Rapporto Caritas 2013 sulla povertà
Rapporto Caritas 2013 sulla povertà
Una storia, fra le tante, è emblematica della fotografia che intende scattare il Rapporto 2013 sulla povertà, redatto dalla Caritas di Rimini.
«Due giovani italiani si sono rivolti alla Caritas da pochi mesi, hanno due bambini piccoli. Lei è rimasta incinta del secondo bambino un anno e mezzo fa: lavorava e aveva chiesto la maternità, ma nel momento in cui sarebbe dovuta rientrare in ufficio, l’ufficio ha chiuso perché non riceveva più commissioni e stavano andando in perdita. Lui ha sempre lavorato, ma ultimamente la ditta gli sta facendo fare meno ore perché ha meno lavoro. Con lo stipendio di lui stanno riuscendo a pagare solo il mutuo, per il resto, ora che i risparmi sono finiti, non sanno più come fare. Le loro famiglie non sono in grado di aiutarli economicamente».
La povertà non colpisce soltanto i singoli che vivono in stato di solitudine ma sempre di più anche le famiglie, comprese quelle italiane. Nel 2013 si sono rivolte alla Caritas 7.455 persone (in aumento gli uomini, rispetto alle donne) e fra queste il 40 per cento vive con i propri famigliari. 1.950 nuclei hanno figli minori a carico per un totale di 3.547 bambini. Le famiglie in stato di povertà con minori a carico sono in prevalenza italiane (430), marocchine (427), albanesi (270), rumene (209). In media hanno 1,8 figli a testa.
Il problema principale che vivono questi nuclei famigliari è ovviamente quello dell’occupazione. È la perdita del lavoro a trascinare le famiglie nella povertà: al problema economico – come ha giustamente osservato il presidente della Provincia Stefano Vitali – si aggiunge anche una crisi psicologica. Sono famiglie che prima conoscevano un relativo benessere e molte si sono indebitate per mantenere il livello di vita precedente.
Dopo il lavoro, l’altra grande questione è la casa: molte famiglie non riescono a pagare l’affitto o le bollette di luce e gas. Nessuna sorpresa, quindi, se nel 2013 sono aumentate sensibilmente le richieste di generi alimentari. Solo la Caritas ha distribuito 22.095 pacchi viveri a 3.379 famiglie, 100 in più rispetto all’anno precedente. A questi vanno aggiunti i 4.376 pacchi per 291 famiglie distribuiti dal Banco di Solidarietà. La mensa dei frati di Santo Spirito ha distribuito oltre 54 mila pasti, quella della Caritas oltre 83.000.
La povertà delle famiglie si riscontra anche in ambito scolastico: in diverse realtà le famiglie hanno scelto di non mandare i bambini nelle scuole dell’infanzia per risparmiare sulle rette, in altri casi i bambini non restano per il pranzo, per non pagare le spese della mensa. Inoltre, nei primi mesi dell’anno scolastico, numerosi genitori (35 famiglie) hanno richiesto materiali di cartoleria per i propri figli e sussidi per l’acquisto di libri. Le difficoltà economiche si ripercuotono anche sulla salute: in aumento le richieste di pagamento dei ticket sanitari, richieste di farmaci (218 interventi) e di sussidi per visite specialistiche.
L’Associazione Famiglie Insieme ha aiutato 455 nuclei con contributi economici pari a circa 400 mila euro.
Al di là dei numeri, il Rapporto fornisce alcune osservazioni sui cambiamenti in atto. Anche se i servizi erogati sono aumentati, è diminuito il numero delle persone incontrate: a calare sono soprattutto gli stranieri (ritorno in patria o trasferimento in altre città) mentre gli italiani sono in aumento (+9,3%). In termini assoluti gli italiani sono 720, quindi circa il 10 per cento di quanti si presentano.
Sono aumentate le persone senza fissa dimora (migliaia le docce fornite) e quelle senza residenza nemmeno sui documenti, e quindi prive di qualsiasi tutela. Se fino al 2011 la maggior parte delle persone non si rivolgeva più alla Caritas, nel 2013 è cresciuto il fenomeno dei ritorni. Complessivamente in dieci anni si sono rivolte ai servizi Caritas più di 15 mila persone.
Il Rapporto completo http://rp2013.caritas.rimini.it/index.php?link=home
Aeradria, l’analisi dei giudici e il silenzio della politica
Aeradria, l’analisi dei giudici e il silenzio della politica
Quando la politica latita, è la magistratura a scrivere la storia. Che altro dire delle motivazioni della sentenza con cui la Corte d’Appello di Bologna ha respinto il ricorso contro il fallimento di Aeradria?
