28 01 2015 | Rimini, Forza Italia: silurato il coordinatore Giorgetti
Rimini, Forza Italia: silurato il coordinatore Giorgetti
A diffondere la notizia sui social media è stato questa mattina un dirigente storico del partito, Gianni Piacenti, che ne ha parlato sul suo profilo Facebook. Anche se la formula da lui usata è molto particolare: fa finta di credere che sia una bufala. La notizia sarebbe che Massimo Palmizio, coordinatore regionale di Forza Italia, avrebbe rimosso dall’incarico il responsabile provinciale Filippo Giorgetti, già assessore a Bellaria nella prima giunta di Filippo Ceccarelli. Era stato lo stesso Palmizio a nominarlo nel luglio scorso.
Ora non sappiamo se formalmente la destituzione sia avvenuta, quel che è certo è lo scontro che c’è stato fra Palmizio e Giorgetti a proposito delle nomine dei responsabili comunali del partito. Giorgetti aveva proposti Manuel Perazzini, mentre Palmizio avrebbe spinto per Licia Fabbri, già candidata alle ultime elezioni regionali. Lo scontro sarebbe stato acceso e il coordinatore regionale, vedendo messa in discussione la sua autorità, avrebbe detto: "Allora ti caccio via".
A fine mese si dovrebbe chiudere la fase di tesseramento d Forza Italia e nella provincia di Rimini tutto è in alto mare. Non ci sono ancora i segretari comunali ed ora si aggiunge questa baruffa interna.
Commenta sornione sotto i baffi il riminese Piacenti: “Certo l’acume politico del nostro segretario regionale è pari a zero ma non credo che voglia venire a prendere schiaffoni mediatici in prima persona”.
Rimini,statistiche turismo:come si concilia il "pienone di Capodanno" con il -14,3% di presenze in dicembre?
Rimini, statistiche turismo: come si concilia il "pienone di Capodanno" con il -14,3% di presenze in dicembre?
L’anno turistico 2014 non è andato bene: il dato importante, quello che fa la differenza a livello economico, è il calo delle presenze: -2.7%. Un calo a cui corrisponde – e questo è un dato positivo – un aumento degli arrivi:+1,9%. La gente continua ad arrivare in Riviera, ma sta sempre di meno. I fatturati però li fanno le presenze, non gli arrivi. Un conto è se arrivano cento turisti e rimangono una notte, un conto se restano due o tre notti.
Premessa doverosa per valutare il comunicato ufficiale della Provincia che, presentando i dati del 2014, offre questo panorama: “Un’ottima primavera: aprile +29,3% e maggio +14,1%; un’estate positiva: giugno +1,3%, luglio –2% (un dato causato in larga misura dall’eccezionale piovosità di quel mese) e agosto +5%; un autunno più difficile, tranne che per il mese di dicembre (+5,4%)”.
Da cosa ricava questo andamento tutto sommato positivo l’ufficio stampa della Provincia? Semplice: dagli arrivi. Ben diverso, come chiunque può verificare, è l’andamento delle presenze, quelle che incidono sui bilanci aziendali. Nei dodici mesi dell’anno si sono registrati questi risultati: gennaio +2,7%; febbraio-18%; marzo -33,9%; aprile +17,5%; maggio -4,4%; giugno +2,1%; luglio -3,4%; agosto -0,7%; settembre -8,5%; ottobre -14,4%; novembre -16,6%; dicembre -14,3%. Su dodici mesi, solo 3 hanno il segno positivo: gennaio (effetto Sigep), aprile (Pasqua, che nel 2013 era caduta in marzo) e giugno. Tutti gli altri mesi – chi più, chi meno – hanno il segno negativo, in qualche caso molto pesante.
L’anno della crisi si è sentito, eccome; c’è da essere preoccupati.
Nei dati, vista la vicinanza temporale al Capodanno, colpisce quello di dicembre. Rispetto al 2013 le presenze sono crollate. Resta un mistero capire come questo dato si concili con le dichiarazioni entusiastiche degli operatori economici e degli amministratori sul pienone di Capodanno. Anche perché chi è arrivato per trascorrere il Capodanno in Riviera, verosimilmente ha prenotato la camera dal 31 dicembre. Qualcuno avrà prenotato una, due o tre notti, ma certamente quella del 31 ne faceva parte. Verrebbe in qualche modo confermata l’elaborazione di Trademark Italia secondo cui a Rimini nel dicembre 2014 l’indice di occupazione camere è stato inferiore rispetto al 2013.
