Martedì, 14 Luglio 2020 18:31

Brasini: ancora troppi veti per lo sport

(Rimini) "Per lo sport di squadra e amatoriale, anche quello sulla spiaggia, nulla di nuovo sotto il sole". Lo sostiene l’assessore del comune di Rimini, Gianluca Brasini. "Sono ancora tanti i veti e le prescrizioni legate all'attività sportiva sia indoor sia all'aperto, in particolare per le discipline di squadra. Si assiste così a scene paradossali, come il beach volley di fatto ancora consentito solo all'interno di impianti sportivi e non in spiaggia, il calcetto bandito perché prevede "contatti" e la serie di esempi sarebbe lunga. Pur nella consapevolezza e nella convinzione che non si debba abbassare la guardia sul Covid, speriamo che almeno per la seconda parte di questa strana estate gli sport outdoor di squadra possano ripartire pienamente, soprattutto in località come Rimini, dove l'attività fisica e lo sport in spiaggia rappresentano una parte essenziale della vita della comunità nonché valore aggiunto dell'offerta turistica. Una ripartenza piena nel segno della sicurezza che auspichiamo avvenga anche a settembre per tutte le discipline indoor e di squadra, in modo da dare prospettive alle tantissime associazioni sportive del territorio che stanno attraversando una fase di grande difficoltà. Ad oggi infatti ancora non ci sono certezze rispetto alle disposizioni e alle normative e con le regole ora vigenti è impensabile pensare ad un futuro concreto per le tante realtà riminesi che si ritrovano a far fronte a costi di gestione e sforzi logistici insostenibili. Come Amministrazione abbiamo proseguito nell'aspetto principale di nostra competenza, gli interventi sugli impianti comunali, sia indoor sia outdoor. Sono al via in questi giorni opere per oltre 650mila euro su molteplici strutture, di piccola e grande dimensione (Palasport Flaminio, Pattinodromi Brancia e Drudi, rifacimento playground della palestra Carim, stadio da baseball, Romeo Neri, circolo tennis di Rivazzurra) e soprattutto le tante palestre scolastiche (tra le ultime le Panzini, Lambruschini, Bertola, Fellini e Sforza) su cui stiamo lavorando per far sì che si possa ripartire 'normalmente', nel rispetto delle attuali disposizioni sul distanziamento e sulle normative igienico-sanitarie. A settembre contiamo di poter riaprire tutti gli impianti sportivi comunali, piscina compresa".

Agli interventi sulle strutture "si aggiungono specifici progetti per dare un sostegno sia agli sportivi – ad esempio attraverso il progetto Borsa di sport - sia soprattutto alle associazioni sportive e che saranno affrontati nell'ambito della Consulta che sarà convocata alla fine del mese e che riunirà tutti i soggetti interessati, compresi Coni, federazioni sportive, enti di promozione sportiva, medici. Un modo per fare il punto su criticità e opportunità e per raccogliere le istanze di un mondo che ha necessità di regole certe e definite per programmare una vera ripresa".

(Rimini) E' in programma domani, mercoledì 15 luglio, la prima giornata di prove scritte del concorso bandito dal Comune di Rimini per la copertura di 11 posti a tempo indeterminato da educatore di nido di infanzia. Si tratta della prima selezione pubblica che si svolge dopo l'emergenza Covid e che prevede l'adozione di un nuovo protocollo operativo redatto in applicazione delle Linee guida della Regione in grado di garantire ai candidati – 1.365 le domande arrivate alla chiusura dei termini – e al personale coinvolto di svolgere le prove in sicurezza e nel rispetto delle prescrizioni anticontagio.

Il concorso si svolgerà negli ampi spazi del Palazzetto dello Sport e per evitare un eccessivo numero di persone nello stesso ambiente, i candidati saranno distribuiti nell'arco di tre giornate: mercoledì 15, giovedì 16 e venerdì 17 luglio, prevedendo quindi meno di 500 persone per giornata. Al momento dell'identificazione ciascun candidato dovrà presentare una dichiarazione sostitutiva con cui dichiarerà di non essere sottoposto alla misura della quarantena, di non essere sottoposto ad isolamento domiciliare, di non presentare febbre superiore a 37,5 gradi o sintomi simil-influenzali. La presentazione della dichiarazione è una condizione essenziale per l'accesso alla prova, dunque i candidati che si rifiutino di presentarla non potranno accedere ai locali.

Per consentire un afflusso ordinato sono stati previsti quattro punti di accesso alla struttura; durante l'attesa i candidati dovranno mantenere fra loro la distanza minima di sicurezza di un metro ed indossare correttamente la mascherina, indispensabile per accedere ai locali che saranno puliti e sanificati prima dello svolgimento di ogni sessione di prova. I candidati si siederanno sulle tribune del palazzetto, divise in 16 settori per un massimo di 36 candidati.I candidati che passeranno la selezione scritta, saranno chiamati ad una seconda prova orale in programma il 18 agosto. Attraverso questo bando pubblico – il primo bandito dal Comune di Rimini per posti di ruolo in asilo nido dal 2007 - l'amministrazione comunale ha previsto di coprire con contratto a tempo indeterminato tutti i posti vacanti per l'anno scolastico 2020-2021.