In novanta pagine i giudici hanno ribadito le ragioni per cui è giusto che Aeradria sia stata dichiarata fallita. Non entriamo nel merito delle motivazioni squisitamente giuridiche. Non siamo azzeccagarbugli e non pretendiamo di scimmiottarli. Semplicemente vorremmo richiamare l’attenzione su un passaggio della sentenza, laddove afferma che «gli esponenti della nuova governance (il consiglio d’amministrazione nominato, in sostanza, dai creditori, ndr) non si qualificano positivamente come portatori di affidabilità, né si può considerarli svincolati dai pregiudizievoli trascorsi consociativi, che già in epoca risalente hanno portato il gestore aeroportuale riminese ad una crisi grave e irreversibile».
Il linguaggio non è dei più chiari ma ciò che dicono i giudici è questo: è stata una gestione consociativa a produrre i guai dell’aeroporto e i nuovi amministratori non sono estranei a quella stagione. È un giudizio politico rispettabile, sul quale si può essere d’accordo. Il primo ad esprimerlo, se non sbagliamo, è stato Sergio Gambini proprio in un colloquio con Inter-Vista. Le commistioni consociative fra enti pubblici (governati dai partiti) e associazioni di categoria erano evidenti, visto che i rappresentati di tali associazioni erano al vertice di Aeradria e delle società collegate. Se ci si attiene alla dottrina politica, consociativismo è a rigore «la tendenza a coinvolgere nelle decisioni di governo tutte le forze politiche più influenti, indipendentemente dalla distinzione tra maggioranza e opposizione» (Piero Melograni). Nel dibattito politico corrente, lo si è applicato anche al coinvolgimento nell’attività di governo di quell’associazionismo della società civile che dovrebbe avere al massimo una funzione di proposta, di stimolo e di critica. Ma che c’entra tutto questo con una sentenza, dove dovrebbero prevalere esclusivamente i ragionamenti giuridici?
Ecco perché diciamo che la Corte d’Appello di Bologna ha in sostanza compiuto quell’operazione di lettura politica del fallimento di Aeradria che il sistema politico locale non ha avuto il coraggio di fare. Provincia, Comune, partiti prima hanno sostenuto, senza alcun rilievo critico, la gestione di Aeradria, anche quando cominciava a mostrare le sue falle, poi hanno reagito alla notizia del fallimento come a una sorta di fatalità piombata su Miramare da Marte o da Plutone. Siamo una città turistica con un aeroporto che rischia di chiudere e nessuno si interroga, propone un’analisi (politica non giudiziaria) sulle cause di questo fallimento. Si è fatto di tutto (grazie anche all’iniziativa del prefetto) per mantenere in vita i voli fino ad ottobre in attesa che si compia l’iter del bando che porterà ad un nuovo gestore: e questo è positivo, perché mantiene aperto l’aeroporto. Ma nello stesso tempo non si è fatto quanto i soci pubblici di Aeradria e i partiti erano doverosamente chiamati a fare: ovvero spiegare all’opinione pubblica chi e come ha sbagliato. Non per fare processi sommari o linciaggi mediatici ma per chiarezza, per non ripetere gli stessi errori. Il problema infatti non è trovare responsabilità individuali o del management; si ha l’impressione che con il fallimento di Aeradria sia fallito un intero sistema: il consociativismo fra partiti e forze economiche, l’ente pubblico che sempre garantisce i debiti con lettere di patronage, i consiglieri d’amministrazione che firmano senza sapere cosa, il credito concesso per compiacere ai politici, e così via.
Nessuno o quasi sul territorio ha tentato un’analisi compiuta e così arrivano i giudici di Bologna a dire che i guai dell’aeroporto di Miramare dipendono da pratiche consociative.
Il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, ha dichiarato che le sentenze che non si condividono comunque si rispettano. Invece che recitare questo mantra, farebbe bene anche a dire se condivide l’analisi politica della magistratura o se invece ha un’altra chiave di lettura più convincente ed adeguata.
