(Rimini) Sono state ventisei le sanzioni ad altrettanti clienti di prostitute effetuate nelle notti tra lunedì e martedì dalla polizia municipale di Rimini. Ad essere applicata per l’occasione è stata l'ordinanza sindacale contingibile e urgente, entrata in vigore a maggio, che prevede una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 500 euro, previsto dall'ordinanza per prevenire e contrastare i pericoli derivanti dai comportamenti connessi all'esercizio della prostituzione di strada.

Dai controlli in strada si passerà presto ad altro. "A breve, insieme alle altre Forze dell'ordine, intensificheremo - promette l’assessore Jamil Sadegholvaad - anche la cosiddetta fase due, che prevede controlli nei residence e negli appartamenti".

I controlli delle scorse notti sono stati effettuati nella zona sud di Rimini, in particolare tra Marebello e Miramare, dove si sono evidenziate nuove dinamiche relative al mondo della prostituzione. In particolare l'emergere del fenomeno dei transessuali di origine peruviana, provenienti per lo più dalla Lombardia, che ormai fanno concorrenza alle prostitute provenienti dall'est. Una sorta di prostituzione ‘di giornata’, visto che i transessuali scendono in riviera solo per pochi giorni e passano poche notti o in appartamenti di privati o in residence, per poi tornare nelle zone di provenienza. Nell'ambito dei controlli effettuati è emersa anche la presenza di prostitute nigeriane nella zona delle Celle.

Mercoledì, 12 Luglio 2017 11:44

Python, convention mondiale al palas

(Rimini) Nerd da tastiera a convegno a Rimini fino a domenica. La community mondiale di programmatori che lavora allo sviluppo di Python si è data appuntamento al Palacongressi per sette giorni di lavori, che vedono la presenza di oltre 1.200 partecipanti. In programma più di 200 presentazioni, interventi in sessione plenaria dei keynote speakers del meeting, training per principianti e sessioni di livello più avanzato per esperti o operatori del settore.

Da 20 anni Python è il linguaggio di programmazione avanzata più diffuso e utilizzato nel mondo dell'industria, della ricerca scientifica e in un numero infinito di applicazioni: dal desktop, al web, allo sviluppo di videogiochi e scripting di sistema. La sua caratteristica più importante è quella di essere un free software. È completamente gratuito, ed è possibile modificarlo e redistribuirlo con le regole di una normale licenza open-source. Per le sue qualità, Python è diventato in questi anni una delle tecnologie utilizzate ogni giorno da centinaia di milioni di utenti e da colossi della rete come Google, Facebook e ILM. Mentre, "YouTube" lo utilizza all'interno della sua piattaforma ogni volta che guardiamo o scarichiamo un filmato.

La manifestazione non si rivolge, però, solo a esperti o professionisti. "Tutti coloro che sono interessati a Python possono trovare spazio in questa conferenza, anche chi ha solo voglia di apprendere a usarlo – spiegano gli organizzatori del congresso – questo linguaggio garantisce lo sviluppo rapido, e divertente, di applicazioni di qualsiasi complessità in tutti i campi. I confini tra utenti e sviluppatori sono stati superati grazie all'utilizzo di un linguaggio semplice, che permette di sviluppare soluzioni a problemi complessi, anche senza avere grande esperienza di programmazione".

“L’impatto visivo è l’uomo. Ci sono quei grandi pannelli. Su ognuno l’immagine di un volto, di quel volto, talmente evidenziato che si percepisce la sfumatura di un sentire. Quello che trasmette la mostra è l’attenzione all’uomo. E’, di fatto, un percorso molto semplice da cui si capisce che al centro c’è l’uomo”.

Così a BuongiornoRimini Giovanna Ollà, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Rimini, racconta la mostra ‘Dall’amore nessuno fugge’. Proposta lo scorso anno dall’associazione Avsi al Meeting per l’amicizia fra i popoli, la mostra è stata allestita in tribunale a Rimini nei giorni scorsi e racconta del metodo adottato in Brasile che prevede, per reati minori, il recupero sociale dei detenuti ospitandoli in carceri senza sbarre: le Apac. L’iniziativa è stata promossa dal centro culturale ‘Portico del vasaio’, Meeting, Avsi e sposata da Tribunale, Ordine degli avvocati e Camera penale, che in occasione del taglio del nastro hanno proposto alla città un convegno in cui si è presentata, tra l’altro, un’esperienza simile alle Apac, tutta italiana, che ha visto la luce nell’entroterra riminese, quella della casa ‘Maria, madre del perdono’ dell’associazione Papa Giovanni XXIII.

