Post covid, pesanti conseguenze per l’economia: pmi rallentano del 10,4%
(Rimini) La pandemia e il fermo produttivo per le misure di contenimento del virus da Covid-19 porteranno a conseguenze molto pesanti. Al punto che la fase di contenuta recessione industriale registrata nel 2019 si sta progressivamente trasformando nella più profonda caduta della produzione mai sperimentata. È quanto emerge dall'indagine congiunturale sul primo trimestre 2020 sull'industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo, che fotografa solo i primi tre mesi dell'anno in cui sono evidenti i segnali di drastico calo per produzione, fatturato e ordini. I dati sono indice di una tendenza già molto negativa destinata a essere fortemente accentuata nelle prossime rilevazioni.
Notevole il rallentamento della dinamica produttiva delle piccole e medie imprese dell'industria in senso stretto dell'Emilia-Romagna che si riduce dello 10,4 per cento rispetto all'analogo periodo del 2019, trasformando il calo del trimestre precedente (-1,5 per cento), in un crollo. Così è anche per il valore delle vendite (-10,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019), con una accelerata della tendenza negativa del trimestre precedente (-1,2 per cento), anche se con una perdita lievemente meno marcata della produzione. Il fatturato estero ha mostrato una migliore tenuta e ha contenuto la correzione (-4,8 per cento)
Uno spiraglio di luce si può cercare nei dati sul processo di acquisizione degli ordini, che ha subìto una flessione tendenziale del 9,5 per cento, rispetto alla perdita dell'1,3 per cento del trimestre precedente, ma la prospettiva di una ripresa dilazionata alla seconda parte dell'anno può essere intravista se si considera che la tendenza negativa ha un ritmo inferiore a fatturato e produzione. Anche gli ordini pervenuti dall'estero hanno subito una flessione (-4,6 per cento) lievemente più contenuta.
Il grado di utilizzo degli impianti testimonia gli effetti del lockdown sull'attività e si è attestato al 65,6 per cento, un dato nettamente inferiore rispetto al livello del 76,3 per cento riferito allo stesso trimestre dell'anno precedente.
Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini è risultato pari a 8,3 settimane, un valore così contenuto non veniva rilevato dalla fine del 2014, con un chiaro calo rispetto al dato del trimestre precedente (10,2 settimane).
L'attività è in arretramento in tutti i settori. Anche l'industria alimentare ha fatto segnare un passo indietro, anche se contenuto: si riducono il fatturato (-2,8 per cento) pur con l'apporto della crescita del mercato estero (+2,5 per cento) e la produzione (-2,6 per cento),
La recessione è accentuata per il sistema moda che registra un crollo del fatturato (-17,9 per cento), anche estero (-9,0 per cento), solo più contenuto per la produzione (-16,6 per cento) e simile per gli ordini (-17,0 per cento), nonostante la maggiore resistenza della componente estera (-8,7 per cento). Per la piccola industria del legno e del mobile si accentua la discesa del fatturato (-15,7 per cento), e della produzione (-14,2 per cento).
In difficoltà anche l'industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche: il fatturato complessivo si è ridotto del 12,1 per cento, e la produzione ha seguito l'andamento negativo (-13,3 per cento). L'ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto, ha registrato una flessione del fatturato e della produzione (-10,4 per cento). Il gruppo eterogeneo delle "altre industrie" (chimica, farmaceutica, plastica e gomma, ceramica e vetro) testimonia la generale recessione, ma ha beneficiato della tenuta della componente estera. Il fatturato complessivo ha perso il 7,4 per cento, nonostante la resistenza di quello estero (-1,2 per cento), e si è registrato un arretramento della produzione (-8,9 per cento).
Riguardo alle classi dimensionali, la recessione è generalizzata, ma l'andamento è meno grave al crescere della dimensione aziendale per fatturato, ordini e produzione. Quest'ultima è scesa del 15,3 per cento per le imprese minori, mentre la caduta è più contenuta per le piccole imprese (-10,9 per cento) e ancora più ridotta per le imprese medio-grandi (-8,4 per cento).
Con riferimento ai dati diffusi dall'Istat, le esportazioni emiliano-romagnole sono risultate pari a poco più 15.188 milioni di euro e hanno fatto segnare una flessione del 2,2 per cento. È una brusca inversione di tendenza: nel primo trimestre 2019 infatti le esportazioni crescevano del 4,6 per cento. Il segno è rosso è generalizzato, con l'eccezione di alcuni settori che hanno invece ottenuto incrementi. Questo è accaduto per le "altre industrie manifatturiere" (+40,2 per cento), con un exploit (quasi 2,5 volte delle esportazioni) dell'industria del tabacco, che vale il 2,3 per cento dell'export regionale. Seguono industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche (+ 9,7 per cento), trainate da un incremento del 41,8 per cento ottenuto dai prodotti farmaceutici, che si sono avvantaggiati della pandemia. Salgono le esportazioni dell'industria alimentare e delle bevande (+11,3 per cento), mentre tengono le vendite estere di ceramica e vetro (+0,9 per cento). In negativo gli altri comparti, con dinamiche differenti. Contenuta la flessione per l'export delle industrie della moda (-1,6 per cento), mentre sono i beni strumentali e intermedi ad avere risentito della pandemia e dell'incertezza. Per i mezzi di trasporto, calo del 9,8 per cento, appena superiore per l'industria della metallurgia e dei prodotti in metallo (- 9,7 per cento), ai macchinari e apparecchiature meccaniche (-9,4 per cento) e industria delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (-8,6 per cento).
