(Rimini) Il referendum day sulle fusioni in Emilia Romagna consegna un nuovo Comune unico. Altre quattro fusioni hanno dato invece esito negativo, nonostante vi siano anche Comuni in cui il sì abbia prevalso. La sesta, quella che riguarda il riminese (tra Saludecio, Montegridolfo e Mondaino), richiederà un ulteriore confronto con le amministrazioni locali, anche se ha scelto il sì sia una netta maggioranza dei votanti totali, che la maggioranza dei Comuni coinvolti. Lo rendono noto oggi dalla Regione.


Ieri erano chiamati alle urne 61.500 cittadini in cinque province. Il sì è stato netto nel ferrarese dove i votanti hanno approvato l'unione tra Mirabello e Sant'Agostino e scelto di istituire il nuovo comune di Terre del Reno. Nel riminese, invece, Mondaino e Montegridolfo hanno scelto il sì, mentre Saludecio ha optato per il no. Lasciando l'esito finale in mano alla decisione dell'Assemblea legislativa. Esito negativo per gli altri Comuni: tre nel bolognese, Borgo Tossignano, Fontanelice e Casalfiumanese (contrari i primi due); tre nel reggiano, Campegine, Gattico e Sant'Ilario d'Enza (contrari i primi due). Un no netto dal piacentino. Sia tra Bettola, Farini e Ferriere, sia tra Ponte dell'Olio e Vigolzone.


"Sono referendum consultivi- è il commento dell'assessore al Riordino istituzionale, Emma Petitti- che fanno parte del percorso per eventuali fusioni, proprio per dare l'ultima parola ai cittadini. Non vogliamo imporre nulla ai territori. La Regione mette a disposizione tutti gli strumenti per cercare di favorire questo percorso di partecipazione. Il nostro obiettivo è sempre quello di fornire i migliori servizi, cercando di mantenere, ove possibili, costi sostenibili. I risultati sono stati diversi, ovviamente dove ha prevalso il no sarà rispettato il volere dei cittadini. Dove invece la posizione non è risultata netta, ci sarà un impegno anche con i territori per un ulteriore confronto. Ricordiamo che il nuovo comune del ferrarese, Terre del Reno, potrà contare su contributi per un totale di quasi 11 milioni di euro nei prossimi 15 anni. Quest'ultimo- chiude Petitti- sarà il nono nuovo Comune unico istituito negli ultimi due anni derivante da processi di fusione, che complessivamente hanno riguardato 24 Comuni che hanno scelto la strada dell'aggregazione".

"Impossibile fare finta di niente. I cittadini di Saludecio non vogliono la fusione e di questo la Regione deve prenderne atto", commenta il segretario provinciale della Lega Nord riminese, Bruno Galli.

(Rimini) Per tre anni i campioni italiani della cucina saranno protagonisti di Beer attraction. Questa mattina è stato, infatti, firmato l’accordo dai presidenti della Federazione italiana cuochi Rocco Cristiano Pozzulo e Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni per una collaborazione triennale nell'ambito della fiera internazionale dedicata alle specialità birrarie, birre artigianali, food e tecnologie, che porterà a Rimini i 'Campionati della Cucina Italiana' che si svolgeranno dal 18 al 21 febbraio prossimi nel quartiere espositivo romagnolo.
"Siamo molto orgogliosi di questo accordo", sottolinea il presidente di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni, "che è strategico per lo sviluppo di un appuntamento b2b per la ristorazione fuori casa, grazie anche a un format originale, come Beer Attraction, capace di abbinare le specialità alimentari con quelle birrarie. Anche per questa intuizione, in appena due edizioni, ha conquistato l'interesse del mercato nazionale e non solo".
"Si tratta di una partnership importante", gli fa eco il presidente FIC Rocco Cristiano Pozzulo, "perché arriva a coronamento di numerose iniziative organizzate con Rimini Fiera nel corso degli anni e che ci auguriamo rappresenti il punto di partenza per ulteriori collaborazioni. Rimini, del resto, è sempre stato un punto di riferimento nel panorama italiano del food e dell'ospitalità".

