battaglia interna al Pd: quando può, direttamente o attraverso il 'suo' giornale, Melucci si diletta a punzecchiare il compagno di partito che siede a Palazzo Garampi. Poiché il Carlino ha poi scritto che “il sindaco Ravaioli ha governato 12 anni lasciando il teatro Galli com’era e dov’era, ovvero un monumento alla negligenza della classe politica”, ecco l’ex sindaco oncologo che sul giornale di Melucci si straccia le vesti e ricorda i propri meriti. Qui siamo invece alla reazione permalosa e stizzita.

La ricostruzione del Galli certo non se l’è inventata Gnassi. Parte dagli anni Ottanta e porta la firma del sindaco Massimo Conti che indisse il bando fra gli architetti, poi vinto da Adolfo Natalini. Anche Conti quindi potrebbe legittimamente rivendicare “non dimenticate il mio ruolo decisivo”.

Il progetto Natalini ha avuto una storia sofferta ed è stato fatto e disfatto un sacco di volte, per trovare finalmente la quadra sotto il regno di Giuseppe Chicchi, il quale lasciò Palazzi Garampi con un esecutivo pronto ad essere realizzato. Anche Chicchi potrebbe quindi legittimamente rivendicare la sua porzione di gloria.

Poi arrivò Ravaioli e con lui la “pausa di riflessione” indetta per compiacere la piazza che reclamava il Galli com’era e dov’era. Un populismo ante litteram. La pausa di riflessione era solo un espediente per dire che si cambiava linea: si buttava nel cestino il progetto Natalini, il teatro wagneriano, e si imboccava la strada della ricostruzione filologica. Questo è stato storicamente il principale “merito” di Ravaioli: che sia vera gloria, lo diranno solo i posteri, ma probabilmente già noi che siamo in vita, quando il Teatro Galli farà i conti con l’esiguo numero di posti per il pubblico e i conseguenti problemi di gestione finanziaria. In questo caso non c’è bisogno di legittimare la richiesta di gloria: Ravaioli ci sta già pensando da solo.

Ma a sfilare per raccogliere l’applauso del popolo festante dovrebbero esserci anche il consigliere Gioenzo Renzi e altri esponenti della minoranza fautori del Galli polettiano, l’ex sottosegretario Vittorio Sgarbi, il governo Berlusconi che mise i soldi per il progetto e tutti quelli che in qualche misura hanno apposto una tessera nel complesso mosaico.

Arriviamo a Gnassi che, ereditando il progetto dai predecessori, ha avuto il merito di portarlo a termine. Si è trovato a tirare il gol decisivo della partita a porta vuota, ma non era scontato che infilasse la palla, poteva anche colpire la traversa. È giusto nelle cronache ricordare chi ha fornito l’assist, ma nelle classifiche dei cannonieri ci finisce chi ha fatto il gol. Con buona pace di Melucci, Ravaioli e di tutti gli altri.

La Regione deve farsi carico di un coordinamento fra tutti gli aeroporti dell’Emilia Romagna. L’invito arriva da Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Romagna, che ne ha parlato in occasione della presentazione dell’indagine congiunturale sull’industria riminese nel primo semestre 2018.

Maggioli, anche se non lo dice esplicitamente, teme che non appena sarà nuovamente attivo anche l’aeroporto di Forlì possa crearsi una “guerra dei cieli” che andrebbe a discapito del territorio romagnolo. Il presidente di Confindustria Romagna non aveva visto di buon occhio la riapertura di Forlì, ora sembra aver cambiato opinione. Lui la mette così: “Mi ero detto contrario ad un nuovo aeroporto gestito dagli enti pubblici. Abbiamo visto l’esperienza di Rimini e penso non debba più ripetersi. A Forlì invece si è fatto avanti il fior fiore dell’imprenditoria romagnola, che rischia in proprio e che ha progetti ambiziosi. La presenza di tre aeroporti nel raggio di cento chilometri implica quindi una doverosa regia da parte della Regione”. Ma l’assessore Raffaele Donini ha già detto che la Regione si limita a sostenere i programmi di investimento di questo o quello scalo, non può intervenire a dire cosa un aeroporto deve fare. “Sì, questo è giusto, – risponde Maggioli - per regia io intendo indicazioni di massima, senza sacrificare nessuno e valorizzando tutti”. Maggioli ha salutato con favore la concessione trentennale ad Airiminum ed ha confermato la fiducia nei confronti del gestore dell’aeroporto di Rimini che ritiene una compagnia privata seriamente impegnata nell’offrire un servizio valido. In tre anni e mezzo si sono visti scarsi risultati… “Ciò che apprezzo di Airiminum – replica Maggioli – è l’approccio molto attento ai numeri di bilancio, la volontà di tenere sempre i conti in ordine. Questa è la premessa, la base di partenza per un programma di investimenti e di sviluppo che mi auguro possa presto decollare”.