Per quanto riguarda le destinazioni, l'Europa è il mercato fondamentale per l'export regionale e ne detta la tendenza. Le vendite sui mercati europei sono risultate pari al 66,2 per cento del totale e sono diminuite del 2,2 per cento. Le esportazioni verso la sola Unione europea a 27 hanno mostrato una tendenza più accentuata (-3,2 per cento). Flessioni in Germania (-3,3 per cento), Francia (-2,8 per cento) e Spagna (-1,8 per cento). Al di fuori dell'area dell'euro si registra una pesante caduta verso il Regno Unito (-11,7 per cento). Al di là dei confini dell'Unione europea, forte crescita invece verso Svizzera (+32,5 per cento), Turchia (+19,0 per cento) e buon andamento in Russia (+7,0 per cento).
Riscontro negativo in America centro-meridionale (-7,1 per cento), performance positiva in Canada (+10,6 per cento), Stati Uniti (+1,0 per cento) e Brasile (+3,2 per cento).
Calo sui mercati asiatici (-2,7 per cento), ma con notevoli differenze: molto bene in Medio Oriente (+1,4 per cento), crollo in Asia centrale (-21,5 per cento), riduzione in Asia orientale (-1,7 per cento), ma con tendenze fortemente discordanti: +50,1 per cento in Giappone, grazie all'industria del tabacco e -26,3 per cento in Cina. Infine, le esportazioni regionali perdono il 10,0 per cento in Africa e il 3,2 per cento in Oceania.
Secondo l'indagine Istat, l'occupazione dell'industria in senso stretto ha chiuso il primo trimestre con un deciso passo indietro a quota 524.486 (-4,6 per cento), ovvero una perdita pari a oltre 25 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso, interrompendo una precedente serie positiva in corso da otto trimestri. Nel periodo considerato, il risultato negativo è da attribuire all'ampio calo degli occupati alle dipendenze, che sono risultati oltre 472 mila con una riduzione del 5,4 per cento, pari a oltre 27 mila unità, nonostante l'aumento dell'occupazione autonoma, salita del 3,6 per cento fino a oltre 52 mila unità.
Sulla base dei dati del Registro delle imprese, nel primo trimestre del 2020, le attive dell'industria in senso stretto regionale, che costituiscono l'effettiva base imprenditoriale del settore, a fine marzo 43.831 (pari all'11,1 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 704 imprese (-1,6 per cento) rispetto all'anno precedente. La velocità della discesa è aumentata rispetto al -1,0 per cento del primo trimestre 2019 e fa segnare il nuovo massimo degli ultimi quattro anni.
«L'indagine, che mette a fuoco i primi effetti dell'impatto del Covid-19, evidenzia quella che sarà una contrazione economica senza precedenti. I dati sono molto pesanti. L'impatto della crisi, di intensità e rapidità straordinarie, determinerà la chiusura di molte imprese, con forti perdite per lavoro, redditi e consumi. – dichiara Alberto Zambianchi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna – A fronte di una situazione così difficile, la ripresa necessiterà di tempi lunghi. Consapevoli del proprio ruolo, le Camere di Commercio dell'Emilia-Romagna hanno intensificato il supporto alle imprese, con servizi di help desk, hanno promosso iniziative e garantito risorse importanti per oltre 25 milioni, quasi tutti erogati a fondo perduto, per fronteggiare i tempi straordinariamente difficili che ci attendono, e contribuire alla ripartenza delle nostre filiere produttive».
La pandemia ha avuto impatti anche sul credito bancario in Emilia-Romagna − secondo l'analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo − che ha visto già da marzo i primi segni di un cambio di passo i cui contorni dovrebbero essere più definiti con i dati relativi ai mesi successivi. In sintesi, si è avuto un rallentamento della crescita dei finanziamenti alle famiglie consumatrici mentre i prestiti alle imprese hanno invertito la tendenza, tornando a crescere. Su questi andamenti hanno influito il calo di domanda di prestiti da parte delle famiglie e, dal lato delle imprese, l'aumento del fabbisogno di liquidità. In senso positivo sugli stock agisce il minore flusso di rimborsi legato alle moratorie. Le banche, infatti, hanno da subito messo in atto interventi a supporto della liquidità di imprese e famiglie, come le moratorie e i plafond creditizi, a cui hanno fatto seguito le misure ex-lege, tra cui i crediti con garanzia pubblica.
A marzo, in Emilia-Romagna l'andamento dei prestiti alle imprese è tornato lievemente positivo, dopo il calo registrato nel 2019 (+0,2% a/a rispetto al -0,6% di fine 2019, variazioni corrette per le cartolarizzazioni). L'andamento resta differenziato per dimensione d'impresa, con i prestiti alle imprese medio-grandi in aumento dello 0,5% a/a e quelli alle piccole ancora in riduzione, del -1,5% a/a, sebbene più moderata rispetto al 2019. In termini di volumi, a marzo in Emilia-Romagna i prestiti sono aumentati in un mese di quasi 1.2 miliardi, dei 16 miliardi di flusso netto complessivo registrato a livello nazionale. Ad aprile, il flusso è stato ancora positivo, sebbene più modesto (+280 milioni circa m/m, sui 5,5 miliardi osservati a livello di mercato italiano). L'andamento risulta più moderato in Regione rispetto al trend nazionale, sia per le imprese medio-grandi, sia per le piccole. Si osserva che il rimbalzo di marzo ha interessato i prestiti all'industria, la cui dinamica annua è salita a +'0,2% a/a rispetto al -2,2% di fine 2019 (variazioni calcolate su volumi al netto delle sofferenze). Diversamente, i prestiti alle costruzioni hanno mostrato una stabilità del tasso di variazione, ancora negativo per -10,9% a/a dal -10,7% di dicembre 2019. Le rilevazioni di marzo e aprile non danno pienamente conto dell'impatto delle iniziative delle banche e delle misure governative a supporto della liquidità e del credito all'economia reale, la cui entità è aumentata nei mesi successivi. Dati più recenti, relativi alle operazioni garantite arrivate al Fondo centrale per le PMI mostrano che al 7 luglio l'Emilia-Romagna aveva espresso un totale di oltre 75mila operazioni per un importo finanziato di poco meno di 5 miliardi, di cui quasi 66 mila per prestiti fino a 30mila euro pari a un importo finanziato di 1,3 miliardi. Il 60% di queste operazioni si è originata in quattro province: Bologna con prestiti garantiti dal Fondo centrale per le PMI per quasi 1,1 miliardi, Modena con 870 milioni, Reggio Emilia e Parma con 585 e 560 milioni rispettivamente. Seguono, in base agli importi finanziati, Ravenna e Forlì Cesena con circa 470 milioni ciascuna, Piacenza con 353 milioni, Rimini con 326 e Ferrara con 244 milioni. Rispetto a due mesi prima, quando l'implementazione delle garanzie pubbliche era agli inizi, nelle cinque province col maggior numero di operazioni gli importi sono circa decuplicati. Un incremento di tale entità è evidente pressoché in tutta l'Emilia Romagna per i prestiti garantiti di taglio fino a 30mila euro.