(Rimini) “Un tavolo comune tra amministrazione comunale, associazioni di categoria, esercenti per fermare la desertificazione del tessuto urbano”. Achiederlo è Giammaria Zanzini, presidente Federmoda Rimini, membro giunta Confcommercio Rimini, presidente Associazione Nuova Marina Centro. Zanzini chiede anche “nuove norme locali sulla concessione di licenze e cambi di destinazione d'uso degli esercizi commerciali, facilitazioni per chi investe in qualità dei prodotti, dei servizi e crea ricaduta positiva sulla vita sociale e economica della città”.
Nel mirino di Federmoda “minimarket, rivendite di cianfrusaglie orribili, caldarrostai bengalesi in pieno luglio, uno stuolo infinito di rivenditori extracomunitari di merci false, mille insegne in un inglese 'de noantri', marea di B&B spuntati ovunque come funghi”. Zanzini prende spunta dall’editoriale sul paesaggio urbano di città d'arte, borghi storici, piccoli e grandi centri abitati di buona parte del Paese, firmato dallo storico Ernesto Galli della Loggia, sul Corsera della scorsa settimana. Il titolo è "la bellezza perduta". Della Loggia punta l'indice su una trasformazione urbana nel segno di "una informe poltiglia turistico-commerciale", destinata a rendere più povere, brutte e meno vivibili le nostre città. A farci perdere ciò che la nostra storia e tradizione ci hanno lasciato. È un fenomeno che riguarda anche Rimini. Al posto di attività "storiche" come libreria "Moderna" o dell'autoconcessionaria "Antonelli", oggi troviamo dei bazar basso di gamma. A Marina Centro, al posto di una conosciuta boutique d'abbigliamento, è arrivato un minikarket dell'incerto profilo. Le statistiche sono da paura. Dal 2013 al 2015 in provincia hanno chiuso i battenti 1.024 tra imprese e esercizi commerciali. Nel primo trimestre di quest'anno abbiamo già raggiunto 143 cessazioni di attività. Mille posti di lavoro in meno in 36 mesi (dati Registro delle imprese Camera di Commercio RN).
“Tutto questo - spiega Zanzini - è sostituito da attività "mordi e fuggi", prive di progetti di medio o lungo periodo e con un'offerta improbabile e di bassissima qualità. Un fenomeno, che incide negativamente sulla qualità del tessuto urbano, su l'offerta di beni e servizi di buon livello che, una città a vocazione turistica come Rimini, deve necessariamente mantenere. Anche perché soluzioni al problema ci sono. In tante città italiane le stanno già adottando. Si può partire dai criteri di concessione delle licenze commerciali, alle norme su arredo urbano, dalle autorizzazioni ai cambiamenti di destinazione d'uso del locale, per arrivare alle agevolazioni fiscali per chi affitta i suoi locali a attività commerciali di qualità. Ad Asti sono stati applicati canoni calmierati per i negozi del centro. Contratti che garantiscono i proprietari dei locali con fideiussione, li premia con una riduzione dell'IMU e abbassa drasticamente i costi fissi del commerciante. A Pistoia il nuovo regolamento sul commercio vieta l'apertura di nuovi minimarket nel centro cittadino sia stranieri sia a italiani. Unica eccezione quelli per la vendita di prodotti tipici locali e regionali. Anche a Lucca e Pisa stesse norme. A Firenze il Comune vuole fuori dalla zona più bella della città, 200 tra minimarket con alcolici, internet point, pizzerie a taglio e money transfer. In riva d'Arno no vendita per asporto di alcolici dopo le 21 e obbligo per i minimarket di essere grandi almeno 40 mq e dotarsi di servizi igienici accessibili anche ai disabili. Mentre, un esercizio "storico" della città non può cambiare destinazione d'uso, senza un parere della giunta. La consapevolezza è che la riqualificazione del territorio passa inevitabilmente per un innalzamento dell'offerta commerciale. E il ministro Franceschini con un decreto ha pure dato mandato ai sindaci, d'intesa con le Regioni, di subordinare l'autorizzazione attività commerciali alla compatibilità con zone di particolare valore storico e paesaggistico. È un tema da affrontare anche a Rimini, a partire magari da tre quartieri come centro storico, Borgo S. Giuliano e Marina Centro. Basta aprire e fare lavorare un tavolo con amministrazione comunale, uffici competenti, esercenti e associazioni di categoria. Obiettivo frenare il declino e riprogettare in modo condiviso il futuro del nostro tessuto urbano e della sue attività commerciale e produttive. Ne abbiamo bisogno”.

