Nel giorno della discesa in campo dei due principali antagonisti per la carica di sindaco di Bellaria Igea Marina, il primo a presentarsi è stato Gabriele Bucci, candidato della coalizione di centrosinistra. Filippo Giorgetti, il presidente uscente del consiglio comunale che, dopo tanti tira e molla è riuscito a farsi nominare dalla coalizione di centrodestra, scenderà in campo nel pomeriggio.

A sostenere Bucci sono una lista civica che porta il suo nome, la lista Alternativa Democratica, promossa dal Pd ma senza simbolo di partito, e la lista Italia in Comune, cioè il movimento politico fondato dal sindaco di Parma, ex grillino, Federico Pizzarotti.

Bucci è subito partito all’attacco parlando di un blocco di potere chiuso, litigioso e divisivo che con l’amministrazione Ceccarelli ha ingessato città. C’è bisogno di un’alternativa politica che liberi la città da questo blocco e restituisca protagonismo ai cittadini. La giunta Ceccarelli – ha insistito Bucci – si è distinta per progetti sbagliati come il lungofiume, per l’assenza di idee, per il vuoto di programmazione.

Un tempo Bellaria Igea Marina era all’avanguardia, con dodici locali notturni e le isole pedonali, adesso è in fondo alla classifica.

Per il rilancio Bucci propone quelli che lui chiama sei progetti sfidanti. Primo: la zona del porto, con una piccola darsena, un’arena per gli spettacoli sulla spiaggia, una rotonda sul mare. Secondo: risolvere i problemi dei concessionari e varare un piano spiaggia, al largo una piattaforma che coinvolga anche le scogliere. Terzo: una città giardino che abbia come obiettivo quello di trasformare la linea ferroviaria in trasporto rapido metropolitano. Quarto: la zona colonie come quartiere turistico del futuro dove sperimentare forme di collaborazione pubblico-privato. Quinto: la valorizzazione dei contenitori strategici, dalla Vecchia Fornace al Palazzo dei Congressi. Sesto: la rigenerazione delle isole pedonali.

Ma per fare tutto ciò occorre una revisione della macchina comunale, dove mancano dirigenti e dove manca un ufficio dedito al reperimento di risorse pubbliche e di capitali privati. Con le sole entrate del Comune si realizza poco o nulla.

Il candidato del centrosinistra ha annunciato anche la volontà di valorizzare al massimo la partecipazione dei cittadini con le istanze (tipo San Marino), con le interpellanze dei cittadini da discuter in apposito questione time, con l’introduzione dei referendum propositivi.

Bucci si propone anche l’ambizioso progetto di favorire la nascita di classe dirigente “da esportazione”, cioè per incarichi e responsabilità fuori Comune. Intanto dovrà vedersela con Filippo Giorgetti e con il centrodestra che certo non ha intenzione di mollare la guida dell’amministrazione.

Piano strategico, atto secondo. Con una conferenza stampa in pompa magna, fatta nel nuovo spazio sotto il porticato di Palazzo Garampi, è stata presentata la nuova fase del Piano Strategico, che ha come traguardo il 2039, cioè i prossimi vent’anni. Che fosse partita questa seconda fase, BuongiornoRimini l’aveva già indicato alcune settimane fa. Attualmente sono in corso circa 300 interviste agli stakeholders della città, la co-progettazione con le scuole, un questionario on-line per cittadini e visitatori, un ufficio“strategico” temporaneo visitabile fino all’estate e attrezzato per raccogliere idee e proposte dai cittadini, un gaming collettivo su Rimini da realizzarsi mediante crowdsourcing di idee e proposte dei cittadini e dei turisti.

La seconda fase di lavoro prevede la costituzione di un Comitato scientifico e l’avvio di laboratori tematici partecipati riguardanti i nuovi ambiti di intervento sui quali Rimini e il suo territorio indirizzeranno il proprio sviluppo futuro. La conclusione delle attività di elaborazione è prevista per l’inizio dell’estate 2020 quando saranno condivisi i nuovi progetti che la comunità riminese avrà individuato come strategici per i prossimi vent’anni.

Se il primo avvio del Piano strategico (quello degli anni 2007-2018) aveva come obiettivi i luoghi fisici della città, - ha spiegato Maurizio Ermeti, presidente del Forum - il nuovo Piano che guarda al 2039 si concentrerà soprattutto su come i riminesi vivono nella loro città. Il passaggio, come indicato dal professor Stefano Zamagni, sarà dall’urbs alla civitas, cioè alle comunità di persone che vivono, abitano e arricchiscono con la loro esistenza il valore di Rimini e del suo territorio.

Alla conferenza stampa erano presenti anche i rappresentanti dei nuovi soggetti promotori, che si sono aggiunti solo recentemente: il professor Sergio Brasini, presidente del Campus di Rimini dell’Università di Bologna, e Massimo Tripuzzi, direttore generale per la Romagna di Credit Agricole, la banca che ha rilevato Carim. Gli altri soggetti promotori restano la Regione Emilia Romagna, il Comune di Rimini, la Provincia, la Camera di Commercio e la Fondazione Carim.

Ermeti ha sottolineato due elementi del lavoro fin qui svolto: in soli 5 anni di operatività vera, dal 2013 al 2018, il territorio di Rimini è stato in grado di attrarre più di 110 milioni di euro: fondi con i quali sono stati poi attivati progetti per la città e il suo territorio per oltre 350 milioni di euro; il secondo risultato importante è stata la partecipazione, ai diversi incontri e momenti di lavoro, di oltre 10 mila presenze.

