(Rimini) L’azienda Valleverde, nata a Coriano nel 1970, abbandona definitivamente la provincia di Rimini. La notizia arriva dalla Cgil. All’apice del successo, la Valleverde contava 270 dipendenti con 1.700 punti vendita nel mondo, con una produzione di circa due milioni di calzature.
La crisi. “Tutto questo incomincia a frantumarsi nel 2009, quando la crisi internazionale, con la conseguente riduzione dei consumi, diventa motivo, o meglio pretesto, per presentare un piano di rilancio basato sul ridimensionamento del personale dipendente e una politica di delocalizzazione; questo si legge nei documenti del piano industriale Valleverde 2008/2011: “…si ridurrà l’incidenza della produzione interna diretta e si incrementerà la produzione indiretta delocalizzata sia in Italia, sia soprattutto all’estero...” e ancora: “...si è avviato un piano di contenimento dei costi, in virtù di un processo di ristrutturazione produttiva rivolto ad un deciso incremento delle produzioni delocalizzate all’estero...”. Anni in cui il valore della produzione era passato da 112 milioni di euro del 2002 a 74 milioni di euro del 2009”.
È trascorso davvero tanto tempo da quando i”n tv la scarpa comoda era pubblicizzata da Kevin Kostner, Julia Roberts, Miss Italia o Pelè; quasi 7 milioni di euro erano investiti in pubblicità nel 2007, pari all’8% del fatturato. Dal 2009 sono accadute tante cose, perdite consistenti di posti di lavoro, cessione d’azienda, fallimento societario, processo penale nei confronti del patron Armando Arcangeli, gestione da parte del Tribunale di Rimini, sino all’acquisto fuori asta avvenuto nel maggio del 2015 da parte dell’azienda Silver 1 Srl costituitasi il 6 maggio 2015”.
In questi oltre otto anni “ognuno, a suo modo, ha colto del marchio Valleverde tutto ciò che poteva, a discapito dei posti di lavoro, che abbiamo difeso strenuamente, a discapito del territorio e anche dei piccoli artigiani indiretti. Ognuno ha pensato di potersi appropriare della sua linfa vitale senza pensare alle disastrose conseguenze. Ognuno si è arricchito a danno del più debole, di chi in quest’azienda e per quest’azienda pensava di poter onestamente lavorare”.

La trattativa. "La Filctem Cgil e la Femca Cisl si sono ritrovate per oltre tre mesi a trattare al tavolo istituzionale presso la Regione Emilia Romagna il ritiro della procedura di chiusura dello stabilimento di Coriano da parte della Silver 1, dopo solo due anni e mezzo dall’acquisto. Certamente lo stabilimento produttivo non ha più la grandezza di un tempo e non ci sono più gli oltre 200 dipendenti ma 33 tra operai e impiegati, eppure per noi che l’abbiamo vista nascere negli anni 70, è difficile dover ammettere che quel progetto di delocalizzazione produttivo all’estero iniziato nel 2009, oggi potrà definitivamente essere attuato, trasformando la scarpa Valleverde in un prodotto che non potrà più essere definito “made in Italy”. La Silver 1 non era certamente presente nel piano industriale Valleverde di otto anni fa, ma può ritenersi “soddisfatta” nell'aver portato a compimento un disegno che parte da lontano”.
Nella lettera di apertura dei licenziamenti collettivi da parte di Silver 1 “si legge: “...l’attività aziendale è articolata per il 92% in attività commerciale e per il restante 8% in attività produttiva. L’attività commerciale consiste nell’acquisto della calzatura da uomo e da donna, prodotte soprattutto in paesi dell’Est Europa e in Estremo Oriente e nella vendita al dettaglio di questi prodotti assieme agli articoli della produzione di Coriano”.
Si tratterebbe di conseguenze del Job's Act. “Con amarezza occorre costatare che il marchio fa gola più dei posti di lavoro e più del rilancio della produzione nello stabilimento di Coriano. Ad aggravare la situazione è la rabbia per le conseguenze del Job's Act e quindi del contratto a tutele crescenti a cui appartengono tutti i 33 dipendenti attuali della Silver 1”. Recentemente il giudice Maria Giulia Cosentino del Tribunale di Roma, sezione lavoro, nell'ambito di una sentenza, “si è espressa sul Job's Act sostenendo che “le norme in esso contenute, non rivestono carattere compensativo né dissuasivo, avendo anche conseguenze discriminatorie”. Sostiene, inoltre che “...al diritto al lavoro, valore fondante della Carta Costituzionale, viene attribuito un controvalore monetario irrisorio e fisso, eliminando la discrezionalità valutativa del giudice. Purtroppo i licenziamenti illegittimi, disposti in seguito allo sgravio contributivo, costituiscono un “affare” per il datore di lavoro... visto che la gravità dell’illegittimità è fissa ed equivale ad un’indennità immodificabile”.

