Nessuna sorpresa, tutte conferme. Qualcuno potrebbe obiettare che allora non c’era bisogna di spendere qualche decina di migliaia di euro per conoscere ciò che già si sapeva. Diciamo allora che adesso è certificato. E che si comprende perché il sindaco di Rimini Andrea Gnassi abbia annunciato l’intenzione di costituire nel 2019 una Dmc (Destination Management Company) per promuovere la città e i suoi nuovi prodotti turistici. Romagna è una bella parola, evoca generalmente esperienze positive ma non ci si può affidare solo ad essa per imporre l’eccellenza Rimini sul mercato turistico.

Perchè? Sabato a Cervia è stato presentato il marchio che userà Destinazione Romagna, il nuovo organismo di promozione turistica presieduto da Gnassi, creato per promuovere in Italia e all’estero il territorio delle province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Il marchio è costituito dal nome Romagna scritto in corsivo, con ogni lettera di colore diverso e con una grande R di colore blu che con il suo “baffo” contiene in un abbraccio tutte le altre. “Le forme dolci delle onde del mare e delle colline dell'entroterra insieme alla linea continua di un territorio accogliente e inclusivo e ai colori solari di una terra dove chiunque riconosce che si vive bene”, ha chiosato l’assessore regionale Andrea Corsini. Il marchio contiene anche un lettering che recita Lo dici e sorridi. Questa non è una novità, perché lo slogan era stato lanciato già nella primavera scorsa. La novità è invece il nome che l’ente giuridico Destinazione Turistica Romagna si è voluto dare, Visit Romagna, secondo uno schema ormai consolidato in tutto il mondo, il verbo Visit unito alla parola della città o della regione.

Prima di arrivare a definire logo e marchio la Destinazione aveva affidato l’incarico sulla percezione del brand Romagna a Trademark Italia che ha lavorato di concerto con Sociometrica.

Non è stato molto confortante l’esito, specialmente per ciò che riguarda i mercati esteri, che pure costituiscono il punto debole della Riviera, la frontiera da riconquistare. Nelle slide presentate a Cervia si poteva leggere: “I turisti stranieri non configurano mentalmente la Romagna nella loro geografia: è un nome poco noto, e anche di difficile pronuncia in molte lingue. A influire anche la notorietà superiore di alcune singole destinazioni, come Rimini, Riccione e Ravenna: per avere successo fuori dai confini nazionali, la Romagna dovrà conservare, valorizzare e sviluppare le caratteristiche della singole località che nel corso degli anni si sono affermate”.

Bisogna riconoscere che i report di indagini commissionati da enti pubblici non sempre brillano di cristallina chiarezza; in questo caso, invece, tutto è stato detto senza cercare di edulcorare la pillola. Che in termini brutali la si può descrivere così: per la promozione all’estero, Romagna non serve a niente, meglio puntare sui nomi delle singole località che invece sono conosciuti. Non c’è male per un ente che si chiama Destinazione Romagna e che doveva costituire la riscossa del marketing di destinazione rispetto al marketing di prodotto dominante con la legge 7 di Vasco Errani. Peraltro viene spontaneamente da pensare quale sia stato il successo quando fino a due anni fa ci si presentava con “Riviera adriatica dell’Emilia Romagna”. Quasi uno scioglilingua.

In Italia le cose vanno per fortuna meglio, anche se pure non manca qualche sorpresa. La ricerca per intero al momento non è divulgata, ma nella sintesi per il pubblico si spiega che “a chi la guarda da fuori la Romagna appare come un insieme distinto ma non distante di brand e destinazioni dalla fisionomia riconoscibile, ciascuna con una propria notorietà, ciascuna con una propria personalità e una propria identità, che tutte insieme contribuiscono a creare la Romagna”. Tradotto: chiedi della Romagna e ti rispondono “sì, Rimini”, oppure “sì, Riccione”. “Rimini – si legge nella sintesi - è certamente la destinazione più rinomata, celebrata, frequentata e popolare, citata spontaneamente da tre italiani su quattro. Al secondo posto si colloca Riccione, citata da un italiano su due, e poi seguono Cattolica, Ravenna e Cesenatico.

Secondo l’indagine, la percezione della Romagna cambia se a rispondere sono i figli del baby boom (i nati fra il 1945 e il 1964) o se invece sono i millenials (cioè i nati fra la metà degli anni Ottanta e il 1994). Fra i primi prevale un’immagine pop e folk: dall’Orchestra Casadei a Laura Pasini, da Marco Pantani a Valentino Rossi (teoricamente marchigiano), passando per sangiovese, piada e film come “Rimini Rimini” ma toccando, per fortuna, anche punti più “alti” come Federico Fellini. Sono questi gli intervistati che, parlando della Romagna, usano il mantra ”quando ci venivo da piccolo”. Per i millenials la Romagna è invece “alla moda”: per loro questo è addirittura il quarto tratto identitario, dopo “popolare”, “divertente” e “genuina”.

Secondo la percezione del pubblico i punti di forza della Romagna sono il divertimento, inteso come musica, eventi e locali; il mare e le spiagge, per la storica vocazione balneare; il cibo buono, generoso e semplice, che ha come suo simbolo la piadina; e infine l’ospitalità, la capacità di essere spontaneamente accoglienti.

Analizzando la web reputation, per i turisti digitali i tre elementi emergenti sono il cibo nel senso più ampio del termine, gli hotel, luoghi di esperienze emozionali emozionali, e le attrazioni, sia di divertimento che culturali.

