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Congiura di palazzo in corso a Riccione contro la Tosi

Giovedì, 23 Febbraio 2017

Aggiornamento delle 20,30: la congiura è riuscita

La notizia è clamorosa. A Riccione è in corso una raccolta di firme fra i consiglieri comunali in calce ad una lettera di dimissioni che provocherebbe lo scioglimento del consiglio e le elezioni anticipate. Gran regista dell’operazione, il vice sindaco Luciano Tirincanti, che otterrebbe così l’obiettivo della caduta del sindaco Renato Tosi.

Ciò che è in atto è una corsa contro il tempo. Per fare in modo che Riccione vada alle urne nel prossimo turno amministrativo, cioè in giugno, occorre che lo scioglimento anticipato del consiglio comunale avvenga entro domani 24 febbraio. Per ottenere l’obiettivo occorre che si dimettano almeno 13 consiglieri: 5 sono quelli dell’Unione Civica (il gruppo formato dai dissidenti di Noi Riccionesi e di Forza Italia), 3 sono quelli del Pd, 4 quelli di Oltre (ex Pd), con questi fanno 12, e non sarebbero sufficienti. O si aggiunge un grillino o un altro esponente della maggioranza: si ipotizza uno di Forza Italia.

In serata o al massimo domani mattina si saprà se l’operazione andrà in porto.

Qual è il senso di tutto questo? È da tempo che si parla di un Tirincanti sempre più allergico alla Tosi e in movimento per progettare un’alternativa. Tutte le turbolenze della maggioranza uscita dalle elezioni del 2014 portano la sua firma nascosta, fino alla costituzione del gruppo di Unione Civica e alla richiesta di avere non solo un assessorato, ma uno specifico, quello all’urbanistica. Proprio ieri pomeriggio il sindaco Tosi aveva offerto all’Unione un sostanzioso pacchetto: la presidenza di Geat, la presidenza del consiglio comunale e la delega ai lavori pubblici per un consigliere. Pacchetto rispedito al mittente, con la condizione o assessorato all’urbanistica o niente. Non c’è bisogno di essere politici navigati, per sapere che l’assessorato all’urbanistica costituisce il centro di maggior potere di un’amministrazione comunale. Oggi molto meno e poi in consiglio comunale Unione Civica non ha mai manifestato particolare interesse per i temi urbanistici: difficile capire il perché di tanta insistenza su questa richiesta specifica.

A completare il quadro va spiegata l’ipotesi politica che guida Tirincanti nel voler mandare a casa la Tosi. Le indiscrezioni più diffuse vedono una edizione in salsa riccionese dell’alleanza vittoriosa a Rimini: il Pd (o una sua parte) e i moderati, organizzati in liste civiche, suoi alleati. Nel caso, una sorta di rivincita di Pizzolante che nelle precedenti elezioni era stato messo all’angolo.

In ogni caso, solo giochi di potere e di palazzo della vecchia politica. Le cronache infatti non hanno mai registrato uno scontro di visioni politiche e amministrative fra Tirincanti e la Tosi, scontro che giustificherebbe la volontà di mettere fine ad una sorta di coabitazione forzata. Non si è mai visto Trincanti sbandierare un progetto di città e la Tosi a contrastarlo, o viceversa. Siamo di fronte al più classico degli scontri di potere.

In questa classica congiura di palazzo dovremo dunque aspettare, sindaco compreso, come andrà a finire la conta delle dimissioni. Oppure il sindaco Tosi, invece di lasciare il tempo ai congiurati di ottenere la sua testa con le 13 firme di dimissione potrebbe anticiparne i giochi. È la cosiddetta mossa del cavallo. Precederli con le proprie dimissioni, smascherare la congiura e le logiche di potere che la sottendono e poi ripresentarsi al corpo elettorale di nuovo, come la sola interprete autentica del rinnovamento. Con l’aria che tira, avrebbe notevoli chance di vittoria.

Anche perché qualora Tirincanti non trovasse le 13 firme, come potrebbe mai continuare l’attività di giunta? Sulla base di quale fiducia e lealtà politica?


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