La vertenza sindacale è terminata il 15 febbraio 2018 “con un accordo presso l’Agenzia per il Lavoro della Regione Emilia Romagna. L’accordo prevede il mantenimento presso lo stabilimento di Coriano di 8 dipendenti e, per i restanti, un risarcimento economico tre volte superiore a quello che avrebbe previsto il Job's Act in giudizio, un investimento economico da parte dell’impresa sulla politica attiva di ricollocamento di ciascun dipendente fuoriuscito e il diritto di precedenza per i prossimi 24 mesi qualora la società dovesse effettuare delle assunzioni. Nonostante la certezza di aver utilizzato tutti gli strumenti a disposizione del sindacato, grazie anche al sostegno che non è mai mancato della Regione Emilia Romagna e del Sindaco di Coriano, dobbiamo però constatare che per alcuni imprenditori la tutela dei posti di lavoro e la valorizzazione del territorio non hanno alcun peso”.  “La Valleverde, come l'Embraco, come tante altre aziende che hanno puntato tutta la loro competitività sui costi di produzione delocalizzando e sfruttando la manodopera a basso costo, dovrebbero interrogare la nostra classe dirigente su quanto siano inutili gli incentivi a pioggia nei confronti delle imprese, mentre il vero investimento dovrebbe essere rivolto al lavoro stabile e di qualità”.

Giovedì, 01 Marzo 2018 10:25

1 marzo

Ancora neve | Viserba, Hera paga | Bancarotta a Misano

Mercoledì, 28 Febbraio 2018 19:16

Elezioni, i vaccini secondo Leu

(Rimini) Per Liberi e uguali è “eccessivo” lo “zelo con cui il Comune di Rimini tratta la questione dei vaccini. Francamente la denuncia nei confronti dei no-vax per la diffusione del loro punto di vista, sembra dettata più dalla necessità di salvaguardare l'immagine della ministra Lorenzin, autrice del "decreto vaccini" e dei suoi seguaci riminesi, piuttosto che dalla necessità di un corretto rapporto con l'opinione pubblica su una materia delicata come la salute della gente”. Per Leu ci sarebbero “altri "dibattimenti" aperti dove sarebbe stata utile la costituzione d parte civile a tutela del pubblico interesse”.
“Noi non siamo contro i vaccini, né vogliamo rischiare di essere confusi con coloro che sono contro le vaccinazioni. Pensiamo che queste siano uno degli interventi più efficaci e sicuri a disposizione della sanità pubblica per la prevenzione delle malattie infettive. Proprio per questo, il dibattito su un tema così importante per la salute, in particolare dei bambini, non deve ridursi ad un argomento di lotta politica o peggio diventare strumento per una battaglia ideologica basata su facili slogan, ma va ricondotto nell'ambito di una discussione seria e serena entro i confini delle migliori evidenze scientifiche e del buon funzionamento della sanità pubblica”.

Alcuni esempi. “Sarebbe stato utile un periodo transitorio di 6-12 mesi nel corso del quale gli italiani potevano essere informati sul reale stato di necessità di un obbligo così drastico e ravvicinato, tipico delle situazione di epidemia diffusa o delle economie di guerra. L' obiettivo del 95% della popolazione vaccinata ( "immunità di gregge"), che in ogni caso rappresenta un traguardo di civiltà da raggiungere, per avere maggiore efficacia e presa nella popolazione (anche e soprattutto in quella dei dubbiosi) necessitava (e necessita) di una maggior informazione complementare ad un maggior coinvolgimento”.
Per chiarire le motivazioni, “legittime”, di una decisione così “perentoria”, sarebbe stato “utile” un “confronto scientifico dedicato ai non pochi casi di intolleranza che vengono qua e là denunciati, alle priorità circa i vaccini da somministrare, alla consistenza degli allarmi sanitari segnalati. Il canale privilegiato di tale diffusione informativa devono essere (e avrebbero dovuto essere) i pediatri e questi ultimi devono tornare a parlare con i pazienti togliendo i tanti dubbi presenti. Anziché andare su Google ad informarsi (e disinformarsi), bisogna ripartire nel conferire autorevolezza alla figura del medico, che deve spiegare con onestà e correttezza l' utilità dei vaccini. Un lusso che non tutti i Paesi possono permettersi”. Nel periodo transitorio “sarebbe stato meglio gestibile” il confronto con i genitori portatori di dubbi e incertezze. “Confronto che, quando richiesto, si è trovato di fronte a centralini intasati, appuntamenti rinviati, difficoltà di dialogo, ecc”.