Sono invece in programma il 6 e 7 ottobre le prove preselettive del concorso pubblico per esami per la copertura a tempo indeterminato e pieno di 38 posti di istruttore categoria "C", (36 per il Comune di Rimini, 2 per la Provincia di Rimini) inizialmente prevista per il 10 marzo scorso. Confermata la sede -  l'Rds Stadium di Rimini – con i candidati che saranno suddivisi in tre sessioni: due nella giornata di martedì 6 (alle 10 e alle 15) e una mercoledì 7 ottobre. La prova preselettiva sarà un test che non verterà sulle materie d'esame ma su quiz di logica e cultura generale. I primi 400 saranno ammessi alle successive prove del concorso sulle materie d'esame indicate nel bando.

Martedì, 14 Luglio 2020 18:22

Rivazzurra, sanzionate giostre abusive

(Rimini) Aveva risposto agli agenti che non c'erano pericoli e che tutte le sue autorizzazioni erano in regola. La 40enne, italiana,  titolare del parco giochi per bambini posizionato a Rivazzurra nel Parco "Severio Laureti", non poteva immaginare che gli agenti, prima di procedere al necessario sopralluogo, erano già passati dai loro colleghi dello 'Sportello Unico per le Attività Produttive', per verificare la situazione autorizzativa di quell'attività, risultata completamente abusiva.E' stato proprio da questo controllo incrociato, frutto di una proficua collaborazione tra gli uffici della Polizia Locale e quelli del SUAP del Comune di Rimini, che è emersa, nei confronti della titolare del parco giochi, la totale assenza delle autorizzazioni per l'esercizio di quell'attività.  Tutto è partito dalla segnalazione di un residente, probabilmente un papà preoccupato per aver visto intorno alle giostre, cavi della corrente elettrica scoperti, non in sicurezza, con collegamenti malmessi e collocati in una situazione di pericolo per chi usufruiva delle giostre.  

Una segnalazione, giunta nella mattinata di ieri alla Polizia Locale che subito, considerato il rischio legato ai bambini, si è attivata effettuando, prima tutte le verifiche d'ufficio e successivamente, nelle ore serali di aperta al pubblico, il controllo presso la struttura. La pattuglia, formata da 2 agenti in borghese, è intervenuta constatando subito la situazione irregolare sulle tre giostre presenti. Una violazione contestata direttamente, dagli agenti alla responsabile, che oltre alla sanziona amministrativa prevista dall'art. 69 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, il cui importo dovrà essere stabilito successivamente dall'autorità competente, ha comportato una violazione ben più grave  in quanto reato penale, punito dall'art. 80 dello stesso TULPS. Sono in corso tutt'ora verifiche, successive alla denuncia, per gli adempienti del caso. 

 

Martedì, 14 Luglio 2020 18:19

Bonus affitto, domani al via alle richieste

(Rimini) Al via domani le domande per i contributi legati al bonus affitti e sostegno all'abitare messi a disposizione dal "Fondo regionale per l'accesso all'abitazione in  locazione". Le domande potranno essere presentate a partire da mercoledì 15 luglio e sino all'esaurimento delle risorse.

Si tratta di risorse (762 mila euro, per la precisione) messe a disposizione della Regione Emilia-Romagna per le famiglie e le persone colpite economicamente dalla crisi sanitaria, perché hanno perso il lavoro o subito una riduzione d'orario, sono in cassa integrazione o in mobilità, oppure sono state costrette a cessare la propria attività libero professionale o a chiudere la propria impresa. Situazioni diverse ma accomunate dall'impossibilità a sostenere l'affitto di casa. Il Fondo Affitto 2020 è stato costruito in modo da tenere conto tanto delle fragilità che già si conoscevano, aggravate dall'emergenza Covid-19, quanto dei nuovi bisogni generati in questi mesi, con l'intento di erogare contributi con procedure veloci e lasciando comunque ampia flessibilità ai Comuni sull'impiego delle risorse.

Come fare domanda. Il Bando di concorso e la modulistica sono disponibili all'indirizzo: https://bit.ly/UfficioCasaRN. La domanda potrà essere compilata on line, previa la registrazione e l'accreditamento, utilizzando il portale sosia@home al seguente indirizzo: http://bit.ly/portaleonline. Le domande di accesso dovranno essere indirizzate all'U.O. Politiche Abitative e spedite, unitamente alla documentazione richiesta e ad un documento di identità, via PEC a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. oppure via fax 0541/704703 oppure per posta raccomandata indirizzata a U.O. Politiche Abitative - Via Massimo D' Azeglio n. 13 - 47921 Rimini. Il servizio è a disposizione per informazioni e chiarimenti allo 0541/704721 dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 13.30, il martedì e giovedì anche dalle ore 14.30 alle ore 17.00 oppure via mail al seguente indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Sono due le linee di intervento attuate con i contributi, nello specifico: Contributi diretti a favore di nuclei familiari con ISEE non superiore ad € 3.000,00 oppure con ISEE compreso fra 3.000,01 ed € 35.000,00 che abbiano subito causa Covid-19, nei mesi di marzo aprile e maggio, un calo del reddito di almeno il 20% rispetto al reddito trimestrale medio 2019. Il contributo erogato, comunque non superiore ad € 1.500,00 è pari ad una percentuale su 3 mensilità di canone,  in relazione al calo di reddito;

 Rinegoziazioni dei contratti di locazione: sono concessi contributi nel caso di riduzione del canone di locazione su locazioni esistenti oppure di modificazione della tipologia contrattuale sempre con riduzione dell'importo del canone oppure per la stipula di nuovi contratti a canone concordato relativi ad alloggi che alla data del 3 giugno 2020 risultavano sfitti.