Valerio Lessi
Un calcio in bocca
Un calcio in bocca
Il Rimini domani si gioca a Cuneo la speranza di rimanere agganciato al calcio professionistico con una situazione di classifica peggiorata rispetto al triplice fischio di domenica scorsa, dopo la vittoria convincente nel derby contro il Forlì. Da dentro gli spareggi, i biancorossi, dopo la sentenza della Corte di Giustizia Federale, si trovano a oggi retrocessi con un -2 dal terzetto composto da Porto Tolle, Cuneo e Forlì. A tre giornate dal termine del campionato è stato infatti accolto il ricorso del Porto Tolle sulla penalizzazione di due punti, inflitta per alcune irregolarità sul pagamento degli emolumenti ai propri tesserati. In discussione non è chiaramente il merito, la formazione veneta evidentemente aveva ragione, ma è il modo, anzi, sono i tempi che come sempre infilano il pallone in un cono d’ombra oscuro che avvolge partite e classifiche. Eppure, cambiare le carte in tavola a tre giornate dalla fine si fa con una certa nonchalance e piuttosto spesso anche, quasi come una fase di gioco a palla inattiva, come un penalty, un calcio d’angolo. E’ un qualcosa di stagionale, in autunno e inverno arrivano le penalizzazioni, poi in primavera quando i punti pesano doppio, si modifica la classifica. Il punto è che questi tempi falsano il gioco, far passare dei mesi per esaminare un ricorso mentre il pallone continua a rotolare per poi arrivare a 270’ dalla fine e cambiare la classifica, non è serio. Forse sarebbe giusto prenderlo meno sul serio questo circo pallonaro, farlo diventare come il wrestling dove tutto è spettacolo fine a se stesso, dove la casacca indossata non è altro che un costume di carnevale. Forse però non è così semplice far passare il messaggio perché il calcio, soprattutto in Italia, è un’altra cosa: ci hanno fatto innamorare talmente di questo pallone che siamo disposti a violentare la nostra ragione per convincerci che sì, forse tra scommesse e altre bassezze non tutto ha funzionato in qualche partita del passato ma no in quella di domani è impossibile. In questi casi invece cambiano le cose come per regolamento, la giustizia sportiva diventa simile a quella ordinaria con tutte le garanzie e i garantismi del caso. E con gli stessi tempi, fatte le dovute proporzioni, perché arrivare a sentenza a tre giornate dal termine della stagione, è come aspettare anni per avere giustizia su un omicidio. Ma se siamo ormai abituati, purtroppo, alla lentezza della legge ordinaria, non siamo preparati a guardare i campionati con la certezza o almeno il sospetto che il verdetto sarà ribaltato. Ogni volta è una pugnalata a un pallone ormai sgonfio, e questa giustizia pare sempre ingiusta, anche quando sacrosanta, perché comunque nei tempi falsa il gioco. Domani si torna in campo, ed è come se per chi comanda il pallone, non ci fosse differenza rispetto a sette giorni fa mentre qui il gioco delle differenze è fondamentale. Il Rimini sarà di scena a Cuneo con due punti da recuperare sulla zona spareggi: palla al centro.
Francesco Pancari
GIORNALAIO 12.04.2014
Niente appello per l'aeroporto. Turismo, in nero il 40 % dei lavoratori
Aeroporto, la corte d'appello di Bologna ha bocciato i ricorsi di cda e creditori di Aeradria. Confermat il fallimento, il verdetto è arrivato in mattinata ed è stato confermato agli organi di stampa nel tardo pomeriggio. La sentenza, 90 pagine, mette in luce le criticità prima e durante l’ultimo concordato: il piano che si reggeva sulla conversione dei crediti di banche e fornitori in azioni, non sta in piedi. E soprattutto i creditori «non hanno avuto un idoneo consenso informato» sulla situazione del ‘Fellini’, perché mancava chiarezza sui reali debiti di Aeradria e sul rapporto con la controllata Air, e con l’altra società legata all’aeroporto, Riviera di Rimini, entrambe fallite (ilCarino).
Tra i "gravi vizi informativi" verso i creditori ci sono il mantenimento del capitale pubblico al 20 per cento, fatto non indispensabile come invece adombrato dalla vecchia gestione e la mancanza dalla proposta concordataria di ipotesi di azioni di responsabilità verso gli organi direttivi e di controllo di Aeradria (Corriere).
Turismo, lavoratori in nero nel 40 per cento dei casi controllati dalla direzione provinciale del lavoro. A Rimini su 1.357 aziende ispezionate nel 2013, ne sono state sanzionate 726, di cui 471 nel solo terziario, che a Rimini operano soprattutto in ambito turistico. Pizzicati in condizioni irregolari 765 lavoratori su 1.791, di cui in nero 460 (circa il 60%). Sospese 78 aziende (Corriere).