In sintesi, la Romagna è in Italia per eccellenza il posto nel quale ci si diverte, dove il turismo viene identificato con il sorriso: una terra dove si sta bene, dove la gente è simpatica e accogliente.

A partire da queste “scoperte”, l’agenzia Expansion Group ha elaborato il logo prima descritto che fornisce un’immagine certamente allegra e simpatica di Romagna, probabilmente il massimo che si potesse ottenere dopo i risultati della ricerca. Ora il punto è vedere come sarà declinata l’individuata esigenza di combinare insieme l’ombrello Romagna con l’identità e i punti di forza delle singole località. Rimini, lo sappiamo, ha già messo le mani avanti immaginando dopo la chiusura di Rimini Reservation, la creazione di una Dmc sull’esempio della efficiente e produttiva Bologna Welcome.

Ma Destinazione Romagna ha all’orizzonte un altro problema. Nel 2019 sarà finalmente realizzato il portale sull’indirizzo web www.visitromagna.it dove attualmente c’è solo una pagina con un video sulla Romagna ricco di immagini di Rimini. Il punto è che esiste già un visitromagna.net, portale privato di promozione di hotel, al primo posto su Google. La strada della visibilità si presenta dunque in salita e con il rischio per gli utenti di non poter distinguere fra portale ufficiale del territorio e portale privato.

Valerio Lessi

           

 

Una sentenza del Consiglio di Stato del 23 novembre scrive la parola fine alla "guerra" che Airiminum, la società di gestione dell'aeroporto di Rimini Federico Fellini, conduce da almeno due anni contro l'Aero Club. La "guerra" si conclude con una vittoria dell'Aeroclub.

Airiminum infatti sosteneva che avendo avuto la concessione totale, tale diritto si estendesse a tutte le aree dell'aeroporto, compresa quella da anni occupata dall'Aero Club in virtù di una concessione diretta di Enac. Il Consigio di Stato, annullando la sentenza del Tar favorevole alla società di gestione, ha invece affermato che "la Ariminum 2014 non poteva e non può essere legittima affidataria anche della gestione di aree che non rientravano nell’ambito della procedura ad evidenza pubblica cui aveva partecipato".

Il Consiglio di Stato - osserva l'Aero Club in una nota - nella sostanza riconosce come la nostra linea difensiva fosse cristallina fin dall’inizio e in particolare sin da quando il giudice del TAR di Bologna, inspiegabilmente, rigettò le ragioni delle nostre impugnazioni. In realtà mai abbiamo capito fino in fondo quali fossero le ragioni di Airiminum nel tenere verso il nostro Ente comportamenti che spesso hanno sfiorato l’essere beceri".

La sentenza incarica l'autorità amministrativa di eseguire la sentenza. "Airiminum, che le piaccia o no, - chiosa l'Aero Club - dovrà rimuovere tutti i vincoli che ha costruito per impedirci di esistere e sappia anche che, oltre a riprendere le nostre normali, onorabili e legittime attività, resteremo dove siamo e continueremo la nostra azione di vigilanza a tutela di un bene come l’aeroporto che non è esclusiva proprietà del Gestore, ma infrastruttura pubblica a servizio del territorio in cui è inserita e che pertanto ad esso deve essere funzionale".

L'Aero Club si appresta anche a chiedere i risarcimento del danni subiti per i comportamenti di Airiminum.

 

Pari e patta, in consiglio comunale, fra opposizione e maggioranza, sul tema del sostegno alla natalità e alla famiglia. Se ne dovrà discutere nuovamente in una prossima seduta. Il voto è stato su una mozione presentata dal consigliere comunale della Lega Matteo Zoccarato.

Per comprendere fino in fondo l’accaduto, è bene ricordare come funzionano le mozioni presentate dalla minoranza. All’origine c’è sempre un’interrogazione su questo o quel tema, il consigliere si dichiara insoddisfatto e chiede che l’interrogazione sia trasformata in mozione, in modo da poter discutere ampiamente del tema sollevato. Il destino di queste mozioni è nel 99 per cento dei casi segnato: sono respinte dalla maggioranza.

E questo poteva essere sicuramente l’esito della mozione Zoccarato, se non ci fosse stato un imprevisto. L’imprevisto risponde al nome del consigliere Pd Simone Bertozzi. Il testo di Zoccarato, anche questo va precisato, risentiva molto della sua origine, toni e linguaggio erano da forza politica di opposizione piuttosto che da asciutto e concreto atto di governo. Nella sostanza il leghista chiedeva tre cose. Le prime due erano innocue dichiarazioni di intenti: sindaco e giunta avrebbero dovuto valutare “ulteriori contributi economici a sostegno delle nascite e delle giovani famiglie residenti da tanto tempo sul territorio Riminese; a valutare iniziative e soluzioni che agevolino e semplifichino la vita familiare dei potenziali neo-genitori. Il terzo punto era invece una proposta concreta, che trascriviamo così come era formulata: promuovere una campagna mediatica massiccia, possibilmente in seguito a provvedimenti concreti e massicci, a favore della natalità.

È stato questo impegno muscolare di evidente matrice salviniana a provocare l’intervento di Bertozzi e a dare tutta un’altra piega al probabile scontato prosieguo della discussione. Bertozzi esordisce affermando di non aver nulla contro il sostegno alle famiglie in difficoltà e anche a favore della natalità, ma gli pare che il testo della mozione nasconda un malcelato pensiero che vede le istituzioni in campo per incentivare le donne a partorire, quindi una sorta di maschilista attentato alla inviolabile libertà della donna.