Il lockdown ha impresso una frenata dei prestiti alle famiglie consumatrici, la cui crescita è scesa a +2,3% a/a a marzo dal 3,1% di fine 2019 (variazioni corrette per le cartolarizzazioni), in particolare per effetto della brusca caduta del credito al consumo. Anche i finanziamenti per acquisto abitazioni a marzo hanno registrato un rallentamento dello stock, a +2,9% a/a in Emilia-Romagna, dopo la ripresa osservata nell'ultima parte del 2019 fino al +3,2% a/a di dicembre (dati relativi ai prestiti escluse le sofferenze). La decelerazione è stata più moderata di quanto osservato a livello Italia (a +2,7% a/a dal 3,2% di fine 2019). Nel 1° trimestre, i flussi lordi di mutui residenziali hanno mostrato un calo contenuto a livello di Regione, pari a -0,6% a/a, risentendo del buon andamento registrato nei primi due mesi dell'anno dopo la notevole ripresa dell'ultima parte del 2019 (+9,8% a/a nel 4° trimestre 2019). Tale evoluzione dei flussi di mutui è coerente con l'andamento delle compravendite di immobili residenziali, che nel 1° trimestre sono diminuite del 12,6% a/a in Regione, solo poco meno del dato nazionale (-15,5%). Gli stock di mutui hanno rallentato, o al più si sono stabilizzati, in tutte le province, a partire dalla dinamica massima che spetta sempre a Bologna, scesa a +4,2% a/a dal 4,4% di fine 2019, seguita da Forlì-Cesena e Reggio Emilia circa stabili sul 3,6% a/a e 3,5% rispettivamente. Poco variate sono anche le dinamiche di Rimini (+2,9% da +3,0%) e Ferrara (+1,7% da +1,6%). Il rallentamento è stato più evidente in quattro province: a Piacenza, passata da +1,9% a/a a +1,1%; Parma da +2,7% a +2%; Ravenna, fermatasi a +0,4% a/a dal +1,1% di fine 2019 e Modena, la cui crescita resta però robusta, del +2,6% dal +3,1% di tre mesi prima.
Con riguardo alla qualità del credito, nel 1° trimestre 2020 il tasso di deterioramento dei prestiti si è stabilizzato sui minimi raggiunti a fine 2019, grazie al miglioramento proseguito in Regione per il sesto anno consecutivo. Il ritmo di emersione dei crediti deteriorati delle imprese si è fermato a 2,2% dopo essersi ridotto a tale livello nel 4° trimestre 2019 dal 2,8% del 3° trimestre. Per le famiglie consumatrici, il tasso di deterioramento dei prestiti è sceso a 0,7%, dallo 0,8% dei quattro trimestri del 2019. Anche gli stock di sofferenze sono risultati poco variati nella prima parte del 2020, dopo la notevole riduzione registrata anche nel 2019. In Emilia-Romagna le sofferenze delle imprese sono scese ad aprile al 7,3% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, che si confronta col 7,5% di fine 2019, ma è decisamente più basso dell'8,6% registrato nell'aprile dello scorso anno. L'incidenza delle sofferenze resta più bassa della media nazionale (7,6% ad aprile 2020). Tuttavia, a seguito della fase economica negativa causata dalla pandemia, è prevedibile in prospettiva un peggioramento della qualità del credito, sebbene mitigato, tra l'altro, dalle politiche di sostegno messe in atto a favore delle imprese e delle famiglie.
«In questa fase abbiamo il dovere di impegnare ogni risorsa per dare il massimo sostegno alle nostre imprese e consentire loro, superate le difficoltà, di ripartire. Il primo trimestre 2020 è stato inevitabilmente segnato dal dispiegarsi dei primi effetti della crisi da Covid-19 e delle misure conseguenti. In tale contesto il bisogno più impellente delle imprese è stato evidentemente quello della liquidità e come Intesa Sanpaolo siamo intervenuti unilateralmente sin da febbraio, ancor prima dei Decreti, poi con tutte le soluzioni previste dal Decreto Liquidità – spiega Cristina Balbo, Direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo –. Allo scorso giugno le sospensioni di mutui e prestiti attivate in Emilia-Romagna, tra famiglie e imprese, erano oltre 25mila per un controvalore di oltre 2,8 miliardi di euro. Nei primi tre mesi dell'anno Intesa Sanpaolo ha erogato 410 di nuovo credito a medio-lungo termine, in crescita dell'8,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Oggi più che mai sono necessari strumenti facilmente accessibili, efficaci e immediati a disposizione del sistema produttivo. Anche il plafond da 10 miliardi che destiniamo al nostro Programma Filiere, che consente appunto alle piccole imprese di ottenere un migliore e più conveniente accesso al credito, è il segno tangibile della nostra fiducia nella ripresa compatta del sistema: in Emilia-Romagna ad oggi vi hanno aderito ben 95 aziende capofila con oltre 20mila dipendenti, 2.650 imprese fornitrici e un giro d'affari complessivo di 13,5 miliardi di euro».