La fuga del killer di Misano, Paoulin Nikaj, finisce in Svizzera. Il 34enne albanese che il 17 marzo scorso ha ucciso il connazionale Nimet Zyberi nel parcheggio del Conad è stato arrestato ieri mattina nell’appartamento di un amico nel cantone di Berna (ilCarlino).
11 04 2014 | Rimini | Aeroporto, la Corte d'appello di Bologna ha rigettato il ricorso contro il fallimento di Aeradria
Rimini | Aeroporto, la Corte d'appello di Bologna ha rigettato il ricorso contro il fallimento di Aeradria
La Corte d'appello di Bologna ha rigettato il ricorso contro il fallimento di di Aeradria, la società di gestione dell'aeroporto internazionale di Rimini e San Marino. La decisione attesa sin dal 19 marzo scorso si è palesata oggi per mezzo di un corposo fascicolo.
Due i ricorsi contro il fallimento della società di gestione del Fellini, accanto a quello del nuovo cda anche quello presentato da 51 creditori. Continua a non convivere i magistrati la motivazione addotta e cioè la necessita di un giudizio che non confonda le responsabilità della vecchia gestione politica con le prospettive avanzate dal nuovo cda tecnico nominato a fine mandato del vecchio cda per garantire allo scalo di Miramare una continuità aziendale (da qui la richiesta di concordato) che potesse permetterne il rilancio.
11 04 2014 | Rimini | Più decoro per uscire dal degrado? Borgo Marina bacchetta il sindaco
Rimini | Più decoro per uscire dal degrado? Borgo Marina bacchetta il sindaco
E' con "vena polemica" e spirito di "forte critica" che l'associazione riminese Borgo Marina si appresta, com l'aiuto di negoziati italiani e stranieri a ripulire i muri deturpati con scritte offensive nel corso della manifestazione antifascista del 22 marzo scorso. L'associazione fa notare l'assenza del comune nelle operazioni di ripulitura. Soprattutto dopo l'uscita di stamani del sindaco su alcuni giornali.
"Ci aspettavamo dall’amministrazione più sensibilità e solerzia oltre che un aiuto concreto per la pulizia dei muri, cosa che a tutt’oggi sembra non interessare nessuno. Se, come ha scritto ieri il sindaco Gnassi, questa città deve cambiare per uscire dal degrado e l’Amministrazione tutta deve partecipare con un’assunzione di responsabilità al recupero del decoro, allora ci chiediamo perché non partire dalla copertura delle scritte che deturpano i nostri muri", spiegano da Borgo Marina.
Ma "dopo settimane in attesa che l’amministrazione ponesse in essere una soluzione per coprire lo scempio che avvolge il centro storico della nostra città, posto in opera da componenti dei centri sociali durante l’ultima manifestazione organizzata, Borgo Marina ha deciso di provvedere alla pulizia di parte delle scritte. I commercianti italiani e stranieri si sono resi disponibili a cancellare le scritte che recano insulti alle forze dell’ordine così da rendere giustizia al lavoro da loro svolto nella nostra zona contro lo spaccio della droga che ha visto un grosso dispiegamento di forze e di energie che ha portato a dicembre del 2013 alla scomparsa dalla nostra zona del grande supermercato della droga che da tre anni ci rendeva ostaggi a casa nostra".
Anche questo è nuovo turismo. Il caso di Yalla Yalla
Anche questo è nuovo turismo. Il caso di Yalla Yalla
Una trentina di dipendenti, in larga parte donne, circa 30 milioni di fatturato, 350 mila offerte di vacanze in 500 località del mondo. Ecco, in breve, la carta di identità di Yalla Yalla, azienda che si potrebbe immaginare con sede a Milano o a New York, e invece si trova a Rimini, precisamente a San Vito. Lì è il quartiere generale di yallayalla.it, sito specializzato nel vendere vacanze. Da qualche mese ha aperto una succursale anche a Palma di Majorca, per aggredire il mercato spagnolo, e nei progetti del futuro c’è la voglia di far approdare la papera gialla, simbolo del sito, anche su altri lidi internazionali.
