(Rimini) “Non abbiamo più tempo. L'incertezza che stiamo vivendo non ci consente adeguati investimenti, che in un settore come il nostro sono fondamentali, anche per soddisfare le esigenze dei clienti. Di conseguenza noi chiediamo - e lo pretendiamo - che il Governo faccia la legge delega entro il mese di dicembre, perché il 2017 deve essere l'anno della riforma demaniale". Ad affermarlo a gran voce è Riccardo Borgo, presidente del Sib Sindacato Italiano Balneari aderente a Confcommercio oggi a Rimini in occasione dei saloni dedicati al turismo TTG Incontri, Sun e Sia Guest che aggiunge: "I tempi delle imprese non sono quelli della politica, è determinante per noi e per i nostri figli passare dalle parole ai fatti".
"Solo così possiamo riprogrammare il futuro dell'offerta turistico balneare del nostro Paese - spiega Borgo - considerando che questa riforma non può non tener conto, così come tutti ci hanno garantito, che occorre salvaguardare le 30.000 imprese balneari esistenti e gli attuali livelli occupazionali. Questa è la soluzione che abbiamo di fronte oggi, siamo realistici ma non ci facciamo prendere in giro da nessuno, abbiamo il senso delle cose e di conseguenza pretendiamo di essere ascoltati, possiamo garantire fin da subito che terremo fino all'ultimo questa posizione".
"Il convegno che abbiamo organizzato al Sun di Rimini è per ribadire le posizioni delle nostre organizzazioni sindacali sul tema delle concessioni demaniali marittime, la piattaforma sindacale è stata approvata da tempo e riguarda due parti importanti per la categoria: il periodo transitorio e il riconoscimento del valore delle imprese".
"La stessa sentenza della Corte di Giustizia Europea, pur se negativa - continua - perché ha dichiarato che non ci possono essere né rinnovi automatici né proroghe ingiustificate, sostiene, però che bisogna tenere conto del legittimo affidamento, che vuol dire l'affidamento che le imprese hanno fatto secondo la legge italiana per dare vita agli stabilimenti balneari, sia in termini di investimento che di lavoro. Questo è un aspetto certamente importante, l'altro è quello del riconoscimento della proprietà, in quanto se è pur vero che le nostre aziende sono sul demanio pubblico, la proprietà è nostra e se per qualche ragione ci viene sottratta l'impresa ci deve essere riconosciuto un indennizzo pari al valore commerciale” (Ansa).

Lunedì, 17 Ottobre 2016 08:55

17 ottobre

Accoltellato alle Befane | Fusione, il no di Saludecio | Acqua Arena, interrogazione regionale

Sabato, 15 Ottobre 2016 09:25

15 ottobre

Turismo, boom di stranieri | Chiesti 8 anni per la Melucci | Il Caffè delle rose diventa cioccolateria

(Rimini) “Per una cultura del noi” è il titolo dell’intervento sulla e per la città che questo pomeriggio dal vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, ha condiviso con autorità civili e militari cittadine, in occasione della ricorrenza di San Gaudenzo. Lambiasi ha parlato di economia del turismo e di quetione migranti a partire da un “domanda coraggiosa e onesta: nella nostra Città vogliamo aprire porte o blindare cancelli? Ci occorre una rivoluzione culturale. Per contrastare le drammatiche patologie prodotte dalla cultura dell'Io, da cui il nostro territorio non è certamente immune, urge l'intervento efficace e convincente della terapia del dialogo”. Questo Lambiasi lo dice avendo presente quello che chiama “cambiamento d’epoca” caratterizzato da “una evidente accelerazione storica: il disordine globale, il terrorismo, la tumultuosa crescita dell'Asia, l'interconnessione crescente delle informazione e dei trasporti, la crescita delle migrazioni, la sfida climatica”.


