Sabato, 17 Marzo 2018 08:47

17 marzo

Vigili chiederanno riesame | Assoform, tutti assolti | Eventi e sicurezza

(Rimini) “Ci appelliamo al nuovo Parlamento affinché approvi in via definitiva il provvedimento di riforma del carcere: l'Italia ha bisogno non solo della certezza della pena, ma anche della certezza del recupero”. Questo il commento di Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito all'approvazione in Consiglio dei Ministri della riforma dell'ordinamento penitenziario che dovrà tornare alle commissioni parlamentari per l'ultimo vaglio. Il testo prevede l'allargamento della possibilità di accedere alla misure alternative al carcere per i detenuti.
“La sicurezza vera dei cittadini – continua Ramonda – è garantita dal corretto funzionamento delle carceri. Le persone che hanno sbagliato devono giustamente pagare per i loro errori, ma devono anche essere rieducate. E' quello che facciamo nelle nostre Comunità dove accogliamo carcerati che scontano la pena con misure alternative al carcere. Per chi esce dal carcere la tendenza a commettere di nuovo dei reati, la cosiddetta recidiva, è purtroppo molto alta: tra il 75 e l'80% dei casi. Invece nelle nostre comunità, dove i detenuti sono rieducati attraverso esperienze di servizio ai più deboli, i casi di recidiva sono appena il 15%”. La Comunità Papa Giovanni XXIII gestisce in Italia 6 Comunità educanti con i carcerati, strutture per l'accoglienza di carcerati che scontano la pena. La prima casa è stata aperta nel 2004. Ad oggi sono presenti 300 persone tra detenuti ed ex detenuti. Nell'ultimo anno le giornate di presenza sono state 12.199.

Venerdì, 16 Marzo 2018 16:14

Riccione, sicurezza: eventi a rischio

(Rimini) “Occorre una strategia condivisa fra Comune, comitati d'area e categorie per la gestione della sicurezza degli eventi. Altrimenti il rischio è che, viste le grandi responsabilità in materia attribuite dalla circolare Gabrielli, le associazioni rinuncino a organizzare le manifestazioni". E' l'allarme lanciato da Fabrizio Vagnini, presidente di Confesercenti, che ha incontrato i rappresentanti dei comitati d'area e ha in programma un confronto con l'amministrazione comunale per approfondire il problema.
La circolare Gabrielli fornisce regole precise per la gestione degli eventi che prevedono un forte afflusso di pubblico, facendo una netta distinzione tra safety (responsabilità di Comune, Vigili del fuoco, Polizia municipale, Prefettura, organizzatori) e security (servizi di ordine e sicurezza), e distinguendo i compiti che spettano alle forze di polizia, alle altre amministrazioni e agli organizzatori. "Abbiamo visto cosa è accaduto non lontano da noi – osserva Vagnini -, ad esempio Viserba a Rimini, dove i comitati hanno scelto di non organizzare le loro iniziative. Con la circolare Gabrielli sono aumentate le responsabilità per chi organizza gli eventi. Per comitati d'area e associazioni e per i loro responsabili, la cui attività è volontaria, diventa veramente complesso e oneroso gestire una manifestazione".
La soluzione va trovata in maniera condivisa con l'amministrazione, conclude il presidente di Confesercenti. "Ci siamo fatti promotori di un incontro, in programma a breve, per poter elaborare una strategia condivisa, dare vita a un tavolo sulla questione e cercare di alleggerire i comitati dalle numerose responsabilità che si ritrovano attribuite. La nostra proposta è di studiare un piano unico per la sicurezza che consenta alle associazioni di sentirsi supportate e di continuare a organizzare eventi".

