23_04_2012 | ECONOMIA SOMMERSA, A RIMINI IL TURISMO NON E’ IL SOLO SETTORE DI TRAINO: LO DICONO I DATI DEL LAVORO IN NERO

Martedì, 24 Aprile 2012

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ECONOMIA SOMMERSA, A RIMINI IL TURISMO NON E’ IL SOLO SETTORE DI TRAINO: LO DICONO I DATI DEL LAVORO IN NERO


Secondo Istat e altri istituti di ricerca il lavoro nero a Rimini sarebbe pari al 10,8 per cento per un totale di poco più di 14mila lavoratori (con punte, in alcuni settori e in alcune aree, anche del 50 per cento). E inoltre, secondo Luigi Vergallo, dell’Università degli studi di Milano, rispetto ai tassi di irregolarità nel lavoro del ministero dell’Economia e delle Finanze, nel riminese non sarebbe in regola il 18,7 per cento dei 27.426 addetti in alberghi e ristoranti, il 6,2 per cento dei 40.560 nell’industria nel suo complesso, il 10,5 per cento dei 14.082 addetti nelle costruzioni.


I dati, resi noti oggi, durante la presentazione del libro di Vergallo, Economia reale ed economia sommersa nel riminese in prospettiva storica, presentato oggi. Si tratta di una ricerca sostenuta da Assindustria Rimini, Camera di Commercio, Provincia e Comune di Rimini.
Secondo Vergallo dai calcoli emergerebbe una realtà diversa da quella pensata, e cioè “come il turismo non sia il primo settore dell’economia provinciale, qualifica che spetta invece all’industria, il comparto che genera più occupazione”.
L’Agenzia delle Entrate attribuisce al riminese un’evasione compresa tra i 34 e i 47 euro ogni 100 dichiarati. Dallo studio risulta, invece, che la quota reale a 55 euro. Rimini, dunque, è nella rosa delle prime dieci province per il pil pro capite riferito al patrimonio delle famiglie, mentre se si parla di redditi irpef la ritroviamo addirittura tra il terzo e il quarto posto e non al 91esimo (ufficiale). Questo in coerenza con gli indici di sviluppo di Confindustria.


Alla presentazione del libro c’erano Comune e Provincia accanto a Camera di Commercio, cosa che non si era potuta fare qualche settimana fa, Andrea Gnassi e Stefano Vitali vicino a Manlio Maggioli. Per Assindustria, Maurizio Focchi.
Obiettivo della ricerca è come convertire un modello economico, quello che basandosi su una buona fetta di lavoro nero ha fatto crescere Rimini dal dopo guerra ad oggi, verso un modello attualmente più sostenibile. Magari un modello, come caldeggiato dalle istituzioni, che punti sulla “destagionalizzazione facendo leva sulle strutture che la permettono”, come pala congressi, aeroporto e fiera, e su cui “giocarsi come territorio”. Chiave di volta per la seconda fase di sviluppo a Rimini potrebbe dunque essere “la dinamicità che ha sempre contraddistinto il tessuto sociale e imprenditoriale locale”.


“Nessuno di noi si deve vergognare nel dire che l'Italia è cresciuta in nero”, è la premessa di Manlio Maggioli che ne approfitta per togliersi un sassolino dalla scarpa e cioè di quando non si capirono nel 2009 le sue parole sugli imprenditori costretti a evadere per sopravvivere, raccolte come un invito all'evasione, erano “un allarme di quel che poi sarebbe effettivamente successo”.


La sintesi e i dati


Il volume (Mimesis Edizioni) è simmetricamente diviso in 3 blocchi: l’analisi storica dell’occupazione dal dopoguerra ad oggi, evasione fiscale, auto rappresentazione degli stakeholder locali. Per ognuno di questi il professor Vergallo ha attinto, rielaborato, sistematizzato e dato una nuova luce a dati e analisi per arrivare a una fotografia realistica dell’evoluzione dell’economia riminese dal dopoguerra ad oggi. Un lavoro di grande approfondimento con più di trenta interviste a imprenditori e rappresentanti delle istituzione e del tessuto produttivo riminese.


Il settore che, fin dall’immediato secondo dopoguerra, ha occupato il maggior numero di persone nelle unità locali delle imprese del riminese è stato quello industriale. Nel 1951 sono 8.419 gli addetti all’industria, 3.945 i commercianti al dettaglio e 2.149 gli addetti agli alberghi e ristoranti; nel 1971 in oltre 22mila lavorano nell’industria, 11.658 nel commercio, 6.711 in alberghi e ristoranti; nel 2001 33.310 sono occupati nell’industria, 17.706 nel commercio (ingrosso e dettaglio), 13.226 in ristoranti e alberghi.