Dopo il centro storico, deve rinascere il mare

Nel fare il punto sull’economia della città, Maggioli si è soffermato anche su cultura e turismo.

Da parte sua, un deciso apprezzamento per quanto è stato fatto per valorizzare il patrimonio storico e artistico della città: dalla ricostruzione del Galli che fra meno di un mese riaprirà finalmente le porte, alla ristrutturazione del Fulgor, fino alla riqualificazione di Piazza Malatesta e dell’area dell’invaso del Ponte di Tiberio. Ma se il centro storico si appresta a conquistare una nuova identità, lo stesso non si può ancora dire della zona mare, dove è pressante l’esigenza di una decisa riqualificazione. Anche le imprese private devono adeguarsi al cambiamento in atto. Le nostre strutture alberghiere non sono adeguate, devono essere più capienti e più qualificate, nel turismo, come negli altri settori economici, piccolo non è più bello.

Anche Maggioli è apparso preoccupato della lentezza con cui va avanti il Parco del Mare dove “tutto è molto complicato”. Resta comunque un obiettivo concreto in cui i privati devono credere ed investire.

L’emergenza formazione

Maggioli ha posto l’accento su un tema sempre più critico: l’impossibilità per molte aziende riminesi di trovare personale qualificato, molte posizioni restano aperte. Scuola e Università non riescono a stare dietro ai movimenti dell’economia. Le aziende del manifatturiero cercano ingegneri in ambito tecnico elettronico, meccatronici, periti, informatici e in generale personale qualificato. Gli Istituti tecnici presenti nel territorio (Rimini, Morciano, Novafeltria) non bastano a soddisfare la domanda. Occorrono più istituti tecnici nella provincia, così come va intensificato il rapporto fra scuola e impresa. L’alternanza scuola lavoro deve essere un percorso reale con un rapporto costante e diretto fra aziende, scuole e università. Così come occorre proseguire nell’impegno perché il Campus di Rimini si rafforzi con la presenza di docenti di ruolo e con la collaborazione con le imprese. La competitività di un territorio passa dalla presenza di una Università che funziona in stretto rapporto con il mondo produttivo.

Fondazione Romagna verso la costituzione

Entro l’anno si arriverà alla costituzione di Fondazione Romagna, l’organismo lanciato nel luglio scorso, contenitore aperto che raggruppi istituzioni, categorie, enti e aziende per lavorare insieme per lo sviluppo della Romagna e della nostra Regione. I contatti avviati in questo mesi con istituzioni, categorie, enti hanno dato esito positivo. Di Fondazione Romagna farà parte anche Confindustria di Forlì e Cesena. Maggioli ha tracciato anche l’identikit del presidente: sarà un romagnolo che ha dato buona prova di sé fuori dal territorio e che è ancora “tonico” per dare un contributo allo sviluppo della Romagna.

Dati positivi per l’economia che però rallenta

Tutti con il segno positivo i principali indicatori: produzione, fatture, ordini, export. Si avverte comunque un rallentamento rispetto al 2017. L’unica nota decisamente negativa viene dal fronte del credito: gli impieghi per le imprese sono diminuiti del 14,8 per cento.

Ecco il link per i dati dell'indagine.

Economia a Rimini: l'indagine congiunturiale del primo semestre 2018

Il consiglio comunale ha approvato l’altra sera una delle maggiori delibere di spesa: il piano di zona per la salute e il benessere sociale valido per triennio 2018-2020. È il piano relativo al distretto di Rimini Nord, che comprende oltre a Rimini anche Bellaria Igea Marina e tutta la Valmarecchia. Si tratta di un provvedimento complesso, articolato in 39 schede per altrettanti progetti, che movimenta complessivamente 54 milioni.

Una spesa enorme che non grava tutta sulle casse comunali, la maggior parte dei finanziamenti arriva dallo Stato, dalla Regione, dall’Asl, da programmi europei. Il Comune di Rimini vi partecipa per circa nove milioni. Quindi, quando spesso si dice che il Comune di Rimini spende nel sociale oltre 40 milioni, non si fa un’affermazione esatta. Il Comune movimenta 40 milioni, decide dove e come spenderli, ma la maggior parte delle risorse arriva da altri enti. Quaranta milioni è la spesa di Rimini, 54 milioni quella complessiva del distretto.

Era dal 2009 che non c’era un piano di zona, si è andati avanti di proroga in proroga. Era quindi un appuntamento importante quello dell’altra sera, una di quelle occasioni in cui le forze di opposizione hanno la possibilità – se vogliono - di mostrare di avere un’altra cultura e un altro approccio rispetto al tema così rilevante dei servizi sociali. Purtroppo così non è stato. Significativo a questo proposito l’intervento di Carlo Rufo Spina di Forza Italia, che in sostanza ha detto: voi siete avvantaggiati perché avete l’apparato che lavora per voi, noi no. Noi non siamo in grado di valutare se questi soldi sono spesi bene, quanto ci sia di efficiente sostegno e quanto invece di inefficiente assistenzialismo, e se in questi 54 milioni si annida anche una mal gestione finanziaria, ovvero finanziamenti a pioggia a cooperative a voi organiche.