«Siamo di fronte alla più pesante recessione economica dal dopoguerra – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari. Già prima del Covid-19 il nostro Paese era l'unico in Europa ad essere in recessione e a non avere ancora recuperato la perdita di Pil dalla crisi del 2008. Non possiamo perdere un minuto, dobbiamo programmare bene le risorse e liberare le energie positive di cui le nostre imprese sono capaci».
La recente indagine rapida del Centro Studi Confindustria stima per il secondo trimestre 2020 un calo dell'attività industriale a livello nazionale del 21,6%, in netto peggioramento rispetto all'andamento del primo trimestre (-8,4% sul quarto 2019), con un recupero più lento per le imprese orientate ai mercati internazionali. Ciò in ragione della tempistica nella diffusione del virus nel mondo: la domanda dei prodotti made in Italy si è interrotta o ridimensionata nei partner commerciali che stanno attraversando la fase acuta della pandemia, in particolare Stati Uniti e Sud America. Anche per quanto riguarda la domanda interna il recupero dovuto alla riapertura delle attività è rallentato dall'incertezza sui tempi di uscita dalla crisi sanitaria.
«Il rilancio dell'economia – conclude il Presidente Ferrari – parte dalla capacità di progettare e spendere bene le ingenti risorse che avremo a disposizione. Per questo auspichiamo che si trovi velocemente un accordo sul Recovery Fund e sul quadro finanziario europeo, in modo che Stati e Regioni possano programmare in tempi rapidi le politiche di sostegno ai territori. In questa fase alleggerire la burocrazia deve essere una delle principali priorità dei Governi a tutti i livelli: da qui le nostre proposte di semplificazione da attuare nell'immediato. Dobbiamo mettere a frutto tutte le opportunità che abbiamo davanti, senza pregiudizi e prese di posizioni ideologiche, utilizzando le risorse per promuovere la crescita, sostenere gli investimenti e creare lavoro».
Economia, a Rimini chiude un negozio al giorno
(Rimini) Sono 101 i negozi di abbigliamento che hanno chiuso nella provincia di Rimini nel primo trimestre dell'anno secondo i dati di Confcommercio, e il numero è cresciuto soprattutto con il coronavirus. "Sono dati che fanno raggelare i polsi. A Rimini ha praticamente chiuso un negozio al giorno", ha detto il presidente di Federmoda-Confcommercio Rimini, Giammaria Zanzini. Ora si attendono i dati del secondo trimestre, "che si prefigurano più agghiaccianti". In base a uno studio dell'associazione, a livello nazionale è a rischio chiusura un negozio ogni tre, e a Rimini la situazione non è migliore visto che in questo periodo si punta sul turismo per le vendite, ma i flussi in arrivo sono più scarsi degli altri anni.
"Dopo la prima settimana dalla fine del lockdown, dove ci sono stati dati molto incoraggianti, abbiamo avuto una frenata imbarazzante delle vendite con un crollo nei nostri negozi di oltre il 70 per cento", ha aggiunto Zanzini. È un giorno feriale e fuori dal suo negozio che si trova nel cuore di Marina Centro sui viali della passeggiata, i turisti si vedono alla spicciolata. "Basta compare online", è l'appello del negoziante che aggiunge: "E non siate allarmati da un'eventuale chiusura delle attività a settembre o ottobre"(Ansa).
Coronavirus, zero decessi in regione da sei giorni
(Rimini) Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 28.958 casi di positività, 18 in più rispetto a ieri, di cui 13 persone asintomatiche individuate nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Per il sesto giorno consecutivo non si registra nessun decesso: il numero totale resta quindi 4.269. Sono dunque 5 i nuovi casi sintomatici: 3 in provincia di Reggio Emilia, 1 in quella di Bologna e 1 in quella di Parma. Per la maggior parte riconducibili a focolai o a casi già noti. I tamponi effettuati da ieri sono 2.007, per un totale di 549.870, oltre a 2.031 test sierologici.
I guariti salgono a 23.496 (+5): circa l’81% dei contagiati da inizio crisi. I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 1.193 (13 in più di ieri). Le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 1.091, 14 in più rispetto a ieri, il 91,4% di quelle malate. I pazienti in terapia intensiva sono 9 (-1), quelli ricoverati negli altri reparti Covid sono 93, lo stesso numero di ieri.
Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 23.496 (+5 rispetto a ieri): 218 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 23.278 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui e stata fatta la diagnosi: 4.567 a Piacenza (invariato), 3.722 a Parma (+5), 5.014 a Reggio Emilia (+3), 4.013 a Modena (+2), 5.095 a Bologna (+3); 404 a Imola (invariato), 1.048 a Ferrara (invariato); 1.087 a Ravenna (+3), 965 a Forlì (invariato), 820 a Cesena (+1) e 2.223 a Rimini (+1).
Economia, con il lockdown la cultura in ER ha reso 45 min di incassi
(Rimini) Profondo rosso per l’industria culturale dell’Emilia-Romagna. Meno 45 milioni di euro è l’impatto economico del lockdown causato della pandemia del Covid-19, che ha fermato praticamente tutto il settore. Le stime di un monitoraggio regionale, realizzato in due tranche nel periodo dal 24 febbraio al 30 aprile, parlano chiaro: 44.818.769 euro sono i mancati incassi in soli 3 mesi, di cui 15 milioni per il settore spettacolo, 12,8 milioni per il settore cinema e 4,6 milioni per i musei. Un dato certamente inferiore a quello reale, visto che non riguarda la totalità degli operatori (solo una parte ha risposto).
Il monitoraggio promosso dalla Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con Ater Fondazione, Istituto per i Beni artistici, Culturali e Naturali e l’Osservatorio Culturale del Piemonte, restituisce un quadro rappresentativo, pur se non esaustivo, della situazione determinata dalle misure adottate in seguito all’emergenza sanitaria nel comparto cultura in Emilia-Romagna.
