La situazione di IEG provoca scintille nel centrodestra riminese
La si potrebbe leggere come un esempio di un'opposizione con una mentalità di governo e, al contrario, di una opposizione che preferise sparare a zero sul palazzo pensando a lucrare facili consensi.
Alludiamo alla querelle scoppiata oggi a Rimini fra il consigliere Gennario Mauro, del Movimento per la sovranità nazionale, e il capogruppo della Lega, Marzio Pecci. Entrambi all'opposizione, ma con prospettive politiche diverse.
Il tema è la situazione di IEG dopo l'articolo di attacco de La Stampa e le dimissioni di Matteo Marzotto dalla carica di vice presidente. Interviene Mauro: "Non è più tempo di valutazioni politiche, di richieste di chiarimento, di inutili dibattiti e discussioni. La politica in questo momento deve fare un passo indietro, lo dico anche agli amici della Lega. La convocazione della seconda commissione di verifica e controllo non deve essere l’occasione per alimentare dubbi e perplessità sugli attuali vertici aziendali e sul processo di quotazione in borsa. Il senso di responsabilità deve albergare in tutte le forze politiche riminesi, lo affermo con forte determinazione pur avendo in consiglio comunale manifestato la mia contrarietà alla delibera per delle riserve sui futuri equilibri di IEG e per il rischio di essere indeboliti nelle auspicabili intese con altre società fieristiche in ambito regionale.
Ritengo che il centrodestra, aldilà delle diverse sensibilità esistenti, deve esprimere piena fiducia all’amministratore delegato Ravanelli e al presidente Cagnoni in questa fase cruciale.
Siamo fortemente preoccupati che la querelle di questi giorni possa procurare ingenti danni al nostro comparto fieristico-congressuale. Non possiamo non rimarcare che le dimissioni di Marzotto sono un atto di gravissima irresponsabilità, sia nei tempi che nelle argomentazioni. Sicuramente la sua nomina a vice presidente è stata una scelta sbagliata da parte del socio della Holding di Vicenza, e registriamo con soddisfazione le dichiarazioni del sindaco di Vicenza che non si riconosce nella scelta del manager. Marzotto non ha compreso che le politiche industriali di IEG superano le logiche degli egoismi dei singoli territori e di poltrone, consapevoli che il potenziamento dei singoli capannoni fieristici passa attraverso una logica di alleanze e intese con partner nazionali e internazionali". Un intervento da opposizione responsabile, preoccupata del destino di una società così importante per la società riminese.
Non passano nemmeno tre, che subito arriva la replica di Pecci: "Non sono condivisibili le dichiarazioni del consigliere "sovranista" Gennaro Mauro soprattutto in un momento politico in cui il PD tace perché dilaniato non solo dalle liti interne, ma da un loro uomo che, alla guida della Fiera, ha perso controllo ed autorevolezza a favore di una lobby interna che agisce violando le regole così come ha accertato l'organismo di vigilanza e che hanno provocato i noti malumori e le dimissioni del vice-presidente Marzotto.
Ora più di prima la politica deve essere forte e ciò per salvaguardare "i soldi dei cittadini" della provincia di Rimini che sono i veri proprietari della Fiera.
Tacere di fronte alle irregolarità di gestione, rilevate dalla vigilanza, significa violare le regole del buon governo della città e giustificare la presenza di una Lobby che è responsabile della crisi che si è verificata nel momento più difficile della fiera come è quello della quotazione in Borsa.
Io ora mi chiedo: come reagiranno gli organi di controllo a questa inchiesta?
Noi non vogliamo essere collusi con un sistema che non solo è stato bocciato dalla vigilanza, ma è stato condannato da un intero popolo italiano con il recente voto politico.
Il sistema della "spartizione" (politica ed affari), di cui Gennaro Mauro, si erge a difensore chiedendo alla politica di fare un passo indietro non appartiene alla cultura della Lega dove trasparenza e buona gestione dell'Ente pubblico sono un valore da difendere ad ogni costo".
IEG, Pecci attacca: Cagnoni e Ravanelli non vogliono venire in commissione
Il capogruppo della Lega Marzio Pecci torna sulla situazione di IEG, dopo l'articolo de La Stampa e le dimissioni del vice presidente Matteo Marzotto.
"Il Presidente, con la sua autorevolezza, - afferma Pecci - ha il dovere spiegare, senza ritardo, al comune di Rimini ed alla Provincia di Rimini i fatti accaduti, i motivi che hanno scatenato l’indagine e, soprattutto quali provvedimenti intende prendere verso chi, in questi anni ha sostenuto in Fiera il sistema dei “favori, incarichi e parentopoli” ovvero, semplificando, la “lobby degli affari”, che la Vigilanza ha censurato con la propria indagine di controllo".
Pecci inoltre dichiara: "Purtroppo l’AD della Fiera, dott. Ravanelli, sottovalutando la gravità dei fatti, ha manifestato la propria indisponibilità, unitamente a quella del Presidente, chiedendo si spostare la convocazione (della commissione di controllo e garanzia, presieduta dal leghista Mauri ndr) dopo la quotazione in Borsa e cioé a metà dicembre.
La risposta, che non tiene conto della grave situazione che si è venuta a creare all’interno del Consiglio della Fiera, dopo le dimissioni della responsabile della vigilanza e, oggi, aggravata dalle dimissioni del Vice Presidente Matteo Marzotto, appare arrogante ed irresponsabile e per questo il Consiglio di amministrazione della Fiera dovrà tenerne conto nei prossimi accadimenti".