Yalla Yalla è una locuzione araba che in inglese potrebbe diventare “Let’s go”, in napoletano “yamme yamme”, e così via. «E’ un inno al movimento», dice uno dei fondatori, Manuel Mandelli, 33 anni, riminese di adozione. Lui del movimento ha fatto una professione. Aveva studiato per ereditare la gestione dell’industria meccanica di famiglia, ma al momento della laurea l’azienda ha chiuso a causa della crisi. E così è andato all’estero. «L’idea di Yalla Yalla – racconta - mi è venuto lavorando nel settore turistico all’estero. Lì ho visto che era già cominciata l’abitudine di acquistare le vacanze online. In Italia invece le persone andavano su Internet per vedere, consultare, ma non comperavamo. Questo succedeva perché mancavano siti che funzionassero bene. Ecco allora l’idea di prendere i cataloghi su carta dei tour operator e portarli su Internet. L’idea è stata vincente. Basti pensare che noi il 30 per cento delle vendite lo facciamo nei giorni e negli orari in cui le agenzie di viaggio sono chiuse». Il sito è partito nel 2010 ed oggi realizza un milione e mezzo di visitatori unici al mese, 50 mila al giorno.
Per partire Mandelli e il suo socio, Paolo Pezzoli, riminese, hanno investito i loro risparmi e poi si sono messi alla ricerca dei finanziatori. Non si sono rivolti alle banche, ma hanno cercato fra gli imprenditori dove hanno trovato la disponibilità di Matteo Fago, uno dei fondatori di Venere.com, e di un fondo di investimento lussemburghese. Così facendo, hanno racimolato i due milioni di euro che sono serviti come carburante per far decollare alla grande Yalla Yalla.
Che differenza c’è fra questo sito e altri forse più noti al grande pubblico come Expedia? E qui arriva la sorpresa: «Nessuna – risponde Mandelli – perché noi siamo Expedia». Ovvero? «Expedia, che nasce per vendere i biglietti aerei e le camere, per il settore vacanze e pacchetti viaggio utilizza la nostra tecnologia, così come Lastminute.com ed E-dreams». Il segreto del successo di Yalla Yalla sta dunque nel software che fa funzionare il sito e che è stato prodotto internamente. «Il nostro sito presenta subito il prezzo finale, tutto compreso. Diverso dalla maggior parte dei siti che indicano invece “a partire da”, con il rischio di riservare la sorpresa finale all’utente. In base all’interrogazione posta, il nostro algoritmo, una volta inserito il numero delle persone e l’età dei bambini, è in grado di selezionare già le tipologie di camere più adatte al cliente. Inoltre offriamo sette diverse modalità di pagamento: non solo carta di credito, ma anche carte di credito multiple (se fra i viaggiatori ciascuno vuole pagare con la propria), bonifico bancario. Offriamo anche la possibilità del pagamento dilazionato: 30 per cento subito e il resto ad un mese dalla partenza. Oltre alla tecnologia, è molto apprezzato di clienti il nostro servizio di booking interno. Ogni cliente ha la possibilità di parlare sempre con la stessa persona, dalla prenotazione alla fine del viaggio. Questo è molto apprezzato».
A rispondere al telefono sono soprattutto donne. Non perché Yalla Yalla si sia posto il problema delle quote rosa, ma per via “naturale”. «Comunque siamo molto contenti perché le donne hanno uno spiccato senso di ospitalità e maggiore pazienza nel seguire i problemi dei clienti».
Con Yalla Yalla emerge una Rimini del turismo che non è quella tradizionale. «Trovo – osserva Mandelli – che a Rimini ci sia una forte propensione all’ospitalità. C’è anche l’abitudine al lavoro stagionale, tipico del turismo, ed un’ottima capacità di intraprendenza. Ciò che forse non è diffuso è la voglia di esportarsi nel mondo. Credo che Rimini abbia invece le competenze per lanciarsi nel mercato globale, per aprirsi a nuovi orizzonti. In fondo noi cosa facciamo? Facciamo viaggiare la gente nel mondo, partendo da Rimini».