Infine, “il confronto con i cittadini, avrebbe forse superato la norma che consente di monetizzare il rifiuto del vaccino pagando la sanzione pecuniaria, realizzando ancora una volta una discriminante fra chi può permettersi di pagare e chi no”. Lo Stato quindi – o più correttamente il legislatore – “può imporre trattamenti sanitari obbligatori negli ambiti e nei limiti precisati più volte dalla Consulta. Ma l'imposizione, abbiamo visto, abbisogna di una legge. Tutte le storiche leggi sulle vaccinazioni erano leggi ordinarie. L'operazione ha utilizzato, per la prima volta, lo strumento del decreto legge che deve avere, come caratteristica, di essere adottato in casi "straordinari di necessità e urgenza".
Questo processo partecipativo, o quanto meno di ascolto, è stato aggirato (o quanto meno fortemente ridotto) con la decretazione d'urgenza. Si è messo in piedi frettolosamente il più grande piano collettivo di trattamento sanitario obbligatorio con l'improprio strumento del decreto legge in materia dell'unico diritto dichiarato come "fondamentale" dalla Costituzione: il diritto alla salute. Il decreto vaccini non riguarda però il solo diritto costituzionale alla salute ma interferisce con l'altro fondamentale diritto all'istruzione sempre costituzionalmente tutelato. Come abbiamo precisato non è in discussione la necessità di una efficace strategia vaccinale. Quella che è in seria discussione è la politica messa in atto con questo decreto legge e la sua attitudine a risolvere problemi”.
Per queste considerazioni Leu valuta “il Decreto Lorenzin, nel metodo prima ancora che nel merito, come una forzatura ingiustificata, manifesto di una concezione preoccupante del rapporto fra cittadini e Stato, fra cittadini e comunità scientifica”.

Mercoledì, 28 Febbraio 2018 15:31

Allerta neve, Comuni provincia battono cassa

(Rimini) Questa mattina, nella sede di piazza Bramante a Novafeltria, si è svolta una riunione indetta dal Presidente della Provincia di Rimini Andrea Gnassi e dal presidente dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia Marcello Fattori, per fare il punto sulla situazione creata dal maltempo nel territorio provinciale e in particolar modo in alta Valmarecchia.
Alla riunione, presieduta dal Presidente della Provincia, erano presenti gli amministratori dei Comuni della Valmarecchia e rappresentanti della Questura di Rimini, del Comando provinciale Carabinieri, del Comando di P.M. Valmarecchia, dell’Agenzia Protezione Civile-Servizio area Romagna e dell’Ufficio Unificato Segnalazione Allerte di Rimini.

Il territorio provinciale nel suo complesso, negli ultimi dieci giorni, è stato colpito da eventi meteorologici intensi, prima forti piogge poi le nevicate e il gelo di questa settimana. Le precipitazioni nevose, in particolar modo intense in alta Valmarecchia e in parte dell’alta collina della Valconca, dopo la parziale tregua di oggi sono attese nuovamente nella giornata di domani.
Nel corso della riunione, sono state esaminate le difficoltà incontrate e le criticità da affrontare nei prossimi giorni.