Andando al cuore delle vicende locali, il vescovo parla di vocazione turistica del territorio. “Occorre lavorare più intensamente sulla specificità del turismo culturale e religioso, puntando alla valorizzazione della cultura e dell'arte come straordinari veicoli dello sviluppo civile ed economico”. È per questo che da quest’anno l’istituto di scienze religiose Marvelli propone un master universitario in "Valorizzazione dell'Arte sacra e del Turismo religioso”.
“Oggi in Europa e nel mondo - spiega Lambiasi - si guarda al nostro Paese, e anche al nostro territorio romagnolo, più che per l'attrazione della sua spiaggia, per l'unicità del suo ambiente e delle sue opere d'arte - che per i 2/3 sono di matrice religiosa - e per la qualità del clima sociale che si crea tra le persone”.
Per il vescovo “occorre” anche “essere obiettivi e riconoscere che dopo anni di stasi sono stati avviati importanti progetti orientati a un significativo cambiamento. Si pensi ai diversi progetti di valorizzazione del polo museale di Piazza Ferrari, ai progetti di ristrutturazione del Teatro Galli, del recupero archeologico di Piazza Malatesta, alle operazioni di nuovo arredo urbano adiacente alle principali chiese del centro storico. Va anche riconosciuto come la gestione della politica culturale abbia evidenziato negli ultimi anni un rilevante miglioramento nell'offerta di importanti servizi: biblioteca, musei, mostre, festival, cicli di conferenze... Resta davanti a noi la sfida di trasformare nell'immaginario collettivo la rappresentazione della nostra Città: da consumistica "vetrina di eventi" a Città internazionale della cultura, a partire dalle sue elevate potenzialità, dal rapporto con la sua identità, il ricco giacimento della sua memoria, la sua vocazione all'ospitalità, all'amicizia, alla concreta solidarietà. Un esempio tra i tanti espressi dalla città è il prezioso contributo che continua ad essere offerto dalla nostra Protezione Civile alle popolazioni colpite dall'ultimo terremoto nell'Italia centrale, e in particolare nel reatino”.


Emerge quindi un quadro positivo che potrebbe essere valorizzato ulteriormente “dall’Università e dalle diverse realtà di formazione scientifica, culturale ed educativa del territorio, che spesso sono ancora percepite come dei corpi estranei nella costruzione di un ethos della Città. In merito allo sviluppo del Polo Universitario di Rimini è apprezzabile il fatto che UniRimini abbia preso vela ed è confortante che abbia ancora cospicue potenzialità di ulteriore incremento. Per la Città il Polo rappresenta una preziosa risorsa a livello culturale e sociale, oltre che economico. Non possiamo e non vogliamo perdere l’Università”. Per questo “il Polo Universitario Riminese ha bisogno di essere sostenuto sul piano progettuale culturale ed economico. È vivamente auspicabile che la Città – attraverso le sue istituzioni pubbliche e private, come attraverso la pubblica opinione – sappia dare unanime e concorde risposta alle possibilità e alle necessità della sua crescita”.


Tra i “problemi in agenda” per il vescovo, ci sono quelli legati alla cultura dell’accoglienza. “Il primo, di speciale attualità, riguarda l'accoglienza agli immigrati, in particolare ai richiedenti asilo. Molti enti pubblici e privati si sono attivati con frutto. C'è stata e si registra tuttora tanta generosità, che si può constatare nella fattiva solidarietà di molti volontari e di comuni cittadini nella collaborazione a tutto ciò che l'accoglienza comporta. Diverse parrocchie, insieme con la Caritas Diocesana e con altre realtà di volontariato e di cooperazione sociale, sono coinvolte in questo urgente impegno. Purtroppo, anche da parte di qualche settore della nostra popolazione, si avvertono alcune resistenze e non pochi ritardi”.
Qui il vescovo chiede l’impegno di istituzioni, autorità civili, comunità cristiana e media locali nel “rassicurare la nostra popolazione, promuovere un'opinione pubblica favorevole, aperta all'accoglienza. Occorre sconfiggere l'allarmismo, e occorre farlo con scelte mirate a costruire una convivenza di rispetto, di fiducia e di pace fra residenti e immigrati. Certamente non sono poche le difficoltà a livello di alloggio e di organizzazione della vita degli ospiti già nella prima fase dell'accoglienza, nel periodo di attesa del riconoscimento dello status di rifugiati. Fase delicata e ricca di impegni, che coinvolgono, con lo Stato, le realtà che non hanno rinforzato le serrature, ma hanno aperto le porte. È davvero non piccolo il carico di queste ultime, ed è reso ancora più oneroso per il meccanismo molto lento dei rimborsi statali, che richiede di impegnare fin dall'inizio somme ingenti, spesso superiori alle risorse a disposizione di chi fa di tutto per accogliere i richiedenti asilo”.


