Mercoledì, 30 Ottobre 2019 15:09

I corridori di Sanpa alla maratona di New York

(Rimini) A New York per tagliare il traguardo della maratona e tornare ad affrontare la vita a viso aperto. E’ con questo spirito che il San Patrignano Running Team prenderà parte anche quest’anno alla Maratona di New York. Domenica 3 novembre saranno dieci gli atleti della squadra della comunità di recupero che grazie agli sponsor Kappa e Cimberio, parteciperanno alla maratona più famosa del mondo per dimostrare che insieme, con disciplina e impegno, è possibile raggiungere qualsiasi obiettivo.
Non a caso il progetto si chiama “Oltre il traguardo”, a simboleggiare quanto questa partecipazione vada ben aldilà della semplice volontà di partecipare e portare a termine la gara. La corsa è una fedele metafora della Comunità, dove il percorso è fatto di tanta fatica e momenti di difficoltà, ma anche di molte soddisfazioni come il superamento dei propri limiti. Una sfida entusiasmante ma complessa perché i ragazzi di San Patrignano, dopo un passato di droga ed emarginazione, si affacciano ad una competizione sportiva unica nel suo genere. Sono circa una trentina quelli che fanno parte della squadra, ma solo parte di loro, dopo mesi di allenamento, ogni anno arriva a New York.
Con i dieci ragazzi di quest’anno, salgono a 63 le persone della comunità portate negli Stati Uniti attraverso questo progetto. “Si tratta di un importante progetto di raccolta fondi, che ci permette da un lato di trovare un determinante sostegno alle attività della comunità e dall’altro di dare una incredibile opportunità ai nostri ragazzi - spiega Virgilio Albertini, responsabile del San Patrignano Running Team che accompagnerà il gruppo nella Grande Mela – Pensare che ragazzi entrati in comunità senza alcuna fiducia nella vita, oggi abbiano la voglia e la forza di affrontare una gara tanto impegnativa è per noi già una vittoria. Poco ci importa dei tempi che riusciranno a fare, nonostante sin qui siano sempre riusciti tutti a portarla a termine. Un risultato che è frutto anche dei tanti allenamenti curati dal nostro allenatore Enrico Benedetti e della partnership tecnica con il team Rosa Associati che per primo credette in questo progetto”.

(Rimini) Arrivano a Cattolica grazie al bando lanciato da regione Emilia Romagna 3 milioni e 300 mila euro per la costruzione del nuovo lungomare. “Un nuovo waterfront che da levante legherà tutto il litorale cittadino, in un una nuova dimensione urbanistica, fino al porto pescherecci e marina nuova. Un progetto verde, che mette insieme sabbia, legno, sostenibilità, qualità della vita di cittadini e turisti. Un'iniziativa in grado di rilanciare la destinazione Cattolica a livello italiano e internazionale, promossa da Regione e amministrazioni locali. Un lungomare che farà parte dei 100 km del litorale più bello del mondo", ha sostenuto il presidente della regione Stefano Bonaccini, durante la presentazione del progetto, svoltasi oggi a Rimini. “Compito di associazioni di categoria, imprenditori, albergatori, bagnini di Cattolica è raccogliere questa sfida, anche e soprattutto, sul piano dell'innovazione e della creazione di un prodotto turistico competitivo. Dobbiamo fare un passo indietro rispetto agli interessi particolari di ognuno di noi, per farlo fare in avanti alla città e a cittadini e turisti. L'obiettivo di ognuno di noi deve essere fare cose nuove e mai viste in passato. Creare una nuova offerta a che riesca ad attirare a Cattolica un turismo di qualità e sempre più numeroso. Confcommercio Cattolica è pronta ad affrontare la sfida, raccogliendo l'invito di Regione, sindaco Mariano Gennari e amministrazione comunale", commenta il presidente di Confcommercio Cattolica, Giacomo Badioli.