Non sono state rilevate grandissime criticità né per quanto riguarda la viabilità né per quanto concerne la popolazione (ci sono soltanto alcuni casi isolati che riguardano la stabilità del tetto di abitazioni e capannoni). Questo, anche grazie all’opera di manutenzione del personale stradale della Provincia, coadiuvato dai mezzi di ditte private, che dopo aver operato nello scorso weekend soprattutto per chiudere le buche e rimuovere le frane provocate dalle forti piogge, questa settimana è intervenuto con i mezzi spazzaneve e spargisale. Secondo un primo resoconto, sono state impiegate finora 2.900 ore per rimuovere la neve e 590 ore per lo spargimento del sale; il sale sfuso usato ammonta a 660 tonnellate, quello in sacchi usato a 250. La spesa finora sostenuta per questi interventi è pari a circa 374mila euro (spesa per neve 280mila euro, spesa per sale 94mila euro).
I Comuni, a fronte degli interventi effettuati in questi giorni, hanno manifestato la necessità di risorse economiche di cui faranno richiesta alla Protezione civile della Regione Emilia-Romagna.

Preoccupa infine l’allerta meteo di domani in relazione all’apertura dei seggi elettorali nei Comuni maggiormente interessati dal maltempo, poiché il personale degli stessi in caso di nevicate copiose potrebbe essere impegnato nella pulizia delle strade senza poter così garantire l’operatività dei seggi.
La segnalazione in via preventiva di questa possibile criticità, insieme al fatto che durante lo svolgimento delle operazioni di voto il Comando dei Carabinieri potrà garantire la presenza di una sola pattuglia sul territorio dell’alta Valmarecchia, è stata oggetto di una nota indirizzata al Prefetto.

Mercoledì, 28 Febbraio 2018 15:25

Nuova allerta neve, scuole chiuse anche domani

(Rimini) Vista la nuova allerta meteo prevista per le prossime ore anche nella giornata di domani, giovedì 1 marzo, le scuole di ogni ordine e grado sul territorio riminese rimarranno chiuse. I Comuni di Rimini, Riccione, Misano, Cattolica, Morciano, Santarcangelo, Poggio Torriana, hanno già comunicato il provvedimento. Anche il sindaco di Bellaria, dopo aver riaperto le scuole oggi, è tornato sui suoi passi e domani ha disposto la chiusura, a causa degli aggiornamenti meteo e visti anche i numerosi insegnanti costretti ad arrivare da fuori comune.

Per domani prevista codice di allerta "Arancione" su tutta la Regione per criticità neve. "Flussi meridionali di aria umida e instabile – scrive Arpae - determineranno precipitazioni a carattere nevoso su tutto il territorio regionale di debole-moderata intensità. I quantitativi previsti dai modelli vanno dai 10-20 cm, nelle aree di pianura, ai 20-40 cm, con punte di 50 cm, nella fascia collinare e sui rilievi appenninici."

Mercoledì, 28 Febbraio 2018 15:11

Misano, fallimento ditta intimo: tre arresti

(Rimini) La Guardia di finanza di Rimini ha arrestato ieri tre pregiudicati responsabili di “aver ordito il fallimento di una ditta di commercio all’ingrosso e al dettaglio di calze, intimo ed accessori, con sede a Misano Adriatico (RN), distraendone prima del fallimento l’intero patrimonio”, spiegano le Fiamme gialle.
Complesse le indagini svolte dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Rimini. I militari, coordinati dalla Procura hanno potuto appurare che “l’impresa era stata costituita, sin dall’inizio, con lo scopo di portare a termine un preciso piano criminoso, da parte dei veri gestori dell’attività commerciale, ossia due fratelli, di origine pugliese, attivi nel settore del commercio ambulante, ma gravati da diversi precedenti penali”. Il disegno emerso dagli accertamenti sarebbe consistito nel “fare acquisire al loro prestanome , N.D., di anni 41 (soggetto privo di alcuna esperienza imprenditoriale, nullatenente e con problemi di tossicodipendenza), anche lui tratto in arresto ieri, la fiducia dei fornitori in modo da poter effettuare ingenti acquisti di merce e procrastinare i pagamenti, con il proposito di non onorarli a scadenza; trasferire le giacenze di magazzino e i beni aziendali della ditta, prima del fallimento, ad altri soggetti sempre riconducibili ai due germani salentini; acquistare la merce in esenzione d’IVA, dichiarandone l’esportazione, per poi venderla invece sul territorio nazionale in evasione d’imposta; occultare le scritture contabili al fine di non consentire la ricostruzione del volume d’affari per l’anno 2014, a danno dell’Erario e degli altri creditori; scaricare la responsabilità del fallimento sul nullatenente N.D, su cui i creditori non avrebbero potuto rivalersi per ottenere il soddisfacimento dei propri crediti”.
Le indagini hanno anche consentito di raccogliere “elementi idonei a dimostrare che i suddetti hanno distratto merce per un valore pari a oltre 5 milioni di euro”. Condotto in carcere, quindi, M.R. (51 anni, residente a Misano Adriatico), e relegati ai domiciliari il fratello, M.R. (41 anni, residente a Gallipoli) e N.D. 41 (41 anni, residente in provincia di Brescia). Le Fiamme gialle hanno anche dato esecuzione al correlato provvedimento di sequestro per oltre 200 mila euro.