Povertà in regione: a rischio uomini fra i 50 e 60 anni
In occasione della giornata del povero, che sarà celebrata domenica prossima, le Caritas dell'Emilia Romgna hanno diffuso un rapporto sulla povwertà in regione. "La povertà di oggi - si legge nel rapporto - è caratterizzata da una fragilità di relazioni, rapporti affettivi, familiari, amicali che vanno in frantumi e che lasciano la persona sola. Questa è la preoccupazione più allarmante e per questo gli operatori agiscono cercando di lavorare prima di tutto sulla fiducia, sull’empatia, sul ricostruire un dialogo fatto di possibilità e di speranza.
I dati presentati nel Rapporto (disponibile solo on-line su: www.report-er.it) fanno riferimento alle sole persone incontrate nei 15 Centri di Ascolto diocesani, nell’anno 2017 e nel I semestre 2018.
Si registra una diminuzione delle persone incontrate – andamento che si sta confermando anche nel 2018 – si è passati da 17.120 nel 2015 a 14.633 nel 2017. La prima motivazione di questa diminuzione è da attribuire al calo degli immigrati incontrati (da oltre 11.300 nel 2015 a poco più di 9.800 nel 2017): diversi si sono spostati in altre città di Europa, altri sono tornati in patria, altri non sono proprio arrivati sul suolo italiano (considerando la diminuzione dell’80% degli arrivi). Un’altra causa della diminuzione è da attribuire al propagarsi di azioni e progetti nuovimessi in atto sia dalle Caritas diocesane che da quelle parrocchiali: aumenti dei Centri di Ascolto nelle parrocchie e zone pastorali, nascita di Empori solidali per fare la spesa, nuovi progetti per inserimenti lavorativi… Altra motivazione è da attribuire alla implementazione di alcune misure di sostegno al reddito, come SIA, REI e RES che hanno fatto sì che le persone o famiglie si rivolgessero direttamente ai Servizi sociali. Infine ci auguriamo che un’altra spiegazione alla diminuzione dell’utenza, sia l’essere riusciti ad inserirsi nel mondo del lavoro, considerando che l’economia regionale segnala un rialzo dell’occupazione (secondo i dati Prometeia l’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia, nel 2018, a registrare un aumento dell’1,9% del PIL).
Il secondo dato desta invece degli interrogativi. La percentuale degli italiani resta stabile al 31%, ma si registra un aumento di uomini che hanno un’età compresa tra i 50 e i 60 anni che faticano a trovare un’occupazione e sono ancora lontani dalla pensione; spesso vivono in solitudine perché hanno visto fallire i propri rapporti coniugali o perché sono deceduti i genitori; diversi sono finiti a vivere in strada, anche perché l’Emilia-Romagna è tra le regioni con gli affitti più alti di Italia. È indubbiamente urgente pensare a progetti specifici per loro al fine di favorirne il re-inserimento lavorativo e per garantire un sostegno morale e psicologico adeguato. Diverse Caritas della regione hanno creato Fondi per il Lavoro o progetti specifici per l’orientamento e l’inserimento lavorativo, ma non bastano. Queste ripartenze sono possibili attivando la comunità e reti diffuse di prossimità oltre che azioni di sistema.
Un altro dato allarmante è l’aumento di richiedenti asilo: sono il 30,2% di tutti gli immigrati incontrati dalle Caritas diocesane nel 2017. Molti hanno già il Permesso di Soggiorno e sanno anche parlare e capire discretamente l’italiano perché hanno fatto i progetti di accoglienza, altri invece sono sprovvisti dei documenti e non sono mai riusciti ad essere inseriti in determinati progetti, perché arrivati autonomamente. Diverse Caritas si sono attivate con progetti specifici, coinvolgendo parrocchie, zone pastorali, privati cittadini, attraverso il progetto Sprar, pro-tetto/rifugiato a casa mia, progetti che, fatti su piccoli nuclei, con rapporti individuali e corsi di formazione specifici, sono riusciti ad essere efficaci per diversi ragazzi. Ora, se le nuove manovre di Governo impoveriranno i percorsi integrativi, il rischio è che sempre più migranti finiscano in strada e vengano intercettati dalla malavita, sfruttati da persone che cercano manodopera a basso costo o che li usino per racket e prostituzione.
L’ultimo dato che il rapporto segnala è la crescita di immigrati che sono in Italia da oltre 20 anni e che ora si ritrovano in forte difficoltà,(sono oltre il 10% di tutti gli immigrati incontrati). Si rivolgono alla Caritas perchè hanno perso un lavoro e non riescono a ritrovarlo; molti hanno bambini piccoli, alcuni nati proprio in Italia, e non sanno come affrontare la quotidianità per garantire loro una sopravvivenza; alcune famiglie si sono dovute disgregare, dividendosi tra restare in Italia e tornare in patria. Per alcuni poi c’è la perdita del regolare Permesso di Soggiorno, perché sono venuti meno i requisiti necessari per il rinnovo e questo crea non pochi problemi: l’essere irregolari non permette l’iscrizione al Centro per l’Impiego, ai Servizi sociali, ma non permette neppure di avere una residenza ed un medico di base. Per questo, in diverse Caritas sono nati ambulatori medici, destinati sia a italiani che a stranieri, proprio per coloro che hanno perso la residenza e quindi anche il medico di base.