Una sorta di invito a nozze per i consiglieri di opposizione che uno dopo l’altro prendono la parola dicendo che sarebbero stati zitti ma che si sono sentiti provocati da Bertozzi. Parlano i leghisti Cristiano Mauri e Marzio Pecci, Mario Erbetta, Carlo Rufo Spina. Tutti a sostenere che Bertozzi non ha capito il senso della mozione, che è vittima e prigioniero della sua ideologia di sinistra, che se la maggioranza fosse coerente dovrebbe approvare senza se e senza ma la mozione di Zoccarato.

Nel dibattito interviene anche il consigliere Kristian Gianfreda, di Rimini Attiva, che candidamente afferma di non aver letto la mozione; tuttavia, essendo egli diventato da poco papà per la seconda volta, non può che essere d’accordo con politiche a favore della famiglia. Dichiarazione che mette subito in allarme il gruppo del Pd e l’assessore Gloria Lisi, anche perché i banchi della maggioranza, vista l’ora, cominciano ad essere sguarniti. Il nervosismo si fa più intenso quando un consigliere del Pd, Matteo Petrucci, annuncia il suo voto favorevole, pur invitando Zoccarato a scrivere meglio in futuro le sue mozioni. Richiede la parola Gianfreda, che nel frattempo ha letto la mozione, annunciando il suo voto di astensione e provocando reazioni rumorose nei banchi della minoranza. Dal Pd prende la parola anche Giulia Corazzi, che mette in evidenza le contraddizioni della minoranza: critica l’eccessiva spesa sociale del Comune e poi propone asili nido gratuiti e altri interventi non certo a costo zero. Queste proposte non erano nella mozione, erano solo un passaggio dell’intervento di Pecci. Per inciso, va anche osservato che quando, solo qualche settimana fa, il consiglio comunale ha approvato i piani di zona, nessuno della minoranza si è alzato per chiedere più efficaci interventi a sostegno della famiglia.

Comunque si arriva al fatidico momento del voto, lungo più del solito. Gianfreda, infatti, dopo essere passato dall’approvazione all’astensione, aspetta fino all’ultimo secondo a schiacciare il bottone per vedere quali siano le forze in campo. I voti favorevoli alla mozione sono 11 (anche Frisoni, di Patto Civico), quelli contrari 10. Il suo voto è determinante, se si astiene passa la mozione, quindi decide di votare contro, provocando il risultato di parità. In un comunicato diffuso oggi spiega di averlo fatto per avere “la possibilità di ridiscutere con minoranza e maggioranza il tema del sostegno alle famiglie con un’accezione ben più ampia rispetto alla delibera di Zoccarato, preoccupato a contrastare l’invasione demografica extracomunitaria con una campagna mediatica massiccia a favore della natalità”.

Ad osservare l’andamento del dibattito, è parso chiaro che la Lega e la minoranza non avessero messo in conto la possibilità che la mozione potesse passare, il Pd ha reagito solo con un ideologico riflesso condizionato, senza neppure provare a difendere i provvedimenti pro famiglia che pure già i servizi sociali garantiscono.

A rimetterci è stato un tema così importante con il sostegno alla natalità e ai genitori in difficoltà. È augurabile che almeno la prossima volta non si perda l’occasione per un dibattito serio e proficuo.

I 21 progetti presentati all’Amministrazione di Riccione in seguito alla richiesta di manifestazioni di interesse in base alla nuova legge urbanistica regionale sono stati al centro di un incontro fra il sindaco RenataTosi ed il vertice di Confindustria Romagna. Erano presenti il presidente  Paolo Maggioli, Ulisse Pesaresi Presidente Ance Romagna, Simone Badioli Presidente sezione riminese Confindustria Romagna e gli imprenditori.

“L’incontro con il Sindaco Renata Tosi – spiegano Maggioli, Pesaresi e Simone Badioli – è stato un utile confronto per avere un quadro dei 21 progetti presentati. Siamo convinti che pubblico e privato debbano collaborare per il raggiungimento di uno stesso obiettivo di crescita comune.

Le nostre aziende, di tutti i settori, hanno bisogno di opportunità: sia quelle che hanno meglio affrontato la crisi che ora devono consolidare i risultati raggiunti e proseguire nella fase positiva, sia quelle che hanno vissuto la situazione con maggiore difficoltà, ma che adesso sono pronte per ripartire.

Per questo vogliamo essere ottimisti con la speranza che i progetti sulla carta si possano concretizzare e che soprattutto lo si possa fare in un periodo breve. Riteniamo sicuramente apprezzabile la tempistica adottata e la volontà di lasciare un certo raggio di azione ai privati, dimostrata in questa prima fase dal sindaco Tosi e dall’amministrazione. L’auspicio è si possa proseguire su questa linea entrando nel concreto con strumenti operativi che consentano di realizzare interventi di vera riqualificazione e rigenerazione urbana e che permettano di operare senza l'oppressione di una burocrazia soffocante. In questo modo potremo lavorare insieme per potere creare una nuova immagine del comune di Riccione e quindi rendere anche più attrattiva l’intera nostra area. Come imprenditori, nel pieno rispetto dei ruoli e dei compiti di pubblico (che deve definire le linee guida) e del privato (cui spetta la parte pratica), abbiamo la completa intenzione di mettere in campo tutte le nostre forze e competenze affinché ciò avvenga”.