Mercoledì, 30 Ottobre 2019 09:59

30 ottobre

Meningite, ricoverata studentessa | Scout speed, strage di multe | Valmarexit

(Rimini) Dehors, sulla stretta della soprintendenza il sindaco di Rimini ha inviato oggi una lettera all’architetto Vincenzo Napoli. Tre anni fa, infatti, il comune di Rimini ha approvato un regolamento che ora la soprintendenza vorrebbe superare, eppure ricorda Gnassi nella sua lettera, “il lavoro di redazione del Regolamento è stato effettuato in stretta collaborazione con la Soprintendenza e ha tenuto conto, in primis, delle esigenze della tutela e valorizzazione del centro storico con la consapevolezza che la riappropriazione della città da parte dei cittadini e dei turisti non poteva prescindere dalla fruizione e dalla vitalità degli spazi urbani”.
L'Amministrazione Comunale, spiega Gnassi, “ha connotato i propri anni di mandato per la propria massima tensione al superamento dell'immagine di una città fratturata e frazionata, una tensione che ha posto tra i suoi obiettivi strategici fondamentali, intraprendendo un impegnativo e ambizioso percorso di recupero e valorizzazione della propria identità storica, culturale e architettonica. Il tema della tutela e della riqualificazione del patrimonio architettonico, artistico e della rigenerazione delle infrastrutture culturali si inserisce prepotentemente nel cuore questa nuova visione urbana, incentrando la propria attenzione su quelli che sono i veri e propri “motori culturali” che hanno lo scopo precipuo di offrire una nuova visione e un utilizzo del centro storico, sia in termini di identificazione e fruibilità per i cittadini, che di attrazione storico/turistica”.
“La vera sfida culturale della Città di Rimini è dunque questa: gestire, organizzare e mettere in rete un inedito, consistente patrimonio di luoghi riqualificati e rigenerati, potenzialmente in grado di attrarre in città centinaia di migliaia di nuovi viaggiatori. E, contemporaneamente, ridisegnare la 'skyline' dell'identità collettiva, restituendo alla comunità spazi culturali mai usufruiti da intere generazioni e dunque occasioni di fare e produrre cultura sia direttamente che in maniera indotta”.

“Questo incessante lavoro di cucitura è strategico e strutturale, legato a doppio filo con la pianificazione dello sviluppo della città, che mira a sostituire i “motori immobiliari” con una rete di importanza internazionale di “contenitori culturali”. L'integrazione strutturata tra proposte culturali e turistiche è diventata, dunque, un driver di lavoro da cui Rimini non può e non vorrà più prescindere. In questa fase strategica di transizione, si è instaurata tra l’Amministrazione Comunale e la Soprintendenza una proficua e continua collaborazione che ha portato ad importanti risultati in termine di valorizzazione del patrimonio storico di Rimini in linea con l'idea di Città che è alla base del mandato di questo Ente”.
“Il rilancio della parte storica, con la recente riapertura al pubblico dello storico Teatro Galli, con la creazione della nuova Casa del Cinema ex cinema Fulgor, con lo svincolo di Piazza Malatesta da funzioni inappropriate attribuitele, con l’apertura di Castel Sismondo, con la realizzazione della piazza sull’acqua all’invaso del Ponte di Tiberio, con il Porto Antico e la Rimini romana, offre solide leve sulle quali fare pressione per promuovere e consolidare il processo di trasformazione in atto. La pedonalizzazione dell'area compresa tra il Castel Sismondo e il Teatro Galli, con l'eliminazione dei parcheggi, rientra tra gli obiettivi del Masterplan e del Piano Strutturale Comunale approvati dal Comune di Rimini, per restituire in prima istanza la qualità dei suoi spazi aperti, liberando la superficie dalla sosta delle auto, limitandone fortemente l'uso e pedonalizzandone intere parti. In altre parole, Rimini ha affrontato e sta affrontando uno dei più grandi progetti di riqualificazione e di ‘liberazione’ del centro e del proprio patrimonio storico e artistico attualmente in corso nel Paese. E’ proprio in questo ambito, coerentemente con le progettualità sopra richiamate, che l'Amministrazione Comunale ha approvato il "Regolamento dei dehors nel centro storico" con deliberazione del Consiglio Comunale n.12 del 03/03/2016”.
“Il lavoro di redazione del Regolamento è stato effettuato in stretta collaborazione con la Soprintendenza e ha tenuto conto, in primis, delle esigenze della tutela e valorizzazione del centro storico con la consapevolezza che la riappropriazione della città da parte dei cittadini e dei turisti non poteva prescindere dalla fruizione e dalla vitalità degli spazi urbani. La collocazione di arredi all’aperto si inserisce, pertanto, in una visione precisa che contrappone al degrado, alla paura e al timore dei tempi d’oggi, la socialità e la riappropriazione degli spazi pubblici riqualificati come luogo di incontro. Spazi e luoghi oggi liberati dal soffocamento di auto, dal degrado di intere aree riqualificate da occupazioni invasive sia temporanee che permanenti. In questo contesto l’individuazione attraverso apposito regolamento di precisi e cogenti criteri per la collocazione di dehors ha favorito la fruizione del patrimonio artistico e monumentale prima di fatto limitato e impedito. E in questo contesto e per questa via è stato perseguito l’obiettivo di favorire l’aggregazione sociale nei contesti urbani costituisce una delle principali risposte al tema della percezione della sicurezza urbana. Queste strutture leggere, sempre reversibili e di elevato livello estetico, sono chiamate ad assolvere ad un importante ruolo: circoscrivere l’occupazione selvaggia di auto, e rifunzionalizzare luoghi e attività nel nome delle relazioni tra persone. In altre parole, essi hanno persino liberato e circoscritto spazi prima impediti ad una vera e libera fruizione dei cittadini. Queste stesse strutture hanno così favorito la dinamicità e vitalità del centro storico e offrire un servizio ai cittadini e ai numerosi turisti che visitano la nostra città”.

