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RICCIONE, PIRONI CHIAMA IN GIUNTA DUE NUOVI ASSESSORI: TORCOLACCI AL SOCIALE E MERINGOLO ALLA SANITA’


Ufficializzate questa mattina le nuove nomine per gli Assessori del Comune di Riccione: Federica Torcolacci alle Politiche sociali, giovanili ed educative e Renato Meringolo alla Sanità e Risorse umane.


“La scelta di queste due figure all’interno della Giunta – precisa il Sindaco Massimo Pironi – è stata fatta nell’ottica di garantire la massima efficienza dei servizi al cittadino. Il Comune di Riccione dimostra sempre coraggio nelle scelte, come in questo caso, senza dimenticare però l’importanza della serietà e solidità del lavoro dei propri collaboratori”.


Si propone in continuità con il passato Federica Torcolacci “tenendo conto – precisa - di qualità che mi contraddistinguono: serietà e grande sensibilità, mantenendo così gli elevati standard qualitativi dell’Assessorato”.


Utilizzerà, invece, la sua esperienza di medico Renato Meringolo che “anche in questa nuova sfida, cercando di dare il massimo” non lascerà il suo lavoro in ospedale.


La nomina di Federica Torcolacci in Giunta, lascia spazio di diritto in Consiglio Comunale, a Bruno Castellani.

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AEROPORTI, INTERROGAZIONE DI BARTOLINI IN REGIONE: “BOLOGNA SI E’ IMPEGNATA PER DARE UNA NUOVA GESTIONE A FORLI’ E RIMINI”


Il can can degli aeroporti. In regione il consigliere Luca Bartolini (Pdl) ha presentato un’interrogazione sull’aeroporto ‘Ridolfi’ di Forlì.
“La Regione Emilia-Romagna – ricorda in proposito Bartolini – si è impegnata in prima persona a salvare il Ridolfi e nell’agosto 2011 ha creato la Sar (Società aeroporti di Romagna) per dare una nuova società di gestione agli scali di Forlì e Rimini. Ma a oggi non si è pervenuti a nessun accordo nonostante le promesse”.


Intanto però i tempi stringono. Con una delibera della provincia di Forlì-Cesena - ricorda - era stata richiesta la procedura di messa in liquidazione della Seaf (società che gestisce lo scalo forlivese) entro il 30 aprile, nel caso di fallimento del possibile processo di integrazione con l’aeroporto di Bologna ed eventualmente quello di Rimini. Bartolini vuole quindi sapere se la Regione “sia in grado di chiudere la partita in tempo utile, permettendo la sopravvivenza del Ridolfi” e domanda anche “da chi siano arrivate le resistenze che hanno mandato a monte il progetto della Sar” e per quale motivo la Regione abbia “snobbato e fatto cadere l’importante proposta Gamberale sul coordinamento Forlì, Bologna, Rimini”.


Perché la Regione, chiede ancora l'esponente del Pdl, “manifestando sospettosamente un suo asse preferenziale con Bologna”, di fronte alla manifestazione di interesse di Sa.Ve per la privatizzazione dell’aeroporto di Forlì “inventò addirittura una legge regionale per far fallire il tutto?”. Da ultimo, Bartolini chiede quindi che la Giunta regionale non consideri l’aeroporto di Forlì un’eccellenza e se non creda che senza tale scalo non si rischi di compromettere il Polo tecnologico aeronautico.

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MONTECOPIOLO E SASSOFELTRIO, IN REGIONE SI DISCUTERA’ DELL’ANNESSIONE ALLA PROVINCIA DI RIMINI. PIVA: “VOTERO’ SI’”


Montecopiolo e Sassofeltrio, nella prossima seduta del Consiglio regionale si voterà per un parere circa la richiesta dei due comuni marchigiani alla Provincia di Rimini. A sostenere “convintamente” la causa delle due autonomie locali arriva il consigliere regionale Roberto Piva.