Con quel richiamo alla wellness valley, il progetto di legge regionale, che stanzia 20 milioni per progetti dei Comuni della costa che riqualificano il prodotto turistico, sembra costruito su misura per il Parco del Mare voluto dal sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Nell’idea del sindaco, infatti, il rinnovamento del lungomare di Rimini è sorretto innanzitutto dalla volontà di fare del waterfront uno spazio privilegiato per il wellness. Ed infatti Gnassi non si è fatto perdere l’occasione per dichiarare che considera “particolarmente rilevante l’intervento di sostegno al turismo costiero, da Goro fino a Cattolica. Per la prima volta si punta decisamente verso un’idea di innovazione e promozione che parta dal cambiamento strutturale dei litorali e del prodotto turistico, favorendo con risorse economiche importanti (20 milioni di euro) i progetti dei Comuni che investono per migliorare la qualità urbana, architettonica e ambientale del prodotto turistico balneare”.

L’assessore regionale al turismo, Andrea Corsini, afferma che in realtà la legge ha in mente progetti di grande impatto e valore e che a questo criterio non corrisponde solo il Parco del Mare di Rimini ma anche altri progetti di tutti i Comuni della Riviera, come Ravenna, Cesenatico, Cattolica e altri.

Corsini spiega che dopo l’approvazione della legge, sarà emesso il relativo bando che fisserà i criteri di ammissione al finanziamento. “Devono essere progetti di grande respiro strategico, di qualità e volti al rinnovamento del prodotto turistico. Non basta il solito cambiamento dell’arredo urbano”. Varata la legge, saranno stanziati 20milioni per i prossimi tre anni.

I progetti dei 14 Comuni della costa, il distretto turistico-balneare, dovranno promuovere la qualità architettonica e ambientale dello spazio urbano, rimuovere eventuali condizioni ed elementi di degrado, sostenere l'innalzamento e la miglior distribuzione dei servizi e delle attrezzature con particolare riferimento a quelli turistici, prevedere la riduzione degli impatti ambientali, promuovere la mobilità sostenibile e favorire – questo l’importante inciso - lo sviluppo della vocazione turistica del Distretto anche in riferimento alla Wellness Valley.

Il sindaco Gnassi parla di un segnale forte nella direzione di una vera politica industriale del turismo balneare, fondata sull’innovazione del prodotto, imponendo la logica del cambiamento infrastrutturale su quella della riqualificazione ordinaria.

Accanto a questa misura i cui destinatari sono i Comuni, la Regione ha anche stanziato 25 milioni per finanziare l’innovazione e la riqualificazione delle strutture ricettive. In questo caso la grande novità rispetto ad analoghi bandi del passato, è la notevole convenienza per le imprese turistiche. I finanziamenti saranno erogati secondo questa modalità: l’80 per cento dell’importo viene dato a credito ma grazie ad un accordo triangolare fra Regione Confidi e Cassa Depositi e Prestiti gli imprenditori vedranno praticamente azzerati gli interessi ed avranno un lungo periodo di rientro. Il restante 20 per cento del finanziamento sarà invece a fondo perduto. “Si tratta di una modalità finora mai sperimentata in nessuna regione”, assicura l’assessore Corsini. Per le imprese turistiche si tratta di un’occasione privilegiata: si vedrà se gli operatori – come si diceva nei mesi scorsi ad un convegno promosso da Teamwork – ci credono ancora e non si limitano al lamento o al tirare a campare.

Commenta il sindaco Gnassi: “L’approccio è quello indispensabile a una reale politica industriale. Grazie alla Regione Emilia Romagna l’Italia ha un esempio da mutuare; ciò anche attraverso provvedimenti che, senza ‘impronte’ politiche e partitiche, vanno nell’unica direzione di sostenere imprese e territori che si riconoscono in un turismo sostenibile, solido, a fortissima capacità attrattiva nazionale e internazionale”.

Una “pioggia” di 45 milioni sul rinnovamento del prodotto turistico balneare è in effetti una novità, certamente favorita dalla prossima scadenza elettorale, che può incidere in profondità sull’offerta della Riviera.

"Dopo oltre una settimana dallo svolgimento della direzione provinciale del Partito Democratico, nella quale di fatto si è preso atto delle dimissioni di Stefano Giannini dalla carica di Segretario (dimissioni confermate nonostante la richiesta di diversi segretari comunali di rimanere fino alla scadenza naturale del congresso), rileviamo che ad oggi nulla è accaduto a seguito di tale appuntamento".

Lo rilevano con disappunto i segretari comunali del Pd inuna lettera firmata daAlberto Vanni Lazzari (Rimini), Christian D'Andrea, coordinatore Pd Valconca, Alberto Arcangeli (Riccione), Francesca Pieraccini( San Giovanni in Marignano), Franco Ghetti (Bellaria Igea Marina), Ottavia Borghesi, coordinatrice Pd Valmarecchia, Alessandro Belluzzi ( Cattolica), Ronny Raggini (Poggio Torriana)

"La direzione - affermano i segretari - si era chiusa con l’impegno, pressoché unanime e manifestato in tutti gli interventi, di perseguire la strada della ricerca di una soluzione che possa essere condivisa e unitaria, che sappia rappresentare bene le istanze territoriali ed essere superpartes rispetto anche alle differenze di estrazione culturale che all’interno del partito sono presenti.

