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Il Piano B di Rimini

Venerdì, 10 Ottobre 2014

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Il piano B di Rimini

 

Per anni c’eravamo baloccati all’idea di rivedere l’antico fossato medievale com’era e dov’era. Una prospettiva che valeva ben il trasferimento delle bancarelle e qualche problemino non da poco sul fronte dei parcheggi a servizio del centro storico.

Arriva il sindaco Gnassi e dall’oggi al domani decreta che del ripristino del fossato si può fare a meno, anche perché intanto si è tirato indietro chi aveva promesso di finanziarlo. Poco male: basta ricordarlo con un percorso pedonale in mezzo ad un bel prato verde. Ha voglia il consigliere Renzi a gridare allo scippo del fossato antico, il sindaco Gnassi è uno che sa che il packaging, la confezione, è più importante del prodotto e, soprattutto, è quella che lo fa vendere. E così il sindaco Gnassi infiocchetta tutto con un po’ di Rinascimento che non sta mai male, con qualche frase ad effetto tipo “la storia cambia le città” ed il piatto è servito: piazza Malatesta è pronta per un “Sigismondo Festival”, nuova creatura dell’estroso primo cittadino.

 

Abbiamo scherzato, ma a ben vedere c’è del metodo. Si prenda per esempio l’altro sogno infranto degli ultimi quindici anni: la nuova cartolina di Rimini. Maurizio Melucci l’aveva annunciata quando aveva ancora i baffi neri; poi sono arrivati i grattacieli delle archi-star, ed infine è piombato il sindaco Gnassi in bicicletta che ha decretato “Stop, qui ci facciamo una bella pista ciclabile, che a Friburgo ne hanno fatte tante”. È cambiata la viabilità, è cambiato l’uso del lungomare con il costo di un caffè (si fa per dire). Non è cambiata la cartolina, in compenso si raccoglierebbero in un libro le esternazioni su Friburgo e sull’anello verde.

 

E così, di pedalata in pedalata, arriviamo alla questione seria, le fogne. Gnassi eredita dalla precedente giunta un piano faraonico che avrebbe sì risolto il problema per i secoli a venire, ma che aveva un piccolo difetto, costava quasi un miliardo di euro. Hai voglia a battere cassa in Europa o non so dove! Il sindaco Gnassi capisce al volo che la gente in realtà non vuole le fogne, che stanno sotto terra e nessuno le vuole vedere. Vuole che finiscano gli scarichi in mare che fanno male alla vista, all’olfatto e ai bilanci dell’economia turistica. Ed ecco che estrae dal cilindro il piano di salvaguardia della balneazione, ci mette dentro quello che era stato deciso e programmato anni fa, ci aggiunge qualche vasca, qualche impianto di sollevamento ed annuncia urbi et orbi che nel giro di cinque anni sarà risolto il problema delle fogne. Non il problema degli scarichi a mare, delle fogne, tout court. Come sempre entra in azione il packaging ed ecco il piano di risanamento ambientale che in Italia nessuno ha mai fatto (tanto, chi può smentire?).

 

La viabilità – lo sappiamo tutti – a Rimini è una brutta bestia, a volte, una giornata di pioggia in estate, le strade si trasformano in una giungla di auto che nemmeno Roma e Milano se le sognano. Tranquilli, arriva il sindaco Gnassi e si inventa le rotatorie, o meglio la campagna Fila diritto, con i cartelli anche dove le rotatorie ci sono da anni. L’importante è il packaging, ricordatelo.

A questo punto forse si è capito qual è il metodo. Potremmo chiamarlo “minimalismo da consenso”. Elettorale, ovviamente. Se il libro dei sogni non si può realizzare, passiamo alla soluzione di ripiego, non è la stessa cosa, però con qualche infiocchettatura diamo l’idea che l’amministrazione si muove e fa qualcosa. Il “minimalismo da consenso” è la trasformazione virtuosa del “piano B”: un ripiego fatto passare per innovazione.

 

Non sappiamo cosa spinga il sindaco Gnassi a questo comportamento, possiamo immaginarlo. Sarebbe interessante che fosse lui a spiegarlo. È sufficientemente pragmatico per capire che non è più il tempo delle visioni sognatrici, da piano strategico, non a caso mandato in pensione prima dei limiti di età. Non è esperto in amministrazione e bilanci ma sa che le nozze con i fichi secchi non si fanno. E anche un po’ furbetto per sapersi divincolare in situazioni difficili. O forse in tutti questi modi di fare persegue un suo disegno: un pizzico di design, una spruzzata di glamour, una verniciata di verde, un po’ di musica trendy, ed ecco la Rimini del futuro. Se così fosse, resta però da chiedersi se sia ciò di cui effettivamente c’è bisogno per far ripartire l’economia complessiva della città. Tutti d’accordo nel bloccare la speculazione edilizia e il consumo di territorio, ma la rigenerazione urbana la vogliamo favorire? O la strage di imprese edili e dell’indotto lascia indifferenti? Dei sempre più numerosi alberghi che la crisi espelle dal mercato, cosa vogliamo fare? Rispondiamo solo moltiplicando gli eventi? E a quelli esistenti che hanno bisogno di riqualificarsi, quali opportunità offriamo?

 

Lo diciamo come lo direbbe Gnassi: serve poco trastullarsi con il software quando l’hardware è sempre più obsoleto.


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