19 dicembre
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La casa dov'è? E’ dove impari ad amarti. Incontro con Andrea Nembrini
(Rimini) E’ stato Andrea Nembrini, direttore della scuola primaria Luigi Giussani di Kampala, a dare il via alla campagna ‘Tende Avsi’ a Rimini, dal titolo 'La casa dov'è?'. In programma nelle prossime settimane e nei prossimi mesi tutta un serie di inziative, tra incontri, cene e concerti, mirati alla raccolta fondi per i progetti Avsi nel mondo e in Italia, anche a Rimini. Il progetto Uganda, raccontato da Nembrini, è tra quelli sostenuti dalla campagna assieme a quello della costruzione di un asilo nel campo profughi di Erbil e al sostegno a Portofranco, l’associazione che segue e accompagna migliaia di studenti delle scuole medie superiori, sia italiani che stranieri, aiutandoli nello studio. Negli anni Portofranco, anche a Rimini, è diventato un luogo che favorisce l’integrazione e combatte la dispersione scolastica e la devianza sociale.
“L’Uganda - racconta Nembrini, che ha presentato il progetto l’altra sera in sala Manzoni a Rimini - è un Paese molto bello dal punto di vista paesaggistico, ma molto complicato per tanti motivi, per esempio per lo sviluppo in tempi molto recenti. Basti pensare che in Uganda, quello che convenzionalmente è il passaggio dalla storia alla preistoria, il momento cioè in cui si inzia a scrivere, arriva nella seconda metà dell’Ottocento. Segni di primitività sono evidenti in molte zone, anche in città. Il guardiano del mio compound ogni mattina è armato di arco e frecce quando arrivo e mi dice: «Anche questa notte ho difeso la scuola». Grandi dittatori folli hanno massacato il loro stesso popolo, tante guerre civili tribali lo hanno devastato. L’ultima, terribile, è finita 15 anni fa. Tutto questo ha danneggiato anche l’economia. L’Uganda è un paese talmente povero che viene importato tutto, tranne il caffè. Ma queste vicende storiche hanno soprattutto distrutto il tessuto sociale. La popolazione vive per lo più nelle campagne e fa una vita che è molto simile a quella di 3mila anni fa: capanne tonde, tetti di paglia, metodo di coltivazione primitivo. Andando in visita nei villaggi sembra di tornare indietro nel tempo. Poi noti che qualcuno indossa una maglietta con scritto sopra New York e capisci che siamo ai nostri giorni. Nelle città vivono i ricconi, ma soprattutto gli abitanti degli slum. La scuola sorge all’inizo di una baraccopoli. A Kampala ce ne sono diverse, costruite in modo disordinato e disperato per fuggire alle atrocità della guerra. La guerra in Africa è terribile, animalesca, fatta a colpi di machete e bambini soldato, di una violenza anomala. Questo segna la vita di centinaia di migliaia di persone, che si rifugiano nello slum, che, però, non è casa. E’ l’inferno terribile, fatto di baracche di lamiera e canali di scolo (i loro servizi igienici). Qui vivono tutti i miei alunni. Quei bimbi non conoscono altro se non precarietà, sporcizia e malattie. Io sono entrato pochisime volte nello slum profondo, non è consigliabile a un bianco. La prima volta ci sono andato perché era morta la mamma di un mio alunno e volevo andare a trovarlo. L’ho fatto scortato dagli altri scolari e da alcuni genitori. Lui mi aspettava fuori, perché dentro la baracca ci entrava solo la bara della madre oltre a pochi altri parenti. E’ in situazioni come questa che in un secondo fotografi come è la vita dei tuoi alunni quando escono dal cancello della scuola”.