Siamo convinti che ora l'unica strada percorribile per il bene del PD sia quella in linea con le premesse sovracitate (unità e condivisione delle scelte), non possiamo permetterci spaccature. Chiediamo pertanto al Presidente Ravaioli di convocare un incontro con tutti i segretari comunali e i coordinatori di zona al fine di superare questa fase di impasse.

Il nostro è un appello a tutti i componenti della direzione provinciale del PD a rispettare concretamente l’indirizzo politico emerso il 13 novembre, e di non lasciar passare invano altri giorni, visto che davanti a noi abbiamo impegni molto gravosi dal punto di vista politico ed organizzativo, in quanto oltre all’avvio di tutte le procedure necessarie all’espletamento di tutte le fasi del congresso nazionale abbiamo di fronte a noi due appuntamenti cruciali rappresentati da un lato dalle elezioni europee e dall’altro da quelle amministrative che coinvolgono ben 16 comuni in provincia di Rimini".

Se il governo nazionale non ha ancora precisato la consistenza e le modalità di distribuzione del reddito di cittadinanza, La Regione ha rilanciato e diffuso i dati relativi alla propria misura di contrasto alla povertà. Si tratta del Res, reddito di solidarietà, che peraltro si può affiancare al Rei, ovvero il reddito di inclusione varato dal governo Gentiloni, elargendo alle persone una somma totale che è molto più consistente di quella probabile del reddito di cittadina zia (una media di 284 euro a persona, vista l’entità del finanziamento e la platea degli aventi diritto).

In Emilia Romagna il Res è stato erogato complessivamente a 10.546 nuclei familiari, per oltre 25mila persone, da settembre 2017 - quando la misura fu avviata - a novembre 2018. Rispetto a maggio scorso, data dell’ultima rilevazione, sono aumentati di oltre il 30% i nuclei familiari beneficiari, che allora erano arrivati a 8mila.

A Rimini Reddito di Solidarietà per 919 famiglie

In particolare, da settembre 2017 a novembre 2018, nella provincia di Rimini il Res è stato concesso a 919 nuclei familiari, con altre 1.163 domande in corso di valutazione all’Inps, l’ente chiamato a verificare i requisiti e procedere con la concessione, e 622 domande respinte. Complessivamente, sono state infatti 2.704 le richieste arrivate ai Servizi sociali del territorio, un chiaro segnale della diffusione della povertà.

Come si è detto, il nuovo Res viene quindi erogato insieme al Rei, aumentando l’importo della cifra ottenuta da chi ha più bisogno. Il contributo economico mensile può raggiungere i 300 euro nel caso di una persona sola e sfiorare i 900 euro se destinato a una famiglia formata da cinque o più componenti. Lo si può avere per una durata massina di 18 mesi (rispetto ai 12 iniziali), purché si sia residenti in maniera continuativa in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi e possedere i requisiti per l’accesso al Rei, fra cui un Isee annuo non superiore ai 6mila euro (soglia prima fissata a 3mila euro).

Al Res viene associato un programma di attivazione e reinserimento sociale e lavorativo che, se non viene rispettato dai beneficiari, comporta il decadimento del Reddito di solidarietà, che cessa di essere corrisposto.

Per il Res, la Giunta regionale ha stanziato quasi 70 milioni di euro per il biennio 2018-2019.

“Con il Reddito di solidarietà abbiamo costruito uno dei pilastri delle politiche di welfare di questa Giunta- sottolinea la vicepresidente Gualmini-.  I dati dimostrano che la povertà esiste, purtroppo, anche in una regione avanzata e piena di prospettive come l’Emilia-Romagna. È importante, però, che le persone più deboli sappiano di poter contare su risposte concrete e dignitose ai loro bisogni. Non una semplice misura assistenzialistica- chiude la vicepresidente - ma l’impegno in un progetto per riconquistare, passo dopo passo, la propria autonomia”.

A livello regionale, I nuclei che usufruiscono del Res sono composti da una sola persona nel 41,3% dei casi; oltre Il 60% di coloro che fanno richiesta ha più di 45 anni, e di questi più del 53% ne ha dai 56 in su. A fare domanda per ricevere il contributo previsto dalla misura regionale sono donne nel 56% dei casi e uomini nel 44%.

Inoltre, per oltre 2 mila beneficiari del Res(2.304) sono state attivate, in collaborazione con i Servizi territoriali per il Lavoro, misure di inclusione socio-lavorativa (orientamento, formazione, tirocini) previste e finanziate dalla Legge regionale 14 del 2015 che mira all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità.

 

Misure contro la povertà a Riccione

Intanto il Comune di Riccione informa di aver confermato a bilancio 300 mila euro per i cittadini che versano in condizioni economiche disagiate. A questa somma si aggiugono i 67 mila euro di contributo regionale per le persone che non riescono a pagare l’affitto con il rischio di perdere la casa per sfratto a causa di gravi difficoltà economiche. Sempre rivolte a dare un aiuto economico concreto vanno considerate le ulteriori risorse riferite a casi di povertà nell’ambito dei Comuni del Distretto Riccione con il Piano di zona per la salute 2018-2020 che ha destinato per il 2018 la somma di 400.000 a livello distrettuale per far fronte a situazioni di povertà.

