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Reazioni agli stupri: le vittime interessano a qualcuno?

Sabato, 16 Settembre 2017

Ma poi, di queste donne violate, alla fine, ‘frega’ davvero qualcosa a qualcuno? No, perché, a sfogliare un giornale, a scorrazzare in lungo e in largo sulla Rete, non sembrano essere la pietas, la compassione, i sentimenti dominanti.
A Rimini una giovane turista polacca - mentre l'amico è pestato a sangue sulla spiaggia - viene brutalmente violentata da quattro uomini che riservano lo stesso trattamento belluino ad una transessuale peruviana. Il Paese, sconvolto, inorridisce.
E subito si divide. Perché, oltre alla rabbia per gli stupri commessi, cresce – immediatamente e senza freni - quella per la provenienza dei quattro. Tutti africani: due marocchini, un nigeriano e un congolese, si scoprirà. Non si fa in tempo a leggere la notizia battuta dalla agenzie di stampa, che parlano di autori ‘forse stranieri’ e parte il fuoco di fila
Dei navigatori sui social media. E pure di alcuni quotidiani tradizionali: ‘perché non si vuol dire fin da subito che non sono italiani i quattro del ‘branco’? E’ la domanda che rimbalza sulla Rete. E che riempie le bacheche. Mentre le vittime delle violenze restano sullo sfondo, lo stupro – gesto di inaudita crudeltà che annulla, degrada, lascia cicatrici indelebili - diventa una sorta di pretesto per parlare - con livore debordante - d’altro: di immigrazione e della sua regolamentazione. Dei ‘buonisti’, scrivono imbufaliti, che portano la Patria allo sfascio. Della presidente della Camera e delle sue ‘risorse’, ri-scrivono imbufaliti, che non commenta o che non commenta come vorrebbe il popolo internettiano.


Per tacere della politica. Che, sulla vicenda, non perde tempo a sciorinare la propria propaganda. Nei giorni successivi ai fatti riminesi, nella città romagnola, una manifestazione di solidarietà e sostegno nei confronti della turista polacca e dell'amico aggrediti dal 'branco'. Come la donna transessuale sudamericana. Cui, però, è stata dedicata nemmeno una parola. Ignorata, malgrado gli investigatori abbiano esaltato il suo ruolo, prezioso, nello stringere il cerchio attorno agli stupratori. Ignorata. Più o meno da tutti. Fatta salva la clientela del mondo della prostituzione, così curiosa di sapere su quali strade esercitasse la sua professione.
Arrestati i quattro, su un quotidiano, compaiono estratti dei verbali della testimonianza della giovane polacca. Virgolettati crudi. Terribili. Dettagli raccapriccianti. Dati in pasto all’opinione pubblica. Così da ingrossare ancor di più - se ce ne fosse stato bisogno - l'onda montante di sdegno e furia. Senza curarsi minimamente della vittima della violenza. Del suo decoro. Della sua persona. Del desiderio di una ragazza - così raccontava chi le aveva fatto visita in ospedale - di far scendere l'oblio sulla vicenda. Terrorizzata dall'idea di poter essere riconosciuta nel proprio Paese, il pensiero più pesante da sopportare. Violata ancora una volta mettendo su carta, parole che amplificano lo 'schifo' come se lo stupro non fosse già da solo sufficiente a spiegarlo quello 'schifo', come se ci fosse bisogno di un rinforzo per chiarire meglio il concetto.
A Firenze, nei giorni scorsi, due giovani studentesse americane raccontano di essere state violentate da due Carabinieri. Anche stavolta il Paese, sconvolto, inorridisce. Pure stavolta si divide. Fatica a credere che uomini dell'Arma possano avere fatto una cosa del genere. E, in attesa, di certezze su quel che possa essere realmente accaduto, riversa tutto il suo smarrimento sul Web.


Tra voci di una assicurazione sullo stupro contratta dalle due statunitensi - poi smentite dal loro legale - e statistiche, rilanciate da alcuni giornali, secondo cui risulterebbero, a Firenze 150-200 denunce di violenza all’anno, e che il 90 per cento risulterebbe falso. Circostanze negate dalla Questura della città toscana. Ma che gonfiano le vele dei naviganti digitali molti dei quali - dalla tastiera del loro computer - non perdono l'occasione, visto lo stato di ebbrezza delle ragazze americane, per arrivare a dire, più o meno velatamente, che, tutto sommato, un po' le due se l'erano cercata. Loro. Mentre il primo cittadino della culla del Rinascimento, stigmatizzando quanto accaduto e chiedendo chiarezza non ha mancato di sottolineare come la sua non sia la città dello sballo per studenti, attirandosi critiche da più parti.
In un quadro, quello di queste settimane, piuttosto avvilente con gli hashtag #stuprorimini e #stuprofirenze, quasi a rivaleggiare online. Come se ci di trovasse in un derby. Macabro. In cui perdono tutti. In cui perdiamo tutti: giornalisti, avventori della Rete, semplici spettatori. E le donne violate e violate ancora. Ammesso che ancora, di loro, freghi qualcosa a qualcuno.

Gianluca Angelini

dal blog Pendolarità


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