Il tessuto sociale è senza trame, in Uganda. “Non credo di aver in mente padri, uomini adulti in genere, che non siano perennemente ubriachi e quindi violenti con tutti i familiari. Nel corso del ‘Music dance and drama’, un’iniziativa in cui periodicamente coinvolgiamo gli alunni, quest’anno la seconda elementare ha proposto una bellissima poesia sulla violenza domestica, mentre la prima ha messo in scena il ritorno a casa del genitore ubriaco. Io sono rimasto agghiacciato perché alla richiesta di raccontare la loro quotidianità, magari una cosa bella, loro hanno raccontato questo. E’ molto diffuso anche il fenomeno delle stepmother, le matrigne, che non sono solo le seconde mogli dei padri, ma sono nella maggior parte dei casi donne a cui le madri lasciano i figli tornando al villaggio d’origine. Accettano perché sanno che prenderanno dei soldi per il mantenimento dei bimbi, ma questi soldi vengono spesso usati per altro. Ed è così che arrivano a scuola sporchissimi e affamati. Non dimenticherò mai quella bimba che mi ha addirittura raccontato che la stepmother voleva farla sposare per mandarla via di casa”.
Il seme imprevisto. Proprio a Kampala è fiorito un bene, si chiama Meeting Point. “In mezzo a tutto questo male è nata e cresciuta l’esperienza di un’infermiera, Rose Busingye (nella foto, ndr). E’ per questo che ho deciso di lasciare il mio lavoro da insegnante e raggiungere Acholi Quarter, il mio slum, un anno e mezzo fa”. Arrivata nella baraccopoli, dove abitano molte donne malate di Aids, Rose da infermiera ha inziato a distribuire loro gratuitamente le medicine, ma le donne le abbandonavano a terra, non le prendevano. “Se la vita fa schifo ed è sofferenza, perché prolungarla tentando di guarire? Queste donne avevano perso la speranza, di fronte a loro Rose ha dovuto cambiare metodo. Ha deciso semplicemente di stare con loro, andarle a trovare, cantare e ballare insieme, lavorare con loro, spaccando le pietre. Il suono costante nello slum è il picchettio dei martelli per produrre la ghiaia che poi viene venduta a pochissimo prezzo. Si tratta di donne che in molti casi vivevano grossi sensi di colpa, perché la loro condizione spesso derivava dall’essere state rapite dai ribelli con cui avevano vissuto nei boschi per anni. «Voi non siete quello che avete fatto, che anzi avete subito». Voi siete molto di più. Questo ha detto loro Rose. Ed è stata la prima ad averlo fatto. E loro hanno capito e si sono affidate a lei, hanno seguito il suo sguardo nuovo e sono risorte. Hanno iniziato a curarsi perché si sono rinnamorate della vita. Spesso mi dicono: «La Rose ci ha reso libere perché ci ha detto del valore infinito che abbiamo»”. Nella condizione di disagio e malattia, queste donne riescono oggi ad essere liete, come dimostra la loro compassione nei confronti delle vittime dell’uragano Katrina, che ha devastato New Orleans nell’agosto del 2005.
“Le donne sentendo che laggiù la gente era rimasta senza casa hanno chiesto di poter fare qualcosa. Volevano andare a New Orleans, ma poi hanno capito che sarebbe stato un po’ difficile. Si sono quindi messe al lavoro e hanno prodotto tanta ghiaia da guadagnare 2mila dollari, una cifra astronomica che hanno inviato alle vittime dell’uragano. Quando negli Usa hanno ricevuto quei soldi, hanno voluto capire da dove arrivassero e un tizio è venuto a Kampala per vedere. La sua reazione di fronte a quelle donne, povere e malate, è stata di rabbia. «Voi avete fatto un errore!». Ha detto loro. Ma una si è alzata e gli ha risposto: «Noi non lo abiamo fatto un errore. Sei tu a non capire l’immensa letizia che stiamo vivendo ed essendo venute a conoscenza delle vostre case distrutte non abbiamo potuto fare a meno di sentire compassione. Tu sei felice?»”.
Può essere che quelle donne si siano sentite oggetto di un amore così grande che hanno iniziato a guardare con gli stessi occhi di quell’amore che ha salvato la loro vita? Visto che erano e sono madri, a un certo punto hanno espresso il desiderio che quel bene raggiungesse i loro figli. Avsi si è detta disponibile a metterci i fondi. Rose, da infermiera, ha proposto di costruire un ospedale. Loro però volevano fare una scuola, e così è stato. L’hanno intitolata a don Luigi Giussani, quell’amico di cui Rose aveva raccontato, dicendo che le aveva insegnato ad amare, quello sguardo che lei aveva avuto con loro.