Nello scorso anno, i 300 mila euro erano stati ripartiti in questo modo: 70 mila per l’integrazione delle rette delle case di riposo per gli anziani, 50 mila per il saldo delle bollette, 120 mila euro per il pagamento degli affitti, oltre a contributi per acquisto di generi alimentari e materiale scolastico. Tra le persone che si sono rivolte nel 2017 allo Sportello Sociale Comunale, 600 le richieste, in primo piano si è registrata la richiesta di un posto di lavoro, poi di contributi economici e infine di una casa.

“ Con la conferma dello stesso importo dello scorso anno – dichiara il vice sindaco e assessore ai servizi sociali Laura Galli – manteniamo stabile l’impegno preso di contrastare le povertà che, in particolari periodi di vita, blocca le prospettive di crescita di famiglie e singoli per migliorare le proprie condizioni di vita. Con i nuovi contributi provenienti dal Fondo nazionale per gli inquilini morosi colpevoli che prevede per le  famiglie in difficoltà che hanno ricevuto un avviso di sfratto utile a stipulare un nuovo contratto di locazione, pagare una parte di spese pregresse o come deposito cauzionale per una nuova casa andremo inoltre ad incrementare ulteriormente il sostegno alle presone bisognose”.

Manovra di fine anno a Palazzo Garampi. Spese in più in questo o quel settore, tagli nell’altro ancora, sostanzialmente una redistribuzione di risorse in base a fatti nuovi sopravvenuti o a programmazioni rivelatesi imprecise. Il tutto accompagnato da un provvedimento di riconoscimento di alcuni debiti fuori bilancio. Se ne è discusso in questi giorni in commissione e l’argomento verrà presto portato all’esame del consiglio comunale.

Uno dei debiti fuori bilancio è particolarmente consistente, 13,3 milioni, e si riferisce alla vicenda dell’Imu sulle piattaforme di Eni al largo del mare di Rimini. Nell’estate scorsa la Commissione Tributaria Provinciale ha accolto il ricorso di Eni, con il conseguente obbligo del Comune di restituire l’ingente somma. Tuttavia Palazzo Garampi ha già presentato appello e pertanto si è in attesa della sentenza definitiva. Al momento però al bilancio del Comune sono venuti meno 13,3 milioni. Il Comune, che evidentemente immaginava che sarebbe sorta una controversia, aveva accantonato quei soldi nei fondi di riserva e non li aveva immessi nel ciclo della spesa.

Gli altri debiti fuori bilancio sono di minore entità. Circa 5,330 euro sono stati spesi dal settore cultura per le iniziative in occasione del compleanno di Federico Fellini: il relativo impegno di spesa non era stato approvato dalla ragioneria perché arrivato troppo tardi. Circa 38 mila euro devono essere versati ad Anthea per interventi straordinari di disinfestazione per prevenire la diffusione dei virus West Nile e Dengue. Il Comune aveva deciso di far pagare Ici e Imu al Consorzio degli operatori del Mercato Coperto, ma anche in questo caso i relativi accertamenti sono stati annullati dalla Commissione Tributaria Provinciale, così si è creato un debito fuori bilancio di 105 mila euro più altri cinquemila per le spese legali. Tirando le somme risultano 48 mila euro di debiti già finanziati e 13,5 milioni da finanziare.

Nella manovra di variazione di bilancio di fine anno c’è un notevole cambiamento di voci di spesa. Nella parte corrente, si segnalano diverse voci di entrate che sono venute meno: 1,8 milioni dalle multe (automobilisti più disciplinati o vigili più clementi?), 600 mila euro di contributo regionale per la bicipolitana, 200 mila euro di contributo regionale per il percorso ciclabile in via Coletti; 300 mila euro dai parcheggi comunali, 340 mila euro di contributi compensativi IMU. Si sono registrate anche maggiori spese, quelle principali sono: 10 mila euro per missioni di Destinazione Romagna, 15 mila euro per il ricorso in appello contro Eni, 30 mila euro per la gestione delle strade in occasione di manifestazioni ed eventi, 56 mila euro per la gestione del Teatro Galli nei mesi di novembre e dicembre, 150 mila euro per il Capodanno (un evento imprevisto?), 170 mila euro di Irap, 513 mila euro di canone per le strade. Dagli investimenti alla parte corrente sono stati spostati 366 mila euro che costituiscono la spesa per gli eventi inaugurai del Teatro Galli.

Riguardo alle spese in conto capitale, la relazione segnala quali variazioni più rilevanti: l’anticipo degli incarichi di progettazione relativi agli interventi finanziati con il Fondo di Coesione Sociale; il restauro della Tribuna storica dello stadio R. Neri Art Bonus; il contributo ministeriale per acquisto materiale rotabile per TRC. Negli investimenti, fra le maggiori spese si notano: 60 mila euro per incarichi di progettazione del Parco del Mare,

239 mila euro per la manutenzione di edifici comunali, 47 mila euro per l’acquisto di software.

Vediamo ora alcuni elementi di dettaglio di tagli alla spesa corrente: 130 mila euro nella polizia locale, 10 mila euro nel diritto allo studio, 90 mila euro nello sport, 25 mila euro nella tutela ambientale, 51 mila nel servizio idrico integrato.

Un capitolo delicato è quello dei servizi sociali. È vero che in bilancio entra 1 milione 170 di fondi regionali per il reddito di solidarietà alle famiglie indigenti, ma ci sono anche tagli alle altre voci di spesa: 65 mila euro per i minori e gli asili nido, 150 mila euro per la disabilità, 97 mila euro per gli anziani.