Ma i problemi da affrontare “non riguardano solo questa prima accoglienza: non possiamo dimenticare anche le decine di persone che, una volta uscite dai percorsi di accoglienza emergenziale e di assistenza definiti dai programmi governativi, si trovano a non avere alcuna possibilità di potersi inserire nella società ospitante. Non avrebbe conseguito il suo obiettivo un'accoglienza iniziale, anche generosa e operosa, alla quale seguisse poi una condizione di emarginazione; di lavoro assente, o precario, o in nero; una situazione di mancanza di alloggio, o che non favorisse la formazione di nuove famiglie o il ricongiungimento di quelle già esistenti; una situazione che spingesse gli immigrati a chiudersi in ghetti senza relazioni feconde con la vita della Città”.


Qui il vescovo lancia un appello “a tutte le famiglie e alla comunità in generale, affinché si aprano all'accoglienza di questi fratelli più piccoli e più disperati, per offrire loro il sollievo, la cura e l'attenzione che solo nell'ambito delle relazioni familiari possono essere pienamente garantiti”. Lambiasi ha chiaro “il dramma tremendo dei bambini che approdano nel nostro Paese dopo i cosiddetti "viaggi della speranza" avendo vissuto, spesso, anche il calvario della perdita dei genitori durante il tragitto”. Al proposito, il vescovo ricorda che sta per arrivare in Senato un disegno di legge “che prevede di dare uno strumento ai sindaci per avere le risorse per l'accoglienza. Oggi se un minore sbarca in un certo luogo, va in carico a quel territorio, sotto tutti gli aspetti. Se si tratta di 30 ragazzi è un conto, ma se sono 5mila si mette in difficoltà il bilancio di un Comune”.


Ci sono poi gli ultimi dati del "Rapporto sulle Povertà" della Caritas Diocesana, con sempre più in aumento le richieste di aiuto che pervengono da singoli o famiglie, spesso privati non solo a causa della perdita del lavoro ma anche perché colpiti da lutti, gravi malattie, separazioni, perdita di relazioni significative. “Parliamo di persone che sono nate e risiedono nel nostro territorio e che non riescono a trovare risposte adeguate alla loro difficile condizione. Anche nei confronti di questi fratelli emerge la necessità che le nostre comunità siano disponibili a fattivi gesti di solidarietà”.
Una risposta è il Fondo per il lavoro, presentato ormai tre anni fa, su cui il vescovo ha dato degli aggiornamenti. “La generosità di tante istituzioni e singole persone e la sensibilità di numerose aziende ha permesso, a tutt'oggi, di inserire al lavoro 90 persone. Certamente, un piccolo segno di fronte all'entità del problema e delle domande pervenute; ma resta comunque un messaggio di solidarietà concreta e di speranza”. La nota dolente è costituita “dall'assottigliarsi dei fondi da destinare alle aziende che effettuano assunzioni. Di qui l'appello rivolto recentemente dalla Caritas diocesana e dagli operatori del Fondo - occorre ribadire: tutti a titolo assolutamente volontario - per un rilancio della richiesta di contributi economici”.


Il vescovo dice la sua anche sulla questione dei campi rom e sinti, ricordando che la normativa regionale “prevede indicazioni e norme circa l'abitazione, l'istruzione, il lavoro e la salute di questi fratelli e sorelle” che di fatto non sono rispettate, viste “le condizioni precarie in cui vivono molti di loro”. Si domanda il vescovo: “cosa stiamo facendo perché, per Rom e Sinti, si volti pagina e si dia inizio a una storia nuova e diversa? Pertanto esorto le istituzioni e tutte le nostre comunità ad avviare processi di reciproca conoscenza con spirito di fraternità, accoglienza e dialogo. Inoltre incoraggio le famiglie cristiane Rom e Sinti a sentirsi parte attiva della grande famiglia di Dio e ad evitare ciò che non è degno della loro vera identità culturale e del nome cristiano”.


Infine, i senzatettto. “Secondo dati forniti dal Comune, a Rimini, risultano in Città 15mila appartamenti sfitti, mentre un numero sempre maggiore di persone è costretto a dormire in strada, nelle barche, sotto i ponti, nelle case abbandonate, o nel migliore dei casi, presso strutture ecclesiali o di emergenza. Inoltre è notevolmente aumentato il numero delle famiglie che non riescono a pagare il canone di affitto da mesi. Tra queste un centinaio hanno ricevuto l'ingiunzione di sfratto. Per quanto riguarda le locazioni, non è noto né il numero totale degli appartamenti affittati in nero per gli studenti, né quello per i turisti estivi. È però risaputo che il fenomeno esiste e va registrando una continua escalation”.