Lunedì, 17 Ottobre 2016 12:31

Sette prostitute sanzionate

(Rimini) Sabato sera gli agenti della polizia municipale hanno sanzionato sette prostitute in violazione dell’articolo 32 del regolamento di polizia urbana, quello che vienta di esercitare la ‘professione’ in strada, soprattutto se poi con abiti particolarmente succinti. Una delle ragazze inoltre è stata trovata alla guida di una autovettura senza aver conseguito la patente pertanto le è stata comminata un’ulteriore sanzione di 5.000 euro ed è scattato il sequestro del veicolo. Sanzionati anche due clienti, ai quali veniva comminata la sanzione di 2.000 euro ciascuno; uno dei due inoltre è stato fermato mentre imboccava in centro storico la via Gambalunga contromano. Per l’uomo, cittadino straniero, è quindi scatatta anche una sanzione di 120 euro.
Sempre nella giornata di sabato sono stati fermati e denunciati al termine di un breve inseguimento ad opera della Polizia Municipale due ragazzi, un 22enne e 19enne, autori di uno scippo ai danni di una signora, a cui era stata rubata la borsa riposta nel cestino della bicicletta. L’episodio, accaduto in via Anfiteatro intorno alle 10.30, è stato notato dal personale della Polizia Municipale che era in servizio a piedi, che ha quindi annotato il numero di targa del ciclomotore, diffuso poi dalla centrale radio a tutte le pattuglie in servizio. Poco dopo, intorno alle 11,40, un’autopattuglia in servizio ha incrociato in via Ortigara la coppia di giovani, ancora in sella al ciclomotore e senza casco. Una volta intimato l’alt, i due giovani hanno tentato la fuga, terminata dopo un breve inseguimento in via Del Fante. I due, entrambi nati e residenti a Foggia, sono stati quindi accompagnati negli uffici della Polizia Municipale di Rimini per la redazione degli atti di rito ed essere fotosegnalati. Entrambi non sono stati in grado di riferire di chi fosse il ciclomotore su cui viaggiavano, nonostante il mezzo non risultasse rubato. Per i due è scattata la denuncia a piede libero per furto con strappo.

(Rimini) Gli inquirenti parlano di regolamento di conti per la brutta aggressione avvenuta ieri all’ora di pranzo nel parcheggio del centro commerciale Le Befane a Rimini. Secondo alcune testimonianze tre giovani albanesi (di 24,26 e 35 anni) si sono incontrati lì per pranzare insieme con una pizza. Sono sopraggiunti tre connazionali che li hanno invitati ad uscire.  Nel parcheggio hanno tirato fuori un coltello con cui hanno ferito il più giovane all’addome e il 26enne al polpaccio. Poi sono fuggiti via. Tutti. Non solo gli aggressori, ma anche gli aggrediti hanno pensato bene di darsela a gambe. Il 26enne da solo. Il 24enne, malmesso, è stato riaccompagnato nel suo appartamento a Miramare dal più grande del gruppo, che una vota a casa ha chiamato i carabinieri. Nell’appartamento sono arrivati anche i sanitari del 118 ch hanno portato il ferito in ospedale, dove è stato operato all’addome.

Lunedì, 17 Ottobre 2016 09:20

Valconca, referendum fusione: vince il sì

(Valconca) Referendum, vince il sì. Ma Saludecio è contrario. Ieri in Valconca (a Saludecio, Mondaino e Montegridolfo) si è votato per la fusione dei tre comuni. Complessivamente sono sono stati 62,5% pari a 1256 voti i favorevoli. I contrari 751 (il 37,5%). A Saludecio, però, la maggioranza ha votato per il no (58,23% pari a 612 voti), per il si ha votato il 41,77% dei cittadini (439 voti). A Mondaino favorevole il 69,48% (412 voti), contrario il 30,52%, pari a 118 pesone. A Montegridolfo sì quasi unanime con il 92,89% dei voti (pari a 405 elettori), 31 i voti per il no (7,11%). Trecastelli di Romagna sarà il nome del nuovo comune con 393 voti.