"Un aiuto concreto a chi – spiega Gloria Lisi, assessore alla protezione sociale del Comune di Rimini - dopo il Covid-19, non riesce più a sostenere le spese dell'affitto. Bonus affitto e sostegno all'abitare, unitamente alla sospensione degli sfratti voluta dal Governo, formano un corposo sistema di welfare locale che Rimini ha voluto mettere a disposizione in primis per le famiglie e i singoli più colpiti dall'emergenza sanitaria. Un aiuto in più in un momento difficile per ripartire insieme e tornare gradualmente alla normalità".

 

(Rimini) La pandemia e il fermo produttivo per le misure di contenimento del virus da Covid-19 porteranno a conseguenze molto pesanti. Al punto che la fase di contenuta recessione industriale registrata nel 2019 si sta progressivamente trasformando nella più profonda caduta della produzione mai sperimentata. È quanto emerge dall'indagine congiunturale sul primo trimestre 2020 sull'industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo, che fotografa solo i primi tre mesi dell'anno in cui sono evidenti i segnali di drastico calo per produzione, fatturato e ordini. I dati sono indice di una tendenza già molto negativa destinata a essere fortemente accentuata nelle prossime rilevazioni.

Notevole il rallentamento della dinamica produttiva delle piccole e medie imprese dell'industria in senso stretto dell'Emilia-Romagna che si riduce dello 10,4 per cento rispetto all'analogo periodo del 2019, trasformando il calo del trimestre precedente (-1,5 per cento), in un crollo. Così è anche per il valore delle vendite (-10,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019), con una accelerata della tendenza negativa del trimestre precedente (-1,2 per cento), anche se con una perdita lievemente meno marcata della produzione. Il fatturato estero ha mostrato una migliore tenuta e ha contenuto la correzione (-4,8 per cento)

Uno spiraglio di luce si può cercare nei dati sul processo di acquisizione degli ordini, che ha subìto una flessione tendenziale del 9,5 per cento, rispetto alla perdita dell'1,3 per cento del trimestre precedente, ma la prospettiva di una ripresa dilazionata alla seconda parte dell'anno può essere intravista se si considera che la tendenza negativa ha un ritmo inferiore a fatturato e produzione. Anche gli ordini pervenuti dall'estero hanno subito una flessione (-4,6 per cento) lievemente più contenuta.

Il grado di utilizzo degli impianti testimonia gli effetti del lockdown sull'attività e si è attestato al 65,6 per cento, un dato nettamente inferiore rispetto al livello del 76,3 per cento riferito allo stesso trimestre dell'anno precedente.

Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini è risultato pari a 8,3 settimane, un valore così contenuto non veniva rilevato dalla fine del 2014, con un chiaro calo rispetto al dato del trimestre precedente (10,2 settimane).

L'attività è in arretramento in tutti i settori. Anche l'industria alimentare ha fatto segnare un passo indietro, anche se contenuto: si riducono il fatturato (-2,8 per cento) pur con l'apporto della crescita del mercato estero (+2,5 per cento) e la produzione (-2,6 per cento),

La recessione è accentuata per il sistema moda che registra un crollo del fatturato (-17,9 per cento), anche estero (-9,0 per cento), solo più contenuto per la produzione (-16,6 per cento) e simile per gli ordini (-17,0 per cento), nonostante la maggiore resistenza della componente estera (-8,7 per cento). Per la piccola industria del legno e del mobile si accentua la discesa del fatturato (-15,7 per cento), e della produzione (-14,2 per cento).

In difficoltà anche l'industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche: il fatturato complessivo si è ridotto del 12,1 per cento, e la produzione ha seguito l'andamento negativo (-13,3 per cento). L'ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto, ha registrato una flessione del fatturato e della produzione (-10,4 per cento). Il gruppo eterogeneo delle "altre industrie" (chimica, farmaceutica, plastica e gomma, ceramica e vetro) testimonia la generale recessione, ma ha beneficiato della tenuta della componente estera. Il fatturato complessivo ha perso il 7,4 per cento, nonostante la resistenza di quello estero (-1,2 per cento), e si è registrato un arretramento della produzione (-8,9 per cento).

Riguardo alle classi dimensionali, la recessione è generalizzata, ma l'andamento è meno grave al crescere della dimensione aziendale per fatturato, ordini e produzione. Quest'ultima è scesa del 15,3 per cento per le imprese minori, mentre la caduta è più contenuta per le piccole imprese (-10,9 per cento) e ancora più ridotta per le imprese medio-grandi (-8,4 per cento).

Con riferimento ai dati diffusi dall'Istat, le esportazioni emiliano-romagnole sono risultate pari a poco più 15.188 milioni di euro e hanno fatto segnare una flessione del 2,2 per cento. È una brusca inversione di tendenza: nel primo trimestre 2019 infatti le esportazioni crescevano del 4,6 per cento. Il segno è rosso è generalizzato, con l'eccezione di alcuni settori che hanno invece ottenuto incrementi. Questo è accaduto per le "altre industrie manifatturiere" (+40,2 per cento), con un exploit (quasi 2,5 volte delle esportazioni) dell'industria del tabacco, che vale il 2,3 per cento dell'export regionale. Seguono industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche (+ 9,7 per cento), trainate da un incremento del 41,8 per cento ottenuto dai prodotti farmaceutici, che si sono avvantaggiati della pandemia. Salgono le esportazioni dell'industria alimentare e delle bevande (+11,3 per cento), mentre tengono le vendite estere di ceramica e vetro (+0,9 per cento). In negativo gli altri comparti, con dinamiche differenti. Contenuta la flessione per l'export delle industrie della moda (-1,6 per cento), mentre sono i beni strumentali e intermedi ad avere risentito della pandemia e dell'incertezza. Per i mezzi di trasporto, calo del 9,8 per cento, appena superiore per l'industria della metallurgia e dei prodotti in metallo (- 9,7 per cento), ai macchinari e apparecchiature meccaniche (-9,4 per cento) e industria delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (-8,6 per cento).