(Rimini) L’amministrazione comunale ha chiesto e ottenuto da Hera l’impegno a risarcire i danni subiti dai cittadini e dalle attività commerciali di Viserba, coinvolte la scorsa settimana dagli allagamenti della zona in prossimità dalla paratoia Sortie. Questa mattina, infatti, il sindaco Andrea Gnassi e l’assessore all’Ambiente Anna Montini hanno incontrato il direttore generale di Hera Roberto Barilli, accompagnato da un gruppo di tecnici, per fare il punto sulle criticità che si sono registrate sulla rete idrica nei giorni scorsi, in concomitanza con le abbondanti precipitazioni che si sono abbattute sul territorio (130 mm di pioggia tra mercoledì e sabato) e in particolare a Viserba, dove venerdì pomeriggio si è verificato l’allegamento del sottopasso di via Curiel e di alcuni tratti di strada limitrofe. Una situazione causata in parte anche da un errato funzionamento al sistema locale di apertura e chiusura delle paratie, come ha potuto constatare Hera dopo aver effettuato le opportune verifiche.
“Per quanto riguarda le evidenze dell’evento del 23 febbraio - spiega Hera - va innanzi tutto rilevato che in tale giornata le precipitazioni sono state particolarmente intense (circa 100 mm) dopo che erano durate ininterrottamente dal 21 febbraio, per un totale cumulato di 130 mm. La paratoia Sortie è stata aperta dalla giornata del 21 febbraio ed era ancora completamente aperta nella serata del 23 febbraio quando, alle 17.00, il sottopasso risultava già allagato, come rilevato anche dai vigili urbani che provvedevano a transennarlo. Successivamente, anche per il contemporaneo innalzarsi della marea, un sensore di livello ubicato a monte della paratia ha iniziato a fornire segnali anomali sulla corretta apertura del meccanismo. Il centro del telecontrollo ha rilevato prontamente l’anomalia ed inviato una squadra di reperibili per verificare il loco tale anomalia; i reperibili, essendo la paratia Sortie del tipo ad apertura orizzontale e quindi sommersa dall’acqua in uscita, non hanno potuto verificare se fosse o meno completamente aperta ma solo che il deflusso delle acque era comunque in atto. Nella giornata di sabato, quando il livello dell’acqua è sceso, si è potuto verificare che la paratoia era bloccata in posizione semi aperta ed è stata aperta completamente in modo manuale. Dunque il problema tecnico di malfunzionamento della paratoia, avvenuto nella tarda serata di venerdì 23 febbraio ad allagamenti già in atto, non ha causato gli stessi bensì rallentato il deflusso, prolungando il periodo di disagio ai cittadini”.
Da qui la decisione per il risarcimento dei danneggiati da parte di Hera che chiede scusa per i disagi. Quanti ritengono di aver subito dei danni possono inoltrare - via Raccomandata o via pec Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - una richiesta di risarcimento danni con tutta la documentazione comprovante il danno a: Hera SpA – Via del Terrapieno, 25 - 47924 Rimini.