Interessante è guardare anche ai numeri assoluti. Nell’intero mese di dicembre sono arrivate a Rimini 64.873 persone, che sono addirittura di meno di quelle arrivate in novembre (65.206). Anche le presenze a novembre sono superiori, circa 14 mila in più. Ma non interessa adesso fare il confronto fra i due mesi. Vogliamo invece confrontare questo dato con i 130 mila che, secondo il sindaco Andrea Gnassi, hanno partecipato all’evento di Capodanno. Si capisce subito che i conti non tornano: nel senso che l’indubbio successo degli eventi del 31 dicembre, che hanno attirato migliaia di persone (probabilmente meno di 130 mila), è dovuto verosimilmente più a turisti di prossimità (gente che non dorme ma torna a casa) che a turisti che prenotano un albergo. Insomma tutti i “turisti” che abbiamo visto fra piazzale Fellini e il centro storico provenivano probabilmente da Cesena, Forlì, Pesaro e zone limitrofe. È un’ipotesi, forse ce ne possono essere anche altre, ma certo amministratori pubblici e albergatori dovrebbero spiegare questo -14,3% dopo le dichiarazioni trionfalistiche delle settimane scorse.
La Provincia questa volta non ha diffuso, e nemmeno pubblicato sul sito, i dati completi, suddivisi anche Comune per Comune. Il motivo, secondo l’ufficio stampa, dipenderebbe dal fatto che il servizio statistica li sta validando con l’Istat. In ogni caso ci sono fino a novembre e si vede come l’andamento negativo non sia uniforme nella località della Riviera e colpisca soprattutto Rimini. Sarebbe interessante capire se nei report annuali questo primato negativo del capoluogo viene confermato e che conclusione ne trae il sindaco/presidente.
Entrando nei dettagli, la nota della Provincia osserva che nel 2014 si è registrato un sensibile ritorno degli italiani (+3,1% arrivi) dopo anni di progressiva, anche se lieve, flessione. In tal senso aumentano i flussi da tutte le Regioni che storicamente rappresentano lo zoccolo duro del segmento italiano sulla Riviera di Rimini: Lombardia (+4,4%), Emilia-Romagna (+6,2%), Piemonte (+4,7%) e Veneto (+6,4%). Il dato positivo sugli arrivi va letto con quello in decremento delle presenze (pernottamenti) italiane: -2,5%
Il segmento estero ha una contrazione sia sugli arrivi (-1,9%) che nei pernottamenti (-3,4%), dovuto principalmente al calo del turismo russo, causato dalla complessa situazione di crisi che attraversa quel Paese (-8,2% arrivi e -15,3% presenze). D'altro canto, dopo i dati in crescita sia nel 2012 che nel 2013, continua anche nel 2014 la positiva ripresa del mercato tedesco (+0,3%).
Tutto ciò fa dire al presidente della Provincia Andrea Gnassi: “La stagione più difficile, quella che ha visto incrociarsi alla crisi economica italiana le difficoltà del mercato interno russo e della crisi del rublo, conferma in ogni caso come la meta Riviera di Rimini mantenga inalterate, anzi se possibile incrementa, le potenzialità attrattive. Il numero degli arrivi, con quella cifra abbondantemente superiore ai tre milioni che rappresenta una sorta di spartiacque a segnalare un buon risultato da uno meno buono, lo dimostra senza timore di smentita. In questo senso il territorio riminese, dalla costa all'entroterra, si conferma la meta più amata dal mercato nazionale”.
Una massiccia dose di auto-fiducia che però dovrebbe fare i conti anche con il crudo realismo di una situazione difficile, documentata dai dati.
Conclude Gnassi: “Meno capacità di spesa porta con sé anche un potenziale abbassamento dell'offerta, prima in termini economici e quindi di qualità. Non possiamo permettercelo. Per questo, come Enti pubblici, stiamo investendo, nonostante le difficoltà, sui progetti di riqualificazione urbana che elevino la qualità internazionale e sulla rete di collaborazione e intesa tra costa e entroterra. Non traccheggiamo ma rilanciamo in un periodo di fortissima incertezza perché convinti che da adesso e per i prossimi 5 anni si determinerà il nuovo formato dell'offerta turistica nazionale e dunque anche quella riminese. Il volere essere centrali nel presente e nel futuro ci spinge oggi a investire”.
