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Congressi, Rimini a confronto con Milano e Bologna

Sabato, 18 Gennaio 2014

6bCongressi, Rimini a confronto con Milano e Bologna

 

Se il sistema congressuale riminese, fra voragini di debiti e apertura di inchieste da parte della Procura, continua ad essere nell’occhio del ciclone, come se la passano in altre realtà?
L’ex assessore Mario Ferri, che ha condotto uno studio sui debiti del sistema fieristico congressuale riminese, ha provato a mettere a confronto Rimini con Bologna e Milano, ed i risultati sono sorprendenti.

 palas
La tabella porta in evidenza l’ottima perfomance di Milano, mentre sia Bologna che (soprattutto) Rimini appaiono in sofferenza. Nel 2012 Milano ha raggiunto un fatturato che è il triplo di quello di Rimini, chiudendo l’anno con un deciso attivo. Il confronto con Milano è interessante perché per ristrutturare i vecchi padiglioni (un’ipotesi che a Rimini è stata scartata) sono stati spesi circa 60 milioni di euro, ovvero la metà di quello che si è speso a Rimini per costruire il Palacongressi ex novo. Ma se nei costi si mettono anche i terreni “regalati” dalla Fiera, l’investimento contemporaneo realizzato a Riccione, si arriva a qualcosa come circa 200 milioni di euro. Tanto da far dire a Ferri che «l’investimento è stato di entità quadrupla rispetto all’analogo investimento milanese che produce il triplo del fatturato della provincia riminese».
Al di là del fatto se a Milano abbiano speso la metà o quattro volte di meno, il confronto mette in risalto la sofferenza del sistema Rimini-Riccione. A Milano sono più bravi nella gestione? La struttura organizzativa del lavoro presenta differenze consistenti: a Milano il costo del lavoro è dell’11% del valore della produzione, a Rimini la percentuale si eleva al 16% ed a Bologna addirittura al 20%.
C’è inoltre da considerare che Milano, grazie all’imponenza delle strutture a disposizione, risulta competitiva sul mercato internazionale: nel 2013 ha realizzato il 40% del fatturato con la provenienza estera. Mentre a Rimini questo è un mercato che non è stato nemmeno sfiorato.
Risulta sempre più evidente come il business plan utilizzato per giustificare l’investimento peccasse a dir poco di eccessivo ottimismo. Ad esempio: con un fatturato che non arriva ai dieci milioni di euro, come si può pensare di pagare un affitto annuo di più di un milione?
E qui arriviamo al nodo che il presidente di Rimini Fiera (e della Società del Palas) Lorenzo Cagnoni non ha sciolto nemmeno venerdì mattina all’udienza in commissione comunale. Ha infatti detto che per il 2013 il canone resta quello fissato (1 milione 160 mila) e che per il futuro si vedrà. Per Convention Bureau si tratta di un taglio indispensabile per poter approvare un bilancio di previsione 2014 realistico, tenuto conto che il consuntivo 2013 chiuderà con quasi un milione di euro. Il consiglio di amministrazione della società è convocato per lunedì: per l’occasione si presume che Cagnoni faccia conoscere il suo intendimento, altrimenti Convention Bureau non avrà gli elementi per poter deliberare.
Sempre in commissione comunale è stato detto che entro la primavera sarà riformulato il piano finanziario per la copertura dei debiti, operazione peraltro resa necessaria anche dalla prossima “scomparsa” della Provincia. Chi si farà carico delle partecipazioni e dei conseguenti debiti contratti dall’ente presieduto da Stefano Vitali? La Provincia è infatti socia per un terzo di Rimini Congressi, proprietaria del 64% per cento della Società del Palas e del 52% di Rimini Fiera. Secondo gli ultimi dati offerti da Cagnoni sulla prima grava ancora un debito di 27,2 milioni e sulla seconda di 42 milioni. Una situazione che "non si può non definire preoccupante", ha detto Cagnoni. Se lo dice lui.


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