“L’incontro di questa mattina fa seguito agli incontri e confronti già avviati da sabato – sottolinea il sindaco Andrea Gnassi – Abbiamo avuto garanzia da parte del gestore che è già stata presentata la denuncia all’assicurazione per l’apertura del sinistro e sarà la stessa Hera a far sapere in tempi rapidi ai cittadini interessati come richiedere il rimborso del danno subito. Crediamo sia indispensabile dare un segnale immediato a fronte dei notevoli disagi subiti dai residenti e dalle attività”.
Oltre all’impegno a rifondere i danni subiti, l’Amministrazione ha chiesto ad Hera di prevedere una serie di interventi strutturali per evitare il ripetere di situazioni simili. Il gestore ha assicurato che si farà carico dell’implementazione dei sistemi di sicurezza di tutti i sottopassi stradali, in particolare quelli strategici per la viabilità di collegamento mare e monte, con l’installazione di impianti semaforici ed eventuali altri sistemi di divieto di accesso (ad esempio sbarre) oltre alle modalità tradizionali per impedire il traffico nei casi in cui l’acqua raggiunga livelli di pericolosità. Per il sottopasso di via Curiel si valuterà anche un’implementazione del sistema di pompaggio delle acque. Nello specifico della fossa Sortie, oltre al potenziamento del sistema di controllo delle paratie, “è importante ricordare che la conclusione della separazione delle reti inserita nel Psbo e prevista per il mese di giugno – spiega l’assessore all’Ambiente Anna Montini – non solo farà in modo che dall’estate 2018 le acque di balneazione limitrofe non avranno divieti di balneazione, ma darà anche maggiori garanzie sul fronte idraulico: di sole acque meteoriche, dal prossimo inverno la paratoia rimarrà sempre aperta, garantendo lo sfogo dell’acqua piovana”.
L’incontro di questa mattina è stata anche l’occasione per fare un’analisi generale della situazione del territorio da nord a sud in concomitanza con le prolungate precipitazioni dei giorni scorsi. Oltre al problema in corrispondenza della fossa Sortie, criticità rilevanti si sono registrate in un altro punto della città, a sud, in corrispondenza della fossa Rodella. Così come per l’area di Viserba, anche in questo caso la rete è stata sovraccaricata dalla mole di acqua piovana che non è stata assorbita dai quadranti di territorio a monte e a prevalenza agricola. Hanno invece tenuto le zone storicamente più critiche dove recentemente si è intervenuti con azioni mirate come a Borgo dei Ciliegi, Gaiofana, via Zavagli (impianto idrovoro) e ancora nella zona di via Barattona e alla Galvanina. “Questi risultati positivi e riscontrabili – concludono il sindaco Gnassi e l’assessore Montini – ci spingono a chiedere al gestore di compiere un salto in avanti sul fronte degli investimenti, coinvolgendo anche gli altri soggetti competenti, compiendo un aggiornamento e sviluppo progettuale del piano di salvaguardia della balneazione con l’obiettivo di perseguire una maggiore sicurezza idraulica della nostra città”.

 

Mercoledì, 28 Febbraio 2018 13:18

Elezioni, la fogne per Civica popolare

(Rimini) Questa mattina il Cipe ha deliberato un finanziamento di 16,8 milioni di euro per lo sviluppo dei lavori del Piano di salvaguardia della balneazione a Rimini (i vari cantieri per la chiusura degli sforatoi delle fogne a mare). La notizia arriva dal ministra Gia Luca Galletti attraverso il candidato alla Camera, Sergio Pizzolante.
“Con il nuovo finanziamento già entrato nelle disponibilità operative del Ministero dell'Ambiente, il Cantiere fa un importantissimo passo in avanti. Cinque anni fa, con i nuovi criteri di valutazione delle acque dell'Unione Europea rischiavamo di mettere la non balneabilità sulle spiagge riminesi; oggi siamo, anche con questo nuovo finanziamento, a un passo della realizzazione definitiva di uno dei più grandi impianti fognari d’Europa".
E’ questo, per Pizzolante, “il senso dell'unione delle forze che si è realizzato a Roma 5 anni fa (tra l’allora Area, poi Alternativa, ora Civica popolare con il Pd, ndr). E' il senso dell'alleanza a Rimini di 2 anni fa. E' il senso di cosa i parlamentari devono fare a Roma per il proprio territorio”.