Rimini, l'aeroporto riapre a metà febbraio
Rimini, l'aeroporto riapre a metà febbraio
Riapre l’aeroporto? Sì, riapre, la data fissata adesso è il 14 febbraio, giorno di San Valentino. Ma l’aeroporto aperto non significa ancora uno scalo funzionante, con voli programmati per numerose destinazioni. Per questo obiettivo ci vorrà tempo, la nuova gestione dovrà scaldare i motori e portare a casa i primi risultati. Come ha detto il presidente di AiRiminum 2014 Laura Fincato, si farà in modo che il 2015 non sia solo un anno di passaggio in vista del decollo definitivo nel 2016.
È questa la sintesi estrema dell’incontro della conferenza permanente presieduta dal prefetto Claudio Palomba, alla quale hanno partecipato sindaci, rappresentanti delle istituzioni, dirigenti dell’Enac, esponenti delle associazioni di categoria, imprenditori.
È stato assicurato che entro una settimana o poco più ci sarà il passaggio definitivo dei beni demaniali dalla curatela fallimentare ad Enac. L’ente dell’aviazione civile li metterà quindi a disposizione di AiRiminum che potrà così completare le procedure per le certificazioni il cui termine scade il 12 febbraio. Una volta che AiRiminum avrà le certificazioni, non ci sarà più alcun impedimento a che possa riprendere la normale attività aeroportuale. Su questo dichiarazioni soddisfatte di tutte le parti in causa e l’ammissione, da parte del presidente Fincato, che si è accumulato un po’ di ritardo. Sulla parete della sala era proiettata una slide con il famoso passaggio della borraccia fra Coppi e Bartali, con il commento: anche a noi in effetti ci sarebbe servita una borraccia.
L’incontro di ieri è servito fondamentalmente a fare due cose: con alcune slide il presidente Laura Fincato ha spiegato cosa è successo dopo il precedente incontro del 15 novembre e perché l’aeroporto non è ancora aperto (intoppi burocratici e dialoghi difficili fra le parti in causa); al territorio è stato presentato il nuovo direttore l’ingegner Marco Consalvo, che fino al 2013 ha diretto l’aeroporto di Napoli.
Dal 12 gennaio il direttore ha cominciato a prendere contatto con i vettori e con i tour operator per riportare alcuni voli a Rimini. Consalvo si è mosso soprattutto in due direzioni: mercato russo, nonostante l’attuale crisi del rublo abbia di fatto diminuito il traffico, e mercato europeo, con particolare riferimento alla Germania. Intervenendo nella conferenza stampa ha però fatto capire che i contatti fanno fatica ad andare oltre la reciproca cortesia fino a quando AiRiminum non sarà un soggetto pienamente operativo.
Dalla ricostruzione dei fatti delle ultime settimane presentata dalla presidente Fincato non si sono appresi elementi nuovi, se non il rilascio in comodato gratuito, nella giornata di giovedì 22 gennaio, dei beni dell’ex Aeradria da parte del curatore Santini, e la presentazione di due querele contro l’ex capogruppo del Movimento 5 Stelle Luigi Camporesi per via di un articolo pubblicato su un sito web. Il 27 gennaio, inoltre, termineranno i colloqui con tutti gli ex 78 dipendenti di Aeradria per la selezione del personale utile a far partire l’aeroporto.
In conferenza stampa il sindaco Andrea Gnassi ha sottolineato che la compagine di AiRiminum è aperta ad altri contributi dovessero arrivare da imprenditori del territorio e che sono in corso contatti con la Repubblica di San Marino per concertare insieme lo sviluppo industriale dello scalo. San Marino potrebbe essere invitata a partecipare alla conferenza permanente che tornerà a riunirsi a metà febbraio per fare nuovamente il punto della situazione.
Crisi edilizia a Rimini, gli architetti: primi segnali positivi
Crisi edilizia a Rimini, gli architetti: primi segnali positivi
“Sì, quello di Reggio Emilia è davvero un bell’esempio. È una risposta concreta all’esigenza di rimettere in moto il settore dell’edilizia attraverso la rigenerazione dei centri storici. Ricordo anzi che quando è stato presentato il Psc di Rimini abbiamo avuto un incontro con l’Amministrazione nella palazzina Roma, al mare, e qualcuno di noi ha portato proprio il caso di Reggio Emilia come esempio da seguire”.
Chi parla è Roberto Ricci, presidente dell’ordine degli architetti della provincia di Rimini. Il suo è un punto di osservazione privilegiato sulla crisi del settore edile e sugli interventi necessari per rilanciarlo.