Studiare un po’ la prossima volta? Sulla stessa linea, o quasi, Matteo Zoccarato della Lega, che si lancia in elogi ai tecnici che bene hanno lavorato ma poi annuncia il voto contrario perché la Lega non è stata coinvolta negli obiettivi politici. L’opposizione, benché tutta riconducibile all’area del centrodestra, ancora una volta ha votato in ordine sparso. Se Spina, Zoccarato e Renzi hanno votato contro, Gennaro Mauro e Obiettivo Civico si sono astenuti con la motivazione che in un momento di crisi quale quello in cui siamo è giusto intervenire, riservandosi nel futuro di giudicare i risultati raggiunti. Solo Mauro, nel suo intervento, ha cercato di entrare nel merito sollevando due questioni: quella degli anziani ai quali non si riesce a dare una risposta nelle strutture di accoglienza, i controlli nelle strutture private non convenzionate dove non sempre vengono erogati servizi di qualità.

Per quanto riguarda il comune di Rimini, il piano di zona risponde ai bisogni di oltre cinquemila persone: 2600 anziani, 730 disabili, 550 ragazzi con handicap ai quali è assicurato il sostegno scolastico, 600 minori e 530 soggetti con disagio economico e sociale.

In apertura di dibattito, l’assessore Gloria Lisi ha evidenziato alcuni numeri che mostrano come dal 2010 ad oggi sia cambiata la mappa del disagio sociale.

I grandi anziani, ovvero gli over 75, sono cresciuti di circa tremila unità: erano l’11,2 per cento della popolazione, oggi sono il 12,3. In crescita anche gli stranieri che sono passati dal 10,1 al 12,9 per cento sul totale dei residenti. È notevolmente cresciuto il numero delle famiglie, da 61.241 a 66.193: sono composte in media da 2,27 componenti. Non solo perché le nascite scarseggiano, ma perché cresce in modo impressionate il numero delle famiglie unipersonali (spesso anziani soli) che a Rimini rappresentano il 36,9 per cento del totale. Si afferma anche il fenomeno delle famiglie con un solo genitore, cresciute dal 14 al 16 per cento del totale.

L’assessore ha quindi spiegato quali sono gli otto obiettivi strategici del piano. Il primo è la corresponsabilità del terzo settore sui risultati. Significa coinvolgimento nella progettazione e nel gestire il risultato finale, volto a far uscire la persona dall’assistenza o comunque a favorire la sua autonomia.

Secondo obiettivo: promuovere la logica del budget di salute. Significa evitare schemi e gabbie rigide, liberare risorse liquide, coinvolgere il volontariato e la comunità.

Terzo obiettivo: interventi calibrati sulle fasi critiche e di transizione del ciclo di vita familiare. Se in una famiglia una persona da risorsa diventa un problema, la famiglia deve essere aiutata subito con l’intervento tempestivo dei servizi.

Quarto obiettivo: Strutture sociosanitarie come avamposti di culture ed approcci innovativi declinabili sul territorio (dove innovativi vuole dire soprattutto puntare sulla reversibilità della condizione di disagio).

Quinto obiettivo: “dopo di noi”, cioè gli interventi per dare garanzia alle famiglie che i loro figli disabili abbiano punti di appoggio quando i genitori non ci saranno più. L’obiettivo parla dell’utilizzo di risorse private e di percorsi per favorire l’autonomia.

Sesto obiettivo: Interventi sanitari e sociali nei primi mille giorni di vita, poiché è nei primi tre anni di vita che si forma la personalità del futuro adulto.

Settimo obiettivo: promuovere la "operosità" come chiave di lettura degli avanzamenti nei percorsi inclusivi, in parole semplici significa coinvolgere gli utenti dei servizi sociai in lavori realmente utili e gratificanti.

Ottavo obiettivo: Sviluppo della rete di strutture di cure intermedie, cioè meno ricoveri in ospedale e più assistenza sul territorio attraverso le “case della salute”.

Una nota (battuta) a margine. Se a livello nazionale è stata annunciata l’abolizione della povertà (?!), il piano di zona si limita a parlare di “un sistema di contrasto alla povertà”. Meno male.

Molte novità nel vicino mondo aeroportuale che direttamente o indirettamente riguardano Rimini.

La prima notizia arriva da Forlì, dove l’azionista di riferimento della società che si è aggiudicata la gestione dell’aeroporto Ridolfi, Ettore Sansavini, ha annunciato in una intervista al Resto del Carlino che ci sono tutte le condizioni perché lo scalo riapra il 1 aprile 2019.