Per quanto riguarda le destinazioni, l'Europa è il mercato fondamentale per l'export regionale e ne detta la tendenza. Le vendite sui mercati europei sono risultate pari al 66,2 per cento del totale e sono diminuite del 2,2 per cento. Le esportazioni verso la sola Unione europea a 27 hanno mostrato una tendenza più accentuata (-3,2 per cento). Flessioni in Germania (-3,3 per cento), Francia (-2,8 per cento) e Spagna (-1,8 per cento). Al di fuori dell'area dell'euro si registra una pesante caduta verso il Regno Unito (-11,7 per cento). Al di là dei confini dell'Unione europea, forte crescita invece verso Svizzera (+32,5 per cento), Turchia (+19,0 per cento) e buon andamento in Russia (+7,0 per cento).

Riscontro negativo in America centro-meridionale (-7,1 per cento), performance positiva in Canada (+10,6 per cento), Stati Uniti (+1,0 per cento) e Brasile (+3,2 per cento).

Calo sui mercati asiatici (-2,7 per cento), ma con notevoli differenze: molto bene in Medio Oriente (+1,4 per cento), crollo in Asia centrale (-21,5 per cento), riduzione in Asia orientale (-1,7 per cento), ma con tendenze fortemente discordanti: +50,1 per cento in Giappone, grazie all'industria del tabacco e -26,3 per cento in Cina. Infine, le esportazioni regionali perdono il 10,0 per cento in Africa e il 3,2 per cento in Oceania.

Secondo l'indagine Istat, l'occupazione dell'industria in senso stretto ha chiuso il primo trimestre con un deciso passo indietro a quota 524.486 (-4,6 per cento), ovvero una perdita pari a oltre 25 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso, interrompendo una precedente serie positiva in corso da otto trimestri.  Nel periodo considerato, il risultato negativo è da attribuire all'ampio calo degli occupati alle dipendenze, che sono risultati oltre 472 mila con una riduzione del 5,4 per cento, pari a oltre 27 mila unità, nonostante l'aumento dell'occupazione autonoma, salita del 3,6 per cento fino a oltre 52 mila unità.

Sulla base dei dati del Registro delle imprese, nel primo trimestre del 2020, le attive dell'industria in senso stretto regionale, che costituiscono l'effettiva base imprenditoriale del settore, a fine marzo 43.831 (pari all'11,1 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 704 imprese (-1,6 per cento) rispetto all'anno precedente. La velocità della discesa è aumentata rispetto al -1,0 per cento del primo trimestre 2019 e fa segnare il nuovo massimo degli ultimi quattro anni.

«L'indagine, che mette a fuoco i primi effetti dell'impatto del Covid-19, evidenzia quella che sarà una contrazione economica senza precedenti. I dati sono molto pesanti. L'impatto della crisi, di intensità e rapidità straordinarie, determinerà la chiusura di molte imprese, con forti perdite per lavoro, redditi e consumi. – dichiara Alberto Zambianchi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna – A fronte di una situazione così difficile, la ripresa necessiterà di tempi lunghi. Consapevoli del proprio ruolo, le Camere di Commercio dell'Emilia-Romagna hanno intensificato il supporto alle imprese, con servizi di help desk, hanno promosso iniziative e garantito risorse importanti per oltre 25 milioni, quasi tutti erogati a fondo perduto, per fronteggiare i tempi straordinariamente difficili che ci attendono, e contribuire alla ripartenza delle nostre filiere produttive».

La pandemia ha avuto impatti anche sul credito bancario in Emilia-Romagna − secondo l'analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo − che ha visto già da marzo i primi segni di un cambio di passo i cui contorni dovrebbero essere più definiti con i dati relativi ai mesi successivi. In sintesi, si è avuto un rallentamento della crescita dei finanziamenti alle famiglie consumatrici mentre i prestiti alle imprese hanno invertito la tendenza, tornando a crescere. Su questi andamenti hanno influito il calo di domanda di prestiti da parte delle famiglie e, dal lato delle imprese, l'aumento del fabbisogno di liquidità. In senso positivo sugli stock agisce il minore flusso di rimborsi legato alle moratorie. Le banche, infatti, hanno da subito messo in atto interventi a supporto della liquidità di imprese e famiglie, come le moratorie e i plafond creditizi, a cui hanno fatto seguito le misure ex-lege, tra cui i crediti con garanzia pubblica. 