“Quello del recupero delle persone condannate è uno dei temi verso cui l’avvocatura è sensibile, anche nell’obiettivo dell’affermazione del suo ruolo sociale. E’ per questo che tendiamo a uscire dalle aule di giustizia, magari aprendoci alle scuole con programmi specifici di educazione alla legalità, per dare un contributo culturale al rilancio della società. Ed è così che abbiamo aderito all’iniziativa, che per noi è valsa come formazione professionale”, spiega il presidente Ollà. “Non crediamo al recupero sociale attraverso il carcere. L’esperienza presentata ci piace perché dà l’idea di un recupero possibile, fuori dalle sbarre, a misura di uomo, un metodo che ricostruisce un cittadino.”

Ci sono dei vantaggi che derivano dai metodi alternativi alla detenzione?

“Il dato è che in questa esperienza alternativa la recidiva è pari zero. Mentre con la modalità tradizionale, la reclusione in carcere, il rischio di recidiva resta una quota piuttosto rilevante. C’è una ragione: dipende dalla contaminazione di frequenza a cui una persona messa in un carcere va per forza incontro. Se, per esempio, una ragazzo si becca tre anni per la ricettazione di un motorino e va in carcere, si trova a contatto con altri reclusi che possono essere lì per motivi più gravi, con storie peggiori alle spalle, con un vissuto molto più provato. Mettere a contatto materiale umano così lontano in un ambiente difficile come quello del carcere significa correre il rischio di una ‘contaminazione’ tra anime diverse”.

Nelle Apac la contaminazione ambientale invece è diversa?

“Quello che accade all’interno delle Apac è innazitutto una condivisione di amicizia, che deve avere un tempo di fiducia e attività comuni e tanto lavoro in ambienti umani che favoriscono il recupero e che in carcere non c’è”.
Per questo il titolo della mostra, ‘Dall’amore nessuno fugge’, “è molto importante”. Al contrario, nella quotidianità, ci scontriamo con una “concezione populistica del recupero di chi ha commesso un reato. Non c’è dubbio che questa persona vada condannata ma oggi non si guarda più a nient’altro, si guarda un reato più o meno grave e si inneggia subito alla forca”.
E’ per questo che “si deve generare, prima ancora della cultura della legalità, una cultura della comprensione e della volontà del recupero sociale. Prima di tutto perché la cultura della vendetta è contraria al nostro ordinamento, poi perché è pericolosa a livello sociale”.

Cosa accade invece nelle Apac?

“Nelle Apac i detenuti sono messi a contatto con persone di cui si possono fidare e allora lì a quel punto qualche cosa può accadere”.
L’Apac è un ambiente “dove si riproduce quel modello familiare, in senso allargato, che queste persone (o la maggiorparte di esse) non hanno mai vissuto, una familiarità che nasce dalla condivisione di un’esperienza. Perché accada è fondamentale trovare operatori che a questi progetti credano”.
Osservare modelli simili “serve anche a noi avvocati a ricordare quali sono i principi che ci devono governare”, che sono quelli fondamentali della “presunzione d’innocenza e del rispetto del processo”. Di fronte a un reato “non è sempre semplice nemmeno per noi avvocati (soprattutto se ne siamo vittima) tenere fermi questi principi che oggi sono a rischio anche a causa dell’esposizione mediatica dei presunti colpevoli già al momento dell’arresto che per l’opinione pubblica corrisponde spesso con la condanna”.

Cosa l’ha colpita del percorso tracciato dalla mostra?

“Mi ha molto colpita la storia del ragazzo che arrivato nella Apac è stato aiutato a lavarsi da un compagno di ‘cella’. Da lì è partito un percorso di fiducia verso un ambiente circostante che quindi potrebbe anche non venire più percepito come ostile”.
Il “valore dominante” di “quel metodo è l’attenzione all’uomo, un valore da riscoprire, un valore di recupero. Chi arriva in una condizione di detenzione è qualcuno che quel valore lo ha messo da parte, la sfida è che lo recuperi, che si ritrovi l’umantà di quell’uomo”. Così, nei casi reali presentati dalla mostra, si vede come “per molti di loro quella figura umana oscurata dal delitto possa essere corretta e vada trovata. Ci vuole impegno, va voluto”.

Ne vale la pena?

“Dico di sì se anche semplicemente vogliamo guardare all’aspetto importante, che non deve essere messo da parte, che è l’azzeramento del rischio di recidiva”.
Sostenere il recupero di una persona significa anche aiutarla a volersi bene, un percorso che “nel carcere non è possibile. Bisognerebbe umanizzare i trattamenti sanzionatori. Per via del nostro ordinamento non possiamo fare a meno delle carceri, ma è chiaro che una persona, messa in cella con altre dieci, ha prima altre priorità”.