Non sappiamo se la data sia stata scelta esclusivamente calcolando i tempi necessari alla riapertura o se invece rivesta anche un carattere simbolico, di sfida aperta all’aeroporto di Rimini, che ha riaperto dopo il fallimento di Aeradria il 1 aprile 2015. Dopo quattro anni, un nuovo pesce d’aprile con le ali batterà i cieli della Romagna. A Rimini, finora, il pesce d’aprile non ha portato eccessiva fortuna, lo sappiano i forlivesi.

Nell’intervista, Sansavini risponde alla domanda-tormentone se non siano troppi tre aeroporti nel raggio di cento chilometri (Bologna, Forlì, Rimini). «Credo in una sinergia indispensabile con l’aeroporto Marconi di Bologna. Il Ridolfi è nella posizione strategica per essere un’ulteriore pista anche al servizio del capoluogo regionale. I collegamenti, sia stradali che ferroviari, tra le due città sono rapidi». Le idee su Bologna sono chiare, nessun accenno a Rimini.

Dove vorrà volare il Ridolfi? «Vedo un aeroporto nazionale con la propensione a guardare anche all’estero. Come ho detto anche in passato, penso ai collegamenti con i Paesi dell’Est, ad esempio, e con altre capitali europee».

Se questi sono i progetti che stanno maturando a Forlì, gran movimento anche ad Ancona per salvare l’aeroporto dal fallimento. Qui la notizia è che il Tribunale ha ammesso al concordato preventivo Aerdorica, la società di gestione dell’aeroporto. Aerdorica ha accumulato debiti intorno ai 50 milioni, da tempo è sull’orlo del fallimento e finora si è salvata grazie al socio pubblico di maggioranza, la Regione, che ha fatto di tutto per evitarlo, e grazie anche alla Procura che, diversamente che a Rimini, non ha affondato il coltello nella piaga. Ad Ancona c’era la sceneggiatura perché fosse realizzato un film uguale a quello di Rimini, ma al momento non è successo. Una disparità di trattamento che balza agli occhi, alla vigilia dell’udienza del 29 settembre quando il processo Aeradria, dove sono rimasti imputati i politici, entrerà nel vivo.

L’ammissione al concordato preventivo non significa che Aerdorica sia salva. Bisognerà vedere se il concordato sarà accettato. La proposta ai creditori si regge essenzialmente sulla ricapitalizzazione di 25 milioni decisa dalla Regione, sulla quale si è anche in attesa del giudizio dell’Unione europea a proposito del rispetto o meno delle norme sulla concorrenza. La notizia del giorno è che gli uffici di Bruxelles a inizio settembre hanno inviato ad Aerdorica un lungo questionario con 35 domande alle quali la società deve rispondere entro l’8 ottobre. Le domande sono volte a verificare tutti gli aspetti della questione, in modo da poter decidere appunto se il finanziamento pubblico di 25 milioni violi o meno le norme sulla concorrenza. Su quel contributo Airiminum, la società di gestione di Rimini, aveva presentato un esposto a Bruxelles. E guarda caso il nome Rimini torna più volte nel questionario come termine di paragone e come ombra minacciosa. Aerdorica, informa il Corriere Adriatico, deve fornire informazioni sulla capacità inutilizzata dell’aeroporto di Rimini, che ha lo stesso bacino di utenza di Ancona, e deve anche fornire notizie sulla redditività (Ebitda) dell’aeroporto di Rimini negli ultimi cinque anni. Aerdorica deve inoltre presentare un piano industriale con le previsioni di traffico per passeggeri e merci, identificando i possibili effetti sul traffico dell’aeroporto di Rimini. La società dovrà infine allegare la documentazione che dimostri che gli aeroporti di Rimini e di Ancona avranno raggiunto la piena copertura dei costi entro il 4 aprile 2024.

Queste richieste sono davvero un chiaro esempio della farraginosità di certe procedure europee.

Nel mese di agosto l'aeroporto di Rimini non è riuscito a raggiungere il numero di passeggeri del 2017. Il mese si è infatti chiuso con 626 movimenti che hanno portato in aeroporto 47.413 passeggeri, con un calo del 2,5 per cento rispetto all'anno precedente.

Per fortuna sono arrivati i tre voli Ryanair con Varsavia, Kaunas e Londra, altrimento il calo sarebbe stato più consistente.

Complessivamente, nei primi otto mesi dell'anno, l'aeroporto ha registrato 219. 402 passeggeri, con un lieve incremento (+1,6) rispetto al 2017. E' prevediile che a fine anno il consuntivo sarà sostanzialmente uguale a quello dell'anno scorso, quando sono stati raggiunti 305 mila passeggeri.

