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“Muoio perché non muoio”. La storia di Alejandra Diez

Venerdì, 04 Settembre 2015

6b“Muoio perché non muoio”. La storia di Alejandra Diez 

 

Alejandra, giovane donna madrilena, è tutt’altro che incosciente della propria condizione fisica, comprese le metastasi di cui è affetta ai polmoni. “Il 21 aprile del 2014 mi è stato diagnosticato un sarcoma all’anca e il 9 luglio le metastasi; il 22 ho iniziato la chemio. Una grande tristezza”, racconta. Una condizione di cui fino a qualche mese fa non voleva nemmeno parlare.


“Per me era durissimo, non volevo. Ai miei amici riferivo giusto le cose che mi diceva il medico e poi basta: nessuna domanda”. Poi il primo maggio qualcosa cambia. “In maggio sono andata agli esercizi spirituali della Fraternità di CL in Spagna, ad Avila”.
Qui, Alejandra, il sabato mattina, incrocia don Julian Carron, presidente della Fraternità, e, incoraggiata da due amiche, gli si avvicina. “Ciao Carron, sono Alejandra di Madrid, tu non mi conosci, ma io voglio dirti una cosa”. Gli racconta tutto, piange. “E qual è il problema?”, è la prima cosa che si sente dire. Subito, Alejandra pensa di non essere stata compresa. “Forse Carron ormai parla così tanto in italiano che non sa più lo spagnolo. Non ha capito che io sto per morire, che ho molta paura di soffrire perché il tumore cresce?”.
Ma Carron la guarda con “uno sguardo di allegria e di pace”, racconta adesso Alejandra, e le torna a dire: “Tutto questo è bellissimo. Alejandra, qual è il problema? Questo è il compimento della vita. Tu vai prima di noi, ma io se potessi verrei adesso”. Tu “vai prima dove tutti vogliamo andare”.
O almeno, questo è tutto quello che riesce a ricordare, perché lei va “in shock totale; mai nessuno mi aveva parlato così della malattia. Tutti mi dicevano ‘non ti preoccupare, tranquilla, la scienza va molto veloce’. Ma questo non era vero. La verità è che il sarcoma è ancora aggressivo e va avanti”. 


Da quell’incontro, Alejandra è stata travolta. “Con Carron per la prima volta ho incontrato qualcuno, la resurrezione fatta carne, che mi diceva: ‘Alejandra siamo stati creati per andare li’. Ho capito che qui ci rimaniamo qualche anno (anche se, a dirla tutta, a me piacerebbe vivere il più possibile, anche fino a 90 anni, aiutando a costruire il Meeting), ma siamo fatti per andare lì. Da quelle poche parole di Carron ho capito qual è il vero senso della vita, “il compimento della vita”, come lui mi ha detto”. Attraverso la sua esperienza ho percepito la verità”.


Alejandra fa la volontaria al Meeting da qualche anno, ma il titolo dell’edizione appena passata - “Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?” - lo sente particolarmente proprio. “La mancanza è quella di vedere Dio”, risponde adesso Alejandra, che non ha più paura di parlare della sua malattia.
Come dice la scritta su un muro del convento di Santa Teresa ad Avila: “Muoio perché non muoio”. “Subito avevo pensato: questa suora non sa quel che dice, io morirò, io so cosa significa che stai per morire. Io non voglio morire. Ma ascoltando Carron ho capito che santa Teresa di Gesù voleva dire: ‘Aspetto una vita così grande che muoio perché non muoio’. Ho capito quale era davvero il suo desiderio: vedere il Signore. Per questo poi sono venuta al Meeting, per aiutare a costruire questa cattedrale che a me aiuta a vivere”.


Noi l’abbiamo conosciuta al Meeting facendo il nostro mestiere, con quel fare sempre un po’ scettico che lo definisce, e ne siamo stati travolti. Travolti da una vitalità vera, che non ha nulla di beghino o di artefatto, sinceramente protesa a ogni incontro, a ogni persona, a ogni occasione. Come davanti a un mistero, sempre, da chiamare per nome.

 

alejandra amici meeting


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