“I due comuni – spiega Piva – sentono un forte senso di appartenenza al nostro territorio provinciale, con cui sviluppano da sempre relazioni dal punto di vista sociale, sanitario, economico e culturale. Nonostante l’esito del referendum del 2007 e dei tanti incontri istituzionali, tra cui quello della commissione Bilancio dello scorso febbraio in cui c’era stato un sostegno politico trasversale alle istanze dei due comuni, i due territori continuano a restare in una sorta di limbo burocratico”.

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INCHIESTA FONDI LEGA, INDAGATE 4 PERSONE A REGGIO EMILIA


Conti Lega Nord, l’indagine si allunga in Emilia Romagna e si allarga da Bologna a Reggio Emilia. A Bologna la magistratura ha aperto un fascicolo conoscitivo su un presunto giro di ‘fondi neri’, mentre a Reggio Emilia è stata aperta un’inchiesta iscrivendo quattro persone, non tutte reggiane, nel registro degli indagati.

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LA CRISI MORDE L’EMILIA ROMAGNA. PER IL 2012 PREVISTO CALO DEL PIL DELL’1,5%


La crisi incide pesantemente anche sull’Emilia-Romagna. A rivelarlo è l’indagine congiunturale su fine 2011 e previsioni del 2012 di Unioncamere e Confindustria con Carisbo. In soldoni, nel quarto trimestre 2011 si è interrotta la lenta ripresa avviata nel 2010: produzione e fatturato sono rimasti invariati, mentre gli ordini sono in calo. Per il 2012 è previsto un calo del Pil dell’1,5 per cento, con contrazioni di fatturato, ordini, investimenti e occupazione.


Dallo studio risulta che il bilancio 2011 si è chiuso con un aumento della produzione dell’1,9 per cento, dovuto ai risultati positivi di primo, secondo e terzo trimestre frutto dall’'effetto rimbalzo’ sulla forte flessione del 2010 e 2009. E’ dunque solo l’ultimo trimestre a presentare un peggioramento.


Tra i settori, il sistema metalmeccanico ha beneficiato di incrementi tra il 3 e il 4 per cento, mentre moda, legno e altri hanno chiuso il 2011 con un brutto segno meno. Tiene l’industria alimentare con il suo aumento prossimo all’1 per cento. Analizzando non per settori, ma per classi dimensionali si rileva come siano state le imprese più strutturate a evidenziare gli incrementi più consistenti, a fronte della sostanziale stasi delle piccole imprese che crescono dello 0,4 per cento. Il fatturato nel 2011 è stato caratterizzato da una crescita delle vendite pari all’1,9 per cento.


Le esportazioni della Regione equivalgono a circa 47 miliardi di euro, vale a dire il 13,1 per cento di incremento rispetto al 2010 (con un più 11,4 per cento rispetto all’Italia). A fare da traino il sistema metalmeccanico e il comparto dei trasporti.

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ZINCATURIFICIO, 21 DIPENDENTI IN STRADA. FIOM: “NON CI SON DIFFICOLTA’ ECONOMICHE: LA PROPRIETA’ APRE NUOVO STABILIMENTO A PESARO”


Chiude a Rimini oggi (in anticipo di 10 giorni) lo Zincaturificio romagnolo. Stato di agitazione per i 21 dipendenti in cassa integrazione ‘a zero ore’. La Fiom Cgil scende in campo rilevando alcune zone oscure nell’atteggiamento della proprietà.


“Ormai tutti sanno, a cominciare dai lavoratori, che lo Zincaturificio chiude a Rimini ma apre a Fermignano in provincia di Pesaro”.


Sembra infatti, a quanto rilevato dai lavoratori, che la crisi per l’attività non sia tale da non riuscire a mandare avanti la società perché “non solo portavano il lavoro dallo Zincaturificio di Rimini a quello di Torriana, mentre i lavoratori di Rimini stavano in cassa integrazione, ma facevano anche investimenti sostanziosi per avviare l’attività di zincatura a Fermignano”.