“Quello del recupero sociale della persona condannata - ricorda il presidente dell’ordine degli avvocati - è un tema costituzionale, in cui io da penalista credo molto. La pena deve tendere alla risocializzazione della persona. Il problema è capire come: altrimenti la norma rimane vuota. L’esperienza che viene proposta, che è estrema perché non ci sono sbarre, è qui da noi un modello forse utopico perché richiede una formazione culturale che in Italia non abbiamo. In Italia abbiamo una legislazione che è sempre più emergenziale. Per esempio: ci sono molte donne uccise o maltrattate? Allora il nostro sistema reagisce inasprendo le pene per i reati legati alla violenza sulle donne”.

Lei ha detto che qui da noi è utopico, ma in Italia c’è un’esperienza simile che funziona. Si tratta dell'esperienza del Progetto Comunità Educante con i Carcerati della Comunità Papa Giovanni XXIII, guidato da Giorgio Pieri, che ha partecipato al convegno di presentazione della mostra con un gruppo di 30 ragazzi ammessi alla pena alternativa.

“Si ad essa sono ammesse persone con pene che non superano i 4 anni. Si tratta di un’esperienza che può certamente funzionare per alcuni tipi di reati, con in alcuni casi un passaggio carcerario. In altri casi, più gravi, non è possibile”.
La casa della Papa Giovanni “funziona perché quel luogo ha un obiettivo che non è appena quello della contenzione. Mi spiego: metto una persona in carcere perché non nuoccia fuori. In queste strutture, invece, c’è un valore aggiunto che è quello del recupero della persona e c’è poi la preoccupazione che, una volta rimessa nella società, possa tornarci pienamente”.

La preoccupazione di questo metodo è legata alla conservazione e salvaguardia della società o c’è altro?

“C’è la preoccupazione per il recupero della persona come valore in sé. Quei ragazzi sono oggetto di uno sguardo diverso su di sé, che è anche favorito dalla forma della pena. In un carcere è facile garantire la sicurezza, in una struttura aperta la sicurezza la si deve garantire provocando consapevolezza. Penso che chi abbia questo obiettivo sia animato da una grande passione che lo porta a credere nell’umano”.

(Rimini) Trasparenza, condivisione, rendicontazione: sono queste le tre parole chiave che incarnano lo spirito con cui l’Istituto oncologico romagnolo, come ogni anno, rende noti i dati di investimento e le iniziative svolte grazie alla sua attività di raccolta fondi a chiunque, in modo particolare a coloro che queste attività hanno sostenuto per mezzo di donazioni (consultabile e scaricabile direttamente dal sito internet ufficiale dello Ior ).

“Si tratta di un documento importantissimo per noi – spiega il direttore generale, Fabrizio Miserocchi – perché, grazie ad una precisa ed esatta rendicontazione, risponde ad una duplice esigenza: quella della trasparenza, valore fondamentale verso cui oggigiorno le persone mostrano giustamente una sensibilità sempre maggiore, e quella di spiegare nei fatti le attività concrete che abbiamo portato avanti nel 2016. L’obiettivo è dimostrare che tutto ciò che il territorio generosamente ci dona viene restituito al territorio sotto forma di ricerca scientifica, di assistenza gratuita ai pazienti, di programmi di prevenzione: tre aspetti di un’unica mission, che è quella della lotta contro il cancro in Romagna. Al suo interno sarà possibile trovare non solo numeri che spiegano la portata di cos’abbiamo fatto nel 2016, ma anche dati cumulativi riguardanti la nostra attività dal 1979 ad oggi e cifre che spiegano che cos’è la nostra organizzazione. In questo senso è particolarmente degno di nota, secondo me, il dato relativo ai nostri Volontari operativi: ben 510, un numero enorme che ritengo abbia davvero pochi eguali in Italia”.

Sfogliando le pagine, si evince come nel corso del 2016 l’Istituto Oncologico Romagnolo abbia investito nella causa della lotta contro il cancro qualcosa come 1.769.541 euro così ripartiti: 817.711 euro in ricerca scientifica; 785.855 euro in assistenza e servizi; 165.975 euro in programmi di prevenzione. In totale, dal 1979, gli investimenti effettuati sul territorio salgono così a 66.541.120 euro. Particolarmente corposi i contributi volti alla realizzazione del Centro risorse biologiche presso l’Irst Irccs, unica biobanca per tessuti oncologici approvata dalla Regione Emilia-Romagna, per un totale di 100.000 euro; e per la Casa Accoglienza San Giuseppe “Antonio Branca”, foresteria sorta a poche centinaia di metri dall’Irst Irccs volta ad offrire ai pazienti il meglio dal punto di vista logistico e assistenziale, per un totale di 199.172 euro.