A Rimini, fino a questo momento, non è stato fatto come a Reggio Emilia, dove per rimettere in moto il settore sono stati introdotti sconti sugli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, e numerose altre facilitazioni fiscali e normative. “C’è la soddisfazione di constatare che comunque avevamo ragione. Ma vedo che altri Comuni ci stanno venendo dietro, come Riccione. Ci sono momenti storici in cui certe cose non si capiscono e altri in cui invece si riesce ad affermarle. Speriamo che questo sia uno di quei momenti”.
Il presidente degli architetti confida molto sul fatto che a marzo, come annunciato dal Comune di Rimini, si arrivi al varo definitivo di Psc e Rue. “Finalmente avremo quegli strumenti di semplificazione urbanistica che da anni invochiamo. Se le pratiche diventano più semplici e veloci, ne avrà beneficio tutto il settore. Anche il recepimento da parte della Regione Emilia Romagna delle norme previste dal decreto Sblocca Italia potrà favorire i processi di rigenerazione urbana. Mi auguro che questi segnali positivi possano aiutarci a superare una situazione che si è incancrenita”.
Sul tavolo ci sono anche le tre delibere grilline che sono state approvate in prima lettura e che aspettano l’approvazione definitiva. Riguardano il frazionamento dei grandi edifici, la possibilità di ricavare stanze dai terrazzi di almeno 30 metri quadri, gli interventi di ricucitura del tessuto urbano fuori dai centri storici. “Non mi pronuncio sulla singola proposta. – commenta l’architetto Ricci – Sottolineo solo che a Rimini, come in tutta Italia, abbiamo un enorme patrimonio edilizio da rigenerare. Il 70 per cento della popolazione vive nelle città e l’80 per cento del Pil viene prodotto nelle città. Però in questi centri urbani abbiamo edifici molto precari dal punto di vista della sicurezza. Vanno adeguati alle norme sismiche e per farlo dobbiamo essere liberati dai mille lacci e lacciuoli che finora ci hanno impedito di agire. L’altro grande tema è quello della certificazione energetica. In questo caso però bisogna intendersi su cosa significhi sostenibilità. Non è possibile che per contenere i costi energetici, dissemino di pannelli i tetti del centro storico o nell’entroterra faccio impianti fotovoltaici che deturpano il paesaggio. Ci sono certi valori, come la tutela del paesaggio che vanno salvaguardati. Non a caso noi ci chiamiamo architetti pianificatori paesaggisti. A volte nei dibattiti con i rappresentanti delle categorie economiche mi accorgo che non è facile intenderci su questo”.
L’architetto Ricci offre comunque un quadro allarmante sulle conseguenze che la crisi ha avuto sul mondo della sua professione. “A parte gli architetti che lavoravano per le imprese edilizie e che sono rimasti senza lavoro per il blocco del mercato, c’erano anche numerosi piccoli professionisti che lavoravano in casa, per piccoli pratiche, e che sono stati costretti a chiudere. Si deve sapere che solo di spese per tasse, previdenza, iscrizione all’ordine, bollette, se ne possono andare fra i cinque e i seimila euro all’anno. E senza lavoro queste spese non si sostengono. Conosco giovani che devono farsi aiutare dai genitori. Nell’ultima comunicazione che ho fatto all’ordine, in dicembre, ho rilevato 17 cancellazioni. Fra l’altro sono disoccupati non censiti dalle statistiche perché un professionista con partita IVA che non lavora più non risulta disoccupato”.
E come ordine come cercate di risolvere la situazione? “Non siamo un’associazione, ma un ordine professionale, soggetto a numerosi limiti. Il massimo che possiamo fare è sensibilizzare le Amministrazioni su questi temi. Ma anche i sindaci spesso hanno le mani legate. Parlavo in questi giorni con il sindaco di un comune vicino a Rimini che mi faceva notare che deve rispettare norme sovraordinate che spesso gli impediscono di agire, di creare condizioni per chi vuole investire”.
Turismo, dall'Art Bonus all'Expo: chiacchiere e ritardi
Turismo, dall'Art Bonus all'Expo: chiacchiere e ritardi
Era una pratica molto diffusa fino a qualche anno fa: sindaci e assessori regionali al turismo non perdevano occasione per lamentare l’assenza di una politica nazionale del turismo. Poi è arrivato il governo Renzi e con esso il ministro della cultura e turismo Dario Franceschini che ha esordito con i fuochi di artificio dell’Art Bonus. Anche al TTG di Rimini, in ottobre, non si è parlato d’altro.
Nel provvedimento, un decreto convertito in legge a fine luglio 2014, erano contenuti in effetti numerosi provvedimenti che certamente segnalavano una attenzione nuova al mondo del turismo.