Secondo la Fiom sarebbero due le motivazioni che hanno spinto la società a chiudere lo stabilimento riminese con dieci giorni di anticipo. “Il primo è la convocazione per venerdì 13 aprile alle 11,30 in Provincia per l’esame congiunto per la Cassa integrazione straordinaria richiesta per cessata attività, il secondo è che gli scioperi fatti dai lavoratori la scorsa settimana han dato fastidio”.

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ACQUISTANO CASE E AUTO DI LUSSO MA NON DICHIARANO REDDITI. LE FIAMME GIALLE DI RIMINI SEGNALANO DUE PROSTITUTE ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE


Viene dall’est Europa e ha meno di 30 anni la prostituta che nel 2009 ha comprato a Rimini un appartamento da 240mila euro in contanti (senza accedere a mutui o finanziamenti) e nel 2011 ha acquistato un suv della Mercedes per il valore di 50 mila euro circa. Ovvio che la Guardia di finanza di Rimini si sia insospettita quando ha rilevato che la ragazza non ha mai presentato in vita sua una dichiarazione dei redditi. Ora, dopo la segnalazione delle Fiamme Gialle, sarà l’Agenzia delle Entrate a fare gli accertamenti del caso.


La ragazza pubblicizzava la sua attività di prostituzione su internet, specificando che la sua tariffa oraria era di 250 euro all’ora. E’ così che i finanzieri l’hanno sgamata. Nell’ambito dei controlli economici sul territorio, infatti, non trascurano accertamenti sia in strada, in particolare fermano le auto di lusso, sia on line, focalizzandosi sui siti di annunci.
Nella rete è finita anche un’altra prostituta che ha acceso un mutuo per comprare un appartamento nel 2006. Anche lei è stata segnalata all’Agenzia delle entrate.

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STOP AL RAZZISMO, DOMANI SIT-IN DELLA PACE DAVANTI AL COMUNE DI CATTOLICA


La riviera si unisce nel segno della lotta al razzismo. Cattolica, Rimini, Gabicce e Pesaro sosterranno il sit-in della pace che si terrà domani alle 18 davanti al Comune di Cattolica come reazione all’accoltellamento di due ragazzi stranieri a Cattolica la mattina di Pasquetta.


Non hanno esitato Carrado Curti, sindaco di Gabicce, dove vive una delle due vittime dell’aggressione, insieme al sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli (nel pesarese risiedono i due ragazzi accusati di essere gli autori) e ai presidenti delle Province di Pesaro Urbino e Rimini, Matteo Ricci e Stefano Vitali, a sostenere l’idea di Piero Cecchini, sindaco di Cattolica, dove risiede il giovane nigeriano ferito.


“Da quella piazza - spiega il sindaco Cecchini - dovremo lanciare un messaggio chiaro: un’iniziativa simbolica che, oltre a ribadire la nostra solidarietà ai due ragazzi vittime dell’aggressione e alle loro famiglie, dovrà servire per gettare le basi per una riflessione seria e approfondita”.

Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini
Palazzo Buonadrata, il salone delle feste



Martedì, 17 Aprile 2012 19:53

Una risposta ai piccoli azionisti Carim

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Una risposta ai piccoli azionisti Carim


La lettura del prospetto informativo di Banca Carim - pubblicato unitamente alla proposta di sollecitazione del pubblico risparmio - propone numerosi spunti di riflessione, in particolare alla luce della riaffermata volontà dell’Istituto di proporsi come riferimento per le famiglie e le Pmi del territorio.


