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Referendum di Bologna sulla scuola, quando il principio conta più della realtà

Mercoledì, 03 Aprile 2013

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Referendum di Bologna sulla scuola, quando il principio conta più della realtà


C’è da sperare che siano gli ultimi colpi di coda di uno statalismo ideologico che in Italia sembra non volere mai andare in archivio. Intanto però il Nuovo Comitato Articolo 33, che sotto altro nome negli anni scorsi aveva presentato ricorsi al Tar e alla Consulta (tutti bocciati), costringe i bolognesi ad andare alle urne per un referendum sulla convenzione fra Comune e scuole private paritarie per l’infanzia. La battaglia che si combatte a Bologna ha un valore che esce dai confini municipali e riguarda tutta l’Italia, a partire da Rimini dove, in un contesto di crisi, le stesse forze referendarie (M5S, Sel) pensano ancora di risolvere il problema delle liste d’attesa per le scuole dell’infanzia incrementando le scuole comunali e statali. L’idea di una positiva integrazione fra intervento comunale e intervento privato è assolutamente respinta in nome dell’ideologia statalista. Le famiglie restino pure senza scuola, l’importante è affermare il principio.
Quello del prossimo 26 maggio a Bologna è un referendum consultivo, non c’è quorum e non si abroga nulla, si esprime solo un parere. Eppure la posta in gioco è enorme. Se il popolo bolognese, chiamato ad esprimersi, confermerà di volere la convenzione sarà tolto ogni argomento a chi in questi anni li ha tentate tutte per cancellarla. E sarà un segnale importante per tutta l’Italia, dove l’equivoco su cui si regge il referendum (pubblico=statale o comunale) attraversa ancora la cultura di molte forze politiche e impedisce di realizzare una reale libertà di scelta educativa.
Un po’di numeri aiutano a capire di cosa si sta discutendo. La convenzione di Bologna riguarda 27 scuole per l’infanzia, 74 sezioni per un totale di 1736 bambini. Alle casse comunali costa circa un milione di euro. A parte il paradosso che per cancellare un contributo di un milione, i referendari fanno spendere 600 mila euro, c’è un altro aspetto che occorre sottolineare. Il Comune dà alle scuole convenzionate 600 euro all’anno per bambino. Un alunno nelle comunali costa circa 6.900 euro. La spesa di Bologna per la fascia 3-6 anni è di 36 milioni. Il costo della convenzione con le paritarie rappresenta il 2,8 per cento del totale, quando queste scuole coprono invece il 21 per cento dell’utenza. Precisazioni fondamentali perché il senso del quesito referendario è questo: in un momento di crisi, di riduzione delle risorse, volete che un milione di euro vada alla scuola pubblica o volete lasciarlo alle paritarie? Se si guardasse al merito della questione, non ci sarebbe storia. I numeri confermano anche la convenienza economica della convenzione. Ma ai referendari, che non riconoscono la legge n.62 del 2000 sulla parità, che non riconoscono il sistema integrato di istruzione, interessa solo affermare il principio ideologico della scuola pubblica intesa come statale. È questo il punto discriminante di tutta la vicenda: chi sostiene il referendum ritiene che sia pubblico solo ciò che è statale, in barba alla Costituzione che all’art. 118 ha recepito il principio di sussidiarietà.
Questo vetero statalismo (che è uno degli aspetti mai sufficientemente evidenziati del Movimento 5 Stelle e da cui è coraggiosamente distaccato il Pd di Bologna) produce conseguenze assurde. Se il referendum costringesse il Comune di Bologna a ritirare la convenzione, almeno 400 famiglie da subito sarebbero indotte a lasciare le scuole paritarie. Un inevitabile aumento delle rette le dirotterebbe sulle comunali dove si paga solo la mensa. Invece con il milione sottratto alle paritarie, il Comune potrebbe creare solo 150 nuovi posti. Siamo al paradosso: invece di rispondere alle esigenze delle famiglie, di aumentare l’offerta scolastica grazie anche al contributo del privato sociale, con il referendum si diminuiscono le opportunità.
Da Bologna può e deve arrivare un segnale di speranza.
Valerio Lessi

Ultima modifica il Mercoledì, 03 Aprile 2013 12:40

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