A marzo, in Emilia-Romagna l'andamento dei prestiti alle imprese è tornato lievemente positivo, dopo il calo registrato nel 2019 (+0,2% a/a rispetto al -0,6% di fine 2019, variazioni corrette per le cartolarizzazioni). L'andamento resta differenziato per dimensione d'impresa, con i prestiti alle imprese medio-grandi in aumento dello 0,5% a/a e quelli alle piccole ancora in riduzione, del -1,5% a/a, sebbene più moderata rispetto al 2019. In termini di volumi, a marzo in Emilia-Romagna i prestiti sono aumentati in un mese di quasi 1.2 miliardi, dei 16 miliardi di flusso netto complessivo registrato a livello nazionale. Ad aprile, il flusso è stato ancora positivo, sebbene più modesto (+280 milioni circa m/m, sui 5,5 miliardi osservati a livello di mercato italiano). L'andamento risulta più moderato in Regione rispetto al trend nazionale, sia per le imprese medio-grandi, sia per le piccole. Si osserva che il rimbalzo di marzo ha interessato i prestiti all'industria, la cui dinamica annua è salita a +'0,2% a/a rispetto al -2,2% di fine 2019 (variazioni calcolate su volumi al netto delle sofferenze). Diversamente, i prestiti alle costruzioni hanno mostrato una stabilità del tasso di variazione, ancora negativo per -10,9% a/a dal -10,7% di dicembre 2019. Le rilevazioni di marzo e aprile non danno pienamente conto dell'impatto delle iniziative delle banche e delle misure governative a supporto della liquidità e del credito all'economia reale, la cui entità è aumentata nei mesi successivi. Dati più recenti, relativi alle operazioni garantite arrivate al Fondo centrale per le PMI mostrano che al 7 luglio l'Emilia-Romagna aveva espresso un totale di oltre 75mila operazioni per un importo finanziato di poco meno di 5 miliardi, di cui quasi 66 mila per prestiti fino a 30mila euro pari a un importo finanziato di 1,3 miliardi. Il 60% di queste operazioni si è originata in quattro province: Bologna con prestiti garantiti dal Fondo centrale per le PMI per quasi 1,1 miliardi, Modena con 870 milioni, Reggio Emilia e Parma con 585 e 560 milioni rispettivamente. Seguono, in base agli importi finanziati, Ravenna e Forlì Cesena con circa 470 milioni ciascuna, Piacenza con 353 milioni, Rimini con 326 e Ferrara con 244 milioni. Rispetto a due mesi prima, quando l'implementazione delle garanzie pubbliche era agli inizi, nelle cinque province col maggior numero di operazioni gli importi sono circa decuplicati. Un incremento di tale entità è evidente pressoché in tutta l'Emilia Romagna per i prestiti garantiti di taglio fino a 30mila euro.

Il lockdown ha impresso una frenata dei prestiti alle famiglie consumatrici, la cui crescita è scesa a +2,3% a/a a marzo dal 3,1% di fine 2019 (variazioni corrette per le cartolarizzazioni), in particolare per effetto della brusca caduta del credito al consumo. Anche i finanziamenti per acquisto abitazioni a marzo hanno registrato un rallentamento dello stock, a +2,9% a/a in Emilia-Romagna, dopo la ripresa osservata nell'ultima parte del 2019 fino al +3,2% a/a di dicembre (dati relativi ai prestiti escluse le sofferenze). La decelerazione è stata più moderata di quanto osservato a livello Italia (a +2,7% a/a dal 3,2% di fine 2019). Nel 1° trimestre, i flussi lordi di mutui residenziali hanno mostrato un calo contenuto a livello di Regione, pari a -0,6% a/a, risentendo del buon andamento registrato nei primi due mesi dell'anno dopo la notevole ripresa dell'ultima parte del 2019 (+9,8% a/a nel 4° trimestre 2019). Tale evoluzione dei flussi di mutui è coerente con l'andamento delle compravendite di immobili residenziali, che nel 1° trimestre sono diminuite del 12,6% a/a in Regione, solo poco meno del dato nazionale (-15,5%). Gli stock di mutui hanno rallentato, o al più si sono stabilizzati, in tutte le province, a partire dalla dinamica massima che spetta sempre a Bologna, scesa a +4,2% a/a dal 4,4% di fine 2019, seguita da Forlì-Cesena e Reggio Emilia circa stabili sul 3,6% a/a e 3,5% rispettivamente. Poco variate sono anche le dinamiche di Rimini (+2,9% da +3,0%) e Ferrara (+1,7% da +1,6%). Il rallentamento è stato più evidente in quattro province: a Piacenza, passata da +1,9% a/a a +1,1%; Parma da +2,7% a +2%; Ravenna, fermatasi a +0,4% a/a dal +1,1% di fine 2019 e Modena, la cui crescita resta però robusta, del +2,6% dal +3,1% di tre mesi prima.

Con riguardo alla qualità del credito, nel 1° trimestre 2020 il tasso di deterioramento dei prestiti si è stabilizzato sui minimi raggiunti a fine 2019, grazie al miglioramento proseguito in Regione per il sesto anno consecutivo. Il ritmo di emersione dei crediti deteriorati delle imprese si è fermato a 2,2% dopo essersi ridotto a tale livello nel 4° trimestre 2019 dal 2,8% del 3° trimestre. Per le famiglie consumatrici, il tasso di deterioramento dei prestiti è sceso a 0,7%, dallo 0,8% dei quattro trimestri del 2019. Anche gli stock di sofferenze sono risultati poco variati nella prima parte del 2020, dopo la notevole riduzione registrata anche nel 2019. In Emilia-Romagna le sofferenze delle imprese sono scese ad aprile al 7,3% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, che si confronta col 7,5% di fine 2019, ma è decisamente più basso dell'8,6% registrato nell'aprile dello scorso anno. L'incidenza delle sofferenze resta più bassa della media nazionale (7,6% ad aprile 2020). Tuttavia, a seguito della fase economica negativa causata dalla pandemia, è prevedibile in prospettiva un peggioramento della qualità del credito, sebbene mitigato, tra l'altro, dalle politiche di sostegno messe in atto a favore delle imprese e delle famiglie.