“La scuola è bellissima. E’ un punto troppo importante. In questo anno e mezzo ho dovuto fare più il muratore che l’insegnante, ma l’ho fatto perché ho capito che il primo diritto che è stato tolto a quei bambini e che bisogna restituire loro è la bellezza. Loro entrano a scuola e possono impattarsi con una cosa ordinata, pulita e piacevole. La nostra speranza è che questo possa prima o poi arrivare anche dentro la loro vita fuori, piena di disordine, sporcizia e violenza. Nelle altre scuole, in tutte le altre scuole, vige il metodo del bastone. Gli scolari vengono picchiati non solo se fanno delle marachelle, ma anche se vanno male a una verifica, perché significa che non hanno studiato. La punizione deve essere plateale e mortificante. C’è da sottolineare che la violenza è il modo normale di rapportarsi in famiglia e tra ragazzi”. Alla Luigi Giussani di Kamapala le cose vanno diversamente. “I ragazzi si sono accorti presto che c’era qualcosa di strano nella scuola. «Qui non ci picchiano», dicono. Però, essendo normale per loro rapportarsi violentemente, a volte li becchi che se le danno. E per farli smettere non puoi andare dai loro genitori perché li incoraggerebbero. Così come non ha senso minacciarli dicendo: tuo padre fa così a casa? Perché è proprio così che fa. Allora io chiedo loro se desiderino rimanere alla ‘Luigi’, come la chiamano. Gli dico che lì vogliamo diventare uomini e donne di un altro tipo e che, se vogliono rimanere, devono cambiare. E puntando sull’aspetto affettivo, qualcosa cambia”.
Un fare nuovo che nasce dal “modo che Rose ha avuto con le loro madri” e che è il “medodo che caratterizza Avsi nel panorama delle ong. C’è chi risponde a un bisogno trovando la soluzione al problema, e in alcuni casi bisogna fare proprio così. Se hanno fame, devi dargli da mangiare. Ma il metodo privilegiato di Avsi è quello di avere a cuore il cammino personale dell’uomo, lo sviluppo della consapevolezza di sé”.
Un esempio? “All’inizio, sapendo come e dove vivevano, io mi sono trovato in difficoltà a chiedere alle donne di pagare la retta seppur minima dei propri figli (che in ogni caso non basta a mantenere la scuola). Ne ho parlato con Rose, che quella retta l’aveva fissata. Lei mi ha risposto: «A noi interessa che imparino a conoscere se stesse e il loro desiderio, che facciano un passo da protagniste in questo». A partire da questa prospettiva è accaduto che una donna mi ha lasciato in ufficio una scatolina dove di giorno in giorno mandava i suoi figli a mettere qualche spicciolo risparmiato. Lo ha fatto perché sapeva che da sola non avrebbe conservato i soldi, loro non hanno la cultura del risparmio perché sono totalmente incapaci di pensare al domani. Alla fine dell’anno, la donna non ha raccolto abbastanza da pagare la retta per i figli, ma a me ha emozionato il suo passo di consapevolezza. Io penso che senza questo tipo di rapporto non ci sia vero supporto. C’è un modo di realizzare l’altro che non interpella l’altro e c’è il modo di Rose. E’ un’altra cosa, è coinvolgere l’altro facendo compagnia al suo cammino personale. E così anch’io sono in gioco con loro”.
In migliaia al palas per ‘Natale insieme’
(Rimini) L’expo dei soci della Banca Malatestiana, ‘Natale insieme in PiazzaBM, “si conferma un appuntamento molto atteso e partecipato, non solo per chi appartiene alla nostra grande famiglia, ma per tutta la città”. Lo comunica la banca attraverso una nota. “La sesta edizione dell’evento, svoltosi domenica 17 dicembre al palacongressi di Rimini, conferma i numeri più che positivi delle scorse edizioni e si rivela ancora un appuntamento importante e molto apprezzato dal calendario pre-natalizio riminese; lo dimostrano le tante presenze e il clima di divertimento e di festa che si respirava durante la giornata”. Lo scorso anno si erano registrate circa 10mila presenze.