IEG senza pace: si è dimesso Marzotto: La società: avanti verso la Borsa
A pochi giorni dall’articolo de La Stampa contenente pesanti critiche alla gestione di IEG, la società delle fiere di Rimini e Vicenza, il vice presidente Matteo Marzotto, espressione del socio vicentino, si è dimesso dall’incarico. Il 13 novembre inoltre si era dimessa anche Claudia Perucca Orfei, responsabile dell’Organismo di vigilanza, anche lei vicentina.
Marzotto ha comunicato la sua decisione attraverso una lettera pubblicata oggi da Il Giornale di Vicenza. Secondo alcune fonti, Marzotto non avrebbe informato il sindaco della città veneta, Francesco Rucco, per conto del quale sedeva in consiglio d’amministrazione.
La lettera conferma che il matrimonio fra Rimini e Vicenza presenta, agli occhi dei vicentini, molte crepe. Vicenza lamenta di non contare abbastanza nella gestione di IEG, sulla stampa veneta a più riprese sono apparsi articoli contro l’eccessivo peso del socio di maggioranza nelle decisioni. Secondo Marzotto, Rimini non avrebbe il «rispetto istituzionale del socio di minoranza, troppo spesso mal tollerato a tenuto in disparte, anche in occasioni di importanti decisioni, come quella dell’assegnazione della progettazione per gli ampliamenti dei quartieri fieristici, portata in Cda dall’ad Ravanelli a cose ampiamente fatte e per mera informativa».
In questo c’è coincidenza di argomentazioni rispetto all’articolo pubblica l’11 novembre da La Stampa: il quotidiano torinese aveva infatti sostenuto che l’incarico al gruppo GMP era stata una iniziativa solitaria del presidente Lorenzo Cagnoni. L’amministratore delegato Ugo Ravanelli aveva replicato che la decisione era maturata attraverso approfondimenti tecnici, che l’incarico è stato conferito rispettando le deleghe attribuite a presidente e amministratore delegato, che il consiglio d’amministrazione è stato informato nel luglio scorso.
Nel proprio cahier de doleances Marzotto mette anche il licenziamento dell’ex direttore Corrado Facco “che ha evidentemente pagato dazio per la sua provenienza e, forse, addirittura per la sua estraneità al contesto riminese di cui gli organi di stampa stanno dando in questi giorni quello che appare un triste resoconto. Il nostro modo di vedere è opposto praticamente su tutto, tranne che sulla bontà della fusione delle due società fieristiche e della loro quotazione in Borsa».
I contrasti fra Marzotto e Cagnoni erano emersi anche nei mesi scorsi; poi, quando ad aprile è stato nominato il nuovo consiglio d’amministrazione, Marzotto è rimasto vice presidente; nell’ottobre scorso aveva annunciato le dimissioni, ma solo dopo la conclusione dell’iter di quotazione in Borsa. Evidentemente qualcosa lo ha indotto ad anticipare l’uscita di scena.
Nell’articolo pubblicato da La Stampa, altri argomenti di critica alla gestione di IEG riguardavano competenze dell’Organismo di vigilanza. Due giorni dopo la pubblicazione e dopo la replica di Ravanelli, il 13 novembre si è dimessa la responsabile Claudia Perucca Orfei. Le dimissioni sono state accettate dal consiglio d’amministrazione che al suo posto ha nominato Massimo Conti, presidente del collegio sindacale.
Molto stringata la reazione di IEG e dei due soci di riferimento, Rimini Congressi e Vicenza Holding.
Si ricorda che il consigliere Marzotto aveva già presentato le dimissioni in data 25 settembre 2018, con efficacia dalla data di inizio delle negoziazioni delle azioni in borsa, come da accordi fra Rimini Congressi e Vicenza Holding.
“IEG, congiuntamente con i propri azionisti Rimini Congressi e Vicenza Holding, prende atto di tale decisione e ringrazia Matteo Marzotto per l’operato svolto”. Nessuna risposta alle accuse lanciate attraverso la lettera pubblicata sul Giornale di Vicenza.
La nota così conclude: “Prosegue il percorso verso la quotazione di IEG che avverrà nei tempi previsti e comunque subordinato al rilascio delle necessarie autorizzazioni da parte delle competenti autorità.”
IEG, Ravanelli replica: "Ricostruzione faziosa, inesatta e datata"
IEG, la società che delle fiere di Rimini e di Vicenza, ha deciso di non replicare con una nota stampa al pesante attacco portato dal quotidiano di Torino La Stampa. L’amministratore delegato Ugo Ravanelli ha scelto la strada di una lettera a tutti i dipendenti per riaffermare, innanzitutto, la fiducia e stima a quanti sono finiti nel mirino dei due articolisti. La lettera è stata inoltrata, per conoscenza, agli organi di stampa locale. Secondo Ravanelli, quella pubblicata domenica è una “Ricostruzione faziosa, inesatta e con informazioni datate”.
L’amministratore delegato entra su tutti i punti sollevati dal giornale.