(Rimini) “L’aumento della Tari annunciato dal Comune di Rimini con la giustificazione di dover colmare quanto non è stato versato dai 'furbetti' va contro due principi per noi fondamentali. Primo, non si possono penalizzare gli operatori che sono in regola ed hanno sempre pagato tutto, chiedendo a loro di condividere l'onere delle cifre evase dagli altri. Secondo, come categorie economiche non vogliamo essere coinvolti dall'amministrazione comunale a corrente alternata, solo a seconda del bisogno". Fabrizio Vagnini, presidente provinciale di Confesercenti, esprime la propria netta contrarietà all'aumento della tariffa sui rifiuti del 2,9% per il 2018 deciso dall'amministrazione riminese.
"Atersir prevede un costo per la Tari oltre 41 milioni di euro e – commenta Vagnini - comprendiamo che il Comune deve raggiungere quella cifra. Ma non si possono far ricadere i costi dell'evasione su chi paga regolarmente. Fra gli evasori è minima la parte di coloro che si trovano in difficoltà e non riescono a versare la tariffa. Gran parte dei furbetti sono società che inquinano il nostro tessuto economico e la qualità della nostra offerta. Società che nascono e scompaiono nel giro di una stagione dopo avere gestito 3-4 strutture alberghiere o altre attività, praticano prezzi al ribasso, non pagano il personale e naturalmente nemmeno le tasse. Si tratta di una presenza destabilizzante per il territorio, ed occorre trovare ogni metodo per perseguire questi soggetti".
Il presidente provinciale di Confesercenti chiede che le categorie economiche siano coinvolte in maniera costante su tutti i temi che riguardano lo sviluppo economico del territorio. "Lo abbiamo già visto con la questione delle previsioni di nuovi poli commerciali: veniamo coinvolti solo a posteriori, quando le decisioni sono già state prese. Noi vogliamo contribuire alla crescita e siamo pronti a fare la nostra parte, ma occorre inaugurare un modo nuovo di collaborare".

(Rimini) Nel 2017 sono stati 41 gli interventi per la cosiddetta morosità incolpevole (ossia quando, a causa di gravi, l'affittuario non riesce a pagare il canone) per un totale di contributi di oltre 138 mila euro. In tre anni sono stati 152 i casi, per un totale di 579 mila euro utilizzati per il rinvio di sfratti o l'estinzione degli stessi, dando così la possibilità alle persone di poter firmare un nuovo contratto con lo stesso proprietario o effettuare il deposito cauzionale per un nuovo alloggio. Dal 2014 al 2017 sono stati invece 62 gli sfratti che sono stati estinti in fase di citazione per la convalida.
Un altro strumento in uso dall'Amministrazione è quello dell'agenzia di locazione, che favorisce l'incontro della domanda e dell'offerta sul mercato privato: nel 2017 sono stati 11 gli interventi, per circa 98.300 euro vincolati per garanzie a tutela del proprietario e 38.166 di contributi erogati alle famiglie (dall'attivazione dell'Agenzia nel 2015 sono stati circa 350 mila euro i contributi erogati).
"Sono strumenti e risorse differenziati – commenta Gloria Lisi, Vicesindaco del Comune di Rimini con delega alla protezione sociale – quelli che il Comune di Rimini mette a disposizione dei cittadini più in difficoltà per arginare una problematica sociale tra le più importanti. Il problema è unico, ma le dinamiche sono molto diverse fra loro, per questo è importante poter agire personalizzando gli interventi. In un quadro economico e sociale complicato come quello attuale basta l'interruzione anche momentanea del lavoro o un problema di salute improvviso per far trasformare un imprevisto in un problema. Il nostro obiettivo è quello di intervenire in un momento di momentanea criticità per ricostruire insieme alle famiglie una loro attiva e progressiva autonomia”.

Il comune racconta due storie, per far comprendere la drammaticità dell’emergenza abitativa. Quello della casa è uno dei principali problemi che gli assistenti sociali e gli operatori rilevano nei colloqui con i cittadini che si presentano allo sportello sociale del Comune di Rimini o all'ufficio casa. Dei 1.300 cittadini incontrati nel 2017 più della metà si sono infatti presentati per problemi relativi all’abitare. Tra i casi più recenti, raccontiamo la storia di due famiglie che, nella loro dinamica rappresentano simbolicamente anche molti degli altri interventi che quotidianamente vengono messi in campo dagli operatori del Comune di Rimini.