Ma in questi anni è cambiato il mondo e gli effetti si sono avvertiti anche a Rimini. I cambiamenti su cui si dovrà misurare il nuovo Piano strategico sono i meccanismi della globalizzazione, le dinamiche sociali, le tendenze demografiche, i flussi migratori, la crisi ambientale globale, la rivoluzione tecnologica, i nuovi modelli economici.

Alla conferenza stampa è intervenuto anche l’assessore regionale Raffaele Donini che, oltre a ribadire il sostegno della Regione al progetto di Rimini, ha affermato che la stessa giunta regionale vi ha fatto riferimento quando ha approvato la nuova legge urbanistica, impostata non sui vincoli ma su una visione appunto strategica. Ha anche sostenuto che gli effetti del lavoro svolto si sono visti perché adesso Rimini vince tutti i bandi.

Musica per le orecchie del sindaco Andrea Gnassi che ha così potuto ripetere uno dei suoi slogan preferiti: un pensiero trova le risorse, un pensiero fa vincere i bandi. “Se mi fossi presentato alle elezioni dopo i primi due anni del mio mandato, mi avrebbero impalato sul pennone più alto di Rimini”. Battuta per dire che in Italia la programmazione strategica non la fa nessuno, che occorre aver il coraggio di una visione a lungo termine, che oggi Rimini è orgogliosa dei cambiamenti realizzati. Ha infine sostenuto che oggi le città sono la locomotiva del cambiamento e che Rimini fa parte di questo treno.

Vista da destra, è una manovra ostile per consentire ad Alice Parma di battere il candidato di centrodestra Domenico Samorani. La sinistra ufficiale per il momento tace, ma un eretico (si dichiara antirenziano, deluso dal Pd), l’ex sindaco di Poggio Berni Massimo Raggini, fa capire che sarebbe una manovra intelligente per impedire che Santarcangelo finisca nella mani della Lega.

L’oggetto del dibattito è la neo nata lista AttiVamente, che ha nel simbolo la V dei 5 Stelle e anche due stelline a ricordare il amrchio di origine. Con un post su Facebook hanno fatto outing: “Non nascondiamo certo che molti dei nostri candidati arrivino dal mondo del Movimento 5 Stelle”. Spiegano anche che “Vedere una cittadina come la nostra trattata alla stregua di un paesello da sfruttare in ogni direzione, stringendolo sempre più fra cemento e centri commerciali, ci ha dato la forza per non mollare. E’ evidente ormai che neanche quella giovane donna sulla quale molti cittadini avevano puntato nella speranza di un rinnovamento vero, sia riuscita a non farsi sopraffare dall’idea che la crescita sia solo cemento e grandi strutture, cedendo alle richieste del palazzinaro di turno”. Stando all’ultima frase non sembrerebbe che siano pronti a votare per la Parma al secondo turno, come è stato subito osservato su Noi Santarcangiolesi, la pagina Facebook che sostiene Samorani.

La notizia, certamente rilevante ai fini dell’esito della competizione elettorale, è comunque che i pentastellati, che avevano ufficialmente dichiarato di non presentarsi perché non trovavano i candidati, in realtà si presentano annacquati in una lista civica che nel simbolo ammicca agli elettori grillini e nello slogan “Una nuova idea in Comune” sembra voler fare diretta concorrenza a “Un Bene in Comune” di Samorani. Alle elezioni del 4 marzo 2018 i 5 Stelle avevano preso il 30 per cento dei voti, quindi in gioco c’è un bel pacchetto di elettori. Si tratta però di vedere come si orienteranno senza trovare sulla scheda il simbolo a loro caro.

Sara Andreazzoli, capogruppo uscente dei 5 Stelle, ha fornito questa versione: “Quello che è successo dopo la rinuncia a correre, è stato il motore che ci ha portato a voler provare una strada nuova: gli attestati di stima, gli incoraggiamenti e la richiesta a gran voce di non mollare, di non buttare al vento il lavoro di questi cinque anni fatti da un gruppo di attivisti preparati e disposti al sacrificio.
Abbiamo ricevuto disponibilità alla candidatura da parte di persone che non votano per il Movimento (e che quindi non si sarebbero candidate sotto al logo), persone che anche se di estrazione politica diversa, hanno apprezzato, sostenuto e a volte partecipato attivamente alle battaglie portate avanti in questi anni.
La scelta, vi assicuro, non è stata facile, né indolore. Abbiamo perso qualche compagno di strada, qualche amico, qualche attivista che anche non candidandosi in questo periodo ci aveva aiutato in molti modi, abbiamo davanti una strada tutta in salita, senza il supporto che un partito forte a livello nazionale può dare, e ci ha sempre dato”.

Un’interpretazione originale, o meglio un’interpretazione tutta contraria a Samorani e al centrodestra, viene da Massimo Raggini, uomo di sinistra che negli ultimi anni ha tifato per la crescita dei 5 Stelle in funzione antirenziana e antiberlusconiana.

A suo parere “M5S è stato l’inconsapevole cavallo di troia che ha portato la Lega ad impossessarsi del palcoscenico politico del paese. M5S non ha compreso il disegno strategico della Lega”. Tornando a Santarcangelo, si chiede: “Per quale motivo un M5S dissanguato sul piano politico, etico ed infine elettorale dovrebbe sostenere un candidato Leghista?”.