Il turismo della notte e del divertimento, il turismo dei giovani può avere ancora un futuro in Riviera. Lo sostiene il patron del Cocoricò Fabrizio De Meis nel fare il punto della appena terminata stagione estiva che per il locale di Riccione è stata una stagione di rilancio e di celebrazione dei trent’anni di attività. Ed anche una stagione di cambiamento rispetto al recente passato.

La Riviera può dunque ancora essere un luogo per giovani? “In nessun altro posto in Italia – afferma De Meis – c’è un’offerta di divertimento così ampia e diversificata, dal parco acquatico alla discoteca. Non si fanno più i numeri di qualche anno fa, ma se si lavora nella giusta direzione si può tornare a crescere. È importante che accanto alle proposte per la notte, si affermino anche spazi di vita e divertimento per il giorno. Per accogliere il turismo delle famiglie, gli alberghi e le spiagge hanno organizzato servizi dedicati a chi viene in vacanza con i figli. Lo stesso deve avvenire per i giovani. Si possono creare sulla spiaggia stabilimenti capaci di fare proposte interessanti per i giovani. Qualcosa sull’esempio del Samsara a Riccione che chiude le attività prima della notte”.

Dal punto di vista del Cocoricò la stagione ha avuto diverse oscillazioni. Nel periodo di giugno ha registrato un calo del 30 per cento, nella prima settimana di agosto e dopo il 20 il calo è stato del 20 per cento; c’è invece stato un incremento del 30 di giovani nel periodo tra 15 Luglio e 30 Luglio e nella settimana centrale di agosto. In generale si è visto un aumento dei turisti da week end. “Ci sono meno soldi da spendere”, osserva De Meis. È cambiato anche il target: i giovani hanno due o tre anni in più rispetto al passato.

Per attirare il turismo giovanile, la piramide di Riccione ha messo in campo due iniziative. Il primo è il progetto Riviera, in collaborazione con l’Altro Mondo Studios di Rimini, grazie al quale sono stati portati nei due locali dieci dei primi venti dj al mondo. La scelta della buona musica (non più solo techno) è la direttrice principale per dare impulso al turismo italiano ed estero. E sarà così anche per il 2019, con un programma che sarà anticipato mesi prima, anche all’estero, in modo da dare ai giovani la possibilità di scegliere e di programmare la propria vacanza. La seconda direttrice è la promozione di pacchetti che mettono insieme soggiorno in hotel e ingresso in diverse strutture di divertimento. Cocoricò lo ha fatto attraverso Dams un network che mette insieme sette parchi tematici, diciassette locali da ballo e 227 strutture ricettive. “Abbiamo venduto – spiega De Meis – ottomila pacchetti, di una settimana o di quattro giorni. Chi acquistava il pacchetto, aveva compresi gli ingressi nelle diverse strutture. Abbiamo raggiunto anche l’estero, coinvolgendo diecimila giovani provenienti soprattutto da Germania, Svizzera e Olanda”.

De Meis sostiene che questo anno di cambiamento e di rottura con il passato ha dimostrato che per riportare la riviera al centro dell’intrattenimento e del mondo giovanile di qualità occorre collaborazione fra aziende del divertimento, sinergie con le istituzioni e con il territorio e piani di sicurezza adeguati. Il proprietario del Cocoricò giudica positivo il fatto che molto prima dell’inizio della stagione, a maggio, la questura abbia convocato gli imprenditori della notte per avvertirli sulle regole da rispettare. “Noi ci siamo mossi di conseguenza e abbiamo attuato un piano di sicurezza che ci ha consentito di trascorrere l’estate senza problemi. Tutta l’area di accesso al locale è stata transennata e i giovani prima di entrare dovevano passare tre selezioni. Un primo controllo per la consegna di bottiglie di alcolici, secondo controllo sui documenti e infine uno spazio ristoro senza musica, che funzionava anche come area di decompressione. Bracciale di riconoscimento agli maggiorenni per evitare che i minorenni ordinassero al bar bevande alcoliche. I clienti potevano raggiungere l’area parcheggio solo al momento di abbandonare il locale”.

Il tema sicurezza ha pesantemente segnato il mondo della notte, con numerosi provvedimenti di chiusura nell’area del Marano. “Senza entrare nel merito delle singole vicende – osserva De Meis – mi pare che gestire la sicurezza di notte, senza illuminazione, sulla spiaggia, sia un problema molto complicato. Difficile organizzare gli accessi e i deflussi. La spiaggia mi sembra più adatta per il divertimento diurno”.

Sabato 29 settembre l'ex capogruppo di Patto Civico, Mario Erbetta, presenta la sua nuova "creatura" politica, l'associazione politico-culturale Rinascita Civica.