Particolarmente colpiti appaiono lo spettacolo dal vivo, il cinema e il settore museale. In quel periodo sono stati annullati 3.198 spettacoli di prosa, circo, performance, 26 festival e rassegne di spettacolo dal vivo, 910 appuntamenti musicali, 2.045 eventi in biblioteche e archivi, 128 mostre in corso e 28 in allestimento, 11.333 visite guidate ai musei, 16 festival e rassegne di cinema, oltre 2.330 attività con le scuole, workshop, matinée corsi e laboratori.
Dal punto di vista economico la stima complessiva delle perdite (comprendenti le mancate entrate, i costi non recuperabili e i minori costi sostenuti per l’inattività) per settori vedono lo spettacolo dal vivo con una perdita di 15.046.900, i musei con -4.640.762, eventi, mostre -860.696, organizzatori di attività culturali e cinema (festival e rassegne) -535.967, erogatori di servizi -308.119, biblioteche e archivi con -18.075, mentre per gli operatori nazionali con sedi in Emilia-Romagna -1.101.400 . ll settore cinema soffre inoltre di mancati incassi nelle sale cinematografiche per 12,3 milioni di euro dal 24 febbraio al 30 aprile.
In riferimento alla distribuzione geografica, la maggiore concentrazione di attività annullate o sospese, si trova nell’area di Bologna, seguita da Ferrara, Parma e Modena. Va evidenziato che molti degli operatori del mondo della cultura hanno dichiarato di aver attivato modalità di accesso virtuale all’offerta attraverso utilizzo di siti internet e canali social, proponendo anche programmazioni dedicate anche a materiali d’archivio mediante streaming, incontri laboratoriali e moduli didattici online, videoconferenze, dirette web, visite virtuali, cataloghi online e podcast, ecc.
Nelle prossime settimane partirà un’ulteriore fase di monitoraggio del settore che comprenderà anche la rilevazione dei tempi e delle modalità delle riaperture e del riavvio delle attività e delle relative criticità. Il nuovo questionario sarà disponibile sui canali web della Regione e sarà compilabile entro il 31 luglio, previa registrazione, da parte di tutti gli operatori della cultura dell’Emilia-Romagna.
Coronavirus: presto una nuova ordinanza per chi arriva da paesi extra Schengen
(Rimini) Entro il 7 agosto, in Emilia-Romagna saranno effettuati a carico del Servizio sanitario regionale tamponi naso-faringei per tutti i lavoratori dei comparti della logistica e della lavorazione carni. Doppio tampone, poi, per chiunque arrivi dai Paesi extra Schengen. Pronta anche una stretta sul rispetto dell’isolamento fiduciario, con la possibilità di attivare soluzioni alternative come gli alberghi nel caso di contesti abitativi inadeguati. E a partire dal 14 luglio, chi visita degenti in ospedale o in strutture residenziali per anziani e persone con disabilità, dovrà presentare una autodichiarazione sul fatto di non essere in quarantena o isolamento fiduciario, e di non essere rientrato da meno di 14 giorni da Paesi soggetti alle limitazioni degli spostamenti.
Con una ordinanza firmata oggi dal presidente Stefano Bonaccini, la Regione interviene per rafforzare il più possibile il controllo e la prevenzione di nuovi contagi da Covid-19 in tutti quegli ambiti che negli ultimi giorni hanno registrato focolai, o rischi di focolai, anche a livello extraregionale.
“In particolare allo screening nei settori della logistica e della lavorazione della carni, con l’esecuzione dei tamponi- sottolinea il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Davide Baruffi- ci si arriva grazie anche al supporto e al dialogo costruttivo con Cgil, Cisl e Uil, le Centrali cooperative e Confindustria regionali”.
Pronta risposta ai focolai nella logistica e nel settore carni. Il Servizio sanitario regionale si farà carico di effettuareentro il 7 agosto il tampone naso-faringeo per tutti i lavoratori della logistica e della lavorazione carni(inclusi anche tutti gli operatori che dipendono da altre aziende in appalto), con particolare riferimento alla macellazione. L’obiettivo è individuare eventuali soggetti asintomatici in quei settori in cui si sono sviluppati di recente focolai di infezione che hanno coinvolto un numero rilevante di lavoratori. Le Aziende sanitarie applicheranno la misura insieme al rafforzamento della vigilanza sul rispetto delle precauzioni per il contrasto e contenimento del virus, nell’ambito dei tavoli istituzionali territoriali.
Più controlli per chi arriva dai Paesi soggetti a limitazioni. Si intensifica la sorveglianza sanitaria sulle persone che rientrano o arrivano dai Paesi soggetti a limitazioni degli spostamenti (come definiti dal decreto governativo dell’11 giugno), quindi i Paesi extra Ue ed extra Schengen, per i quali è già previsto l’obbligo di segnalazione ai Dipartimenti di prevenzione territorialmente competenti: oltre all’isolamento fiduciario di 14 giorni e alla sorveglianza sanitaria, l’ordinanza regionale introduce l’effettuazione – da parte dei Dipartimenti di sanità pubblica - di un tampone naso-faringeo all’arrivo, da ripetersi dopo sette giorni anche in caso di esito negativo.
Più verifiche sull’isolamento fiduciario. I Dipartimenti di sanità pubblica delle Aziende Usl dovranno rafforzare ogni collaborazione istituzionale, sui luoghi di lavoro o in altri contesti, per garantire l’obbligo di notifica (in caso di rientro in Italia di lavoratori provenienti da Paesi soggetti a limitazioni degli spostamenti) e il conseguente isolamento fiduciario. Inoltre, sono previste più verifiche sull’adeguatezza delle condizioni in cui si svolge l’isolamento fiduciario o la quarantena: nel caso sia necessario (per inadeguatezza dei contesti abitativi o per scarsa attenzione alle norme igienico-sanitarie, comportamentali e di isolamento sociale) le Ausl attivano soluzioni alternative in strutture alberghiere appositamente individuate.