(Rimini) Ci sono due progetti di Rimini tra i 183 inseriti nel piano degli interventi infrastrutturali che saranno realizzati attraverso il fondo "Sport e Periferie", il bando promosso dal Coni lo scorso febbraio per la realizzazione, rigenerazione e il completamento di impianti sportivi. Il piano pluriennale – presentato mercoledì dal Presidente del CONI, Giovanni Malagò, e dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi - prevede un investimento complessivo di 100 milioni nel triennio 2015-2017. Per il Comune di Rimini sono previsti contributi per circa 830mila euro, a finanziamento di due importanti interventi sull’impiantistica sportiva del territorio: la realizzazione della Casa del Volley nella zona di Villaggio I Maggio (Palestra porta sud) intervento dal valore di 695 mila euro e la riqualificazione dei campi da calcio di quartiere, per cui è stato definito un contributo di 134mila euro.
Alla chiusura del bando sono arrivate al Coni 1.681 proposte, per circa 1 miliardo e 300 milioni di euro di richieste di contributo, che sono poi state selezionate da un Comitato indipendente sulla base di criteri di politica sportiva e sottoposte alla Presidenza del Consiglio. Sulle 1.681 proposte ne sono state selezionate 183, diffuse su tutto il territorio nazionale e con la rappresentanza del maggior numero di discipline sportive possibile. Sei gli interventi finanziati in Emilia Romagna (per un valore complessivo di oltre 1,6 milioni di euro) tra cui i due del Comune di Rimini. L’iter burocratico prevede che sia la Presidenza del Consiglio dei Ministri ad approvare il Piano in via definitiva, per poi passare alla fase esecutiva.
“L’inserimento di ben due interventi a Rimini nel piano promosso dal Coni e sostenuto dalla presidenza del Consiglio testimonia il segno dell’attenzione che l’Amministrazione pone sulla riqualificazione e implementazione dell’impiantistica sportiva sul nostro territorio – è il commento dell’assessore allo Sport Gian Luca Brasini – e conferma inoltre la validità di progetti che non sono faraonici, ma sono concreti e immediatamente realizzabili. Così com’è stato con i finanziamenti ottenuti dalla Regione per l’adeguamento dello stadio Romeo Neri, anche in questo caso infatti è riconosciuto come gli interventi che abbiamo candidato per il finanziamento siano supportati da progetti precisi e definiti e soprattutto siano inseriti in un percorso complessivo di riqualificazione dell'impiantistica sportiva del territorio già ben avviato e rodato. Non interventi spot dunque, ma un piano organico per accrescere l’offerta in tutta la città. Nello scorso quinquennio – ricorda l’assessore - l‘Amministrazione ha investito in maniera consistente su un settore in cui scontavamo un grosso gap, intervenendo sia sui grandi impianti (dallo stadio alla piscina) sia soprattutto sugli impianti di quartiere, strutture che oltre ad una funzione prettamente sportiva, assumono anche un’importanza dal punto di vista sociale, soprattutto nelle zone in forte crescita abitativa o nelle aree che necessitano di maggiori funzioni per promuovere l’aggregazione, l’integrazione e la vita di comunità. Lo sport deve essere considerato sempre più come elemento centrale nella pianificazione strategica delle città”.

(Rimini) Rissa in strada tra familiari, ieri in via Bidente a Rimini, verso le 15 circa. Il papà raggiunge la figlia nell’appartamento dove abita con la madre e il nuovo convivente, un uomo con cui la ragazza non va d’accordo.
Il papà bussa alla porta e ad aprire è proprio l’uomo che ora sta con la sua ex moglie. Ha in mano un coltello, con cui aggredisce il padre, che riesce a disarmarlo. A questo punto fuori casa arriva anche la ex moglie dell’uomo per colpirlo con un manganello.
I passanti impauriti nel frattempo hanno già chiamato i soccorsi. Arrivano i carabinieri che chiamano anche i sanitari. I tre adulti sono ora indagati a piede libero per lesioni personali aggravate, denuncia notificata ai due uomini sulle barelle del prontosoccorso dell’ospedale Infermi. Per il papà i medici hanno refertato dieic giorni di prognosi.

