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Caso nomadi: le domande che restano dopo la sceneggiata

Venerdì, 05 Maggio 2017

Molto rumore per nulla, scriveva quattrocento anni fa William Shakespeare. Molto rumore per quarantacinque persone, è invece il titolo della sceneggiata riminese che da molte settimane è in cartellone a Palazzo Garampi e dintorni, e che ieri sera ha avuto una recita speciale a beneficio del folto pubblico accorso a seguirla in consiglio comunale. Un pubblico (circa 200 persone) suddiviso fra le opposte tifoserie: a destra i comitati che si oppongono al piano nomadi, a sinistra i sostenitori dell’amministrazione comunale. E al pubblico bisognava offrire tutta la retorica di cui si era capaci, e nessuno si è sottratto a tale sforzo interpretativo. Fino al commento di Rufo Spina (Forza Italia) al potente tuono che aveva allarmato la sala: “Anche il cielo è indignato!”. A tenere a bada tutti quanti è stato schierato un plotone di otto vigili urbani, con rinforzi dalla polizia di Stato e dai carabinieri. Ma l’unico lavoro che hanno dovuto fare è stato quello di invitare a non applaudire, cosa oggettivamente molto difficile quando si è a “teatro”.

Doveva essere il consiglio comunale, convocato dalle minoranze, in cui si faceva finalmente chiarezza, in cui si chiarivano i termini del problema, in cui, forse, si davano risposte alle preoccupazioni dei cittadini di Rimini. Non è stato così. Probabilmente tutto proseguirà come prima fino a quando, finalmente, l’amministrazione scoprirà le proprie carte, metterà nero su bianco il proprio programma e chiederà il voto del consiglio comunale.

Nel frattempo, molto rumore per quarantacinque persone (45) a fronte di novemila seguite quotidianamente dai servizi sociali del Comune, come ha sottolineato la sempre puntuta assessore Gloria Lisi. E come hanno evidenziato anche molti esponenti di opposizione, che hanno addebitato la responsabilità di tale tensione sempre crescente alle contraddizioni della giunta e della maggioranza.

Ci sono stati errori di gestione del problema, c’è stata una comunicazione sbagliata? Nelle conclusioni il sindaco Andrea Gnassi ha riconosciuto che sì, ci sono stati. Si sono ripetuti, aggiungiamo noi, anche nei toni e negli argomenti con cui l’assessore Lisi ad inizio di seduta ha riepilogato i fatti. Molte cose giuste ma anche molta voglia di distinguersi dal pubblico, ai suoi occhi troppo politicamente scorretto. E il pubblico evidentemente ha reagito. Se nelle conclusioni il sindaco ha riconosciuto che le preoccupazioni della popolazione sono giustificate perché in questi anni la gente ha visto solo lo scandalo di via Islanda, l’assessore è invece tornata ad accusare i comitati di aver spaventato i bambini presenti nel campo abusivo.

Un tema dalla forte carica divisiva non può essere risolto positivamente se non con un paziente lavoro di informazione, di conoscenza e di coinvolgimento. Esemplare l’aneddoto dell’uomo del bar delle Celle, raccontato da Gnassi: l’uomo aveva parlato contro gli zingari. Arriva una persona e la abbraccia calorosamente. Il barista: “Ma quello è un zingaro!”. “Sì, ma lui lo conosco”.

Sì, hanno avuto buon gioco quegli esponenti dell’opposizione (Zilli, Mauro) che hanno messo in rilievo i molti errori di una comunicazione che non hanno fatto che alimentare tensioni e preoccupazioni. “Le notizie le sappiamo solo da quei consiglieri di maggioranza che le fanno filtrare perché a loro interessa bruciare una microarea a scapito di un’altra”. Anche ieri sera il capogruppo di Patto Civico, Mario Erbetta, ha detto cose e immaginato soluzioni che nemmeno l’assessore Lisi aveva annunciato. “E’ lui il vero assessore”, ha ironizzato Pecci, della Lega. Il sindaco nelle conclusioni ha lanciato un messaggio anche alla sua maggioranza: bisogna assumersi pienamente le responsabilità, non può prevalere la logica del “non nel mio orticello”

Tutte le opposizioni (Renzi, Pecci, Spina, gli altri consiglieri leghisti) con accenti, toni e argomenti diversi fra loro, hanno sparato bordate a non finire contro la giunta attuale e quelle precedenti per aver fatto incancrenire una situazione che da decenni è sotto gli occhi di tutti. Solo dopo il sopralluogo della Asl del febbraio 2016 si è messa in moto la macchina comunale, ma lo scandalo di via Islanda era da sempre lì, anche quando nel 2001 l’allora assessore Stefano Vitali stanziò 500 milioni per allontanare i nomadi dalla vicina via Portogallo. Sono stati commessi errori, sono stati accumulati ritardi, ha ammesso Gnassi.

La questione è ciò che succede ora. Gli interrogativi restano tutti ancora aperti. Dove saranno realizzate le microaree? Ancora non è stato deciso, il gruppo di lavoro è ancora all’opera. Ieri sera è stato detto che le famiglie da sistemare sono sette e che non vanno più chiamate microaree (termine che lascia aperto il timore che da micro possano diventare macro) ma soluzioni mono famigliari. Chi paga le famose “casette” e quanto costeranno? Si sa quel che dice la legge (i destinatari, o il Comune se questi sono poveri). Ma Erbetta di Patto Civico ha detto che le costruirà l’Acer che poi le darà in affitto ai Sinti. Una sua idea o è questa la soluzione? Non è stato chiarito.

I cittadini, e le opposizioni, nutrono forti dubbi che, vista la “cura” che i Sinti hanno avuto per il campo abusivo di via Islanda, possano poi far fede agli impegni che dovranno assumersi con le “casette”. Gli stessi dubbi hanno verso la capacità del Comune di far rispettare la legge e gli obblighi, visto che ha tollerato per decenni il campo abusivo. Lo slogan di Gnassi è la “solidarietà esigente”: casette ai nomadi (in deroga alle normative urbanistiche); ne consegue un contratto che fissa gli obblighi dei nomadi: se non lo rispettano, perdono tutti i diritti. È un film nuovo, la cui sceneggiatura è ancora tutta da scrivere.

Altro interrogativo rimasto senza risposta precisa: che ne sarà dei 30/40 cittadini rumeni (non rom) che sono presenti in via Islanda? Il consigliere Mauro ne ha parlato con particolare calore. Il sindaco si è limitato a dire che si agirà secondo la legge, coinvolgendo tutte le autorità del territorio. Cosa voglia dire, è tutto da scoprire.

E soluzioni alternative? Camporesi suggerisce di studiare l’esempio di Pescara dove già decenni fa migliaia di persone sono state sistemate nelle case, come altri cittadini. Mauro sostiene che le microaree sono ancora emarginanti e vuole che la soluzione sia trovata nell’ambito dell’edilizia popolare. La Lega e Spina di Forza Italia si limitano a dire: sono cittadini italiani, stessi diritti e stessi doveri


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