Il primo è il caso di Gianna (il nome è di fantasia), una signora Italiana cinquantenne che vive sola, insieme al suo figlio minorenne. Gianna viene da una situazione famigliare difficile ed è già seguita dai servizi sociali, grazie ai quali è stata inserita in un alloggio a canone calmierato. Si tratta di una soluzione proposta a chi ha già un lavoro e può garantire il pagamento regolare di un affitto. Gianna un lavoro ce l'ha , in mezzo a tante difficoltà è infatti riuscita ad ottenere una qualifica che gli permette di lavorare come operatrice socia sanitaria in una cooperativa sociale. Fino a quando la salute l'ha sorretta, Gianna non ha avuto bisogno di altro, con il suo lavoro riusciva a pagare l'affitto e a mantenere lei e suo figlio, da sola. Poi un giorno la salute ha cominciato a peggiorare e, prima saltuariamente, poi sempre più regolarmente, è stata costretta a prendersi periodi di malattia e poi di aspettativa dal lavoro. Il suo è un lavoro dove la salute è importante, e quando non ce la fa rimane a casa con lei anche una parte del suo stipendio. Purtroppo i margini di autonomia economica, già risicati, vengono minati dal minore introito del suo stipendio in seguito la malattia. Comuncia così ad avere difficoltà nel pagare regolarmente l'affito, fino all'arrivo della richiesta di sfratto. Disperata, Gianna, si rivolge ai servizi, con la paura di ritrovarsi con suo figlio per strada. Una situazione al limite che senza i nuovi strumenti di interventi messi in campo dal Comune rischiava di finire male. Grazie ai fondi per la morosità incolpevole il Comune riesce invece a dare a Gianna un aiuto economico per l'affitto, saldando parte del debito. Il risultato è che, oggi, Gianna e suo figlio sono ancora nella loro casa e stanno lavorando per uscire da una momentanea situazione di criticità.

L'altra storia racconta invece di una una coppia di quarantenni - a Rimini dal 2007 - entrambi lavoratori, e la loro figlia di sette anni. Antonio (altro nome di fantasia) lavora da anni come dipendente e la moglie Maria, dopo anni di sacrifici e aver lavorato per diversi anni in altri settori, decide di avviare una attività tutta sua. Una situazione apparentemente senza alcun problema; sono giovani e hanno attività professionali che, nonostante gli investimenti fatti e i naturali alti e bassi, permettono comunque loro di mantenersi. I problemi, gradualemente, non tardano però ad arrivare. Il primo di manifesta con la chiusura dell'attività di Maria che alla lunga non regge il mix di crisi dei consumi e della forte concorrenza. La famiglia è in difficoltà ma regge, con qualche sacrificio, grazie al lavoro da dipendente di Antonio. Ma anche li la crisi batte colpo e poco dopo anche Antonio inizia ad essere lasciato a casa per alcuni periodi, fino ad arrivare alla tappa finale della cassa integrazione. Un colpo che mette al tappeto le residue autonomie economiche della famiglia che, non riuscendo più a pagare regolarmente l'affitto, viene sfrattata in seguito alla loro morosità. In strada, Antonio e Maria si rivolgono ai servizi sociali. Lo sfratto è stato effettuato e non si può più rimediare, ma con loro viene avviato un percorso che parte da un aiuto economico con il quale riescono a trovare un nuovo alloggio. Gradualmente stanno tornando, seppur saltuariamente, a lavorare, ma con questo sostegno hanno intanto messo al sicuro loro figlia e avviato il ritorno ad una lenta ma possibile autonomia.