Ancora più esplicito in una risposta data allo stesso Samorani: “Lei sta facendo a Santarcangelo quello che M5S ha fatto nel paese. Lei consegnerà, se dovesse vincere a Santarcangelo, la Romagna alla Lega salviniana. Un partito che con poco più del 15% amplificato dal Suo prestigio e dal credito che Lei vanta nei confronti delle tante famiglie che ha aiutato, diventerebbe padrone della città”.

Si capisce dunque che l’operazione messa in atto da 5 Stelle di Santarcangelo sarebbe innanzitutto diretta ad impedire l’elezione di Samorani. Probabilmente pensano che senza il simbolo, molti elettori naturalmente di sinistra torneranno alla casa madre. E quelli più orientati a destra, sceglieranno AttiVamente, nuocendo così a Samorani.

Non si erano mai visti in commissione i consiglieri della Lega sostenere con tanta forza una delibera proposta della giunta, fino al punto di sollecitarne la rapida approvazione in consiglio comunale e di votarne anche l’immediata esecutività. La vicenda della nuova sede della questura scompagina le carte e divide anche l’opposizione, perché gli altri consiglieri hanno sollevato più di un dubbio sull’operazione.

Il dibattito, nella sostanza, ha ruotato intorno ad un unico argomento: quello della provvisorietà della soluzione di piazzale Bornaccini. Può considerarsi provvisorio un contratto di locazione della durata potenziale di diciotto anni (nove-nove, in caso di rinnovo)? Come scrisse Giuseppe Prezzolini “In Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio e nulla di più provvisorio del definitivo”. E la massima si attaglia alla perfezione al caso nuova questura di Rimini.

Nel Patto per la sicurezza sottoscritto nel dicembre 2017 da Prefettura, Comuni e Provincia di Rimini con il Ministro dell’Interno Marco Minniti si parlava della realizzazione della Cittadella della Sicurezza in via Ugo Bassi (dove c’è tuttora l’immobile terminato e abbandonato al degrado) e di un trasferimento provvisorio della questura in piazzale Bornaccini. Il trasferimento doveva addirittura avvenire entro il 28 febbraio successivo e l’apertura di via Ugo Bassi entro il biennio 2019-2020.

Le cose non sono andate in questo modo, tutto si è bloccato fino al blitz dei mesi scorsi del sottosegretario alla giustizia Jacopo Morrone che annunciava trionfalmente che era stata trovato una soluzione per la questura, ovvero l’affitto per 18 anni dell’immobile di piazzale Bornaccini, dove erano stati ospitati la Provincia e, fino a poco fa, il Centro per l’Impiego. Si è anche saputo che nel frattempo l’Inail si era ritirata dalla procedura d’acquisto, per sette milioni, dell’immobile di via Ugo Bassi.

Al netto delle feroci polemiche politiche che hanno accompagnato queste ultime puntate della telenovela, il Comune di Rimini ha provveduto a trasferire il Centro per l’Impiego a Palazzo Valloni e, con la delibera passata ieri in commissione e all’ordine del giorno del consiglio comunale del 18 aprile, a concedere il “permesso in deroga” che consentirà alla proprietà, la società Diegaro di Cesena, di compiere i lavori di adeguamento per ospitare la questura. Quest’ultimo passaggio avviene solo ora perché, è stato spiegato in commissione, solo il 18 marzo scorso l’amministrazione ha ricevuto il contratto d’affitto fra lo Stato e la Diegaro.

Perché l’immobile di piazzale Bornaccini possa ospitare la questura, il Comune concede il cambio di destinazione d’uso degli ultimi due piani da residenziale a uffici, consente che il piano interrato cambi destinazione da autorimessa a magazzino, consente pure che la recinzione sia alta tre metri. Per quanto riguarda gli standard, rientrano nei parametri quelli del verde mentre i parcheggi, che mancano, saranno monetizzati. In totale la società, fra standard e oneri, verserà circa 200 mila euro.

Il cambio di destinazione è assolutamente temporaneo, durerà solo per la durata del contratto e al termine dovrà essere ripristinata la situazione precedente (salvo che per gli ultimi piani che restano uffici in modo definitivo).

La discussione, come si è detto, ha ruotato attorno al termine temporaneo. Gioenzo Renzi, di Fratelli d’Italia, ha messo alcuni puntini sulle “i”. Ha osservato che non deve passare inosservato il fatto che l’affitto dell’immobile passa da 237 a 510 mila euro l’anno. Da cosa dipende questo più che raddoppio del canone? “Forse la Corte dei Conti avrebbe qualcosa da dire”. Per non parlare dei parcheggi, che sono stati monetizzati, ma mancheranno nella realtà. Secondo Renzi dovrà essere fatta chiarezza su tutti i passaggi, perché c’è il rischio evidente che la soluzione temporanea possa diventare definitiva. È stato detto che il Ministero avrebbe 30 milioni pronti per acquistare l’immobile di via Ugo Bassi e per ristrutturarlo. “Se è vero, i tempi possono essere brevi, visto che in un anno e mezzo si demolirà e si ricostruirà il ponte Morandi di Genova”. Ma su questi 30 milioni non ci sono certezze: solo il tempo, e gli atti conseguenti, lo potranno confermare.

Renzi ha anche chiesto cosa sta facendo l’amministrazione per garantire che piazzale Bornaccini sia effettivamente una soluzione provvisoria. Rivolgendosi ai consiglieri leghisti, ha infine auspicato un fronte comune della città per ottenere risposte non evasive dal Ministero.Il dirigente Carlo Piacquadio ha spiegato che il contratto d’affitto prevede che lo Stato possa recedere in qualsiasi momento, previo congruo preavviso. I posteri diranno se sarà mai esercitato.