Ma anche l’Art Bonus ha imboccato la strada segnalata da un recente articolo de Il Sole-24 Ore a proposito dell’attività di governo: la mancata promulgazione dei decreti di attuazione delle varie leggi approvate agli ultimi tre governi. Ne mancano all’appello 582 e fra questi anche quelli riguardanti il turismo. La differenza rispetto al passato è che dalla Riviera non si leva nessuna voce di protesta.
Perché l’Art Bonus è importante, specialmente per le imprese turistiche della Riviera? La legge prevede un credito di imposta fino al 30 per cento della spesa complessiva per tutti gli interventi volti alla digitalizzazione delle strutture ricettive: dal sito web al wi-fi, dalla consulenza ai costi del web marketing. La legge prevedeva che entro tre mesi dovesse uscire il decreto attuativo: di mesi ne sono passati sei e del decreto nemmeno l’ombra.
Credito di imposta del 30 per cento, fino ad un massimo di spesa di 200 mila euro, anche per gli interventi di riqualificazione delle strutture ricettive (altro tema caldo in Riviera). Anche in questo doveva essere emanato il decreto attuativo entro tre mesi e anche in questo caso ancora non è stato fatto nulla. Tale decreto avrebbe dovuto fornire chiarimenti sulle tipologie di strutture ammesse al credito d’imposta, le tipologie di interventi ammessi al beneficio ma soprattutto le procedure pratiche per l’ammissione al beneficio.
L’elenco può continuare: la riclassificazione degli esercizi alberghieri, la riforma dell’Enit, la nuova disciplina delle guide turistiche. Tutte novità dell’Art Bonus che sono in attesa dei relativi decreti attuati.
I ritardi del governo cominciano a provocare malumori fra i rappresentanti delle categorie economiche. La riforma dell’Enit è bloccata quando oggi più che mai solo dall’estero può venire una boccata di ossigeno al nostro turismo, vista la crisi della domanda interna. Se si consulta la stampa specializzata, anche in Rete, si scopre subito quanto il disagio sia diffuso.
Il turismo parlato, al quale poi non corrispondono fatti concreti, è purtroppo un’abitudine consolidata, anche dalle nostre parti. Un esempio è quello dell’Expo 2015 di Milano, caricato di aspettative parossistiche circa le presenze che dovrebbero arrivare in Riviera. Sembra di ricordare l’Anno Santo del 2000: convegni, progetti, dichiarazioni a non finire, e nemmeno un pellegrino visto fare tappa dalle nostre parti. Per l’Expo 2015 sono stati annunciati mesi fa pacchetti turistici che collegassero la partecipazione all’evento di Milano con itinerari alla scoperta delle eccellenze (gastronomia, motori, wellness, ecc.) incontrabili lungo la via Emilia, da Piacenza a Rimini. Sul sito dell’Apt è consultabile il documento sulle azioni 2015 che mette al primo posto la promozione del progetto “Via Emilia – experience the italian lifestyle”. Si legge in un comunicato ufficiale: “Apt e Unioncamere, in collaborazione con il sistema degli agriturismi, le Strade dei Vini e dei Sapori, i Musei rurali e del Gusto, la Rete rurale hanno predisposto pacchetti turistici ed enogastronomici pensati espressamente per il pubblico di Expo”.
Se si fa una ricerca in Rete è difficile, se non impossibile, trovare traccia di questi pacchetti turistici. E non è presto, la macchina Expo è già partita, si parla di otto milioni di biglietti già venduti. Se i pacchetti ci sono dovrebbero essere proposti sui siti di promo-commercializzazione: se si va sui siti delle varie Unioni (fra cui quella di Costa) non ce n’è traccia, idem su visitemiliaromagna.com, dove non c’è nulla che ricordi l’Expo.
Fra i progetti indicati c’era Wellness Valley – Romagna Benessere: un consorzio di alberghi si è appena costituito ma nella presentazione avvenuta alcuni giorni fa, stando ai resoconti giornalistici, non si è nemmeno fatto cenno all’Expo. Immaginiamo che i pacchetti annunciati alcuni mesi fa siano in corso di realizzazione, ma allora non si può non notare un terribile ritardo.
Se poi si fanno in Rete ricerche sugli alberghi di Rimini, si scopre che solo una dozzina o giù di lì propongono offerte relative all’Expo, ma si tratta di offerte generiche, nessun plus particolare, al massimo la navetta fino alla stazione per prendere il treno.
Guardando ciò che si vede in Rete in questo momento sorge il dubbio che il treno per l’Expo di Milano sia per lo meno in ritardo.