- affidamento dell’incarico di progettazione dei nuovi padiglioni a GMP, lo stesso studio che ha elaborato il progetti della fiera di Rimini e del Palacongressi. Ravanelli spiega che la decisione è maturata attraverso approfondimenti tecnici, che l’incarico è stato conferito rispettando le deleghe attribuite a presidente e amministratore delegato, che il consiglio d’amministrazione è stato informato nel luglio scorso.
- Ordini ai fornitori successivi alla data della fattura. Ravanelli spiega che il fenomeno si verifica per l’acquisto di servizi di manifestazione dove a volte l’ordine è definito a ridosso della fattura. L’amministratore scrive che il numero è già oggi inferiore rispetto a quello indicato dal quotidiano e che presto sarà annullato con l’entrata in funzione di un nuovo software.
- Valutazioni sul management di cui non si sarebbe tenuto conto. Ravanelli spiega che le valutazioni della società incaricata sono state portate all’esame del consiglio d’amministrazione, nel corso del quale lui espresse le sue perplessità, condivise anche dagli altri colleghi, con l’eccezione di un solo consigliere. Ai dipendenti i cui nomi e cognomi sono comparsi su La Stampa Ravanelli rinnova la massima fiducia e la piena stima personale.
- La “parentopoli”, ovvero incarichi professionali affidati a parenti. Le otto segnalazioni ricevute dall’Organismo di Vigilanza erano quasi tutte frutto di auto-segnalazioni o comunque già note. L’Organismo le ha comunque prese in esame senza rilevare violazioni di norme. Quanto ai premi di produzione elargiti ai 300 dipendenti, questi sono frutto di accordi sindacali.
- I debiti di Rimini Congressi. Ravanelli rileva le inesattezze sulla compagine azionaria che costituisce l’azionista di riferimento di IEG e precisa che il debito reale è di 35 milioni. La somma indicata dal giornale (209 milioni) comprende tutte le passività, correnti e non correnti, dimenticando che oltre alle passività esistono anche le attività correnti e non correnti.
Infine, Ravanelli, invita i dipendenti ad essere orgogliosi di appartenere a una società sana e che, in vista della quotazione in borsa, si è sottoposta alle verifiche di Legali, revisori, banche, auditors, la stessa Borsa e Consob senza che emergessero ostacoli o incongruenze.
Sul fronte delle reazioni politiche, si registra oggi l’intervento del senatore Marco Croatti, del Movimento 5 Stelle, secondo il quale l’’inchiesta della Stampa in parte conferma accuse che le poche voci in città (tra cui il M5S) non coinvolte nella spartizione politica di poltrone e prebende da tempo denunciano. Croatti lamenta il fatto che non ci siano reazioni da parte di IEG e dell’amministrazione comunale.“Cosa dice l’amministrazione PD, sempre pronta a fare quadrato intorno al management della Fiera e ad avallare una opacità di gestione giustificata (anche in commissione consiliare a Rimini) dalsuo Presidente con la necessità di garantire i soci privati?La risposta dovrebbe essere una sola: tutto questo è inaccettabile”.
Pesante attacco de La Stampa a IEG. Le reazioni politiche
Commesse, fatture e parenti. L’allegra gestione delle Fiere. È il titolo con cui il quotidiano La Stampa ha pubblicato un articolo, che occupa tutta una pagina, su IEG, la società che gestisce le fiere di Rimini e Vicenza. L’articolo è un pesante attacco su molti fronti: la scelta dello studio di progettazione per i nuovi padiglioni di Rimini e di Vicenza; il fatto che la data di emissione delle fatture sia precedente a quella dell’ordine in uscita; la valutazione del personale affidata ad un’agenzia internazionale i cui risultati poco lusinghieri per alcuni dirigenti non avrebbero comportato alcuna conseguenza; presunti casi di familismo e nepotismo nella scelta dei fornitori; la ben nota situazione debitoria di Rimini Congressi, azionista di maggioranza.
L’articolo cita imprecisate fonti interne per avvalorare le tesi sostenute. Par di capire che a rappresentare a La Stampa in un certo modo la situazione di IEG sia stata una componente interna non soddisfatta di alcune scelte gestionali.
L’attacco è pesante, anche se alcuni particolari, già noti a chi conosce le vicende fieristiche riminesi, lasciano in realtà perplessi per il modo in cui sono trattati. È probabile che da domani, lunedì, la società faccia conoscere le sue repliche ufficiali. Anche perché questo articolo, che getta alcune ombre sulla gestione, arriva proprio mentre è in corso il processo di quotazione in Borsa di IEG. Probabilmente la finestra di fine novembre è già saltata (non ci sono state notizie in merito), ma la mancanza di una chiarimento rispetto a quanto pubblicato potrebbe nuocere anche alla programmata finestra di primavera.
Intanto sulla questione si è già acceso il dibattito politico. “L’inchiesta del quotidiano La Stampa – osserva il sovranista Gennaro Mauro - può pregiudicare la quotazione in borsa di IEG, sono in gioco circa 75 milioni. Le accuse provengono da fonti interne e mi auguro che siano facilmente smentite. Sorprendente che ciò avvenga a pochi giorni dalla collocazione dei titoli. Doveroso chiedersi cosa sta succedendo in IEG. L’amministratore di Rimini Congressi faccia immediatamente chiarezza”.