L’assessore Roberta Frisoni, da parte sua, ha ribadito che per l’amministrazione la soluzione definitiva è via Ugo Bassi, e su questo non si discute.

“In tal senso – ha aggiunto - risulta difficilmente spiegabile l’atteggiamento e le parole di uomini del Governo e di forze politiche che su via Ugo Bassi ipotizzano di tutto, salvo non lavorare e attivarsi per l’unica soluzione scritta nelle carte, negli accordi, nei patti, nel buonsenso. Certo è che se perdurasse la labilità circa l’esecuzione degli impegni del Patto relativi a via Ugo Bassi, il Comune di Rimini non esclude di ricorrere a iniziative di tipo amministrativo e politico utili ad avere la chiarezza necessaria per potere dare le risposte obbligatorie alla città di Rimini e ai cittadini riminesi. Ci auguriamo che anche chi fino ad oggi si è impegnato per la soluzione provvisoria di piazzale Bornaccini sia al nostro fianco, con la stessa determinazione, per arrivare ala soluzione definitiva.”. Evidente il riferimento alla Lega.

Sul destino dell’area stazione deve esprime il proprio potere di indirizzo il consiglio comunale, decisioni così importanti per il destino della città non possono essere delegate esclusivamente ad una giunta, che oltretutto sta avviandosi verso il fine mandato. È quanto ha sostenuto con una interrogazione in consiglio comunale il capogruppo di Forza Italia Carlo Rufo Spina, che ha anche raccolto le firme perché in data 2 maggio si tenga una seduta del consiglio comunale esclusivamente dedicata all’argomento.

Secondo Spina la programmazione urbanistica su quell’area, complessivamente 12 ettari, deve tenere conto “di tutte le criticità e dei punti dolenti della città, senza prevedere nuova inutile cementificazione in aggiunta al motore immobiliare previsto quale corrispettivo per FS, e cercando di armonizzare gli interventi nell’area stazione alla luce dei “vulnera” urbanistici esistenti, in primo luogo la “nuova-mai nata e mai nascitura” questura di Via Roma”.

Il Masterplan approvato dalla giunta, parte integrante del protocollo d’intesa da sottoscrivere con le Ferrovie, prevede tre diversi macro interventi: la realizzazione, nell’area dietro l’ex Globo, della sede unica del Comune di Rimini, che andrebbe ad assorbire tutti i servizi dislocati in varie sedi prese in affitto (tranne Palazzo Garampi); la riorganizzazione dell’area del dopolavoro ferroviario dove troveranno posto un centro sportivo e ricreativo, un nuovo polo didattico-culturale (ovvero la nuova sede del Ceis) e l’ampliamento del parco; infine nell’area a mare, tra la fascia ferroviaria, il parco dell’Ausa e Viale Monfalcone, un insediamento residenziale di 15 mila metri quadrati, ovvero il motore immobiliare richiesto dalle Ferrovie dello Stato, che il Comune chiama pudicamente Housing. Un precedente protocollo con le Ferrovie prevedeva 45 mila metri quadrati.

A Spina soprattutto non sta bene che per la sede unica del Comune si preveda una nuova colata di cemento nell’area della stazione. La proposta alternativa, ventilata nell’interrogazione, è che l’amministrazione si muova per acquistare in sede fallimentare l’immobile di via Ugo Bassi, ovvero quello che doveva essere la nuova Questura. Un edificio ampio, ugualmente in posizione strategica, che potrebbe ospitare anche il comando della Guardia di Finanza. “A parte i 15 mila metri di residenziale, che sono il prezzo pagato a Ferrovie per avere la disponibilità delle aree, - sostiene Spina – non si deve pregiudicare l’area della stazione con una nuova cementificazione. L’area dove la giunta pensa di realizzare la sede unica degli uffici può essere utilmente usata come verde attrezzato, nuove piazze, parcheggi, nuova area mercatale . Per cinque giorni alla settimana avremo così un ampio parcheggio e negli altri due giorni la sede del mercato ambulante, liberando così le strade del centro storico”.

In consiglio comunale giovedì sera mancavano sia il sindaco Andrea Gnassi che l’assessore all’urbanistica Roberta Frisoni. A rispondere è stato l’assessore Jamil Sadegholvaad. “La risposta dell’assessore – afferma il capogruppo di Forza Italia – è preoccupante. Ha detto che il Comune non accetterà mai che in via Rosaspina, dove andrà la questura, si stipuli un contratto di affitto per 18 anni. Cosa vuole dire? Che il Comune userà i suoi mezzi di pressione, per esempio la delibera di variazione d’uso, per far saltare l’accordo raggiunto dal Ministero dell’Interno. Un intervento che mira innanzitutto a un obiettivo politico.”

Poiché nell’interrogazione Spina chiedeva anche se gli interventi previsti negli elaborati tecnici saranno oggetto di discussione, modifica e approvazione da parte del consiglio comunale e in quali tempi, al consigliere è stato risposto che poiché saranno necessarie varianti urbanistiche queste approderanno in consiglio. “Ma non basta. – replica Spina – Con le varianti i giochi sono ormai fatti, il consiglio può solo approvare e respingere. Occorre invece che il consiglio comunale discuta preventivamente ed esprima i propri indirizzi”.

Prima dei progetti del Masterplan, che ovviamente avranno tempi lunghi l’accordo con le Ferrovie prevede alcuni primi interventi. Innanzitutto, la nuova piazza pubblica di accesso alla stazione ferroviaria, i cui lavori sono previsti nel 2019. La nuova piazza, che comporterà l’abbattimento dell’ex sede IAT, metterà in collegamento primo binario, capolinea del Metromare, il parcheggio Metropark e la Velostazione. La piazza sarà dedicata a don Oreste Benzi, che nell’area della stazione andava a cercare i senzatetto.