morciano wonderland
Il 12 e 13 aprile Morciano di Romagna si trasforma nel paese delle meraviglie. Torte di cake design nelle vetrine, viali di carte da gioco, tavole imbandite, una scacchiera e una torta a forma di coniglio da record in cioccolata bianca. Il progetto è promosso dal comune di Morciano di Romagna, organizzato dal Comitato d'area Morciano Trade e supportato da CNA e Camera di Commercio. Non resta quindi che darsi appuntamento a Morciano Wonderland (il 12 con orario 15-23 e il 13 con orario 11- 18). Facebook: morcianowonderland; www.morcianowonderland.it; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..Per informazioni: Leftloop, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. , 0541.1741826
11 04 2014 | Rimini | Fiere, Campagnoli e Lombardi a confronto
Rimini | Fiere, Campagnoli e Lombardi a confronto
Se Duccio Campagnoli, presidente di Bologna Fiere, afferma che la fiera di Bologna "necessita di un investimento, anche istituzionale e anche da parte della regione per l'innovazione del quartiere, perché siamo la piattaforma fieristica dei grandi distretti dell'Emilia e siamo uno strumento insostituibile del loro successo imprenditoriale (Dire)", subito il consigliere regionale Marco Lombardi (FI) corre a precisare: "Non vorrei che il presidente di Fiera di Bologna Duccio Campagnoli, usasse i rapporti maturati nei suoi trascorsi nella Giunta Errani, per ottenere agevolazioni speciali ed inopportune da parte della Regione".
Campagnoli con l'agenzia Dire parla di un "quartiere più flessibile per dare garanzie ai grandi eventi. Non assecondare questa esigenza significherebbe mettere a rischio il ruolo della fiera e quindi anche quello di Bologna". Il presidente esclude comunque la tentazione di "ammucchiare tutto da una parte" perché la fiera di Bologna ha una chiara vocazione internazionale e "non ci disturbano Modena, Reggio, Piacenza, Rimini o Parma". Quindi Bologna non cercherebbe per sé eventi già organizzati in regione. "Leggo che la Regione dovrebbe emanare non si capisce quali decreti per portare a Bologna il Welness di Rimini, il Cibus di Parma o l'Ortofrutta di Cesena ma io non posso condividere questa tesi".
Rispetto a ciò invece Lombardi sta sul 'chivalà'. "Veramente inquietanti sono le allusioni di Campagnoli alla presunta volontà della Regione di trasferire per decreto alcune manifestazioni fieristiche da Rimini e da Parma a Bologna. Escludo che possa passare una tale pianificazione di stampo vetero-sovietico, ma in ogni caso nel mio ruolo di Consigliere Regionale vigilerò con particolare attenzione affinché neppure si ipotizzi una eventualità del genere".
Secondo quanto dichiarato due giorni fa da Campagnoli queste preoccupazioni sarebbero "inconsistenti": "Pensate che Alberto Vacchi (presidente di Unindustria Bologna, ndr) potrebbe convincere Barilla, Parmacotto e gli altri imprenditori di Parma a spostare qui il Cibus?". Per Campagnoli questa sarebbe una politica sbagliata. "Quando leggo che questa linea viene da Bologna, dico che non ci rafforza".
Lombardi, infine, mette i puntini sulle 'i' in merito all'Expo 2015. "Credo che in campo fieristico al di là di collaborazioni tra le società regionali per organizzare manifestazioni all’estero, viga il sano principio di libera concorrenza e la fiera di Rimini ha certamente le carte in regola anche durante l’Expo, per svolgere quel ruolo di piattaforma dei grandi distretti dell’Emilia-Romagna che Campagnoli rivendica per Bologna".
11 04 2014 | Rimini | Banca malatestiana mette un piede in Russia
Rimini | Banca malatestiana mette un piede in Russia
Banca malatestiana punta al mercato russo sfruttando le opportunità offerte dall'apertura del nuovo ufficio a Mosca del partner ICCREA Banca Impresa. Un'opportunità per le piccole e medie imprese del territorio che sarà presentata il 15 aprile a Rimini (ore 16, Sala Conferenze “Cav. Mario Fabbri” presso Palazzo Ghetti, Via XX Settembre, 63) nel corso di un incontro informativo gratuito.
"La Russia – spiega per Banca malatestiana Stefano Clementi, responsabile servizio supporto affari – sta rafforzando le proprie posizioni nel mercato degli investimenti stranieri diretti. La riforma della legislazione fiscale, l’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), l’accessibilità della forza lavoro, la crescita del mercato interno sono solo alcuni dei fattori che hanno influito sul miglioramento delle posizioni del Paese. Il mercato russo oggi rappresenta un territorio altamente strategico per le imprese italiane con una crescita degli scambi commerciali in continua ascesa che segnala un +135% nell’ultimo decennio. Attualmente la Russia si posiziona come quarto paese importatore e terzo paese esportatore nei confronti dell’Italia. E gli esperti ritengono che il potenziale del mercato russo sia ancora sottostimato, come una grande clessidra dalle enormi potenzialità, ma limitate possibilità di accesso".