Nei giorni scorsi sono stato sollecitato da più parti ad esprimere un parere circa la valutazione che il prospetto fa della banca, soprattutto da gruppi di dipendenti e piccoli azionisti che, avuto riguardo alla verifica del valore dell’avviamento pagato per l’acquisto delle filiali Capitalia (per chi non lo ricordasse era il tempo della corsa per far diventare la banca sempre più grande e l’acquisto delle filiali nel centro-Italia dall’allora gruppo romano fu iscritto in bilancio per circa 29 mln. di €), si sono chiesti: ma quanto valgono allora le filiali storiche di Banca Carim, quelle che sono collocate da sempre nel territorio di riferimento dell’istituto?
La domanda, fatta propria dai miei interlocutori, sottintende sicuramente una grande passione ed un attaccamento al futuro della principale banca del nostro territorio, poiché - di fronte alla svalutazione di quanto iscritto in bilancio per avere (stra)pagato la partecipazione totalitaria nel CIS (rettifica di valore superiore a 89,3 mln.di €, di cui 42,3 mln.di € riconducibili ad avviamento) - ci si chiede se non sarebbe giusto misurare più correttamente il valore di quelle poste di bilancio che rappresentano lo storico legame della banca con il suo territorio. In sostanza ciò che si afferma, soprattutto da parte dei piccoli azionisti che non hanno mai potuto influenzare la gestione e che si vedono costretti, dopo aver subito una forte svalutazione del loro investimento, a mettere mano al portafoglio, è che la banca sia sottovalutata, e che si dovrebbe tenere conto dell’avviamento delle filiali che rappresentano l’insediamento storico ed originario della banca.
Purtroppo la risposta alla domanda è negativa per svariate ragioni, la principale delle quali è rappresentata dall’impossibilità, sancita dal codice civile e dai principi contabili internazionali, di iscrivere un valore di avviamento in bilancio se non a titolo derivato. Solo un eventuale compratore di Carim potrebbe, dopo averlo effettivamente pagato, iscriverlo nel proprio bilancio.


Detto questo, la lettura del prospetto Carim offre alcune altre riflessioni.
Si tenga presente, in primo luogo, che la situazione patrimoniale della Banca, allo scopo di procedere all’aumento di capitale, doveva essere presentata in maniera assolutamente prudenziale, pena il rischio di dover rispondere di sollecitazione del pubblico risparmio sulla base di dati falsi o artatamente gonfiati, il che non può essere accettabile, a maggior ragione in una fase come l’attuale, ancora caratterizzata dal commissariamento.
A parere di chi scrive, anche alla luce di quanto si è potuto notare dalle vicende di altri gruppi coinvolti in pesanti processi di svalutazione delle poste dell’attivo (Intesa, MontePaschi, Unicredit) sarebbe piuttosto lecito attendersi che nuove ulteriori svalutazioni possano emergere in futuro, una volta che maturino le condizioni per l’iscrizione a portafoglio deteriorato di alcune posizioni che, ritenute correttamente in bonis in questo momento, potrebbero però facilmente degenerare, alla luce della perdurante negativa condizione economica, secondo un processo di shifting che chi analizza le relazioni tra congiuntura economica e deterioramento della qualità dei crediti bancari ben conosce. D’altra parte, poiché non è scontato che l’ispezione di Banca d’Italia abbia fatto emergere tutti i problemi che normalmente vi sono in casi simili, ci si deve augurare che la Banca riesca a centrare al più presto gli obiettivi fissati nel prospetto, mettendo in sicurezza la gestione.
In proposito si potrebbe affermare, e a ragion veduta, che l’avviamento “implicito” nei bilanci di Banca Carim, frutto della pluriennale passione e capacità di tante persone nell’interpretare il ruolo ed il compito della banca del territorio, potrà trovare adeguato riscontro soltanto in un management adeguato, in grado di realizzare un piano industriale che metta la banca in grado di svolgere la sua tradizionale funzione di intermediazione.