Nel 2020 dovrebbero prendere il via i lavori per il prolungamento del sottopasso centrale della stazione, quello sotto i binari, che sarà accessibile direttamente dalla città, attraverso la hall del Fabbricato Viaggiatori in modo da garantire la massima continuità anche per gli attraversamenti urbani. Miglioramenti anche per il sottopasso del “Parco Ausa” che sarà ampliato e riqualificato al fine di garantire la continuità non solo dei percorsi ciclopedonali ma anche del sistema verde del parco. Riqualificazione anche per il sottopassaggio posto tra via Giovanni XXIII e via Monfalcone (quello che porta l grattacielo). La spesa, di circa 16 milioni, sarà totalmente a carico di Rfi.

Infine, tra gli interventi di prima fase rientra anche la soppressione del passaggio a livello di Via Morri/Via Polazzi a Viserba attraverso la realizzazione di un sottopasso carrabile e di un sottopasso ciclo-pedonale per cui è stimato un costo per i lavori di circa 9 milioni di euro, di cui 5,5 a carico RFI e 3,5 a carico del Comune attinto dai fondi del “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”.

 

Possibile che Rimini, in una classifica che vuole stabilire il livello di BenVivere di una città, risulti solo al 45° posto? Possibile che in un indice che misura la responsabilità civile verso il territorio sia ancora più sotto, al 51° posto? Abbiamo girato le nostre perplessità ad uno degli ideatori di questa nuova classifica pubblicata dal quotidiano cattolico Avvenire. È il professor Lorenzo Becchetti, ordinario di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma, protagonista di quella corrente di pensiero denominata economia civile.

“Gli indici sono una media fra diversi indicatori. In alcuni Rimini ha purtroppo performance negative e quindi, facendo la media, risulta penalizzata. Si prenda ad esempio la legalità e la sicurezza, dove risulta al 94° posto. È evidente che ciò dipende dal fenomeno del turismo che attira a Rimini migliaia di persone, con il conseguente aumento del numero dei reati”. In questo caso siamo di fronte ad una “condanna” storica di Rimini in queste classifiche (vedi le polemiche che sempre ci sono state su quelle del Sole-24Ore). Ma se sul tema della sicurezza Rimini è abituata a frequentare le zone basse delle classifiche, è sorprendente che in fatto di ambiente, turismo e cultura si trova al 64°, indietro rispetto a Forlì Cesena, Ravenna, Bologna. “Guardando nel dettaglio – replica il professor Becchetti – vedo che Rimini è al 95° posto per consumo di suolo. In questo indicatore hanno infatti molta importanza i fattori ambientali. C’è un valore negativo anche per le polveri sottili pm10. Certamente sono indicatori che risentono del forte congestionamento e dal traffico provocato dai notevoli flussi turistici”. Quindi, se la corsa al consumo di suolo è stata bloccata o rallentata, la fotografia che restituiscono i numeri è quella di un territorio comunque compromesso. E, a quanto pare, ciò incide sulle classifiche.

Il professor Becchetti sottolinea gli aspetti positivi (“Rimini nella salute risulta al 6° posto e nell’accoglienza al 20°") e quelli problematici (“Ci sono indicatori negativi sulla partecipazione alle scuole per l’infanzia, addirittura al 100 posto, e sulle barriere architettoniche”). Aggiunge tuttavia che Rimini è pienamente inserita in quell’area del Paese con forte capitale sociale, dove è molto radicato il fenomeno associativo e il mondo del volontariato.

Tuttavia nella classifica sulla responsabilità civile verso il territorio non facciamo una gran figura, attestandoci subito al di sotto della metà classifica. Ma cosa vuole misurare la responsabilità civile? “E’ un indicatore – spiega il professor Becchetti - che tiene conto del principio fondamentale dell’economia civile, per cui il “veicolo” di un sistema socio-economico deve avere quattro (mercato, istituzioni, cittadinanza attiva, imprese responsabili) e non due sole ruote motrici (mercato e istituzioni) per funzionare in modo ottimale. Si tiene conto anche del contributo che i cittadini danno al benessere sociale e alla responsabilità civile di impresa”. Se questi indici hanno un valore, è evidente che per Rimini c’è molta strada da percorrere su questo fronte.

A Bellaria in casa del centrosinistra i giochi sono fatti, fra qualche giorno ci sarà la conferenza stampa ufficiale. Gabriele Bucci sarà il candidato sindaco di quest’area, sostenuto da tre liste civiche: la sua, quella sostenuta dal Pd e una terza che fa riferimento al movimento Italia in Comune del sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Il nucleo fondatore di questa lista è l’associazione Amici di Bellaria Igea Marina, presieduta da Marco Borroni. Quindi Bellaria è un comune dove si vota a doppio turno e dove il Pd non presenta il proprio simbolo. Era questa una condizione posta da Bucci per fare l’alleanza con il centrosinistra, era questa d’altra parte anche la linea politica tracciata dal segretario dem Filippo Sacchetti: dove è necessario per allargare l’alleanza, si può anche rinunciare al simbolo.