L'appuntamento è fissato dalle 9 alle 12 nella Sala Sgr di via Chiabrera. sarà un convegno con molti interventi. Si partirà con una riflessione su "essere civici nella politica comunale a Rimini": ne parlano Claudio Di Lorenzo, promotore di Uniti si vince; Filippo Zilli, di Vincere per Rimini e Cinzia Salvatori.

Giuseppina Morolli, segretaria della Uil, parlerà di civismo e sindacato; Fabio Conti di civismo e nuovo patto sociale, Maurizio Muccioli di civismo e impresa, l'ex sindaco di Rimini Massimo Conti dirà la sua su passato e futuro del civismo politico.

Al termine Erbetta presenterà la sua Rinascita Civica. E' di fatto il primo movimento concreto verso un traguardo ancora lontano, le elezioni amministrative del 2021.

Siamo una provincia povera? Meglio sarebbe dire che siamo una provincia che produce scarso reddito. Stando almeno alla media pro capite di quelli ufficialmente denunciati: 18.337 euro, il più basso in regione dove vediamo che la vicina Forlì-Cesena denuncia 19.692 e il capoluogo Bologna 24.072 euro pro capite.

È il primo dato che balza agli occhi guardando la fotografia dell’economia riminese scattata dalla Camera di Commercio sulla base dei dati 2017. Il reddito ufficiale così basso non è una novità ma fa sempre impressione come la prima volta vederlo nero su bianco e a confronto con le altre province vicine.

Ma quanto produciamo? Il valore aggiunto è di 8 miliardi 891 milioni, peggio di noi in Emilia Romagna stanno solo le province di Ferrara e Piacenza. La media pro capite è di 24.427 euro, e siamo collocati al 37° posto nella graduatoria nazionale. Bologna è al terzo posto, la vicina Forlì-Cesena al ventesimo.

Siamo inferiori alla media regionale anche per la quantità di depositi bancari (26.774 pro capite), anche se in questo caso siamo più ricchi rispetto alla media italiana che si ferma a 24.819 euro. Va osservato che rispetto al 2016, i depositi sono cresciuti del 6.9 per cento, l’incremento più alto registrato in regione. L’effetto di una stagione turistica andata particolarmente bene?

I riminesi sono riusciti a risparmiare di più ed hanno anche diminuito il ricorso al credito. I prestiti bancari sono infatti calati dell’8,9 per cento, una diminuzione enorme rispetto alla media regionale è che di 3,9 per cento.

La percentuale delle sofferenze sui prestiti è dell’11,2, uno dei valori più alti, ma in altre province è superiore.

Scarsi guadagni e il record del tasso di disoccupazione che è del 10,2, il più alto in Emilia Romagna. Per non parlare della disoccupazione giovanile che a Rimini è al 30,6 per cento; peggio di noi sta solo Ferrara. Potrebbe sintetizzare così i dati finora emersi: redditi bassi, molti disoccupati e discreti conti in banca.

Su 140 mila occupati, 100 mila sono nel turismo (ricettività e ristorazione) e nei servizi, il resto è diviso fra industria, costruzioni e agricoltura.

A Rimini ci sono bassi redditi e molti disoccupati, in compenso c’è un radicato spirito imprenditoriale: le imprese attive sono 34.293 ovvero 101,7 ogni 1000 abitanti, con una dimensione media di 3,9 addetti.

Le imprese giovanili sono 2.639, in calo del 3,6 per cento rispetto al 2016. Se i giovani riminesi non corrono ad intraprendere, non altrettanto si può dire degli immigrati stranieri. Le imprese straniere sono 4.061, in crescita del 2,6 per cento, e rappresentano l’11,8 per cento del totale, al pari di Bologna.

Il 51 per cento delle imprese è rappresentato da ditte individuali, il 20 per cento da società di capitali, il 26,6 da società di persone.

Le imprese di alloggio e ristorazione sono 4.683, quelle di costruzioni 4.896, il commercio ne conta 8.962, l’industria manifatturiera 2.589. In quest’ultima attività, i settori trainanti sono la metalmeccanica e l’abbigliamento e accessori.

L’industria manifatturiera ha chiuso il 2017 con +3,5 per cento di produzione e +4 per cento di fatturato.

Anche per l’industria delle costruzioni il bilancio finale 2017 parla di +1,2 per cento fatturato, stando all’indagine congiunturale di UnionCamere. Nel commercio crescono le imprese all’ingrosso e diminuiscono quelle al dettaglio; nel complesso i fatturati sono calati dell1,3 per cento.

La provincia di Rimini esposta merci per un valore di 2 miliardi 338 milioni, i settori con maggiore export sono metalmeccanica, alimentare e moda. In aumento l’export veri Europa, Oceania e Asia, in calo verso Africa e Asia.

Piccolo focus sul turismo. Le imprese di alloggio 2.069 con una media di 8,6 dipendenti; gli addetti sono 17.781 ovvero 5,3 ogni 100 abitanti. Gli esercizi, alberghieri ed extralberghieri sono 3.922 con 175.712 posti letto, l’80,7 dei quali sono stagionali.