“E’ opinione dell’Amministrazione che questo risultato, tanto apprezzato anche da altri Comuni italiani, sia stato possibile solo grazie alla collaborazione tra Comune e Soprintendenza che ha consentito di coordinare le necessità di tutela e del centro storico con le esigenze di rigenerazione e degli spazi urbani. In merito alle risultanze di diverse verifiche effettuate su alcuni dehors del centro storico che risulterebbero realizzati in contrasto con le prescrizioni impartite e le autorizzazioni rilasciate sulla base del regolamento approvato nel 2016, si deve ricordare, come l’articolo 17 del Regolamento sui dehors (capitolo “Sanzioni”), preveda, per i casi di mancata osservanza delle prescrizioni impartite, il mancato rinnovo dell’autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico per l’annualità successiva. Questa è, di fatto, come sancito dal Regolamento, una sanzione già di per sé adeguata per le violazioni perpetrate, mentre il pregiudizio indiscriminato per tutta la categoria degli esercizi pubblici non potrebbe esserlo”.
“Le limitate e individuate difformità rispetto alle indicazioni e prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzativi non possono e non devono mettere in discussione i risultati prodotti in questi anni che, oltre ad aver rivitalizzato un’economia in stallo, ha portato alla valorizzazione e al miglioramento del decoro del centro storico con grande apprezzamento da parte della collettività”.
“Va sottolineato ancora una volta come il regolamento in vigore (approvato con il parere della Soprintendenza) sia preciso, severo, rigoroso, al punto da imporre l’uso dei materiali e di misure, la scelta dei colori, il rispetto di prescrizioni tecniche. In base a quanto disciplinato, si è positivamente modificato il volto delle situazioni commerciali in Città, in precedenza caratterizzate non raramente da poca qualità (si pensi solo all’occupazione di suolo pubblico e a all’utilizzo scriteriato di manufatti invasivi e in plastica). Ora invece il contesto è mutato, presentando un insieme di strutture coordinate e persino semplificate. Si ponga l’occhio attualmente alla evidente diminuzione numerica di tali strutture rispetto al recente passato in cui non esisteva alcuna disciplina regolamentare (un esempio per tutti, Piazza Tre Martiri). Inoltre, non si può negare che l’effetto più apprezzabile generato dal Regolamento sui dehors - che ha richiesto e imposto canoni, prescrizioni e criteri -, sta nel fatto che gli imprenditori si sono spinti in investimenti economici importanti, considerata la qualità richiesta per la realizzazione degli stessi. Essi si sono fattivamente impegnati nel miglioramento estetico degli spazi esterni nel rispetto delle prescrizioni impartite dalla Soprintendenza. Una loro indiscriminata penalizzazione, nonostante gli sforzi che hanno fatto, sarebbe non solo un errore capitale, ma configurerebbe l’esposizione di tutti i soggetti, compresa l’Amministrazione Comunale, a contenziosi di natura risarcitoria con possibili, quanto imprevedibili, sul piano delle conseguenze, ripercussioni sul piano delle responsabilità penali e erariali”.