Gabriele Bucci, 60 anni, da un anno e mezzo si è proposto come candidato sindaco e in tale veste è intervenuto periodicamente sui problemi della città. Una marcia per molti mesi quasi solitaria, che passo dopo passo è riuscita ad ottenere la benedizione di un centrosinistra alla ricerca di qualcuno o qualcosa a cui aggrapparsi dopo due sconfitte consecutive. Non è un neofita della politica, anche se probabilmente a livello provinciale lo ricordano più come direttore dell’Associazione Albergatori di Rimini, ruolo che ha ricoperto dal 1994 fino al 2011. Negli anni Ottanta e Novanta è stato consigliere comunale per i Verdi, e poi del Psi. Quindi con questa candidatura ritorna nell’alveo del centrosinistra, dopo la scappatella a destra nel 2009 per sostenere Enzo Ceccarelli. Lui oggi rivendica la propria indipendenza e la propria estraneità a blocchi di potere o centri di interesse economico. Sostiene essere questa la condizione migliore per dedicarsi per cinque anni all’impegno civico. Lo potrà fare a tempo pieno perché adesso, come dice lui, di mestiere fa il “bon vivant”. Per rimarcare la propria indipendenza, in queste settimane di trattativa con il Pd si è preso il lusso di chiedere un incontro con i 5 Stelle (effettuato) ed anche con la Lega (respinto al mittente). La sua pagina Facebook Votabuccisindacodibellariaigeamarina è ancora una sorte di terra desolata con appena 78 like (ne aveva 53 un anno fa). Bucci anticipa che nel proprio programma ci sarà la proposta di nuove forme di partecipazione politica da parte dei cittadini (con qualcosa di simile alle istanze d’Arengo di San Marino) e il forte sostegno pubblico al volontariato civico.

Se in casa del centrosinistra stanno scaldando i motori per la campagna elettorale ormai imminente, dalle parti del centrodestra stanno ancora litigando sul nome del candidato. Forza Italia propone Filippo Giorgetti, già assessore nella prima giunta Ceccarelli e presidente uscente del consiglio comunale. Sul suo nome è subito scattato il veto di Obiettivo Comune (la lista di Medri e Giovanardi) ed anche dell’Udc, o come viene chiamato a Bellaria il Clan dei Bordonchiesi. Il sindaco Ceccarrelli, che vuole dire l’ultima parola sul nome del proprio successore, è sensibile a questi veti perché, a suo giudizio, Giorgetti ha pregiudicato la propria candidatura rifiutandosi di accettare di svolgere il ruolo di vice sindaco in questo ultimo anno di legislatura. Avesse fatto il vice sindaco sarebbe stato il candidato naturale, adesso non è più naturale. Nell’impasse è stato lanciato il nome del cardiologo Daniele Grosseto, ma sembra più il classico ballon d’essai che una candidatura reale. Oltretutto fra i due, Giorgetti e Grosseto, ci sarebbe imbarazzo reciproco ad accettarla l’incarico a scapito dell’altro, perché esiste un’antica amicizia fra le due famiglie. Un problema, secondo i rumors circolati a Bellaria, sarebbe anche la volontà di Ceccarelli di non abbandonare le stanze dell’amministrazione, rivendicando un ruolo di assessore nella futura giunta. In questa situazione la Lega, partito che ha i voti del simbolo ma non ha uomini da proporre, sta a guardare in attesa che si risolva la battaglia fra le diverse anime centriste della coalizione. Dovesse saltare Giorgetti, potrebbero ritornare in campo le già ventilate candidature di Michelle Neri, assessore, o del civico Roberto Mazzotti, dirigente nazionale del Credito Cooperativo in pensione.

A Bellaria Igea Marina il Movimento 5 Stelle non darà forfait come fatto a Santarcangelo e a San Giovanni in Marignano. Danilo Lombardi assicura che la lista è già stata inviata ai vertici del Movimento per la necessaria certificazione. Inutile chiedere il nome del candidato sindaco, loro, i paladini della trasparenza, non lo riveleranno se non a giochi fatti. Aggiungono solo che hanno aperto la lista alla società civile, ma che hanno risposto solo due persone.

Ecco un’altra classifica con cui fare i conti. È una classifica speciale che vuole misurare il nostro Benvivere e la Responsabilità civile nei confronti del territorio. Il pensiero è immediato: ecco finalmente una classifica in cui Rimini potrà eccellere. L’hanno messa a punto, per il quotidiano cattolico Avvenire, tre economisti della scuola dell’economia civile, rappresentata da Stefano Zamagni, appena assurto alla carica di presidente della Pontificia Accademia per le scienze sociali. Gli economisti sono Lorenzo Becchetti, Luigino Bruni e Vittorio Pelligra.

“La nostra idea – scrive Becchetti su Avvenire - è molto semplice e attualizza i risultati più recenti in materia di determinanti di soddisfazione e senso della vita. Le persone possono avere un potenziale enorme (reddito, salute, istruzione) e possono vivere in territori "civilissimi" (privi di corruzione e di ostacoli alla libera iniziativa). Ma se poi passano il tempo sdraiate sul divano manca quell’"ultimo miglio" del benessere rappresentato dalla generatività in atto, ovvero dalla capacità della propria vita di essere utile a qualche altro essere umano. I nostri indicatori vogliono contribuire al dibattito suggerendo che il fine di una comunità umana che vuole essere ambiziosa dovrebbe essere proprio quello della generatività di tutti i suoi membri, soprattutto quelli più ai margini o in difficoltà. E che in futuro temi come soddisfazione e senso della vita e generatività dovrebbero diventare sempre più centrali nelle politiche economiche nazionali e locali”.