Nella ristorazione abbiamo 2.614 imprese con 14.937 addetti, una media di 5,7 per impresa.

Secondo l’indagine congiunturale di UnionCamere, nonostante i buoni incrementi di arrivi e presenze turistiche, il movimento d’affari nei segmenti alloggio e ristorazione è calato nel 2017 dello 0, 2 per cento. Il calo più grosso lo si è avuto nel terzo trimestre -0,7 (cioè da luglio a settembre), mentre c’è stato un recupero da ottobre a dicembre +0,9 per cento.

La presenza media dei turisti è di 4,4 giorni a persona, con alcune importanti differenze. Nei comuni più piccoli (Bellaria, Cattolica e Misano) è rispettivamente di 5,6, 5,4 e 5,3; mentre a Rimini e a Riccione di 4,1 e 4,2.

Un veloce sguardo anche sul settore non profit che è tutt’altro che trascurabile. Nel 2017 le unità attive erano 1.888, con 3.879 addetti e il coinvolgimento di 25.300 volontari.

Le unità non profit sono in stralarga maggioranza nel settore cultura sport e ricreazione; quote significative per istruzione, sanità, assistenza sociale e protezione civile, attività sindacale.

Airiminum ha invitato in aeroporto i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni per brindare al decreto interministeriale che ha validato la concessione trentennale. Una festa ritardata, visto che il decreto è del 28 novembre 2017. Ma probabilmente c’era da riallacciare i rapporti con un territorio che nelle ultime settimane, complice anche una stagione turistica non brillante, aveva manifestato crescenti perplessità sull’immobilismo dell’aeroporto che anche quest’anno viaggia sui 300 mila passeggeri. Alla festa - anche se i giornalisti non avrebbero dovuto essere presenti perchè non era un luogo in cui fare domande - sono state in realtà invitate solo alcune testate; altri, fra cui noi di BuongiornoRimini, sono stati lasciati a casa: forse perché siamo tra quelli che non rinunciano a farle.

Nonostante non si potessero fare domande, abbiamo potuto leggere le varie interviste pubblicate, nelle quali sono stati rilanciati ancora una volta i progetti futuri dell’aeroporto. Adesso sappiamo che il Masterplan prevede investimenti per 20 milioni, che saranno raggiunti i 750 mila passeggeri entro il 2023 e i 2 milioni entro il 2048 (chi vivrà, vedrà). A dire il vero la cifra di 20 milioni già la conoscevamo, l’aveva annunciata recentemente il direttore generale di Enac, Alessio Quaranta, specificando che Airiminum doveva presentare il piano entro l’anno e versare l’intero capitale sociale, altrimenti la convenzione sarebbe diventata carta straccia.

Non potendo partecipare alla festa e non potendo fare domande, pensiamo di fare un servizio utile ai nostri lettori ricordando tutti gli altri annunci da parte dei dirigenti di Airiminum.

Novembre 2014

Nella sala della Provincia, Airiminum si presenta per la prima volta al territorio. Noi c’eravamo e abbiamo preso nota. “Per il periodo 2015-2019 l’obiettivo è arrivare al milione di passeggeri, attraverso il consolidamento del mercato russo e l’apertura di nuove tratte. Grande attenzione sarà posta al traffico merci, con l’intenzione dichiarata di intercettare parte del traffico cargo che attualmente gravita sull’aeroporto di Ancona”.

“Per il periodo 2020-2024 vengono indicati due obiettivi: consolidamento e ricerca di nuovi mercati con particolare attenzione ai paesi del nord Africa; sinergie con San Marino, specialmente sul fronte cargo e traffico merci. Per i vent’anni successivi la sfida è quella dei due milioni di passeggeri”.

13 febbraio 2015

Airiminum chiama i giornalisti in visita all’aeroporto. “Siamo una società privata, non ce lo possiamo permettere di pagare contributi alle compagnie per farle volare a Rimini”. Il 2015, annuncia Airiminum, sarà un anno sottotono, da 300mila passeggeri.

18 marzo 2015

Viene firmata la convenzione fra Airiminum ed Enac. Secondo la società la convenzione non è obbligante finché non c’è il decreto interministeriale; secondo altri gli impegni scattano da subito. Fatto è che l’attesa del decreto (come i tartari di Dino Buzzati) è stata la giustificazione portata da Airiminum per i mancati investimenti. Per arrivare, il decreto ci ha messo circa tre anni.

1 aprile 2015

In occasione dell’arrivo del primo volo, l’amministratore delegato Leonardo Corbucci annuncia che entro novembre 2016 Airiminum verserà 12 milioni di euro di capitale sociale.