La provincia di Rimini è stata storicamente caratterizzata – rispetto alla media italiana – da una superiore quota di occupati negli alberghi e ristoranti e anche nel commercio, soprattutto nei decenni passati. Nel 1951 la quota percentuale degli addetti ad alberghi e ristoranti a Rimini è del 10, 86 per cento rispetto al 4,78 di media nazionale; la quota di addetti al commercio è del 23,08 per cento rispetto alla media nazionale del 18,06 per cento. Nel 1971 gli addetti ad alberghi e ristoranti a Rimini sono il 14,12 contro il 4,5 nazionale; gli addetti al commercio sono il 28,79 rispetto al 20,33 nazionale.


L’importanza del settore turistico ha forse generato, fin dai primi decenni del Novecento, l’errata convinzione che il turismo fosse il settore con più occupati nella provincia, anche perché dal canto suo l’industria, in quel periodo, occupava meno addetti rispetto alla media italiana. Nel 1971, infatti, gli addetti all’industria nel riminese sono il 40,92 rispetto alla media italiana 59,69.


Una parte del lavoro nel commercio potrebbe dipendere direttamente dalla propensione turistica della città. Se per il 2001 si prova l’esperimento di assegnare al ‘turismo’ il numero maggiore di occupati nel commercio rispetto alla media italiana, come se alla propensione turistica della città fossero direttamente da accreditare, si ha comunque la conferma che l’industria è il settore che dà più occupazione nella zona.


Nel 2008 l’industria occupa 24.932 addetti, l’edilizia 12.744, l’industria in genere 37.676, commercio e trasporti 31.477, alberghi e ristoranti 23.105.
Nel 2009 a Rimini i lavoratori dipendenti coinvolti per settore sono: 18.579 nelle manifatture, 7.135 nelle costruzioni, 26.291 nell’industria, 16.250 nel commercio, 27.694 in alberghi e ristoranti, 4.838 in trasporti, magazzinaggio e comunicazioni.


Il settore industriale ha retribuito il maggior numero di giornate lavorative, ciò fa pensare che il settore turistico, per esempio, pur avendo impiegato il maggior numero di ‘teste’ in un anno lo ha fatto però per brevi periodi garantendo quindi un minor numero di giornate lavorative rispetto a diversi altri settori. Nel 2009, il numero di giornate retribuite in un anno per settori è: manifatture 4,683 milioni, costruzioni 1,616 milioni, industria 6,471 milioni, commercio 3,915 milioni, alberghi e ristornati 3,246 milioni, trasporti magazzinaggio e comunicazioni 1,263 milioni di giornate.


Anche il calcolo delle giornate lavorative pro-capite conferma l’osservazione. Nel 2009, le giornate lavorative pro-capite in un anno per settore sono: estrazione minerali 370,35, manifatture 252,06, produzione e distribuzione di energia elettrica, acqua, gas 301,81, costruzioni 226,61, media dei settori industriali 246,16, commercio 240,93, alberghi e ristoranti 117,22, trasporti e comunicazioni 261,2, attività finanziarie 290,81, attività immobiliari e servizi 226,87.


Lo stesso si può dire se si va ad analizzare il totale delle retribuzioni pagato dai diversi settori nel 2009: manifatture 353,108 milioni, costruzioni 111,837 milioni, industria 483,690 milioni, commercio 267,687 milioni, alberghi e ristorazioni 179,662 milioni, trasporti e comunicazioni 107,81 milioni.
La ricerca ha anche calcolato il valore medio delle retribuzioni per giornata retribuita, classifica che vede il settore manifatturiero seguire quello dei trasporti e magazzinaggio e precedere tutti gli altri, per il 2009: manifatture 75,4, costruzioni 69,16, industria 74,43, commercio 68,36, alberghi e ristorazione 55,34, trasporti 84,73.


Un altro ambito di questa ricerca ha riguardato il ‘valore aggiunto’ prodotto dalle imprese dei diversi settori economici. Questa diversa prospettiva è stata affrontata per poter verificare qual è il peso effettivo delle imprese dei diversi settori in ambito economico. Nel 2007 a Rimini il valore aggiunto ai prezzi base di alcuni settori in milioni di euro è stato: industria 1.858,4 (22,81%), commercio, trasporti e comunicazioni 1.480,3 (18,17%), turismo 993,70 (12,2%).


Dalla stima, per contrasto e in prospettiva comparata rispetto anche ad altre province, del peso effettivo dell’economia riminese (sfruttando una serie di indicatori ritenuti in grado di riflettere lo stato ‘effettivo’ della ricchezza locale” emerge un forte contrasto tra la ricchezza effettiva e alcuni dati ufficiali quali per esempio il reddito medio imponibile dichiarato ai fini dell’Irpef.