(Rimini) “Non abbiamo più tempo. L'incertezza che stiamo vivendo non ci consente adeguati investimenti, che in un settore come il nostro sono fondamentali, anche per soddisfare le esigenze dei clienti. Di conseguenza noi chiediamo - e lo pretendiamo - che il Governo faccia la legge delega entro il mese di dicembre, perché il 2017 deve essere l'anno della riforma demaniale". Ad affermarlo a gran voce è Riccardo Borgo, presidente del Sib Sindacato Italiano Balneari aderente a Confcommercio oggi a Rimini in occasione dei saloni dedicati al turismo TTG Incontri, Sun e Sia Guest che aggiunge: "I tempi delle imprese non sono quelli della politica, è determinante per noi e per i nostri figli passare dalle parole ai fatti".
"Solo così possiamo riprogrammare il futuro dell'offerta turistico balneare del nostro Paese - spiega Borgo - considerando che questa riforma non può non tener conto, così come tutti ci hanno garantito, che occorre salvaguardare le 30.000 imprese balneari esistenti e gli attuali livelli occupazionali. Questa è la soluzione che abbiamo di fronte oggi, siamo realistici ma non ci facciamo prendere in giro da nessuno, abbiamo il senso delle cose e di conseguenza pretendiamo di essere ascoltati, possiamo garantire fin da subito che terremo fino all'ultimo questa posizione".
"Il convegno che abbiamo organizzato al Sun di Rimini è per ribadire le posizioni delle nostre organizzazioni sindacali sul tema delle concessioni demaniali marittime, la piattaforma sindacale è stata approvata da tempo e riguarda due parti importanti per la categoria: il periodo transitorio e il riconoscimento del valore delle imprese".
"La stessa sentenza della Corte di Giustizia Europea, pur se negativa - continua - perché ha dichiarato che non ci possono essere né rinnovi automatici né proroghe ingiustificate, sostiene, però che bisogna tenere conto del legittimo affidamento, che vuol dire l'affidamento che le imprese hanno fatto secondo la legge italiana per dare vita agli stabilimenti balneari, sia in termini di investimento che di lavoro. Questo è un aspetto certamente importante, l'altro è quello del riconoscimento della proprietà, in quanto se è pur vero che le nostre aziende sono sul demanio pubblico, la proprietà è nostra e se per qualche ragione ci viene sottratta l'impresa ci deve essere riconosciuto un indennizzo pari al valore commerciale” (Ansa).

Lunedì, 17 Ottobre 2016 08:55

17 ottobre

Accoltellato alle Befane | Fusione, il no di Saludecio | Acqua Arena, interrogazione regionale

Sabato, 15 Ottobre 2016 09:25

15 ottobre

Turismo, boom di stranieri | Chiesti 8 anni per la Melucci | Il Caffè delle rose diventa cioccolateria

(Rimini) “Per una cultura del noi” è il titolo dell’intervento sulla e per la città che questo pomeriggio dal vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, ha condiviso con autorità civili e militari cittadine, in occasione della ricorrenza di San Gaudenzo. Lambiasi ha parlato di economia del turismo e di quetione migranti a partire da un “domanda coraggiosa e onesta: nella nostra Città vogliamo aprire porte o blindare cancelli? Ci occorre una rivoluzione culturale. Per contrastare le drammatiche patologie prodotte dalla cultura dell'Io, da cui il nostro territorio non è certamente immune, urge l'intervento efficace e convincente della terapia del dialogo”. Questo Lambiasi lo dice avendo presente quello che chiama “cambiamento d’epoca” caratterizzato da “una evidente accelerazione storica: il disordine globale, il terrorismo, la tumultuosa crescita dell'Asia, l'interconnessione crescente delle informazione e dei trasporti, la crescita delle migrazioni, la sfida climatica”.