(Rimini) Arrivano le spiegazioni di Hera, dopo la presa di posizione della Confcommercio di Rimini. L’associazione ha segnalato ieri i grandi disagi per gli operatori del borgo San Giuliano a seguito delle piogge incessanti a partire dallo scorso week end e ha ricordato anche gli investimenti del comune di Rimini in un impianto di prime piogge in via Zavagli che evidentemente non ha funzionato in quest’occasione.
“Nell’ambito di un evento meteorico importante, il nuovo impianto idrovoro, destinato alla gestione delle acque meteoriche, ha evidenziato un malfunzionamento imprevedibile che ha determinato il mancato allontanamento delle acque”, ammettono dall’azienda.
L’azienda, quindi, “sta eseguendo verifiche approfondite e avvierà a stretto giro un tavolo tecnico con il Comune di Rimini per analizzare e verificare tale evento anche al fine di integrare l’impianto con attrezzature elettromeccaniche ed automatismi di telecontrollo, in grado di renderne più sicuro il funzionamento in occasione di eventi di pioggia critici”.
A conoscenza dei disagi arrecati ai residenti e alle attività della zona, Hera invita “coloro che ritengono di essere stati danneggiati da questo evento” di “rivolgersi all’Ufficio Assicurazioni di Rimini (tel. 0541.908111; email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.;mailto:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.;) con tutta la documentazione comprovante il danno al fine di aprire l’iter di sinistro con l’assicurazione dell’azienda. Ogni caso sarà opportunamente valutato”.

Venerdì, 14 Ottobre 2016 09:21

Minori non accompagnati, vertice in prefettura

(Rimini) “Spesso sono proprio i genitori ad accompagnare i figli minori in Italia, salvo poi abbandonarli nei pressi degli uffici di polizia o delle strutture sanitarie ovvero del Comune, nella consapevolezza che le istituzioni si prenderanno cura dei minori, garantendo loro un percorso formativo e d’istruzione, cui non avrebbero accesso in Albania”. E’ la prefettura di Rimini a farlo notare e ad avere incontrato per ciò ieri i rapresentanti delle istituzioni e delle ofrze dell’ordine locali.
“Il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati, diffuso soprattutto nella città di Rimini, ma talvolta manifestatosi anche in altri centri della provincia, ha riguardato finora soprattutto ragazzi provenienti dall’Albania, anche se con l’intensificarsi degli sbarchi sulle coste siciliane non si esclude che a breve possa riguardare anche minori provenienti dall’Africa e dalle altre aree di origine dei migranti”, spiegano dalla prefettura.
“Questo, ovviamente comporta un consistente impegno finanziario per gli Enti locali, che così sono costretti a sottrarre risorse destinate ai minori che si trovano in stato di reale abbandono e si risolve in un espediente per conseguire aiuti non dovuti”.
Ragion per cui ieri si è deciso di affrontare la questione, anche “considerato che tali comportamenti spesso configurano veri e propri reati, quali la truffa ai danni dello Stato”. E infatti “sono state iniziate accurate indagini da parte delle Forze dell’Ordine per il perseguimento degli stessi, per cui si auspica che al più presto possano essere adottate le opportune misure di rigore”.
La la gestione dei minori stranieri non accompagnati sottolineano dalla prefettura, è “particolarmente delicata e complessa. A volte si tratta di dover attribuire un’età anagrafica a ragazzi che pur avendo dichiarato di essere minorenni, danno adito a dubbi, in quanto la maturità si raggiunge in maniera diversa secondo le etnie”.
La problematica “è poi aggravata dal fatto che alcuni esami, che vengono ritenuti “invasivi”, per la nostra legislazione non possono essere effettuati su presunti minori senza l’intervento del Tutore, che dev’essere nominato dal Giudice Tutelare”.

(Rimini) Airbnb ribatte all'attacco di stamattina di Federalberghi che parlava di troppi affitti abusivi sul portale. "È frustrante - dice all'Ansa - anche se non del tutto sorprendente, vedere continuamente attacchi contro nuove forme di turismo che consentono ai cittadini di integrare il proprio reddito e di ampliare il numero di turisti nel nostro paese. Il tipico host di Airbnb in Italia guadagna 2.300 euro condividendo i propri spazi per 26 giorni all'anno. Lo scorso anno sono stati ospitati più di 3,6 milioni di viaggiatori, generando un impatto economico pari a 3,4 miliardi" (Ansa).

Venerdì, 14 Ottobre 2016 08:58

14 ottobre

Attacco ad Airbnb | Rissa familiare in via Bidente | Allagamenti, Hera pronta a risarcire