Detto dell’avviamento (che, è bene ricordarlo, è un valore immateriale, calcolato sulla differenza positiva attribuita dal compratore ad un insieme aziendale di attività e passività e che, pertanto, deve poter dimostrare nel tempo la sua congruità, pena, appunto, la svalutazione immediata), rileva esaminare la parte del prospetto che riguarda il patrimonio di vigilanza. Il patrimonio di vigilanza rappresenta per una banca ciò che l’airbag rappresenta per un’autovettura. In particolare, il patrimonio di vigilanza è la parte di mezzi propri che ogni banca, in base agli attuali coefficienti prudenziali, deve dimostrare di possedere in funzione dei rischi che si assume; le regole che vanno sotto il nome di Basilea 2, rafforzate da Basilea 3, prevedono che qualsiasi banca commerciale possa operare solo se possiede un capitale proprio minimo adeguato a coprire i rischi. Diversamente le banche, nell’impiegare solo i denari dei depositanti, potrebbero essere indotte ad assumere posizioni speculative o eccessivamente rischiose e quindi è bene che dimostrino di possedere denari propri. Se ne deduce che minore è il patrimonio, minori saranno l’operatività ed i rischi assumibili, e viceversa. Il patrimonio di Banca Carim, alla data del 30.09.2012 era inferiore di circa 89,1 mln. a quanto previsto dalla normativa; proseguendo nell’esempio precedente, a quella data mancavano gli airbag, i freni non funzionavano, i pneumatici erano consunti. Da qui la necessità di ricapitalizzare, secondo le modalità a tutti note.
Meno note, probabilmente, sono le conseguenze di una mancata ricapitalizzazione: ovvero, cosa potrebbe accadere se l’aumento di capitale non raggiungesse la cifra dovuta? Poiché il rapporto tra patrimonio di vigilanza ed attività a rischio della banca - crediti verso la clientela, portafoglio titoli di proprietà, rischio operativo - deve essere sempre pari o superiore all’8% (se per ipotesi una banca impiegasse 100 miliardi di €, dovrebbe possedere perlomeno 8 miliardi di € di patrimonio, tra capitale sociale e riserve), rafforzandosi fino al 10,5% man mano che ci si avvicinerà al 2019, il mancato raggiungimento degli obiettivi ipotizzati, anche solo parzialmente, potrebbe comportare una riduzione dell’operatività di Carim, in termini di minori crediti, pari a 12,5 mln.di € di minori finanziamenti al territorio per ogni milione di € non raccolto a titolo di capitale. In mancanza di ripristino del patrimonio di vigilanza, in altri termini, Carim dovrebbe ridurre, nella peggiore delle ipotesi, i propri crediti al territorio di oltre 1 miliardo di euro. Non resta che augurarsi che questo non avvenga e che, soprattutto, la tanto desiderata ripresa economica ponga le condizioni per un riavvio positivo dell’attività della banca ed un pronto ritorno all’utile. Utile che, non va dimenticato, non potrà tuttavia ritornare al territorio, sotto forma di dividendi (soprattutto alla Fondazione) prima del 2015.


In attesa di quella data, i piccoli azionisti e tutti coloro che hanno a cuore le sorti della banca e del suo territorio, associazioni di categoria ed enti pubblici, dovranno rammentare il brocardo che recita il diritto viene in soccorso di coloro che non dormono. Non per distorcere in senso legalistico il rapporto con la banca, che è, al contrario di relazione attiva e propositiva, ma per esigere, attraverso l’accountability (ovvero la pubblica condivisione e verifica dei piani e dei progetti attraverso bilanci, anche sociali) di quanto attuato dai futuri amministratori, l’attenzione ed il servizio alle esigenze del territorio, che è fatto di famiglie e di piccole e medie imprese; lasciando da parte, finalmente, disegni di allargamento e di ipertrofia dimensionale che servono solo a gonfiare lo stipendio dei manager che li mettono in atto.


Alessandro Berti
http://johnmaynard.wordpress.com
profBerti@twitter>


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