Andando al cuore delle vicende locali, il vescovo parla di vocazione turistica del territorio. “Occorre lavorare più intensamente sulla specificità del turismo culturale e religioso, puntando alla valorizzazione della cultura e dell'arte come straordinari veicoli dello sviluppo civile ed economico”. È per questo che da quest’anno l’istituto di scienze religiose Marvelli propone un master universitario in "Valorizzazione dell'Arte sacra e del Turismo religioso”.
“Oggi in Europa e nel mondo - spiega Lambiasi - si guarda al nostro Paese, e anche al nostro territorio romagnolo, più che per l'attrazione della sua spiaggia, per l'unicità del suo ambiente e delle sue opere d'arte - che per i 2/3 sono di matrice religiosa - e per la qualità del clima sociale che si crea tra le persone”.
Per il vescovo “occorre” anche “essere obiettivi e riconoscere che dopo anni di stasi sono stati avviati importanti progetti orientati a un significativo cambiamento. Si pensi ai diversi progetti di valorizzazione del polo museale di Piazza Ferrari, ai progetti di ristrutturazione del Teatro Galli, del recupero archeologico di Piazza Malatesta, alle operazioni di nuovo arredo urbano adiacente alle principali chiese del centro storico. Va anche riconosciuto come la gestione della politica culturale abbia evidenziato negli ultimi anni un rilevante miglioramento nell'offerta di importanti servizi: biblioteca, musei, mostre, festival, cicli di conferenze... Resta davanti a noi la sfida di trasformare nell'immaginario collettivo la rappresentazione della nostra Città: da consumistica "vetrina di eventi" a Città internazionale della cultura, a partire dalle sue elevate potenzialità, dal rapporto con la sua identità, il ricco giacimento della sua memoria, la sua vocazione all'ospitalità, all'amicizia, alla concreta solidarietà. Un esempio tra i tanti espressi dalla città è il prezioso contributo che continua ad essere offerto dalla nostra Protezione Civile alle popolazioni colpite dall'ultimo terremoto nell'Italia centrale, e in particolare nel reatino”.


Emerge quindi un quadro positivo che potrebbe essere valorizzato ulteriormente “dall’Università e dalle diverse realtà di formazione scientifica, culturale ed educativa del territorio, che spesso sono ancora percepite come dei corpi estranei nella costruzione di un ethos della Città. In merito allo sviluppo del Polo Universitario di Rimini è apprezzabile il fatto che UniRimini abbia preso vela ed è confortante che abbia ancora cospicue potenzialità di ulteriore incremento. Per la Città il Polo rappresenta una preziosa risorsa a livello culturale e sociale, oltre che economico. Non possiamo e non vogliamo perdere l’Università”. Per questo “il Polo Universitario Riminese ha bisogno di essere sostenuto sul piano progettuale culturale ed economico. È vivamente auspicabile che la Città – attraverso le sue istituzioni pubbliche e private, come attraverso la pubblica opinione – sappia dare unanime e concorde risposta alle possibilità e alle necessità della sua crescita”.


Tra i “problemi in agenda” per il vescovo, ci sono quelli legati alla cultura dell’accoglienza. “Il primo, di speciale attualità, riguarda l'accoglienza agli immigrati, in particolare ai richiedenti asilo. Molti enti pubblici e privati si sono attivati con frutto. C'è stata e si registra tuttora tanta generosità, che si può constatare nella fattiva solidarietà di molti volontari e di comuni cittadini nella collaborazione a tutto ciò che l'accoglienza comporta. Diverse parrocchie, insieme con la Caritas Diocesana e con altre realtà di volontariato e di cooperazione sociale, sono coinvolte in questo urgente impegno. Purtroppo, anche da parte di qualche settore della nostra popolazione, si avvertono alcune resistenze e non pochi ritardi”.
Qui il vescovo chiede l’impegno di istituzioni, autorità civili, comunità cristiana e media locali nel “rassicurare la nostra popolazione, promuovere un'opinione pubblica favorevole, aperta all'accoglienza. Occorre sconfiggere l'allarmismo, e occorre farlo con scelte mirate a costruire una convivenza di rispetto, di fiducia e di pace fra residenti e immigrati. Certamente non sono poche le difficoltà a livello di alloggio e di organizzazione della vita degli ospiti già nella prima fase dell'accoglienza, nel periodo di attesa del riconoscimento dello status di rifugiati. Fase delicata e ricca di impegni, che coinvolgono, con lo Stato, le realtà che non hanno rinforzato le serrature, ma hanno aperto le porte. È davvero non piccolo il carico di queste ultime, ed è reso ancora più oneroso per il meccanismo molto lento dei rimborsi statali, che richiede di impegnare fin dall'inizio somme ingenti, spesso superiori alle risorse a disposizione di chi fa di tutto per accogliere i richiedenti asilo”.