Obbligo di autodichiarazione per le visite in ospedale. L’ordinanza regionale prevede infine che le visite in ospedale ai degenti e in strutture residenziali per anziani e disabili da parte di familiari o altri soggetti, richiedano la presentazione di un’autodichiarazione che attesti di non essere sottoposti al regime della quarantena o dell’isolamento fiduciario, né di essere rientrati da meno di 14 giorni da Paesi extra Ue e/o extra Schengen soggetti alle limitazioni degli spostamenti.
Condacons vs Samsara, lo sfogo del Silb
(Rimini) “Adeguare i locali ai protocolli, affiggere cartelli che spiegano i comportamenti da tenere, contingentare gli ingressi, limitare gli orari d’apertura e sensibilizzare tutti gli avventori ad ottemperare alle linee guida, qualche volta avendo in cambio anche brutte parole. Più di questo cosa deve fare chi gestisce un locale?” E’ lo sfogo di Gianni Indino, presidente del Silb della provincia di Rimini. “Al netto di qualche episodio che si è contato sulla punta di una mano, sembra che ora si sia aperta la stagione delle segnalazioni e degli esposti”.
“Peccato che le segnalazioni e i video arrivino anche a noi, ma di tutt’altro tenore. Parliamo del Samsara Beach, discoteca sulla spiaggia di Riccione preso di mira dall’esposto del Condacons che nelle sue accuse arriva addirittura a descriverlo come “Un potenziale focolaio di coronavirus”. Un vocalist che ogni 10 minuti invita ad indossare la mascherina, il disinfettante ad ogni passo, tavoli distanziati, cartelli informativi e più uomini della security non sono bastati per non finire nel mirino dell’associazione consumatori. Eppure stiamo cercando solo di riprendere a lavorare e di farlo nel modo più sicuro possibile perché abbiamo a cuore la salute pubblica. E ci mancherebbe altro. Cerchiamo di salvare una stagione, di richiamare i turisti, di ripartire dopo mesi di chiusura forzata che ha messo i piccoli imprenditori in ginocchio e ora dobbiamo anche metterci a combattere con gli esposti”.
Perché il Codacons “non si accanisce contro le esultanze del calcio e le feste in piazza dei tifosi, contro le manifestazioni pubbliche senza distanziamenti, contro i giornalisti che si accalcano uno sull’altro per un’intervista, contro i viali invasi di persone a passeggio senza distanziamento, contro i treni o le metropolitane pieni di persone prive di mascherina? Su questi aspetti evidentemente non c’è attenzione da parte del Codacons. Mi viene da pensare che siano forti con i piccoli e deboli con i grandi. La colpa sembra sempre solo di chi investe e di chi crea impresa e lavoro. Troppo facile attaccare un singolo imprenditore e anche a torto, secondo quello che abbiamo visto nel video che ci è stato inviato e che faremo arrivare alle forze dell’ordine e al prefetto. Noi possiamo sensibilizzare, invitare le persone a comportarsi secondo le regole, vietare gli ingressi, ma non possiamo essere gli unici responsabili dei comportamenti altrui. Con questi divieti sta accadendo quello che è successo con il divieto di fumo nei locali: per farlo rispettare da tutti si è dovuta spostare la responsabilità (e la sanzione) in capo al singolo trasgressore”.
“Siamo stati fermi per oltre tre mesi, abbiamo dato il nostro contributo in silenzio nonostante il nostro comparto sia rimasto fuori dai sostegni statali e ogni giorno di chiusura ci avvicinasse al punto di non ritorno. Lo abbiamo fatto per permettere a questo Paese di ripartire, ma non è certo in questo clima di sospetti e battaglie che avremmo immaginato la ripartenza”.
Commercio in centro: botteghe storiche e no tax area, si allarga l'adesione
(Rimini) Si allarga sempre di più l'adesione, da parte delle attività economiche riminesi, al pacchetto di misure messe in campo dal Comune di Rimini, in favore del settore commerciale e produttivo. Un sostegno all'economia locale che si declina in diverse azioni come la messa a disposizione di misure incentivanti, la concessione gratuita di occupazione del suolo pubblico e l'erogazione di contributi economici a fondo perduto che vengono assegnati in rapporto ai tributi locali pagati al Comune di Rimini. Iniziative, messe in campo da qualche anno, indirizzate inizialmente alle attività di start-up che poi si sono allargate nel 2019, anche all'area degli affitti rinegoziati, delle botteghe storiche e alle attività che, dopo le disposizioni anti contagio, hanno interesse ad occupare spazi esterni ai propri locali per lavorare meglio e in maggiore sicurezza. "E' un successo che conferma la strada indicata dall'amministrazione – sottolinea l'assessore alle Attività Economiche Jamil Sadegholvaad - una soluzione che ci consente di ripartire nel rispetto delle regole e della tutela della salute. Commercianti ed esercenti stanno affrontando questa eccezionale stagione con spirito propositivo, facendo il possibile per adattarsi ad un contesto che nessuno avrebbe mai potuto prevedere e al quale stiamo gradualmente prendendo le misure. Se si considera che in tutto le attività sono circa 600, queste 400 richieste, già evase confermano una strategia che abbiamo voluto attuare e che anche per il futuro può essere implementata e migliorata per supportare le attività commerciale del nostro territorio".
Appena terminato il lockdown, sono ripresi i sopralluoghi per l verifica delle attività che hanno richiesto l'iscrizione all'Albo delle Botteghe Storiche, un controllo che, anche se non espressamente previsto dalla norma regionale, è assolutamente opportuno per valutare la "storicità" dell'aspetto della bottega. Sono 3 le iscrizioni che hanno ampliato recentemente il numero degli iscritti: la Merceria 'Cheri' in via Garibaldi; l'ottica 'Severi dal 1924", che si trova in via Giovanni XXIII e la Farmacia 'Cantelli' di piazza Tre Martiri. Acquisizioni piuttosto significative che portano il prestigioso Albo comunale ad un totale di 31 iscritti.