Nella ricerca di un pantheon nobile per la sua creatura Rinascita Civica, il consigliere comunale Mario Erbetta sembra prediligere un universo politico che molto ha espresso, nel bene e nel male, in passato, in Italia e a Rimini, quello dell’ex partito socialista. D’altra parte il suo ingresso in politica, nelle elezioni del 2016, è avvenuto sotto le insegne di Patto Civico, l’invenzione di Sergio Pizzolante, il quale, prima di approdare sulle sponde del centrodestra e ritornare poi nell’alveo del centrosinistra, è stato per molti anni militante socialista di fede craxiana. A lungo è stato legato alla figlia del leader socialista, Stefania Craxi, che era l’ospite d’onore dell’evento che Rinascita Civica di Mario Erbetta ha organizzato l’altra sera a Rimini. Va subito detto che l'attivismo di Rinascita Civica, nell'encefalogramma piatto della politica riminese, merita di essere sottolineato.

Si trattava della presentazione del libro postumo di Bettino Craxi (Uno sguardo sul mondo) ed è stata l’occasione di una grande rimpatriata socialista locale con in prima fila gli ex sindaci Massimo Conti e Marco Moretti. Ed era presente anche l’attuale sindaco di Coriano, Mimma Spinelli, la quale due mesi fa, nell’evento di presentazione di Rinascita Civica, aveva ricordato che il suo giovanile ingresso in politica, nel paese natale, era avvenuto sotto le insegne del Garofano.

Il nuovo movimento, lanciato da Erbetta dopo l’abbandono della maggioranza che sostiene il sindaco Andrea Gnassi, appare dunque orientato a intercettare pezzi di elettorato che si ritrovano orfani delle appartenenze politiche del passato. Gli osservatori più critici potrebbero osservare che come Dna di una lista civica questo non sia il massimo: una lista civica che aspiri ad avere successo dovrebbe basarsi o su un evento traumatico che funge da catalizzatore (è il caso del Trc a Riccione) o su uno spontaneo sentiment politico (come quello dei “moderati” a favore del sindaco Gnassi che Pizzolante ha saputo aggregare con Patto Civico nel 2016).

A dire il vero le ambizioni di Erbetta sono maggiori: lui vuole fare di Rinascita Civica “una compagine referente di tutto quel mondo centrista, socialista, popolare, repubblicano e liberale” che attualmente non si sente rappresentato nella politica locale”. Ancora non si sono visti esponenti delle altre famiglie politiche evocate da Erbetta, ma così presentata Rinascita Civica si qualifica comunque come un contenitore politico (non tanto una lista civica) per tutte le appartenenze spazzate via prima dal ciclone Mani Pulite e ora dall’ondata populista e sovranista. Nel comunicato diffuso dopo l’incontro di lunedì sera, Erbetta sottolinea che l’evento si è svolto a Viserba, indicata come “nuovo luogo di fucina delle idee politiche riminesi”. Non sappiamo se il richiamo sia intenzionale o casuale, ma non si può non sorridere all’evocazione di una sorta di nuovo “clan dei viserbesi”, che tanta parte, quello originale, ha avuto nella vita politica locale ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica.

A completare il quadro non si può non osservare che quando gli eredi del defunto Psi si sono presentati alle elezioni comunali sotto forma di lista civica, le cose non sono andate troppo bene. Nel 2011 Marco Moretti era candidato sindaco di un’alleanza fra Udc e la lista Rimini 2021, l’alleanza prese il 3,5% dei voti, la lista di Moretti si fermò all’1,82.

Oltre che per il coinvolgimento degli ex socialisti, Rinascita Civica si è qualificata come il soggetto politico che, in una futura vincente alleanza di centrodestra o comunque alternativa alla sinistra, avrebbe una funzione mitigatrice degli estremismi leghisti e populisti. Qui sta forse il punto debole della proposta. Anche Patto Civico è nato con la pretesa di condizionare il gnassismo di governo, Erbetta ha provato con molto impegno e generosità a interpretare tale funzione, ma si è visto come è andata a finire: l’abbandono del campo a gambe levate. Stando al clima e ai sondaggi di oggi, nel 2021 avremo in consiglio comunale una fortissima rappresentanza leghista e probabilmente un sindaco espresso dallo stesso partito. Se la Lega continuerà ad avanzare e a imporsi con i toni attuali, un’azione di contenimento appare davvero improbabile. Ma oggi i cicli politici sono più veloci del vento, per cui un cambiamento di scenario potrebbe essere più vicino di quanto si possa pensare.

Pruccoli, sarà contento che per la segreteria nazionale è sceso in campo l’ex ministro Marco Minniti…

“Mi sembra difficile fare la scelta di una persona rispetto a un’altra quando ancora non ci sono le mozioni, quando ancora non è stata esplicitata l’idea di partito e di società che sta dietro a ogni candidatura. Siamo di fronte a una degenerazione patologica del correntismo. Non mi scandalizza che esistano le correnti, ma se si sceglie a prescindere dal pensiero che un candidato esprime, vuol dire che ci si accontenta di una icona”.

Giorgio Pruccoli, 50 anni, consigliere regionale, è uno dei massimi esponenti del Pd riminese, molto quotato anche in Regione. Se si segue il suo profilo Facebook, ci si accorge che usa sempre un linguaggio chiaro e diretto, senza le solite involuzioni del “politichese” E conferma questa sua caratteristica anche in questa intervista.