La butta invece in politica il capogruppo della Lega Marzio Pecci, secondo il quale “Oggi si ha avuto conferma dell'esistenza di un "patto occulto" tra la maggioranza e una delle due forze di opposizione della legislatura 2006/2011 e 2011/2016 (la Lega non era presente in Consiglio) in forza del quale al PD andava la rappresentanza della Fiera e ad una parte della "finta" opposizione il commerciale della fiera e cioé gli appalti”.
“L'inchiesta effettuata dalla testata nazionale – prosegue Pecci - evidenzia come nella Fiera di Rimini si spenda in autonomia e vi sia un "sistema anomalo di acquisti" per cui i fornitori sono sempre gli stessi e ciò in violazione alle procedure interne.
Infine la parentopoli della Fiera in cui gli incarichi risulterebbero conferiti al fratello, al marito o alla moglie di questo o di quel responsabile, dimostrano come questo Ente meriti una approfondita indagine da parte dell'Ente proprietario che è il Comune di Rimini.
Noi crediamo che al Presidente della Fiera vadano riconosciuti grandi meriti, ma riteniamo che, nonostante, il suo impegno la situazione gli sia sfuggita di mano e la "politica degli affari" di quell'opposizione cacciata dal Consiglio comunale in questa legislatura, continui ad imperare”.
Pecci è convinto che all’origine dell’articolo ci sia il conflitto frale fiere di Rimini e Bologna “e per questo se ne dovrà occupare anche il Presidente della regione”. Pecci chiede che il presidente della Commissione di Controllo e garanzia del Comune di Rimini, Cristiano Mauri, convochi la Commissione con all'odg il tema di cui si discute e successivamente si svolga un dibattito in Consiglio comunale.
Sprar e Lega, come non si fa opposizione
A Rimini il consigliere comunale della Lega Matteo Zoccarato, uno dei più attivi, ha inviato alle redazioni un comunicato di esultanza perché nel cosiddetto decreto sicurezza si sancisce la fine degli Sprar, cioè il sistema in atto per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. Fin qui nulla di nuovo, Zoccarato è un fervente salviniano, e non stupisce che esulti per le iniziative del “capitano” ed usi il suo linguaggio, tipo “la pacchia è finita”. Del resto, qualche mese fa aveva sostenuto in un’assemblea pubblica che il Comune di Rimini poteva fare anche a meno di varare un progetto per chiudere la vergogna di via Islanda perché ci avrebbe presto pensato Salvini con le sue ruspe.
Che un leghista che aspira a fare carriera sia contro gli immigrati economici e contro ogni forma di accoglienza nei loro confronti, fa parte legittimamente delle posizioni di un partito, che non sta a noi sindacare.
Ciò che invece non convince sono le motivazioni addotte per tale esultanza. Scrive, infatti, Zoccarato: “Le centinaia di milioni di euro che questa Amministrazione, come altre, ha letteralmente scialacquato per accogliere e accudire persone sbarcate illegalmente nel nostro Paese e che nella stragrande maggioranza dei casi risultano essere veri e propri immigrati economici, potranno essere riservate e investite per i nostri anziani, le famiglie in difficoltà, i giovani e gli emarginati”.
In appena quattro righe, ci sono errori di fatto ed evidenti indizi di ignoranza istituzionale. Sostiene, infatti, Zoccarato che l’amministrazione comunale di Rimini avrebbe speso centinaia di milioni per le iniziative legate allo Sprar: considerando che l’intera spesa sociale del Comune (compresi minori, anziani, poveri, ecc.) viaggia intorno ai 40 milioni l’anno, non si capisce come sia riuscito a spendere centinaia di milioni solo per i migranti. Qualche settimana fa sono stati approvati i piani di zona e la spesa Sprar era di circa 1 milione per tutto il distretto. Ma non è nemmeno queste il punto. Non interessa qui discutere se il Comune di Rimini spende poco o molto per i migranti, se spende bene o male, se i progetti che realizza sono validi o meno. Quel che la presa di posizione del consigliere leghista mette in evidenza è un modo di fare opposizione che non convince. Ed ora cerchiamo di spiegare perché.
Zoccarato, che è consigliere comunale da due anni e mezzo, dovrebbe sapere che i fondi Sprar sono statali e che il Comune è soltanto un soggetto che spende e che esegue i progetti finanziati. Invece il consigliere leghista proclama: adesso quei soldi li potrà spendere per i nostri anziani, le famiglie in difficoltà, i giovani e gli emarginati. Qui siamo all’errore grave e alla ingiustificata ignoranza istituzionale: i fondi Sprar il Comune li riceve (adesso sarebbe più giusto dire li riceveva) per realizzare appunto i progetti Sprar e solo quelli; sono insomma fondi con scopo vincolato, che il Comune non può trasferire da quella a quella posta di bilancio. Ma bisogna anche aggiungere, e Zoccarato quale politico dovrebbe saperlo, che quei fondi non arriveranno più. Come potrà fare il Comune a spenderli per i suoi anziani e i suoi poveri? Oltretutto, se il consigliere fosse attento a quanto dichiara il suo capitano, Salvini ha già detto che buona parte dei tagli saranno utilizzati per assumere nuovo personale per le forze dell’ordine.
A dire il vero dallo Stato, per un anno, è arrivato qualche euro in più per premiare Rimini Comune virtuoso nell’accoglienza: a noi risulta, ma forse lo sa anche Zoccarato, che siano stati utilizzati per mettere in sicurezza alcune scuole della città.