Sono 39 invece le attività a cui sono stati concessi i contributi previsti dalla "No Tax Area" per start-up, affitti rinegoziati e botteghe storiche. Contributi, che per il 2019 sono stati di 200 mila euro Quattro sono le finalità qualificanti di questa iniziativa: la prima per favorire le nuove iniziative imprenditoriali delle "start-up"; la seconda come incentivo alla riduzione dei costi di affitto a carico delle imprese e alla concessione di spazi commerciali inutilizzati a organismi del "terzo settore"; la terza a sostegno delle "Botteghe Storiche" e la quarta per la nascita di "punti digitali" presso le rivendite di giornali e riviste. Per il triennio 2019-2021 sono stati stanziati 600 mila euro ripartiti su tre annualità. Delle 39 domande ammesse finora, 13 sono le start-up, 8 per affitti rinegoziati e 16 quelle delle botteghe storiche.
Ricordiamo che l'ammontare dei contributi "No Tax Area", che è calcolato sulla base dei tributi comunali pagati nel periodo di riferimento, ha previsto una ripartizione delle risorse tra i soggetti economici assegnati a secondo delle finalità di ciascuna area. In riferimento ai settori economici, a cui appartengono i soggetti beneficiari degli "Affitti rinegoziati", si evidenzia come i "veri" beneficiari dei contributi siano stati le imprese conduttrici dei locali in affitto, che godono della riduzione del canone di locazione concessa dai proprietari.
Anche il progetto 'Rimini Open space' si è rivelato un grande successo, con 400 richieste fatte da parte delle attività commerciali, soprattutto nel centro storico e nella zona mare, che sono già state evase dagli uffici; una trentina sono quelle attualmente al vaglio e solo 7 quelle escluse per impossibilità tecniche o problemi legati ai requisiti. 'Rimini Open Space' è l'iniziativa promossa dall'Amministrazione Comunale per consentire ai pubblici esercizi di avere più spazio a disposizione per la propria attività. Si è trattata di una risposta massiccia da parte degli operatori, che hanno colto l'opportunità di poter ampliare le proprie superfici esterne, senza dover versare alcun canone aggiuntivo, con l'obiettivo di offrire un servizio in grado di rispettare le misure di prevenzione necessarie in questa fase di convivenza col Covid, a garanzia della salute dei clienti e dei lavoratori. Ricordiamo che il progetto prevede la possibilità, per gli operatori di tutta la città, di richiedere gratuitamente più metratura per occupazioni suolo pubblico. L'ampliamento massimo, laddove le condizioni oggettive lo consentano, potrà arrivare fino al 50% della somma della superficie interna dell'esercizio e del suolo pubblico esterno precedentemente autorizzato.
La procedura per richiedere il contributo No Tax Area è stata recentemente semplificata, in quanto è stata eliminata la cosiddetta "dichiarazione de minimis" da cinque modelli di domanda di contributo. Dal primo luglio infatti la normativa sugli aiuti pubblici ha previsto il superamento della "dichiarazione de minimis", cioè quell'attestazione che i richiedenti di sovvenzioni, contributi e altri aiuti finanziati con fondi pubblici, dovevano rendere formalmente per documentare di non avere superato i massimali che l'Unione Europea considera tali da non alterare le condizioni di concorrenza sul mercato. Si semplifica quindi la procedura in quanto le verifiche si faranno solo sul "Registro Nazionale Aiuti", strumento informativo consultabile online ( www.rna.gov.it ), senza chiedere alcun tipo di dichiarazione agli interessati. Sul sito web del Comune ( a questo link https://bit.ly/2CvZw1o ) è possibile visionare l'Avviso pubblico valevole per il 2020-2021. La prima scadenza (start-up) è prevista per il 10 novembre 2020, tutte le altre al 10 gennaio 2021. Anche in riferimento al progetto 'Rimini Open space' si è adottata una procedura snella per la presentazione e per l'elaborazione delle pratiche, allo scopo di favorire gli operatori. Una procedura che permette di rispondere in maniera rapida alle tante richieste. Si ricorda inoltre che per effetto dei provvedimenti governativi, gli esercenti sono esentati fino al 31 ottobre dal pagamento del canone per l'occupazione di suolo pubblico degli spazi necessari a rispettare il distanziamento sociale.
Riccione, Geat chiude con il +17% dei ricavi
(Rimini) L'azienda Geat Gestione Servizi per l'Ambiente e il Territorio, partecipata oltre al 99% dal Comune di Riccione ha chiuso con un ottimo risultato il Bilancio 2019 con un aumento dei ricavi per un 17%. Rispetto all'esercizio del 2018, i ricavi nel 2019 sono stati in totale 10 milioni 461.695 euro, con aumento, appunto, del 17 per cento. Un risultato raggiunto grazie soprattutto ad un numero maggiore di competenze acquisite presso gli Enti soci che sono i Comuni di Riccione, Misano, Morciano e Cattolica. L'utile di esercizio 2019 è pari a 3 milioni 694.653 euro, e comprende la vendita della metà delle azioni Hera, detenute in portafoglio, e un risultato di gestione sull'attività (più 67 mila euro).
"Il 2019 per Geat è l'anno della riscossa, perché per la prima volta nella sua storia, iniziata 50 anni fa, e dopo tante trasformazioni, ha avuto un risultato di gestione positivo - ha detto l'assessore al Bilancio del Comune di Riccione, Luigi Santi -. La gestione dei servizi è stata efficiente e si chiuse in positivo a prescindere da dividendi o da rendite finanziare. Ho lavorato fin dall'inizio del mandato in Giunta affinché questa società si potesse auto-sostenere e questo dimostra che ci siamo riusciti. Chiudere il bilancio con un più 17 per cento, significa che abbiamo dimostrato che Geat non ha bisogno di fonti finanziarie per avere il segno più, ma bastano le gestioni dei servizi a creare l'equilibrio di Bilancio. Tutto questo si traduce in maggiori servizi per i cittadini e vantaggi economici per l'azienda, specialmente per quello che riguardano i minori costi sostenuti per la gestione delle case popolari".