“È per questa ragione che siamo a confermare come codesta l'Amministrazione intenda proseguire nelle rigorose linee tracciate dal Regolamento in discorso, che tutela e disciplina in maniera finora adeguata la materia dell’installazione dei dehors sul suolo pubblico, ritenendo che le attività di rilascio delle autorizzazioni e quella di controllo della loro attuazione siano il risultato di un’azione in totale sinergia con la Soprintendenza, pur specificando che sono funzioni e attività di propria competenza”.
“Infine, un ulteriore tema di riflessione è offerto dalla situazione generale di quei dehors autorizzati con carattere di stagionalità, nonostante la richiesta originaria fosse a titolo permanente, i cui titolari, pur avendo rispettato integralmente le prescrizioni autorizzative, sono stati invitati, al di fuori del perimetro di competenza e al di là di quanto previsto dal Regolamento in discorso, a disallestire le dotazioni alla data del 31 ottobre. Un tema che, anche per la vicinanza temporale, ha necessità di un rapido e positivo chiarimento. In questo senso, per le ragioni sopra esposte e per buoni risultati dimostrati nel corso del periodo autorizzato in termini di ricaduta generale, l’Amministrazione Comunale conferma, per competenza e per diritto, le concessioni in termini di durata annuale delle suddette strutture denominate dehors”.

(Rimini) Oggi il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica si è riunito a Novafeltria. A tema la tutela della pubblica incolumità e i danni alle aziende del settore zootecnico, in relazione alla diffusione di lupi e ungulati. Sia il Questore che il Comandante Provinciale dei Carabinieri hanno evidenziato il calo dei reati contro il patrimonio nell’area geografica di riferimento, con l’unica eccezione del mese di novembre per il Comune di Santarcangelo di Romagna in concomitanza con la Fiera di San Martino. Fiera che è stata anche all’attenzione del Comitato odierno, dal quale sono scaturiti – tra le altre attività – la necessità di un’azione di presidio e vigilanza ai varchi senza per questo “chiudere la città” e l’esigenza di contrastare “a monte” la presenza dei venditori abusivi e delle loro merci.
La presenza del Presidente della Provincia ha poi consentito di affrontare anche i problemi correlati alla viabilità, non solo sul fronte dei sistemi di controllo (autovelox) per i quali il Prefetto ha sottolineato la necessità di una documentata sussistenza dei presupposti, ma anche sul versante della sicurezza e della percorribilità, con riferimento alle risorse destinate alle arterie del territorio. In relazione alla viabilità e ai segnalati dissesti idrogeologici, il Prefetto ha comunque assicurato la convocazione di specifici incontri.
Particolarmente ampia ed articolata è stata la discussione sulla presenza dei lupi e degli ungulati nell’area geografica in argomento e sui danni provocati alle coltivazioni e agli allevamenti. Diversi i punti di vista emersi da una disamina sia tecnica (veterinario, esponente regione, carabinieri forestali, etc.) sia esperienziale (gli Amministratori Locali), con la consapevolezza di affrontare situazioni complesse ai fini di una soluzione efficace. Su tale tema si è comunque convenuti sull’esigenza di istituire un tavolo tecnico e sulla necessità di approfondire la normativa vigente in materia (nazionale e regionale) anche al fine di valutare concretamente la possibilità di proporre modifiche in sede legislativa.

(Rimini) Sono 6476 violazioni per eccesso di velocità rilevate e sanzionate dallo Scout Speed in dotazione alla Polizia locale di Rimini. Un numero consistente, specie se si pensa che la violazione dei limiti di velocità non solo è tra le maggiori cause di incidenti stradali ma che è nel contempo quella che ne determina i peggiori effetti. "Tutti i crash test – è il commento del Comando della Polizia locale riminese – si svolgono avendo come parametro una velocità di 30 km/h, una velocità che può superficialmente apparire irrisoria ma che è più che sufficiente a provocare danni e lesioni anche mortali." Il superamento dei limiti previsti dal codice della strada in ambito urbano continua infatti ad essere, come le statistiche nazionali rilevano, tra le maggiori cause di incidente stradale raggiungendo, assieme alla mancata precedenza e alla distrazione, ben il 40,7% dei casi anche nel 2018.
E' per questo che, in attesa della definizione del percorso giuridico in atto che sancisca la liceità o meno dell'utilizzo dello Scout Speed in modalità dinamica – è attesa nei primi mesi del 2020 la sentenza della Corte di Cassazione chiamata ad esprimersi in maniera dirimente sull'argomento messo in discussione da diverse sentenze specie di giudici di Pace – lo Scout Speed riminese è tornato a controllare il rispetto delle regole sulle strade comunali con il suo utilizzo in modalità statica e l'adozione di tutte le prescrizioni previste dal regolamento ad iniziare dal posizionante dei cartelli di preavviso posizionati o a 80 metri sulle strade urbane o a 150 negli altri casi dal luogo in cui l'autovettura coi colori istituzionali della Polizia locale sta operando.
Come si ricorderà lo Scout Speed in dotazione a molte delle Polizie locali italiane è sostanzialmente un autovelox montato a bordo di un mezzo di servizio, capace di analizzare e misurare le velocità dei veicoli sia in modalità statica sia in modalità dinamica, mentre cioè il veicolo è in movimento. Un sistema che è entrato a pieno titolo tra le strumentazioni in dotazione alla Polizia locale riminese per richiamare tutti alla necessità del rispetto del codice della strada in una logica dissuasiva e non solo repressiva.

