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Meeting, la giornata della scuola fra innovazione e parità

Mercoledì, 23 Agosto 2017

La scuola è uno dei primi amori del popolo ciellino. Non solo perché il movimento più di sessant’anni fa prese le mosse in una scuola milanese, ma perché nella scuola ha avuto sempre uno dei luoghi privilegiati di presenza e perché nella proposta di don Luigi Giussani la questione dell’educazione ha un’importante centrale. La giornata di mercoledì 22 agosto al Meeting ha avuto come filo conduttore la scuola. Affrontata nei suoi diversi aspetti, ma con la preoccupazione di indicare cosa oggi – stando al titolo del Meeting – va riguadagnato per costruire una scuola all’altezza della sfida epocale che viviamo. E Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ha diretto i due incontri principali per dare in qualche modo la linea di fondo.

Al mattino, all’incontro “una scuola da grandi”, ha ribadito alcuni concetti: dove si investe sulla scuola cresce anche il Pil, oltre alle skills cognitive (le competenze tecniche) sono sempre più importanti le character skills, ovvero le risorse della persona umana, la sua capacità di relazione, di lavorare in gruppo, di adattarsi a nuove situazioni. Elementi, che nell’incontro del pomeriggio su formazione e innovazione, anche un manager del calibro di Max Ibarra ha messo in evidenza portando la sua esperienza.

All’incontro del mattino si sono ascoltate due interessanti testimonianze di un’insegnante di scuola statale, e di una preside di un istituto paritario. Francesca Zanelli, insegnante al Liceo Statale “Erasmo da Rotterdam” di Sesto San Giovanni, ha più volte fatto riferimento agli incontri con i suoi studenti: «Occorre guardare e ascoltare i ragazzi che abbiamo davanti, senza fare sconti, ma disposti a cambiare i nostri progetti. Bisogna scommettere sul valore che tante volte il ragazzo non pensa di avere. È necessario, insomma, un metodo realistico e non schematico nel rapportarsi all’alunno, perché la persona può rinascere se la si prende sul serio».
Intessuto di dialoghi, con docenti e studenti, è stato anche l’intervento di Anna Frigerio, preside del Liceo classico e scientifico della Fondazione Sacro Cuore di Milano. «Una scuola è tale», ha sottolineto, «se favorisce un metodo e fa crescere la scoperta di sé». Ha citato papa Francesco e la sua indicazione di «un pensiero aperto e non rigido», e don Giussani sull’ «apertura della ragione da custodire e incrementare nel rapporto coi ragazzi». La Frigerio ha ribadito che la novità, nel rapporto con lo studente e nel dialogo con la sua libertà, va introdotta «facendo scuola, affrontando seriamente le materie: punto irrinunciabile».

Successivamente Michele Monopoli, preside del Liceo classico “Cesare Beccaria” di Milano ha evidenziato che «L’educazione non è un’operazione di travaso, ma un’interazione rispettosa tra le generazioni. Se amiamo veramente ciò che insegniamo, facciamo scattare negli studenti la “scintilla” e la meraviglia». Mentre la pedagogista Susanna Mantovani, professore onorario dell’Università Milano-Bicocca ha posto come centrale, nell’educazione dei giovani alla ragione e alla libertà la pratica del riflettere, ragionare e conversare insieme: «Penso che sia molto importante che ci siano momenti in cui discutere su quello che impariamo e studiamo. E questi momenti di comunicazione insieme devono essere intenzionali e non casuali».

Nel pomeriggio il tema è stato invece quello dell’autonomia e della parità, con il tentativo di Giorgio Vittadini di disancorarlo completamente da ogni residua incrostazione ideologica. E lo ha fatto facendo parlare i numeri e le statistiche: non è vero che la scuola migliora se più si spende, ma tutto dipende da come si spende; nei paesi dove c’è più autonomia e meno centralizzazione burocratica, cresce la qualità del sistema scolastico; analoga situazione in quei paesi dove è valorizzata la parità e la libertà di scelta dei genitori.

Probabilmente non a caso fra le scuole paritarie che hanno portato la loro esperienza non ce n’era nessun di impostazione cattolica, proprio per riportare la questione alla questione centrale di ciò che permette alla scuola fare un salto di qualità. È intervenuta Claudia Giudici, presidente di Reggio Children, che ha portato l’esperienza dei nidi e delle scuole materne del comune di Reggio Emilia, sorti nel dopoguerra da esperienza di autogestione dei genitori. «Non è lo Stato a porre un servizio, ma sono i cittadini che si impegnano per primi a costruire la scuola». Molto vivace l’intervento di Sabino Pavone, presidente della scuola Waldorf di Conegliano Veneto e vice presidente della Federazione delle Scuole Steiner Waldorf in Italia, che ha rimarcato come la parità introdotta dalla legge 62 del 2000 si di fatto rimasta lettera morta.

È stato corretto da Gabriele Toccafondi, sottosegretario al ministero dell’Istruzione, secondo il quale la parità, bene o male, è stata realizzata, mentre ciò su cui occorre ancora fare passi in avanti è la libertà di scelta dei genitori. Ha sottolineati che comunque, dal suo punto di vista, non si è all’anno zero: con la legge di bilancio del 2016 è stato reso stabile anche per il futuro il contributo di 500 milioni per le scuole paritarie, ai quali vanno aggiunti altri 50 milioni per le materne e 23 milioni per le disabilità. Inoltre sono state introdotte le detrazioni fiscali per le spese in favore delle famiglie a partire già dalla dichiarazione dei redditi 2016. Toccafondi ha osservato che si tratta di un importante risultato in un Parlamento a basso tasso culturale e a forte caratterizzazione ideologica.

Presente fra il pubblico, è poi intervenuto anche l’ex ministro Luigi Berlinguer, il padre della legge 62. Ha prima messo in imbarazzo Toccafondi chiedendogli come mai il governo ha escluso le scuole paritarie dia fondi Pon europei. Il sottosegretario ha risposto che si sta cercando di rimediare ad una scelta sbagliata del 2014 (governo Renzi, Toccafondi già sottosegretario, per la cronaca).

Berlinguer ha giustamente osservato che, nonostante la legge di parità, nel Paese non ha ancora conquistato legittimità culturale diffusa la libertà di scelta educative delle famiglie. Lo stesso si può dire dell’autonomia scolastica, che non h


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