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Banca Popolare Valconca, dipendenti in campo

Venerdì, 05 Maggio 2017

Domenica 7 maggio, a Morciano, è prevista l’assemblea degli azionisti della Banca Popolare Valconca per il rinnovo di due consiglieri del consiglio di amministrazione della banca stessa. Vista la situazione dell’istituto, che nell’ultimo bilancio ha dichiarato una perdita di oltre 23 milioni, l’assemblea riveste un valore particolare, tanto che, forse per la prima volta, l’occasione guadagna le attenzioni della cronaca.

Ma soprattutto, l’elemento che rende speciale questa consultazione è la presenza di candidati che si contendono, in alternativa tra loro, il voto dei soci. In passato infatti, nella consuetudine della banca, questo tipo di rinnovi parziali del cda costituiva una sorta di ratifica dei consiglieri già cooptati dal cda in sostituzione di quelli arrivati in scadenza; una pratica dovuta al fatto che la banca non ha un consiglio di amministrazione che scade ‘in blocco’, ma singoli consiglieri il cui mandato scade in tempi diversi e che quindi vengono sostituiti mano a mano singolarmente.

Uno degli effetti di questo sistema è certamente la continuità ‘politica’ del consiglio, visto che è il cda in carica che decide e nomina volta a volta i nuovi ingressi. Ma naturalmente, nei momenti di crisi la continuità non appare più un valore prioritario e quindi accade che i soci, che sono riuniti in associazioni diverse, decidano di presentare proprie opzioni, alternative una all’altra.

Così, in campo, per la prossima assemblea, ce ne sono due. La prima, l’Associazione di tutela degli azionisti, è un’associazione costituita nel 2016, e propone l’elezione del professor Luca Papi. O, meglio, ne propone la ratifica, dato che fa già parte del consiglio, in quanto cooptato secondo la consuetudine esposta sopra. Un altro professore universitario, Alessandro Berti, che spesso si è occupato, a livello accademico e professionale, di banche locali e del legame tra la loro attività e lo sviluppo dei relativi distretti economici di appartenenza, è invece proposto dall’Associazione dei dipendenti soci e da altri gruppi di azionisti.

Professore, perché ha deciso di impegnarsi direttamente nella gestione della banca?

Mi candido a un posto da consigliere della Banca Popolare Valconca, di cui sono socio e cliente da molto tempo, perché credo profondamente nell’importanza delle banche locali e nel loro ruolo indispensabile di collegamento tra risparmio e investimenti sui territori. La proposta mi è stata fatta dall’associazione dei dipendenti soci e l’ho accolta volentieri, proprio per i valori che la Banca incarna e che il suo capitale umano ha saputo sviluppare nel corso degli anni.

Non si può dire che la banca navighi in acque tranquille. Hanno ancora senso i piccoli istituti locali?

Le banche locali, soprattutto in Italia, hanno un curriculum non solo glorioso ma anche lusinghiero, per tutto quanto hanno saputo fare, fin dalla fondazione, per i territori da cui sono nate. La Banca Popolare Valconca non fa eccezione ma, come altre banche a livello territoriale, ha inevitabilmente subito i contraccolpi della crisi in cui si dibatte tutto il nostro paese. La storia economica italiana ci dimostra, tuttavia, che esiste un legame molto profondo tra la crescita, soprattutto dei distretti, e la presenza di banche locali che, provenendo dalla stessa radice, hanno saputo coltivare idee ed esperienze, consolidando quel capitale, intangibile ma fondamentale, che è l’iniziativa ed il gusto per il rischio e l’intrapresa, proprio di tanti imprenditori della provincia di Rimini e di quella di Pesaro. Affermo quindi che servono più banche locali (e non meno, a dispetto di tanta pubblicistica interessata o superficiale) perché solo banche locali attente a selezionare correttamente i progetti e le idee potranno contribuire a rivitalizzare territori così duramente provati dalla crisi.

Qual è la sua idea sul futuro della Banca Popolare Valconca?

Servono ancora più di prima le buone prassi, servono soprattutto quelle risorse umane, così spesso bistrattate negli istituti di credito, che sole rappresentano il vero motore della creazione di valore nell’ambito di una banca, come la Valconca, che vuole essere sempre di più banca di relazione, al servizio delle famiglie e delle piccole imprese del territorio.

Nell’ultimo bilancio è stata dichiarata una perdita importante. Qual è la situazione economica e strategica della banca?

Penso che sia prematuro dare giudizi prima della presentazione all’assemblea del bilancio dell’esercizio appena trascorso. Sotto il profilo economico la banca presenta un buon risultato di gestione, purtroppo appesantito, come nel caso di tutti gli altri istituti italiani, dal credito deteriorato sorto negli anni passati a causa della crisi. Poiché il credito deteriorato è un problema che riguarda l’intero sistema bancario, non solo italiano, ma europeo, da studioso, oltre che da cittadino e risparmiatore, mi auguro che possa essere trovata una “soluzione di sistema”, bad bank o altro, che aiuti tutte le banche a riprendere con ancora maggiore lena il loro lavoro, cogliendo le opportunità della ripresa. Ritengo che la Banca Popolare Valconca debba continuare, sotto questo profilo, ad approfondire ancor di più e meglio la propria vocazione, innovando sia gli strumenti di selezione del credito, sia quelli di affiancamento alle scelte imprenditoriali. Il legame col territorio, sotto questo profilo, nel definire le radici della banca, ne delinea pure il profilo strategico che è e rimane quello di partner forte di famiglie e piccole e medie imprese.


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