"Nella programmazione del servizio – spiega l'assessore alla Sicurezza, Jamil Sadegholvaad – importante è la sinergia con i cittadini, che non mancano di segnalare luoghi e orari in cui maggiormente i limiti di velocità sono ignorati ed anche il loro apprezzamento quando vedono gli operatori all'opera. Tutti i servizi fatti si sono svolti in aree urbane ed extraurbane dove più frequenti sono state le segnalazioni, gli esposti e le richieste di un controllo elettronico dell'eccesso di velocità sugli automezzi. Le quasi 6500 sanzioni elevate in questi mesi del 2019 confermano purtroppo questo quadro. Proseguiremo nelle prossime settimane questo tipo di controllo sulle strade"
Sono state 48 da inizio anno le segnalazioni raccolte e formalizzate dall'Ufficio relazioni con il pubblico, molte di più quelle telefoniche ai centralini di Urp e Centrale operativa della Polizia locale che indicavano nella via Emilia Vecchia, Montescudo, Monte Titano, Marecchiese, via Ugo Bassi le strade dove auto e moto scorrevano pericolosamente veloci insieme a Statale 72 e statale 16, via Emilia, o a strade urbane come i lungomari, o l'asse di via Euterpe indicate come le vie in cui maggiormente gli automobilisti – ben il 40% dei quali sono riminesi - spingono sull'acceleratore.
Oltre il 45% delle violazioni verbalizzate in questi ultimi mesi hanno registrato velocità medie oltre i 10 km/h, mentre picchi fino ai 130 km/h sono stati registrati sulla superstrada di San Marino. Sulla via Emilia un Tir addirittura viaggiava ad una velocità di 89 km/h. Un terzo delle multe è stato elevato a persone residenti nel Comune di Rimini, la restante parte soprattutto a residenti nei Comuni della Provincia di Rimini

(Rimini) Il 31 ottobre, la "notte prima dei Santi" don Oreste Benzi non perdeva mai l'appuntamento con la strada, con i suoi poveri. Amava andare in discoteca tra i giovani, la notte di Halloween, con il sorriso disarmante e contagioso. Lo fece anche il 31 ottobre 2007, poche ore prima di morire. Dopo 12 anni, il prossimo 23 novembre, si chiude la prima fase, quella diocesana, del processo di canonizzazione e beatificazione di questo grande testimone della fede. E il 31 ottobre e il primo novembre la Comunità Papa Giovanni XXIII, i suoi amici, la sua città, vogliono ricordarlo, come una persona viva, facendo quello che lui amava fare.

Le case di accoglienza della Comunità aprono le porte, tutti possono andare a conoscere gli esclusi a cui don Oreste ha dedicato la vita, e le tante persone che hanno aperto la famiglia e il cuore. Poi si può andare con le unità di strada della Comunità, a incontrare persone senza fissa dimora, richiedenti asilo, donne vittime di tratta, detenuti in pena alternativa, giovani in cammino per uscire dalla tossicodipendenza, nomadi, ragazzi con handicap. In piazza Cavour il consueto appuntamento con la biblioteca vivente. Qui le storie di riscatto, gioia o sofferenza di ragazzi che hanno trovato il senso della propria vita: diventeranno dei libri viventi da ascoltare.
Tutta la sera il santuario di sant'Antonio da Padova (Paolotti) rimarrà aperto per l'adorazione e le confessioni. All'una di notte il vescovo monsignor Francesco Lambiasi celebrerà la messa.

Il primo novembre la mattina tutti i giovani e i partecipanti ai gruppi di condivisione si troveranno alla casa per ferie "Stella Maris" in viale Regina Margherita 18 per una mattinata di dialogo e confronto sulle esperienze vissute. Sempre il primo novembre alle 14,30 al cimitero di Rimini la preghiera per i bimbi mai nati. Il 2 novembre nella Parrocchia della Resurrezione (Grottarossa) la celebrazione eucaristica, sempre con Monsignor Lambiasi.

