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Scuole, il Comune paga gli errori della propria politica

Mercoledì, 12 Ottobre 2016

“Irrituale”, secondo il gruppo del Pd, la riunione congiunta della prima e quarta commissione consiliare per un’audizione sul tema delle esternalizzazioni dei servizi per l’infanzia. Il gruppo del Pd non lo dice, ma non è senza fondamento pensare che sia irritato perché una delle due commissioni è presieduta da Davide Frisoni, di Patto Civico, che fa parte della maggioranza (l’altra, da Gennaro Mauro, di Uniti si vince). Il Pd ritiene utile la riunione solo perché è servita a dettagliare i contorni di un’operazione “sofferta”, ma ribadisce con forza come, “con l’approvazione delle linee di mandato, l’applicazione di questo processo non sia più nelle mani del consiglio comunale che mantiene comunque le sue prerogative di controllo e indirizzo”. Insomma, la riunione sarebbe stata una perdita di tempo.

Irritato è il Pd che definisce “sorprendente e strumentale la proposta dell’opposizione di far intervenire alcuni interlocutori riconosciuti tra gli spettatori in sala, quando neanche gli stessi interessati ne avevano fatto richiesta”.

In commissione gli assessori Mattia Morolli e Gloria Lisi (presente anche se non ha più le deleghe) e i dirigenti Alessandro Bellini e Piero Borghini hanno ribadito le motivazioni note: un passaggio obbligato in considerazione dei vincoli di finanza pubblica a cui è soggetta l’amministrazione e che non consentirebbe di far fronte ai costi per la copertura delle spese del personale se non andando a ridurre l’offerta formativa, andando cioè a chiudere sezioni di nidi e scuole d’infanzia.

Sono stati forniti anche dei dati sul costo che l’Amministrazione sostiene per il personale, che rappresenta uno dei capitoli di spesa più pesanti del bilancio. Su oltre 43,1 milioni euro annui che il Comune spende per il personale, è di 9.440.000 euro (anno scolastico 2016-2017) la spesa complessiva che sostiene per il personale delle scuole (circa il 22%), sia di ruolo sia a tempo determinato (232 persone tra insegnanti educatori, cuochi, operatori). Più di un dipendente comunale su cinque lavora nel settore scolastico. Alla spesa indicata vanno aggiunti anche i 755mila euro dei 23 dipendenti ‘temporaneamente inidonei’, a cui per condizioni fisiche e mediche sono stati assegnate altre mansioni all’interno dell’ Amministrazione pur mantenendo lo stesso profilo professionale. Tirando le somme il personale della scuola costa al Comune la bellezza di più di 10 milioni all’anno.

Questi dati sull’enormità della spesa sostenuta dal Comune, porta il consigliere Mauro a sostenere che “l'amministrazione Gnassi nella scorsa legislatura é stata ostaggio dei pregiudizi di natura ideologica di alcuni esponenti del PD e di una forza politica come Rifondazione comunista che ha ingessato il processo di rivisitazione del modello del Welfare Comunale dei servizi educativi della infanzia”.

Mauro insiste: “L'inerzia dell'amministrazione comunale degli scorsi anni ha prodotto effetti negativi sul bilancio del Comunale e non ha consentito la giusta valorizzazione delle aziende operanti nel Privato Sociale non profit. Abbiamo da sempre sostenuto che la spesa dei servizi educativi era fuori controllo, che il privato sociale è in grado di garantire i medesimi servizi, con gli stessi standard di qualità a costi notevolmente inferiori.

L'indagine della Regione Emilia Romagna relativa all'anno scolastico 2014/2015 riguardante le scuole dell'infanzia, ha evidenziato che il costo medio annuo di un bambino di una scuola pubblica comunale a Rimini è pari a 7.476 euro, mentre per una scuola pubblica a gestione privata il costo medio è pari a 3.631 euro. Sono cifre che parlano da sole”.

Secondo Mauro se la giunta Gnassi nel recente passato non avesse operato ingigantendo la spesa comunale per la scuola, se non avesse “interrotto un sistema basato sulle convenzioni attraverso cui si sostiene economicamente il servizio pubblico svolto dalle scuole paritarie gestite da privati (religiosi o laici)”, avrebbe consentito una rivisitazione dell'offerta di servizi educativi riducendo entro margini accettabili il numero delle scuole comunali e ridimensionando egli effetti del processo di esternalizzazione in atto”.

La conclusione: “Riteniamo che il sistema basato sulle convenzioni con le scuole paritarie sia quello ottimale per garantire il giusto equilibrio tra gestione pubblica e privata, tra l'altro più conveniente economicamente per le casse comunali del stesso processo di esternalizzazione oggi in atto”. 


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