“Anche quest’anno chiudiamo con un’ altra splendida edizione”, afferma il Presidente di Banca Malatestiana, Enrica Cavalli. “Il rapporto col cliente ed il sostegno al territorio, che sono sempre stati le linee guida della nostra storia, sono tuttora i pilastri della nostra attività bancaria, e continueranno ad essere i valori portanti per il nostro futuro”.
Bando periferie, Rimini firma per 18 milioni. Gnassi gongola
(Rimini) Questo pomeriggio a Roma, alla presenza del presidente del consiglio Paolo Gentiloni, il sindaco Andrea Gnassi ha firmato la convenzione con il governo che consente al Comune di Rimini di accedere al contributo di 18 milioni previsto dal Bando periferie, progetto lanciato nel 2016 e che complessivamente metterà a disposizione nel Paese 2,1 miliardi di euro per la realizzazione di nuovi spazi pubblici, la rigenerazione di aree degradate, interventi di riqualificazione e realizzazione di aree verdi. Le risorse destinate al Comune di Rimini serviranno a finanziare l’intervento per la riqualificazione urbana e ambientale e per il recupero delle vocazioni identitarie dei luoghi dell’area turistica di Rimini nord: “lungomari trasformati, una nuova viabilità, l’esaltazione dei tratti identitari delle località, per rigenerare tutta la fascia da Rivabella a Torre Pedrera”, ricordano dal comune.
Firmata la convenzione, “inizierà subito la fase della progettazione, che si completerà in tempi celeri: entro 60 giorni a partire da oggi sarà elaborato il progetto definitivo, entro i successivi 60 giorni dovrà sarà pronto il progetto esecutivo. Tutta la progettazione dunque sarà definita in circa quattro mesi. L’obiettivo, una volta approvato il progetto esecutivo ed espletato le procedure di gara, è quello di aprire i primi cantieri nell’autunno 2018”.
Gnassi ringrazia, citando Ferrari. “Se lo puoi sognare lo puoi fare. Lo diceva il grande Enzo Ferrari che proprio a Viserba aveva la casa della sua villeggiatura – è la dichiarazione del sindaco – La firma sui 18 milioni di euro che andranno a riqualificare l’area nord è un momento felice e atteso da tempo. Adesso davvero Rimini ha la possibilità, senza più alcun alibi, di mettere mano a questioni e problemi la cui soluzione ridarà nuova linfa e nuova bellezza a quest’area, che sarà riqualificata a partire dalla sua storia e dalle sue vocazioni. Ai pessimisti dico ‘coraggio, adesso avanti a tutta’; a chi scommette sempre sul fallimento ‘fatevene una ragione’. Ora tocca ai fatti e ai cantieri. Il sogno sta per diventare realtà. Ne sarebbe stato sicuramente felice Enzo Ferrari, che proprio in quei luoghi passava una parte importante del suo tempo. Quei luoghi che finalmente avranno il respiro del futuro, a partire dalla propria storia”.
Il primo intervento in programma riguarda la riqualificazione urbana e ambientale dei lungomari da Torre Pedrera a Rivabella, con la creazione di un’ampia passeggiata continua di 6,3 km, l’inserimento di percorsi pedonali e ciclabili, la creazione di spazi di aggregazione, nuovi arredi e illuminazione. I tratti di lungomare avranno poi elementi architettonici che richiameranno la vocazione identitaria delle singole località, per una fruizione ottimale dello spazio naturalistico costituito dall'arenile e dal mare. I primi cantieri, che interesseranno i lungomari di Rivabella e Torre Pedrera, potranno partire già dalla fine del 2018.