Don Oreste travolgeva tutti, e ai ragazzi proponeva un "Incontro simpatico con Cristo", un Cristo vivo che si incontra nelle periferie, tra gli scartati, un incontro che dà un senso alla vita. Tanti giovani lo sperimentano ogni giorno, nelle realtà e nella vita Comunità Papa Giovanni XXIII. E' un invito a cui, anche solo per una notte, ognuno può rispondere, basta andare sul sito www.donoreste.it e iscriversi a una delle attività di condivisione del 31 ottobre.

"Se ai giovani chiedi poco ti danno poco, se chiedi tanto ti danno tutto": don Benzi ha sempre lottato per dare ai giovani alternative alla noia e al nonsenso, per mostrargli "mondi vitali nuovi", che li aiutassero a diventare "come un rullo compressore vivente che non lascia tranquillo nessuno". "Non scendete a compromesso – li esortava -. Riappropriatevi della gestione della società. Siete stati sradicati dalle vostre origini, vi è stato tolto il futuro dalle mani, siete costretti a consumare emozioni. Per il sistema è meglio che siate drogati!"
Ai giovani di Rimini la Comunità Papa Giovanni XXIII nell'estate 2019 ha proposto 5 campi estivi (elementari, medie e superiori per le età 18-30 anni e over 30) e due campi di condivisione.
Diversi riminesi scelgono il servizio civile nelle strutture della Comunità, o decidono di partire per la missione o con il Corpo nonviolento di Pace, Operazione Colomba. Molti sono anche quelli che, da altre regioni Italiane, vengono a Rimini a conoscere la Papa Giovanni e la figura di don Oreste: nel 2019 la Comunità a Rimini ha accolto 2.963 giovani.

 

(Rimini) Nella notte tra lunedì e martedì 29 ottobre, è deceduto nella sua casa di via Madonna della Scala, a Rimini, don Giuseppe Bonini. Con i suoi 96 anni, era il decano dei preti riminesi. Don Giuseppe era nato a Poggio Berni il 1 aprile 1923. Ordinato sacerdote dal Vescovo mons. Luigi Santa il 29 giugno 1947, ha prestato servizio pastorale in diverse parrocchie, tra cui Misano Cella dove ha fondato la scuola materna.
Il vescovo Emilio Biancheri lo assegnò dal 1 ottobre 1965 all'allora nuova parrocchia rivierasca di San Girolamo, a Marina centro di Rimini, dove ha ospitato per anni la nipote Sandra Sabattini, prossima alla beatificazione nel 2020. A San Girolamo, don Giuseppe ha prestato servizio "ufficiale" fino al 1998. Lì ha anche ospitato la nipote, Sandra Sabattini, che sarà proclamata beata entro il 20202.
Amante dell'arte, insieme alla signorina Ivonne Valpondi ha dato il "la" al coro di San Girolamo, oltre al laboratorio missionario e diverse originali iniziative pastorali, tra cui le "presenze" per i ragazzi che così potevano partecipare gratuitamente o con sconti alle gite.
La camera ardente per don Bonini sarà allestita a San Girolamo dal pomeriggio di mercoledì 30 ottobre.
Mercoledì 30 ottobre, alle ore 20.30, veglia funebre nella stessa parrocchia. Giovedì 31 ottobre, alle ore 14.30, Messa esequiale, presieduta dal vescovo Francesco Lambiasi, sempre a San Girolamo.

