Un Chicchi puntuto riprende Gambini per attaccare Gnassi

Martedì, 02 Marzo 2021

Giuseppe Chicchi riprende un articolo di Sergio Gambini (qui) sul tema certo marginale del mercato ambulante e invoca un riformismo radicale “capace di incidere sulla struttura interna della nostra economia”. Invocazione giusta, se pur solo strumentale al dibattito sulle candidature, della quale varrebbe la pena riparlare.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

 

Gentile Direttore

leggo su BuongiornoRimini un ampio articolo di Sergio Gambini dedicato al dibattito interno al PD.  Chiedo però ospitalità solo per una questione relativa al mercato ambulante e alla “liberazione” di Piazza Malatesta (e piazza Cavour, aggiungerei) indicata da Gambini come una delle scelte più importanti dell’amministrazione Gnassi. Sono d’accordo, è stata una decisione che in prospettiva restituisce valore al quadrante “Teatro Galli-Castelsismondo”, tuttavia non fu una scelta difficile da attuare perché, nel cambio, ci hanno guadagnato gli ambulanti.

Quella di occupare il centro cittadino è un’antica richiesta degli ambulanti, sempre respinta dalle amministrazioni succedutesi nei decenni per salvaguardare il Centro Storico dai problemi che l’occupazione bisettimanale di centinaia di banchi e camioncini avrebbero creato ai residenti e ai negozianti.

Occorrono a questo punto due premesse: a) il mercato ambulante di Rimini è uno dei più grandi della regione, ha circa 400 licenze e trovare una collocazione alternativa di questa capacità è sempre stato complicato; b) la tecnica corrente in materia commerciale prevede di scollegare il commercio despecializzato (gli ipermercati e i mercati all’aperto) dal commercio specializzato. Da ciò le cinture di ipermercati che circondano le città in tutta Europa, da ciò la forte specializzazione (le firme, le nicchie, le zone pedonali, ecc.) delle reti commerciali dei Centri Storici, nei quali (ad es. in Germania) esistono piccoli mercati ambulanti di altissimo profilo merceologico.

La vulgata riminese vuole che il mercato nel cuore della città produca un tale afflusso di pubblico che tutta la rete commerciale né può trarre vantaggio. Non è così: il mercato offre prodotti commerciali a bassa specializzazione; questa tipologia di pubblico induce i negozi del centro ad abbassare la qualità dei prodotti. La differenza sta nel fatto essi devono anche remunerare la rendita immobiliare, cioè pagano l’affitto. Infatti i negozi del centro hanno cominciato a chiudere da tempo e continuano a chiudere (anche per effetto del Covid, ma non solo). Poi speriamo che non scoppi un grave incendio nel Centro Storico in un giorno di mercato, il passaggio dei mezzi dei pompieri sarebbe almeno problematico. E speriamo si trovino sempre i soldi per la continua manutenzione dell’arredo di Piazza Tre Martiri, creato per i pedoni e oggi compromesso dai mezzi del mercato.

La mia Amministrazione, dopo lunga trattativa, aveva portato nel 1998 i Sindacati d’impresa del settore a sottoscrivere un’intesa di massima per spostare il mercato lungo la via Bastioni Occidentali, da Piazza Malatesta all’Arco di Augusto, un mercato di forma lineare che avrebbe richiesto la rottamazione onerosa di una non altissima quota di licenze. Eravamo sollecitati anche dal progetto di recupero del fossato malatestiano che la Fondazione Carim pensava di realizzare avendone (allora) le risorse. Finì poco dopo il mandato amministrativo e non so dove finirono quelle carte.

L’Amministrazione Ravaioli puntò invece alla riduzione radicale delle licenze ma si scontrò con valutazioni economiche impraticabili.

Ora, avere finalmente acconsentito ad un’antica richiesta degli ambulanti, al loro impossessarsi dello spazio più pregiato della città, è una scelta; non mi pare però una scelta all’altezza di quel riformismo moderno di cui parla l’amico Gambini. Così credo che la drammatica situazione economica che ci lascerà la pandemia una volta sconfitta, richiederà un riformismo ben più radicale, capace di incidere sulla struttura interna della nostra economia. La Giunta Gnassi ha realizzato uno straordinario lavoro di arredo urbano diffuso, ciò ha prodotto consenso; purtroppo ciò che c’è “sotto il vestito”, rappresenta una sfida che va ben oltre il tema continuità/discontinuità a cui fa riferimento Gambini.

Giuseppe Chicchi, già sindaco di Rimini.