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Esempi europei di gestione del congressuale e nuovi rumors sul Palacongressi

Martedì, 28 Gennaio 2014

5bEsempi europei di gestione del congressuale e nuovi rumors sul Palacongressi

 

Fra le ipotesi che circolano per la gestione del Palacongressi, vista le difficoltà attuali, c’è anche quella che vedrebbe in pista un gruppo di nove alberghi, tutti 4 stelle della zona di Marina centro e dintorni. L’ipotesi attorno a cui si starebbe ragionando vedrebbe il nuovo soggetto pagare alla società del Palazzo un affitto di 580 mila euro, la metà di quanto è obbligata a pagare Convention Bureau, mentre il Comune di Rimini dovrebbe farsi carico della manutenzione. L’ipotesi è quella di una gestione leggera, senza eccessivi carichi di personale. Sarebbe un’alternativa all’altra soluzione ventilata in queste settimane ovvero che il Palacongressi venga gestito direttamente da Rimini Fiera.
Se si tratti di rumors o di un’ipotesi fondata, lo si vedrà prossimamente.
La gestione unitaria di fiere e congressi sembra essere la soluzione prevalente in quei grandi complessi tedeschi (Amburgo, Francoforte, Colonia) che, secondo i fautori della “privatizzazione” di Rimini Fiera (in prima fila i pd “irregolari” Mario Ferri e Sergio Gambini), potrebbero essere i potenziali interessati all’acquisto del pacchetto di maggioranza della società presieduta da Lorenzo Cagnoni. Trovare un’acquirente per Rimini Fiera sarebbe il modo per uscire indenni dalla voragine di debiti in cui è immerso il sistema fieristico-congressuale riminese. Abbiamo messo “privatizzazione” fra virgolette perché se si va a vedere la proprietà di questi gruppi tedeschi si scopre che essi sono saldamente in mano pubblica. Tutte le azioni di HMC (Hamburg Messe und Congress) sono detenuti da HGV (Hamburger Gesellschaft für Vermögens-und Beteiligungsmanagement mbH) che è la holding di aziende poste sotto il controllo del Comune di Amburgo. Allo stesso modo Messe Frankfurt è detenuta per il 60 per cento dalla città di Francoforte e per il 40 per cento dal land dell’Assia. E anche la fiera di Colonia è sotto lo stretto controllo della municipalità, visto che il sindaco è a capo del Supervisory board. Quindi, se questi sono i potenziali acquirenti, più che di privatizzazione di Rimini Fiera si dovrebbe parlare di vendita.
Abbiamo visto che una caratteristica comune di questi colossi tedeschi è che i congressi sono una divisione, un ramo di attività della società che gestisce le fiere. A volte sono gli stessi spazi fieristici che vengono utilizzati anche per i convegni.
Guardando ad una realtà per molti versi simile a Rimini, Cannes, nel sud della Francia, si vede che anche in questo caso c’è un Palazzo dei Festival e dei Congressi che ospita sia le manifestazioni fieristiche che i convegni veri e propri. È gestito dalla Semec, una società mista all’80 per cento del Comune e al 20 per cento dei privati.
Tornando alle realtà tedesche, certo è che si tratta di società fieristico-congressuali di notevoli dimensioni. Amburgo si presenta con questi numeri: 40 fiere, 12 mila espositori, 700 mila visitatori, 250 eventi congressuali all’anno, 330 mila partecipanti, 23 sale con una capacità totale di 12.500 posti. Ancora più grandi i numeri di Francoforte: 36 fiere, 38 mila espositori e più di due milioni di visitatori all’anno. Per non parlare di Colonia che si presenta come un colosso: 25 fiere internazionali di riferimento mondiale e 70 fiere specializzate; circa 25 eventi ospitati e 2000 congressi all'anno; oltre 2,5 milioni di visitatori da circa 220 Paesi; 11 padiglioni espositivi per un'area totale di 284.000 metri quadri.
Queste società potrebbero essere interessate all’acquisto di Rimini Fiera? Finchè non si prova, non si può avere la controprova. Un osservatore attento della realtà turistica locale e internazionale, Aureliano Bonini di Trademark Italia, appare piuttosto scettico. «E’ un momento di crisi generale – afferma – sia per le fiere, che non tirano più come un tempo, che per i congressi. Tutte le grandi fiere sono in difficoltà. Faccio fatica a pensare che in Europa ci possa essere qualcuno interessato. Basti pensare che un fondo di investimento di solito si impegna quando ha un ritorno di almeno il 9 per cento».


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