Lunga premessa d’obbligo per poter meglio valutare i risultati. Prendiamo il primo indice, quello del Benvivere: siamo al 45° posto, poco più della metà classifica. Ci potremmo accontentare se non scoprissimo che Ravenna è al 12° posto e Forlì-Cesena al 22°. Bologna addirittura è nella top ten, all’ottavo posto.

Corriamo subito a verificare l’indice di responsabilità civile: qui addirittura siamo al 51° posto, anche in questo caso Ravenna, Forlì-Cesena e Bologna ci precedono, con i ravennati che sono balzati al 5° posto.

Scendiamo nell’analitico, guardando i risultati dei cinque Focus. Il primo riguarda le tendenze demografiche. Siamo al 54° posto e le altre province romagnole e il capoluogo sono dietro di noi. La classifica è compilata prendendo in esame alcuni indici demografici relativi al 2016. Con un po’ di apprensione esaminiamo il focus relativo alla salute psichica, leggendo con attenzione che “Questo focus ha come obiettivo quello di cogliere la coda negativa del benessere soggettivo e della soddisfazione di vita, identificando quegli aspetti propri del malessere psicologico”. Bene, siamo sempre al 54° posto, Forlì-Cesena è al 49° mentre Ravenna (66) e Bologna (65) se la passano peggio di noi.

Arriviamo così alla parola magica usata dal professor Becchetti, generatività, cioè la capacità di incidere positivamente nella vita di altri esseri umani. In un primo momento si prende in esame la generativa in potenza che è l’insieme delle condizioni individuali necessarie per essere potenzialmente generativi (reddito, salute, istruzione). Cominciamo a respirare: siamo al 12° posto, ma i cugini forlivesi sono al 7°, i ravennati al 311° e Bologna scala la top ten conquistando il secondo posto.

Riflettori puntati sulla generatività in atto che “identifica il processo di attivazione individuale e considera tutti i comportamenti generativi dei singoli e l’insieme delle azioni individuali grazie alle quali il processo generativo è in essere”. Rimini è al 25° posto, mentre Ravenna si piazza addirittura al quinto. Per essere generativi, bisogna che sul territorio ci siano le condizioni. Qui andiamo proprio male: scendiamo al 76° posto, mentre Forlì-Cesena è al 24°, Ravenna al 14° e Bologna si piazza ancora una volta nella top ten, all’ottavo posto. Impossibile poter elencare tutti gli indicatori che sono stati usati per giungere a queste conclusioni: si va dall’emigrazione ospedaliera al spesa comunale procapite per famiglie e minori, dalle isole pedonali alla dispersione della rete idrica, dalla densità di verde all’esposizione al rischio frane. Fatto è che secondo questa ricerca nel nostro territorio non ci sono le condizioni concrete per potersi occupare al meglio degli altri. Certamente non è un bel complimento.

La ricerca prende poi in esame dieci “domini” che sono demografia e famiglia, impegno civile, ambiente, cultura e turismo, servizi alle persone, salute, legalità e sicurezza, lavoro, economia e inclusione, capitale umano e accoglienza.

Impossibile riportarli tutti, ciascuno può esaminare l’intera ricerca a questo link. Però su Rimini sono si può non andare a verificare subito come siamo messi quanto a “ambiente, turismo e cultura”. Con l’avvertenza che questo indice ha preso in esame i dati riferiti “all’energia sostenibile, alla raccolta dei rifiuti, all’inquinamento dell’aria, all’inquinamento e allo spreco dell’acqua, alla promozione di buone pratiche di cura del territorio, alla promozione del paesaggio e dei beni culturali, con un importante accento sull’aspetto della cultura come strumento imprescindibile per prendersi cura dei propri territori.” Ebbene Rimini è al 64° posto, Forlì-Cesena al 42°, Ravenna al 17°, Bologna al 21°. Meno male che siamo al 6°posto per quanto riguarda la salute e al 20° posto per l’accoglienza. Siamo in buona salute e accoglienti, per il resto possiamo solo migliorare.

(Santarcangelo) Quando Domenico Samorani presentò la sua candidatura per il centrodestra, Mario erbetta e Cinzia Salvatori erano in prima fila ad applaudire. E avevano dichiarato che lo avrebbero sostenuto.

Le cose sono cambiate: oggi Erbetta annuncia che Rinascita Civica corrrerà da sola e avrà come candidato sindaco Cinzia Salvatori. "La decisione - si legge in una nota - è stata presa dopo la verifica di una impossibile convergenza, allo stato attuale, con la compagine che appoggia Samorani, persona di cui abbiamo stima. Il nostro percorso culturale e la volontà di rimanere coerenti allo stesso ci impone questa scelta dolorosa ma necessaria".

Stando a indiscrezioni, lo staff di Samorani non gradiva che Rinascita Civica fosse presente con una propria lista e con il proprio simbolo.

"Rinascita Civica - continua il comunicato - è prima di tutto un movimento di pensiero e non la classica lista che nasce e muore dopo una tornata amministrativa. La nostra ambizione è quella di portare nel mondo politico una visione culturale diversa, quello che noi definiamo il germe della Rivoluzione Conservatrice. Si parte quindi da Santarcangelo di Romagna con la volontà di far bene capire ai cittadini la nostra identità che è di centrodestra senza se e senza ma".

Siamo una provincia povera. Se si guardano le dichiarazioni dei redditi dei riminesi relative al 2017, la conclusione è questa. In media a Rimini abbiamo dichiarato 17.425 euro contro i 20.670 euro della media nazionale. Le medie ovviamente non dicono tutto: c’è a Rimini chi supera i 18 mila, ci sono Comuni che vanno peggio, non solo quelli dell’entroterra dove abbondano i pensionati, ma anche quelli costieri come Bellaria, dove il reddito medio è di 16.201 euro. Ricordiamo che si tratta di redditi lordi, cioè prima del prelievo Irpef. Nessuno ci crede, tutti pensano immediatamente a un’enorme sacca di evasione fiscale.