Grandi numeri anche per quel che riguarda i servizi gratuiti alla persona. Sono 358 le donne che hanno usufruito del Progetto Margherita, con cui lo Ior fornisce parrucche gratuite alle pazienti che, in seguito alle terapie, affrontano il delicato momento della caduta dei capelli: quasi una al giorno. Particolarmente apprezzato anche il servizio di accompagnamento, rivolto a tutti coloro che devono sottoporsi ai trattamenti ma non hanno nessuno che possa accompagnarli da casa ai luoghi di cura e ritorno: i 52 Volontari autisti dello IOR hanno percorso nel 2016 qualcosa come 172.000 km, trasportando 618 pazienti romagnoli in 4.620 visite.

Mercoledì, 12 Luglio 2017 08:30

12 luglio

Lite con cesoie | Spari alle Poste | 10mln per il Trc

(Rimini) “Il percorso verso la Provincia unica di Romagna deve andare avanti con convinzione”, lo sostiene il deputato del Pd Tiziano Arlotti, condividendo “la decisa presa di posizione del sindaco di Cesena Paolo Lucchi a mantenere alta l’attenzione per accorpare le tre province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna istituendo la Provincia Romagna”. Sarebbe un’area con oltre 1 milione di abitanti e 115mila imprese.

Già due anni fa Arlotti sostenne l’ipotesi in un congresso del Movimento per l’autonomia della Romagna. “E’ la soluzione che consentirà di gestire al meglio tutte le politiche che interessano il territorio romagnolo nella sua interezza, come già fatto nel tempo nella sanità con l’Unità sanitaria della Romagna, nei trasporti con la fusione delle aziende di trasporto pubblico locale in Start, nel turismo con la creazione del Distretto della costa, con le esperienze associative nel settore delle acque, delle politiche ambientali relative ai parchi, del sistema bibliotecario”.

Dopo la bocciatura del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che avrebbe abolito le Province, “oggi ritengo che sarebbe paradossale non percorrere questa strada. Da un sistema costituzionale che prevedeva inizialmente Comuni, Province e Regioni, oggi ci sono Città Metropolitane e Aree Vaste”.

Per questo Arlotti ritiene “che puntare su accorpamenti sarebbe la decisione più saggia e più confacente alle esigenze di razionalizzazione delle Provincie e di dotazione di risorse che consentano innanzitutto di adempiere alla necessità di manutenzione di strade e scuole”.

La Provincia unica di Romagna “è una scelta strategica che consentirà anche di contare di più su temi centrali come le infrastrutture e la mobilità, la difesa del suolo, le politiche economiche e socio-sanitarie della Romagna. Una Provincia che conta. E’ importante ora accelerare sul percorso”.

(Rimini) Pirati è il primo libro che racconta l'epopea del ‘batti e corri’ riminese. I Pirati sono "una della realtà più titolate del baseball italiano ma rappresentano anche uno spaccato di storia cittadina. Chiacchiere con i pio­nieri, disquisizioni con alcuni giocatori-simbolo, e con l'uomo che in questi quarant'anni abbon­danti ha portato (e mantenuto) Rimini nell'èlite del baseball: il presidente Rino Zangheri", spiegano gli editori del libro.

Pirati è un "affascinante viaggio nei ricordWi che propone annate da incorniciare e altre non cer­to memorabili, stranieri che hanno lasciato una profonda impronta e altri dall'apporto impalpabile. Una storia infinita all'insegna della mazza e del guantone".

Alla presentazione del volume, corredato da oltre 130 fotografie, e pubblicato da ilPonte edizioni Rimini, giovedì alle 12 al museo di Rimini, saranno presenti l'autore Alberto Crescentini, Gianluca Brasini, assessore allo Sport Comune di Rimini, Franco Vandi, ex giocatore Rimini BC, Beppe Carelli, ex giocatore Rimini BC, Mike Romano, ex allenatore Rimini BC, Ivo Frigiola, ex presidente e dirigente Rimini BC.