 

(Rimini) La notizia dell'arresto dei quattro agenti del nucleo ambientale della Polizia Municipale di Rimini, oltre ad altri quattro indagati, per reati commessi nel periodo 2012 e 2016, “lascia basiti e conferma ciò che da sempre diciamo: i dirigenti, che Gnassi ha assunto, non svolgono diligentemente il loro lavoro”. Così Marzio Pecci capogruppo della Lega in consiglio comunale. “La responsabilità per l'illegale comportamento dei vigili è del Dirigente alla Polizia Urbana e dell'Assessore in carica in quel periodo che hanno violato il dovere di vigilanza e di controllo sull'operato dei vigili stessi”.
“La domanda che sorge spontanea è: ma il dirigente della polizia municipale, dal 2012 al 2016, dove era? Perché non si è accorto di nulla? Non avevo visto nulla? E se sapeva, perché non è intervenuto? Come è possibile che il Dirigente che guida un corpo di polizia, in cui un gruppetto delinque, non veda e non senta? E soprattutto, perché il nucleo ambientale è stato sciolto?”, sono le domande di Pecci.
“Siamo certi che l'attuale Comando della Polizia Municipale saprà svolgere le funzioni al meglio, ma sarebbe utile ristrutturare il Corpo e rivedere mansioni, ruoli e operato degli agenti decidendo in base alle professionalità e non all'amicizia politica. La città ha bisogno di sicurezza. La Magistratura ci dirà in futuro se gli arrestati sono o no responsabili dei fatti contestati, ma oggi noi chiediamo agli Amministratori, Sindaco ed Assessore, di spiegare ai cittadini cosa è accaduto, di come sono state effettuate le nomine e, soprattutto, perché il dirigente responsabile non sia stato rimosso all'inizio della indagine”.
Da diverso “tempo diciamo che i dirigenti devono essere ridotti e chi ha la responsabilità di nomina deve sceglierli tra chi è capace: solo la scelta meritocratica e non politica può migliorare l'efficienza dell'amministrazione comunale. La questione morale ormai coinvolge l'intera città: se il Sindaco, un dirigente (forse in seguito scopriremo altri funzionari), una maestra e quattro vigili sono imputati per aver commesso gravi reati come possono i cittadini avere fiducia nell'Amministrazione Comunale e quindi nell’Istituzione? Come possono, queste persone, da imputati, trasmettere il valore della legalità? La Lega, da diverso tempo chiede maggiore legalità e, a quanto pare, i recenti fatti confermano la legittimità della domanda. C'è, in Comune, una maggioranza narcisista che ogni giorno inoltra veline alla stampa per descrivere la città che non c'è: quella in crescita, sicura, ricca e bella”.
Purtroppo “la gravità dei fatti emersi in questi ultimi giorni come l'indagine a carico del Dirigente (non sappiamo quanti altri funzionari e/o dipendenti comunali sono coinvolti), l'arresto dei vigili di ieri e la notizia di altri quatto indagati, fa cadere il velo e mostra una città priva di moralità, di legalità e di sicurezza. Dare una risposta ai cittadini su questi problemi non è certo populismo, ma solo buona politica”.

Venerdì, 16 Marzo 2018 13:33

Bocelli a pranzo dallo chef Sartini

(Rimini) Sofia Loren, Paolo Cevoli o Romano Prodi, la lista di stelle dello spettacolo e uomini politici che scelgono ‘Righi’ e la cucina stellata di Luigi Sartini è lunghissima. Ultimo, ma solo in ordine di tempo e non certo per le sue straordinarie capacità artistiche, è stato il tenore Andrea Boccelli. Subito dopo l'udienza del 13 marzo a Palazzo Pubblico con i Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino, Matteo Fiorini ed Enrico Carattoni, dovuta alla sua recente nomina ad "Ambasciatore a disposizione della Repubblica di San Marino", il maestro Andrea Bocelli si è fermato a pranzo nel locale sinonimo di alta gastronomia del Titano.