Dal primo gennaio di quest'anno e per i prossimi 10, la Geat è stata incaricata della gestione delle palazzine ex Acer. Inoltre i contratti di servizio di Geat riguardano la gestione del verde pubblico, la manutenzione strade e patrimonio immobiliare, cimiteriali, gestione dei servizi pubblicitari, pubbliche affissioni e Cosap, lotta antiparassitaria e gestione edilizia residenziale pubblica, emergenza abitativa e affianca i Comuni nella valorizzazione del patrimonio. La Geat ha 57 dipendenti, compresi interinali, e durante il lockdown le sue attività non si sono mai totalmente fermate tanto che non c'è stata la necessità del ricorso alla cassa integrazione.
Frisoni: più attenzione in mare
(Rimini) “Il mare molto agitato di ieri non ha fermato i bagnanti, in particolare i più giovani, che in tantissimi hanno sfidato le onde nonostante le bandiere rosse ad indicare il divieto di balneazione". Così l’assessore del comune di Rimini Roberta Frisoni che, come in molti, ieri, ha notato gli innumerevoli e ripetuti fischi dei marinai di salvataggio "Complice il sole e le alte temperature del pomeriggio, molti si sono fatti tentare dall’acqua concendendosi un tuffo spingendosi distanti dalla riva, con troppa incoscienza e inconsapevolezza non solo dei rischi per se stessi, ma anche per coloro che ogni giorno vigilano sulla loro incolumità, dalle torrette e dai mosconi. Anche ieri infatti sono stati continui i fischi e i richiami dei bagnini di salvataggio, a cui va il mio il mio più sincero ringraziamento per l’ennesima giornata di super lavoro, durante la quale sono stati protagonisti di molteplici interventi su tutta la costa riminese. Nella gran parte dei casi sono stati chiamati a soccorrere e aiutare ragazzi giovanissimi, in acqua forse mossi dalla convinzione di essere invulnerabili, nonostante le cronache purtroppo raccontino che così non è. E non a caso anche oggi i quotidiani raccontano che in più di una circostanza l’apporto dei salvataggi si è rivelato provvidenziale. Se è fonte di rassicurazione poter contare sulla professionalità e le capacità degli uomini e delle donne in servizio sull'arenile, è evidente come sia indispensabile metterli nelle condizioni di lavorare al meglio, senza sovraccaricarli di incombenze che si potrebbero tranquillamente evitare se ci fosse una diffusa adesione alle regole basilari dello stare in spiaggia e del vivere in mare in piena sicurezza. Dobbiamo tutti cercare di prestare più attenzione, la sicurezza passa qui, come in tante altre circostanze, anche dai nostri comportamenti. A qualunque età bisogna prestare attenzione alle condizioni del mare, così come i genitori devono tenere d’occhio i più piccoli. Le nostre spiagge hanno veramente un ottimo servizio di salvamento, ma è fondamentale non avventurarsi in situazioni che possono mettere a rischio la propria incolumità e quella di altri”.
Cattolica, il MystFest non si ferma
(Rimini) Il Mistero non si ferma. Venerdì 17 luglio alle 19 in Piazza del Tramonto a Cattolica, in uno speciale evento al calar del sole che vedrà tra gli ospiti Carlo Lucarelli, Franco Forte e il violinista Federico Mecozzi, sarà svelato il programma completo del MystFest 2020 e la rosa dei finalisti al 47° Premio Gran Giallo città di Cattolica. La kermesse si terrà dal 31 luglio al 2 agosto.
È stata scelta una data iconica per il mondo del giallo per svelare al pubblico il programma della prossima edizione del MystFest, il festival nato dal più importante e longevo concorso letterario del giallo e del noir: il Premio Gran Giallo città di Cattolica. Quasi mezzo secolo di storia per un riconoscimento divenuto un trampolino di lancio per gli autori di genere e che vanta una super giuria unica nel settore composta da alcuni tra i più grandi giallisti del panorama italiano e internazionale: Barbara Baraldi, Giancarlo De Cataldo, Maurizio de Giovanni, Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi e Ilaria Tuti. In squadra anche Franco Forte, direttore de Il Giallo Mondadori, partner storico del concorso, e Simonetta Salvetti, direttrice dei Teatri di Cattolica e del MystFest.
Dopo i saluti istituzionali, Simonetta Salvetti illustrerà il programma della manifestazione e insieme a Franco Forte svelerà la rosa dei finalisti in concorso. A condurre la serata la giornalista Simona Mulazzani. Ospite anche lo scrittore Carlo Lucarelli che presenterà il suo ultimo libro: L'inverno più nero. Un'indagine del commissario De Luca. Ambientato a Bologna, anno 1944, l'inverno più nero di una città occupata, stretta nella morsa del freddo, ferita dai bombardamenti.
E quando tutti i misteri saranno rivelati, il violinista Federico Mecozzi accompagnerà il tramonto sul mare. Enfant prodige riminese, musicista e assistente musicale del celebre compositore e pianista Ludovico Einaudi, ha negli ultimi anni lavorato in parallelo al suo primo album da solista Awakening e nel febbraio 2019 ha partecipato al 69°Festival di Sanremo come direttore d'orchestra.
L'artwork del manifesto è curato anche per questa edizione dall'illustratore Alessandro Baronciani, una citazione d'autore della nascita del festival rivelatasi di grande attualità. L'ingresso all'evento è libero e gratuito fino ad esaurimento posti, con le modalità previste dalle normative vigenti.