Detto tutto questo, la questione è chiedersi se quella di Zoccarato sia inescusabile ignoranza di fatti e cose che dovrebbe sapere o non sia invece la facile via di fuga propagandistica per raccogliere qualche voto in più. Non sapremmo dire quale sia l’ipotesi più grave. Può un consigliere comunale non sapere come funzionano le poste di bilancio? Può una forza politica, che qui è all’opposizione ma aspira a diventare di governo, trattare i propri potenziali elettori solo come i destinatari della propria propaganda? Si diventa forza di governo locale sparando slogan a getto continuo contro gli avversari, o, al contrario, anche in un clima di contrapposizione politica, è più fruttuoso far valere la forza degli argomenti e lasciare almeno intravedere una proposta di governo diversa?
Sono domande retoriche, con la risposta scontata. Ma il caso serio posto da questo episodio (ed anche da altre prese di posizione che si ascoltano in consiglio comunale e si leggono sui social) è come una forza di opposizione può acquisire la credibilità per diventare forza di governo e proporsi come alternativa. Con uscite come questa sullo Sprar ci pare che purtroppo l’unico risultato sia offendere l’intelligenza degli elettori di centrodestra.
Trc, aggiudicato dal Comune di Rimini l'appalto per le opere complementari
Con un’offerta al ribasso pari al 8,66% su un importo a base d’asta di circa 650.000 euro è stato il raggruppamento temporaneo d’impresa composto dalla rimise Edil Sagea S.R.L. in qualità di mandataria e la cooperativa Montana Valle del Lamone ad aggiudicarsi la gara d’appalto per la realizzazione di una serie d’interventi per la realizzazione delle opere complementari di riqualificazione del trasporto rapido costiero che dal prossimo anno unirà Rimini e Riccione. Lo rende noto l'amministrazione comunale precisando che si tratta di un’aggiudicazione in via provvisoria che consentirà al termine delle verifiche richieste dalla normativa già per il mese di dicembre prossimo l’inizio dei lavori.
Con la realizzazione di una serie interventi, dal costo complessivo che s’avvicina al milione di euro a cui partecipa con 387.342 euro anche la Regione Emilia Romagna, saranno ridefinite, valorizzate, rivitalizzate alcune aree localizzate in prossimità delle fermate del Trc di Lagomaggio, Bellariva, Miramare, oltre ad interventi su Lugano – Cavalieri di Vittorio Veneto, con l’obiettivo di accrescere la qualità in termini estetici, sociali, ambientali ed economici, delle aree su cui si interverrà. Inoltre, con gli interventi su viale Rimembranze a Bellariva e Lugano – Cavalieri di Vittorio Veneto a Miramare, oltre al miglioramento della viabilità sia veicolare che pedonale, sarà resa esteticamente attrattiva l’intera infrastruttura.
Ecco in particolare, intervento per intervento, le scelte progettuali adottate:
LAGOMAGGIO
L’intervento prevede la rimozione della pavimentazione esistente in lastre di calcestruzzo e la sostituzione di questa con un disegno sinuoso e delicato, realizzato in materiale architettonico gettato in opera. Previsti getti in materiale architettonico che saranno sagomati con l’utilizzo di casseri a perdere in acciaio corten, nonché un sistema di orientamento che conduce alla fermata del TRC realizzato con la colorazione rossa già utilizzata per le scritte delle fermate, integrata nel disegno.
BELLARIVA
Il progetto prevede il collegamento di via Giacometti con l’ultimo tratto di viale Rimembranze. L’intervento consiste nella rimozione della pavimentazione esistente in piastrelle segate di quarzite e la sostituzione con asfalto albino; verrà preservata e ampliata la pavimentazione verso gli edifici in cubetti di quarzite. Verranno rimossi i montacarichi a servizio del sottopassaggio e si interverrà sulle rampe esistenti rendendole a norma per diversamente abili.
MIRAMARE STATION
L’area che sarà oggetto di intervento è quella della porzione di viale Oliveti a mare della ferrovia, fino all’incrocio con via Locatelli - via Maddalena e quella a monte, fino all’incrocio con via Londra, e comprensiva delle porzioni terminali dei due viali paralleli al TRC lato monte (viale Madrid e via Lugano). Interamente pavimentata in porfido e già limitata al traffico veicolare, specialmente nel periodo estivo, l’area a mare rappresenta forse l’unico spazio all’interno del quartiere potenzialmente in grado di assumere il ruolo di piazza urbana, luogo di socializzazione e incontro. Il progetto uniformerà le discrepanze esistenti così da ottenere una superficie complanare, pavimentata in porfido come nella parte mare. Il recepimento delle linee di progetto caratterizzanti il Parco del Mare ha suggerito l’inserimento di un ulteriore disegno a terra, di forma sinuosa, a margine della parte centrale in porfido, realizzato in materiale architettonico colorato in toni caldi, del sabbia e del tortora. Le alberature esistenti su entrambi i lati del viale verranno mantenute ed integrate talvolta nelle nuove sedute, opportunamente profilate per accogliere il fusto dell’alberatura.