Per verificare se l’ipotesi dell’evasione fiscale ha un qualche fondamento, bisogna scendere nell’analitico, Prendiamo come esempio il capoluogo, Rimini.

CATEGORIE

CONTRIBUENTI

REDDITO

REDDITO MEDIO

Dipendenti

61.595

1.109.657.589

18.015

Pensionati

36.578

622.719.268

17.014

Autonomi

2.393

106.307.339

44.424

Imprenditori

Contabilità ordinaria

374

12.352.532

33.028

Imprenditori contabilità semplificata

3.390

64.784.887

19.110

Redditi da partecipazione

8.305

146.531.732

17.643

Su 109.001 contribuenti che hanno dichiarato un reddito imponibile, i lavoratori dipendenti sono 61.595, con una media di reddito di 18.015 euro. Del reddito dei lavoratori dipendenti nulla sfugge al fisco, c’è la busta paga mensile a certificare. Lo stesso si può dire dei 36.578 pensionati che hanno dichiarato un reddito di 17.014 euro.

Vediamo allora i lavoratori autonomi. Sono 2.393 ad avere presentato la dichiarazione per una media di reddito di 44.424. E’ immaginabile che qui ci siano talune categorie di professionisti (notai, avvocati, architetti, ingegneri, ecc.) che possono contare su redditi superiori alla media. Gli imprenditori con contabilità semplificata (nel reddito entrano i proventi effettivamente incassati) sono 3390 con una dichiarazione media di 19.110. I 374 imprenditori con contabilità ordinaria hanno invece dichiarato un reddito medio di 33.028 euro. Vi sono infine i redditi da partecipazione: una persona ha una quota in una società e a fine anno incassa gli utili. In questo gruppo vi sono 8.305 contribuenti, con un reddito medio di 17.643 euro.

Si può completare il quadro scattando un’altra fotografia. Si scopre così che 1.081 contribuenti hanno dichiarato un reddito pari o inferiore a zero. È interessante notare che il gruppo più numeroso di contribuenti (ben 35.871) è quello che ha dichiarato un reddito fra 0 e 10 mila euro. Quasi altrettanto affollato è il gruppo che dichiara fra 15 e 26 mila euro: 32.693. Sono decisamente più scarsi i gruppi che comprendono i contribuenti fra 75 e 120 mila euro (1683) e quelli oltre i 120 mila euro: solo 818.

Facendo un confronto con i redditi del 2016, si vede che sono aumentati lievemente i redditi di dipendenti e pensionati, che i redditi da lavoratori autonomi sono cresciuti del 2,15 per cento, che sono in calo i redditi di imprenditori e i redditi da partecipazione.

Si consideri anche che, stando al rapporto della Camera di Commercio, i depositi bancari nel 2017 sono cresciuti del 2,9 per cento.

Guardando al panorama della provincia, si vede che sopra i 18 mila euro ci sono solo, oltre a Rimini, Montegridolfo e San Giovanni in Marignano; Riccione e Santarcangelo sono sopra i 17 mila. Il Comune più povero in assoluto è Casteldelci con una media di 11.974

Ecco la tabella con tutti i dati.

 

reddito medio €

n.reddito < = 0

n.reddito 0/10mila

n.reddito 10/15mila

n.reddito 15/26mila

n.reddito 26/55mila

n.reddito 55/75mila

n.reddito 75/120mila

n.reddito >120mila

Bellaria

16.201

158

5.263

2.354

4.109

2.295

214

123

70

Casteldelci

11.974

0

121

66

92

22

0

0

0

Cattolica

17.295

149

4.510

2.027

3.691

2.317

357

182

83

Coriano

16.232

79

2.468

1.229

2.433

1.329

102

60

32

Gemmano

13.936

8

311

153

219

103

10

0

0

Maiolo

15.229

7

206

90

176

95

4

0

0

Misano

16.539

123

3.238

1.608

2.964

1.612

165

128

52

Mondaino

16.104

4

334

185

326

141

12

9

5

M.fiore

16.382

23

514

269

505

235

21

12

6

M.gridolfo

18.464

10

196

112

244

113

11

8

6

M.scudo-M.colombo

15.765

28

1.507

665

1.470

746

36

33

6

Morciano

16.775

69

1.510

769

1.698

880

77

51

17

Novafeltria

17.093

62

1.546

765

1.745

973

67

41

15

Pennabilli

14.832

30

714

324

727

323

21

6

0

P.Torriana

16.709

52

1.075

570

1.322

617

46

25

15

Riccione

17.609

305

8.941

4.407

7.601

4.696

565

426

198

Rimini

18.193

1.081

35.871

15.908

32.693

22.172

2.294

1.683

818

Saludecio

15.248

16

721

361

725

288

18

14

4

S.Clemente

16.666

48

1.162

623

1.379

620

47

30

16

S.Giovanni

18.069

69

2.118

1.108

2.235

1.233

112

85

50

S.Leo

14.890

24

752

326

621

283

28

16

6

S.Agata

16.485

12

482

258

596

250

21

5

5

S.Arcangelo

17.779

176

4.831

2.478

5.233

3.059

291

204

88

Talamello

16.515

6

225

125

278

153

6

0

0

Verucchio

16.947

66

2.140

1.022

2.514

1.325

103

62

18

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