 

Mercoledì, 28 Febbraio 2018 12:42

Elezioni, il turismo della Lega

(Rimini) “Premiare chi responsabilmente fa turismo e accompagnare alla porta chi non lo fa”. E ancora: “Stop ai migranti negli hotel; chi svende le potenzialità e il valore degli immobili a trazione turistica, ospitando centinaia di immigrati e richiedenti asilo, dimostra di non saper fare impresa e di non possedere le condizioni e le qualità per rimanere sul mercato”. E’ la candidata al collegio uninominale di Rimini, Elena Raffaelli, a spiegare come interverrebbe “per rimettere in moto il comparto turistico e ridare slancio e fiducia ai nostri albergatori. Affidare la regia del settore Turismo ad un Ministero a hoc; alleggerire la pressione fiscale introducendo la flat tax; incentivi per l’inserimento lavorativo e la crescita occupazionale, reintroduzione dei "voucher" quale strumento flessibile in risposta alle esigenze degli operatori che spesso hanno necessità di ulteriore forza lavoro in tempi rapidissimi. Occorre poi sostenere con forza il processo di riqualificazione turistica premiando anche con ulteriori volumetrie ed incentivi coloro che investono responsabilmente, accompagnando invece l'uscita di imprese già fuori mercato per la bassa qualità del servizio erogato. A questo proposito urge semplificare l' iter amministrativo per il cambio di destinazione d'uso degli immobili chiusi da tempo guardando anche a nuove tipologie di offerta quali i condhotel. Questo significa prima di tutto concedere incentivi e agevolazioni a tutti quegli imprenditori che puntano alla qualità e all'innovazione del mercato turistico romagnolo e che ne sono il motore della crescita”.
"Anche il sistema della classificazione delle strutture ricettive va rivisto in quanto diverso da regione in regione; una diversità che disorienta il cliente e che dovremo superare andando ad armonizzare quanto prima l’attuale classificazione". Per la candidata del cdx infine l’emergenza sicurezza è “da combattere anche in questo settore a causa del diffondersi di situazioni di degrado e microcriminalità che rendono difficile e rischioso il lavoro dei nostri imprenditori”.

Mercoledì, 28 Febbraio 2018 12:39

Elezioni, il fisco dei 5Stelle

(Rimini) “La crisi economica non rallenta. Ovunque ci sono capannoni chiusi, negozi vendesi o affittasi, attività storiche che dopo oltre 50 anni di attività sono sparite o finite nelle mani dei cinesi ed innumerevoli procedure fallimentari che mostrano uno scenario sconfortante. Più che un periodo di crisi sembra una fase di transizione che porterà ad un riassetto economico-culturale nel quale stenteremo a ritrovare le nostre radici e la nostra identità”, fa notare il candidato al collegio plurinominale del Senato per i 5Stelle Marco Croatti.
“L'impresa italiana va protetta con ogni strumento perché non è più solo questione di economia ma è proprio questione di identità e di cultura. Il M5S pur stando all'opposizione ha lanciato un messaggio forte in questo senso. I parlamentari 5S hanno devoluto 23 milioni di € dei propri stipendi in favore delle pmi così sostenendo 7000 nuove imprese ed oltre 35000 famiglie”, ricorda Croatti. “Stando al governo e con l'impiego di soldi pubblici, questo metodo potrebbe essere massimamente attuato con moltiplicazione esponenziale dei benefici per l'impresa italiana e per il lavoro. Bisogna partire da una preliminare riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese che pesa ancora per il 42,9% del PIL, le aliquote IRPEF devono essere rimodulate e ridotte in modo da dare respiro a tutte le fasce di reddito aiutando così la classe media. In tal modo potranno crescere anche i consumi e gli investimenti privati”.

Altro strumento è “la previsione di una no tax area per i redditi più bassi e riduzione progressiva per gli altri scaglioni, dimezzamento dell'IRAP per le imprese e riduzione del cuneo fiscale INAIL. Il fisco non deve essere solo alleggerito ma deve essere anche semplificato per diventare comprensibile per permettere una facile dichiarazione dei redditi. Bisogna pertanto eliminare gli studi di settore e lo spesometro favorendo invece la fatturazione elettronica e riducendo così la burocrazia fiscale. Le imprese non devono avere l'incubo della contabilità tra perdite di tempo e possibilità infinite di errori che si pagano sempre con sanzioni ingiuste”.
Il contribuente “deve poter lavorare tranquillamente e non essere considerato un evasore a priori per poi dover dimostrare di avere le carte in regola. L'amministrazione deve incrociare i dati di tutte le banche dati di cui già disponiamo ed avere così un quadro chiaro del reddito di ciascuno. Abbiamo 16.000 banche dati che però non comunicano tra loro e che potrebbero essere accorpate riducendole a 10 e riducendo così la necessità per il contribuente di documentare ogni situazione”.