Il secondo intervento ha come obiettivo il potenziamento dell’asse viario Mazzini, Caprara, Serpieri e Domeniconi. L’intervento interessa una vasta area del territorio comunale da viale Fenice a via Polazzi e prevede l'allargamento della sede stradale, la realizzazione di marciapiedi e la costruzione di un sottopasso ferroviario in prossimità di via Lamarmora per il collegamento con la viabilità esistente. Sarà sperimentata una circolazione a stanze, con l’obiettivo di alleggerire il traffico e saranno creati oltre cento posti auto in un’area in prossimità del polo scolastico, tra piazzale Zavattini e la rotatoria di via Missirini.
Il terzo intervento riguarda infine la realizzazione di nuovi parcheggi a monte, per assicurare un’adeguata risposta ai bisogni di posteggio presenti nell’area che accresceranno con la realizzazione del nuovo lungomare. A Torre Pedrera è già stata individuata un’area da 230 posti con accesso da via Gaza ed è inoltre previsto l’ampliamento del parcheggio di via Foglino.
Oncematologia pediatrica, doni e musica con la Gdf
(Rimini) Regalo di Natale per i bambini del reparto di Oncoematologia dell’ospedale Infermi. Babbi Natale sono stati la settimana scorsa gli uomini della sezione riminese dell’Associazione nazionale finanzieri d’Italia. Oltre ai pacchi hanno portato anche un pianista, Luca Pagnotta, che si è esibito in un cocnerto. Per l’occasione, le fiamme gialle riminesi hanno avviato una raccolta di fondi per l’acquisto di televisori, giochi e apparati informatici con l’obiettivo di rendere l’ambiente ospedaliero più gradevole ai più piccini.
“Un piccolo gesto - spiegano i finanzieri - che però può aiutare chi si trova ad affrontare un difficile percorso terapeutico, in un periodo particolarmente delicato, soprattutto per un bimbo desideroso di trascorrere il Natale nella propria casa. La raccolta effettuata tra gli appartenenti della associazione e i componenti del Comando Provinciale e del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Rimini, ha permesso di acquistare 2 televisori e un cospicuo numero di giochi, che in data odierna, alla presenza del comandante provinciale Antonio Garaglio, del comandante del Roan Fulvio Niccolò Furia, del comandante del gruppo di Rimini Luciano Tripodero e del presidente della locale Sezione Anfi Remo D’Alonzo, assieme al consiglio direttivo, sono stati consegnati ai bambini ricoverati alla presenza dei lori genitori e ai dirigenti del reparto, che hanno espresso un vivo ringraziamento”.
Scarface, King Kong, Chaplin, in cineteca i film che piacevano a Fellini
(Rimini) In attesa dell'inaugurazione del Cinema Fulgor la Cineteca del Comune di Rimini propone un rassegna dedicata ai capolavori del cinema classico che hanno influenzato l'immaginario creativo di Federico Fellini. Anche se il regista riminese ha sempre voluto far credere di non essere un regista "cinèphile", esiste una ricca cineteca del giovane Fellini che è nata e si è arricchita nella platea del cinema Fulgor. Si parte mercoledì 20 con "Lo sfregiato" il celebre "Scarface" di Howard Hawks. Ispirato alla vita di Al Capone, racconta in maniera avvincente la scalata al potere di un piccolo boss mafioso che diventa il numero uno della criminalità organizzata di Chicago. Venerdì 22 dicembre, sarà la volta di "King Kong" (1933) dove l'avventura si mescola al fantastico, una pellicola che agli occhi del giovane Fellini ricordava la magia di Salgari e dei suoi racconti esotici e misteriosi.
Venerdì 29 dicembre, invece, verrà proiettato il capolavoro di Charlie Chaplin "Luci della città" (1931), nella versione restaurata da "L'immagine ritrovata", film che Fellini vide diverse volte e per sua stessa ammissione "ridendo e lacrimando ogni volta fino al limite della resistenza".