(Rimini) "Quello che sarà il nuovo e avveniristico Institute for Health – spiega il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi - è anche un riconoscimento di Rimini come polo strategico e innovativo del grande progetto di Romagna salute, il grande hub sanitario appena presentato dall'università di Bologna e dall'Ausl Romagna insieme agli Enti locali e alla Regione Emilia – Romagna. Un risultato insperato solo qualche settimana fa, ottenuto grazie alla bontà degli argomenti proposti e al riconoscimento delle vocazioni tipiche del polo riminese: la presenza di strutture integrate tra ricerca e didattica, la forte presenza internazionale di corsi in lingua inglese e di studenti stranieri, la propensione territoriale ai temi della cura personale e degli stili di vita sani, del benessere, della sostenibilità e della prevenzione, il legame con la struttura imprenditoriale e gli asset produttivi locali, la forte occupabilità dei laureati”.
Per il sindaco si tratta di una “notizia straordinaria, perché rappresenta il frutto di un percorso virtuoso in cui Rimini si gioca il proprio futuro mettendo al centro il valore della conoscenza in un rapporto virtuoso con l'Università, che desideriamo ringraziare per l'intelligenza e la disponibilità con cui si è sempre rapportata con il nostro territorio, e la stessa filiera economica. Più conoscenza significa più ricerca, più innovazione, più occupazione, più benessere diffuso. Un risultato in cui hanno certamente pesato anche gli ottimi risultati ottenuti dai neo laureati nel Campus di Rimini. Ad un anno dal diploma, l'80,6% dei laureati di secondo ciclo e a ciclo unico del Campus di Rimini trova lavoro, ben oltre la media dei laureati dell'università di Bologna pari al 73%, e alla media nazionale del 69,5%. Un contesto fecondo che attira studenti da tutto il mondo, collocandosi come sede privilegiata degli studenti internazionali, che ormai contano il 15% degli iscritti a Rimini, un numero in aumento e superiore non solo alla media dei campus romagnoli ma anche alla stessa sede bolognese dell'Alma Mater”.
Su questi presupposti “è stato possibile ottenere a Rimini la specializzazione internazionale di quella che, in termini tecnici, viene chiamata "One Health", alla lettera salute unica. Un concetto traducibile anche in una sua accezione più ampia che intende il benessere come valore non esclusivo (secondo il modello edonistico del "wellness") ma inclusivo e diffuso, che interessa la comunità nel suo complesso e l'individuo nella sua integrità (fisica, psicologica, ambientale e relazionale). Un cambio di paradigma che fa uscire la specializzazione dalle aule dei laboratori universitari per portarla dentro alla città. Numeri che dimostrano la bontà del nostro scopo, che rimane quello di rinforzare e sostenere attorno all'Università a Rimini le condizioni migliori affinché il campus riminese sia sempre più uno dei fattori decisivi per alimentare e far crescere il nostro sistema economico. In una fase della città e del territorio in cui si sta immettendo qualità e innovazione, insieme alle associazioni e alle componenti economiche e sociali che più dimostrano di credere a questa direzione, è necessario proseguire nel cammino che mette al centro delle dinamiche dello sviluppo proprio l'Università e il suo potenziale. Rimini, anche grazie a questo straordinario risultato ottenuto, dimostra di credere nell'Ateneo e nel suo ruolo di propulsore di innovazione, conoscenza, benessere, occupazione, nonostante tutte le titubanze e i veri e propri forfait registrati negli ultimi due anni nella componente societaria di UniRimini. Una tendenza che speriamo di invertire anche grazie alla bontà dei risultati raggiunti e alla consapevolezza che a trarne vantaggio non siano solo gli attori economici ed imprenditoriali, ma tutta la comunità riminese che comprende, come minimo, l'intera provincia, e non solo il centro in cui sono presenti le sedi e i servizi".

 

(Rimini) Il campus di Rimini è già noto per essere sede del primo Dipartimento in Italia dedicato alla Qualità della Vita (QuVi), che presenta un carattere estremamente innovativo legato principalmente alla ricerca di un modello di sapere che prevede una gestione multidisciplinare di problematiche convergenti da e che hanno come obiettivo la ricerca dell'equilibrio tra le pratiche virtuose della corporeità, la salute del corpo e le relazioni psico-sociali e simbolico culturali nel quadro di n'integrazione armonica tra progetto umano e ambiente fondato sulla sostenibilità. Nell'offerta formativa del Campus di Rimini sono presenti corsi di laurea fortemente multidisciplinari, nei quali vengono fornite si conoscenze delle tecniche motorie, delle basi biologiche, fisiologiche e biomeccaniche del movimento, sia competenze psicologiche, sociologiche e giuridiche; in particolare è presente un corso di Laurea in Scienze delle Attività Motorie e Sportive, un corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche dell'Attività Motoria Preventiva e Adattativa e un corso di Laurea Magistrale (inglese) in Wellness culture.
Il Corso di Infermieristica, che forma professionisti della salute, oltre ad erogare assistenza convenzionale risultano sempre più impegnati in percorsi educativi/preventivi finalizzati alla presa in carico globale dell'assistito, e il Corso di Farmacia in lingua inglese che da tempo si è impegnato a valorizzare nel percorso formativo l'efficacia sulla salute umana dei principi nutritivi contenuti negli alimenti.