«In questa fase abbiamo il dovere di impegnare ogni risorsa per dare il massimo sostegno alle nostre imprese e consentire loro, superate le difficoltà, di ripartire. Il primo trimestre 2020 è stato inevitabilmente segnato dal dispiegarsi dei primi effetti della crisi da Covid-19 e delle misure conseguenti. In tale contesto il bisogno più impellente delle imprese è stato evidentemente quello della liquidità e come Intesa Sanpaolo siamo intervenuti unilateralmente sin da febbraio, ancor prima dei Decreti, poi con tutte le soluzioni previste dal Decreto Liquidità – spiega Cristina Balbo, Direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo –. Allo scorso giugno le sospensioni di mutui e prestiti attivate in Emilia-Romagna, tra famiglie e imprese, erano oltre 25mila per un controvalore di oltre 2,8 miliardi di euro. Nei primi tre mesi dell'anno Intesa Sanpaolo ha erogato 410 di nuovo credito a medio-lungo termine, in crescita dell'8,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Oggi più che mai sono necessari strumenti facilmente accessibili, efficaci e immediati a disposizione del sistema produttivo. Anche il plafond da 10 miliardi che destiniamo al nostro Programma Filiere, che consente appunto alle piccole imprese di ottenere un migliore e più conveniente accesso al credito, è il segno tangibile della nostra fiducia nella ripresa compatta del sistema: in Emilia-Romagna ad oggi vi hanno aderito ben 95 aziende capofila con oltre 20mila dipendenti, 2.650 imprese fornitrici e un giro d'affari complessivo di 13,5 miliardi di euro».

«Siamo di fronte alla più pesante recessione economica dal dopoguerra – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari. Già prima del Covid-19 il nostro Paese era l'unico in Europa ad essere in recessione e a non avere ancora recuperato la perdita di Pil dalla crisi del 2008.  Non possiamo perdere un minuto, dobbiamo programmare bene le risorse e liberare le energie positive di cui le nostre imprese sono capaci».

La recente indagine rapida del Centro Studi Confindustria stima per il secondo trimestre 2020 un calo dell'attività industriale a livello nazionale del 21,6%, in netto peggioramento rispetto all'andamento del primo trimestre (-8,4% sul quarto 2019), con un recupero più lento per le imprese orientate ai mercati internazionali. Ciò in ragione della tempistica nella diffusione del virus nel mondo: la domanda dei prodotti made in Italy si è interrotta o ridimensionata nei partner commerciali che stanno attraversando la fase acuta della pandemia, in particolare Stati Uniti e Sud America.  Anche per quanto riguarda la domanda interna il recupero dovuto alla riapertura delle attività è rallentato dall'incertezza sui tempi di uscita dalla crisi sanitaria.

«Il rilancio dell'economia – conclude il Presidente Ferrari – parte dalla capacità di progettare e spendere bene le ingenti risorse che avremo a disposizione. Per questo auspichiamo che si trovi velocemente un accordo sul Recovery Fund e sul quadro finanziario europeo, in modo che Stati e Regioni possano programmare in tempi rapidi le politiche di sostegno ai territori.  In questa fase alleggerire la burocrazia deve essere una delle principali priorità dei Governi a tutti i livelli: da qui le nostre proposte di semplificazione da attuare nell'immediato. Dobbiamo mettere a frutto tutte le opportunità che abbiamo davanti, senza pregiudizi e prese di posizioni ideologiche, utilizzando le risorse per promuovere la crescita, sostenere gli investimenti e creare lavoro».

(Rimini) Sono 101 i negozi di abbigliamento che hanno chiuso nella provincia di Rimini nel primo trimestre dell'anno secondo i dati di Confcommercio, e il numero è cresciuto soprattutto con il coronavirus. "Sono dati che fanno raggelare i polsi. A Rimini ha praticamente chiuso un negozio al giorno", ha detto il presidente di Federmoda-Confcommercio Rimini, Giammaria Zanzini. Ora si attendono i dati del secondo trimestre, "che si prefigurano più agghiaccianti". In base a uno studio dell'associazione, a livello nazionale è a rischio chiusura un negozio ogni tre, e a Rimini la situazione non è migliore visto che in questo periodo si punta sul turismo per le vendite, ma i flussi in arrivo sono più scarsi degli altri anni.

"Dopo la prima settimana dalla fine del lockdown, dove ci sono stati dati molto incoraggianti, abbiamo avuto una frenata imbarazzante delle vendite con un crollo nei nostri negozi di oltre il 70 per cento", ha aggiunto Zanzini. È un giorno feriale e fuori dal suo negozio che si trova nel cuore di Marina Centro sui viali della passeggiata, i turisti si vedono alla spicciolata. "Basta compare online", è l'appello del negoziante che aggiunge: "E non siate allarmati da un'eventuale chiusura delle attività a settembre o ottobre"(Ansa).

(Rimini) Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 28.958 casi di positività, 18 in più rispetto a ieri, di cui 13 persone asintomatiche individuate nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Per il sesto giorno consecutivo non si registra nessun decesso: il numero totale resta quindi 4.269. Sono dunque 5 i nuovi casi sintomatici: 3 in provincia di Reggio Emilia, 1 in quella di Bologna e 1 in quella di Parma. Per la maggior parte riconducibili a focolai o a casi già noti. I tamponi effettuati da ieri sono 2.007, per un totale di 549.870, oltre a 2.031 test sierologici.

I guariti salgono a 23.496 (+5): circa l’81% dei contagiati da inizio crisi. I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 1.193 (13 in più di ieri). Le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 1.091, 14 in più rispetto a ieri, il 91,4% di quelle malate. I pazienti in terapia intensiva sono 9 (-1), quelli ricoverati negli altri reparti Covid sono 93, lo stesso numero di ieri.

Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 23.496 (+5 rispetto a ieri): 218 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 23.278 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui e stata fatta la diagnosi: 4.567 a Piacenza (invariato), 3.722 a Parma (+5), 5.014 a Reggio Emilia (+3), 4.013 a Modena (+2), 5.095 a Bologna (+3); 404 a Imola (invariato), 1.048 a Ferrara (invariato); 1.087 a Ravenna (+3), 965 a Forlì (invariato), 820 a Cesena (+1) e 2.223 a Rimini (+1).

(Rimini) Profondo rosso per l’industria culturale dell’Emilia-Romagna. Meno 45 milioni di euro è l’impatto economico del lockdown causato della pandemia del Covid-19, che ha fermato praticamente tutto il settore. Le stime di un monitoraggio regionale, realizzato in due tranche nel periodo dal 24 febbraio al 30 aprile, parlano chiaro: 44.818.769 euro sono i mancati incassi in soli 3 mesi, di cui 15 milioni per il settore spettacolo, 12,8 milioni per il settore cinema e 4,6 milioni per i musei. Un dato certamente inferiore a quello reale, visto che non riguarda la totalità degli operatori (solo una parte ha risposto).

Il monitoraggio promosso dalla Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con Ater Fondazione, Istituto per i Beni artistici, Culturali e Naturali e l’Osservatorio Culturale del Piemonte, restituisce un quadro rappresentativo, pur se non esaustivo, della situazione determinata dalle misure adottate in seguito all’emergenza sanitaria nel comparto cultura in Emilia-Romagna.

Particolarmente colpiti appaiono lo spettacolo dal vivo, il cinema e il settore museale. In quel periodo sono stati annullati 3.198 spettacoli di prosa, circo, performance, 26 festival e rassegne di spettacolo dal vivo, 910 appuntamenti musicali, 2.045 eventi in biblioteche e archivi, 128 mostre in corso e 28 in allestimento, 11.333 visite guidate ai musei, 16 festival e rassegne di cinema, oltre 2.330 attività con le scuole, workshop, matinée corsi e laboratori.

 Dal punto di vista economico la stima complessiva delle perdite (comprendenti le mancate entrate, i costi non recuperabili e i minori costi sostenuti per l’inattività) per settori vedono lo spettacolo dal vivo con una perdita di 15.046.900, i musei con -4.640.762, eventi, mostre -860.696, organizzatori di attività culturali e cinema (festival e rassegne) -535.967, erogatori di servizi -308.119, biblioteche e archivi con -18.075, mentre per gli operatori nazionali con sedi in Emilia-Romagna -1.101.400 . ll settore cinema soffre inoltre di mancati incassi nelle sale cinematografiche per 12,3 milioni di euro dal 24 febbraio al 30 aprile.

In riferimento alla distribuzione geografica, la maggiore concentrazione di attività annullate o sospese, si trova nell’area di Bologna, seguita da Ferrara, Parma e Modena. Va evidenziato che molti degli operatori del mondo della cultura hanno dichiarato di aver attivato modalità di accesso virtuale all’offerta attraverso utilizzo di siti internet e canali social, proponendo anche programmazioni dedicate anche a materiali d’archivio mediante streaming, incontri laboratoriali e moduli didattici online, videoconferenze, dirette web, visite virtuali, cataloghi online e podcast, ecc.

Nelle prossime settimane partirà un’ulteriore fase di monitoraggio del settore che comprenderà anche la rilevazione dei tempi e delle modalità delle riaperture e del riavvio delle attività e delle relative criticità. Il nuovo questionario sarà disponibile sui canali web della Regione e sarà compilabile entro il 31 luglio, previa registrazione, da parte di tutti gli operatori della cultura dell’Emilia-Romagna.

(Rimini) Entro il 7 agosto, in Emilia-Romagna saranno effettuati a carico del Servizio sanitario regionale tamponi naso-faringei per tutti i lavoratori dei comparti della logistica e della lavorazione carni. Doppio tampone, poi, per chiunque arrivi dai Paesi extra Schengen. Pronta anche una stretta sul rispetto dell’isolamento fiduciario, con la possibilità di attivare soluzioni alternative come gli alberghi nel caso di contesti abitativi inadeguati. E a partire dal 14 luglio, chi visita degenti in ospedale o in strutture residenziali per anziani e persone con disabilità, dovrà presentare una autodichiarazione sul fatto di non essere in quarantena o isolamento fiduciario, e di non essere rientrato da meno di 14 giorni da Paesi soggetti alle limitazioni degli spostamenti.

Con una ordinanza firmata oggi dal presidente Stefano Bonaccini, la Regione interviene per rafforzare il più possibile il controllo e la prevenzione di nuovi contagi da Covid-19 in tutti quegli ambiti che negli ultimi giorni hanno registrato focolai, o rischi di focolai, anche a livello extraregionale.

“In particolare allo screening nei settori della logistica e della lavorazione della carni, con l’esecuzione dei tamponi- sottolinea il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Davide Baruffi- ci si arriva grazie anche al supporto e al dialogo costruttivo con Cgil, Cisl e Uil, le Centrali cooperative e Confindustria regionali”.

Pronta risposta ai focolai nella logistica e nel settore carni. Il Servizio sanitario regionale si farà carico di effettuareentro il 7 agosto il tampone naso-faringeo per tutti i lavoratori della logistica e della lavorazione carni(inclusi anche tutti gli operatori che dipendono da altre aziende in appalto), con particolare riferimento alla macellazione. L’obiettivo è individuare eventuali soggetti asintomatici in quei settori in cui si sono sviluppati di recente focolai di infezione che hanno coinvolto un numero rilevante di lavoratori. Le Aziende sanitarie applicheranno la misura insieme al rafforzamento della vigilanza sul rispetto delle precauzioni per il contrasto e contenimento del virus, nell’ambito dei tavoli istituzionali territoriali.