LUGANO/CAVALIERI DI VITTORIO VENETO
Sarà Via Lugano al centro dell’intervento, nel tratto compreso tra il cavalcaferrovia di Via Cavalieri di Vittorio Veneto e Via Ankara dove verrà rifatto il manto stradale completato con la messa in quota di caditoie/chiusini e con la nuova posa della segnaletica orizzontale e verticale. Sempre in corrispondenza del cavalcaferrovia verrà demolita l’attuale scala che sarà sostituita da un nuova rampa a norma per diversamente abili. Attraverso l’applicazione di vernici che utilizzano un insieme di tecnologie brevettate per ridurre gli inquinanti dell’aria, sarà infine mitigato l’impatto visivo dei muri presenti in corrispondenza di viadotti e sottopassi.
Pd, Giannini lascia. E il partito è in fibrillazione
Stefano Giannini si è dimesso dalla carica di segretario provinciale del Pd, ritenendo esaurito il suo compito di traghettatore verso un rinnovamento generazionale. Alcuni segretari comunali hanno preso carta e penna per invitarlo a restare al suo posto fino alla celebrazione del prossimo congresso. Sullo sfondo, la battaglia per il congresso nazionale, che vede a Rimini, al momento, molto attivi i seguaci di Nicola Zingaretti, ed anche le elezioni amministrative di primavera che vedranno andare al voto numerosi Comuni della Provincia di Rimini.
Giannini era stato eletto un anno fa “come servizio al partito, - si legge in una sua nota - frutto di un’intesa unanime post congressuale, per tenere unito un partito attraversato da fratture anche personali, in vista della sfida delle elezioni politiche che appariva complicata”. Il sindaco di Misano ritiene che il suo compito si sia esaurito: “L’impegno di rinnovamento generazionale ed il superamento delle divisioni di corrente all’interno della mia segreteria mi pare un dato di fatto che va perseguito anche in futuro e che l’esperienza di “cantiere città” come strumento permanente di elaborazione politica è impostato e va accompagnato nella crescita e nella diffusione sul territorio”.
Secondo fonti interne al Pd, il candidato probabile alla successione potrebbe essere Filippo Sacchetti, 29 anni, giovane assessore al Comune di Santarcangelo. La direzione del partito, convocata per martedì prossimo, dovrà decidere fra due opzioni: o convocare un’assemblea congressuale che legga un nuovo segretario o nominare un reggente e indire una fase congressuale. Ma non appena si è diffusa la notizia delle dimissioni di Giannini, ecco arrivare puntuale una lettera di alcuni segretari comunali (Vanni Lazzari, Rimini; Cristian D'Andrea, coordinatore Pd Valconca; Alberto Arcangeli, Riccione; Francesca Pieraccini, San Giovanni in Marignano; Franco Ghetti, Bellaria; Ottavia Borghesi coordinatrice Valmarecchia) secondo i quali “la scadenza per chiudere l’esperienza di “servizio” di Giannini è quella naturale del congresso, già convocato per i prossimi mesi. Altre soluzioni, al di là delle volontà politiche dei singoli, rischiano di compromettere un proficuo dibattito politico. A questo aggiungiamo che chiunque sia il nuovo segretario non avrà comunque l’autorevolezza che deriva da una elezione congressuale. Il segretario Giannini e la sua segreteria possono continuare a lavorare fino alla scadenza naturale del congresso e troveranno un contributo politico e programmatico da parte dei segretari comunali del nostro Partito”.
Perché questi dirigenti del Pd chiedono di spostare più in avanti la scelta del nuovo segretario? Un’ipotesi è che vogliano procedere all’elezione del segretario sull’onda di un eventuale successo nazionale di Zingaretti e fare in modo che anche a livello locale si possa insediare un esponente della sua area. A dire il vero nel precedente congresso nazionale, Sacchetti, il candidato in pectore di chi vorrebbe dare subito un forte segnale di rinnovamento, aveva optato per l’area Orlando, che adesso sostiene Zingaretti. Ma forse a nuocere a Sacchetti è il fatto di non far parte del cerchio magico dei “zingarettiani” locali.
A riprova che, con buona pace di Giannini, le divisioni e lo spirito correntizio sono duri a morire e quando pensi d’averlo sconfitto eccolo che rinasce.
Nell’attuale segreteria del Pd, un convinto assertore della linea del rinnovamento generazionale è Riccardo Fabbri, uomo impegnato da anni a tessere tele dentro il partito (non a caso il suo incarico in segreteria è “rapporti con le articolazioni del partito”). “Credo – afferma – che ci sia pronta una generazione di trentenni che può e deve prendere in mano le redini del gioco. Non possiamo riproporre le solite facce. Quelli della mia generazione inevitabilmente sono portati a riprodurre vecchi schemi, quando invece c’è bisogno di aria nuova”.