Ma i problemi da affrontare “non riguardano solo questa prima accoglienza: non possiamo dimenticare anche le decine di persone che, una volta uscite dai percorsi di accoglienza emergenziale e di assistenza definiti dai programmi governativi, si trovano a non avere alcuna possibilità di potersi inserire nella società ospitante. Non avrebbe conseguito il suo obiettivo un'accoglienza iniziale, anche generosa e operosa, alla quale seguisse poi una condizione di emarginazione; di lavoro assente, o precario, o in nero; una situazione di mancanza di alloggio, o che non favorisse la formazione di nuove famiglie o il ricongiungimento di quelle già esistenti; una situazione che spingesse gli immigrati a chiudersi in ghetti senza relazioni feconde con la vita della Città”.


Qui il vescovo lancia un appello “a tutte le famiglie e alla comunità in generale, affinché si aprano all'accoglienza di questi fratelli più piccoli e più disperati, per offrire loro il sollievo, la cura e l'attenzione che solo nell'ambito delle relazioni familiari possono essere pienamente garantiti”. Lambiasi ha chiaro “il dramma tremendo dei bambini che approdano nel nostro Paese dopo i cosiddetti "viaggi della speranza" avendo vissuto, spesso, anche il calvario della perdita dei genitori durante il tragitto”. Al proposito, il vescovo ricorda che sta per arrivare in Senato un disegno di legge “che prevede di dare uno strumento ai sindaci per avere le risorse per l'accoglienza. Oggi se un minore sbarca in un certo luogo, va in carico a quel territorio, sotto tutti gli aspetti. Se si tratta di 30 ragazzi è un conto, ma se sono 5mila si mette in difficoltà il bilancio di un Comune”.


Ci sono poi gli ultimi dati del "Rapporto sulle Povertà" della Caritas Diocesana, con sempre più in aumento le richieste di aiuto che pervengono da singoli o famiglie, spesso privati non solo a causa della perdita del lavoro ma anche perché colpiti da lutti, gravi malattie, separazioni, perdita di relazioni significative. “Parliamo di persone che sono nate e risiedono nel nostro territorio e che non riescono a trovare risposte adeguate alla loro difficile condizione. Anche nei confronti di questi fratelli emerge la necessità che le nostre comunità siano disponibili a fattivi gesti di solidarietà”.
Una risposta è il Fondo per il lavoro, presentato ormai tre anni fa, su cui il vescovo ha dato degli aggiornamenti. “La generosità di tante istituzioni e singole persone e la sensibilità di numerose aziende ha permesso, a tutt'oggi, di inserire al lavoro 90 persone. Certamente, un piccolo segno di fronte all'entità del problema e delle domande pervenute; ma resta comunque un messaggio di solidarietà concreta e di speranza”. La nota dolente è costituita “dall'assottigliarsi dei fondi da destinare alle aziende che effettuano assunzioni. Di qui l'appello rivolto recentemente dalla Caritas diocesana e dagli operatori del Fondo - occorre ribadire: tutti a titolo assolutamente volontario - per un rilancio della richiesta di contributi economici”.


Il vescovo dice la sua anche sulla questione dei campi rom e sinti, ricordando che la normativa regionale “prevede indicazioni e norme circa l'abitazione, l'istruzione, il lavoro e la salute di questi fratelli e sorelle” che di fatto non sono rispettate, viste “le condizioni precarie in cui vivono molti di loro”. Si domanda il vescovo: “cosa stiamo facendo perché, per Rom e Sinti, si volti pagina e si dia inizio a una storia nuova e diversa? Pertanto esorto le istituzioni e tutte le nostre comunità ad avviare processi di reciproca conoscenza con spirito di fraternità, accoglienza e dialogo. Inoltre incoraggio le famiglie cristiane Rom e Sinti a sentirsi parte attiva della grande famiglia di Dio e ad evitare ciò che non è degno della loro vera identità culturale e del nome cristiano”.


Infine, i senzatettto. “Secondo dati forniti dal Comune, a Rimini, risultano in Città 15mila appartamenti sfitti, mentre un numero sempre maggiore di persone è costretto a dormire in strada, nelle barche, sotto i ponti, nelle case abbandonate, o nel migliore dei casi, presso strutture ecclesiali o di emergenza. Inoltre è notevolmente aumentato il numero delle famiglie che non riescono a pagare il canone di affitto da mesi. Tra queste un centinaio hanno ricevuto l'ingiunzione di sfratto. Per quanto riguarda le locazioni, non è noto né il numero totale degli appartamenti affittati in nero per gli studenti, né quello per i turisti estivi. È però risaputo che il fenomeno esiste e va registrando una continua escalation”.