Domenica 31 dicembre, invece, si festeggerà il capodanno, con tre capolavori del cinema slapstick, "Il monello" di Charlie Chaplin, "La palla n° 13" di Buster Keaton e "Frà Diavolo" di Hal Roach con Stan Laurel e Oliver Hardy. Venerdì 5 gennaio il protagonista sarà il Maestro John Ford con "Ombre Rosse", pellicola memorabile per il rigore della struttura narrativa e la perfetta messa in scena delle ambientazioni naturali, in particolare i celebri totali della Monument Valley. Venerdì 12 e mercoledì 17 gennaio saranno proiettati "L'angelo azzurro" di Josef von Sternberg, con una splendida Marlene Dietrich e "Beau Geste" di William A. Wellman con Gary Cooper.
La rassegna si concluderà venerdì 19 gennaio, con "Maciste all'inferno" di Guido Brignone, film che fa parte della mitologia dell'infanzia di Fellini, esperienza vissuta sulle ginocchia del padre, nella platea del cinema Fulgor, rappresenta il primo vero incontro con "quella cosa che si muoveva, che assomigliava alla vita ma che era un po' più grande della vita..". Le proiezioni si terranno presso la sala della Cineteca del Comune e saranno a ingresso gratuito.
Palas, oltre 300mila presenze nel 2017
(Rimini) Il palacongressi di Rimini chiuderà l’anno con 25mila presenze nel solo mese di dicembre. Dicono questo i numeri ottenuti nel corso degli anni da iniziative come Natale insieme, la fiera dei soci della Banca malatestiana, Mentre, le prove d’abilitazione della Corte d'Appello di Bologna, e tutti gli eventi rpevisti nel corso del meso per un totale di otto iniziative.
Da Ieg, segnalano inoltre, come i primi undici mesi del 2017 delineino “un nuovo e positivo trend per il centro congressuale riminese di Italian Exhibition Group. Cresce - spiegano dal palacongressi - la dimensione numerica media dei partecipanti a meeting e eventi. Il Palas supera quota 300 mila congressisti, segnando un segno + 11% rispetto al 2016. E con un calendario complessivo di giornate operative del Palas corrispondente a 275 giorni di attività, utilizzate per lo svolgimento di 131 manifestazioni”.
Le cifre “evidenziano la crescita dimensionale degli appuntamenti accolti dal Palacongressi e riflettono un andamento particolarmente positivo del settore corporate, che aumenta gli eventi di 5 unità, da 65 a 70. Un dato che pone il Palas quale realtà di riferimento per le manifestazioni di portata nazionale internazionale e che conferma l'analisi dell'Excutive Summary 2016 dell'Osservatorio sul Turismo Congressuale delle province di Forlì, Cesena e Rimini, realizzato dal professore Andrea Guizzardi del CAST dell'Università di Bologna (sede di Rimini), presentato la scorsa estate. “I ricercatori identificavano, infatti, il Palas quale l'unica struttura regionale in grado di competere con successo in questo settore di mercato, con le big four del turismo congressuale italiano: Roma, Milano, Venezia, Firenze”.
18 dicembre
Igor vuole tornare in Italia | Pranzo di Natale alla Caritas | Sabbioni d’oro
Buda e i suoi insetti con l'anima alla Rimini Common Space
(Rimini) Al Rimini common space, galleria giovane privata (ma aperta) di via Quintino Sella Rimini, questi sono i giorni di Lorenzo Buda, che esordice nella sua prima personale con i suoi grandi e colorati insetti a pennarello (su tela). Venerdì il vernissage (foto Marco Montanari), domani la chiusura. Giusto il tempo di un week end. Il titolo della mostra è ‘Insectsoulprojct’.
Lorenzo Buda è rimininese, anzi, è di Covignano. Per quello che la sua memoria gli consente di ricordare, si dice “da sempre affascinato al disegno”. Tant’è che sin da piccolo stupiva i familiari con piccoli ritratti, per lo più scene di quotidianità familiare. Vien da sé che al momento di scegliere gli studi ha deciso di frequentare il liceo artistico. Fino ai 30 anni ha dipinto per sè e per gli amici (o parenti). Non ha fatto mostre, non vende, semmai dona. E’ superati i 30 che le colline dolci di Covignano, gli alberi da frutto, gli olivi che fino ad allora sono stati un lavoro (Buda produce olio) ora sono anche l’humus che ispira l’artista. In particolare, gli insetti.