Più controlli per chi arriva dai Paesi soggetti a limitazioni. Si intensifica la sorveglianza sanitaria sulle persone che rientrano o arrivano dai Paesi soggetti a limitazioni degli spostamenti (come definiti dal decreto governativo dell’11 giugno), quindi i Paesi extra Ue ed extra Schengen, per i quali è già previsto l’obbligo di segnalazione ai Dipartimenti di prevenzione territorialmente competenti: oltre all’isolamento fiduciario di 14 giorni e alla sorveglianza sanitaria, l’ordinanza regionale introduce l’effettuazione – da parte dei Dipartimenti di sanità pubblica - di un tampone naso-faringeo all’arrivo, da ripetersi dopo sette giorni anche in caso di esito negativo.  

Più verifiche sull’isolamento fiduciario. I Dipartimenti di sanità pubblica delle Aziende Usl dovranno rafforzare ogni collaborazione istituzionale, sui luoghi di lavoro o in altri contesti, per garantire l’obbligo di notifica (in caso di rientro in Italia di lavoratori provenienti da Paesi soggetti a limitazioni degli spostamenti) e il conseguente isolamento fiduciario. Inoltre, sono previste più verifiche sull’adeguatezza delle condizioni in cui si svolge l’isolamento fiduciario o la quarantena: nel caso sia necessario (per inadeguatezza dei contesti abitativi o per scarsa attenzione alle norme igienico-sanitarie, comportamentali e di isolamento sociale) le Ausl attivano soluzioni alternative in strutture alberghiere appositamente individuate.

Obbligo di autodichiarazione per le visite in ospedale. L’ordinanza regionale prevede infine che le visite in ospedale ai degenti e in strutture residenziali per anziani e disabili da parte di familiari o altri soggetti, richiedano la presentazione di un’autodichiarazione che attesti di non essere sottoposti al regime della quarantena o dell’isolamento fiduciario, né di essere rientrati da meno di 14 giorni da Paesi extra Ue e/o extra Schengen soggetti alle limitazioni degli spostamenti.

Lunedì, 13 Luglio 2020 16:39

Condacons vs Samsara, lo sfogo del Silb

(Rimini) “Adeguare i locali ai protocolli, affiggere cartelli che spiegano i comportamenti da tenere, contingentare gli ingressi, limitare gli orari d’apertura e sensibilizzare tutti gli avventori ad ottemperare alle linee guida, qualche volta avendo in cambio anche brutte parole. Più di questo cosa deve fare chi gestisce un locale?” E’ lo sfogo di Gianni Indino, presidente del Silb della provincia di Rimini. “Al netto di qualche episodio che si è contato sulla punta di una mano, sembra che ora si sia aperta la stagione delle segnalazioni e degli esposti”.

“Peccato che le segnalazioni e i video arrivino anche a noi, ma di tutt’altro tenore. Parliamo del Samsara Beach, discoteca sulla spiaggia di Riccione preso di mira dall’esposto del Condacons che nelle sue accuse arriva addirittura a descriverlo come “Un potenziale focolaio di coronavirus”. Un vocalist che ogni 10 minuti invita ad indossare la mascherina, il disinfettante ad ogni passo, tavoli distanziati, cartelli informativi e più uomini della security non sono bastati per non finire nel mirino dell’associazione consumatori. Eppure stiamo cercando solo di riprendere a lavorare e di farlo nel modo più sicuro possibile perché abbiamo a cuore la salute pubblica. E ci mancherebbe altro. Cerchiamo di salvare una stagione, di richiamare i turisti, di ripartire dopo mesi di chiusura forzata che ha messo i piccoli imprenditori in ginocchio e ora dobbiamo anche metterci a combattere con gli esposti”.

Perché il Codacons “non si accanisce contro le esultanze del calcio e le feste in piazza dei tifosi, contro le manifestazioni pubbliche senza distanziamenti, contro i giornalisti che si accalcano uno sull’altro per un’intervista, contro i viali invasi di persone a passeggio senza distanziamento, contro i treni o le metropolitane pieni di persone prive di mascherina? Su questi aspetti evidentemente non c’è attenzione da parte del Codacons. Mi viene da pensare che siano forti con i piccoli e deboli con i grandi. La colpa sembra sempre solo di chi investe e di chi crea impresa e lavoro. Troppo facile attaccare un singolo imprenditore e anche a torto, secondo quello che abbiamo visto nel video che ci è stato inviato e che faremo arrivare alle forze dell’ordine e al prefetto. Noi possiamo sensibilizzare, invitare le persone a comportarsi secondo le regole, vietare gli ingressi, ma non possiamo essere gli unici responsabili dei comportamenti altrui. Con questi divieti sta accadendo quello che è successo con il divieto di fumo nei locali: per farlo rispettare da tutti si è dovuta spostare la responsabilità (e la sanzione) in capo al singolo trasgressore”. 

“Siamo stati fermi per oltre tre mesi, abbiamo dato il nostro contributo in silenzio nonostante il nostro comparto sia rimasto fuori dai sostegni statali e ogni giorno di chiusura ci avvicinasse al punto di non ritorno. Lo abbiamo fatto per permettere a questo Paese di ripartire, ma non è certo in questo clima di sospetti e battaglie che avremmo immaginato la ripartenza”.

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