Cosa arriverà: "One health", master specialistici, nuova laurea internazionale, case della salute e servizi sanitari all'avanguardia a servizio per la comunità. La presenza di queste strutture nel campus di Rimini costituisce un volano per lo sviluppo di iniziative di didattica e ricerca ma di sviluppo culturale e ricaduta sociale ed economica incentrate sul tema della salute unica, One Health (OH). Rimini su questo versante ha fatto valere la collaborazione già attiva tra Università e territorio, ètestimoniata dalla pluriennale partecipazione dell'AUSL della Romagna a iniziative di formazione come quella del tirocinio pratico su biosicurezza e benessere animale, che si configura anche come attività di community engagement di sensibilizzazione ai temi della salute unica.
Sul tema della salute unica saranno portati avanti nuovi progetti legati alla didattica in particolare insegnamenti sullo "sviluppo sostenibili e la salute unica una International Summer School for Credits (advanced placement) e soprattutto, una nuova Laurea Magistrale internazionale in inglese dal titolo One Health Leadership, titolo congiunto con le Università partner del progetto UNAEUROPA - UniversityAlliance Europe (KU Leuven, UniwersytetJagielloński, Universidad Complutense de Madrid, Freie Universität Berlin, University of Edinburgh, Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne).
Infine, il campus di Rimini grazie alla presenza di innovativi laboratori, quali ad esempio il VARLAB, dotati di tecnologie avanzate (visori di ultima generazione, powerwall 3D, software divisualizzazione) in grado di riprodurre ambienti immersivi in realtà virtuale e aumentata si configura anche come un'area idonea per lo sviluppo di progetti per il miglioramento dello stato di salute della popolazione.

L'Institute of health. E' in questo contesto che si inserisce l'Institute for Healh che - attraverso la collaborazione e il contributo di Università, Comune di Rimini e Azienda Sanitaria - potrebbe sorgere nell'ambito della tutela e valorizzazione nell'area dell'ex Colonia Novarese Riminiterme – Talassoterapico, grazie ad un protocollo di intesa già avviato.
L'Institute for Health ospiterà una moderna e innovativa Casa della Salute e servizi sanitari specifici orientati alla prevenzione e al benessere; sarà sede didattica dell'Università di Bologna in ambito sanitario, con riferimento ai corsi di studio di Scienze Motorie, Welness, One Health e professioni sanitarie (infermieristica, ostetricia, fisioterapia, tecnici di radiologia e assistente sanitario), con sviluppo di progetti didattici e di ricerca sulla cultura del benessere (sana alimentazione e stili di vita, prescrizione e somministrazione dell'esercizio fisico inteso come prevenzione e terapia del diabete e delle malattie cardiovascolari). Inoltre verranno realizzate delle Health/Wellness Urban Station (stazioni urbane della salute e del benessere) nelle quali i fruitori possano praticare quotidianamente attività fisica e di prevenzione e al contempo accedere, attraverso tecnologia digitale e multitouch, all'insieme di informazioni personalizzate su salute, parametri vitali, esercizio fisico e sana alimentazione, integrate con altre funzioni.
I servizi sanitari presenti, tra cui la Medicina dello Sport, gli ambulatori specialistici, il Servizio Nutrizionale e Stili Alimentari, il Centro anti-alcol e fumo, Life Style Gym e i laboratori sugli stilidi vita offriranno ai cittadini prestazioni innovative di prevenzione e promozione della salute sviluppando progetti di comunità su stili di vita salutari (alimentazione, attività fisica, alcol, fumo, prescrizione dell'esercizio fisico in ricetta medica per la prevenzione delle malattie croniche), camminate della salute, prevenzione obesità infantile, incontri tra professionisti e popolazione.
L'Institute for Health sarà infine la sede dei nuovi Master per le Professioni sanitarie, quali: Master interprofessionale per la promozione della salute e stili di vita sani, sviluppo di comunità e reti operative; Master interprofessionale in Prevenzione, cura e riabilitazione delle incontinenze e delle disfunzioni pelvi-perineali; Master Trasversali per le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie; Master Professionale in Area neonatologica e Pediatrica; Master professionale in Area della Salute Mentale e Dipendenze; Master interprofessionale in Cure Palliative e Terapia del dolore; Master in Area Chirurgica con particolare attenzione allo sviluppo di competenze in sala operatoria.

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