“Vorrei semplicemente trasmettere quello che provo mentre osservo la realtà: la natura e quanto ne sono affascinato”, spiega Buda. “La natura ha influito sulla mia crescita personale e mi ha insegnato a rispettare anche le più piccole ma indispensabili forme di vita”. Interessante è la tecnica, sui generis. Buda usa pennarelli su tela. “Non si dovrebbe fare, ma il risultato, nel caso degli insetti, mi ha soddisfatto. Non uso solo pennarelli, ma sono di certo lo strumento che mi ha sempre accompagnato, in tutte le fasi della mia crescita artistica”. Le tele esposte alla Rimini common space sono quindi frutto di una mano dalla lunga esperienza, ma anche di un'attenta e quasi scientifica osservazione dei soggetti. “Grazie alle lenti macro della macchina fotografica che, a un certo punto ho comprato, ho potuto guardare meglio - racconta Buda - e mi sono potuto rendere conto davvero dei colori, dei volumi e delle texture”. E il risultato si vede nei ‘ritratti’ che ne sono venuti fuori.
“A me colpisce molto il suo lavoro. Il risultato della sua ricerca è un quadro dal forte impatto emotivo, i colori, le ombre tutto tende a stupire o colpire lo spettatore”, spiega il direttore della Rimini common space, Edoardo Berardi. “Io ci vedo lo stesso stupore che Buda bambino aveva nel giardino di fronte a casa quando aveva la fortuna di trovare una cavalletta o una amantide religiosa. Questo fascino antico traspare dai suoi lavori ed è una cosa che pochi artisti oggi come oggi sanno coltivare”.
Sulla tecnica poi “si potrebbe parlare per dei giorni. Oltre al fatto che il mondo della street art usa pennarelli, come li usa Lorenzo, e questo è bello e contemporaneo ma c'è qualcosa di più. Visitando lo studio di Buda si passa vicino allo studio del padre. Lo studio del padre è il classico studio tecnico degli anni 60, tecnigrafi, fogli lucidi, squadre,chine in ogni dove. Ecco, a mio avviso la scintilla, l'humus su cui cresce e matura l'artista è questo. L'aria che ha respirato è quella di un disegno manuale e molto preciso, come lo era il lavoro tecnico del padre. Il connubio lavoro tecnico e natura è fatto e i risultati li abbiamo sotto gli occhi”.
Natività, a Miramare il racconto di quella notte che “pareva mezzogiorno”
(Rimini) ‘Era notte e pareva mezzogiorno’ è il tema dell’atteso presepe vivente, ormai una tradizione natalizia per Miramare, che da anni richiama migliaia di visitatori tra le vie del quartiere balneare riminese, su invito di alunni, genitori e insegnanti dell’Istituto comprensivo Miramare e della scuola dell'infanzia ‘Don Domenico Masi’, che lo costruiscono in collaborazione con il gruppo scout Lupetti e la parrocchia di Miramare. L’appuntamento per domani, domenica 17 dicembre 2017, alle 15 davanti alla chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù con il primo quadro della rappresentazione della natività di Gesù, da lì partirà il percorso lungo le vie di Miramare, con arrivo alla Grotta dell'Apparizione in via don Masi. Nel percoso le scene evangeliche della natività e quadri di vita popolare. Quest’anno la narrazione partirà dall’“incontro con un ragazzo profugo di cultura e tradizione diversa dalla nostra, che ci farà desiderare di raccontare la storia e il significato dei personaggi del presepe”, spiega la coordinatrice del progetto Donatella Magnani. “E così - sottolinea l’insegnante - le ‘statuine’ si animeranno alla ricerca del proprio posto per essere partecipi dell’avvenimento più grande della storia, quello che rende la notte più scura luminosa tanto che “...pareva mezzogiorno”, come recita un famoso canto natalizio partenopeo. E in quella notte così luminosa noi vogliamo esserci da protagonisti”.