È tuttavia noto che, a livello nazionale, non tutti i settori economici sono ‘non virtuosi’ allo stesso modo; per esempio il settore industriale o quello del terziario avanzato sono poco interessati dal fenomeno del sommerso, mentre l’Agenzia delle Entrate stima che lo siano un po’ di più settori come l’agricolo o il ‘commerciale-alberghiero’.


Classifica del Pil procapite delle province italiane: Milano 36.530, Bolzano 34.122, Bologna 33.276, Aosta 33.037, Roma 32.568, Modena 31.985, Bergamo 31.526, Mantova 31.258, Rimini 31.225, Forlì-Cesena 30.724.


Classifica redditi Irpef come media sulla popolazione delle dieci province della classifica precedente: Milano 17.655, Bolzano 14.907, Bologna 16.352, Aosta 14.774, Roma 14.403, Modena 14.244, Bergamo 13.182, Mantova 12.690, Rimini 11.717, Forlì-Cesena 12.690.


Media redditi Irpef in euro: L’Aquila (70esima nella classifica del pil pro capite) 10.066, Verbano – Cusio – Ossola (65esima nella classifica del pil pro capite) 11.930, Perugia (60esima nella classifica del pil pro capite) 13.826, Arezzo (50esima nella classifica del pil pro capite) 12.089, Rimini (nona nella classifica del pil pro capite) 11.717.


Nel 2008 i patrimoni delle famiglie nelle province analizzate ammontavano mediamente a: Milano 494.985, Bolzano 440.178, Bologna 455.688, Aosta 509.183, Roma 409.092, Modena 467.081, Bergamo 403.210, Mantova 433.548, Rimini 462.421, Forlì-Cesena 461.043.


Rapporto tra la spesa per consumi interni delle famiglie e il numero delle famiglie nel 2009: Milano 46.000, Bolzano 50.000, Bologna 41.000, Aosta 45.000, Roma 44.000, Modena 39.000, Bergamo 35.000, Mantova 37.000, Rimini 47.000, Forlì-Cesena 51.000.


Veicoli a motore per i quali è stata pagata la tassa di proprietà per abitante nel 2009: Milano 0,57, Bolzano 0,68, Bologna 0,97, Aosta 1,52, Roma 0,88, Modena 0,81, Bergamo 0,76, Mantova 0,81, Rimini 0,95, Forlì-Cesena 0,85.


Sportelli bancari ogni mille abitanti nel 2009: Milano 0,65, Bolzano 0,82, Bologna 0,86, Aosta 0,75, Roma 0,5, Modena 0,73, Bergamo 0,7, Mantova 0,81, Rimini 0,96, Forlì-Cesena 0,91.


Rapporto tra i depositi bancari delle famiglie e il numero delle famiglie nel 2009: Milano 36.000, Bolzano 33.000, Bologna 30.000, Aosta 25.000, Roma 34.000, Modena 31.000, Bergamo 28.000, Mantova 24.000, Rimini 33.000, Forlì-Cesena 30.000.
Confrontando dunque il posizionamento di Rimini nelle classifiche precedenti, ci si accorge che la provincia, nella classifica dei redditi Irpef pro-capite, avrebbe dovuto realisticamente collocarsi all’incirca nella posizione ‘tre e mezzo’, coerentemente con il posizionamento secondo gli ‘indici di sviluppo’ che Confindustria ha attribuito a Rimini (giudicata seconda, come sviluppo generale, dopo Milano).


Si tratterebbe dunque di una quota di sommerso probabilmente superiore a quella stimata dall’Agenzia delle Entrate, che attribuisce a questa parte dell’Italia una evasione compresa tra 34 e 47 euro ogni 100 dichiarati: una quota che potrebbe anche superare - non in tutti ma in alcuni settori e in alcune aree - punte del 50%.


Come si sa, però, questo sommerso non si riflette specularmente su tutti gli ambiti della vita economica, e alcuni recenti studi hanno stimato che, per esempio, il lavoro sommerso nella zona dovrebbe essere pari al 10,8% del totale.
Diversi gli esperimenti effettuati, distribuendo prima la massa dei lavoratori sommersi su tutti i settori e poi anche su un solo settore per volta. Come prova del nove, si è dunque provato ad attribuire tale massa di lavoro anche al solo settore turistico. Addetti alle unità locali di alcuni settori (sui precedenti dati Istat) aumentati del tasso di lavoro irregolare stimato per il settore in provincia di Rimini nel 2008: alberghi e ristoranti 27.426, industria nel complesso 40.560, settore edile 14.082.