(Rimini) Si è conlcusa ieri la prima fase, del progetto fotografico Talecanetalepadrone che, prevedeva una raccolta di immagini di cani e padroni, secondo l’idea del fotografo riminese Giorgio Salvatori e di Officina photografica, ovvero quella di “realizzare ritratti fotografici che illustrino la somiglianza, innegabile tra cane e padrone. Una vera e propria ricerca di tratti, movenze, affinità di carattere, abitudini, stili di vita che caratterizzano un rapporto così stretto e di amicizia come quello con “il miglior amico dell’uomo” e che porta entrambi ad avere un aspetto simile. La domanda da cui tutto nasce e ruota intorno è: la somiglianza cane-padrone da dove deriva? É il cane che somiglia al padrone o è il padrone che assomiglia al suo cane? Come mai si sceglie un cane piuttosto che un altro?”.
Il popolo della ‘pet passion’ è in crescita, spiegano gli organizzatori, “si stima che nelle case italiane vivano circa 60 milioni di animali, tra cui 7 milioni di cani che sono entrati a far parte a tutti gli effetti della vita di giovani, single, coppie, famiglie più o meno numerose. Il 67% degli italiani e il 74% dei proprietari sostiene che vivere insieme ad un animale a 4 zampe favorisca un clima di benessere e anche di uno stile di vita sano”.
La finalità di questo progetto, è il “voler utilizzare la fotografia come strumento di comunicazione per immortalare ed evidenziare una somiglianza oggettiva, tra cani e padroni. Sono circa trecento le candidature, arrivate in un solo mese da quando è partito il progetto e non solo da Rimini e provincia, o dalla Regione Emilia Romagna ma bensì da tutta Italia, e raccolte attraverso una campagna social ed eventi a doc, come l’aperitivo a sei zampe avvenuto lo scorso 9 marzo al Caffè Commercio di Rimini”.
Da oggi partirà la seconda fase del progetto: la selezione di una cinquantina di coppie di padroni e cani che, saranno scelti da un giuria tecnica per criteri di somiglianza che vanno dal look allo stile di vita, dall’aspetto fisico allo sguardo.

(Rimini) “Il fatto non sussiste”. Con questa motivazione si è chiuso dopo sette anni e mezzo il processo Assoform. L’ente di formazione della Confindustria romagnola “era stato infatti coinvolto in un’inchiesta del 2011 della Guardia di Finanza di Rimini che, ipotizzando una truffa aggravata ai danni della Comunità Europea, ne sequestrava il supposto provento (32.760 euro) deferendo all’Autorità Giudiziaria l’allora presidente Manlio Maggioli, tre suoi collaboratori (difesi dagli avvocati Moreno Maresi e Mattia Lancini) e l’allora rappresentante legale della Velmar spa di San Giovanni Marignano”, ricordano da Confindustria.
Il Tribunale di Rimini, attraverso il giudice Raffaella Ceccarelli, “ha assolto tutti gli imputati dal reato contestato, restituendo la somma in sequestro all’ente Assoform, che aveva accettato di sospendere i termini di prescrizione per arrivare alla sentenza”.
Secondo il teorema accusatorio, gli imputati “avevano fornito dati falsi agli organi pubblici preposti all’approvazione del progetto di formazione dei lavoratori della Velmar spa, al fine di raggiungere il punteggio necessario per conseguire il contributo economico previsto. La posizione del presidente Manlio Maggioli, completamente estraneo ai fatti, è stata rapidamente definita già nel corso delle indagini con decreto di archiviazione del Gip del Tribunale di Rimini”.
Il “lungo” e “gravoso” processo appena terminato “ha dunque dimostrato l’insussistenza del reato anche in favore degli altri soggetti coinvolti, i quali, personalmente e per il tramite dei propri difensori, hanno sempre rivendicato la legittimità del proprio operato, escludendo ogni sorta di condotta ingannevole ai danni degli organi pubblici ed evidenziando l’esito assolutamente positivo del progetto di qualificazione e formazione professionale, al quale partecipò, a conti fatti, un numero di lavoratori addirittura superiore a quella prospettato per l’accesso al bando pubblico. Pertanto risulta essere stato accertato come Assoform e i propri funzionari e dipendenti abbiano operato con estrema correttezza e nel pieno rispetto delle norme”.

Venerdì, 16 Marzo 2018 09:02

16 marzo

Vigili indagati | Trc in fiera | E’ morto Gigi Vignali