25 aprile 2015

Airiminum 2014 comunica che ad oggi dei 12 milioni di capitale deliberati in data 28 ottobre 2014 ne ha già sottoscritto 3.255.000 (di cui versati 1.063.750 circa il 33%) ed entro i giorni a seguire ne sottoscriverà altri 110.000 arrivando a 3.365.000 (di cui versati 1.173.750 circa il 35%).

Comunica anche che entro la seconda metà di maggio Airiminum si trasformerà in Società per Azioni, rafforzando ulteriormente gli strumenti a disposizione del management per l’avvio del progetto già presentato ad ENAC, che per i prossimi trenta anni sarà l’unico soggetto legittimato a conoscere i piani industriali della società.

Infine Airiminum afferma che nuovi soggetti (sempre più numerosi) stanno chiedendo con insistenza all’attuale proprietà di poter far parte di questa nuova e fresca iniziativa privata. In realtà, passo dopo passo, Corbucci arriverà ad avere il controllo totale della società.

9 maggio 2015

Vengono presentate le linee strategiche. Andando a rileggere le slide, vediamo le seguenti indicazioni:

1 milione di passeggeri entro il 2019;

il Piano di investimenti presto sarà formalizzato nel Master Plan decennale che rappresenterà la base per il contratto di programma che identifica il piano quadriennale dell’aeroporto;

le Attività Non Aviation saranno intensificate, con lo sviluppo di aree di intrattenimento (gaming, ristorazione, palestra, discobar), manifestazioni culturali (rassegne cinematografiche, eventi musicali), aree di scambio e mobilità verso il territorio (nuovi parcheggi, navette di collegamento con la Fiera, San Marino, il TRC, il Gros o aziende della zona) e verso le principali città di arte (Venezia, Firenze e Roma).

Rispondendo alla deputata 5 Stelle Giulia Sarti, Corbucci precisa che “A differenza di linee di sviluppo strategico, che vengono offerte alle valutazioni, ogni piano industriale ha da rimanere, per dovere ed opportunità di posizionamento e di concorrenza, riservato”.

23 settembre 2015

In una conferenza stampa si fa il punto sull’estate appena trascorsa. “Quindi anche se non c’è nulla di cui vantarsi riguardo ai numeri raggiunti, i conti sono in ordine e anzi abbiamo anche guadagnato”.

14 aprile 2016

Viene diffuso il punto sulle nuove rotte in fase di implementazione che collegheranno Rimini con Olbia, San Pietroburgo, Krasnodar, Ekaterinburg e Samara in Russia, Berlino, Düsseldorf, Norimberga, Karlsruhe e Stoccarda in Germania, Amsterdam in Olanda, Minsk in Bielorussia, Praga in Repubblica Ceca, Bruxelles in Belgio, Helsinki in Finlandia, Lussemburgo, Zurigo in Svizzera e, per i Paesi Baltici, Riga in Lettonia e Tallinn in Estonia.

I nuovi collegamenti andranno ad aggiungersi, tutti entro il 31 dicembre 2016, a quelli già attivi verso Catania, Mosca (Domodedovo e Sheremetyevo) e Tirana.

Per il periodo di settembre e ottobre 2016 ci saranno inoltre voli charter outgoing con destinazione Palma di Maiorca, Rodi, Ibiza, Kos ed Heraklion.

14 ottobre 2016

Viene diffuso un comunicato in cui si legge: “La società ha inoltre delineato nel corso della presentazione la strategia di sviluppo dell’aeroporto Internazionale di Rimini e San Marino per i prossimi anni, individuando i tre principali mercati su cui andrà a puntare, già a partire dal 2017: dal pieno recupero del bacino russo all’apertura di nuove prospettive verso Israele - destinazioni da collegare grazie a voli charter e di linea - fino allo sviluppo delle rotte verso il Nord Europa, per le quali la società mira a selezionare una compagnia low cost che diventi partner dell’aeroporto.

L’obiettivo di AIRiminum è quindi quello di promuovere una decisa azione di internazionalizzazione, creando un’autostrada verso l’Europa e il resto del mondo per i quali lo scalo aeroportuale si configura come portale d’accesso, atto a promuovere e facilitare nuovi e sempre maggiori collegamenti internazionali”.

Maggio 2017

Nei giorni in cui si ha notizia che Air Berlin e Condor annullano i voli dalla Germania, da Airiminum arrivano invece comunicati pieni di soddisfazione per gli utili conseguiti.

A metà mese la società organizza “First Adriatic Travel Forum – Rimini aeroporto e la governance del traffico turistico da Germania, Russia e Cina nella costa adriatica centrale”. La proposta che viene fatta è una triangolazione con Perugia e Ancona, aeroporto già allora a rischio fallimento con decine di milioni di debito.

Agosto 2018

In una conferenza stampa al Grand Hotel l’assessore regionale Andrea Corsini afferma di essere ancora in attesa di conoscere il piano industriale di Airiminum.

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