Se le condizioni del Pd a livello nazionale sono quelle che conosciamo, anche a Rimini l’encefalogramma tende ad essere piatto. Le ragioni sono simili. Se a livello nazionale il renzismo ha distrutto il partito, appiattendolo sulla figura del leader (la cui caduta ha trascinato verso il basso anche il Pd), a Rimini il partito è stato cannibalizzato dal fenomeno Andrea Gnassi, che ha imposto la sua agenda amministrativa anche come agenda politica. Il partito è scomparso e fra la città e l’istituzione Comune non c’è rimasto nessuno capace di rapportarsi con i cittadini e di intercettarne esigenze e bisogni. “Proprio perché la funzione del partito deve essere quella di stare a contatto con la base dei cittadini – osserva Fabbri – sostengo che ci sia bisogno di un ricambio generazionale. È vero che a fare politica oggi sono soprattutto le amministrazioni, è un dato generale. D’altra parte qui a Rimini è dai tempi di Ceccaroni che l’amministrazione ha avuto il sopravvento sul partito…”. Quella che era una tendenza è però diventata un assoluto. “Fa parte dell’analisi del voto del 4 marzo riconoscere che il tracollo è dovuto alla perdita di un sistema di relazioni con le persone e i soggetti sociali. Altre forze, magari attraverso strumenti problematici come i social, hanno invece mantenuto questa capacità”. Viene da chiedersi che fine hanno fatto i mitici circoli che dovevano costituire la novità del Pd. “ Formalmente esistono, ma sono asfittici. Nel mio circolo avevamo eletto un segretario che non era né dei Ds né della Margherita. Facemmo un’assemblea, c’erano 200 persone. Adesso ne verrebbero venti. È come se avessimo svenduto l’avviamento commerciale di un’attività”.
Come fare per recuperare? “Il primo passo è esserci, stare in mezzo alla gente, ascoltarla. Una delle caratteristiche di questa epoca è che le persone si sentono sole, non sanno a chi rivolgersi, hanno la percezione che ogni problema se lo deve risolvere da sé. Prendiamo per esempio il caso dei nomadi. Rispetto al numero dei Sinti da ricollocare, la reazione è sproporzionata. Perché? Penso sia perché la gente percepisce che poi non ci sia nessuno a cui rivolgersi nel caso, per esempio, che la microarea diventi una macroarea. Le persone sono sole in un quadro di riferimenti frantumato. Il Pd può avere un futuro se torna ad esserci. Inutile parlare della difesa dei ceti deboli, se poi uno che ha bisogno non ti trova”.
La Provincia cerca un rilancio. Ma servono risorse
“Il primo punto è rigenerare l’ente Provincia”, afferma Riziero Santi, eletto presidente nei giorni con un lievissimo scarto di voti su Mimma Spinelli sostenuta dal centrodestra. L’ambizione di Santi è far uscire la Provincia di Rimini dal limbo in cui si trova da quando le sono stati ridotti i finanziamenti in attesa della cancellazione totale. Le cose sono andate diversamente, i no hanno prevalso al referendum costituzionale, ed ora si tratta di ridare un nuovo ruolo e le relative risorse a questo ente. “Vogliamo riproiettare l’ente sul territorio, renderlo presente, riconoscibile, farne un interlocutore. C’è da recuperare un gap di quattro anni, durante i quali, per mancanza di risorse, si è potuto fare poco. Mercoledì mattina ho incontrato i responsabili degli uffici e ho visto anche in loro un positivo desiderio di riscatto. Quindi, noi amministratori, insieme a loro, vogliamo ricostruire l’ente Provincia, fino a farne la casa dei Comuni, un luogo dove i Comuni possono dialogare e programmare insieme la risposta alle loro esigenze”.
Senza risorse finanziarie, questi possono rimanere solo dei buoni propositi di inizio mandato. “In questi anni – riconosce Santi, che è sttao vie presidente durante il mandato di Andrea Gnassi – abbiamo molto sofferto questo aspetto della mancanza di risorse. Ora però si deve necessariamente andare verso un nuovo riordino istituzionale, dovrà essere aggiornata la legge 56 (il cosiddetto decreto Delrio) e la legge regionale. La Provincia deve tornare ad essere un ente di pianificazione delle esigenze del territorio, deve tornare a fare programmazione e ad avere le necessarie risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Sono in corso contatti con gli altri Presidenti e con il governo nazionale per definire queste questioni”.
Ma quali funzioni sono rimaste in capo alla Provincia? “Certamente le strade e le scuole, che sono le competenze principali. Senza trascurare la pianificazione urbanistica. La nuova legge regionale ci rimette in gioco, entro tre anni dall’entrata in vigore, cioè entro il 2020, dovremo adeguate il nostro Ptcp, il piano territoriale di coordinamento provinciale”.
C’è da immaginare che dopo quattro anni in cui non è stato speso un euro le strade provinciali non versino in buone condizioni. “La situazione non è buona appunto perché non si è investito. Quando ero assessore provinciale, avevo un milione a disposizione ed era insufficiente. Quindi si può immaginare adesso quali siano i problemi. Le risorse arriveranno. Mi pare ci sia in tutti la convinzione comune che, visto che l’ente sopravvive, debba essere sostenuto nelle sue funzioni delegate”.
È immaginabile che se le strade piangono, anche le scuole non ridano: “In questo caso ciò che ci aspetta è un piano di adeguamento sismico. Lo stesso vale per i ponti. Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, stiamo effettuando una accurata azione di monitoraggio su una ventina di ponti che fanno capo alla Provincia. Non si tratta semplicemente di andare a osservarli da sotto, ma di eseguire tutte le necessarie operazioni tecniche per capire qual è il loro stato e se c’è bisogno di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria”.
La Provincia di Rimini ha in portafoglio ancora numerose partecipazioni, prima fra tutte quella in Rimini Congressi che significa Ieg, cioè la fiera. Per fare cassa pensate di dismettere qualcosa? “Assolutamente no – risponde convinto Santi – Si tratta di interventi strategici a servizio del territorio che vanno mantenuti. Fare il contrario, vorrebbe dire svendere”.