Quali sono quindi, secondo lei, i contenuti che dovrebbe guidare oggi il Pd e garantirgli un futuro?

“Penso che il Pd debba avere un’idea radicale di società, che si debba caratterizzare per l’impegno per l’equità sociale e l’attenzione agli ultimi, che debba promuovere politiche attive per il lavoro. Il Pd deve essere il partito della legalità e della sicurezza, il partito che promuove una riforma radicale della pubblica amministrazione, che propugna uno sviluppo sostenibile. E, non da ultimo, che si batte per l’obiettivo finale degli Stati Uniti d’Europa. È questa la risposta da dare in alternativa alle ricette sovraniste che oggi vanno per la maggiore”.

Cosa è mancato al Pd in questi anni, alla luce della sconfitta del 4 marzo scorso e dell’impasse che sembra bloccare oggi la sua iniziativa politica?

“E’ mancata la coesione dentro il partito. Ci siamo comportati come i polli di Renzo, che si beccano fra di loro e non capiscono che così finiscono tutti in pentola. Se manca l’unità, poi la gente percepisce solo una guerra fra bande”.

Non crede che il problema sia anche che è sparito il partito, assorbito a Roma dal governo e a livello locale dall’amministrazione?

“Ha influito anche questo aspetto. Avevamo vinto molte competizioni elettorali, molti dirigenti sono andati a ricoprire ruoli istituzionali e il partito è rimasto sguarnito. Ciò ha portato molti a identificare il partito con il sistema. Molti reclamano che gli eletti nelle istituzioni devono essere più presenti sul territorio. È giusto, ma bisogna tener conto che gli impegni istituzionali assorbono parecchio. Non vorrei poi che dopo cinque anni, qualcuno si alzasse e ti accusasse di avere scaldato la poltrona. E infine bisogna tener conto che non è più possibile retribuire chi fa politica a tempo pieno, come succedeva anni fa. La conseguenza è che a fare politica sono solo coloro che hanno una carica”.

Parliamo di Rimini, anche qui il Pd è alla ricerca di un segretario, dopo le dimissioni di Stefano Giannini. Quale deve essere l’identikit del successore?

“Alla direzione di martedì scorso ho sostenuto che non bisogna dare l’idea di fare una battaglia per chi va a ricoprire un ruolo. Bisogna mantenere lo spirito unitario che ha portato all’elezione di Giannini. Deve essere una figura capace di reggere una prospettiva lunga, non un semplice traghettatore. Deve essere una figura giovane, non solo e non tanto in senso anagrafico, ma nel senso di capacità di interpretare il momento presente”.

È stato detto che un candidato potrebbe essere lei.

“No, riesco a dare il meglio in altri ruoli”.

Quindi il giovane assessore di Santarcangelo Filippo Sacchetti?

“Credo che abbia tutte le caratteristiche giuste, più adesso rispetto a un anno fa quando pure era stata ventilata la sua candidatura”.

Che significa interpretare il momento presente?

“Significa che una persona che fa politica deve avere capacità di rapporto con il mondo reale, non solo con chi fa politica come lui. Significa che nella sua vita, quando va a mangiare la piazza con gli amici, quando esce con la famiglia, non lo fa sempre con altri che condividono la sua militanza politica. Significa che incontra amici, lavoratori, imprenditori, il mondo reale. Solo così si esce dal rischio dell’autoreferenzialità”.

E a Rimini il correntismo è a livello patologico o fisiologico?

“Spero che siamo usciti dal patologico. Abbiamo di fronte le prossime amministrative. Nel partito l’ho detto: non basta Santi alla Provincia per fare politiche di sistema, se poi non hai i sindaci”.

Rischiate grosso?

“Quando nulla è scontato, sei portato a impegnarti di più, ad essere più compatto”.

A Rimini sono già in corso i riposizionamenti dell’epoca post-renziana?

“Ribadisco: non capisco come si possa fare un comitato per Zingaretti quando ancora non si conoscono i contenuti della sua mozione. Soprattutto se l’iniziativa arriva da quelli che condannavano il personalismo di Renzi”.

Ma quanto pesa oggi nel Pd di Rimini l’area riconducibile a Melucci?

“Più che valutare quanto pesano, direi che sono persone che stanno molto sul pezzo. E questo, alla fine, ha un’incidenza sul territorio”.

Non c’è dubbio che oggi la persona più rappresentativa del Pd sia il sindaco Andrea Gnassi. Ma questa identificazione con il ruolo amministrativo non indebolisce il partito?

“Credo che un sindaco come Gnassi, conosciuto e apprezzato dalla città, sia un simbolo che porta valore. Poi è normale che ci si ricordi meglio di Maradona rispetto al Napoli. In ogni caso la visibilità di Gnassi è un valore aggiunto, credo che il Pd possa incassare quanto lui realizza”.

Lei ha scritto che se il Pd facesse un accordo con i 5 Stelle uscirebbe dal partito…

“Lo confermo, perché penso che quello sia un gruppo eversivo. Posso rispettare chi è distante politicamente da me ma si riconosce nel sistema istituzionale. Con chi è eversivo non voglio spartire nulla”.

E se invece Renzi uscisse dal Pd, lei lo seguirebbe?

“No, soprattutto perché non credo ai partiti personali. Oltretutto, più che un renziano, io sono uno che sosteneva anni prima le cose poi affermate da Renzi. Lascerei il Pd solo se il partito non corrispondesse più ai miei ideali politici”.

Valerio Lessi

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