Martedì, 11 Luglio 2017 15:55

Turismo, reporter tedeschi ospiti dell’Apt

(Rimini) Prosegue nel mese di luglio l'azione promozionale dell'offerta turistica dell'Emilia Romagna sul mercato tedesco che ha registrato in Regione, nei primi quattro mesi dell'anno, un buon trend di crescita sia in arrivi (+15,4%) che presenze (15,1%).
Con il coordinamento di Apt Servizi Emilia Romagna la ricca offerta del turismo regionale sarà al centro di due educational tour alla presenza di cinque reporter tedeschi.
Mentre il primo eductour interesserà dal 12 al 15 luglio i territori del Parmense, del Piacentino e Modenese, nel secondo, la giornalista tedesca Anja Reinbothe - che scrive per il quotidiano "Die Welt" (508.114 copie) e per la rivista di enogastronomia "Feinschmecker" (71.654 copie) - esplorerà dal 21 al 25 luglio le ricchezze di Rimini e del suo entroterra.
Nel primo eductour saranno coinvolti i reporter tedeschi Alexander Augustin (che scrive per il quotidiano "Passauer Neue Presse", 175mila copie di tiratura), Ulrike Katharina Herzog (la rivista trimestrale di viaggi "Holiday & Lifestye", 65mila copie), Hartmut Adam (la rivista trimestrale d'automobilismo "Cabrio Life", 69mila copie), Heike Heel (scrive per la rivista femminile bisettimanale "Freundin", 270.675 copie).
L'educational inizierà nel pomeriggio di mercoledì 12 luglio al Castello di Rivalta (Piacenza, nella foto) che fa parte del circuito dei "Castelli del Ducato di Parma e Piacenza". Seguirà la visita al borgo medioevale di Bobbio (che si fregia della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano) e ad un'azienda vitivinicola di Travo (Piacenza) dove saranno degustati vini tipici del territorio.
Il giorno successivo il gruppo farà tappa, in mattinata, nel centro storico di Piacenza con la salita alla cupola del Duomo per ammirare gli affreschi del Guercino. I reporter visiteranno poi il Castello di San Pietro in Cerro (Piacenza) e raggiungeranno Polesine Parmense per visitare delle cantine di stagionatura del Culatello di Zibello e degustarlo.
Il programma di venerdì 14 luglio prevede la sosta, a Coduro di Fidenza, in un caseificio dove si produce Parmigiano Reggiano per poi raggiungere Maranello per la visita al Museo Ferrari e un test drive a bordo di una "Rossa". Prima di partecipare, in serata, a Castel San Pietro Terme ad un Concerto di Musica Classica che fa parte del "Varignana Music Festival" il gruppo di reporter di lingua tedesca sosterà, per una visita e degustazione, in un'Acetaia di Castelfranco Emilia dove si produce Aceto Balsamico Tradizionale di Modena.
Sabato 15 luglio, ultimo giorno del tour, il programma prevede la sosta al "Gelato Museum Carpigiani" ad Anzola Emilia.
Nel suo tour dedicato a Rimini e al suo entroterra, in programma dal 21 al 25 luglio, la giornalista tedesca Anja Reinbothe sarà accompagnata alla scoperta delle bellezze del centro storico riminese, dei luoghi che ispirarono il genio visionario di Federico Fellini, delle nuove proposte in spiaggia per quanto riguarda la vacanza balneare. A tutto questo si aggiungerà un'escursione in Val Marecchia alla scoperta delle sue bellezze artistiche e paesaggistiche con tappe a San Leo e Pennabilli.

Martedì, 11 Luglio 2017 15:49

Leopardi incanta agli Agostiniani

(Rimini) Dedicata al genio peotico di Giacomo Leopardi la serata di ieri alla Corte degli agostiniani. Davanti al folto pubblico hanno preso la parola due pesi massimi della cultura italiana contemporanea: Antonio Prete, uno dei principali esperti internazionali di Giacomo Leopardi, e il fisico di fama mondiale Carlo Rovelli.
A condurre la serata dedicata al pensiero del poeta e filosofo di Recanati, di cui ricorre quest'anno il 180esimo anniversario della morte (14 giugno 1837), è stata la giornalista Valeria Cicala, che ha moderato gli interventi dei due ospiti, intervallati dalle letture dell'attrice Isadora Angelini.

(Rimini) Momenti di tensione durante una rapina in un ufficio postale di Cattolica, nel Riminese, dove un uomo armato di pistola ha sparato due colpi in aria per intimorire i presenti e farsi consegnare il denaro. Nessuno e' rimasto ferito e, al momento dell'irruzione, c'erano solo i dipendenti postali. Il rapinatore, sembra di nazionalita' italiana, e' entrato nell'ufficio a volto scoperto e, dopo aver esploso i colpi di pistola, e' riuscito a dileguarsi a piedi con un bottino di circa mille euro. Sul posto i carabinieri di Riccione che sono al lavoro per rintracciare il criminale (Agi).