Elezioni: con i partiti incartati, le liste civiche occupano la scena. A sinistra e a destra

Giovedì, 06 Maggio 2021

Davide Frisoni, lista Con Rimini Davide Frisoni, lista Con Rimini

Il protagonismo delle liste civiche (già esistenti o in via di costituzione) sta caratterizzando questa fase della vita politica a Rimini, in attesa che i due principali schieramenti, centrodestra e centrosinistra, definiscano i loro candidati per le elezioni amministrative di ottobre.

Le liste civiche a Rimini hanno spesso avuto un ruolo, per così dire, ancillare rispetto ai partiti. Questo è evidente soprattutto a sinistra, dove – storicamente – la maggior parte di esse è stata costituita per convogliare sul candidato sindaco quell’elettorato che non avrebbe mai votato il Pd o un’altra formazione della sinistra. Ma anche a destra si pensa alle civiche come strumenti per conquistare fette di elettorato altrimenti non raggiungibili dai partiti tradizionali. Peraltro le liste civiche non hanno mai avuto la pretesa di dettare le regole del gioco o di dire l’ultima parola sul candidato proposto da questo o quel partito. Non era mai successo, succede ora in questa fase in cui i partiti sono in evidente difficoltà a chiudere la partita delle candidature. A sinistra come a destra.

Partiamo dal Pd, dove ormai è scontato che a dirimere la scelta fra Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad saranno le elezioni primarie. Manca solo la decisione ufficiale della direzione comunale che dovrà riunirsi domani sera. In quella sede sarà deciso anche il regolamento: primarie solo per gli elettori del Pd o estese alla coalizione (ma di chi è formata?) o genericamente a tutti gli elettori?

In questi cinque mesi di contrapposizione fra i due candidati e di latitanza dei dirigenti nel prendere iniziative idonee a comporre il dissidio, si sono inserite le liste civiche che nel 2016 hanno contribuito all’elezione di Andrea Gnassi al primo turno. I civici hanno obbligato il Pd a sedersi ad un tavolo di coalizione, hanno stabilito che il candidato a sindaco non era faccenda esclusiva del partito egemone, hanno fatto sapere di essere contrari alle primarie. Quando però il gioco si è fatto più duro, sono scese direttamente in campo dichiarandosi sostenitrici “senza se e senza ma” di Sadegholvaad. Probabilmente hanno anche cercato di condizionare le decisioni del Pd facendo trapelare l’esistenza di un fantomatico piano B, ovvero la candidatura di Gloria Lisi qualora il candidato ufficiale del partito diventasse Emma Petitti. Nessun comunicato ufficiale, anzi il comunicato è arrivato per smentire il presunto piano B e inneggiare a Jamil, ma intanto il messaggio era stato inviato: se volete una coalizione larga, vedete di bloccare Petitti. Una tattica che ha irritato non pochi esponenti del partito.

Nell’area del centrosinistra si è assistito a un altro curioso fenomeno. Nello stesso giorno un gruppo di liste civiche esistenti si è espresso per Sadegholvaad; un’altra lista, in via di costituzione, SiAmo Rimini (promossa dall’ex assessore Irina Imola) ha invece fatto sapere che in caso di primarie sosterrà Petitti. Un particolare che induce a confermare quegli interrogativi espressi poche righe sopra sul tasso di “civicità” di talune aggregazioni che sembrano funzionali, più che alle istanze dei cittadini, alle manovre di un partito o di un politico.

Anche nel centrodestra i partiti, incartati nel rebus della candidatura a sindaco, hanno offerto la scena alle liste civiche. Da mesi l’imprenditore Lucio Paesani sta lavorando ad una lista che dovrebbe andare a pescare voti anche in quell’area di professionisti e piccoli imprenditori del turismo che nel 2016 votò Gnassi e che ora, complice anche la crisi da Covid, si sente delusa e orientata a cambiare. Paesani ha partecipato al tavolo del centrodestra che, per bocca del leader della Lega Jacopo Morrone, è da tempo alla ricerca di un candidato civico da proporre agli elettori. Del civico del centrodestra si parla da mesi, ma per ora si conoscono solo i rifiuti opposti da alcuni nomi contattati. Se fra i partiti ciò ha scatenato la reazione di Fratelli d’Italia (La Lega tiri fuori il nome dal cilindro, altrimenti noi abbiamo una panchina lunga pronta a scendere in campo), fra i civici ha determinato la delusione di Paesani, che probabilmente pensava di avere le carte in regola per assolvere a quel ruolo. Le sue ultime dichiarazioni fanno pensare ad una corsa solitaria, a meno che non siano finalizzate a richiamare ancora una volta l’attenzione dei partiti su di sé.

Ma oggi si registra un’altra discesa in campo civica nell’ambito del centrodestra. Il consigliere comunale Davide Frisoni, ex Patto Civico ed ora organico allo schieramento alternativo alla sinistra, ha dato vita ad un gruppo di lavoro, Con Rimini, che presto si presenterà al pubblico, indicando proposte per la città. Intanto firma una nota congiunta insieme a Cosimo Iaia (di Rinascimento, il movimento di Vittorio Sgarbi) e a Alecs Bianchi, di Rete Civica. “Ora anche a Rimini – afferma il terzetto - è arrivato il momento, per il centro destra, di presentarsi con un programma condiviso e che sia in grado, con la forza dei suoi progetti, di superare le eventuali divisioni che ancora possono rappresentare una fatale tentazione”.

Dopo aver osservato che le uniche città dove la sinistra è stata mandata all’opposizione (Riccione e Cattolica), sono quelle dove hanno prevalso liste civiche, riconfermate dopo il primo mandato, Frisoni e soci sottolineano: “Se davvero il proposito è quello di vincere, non esiste un'alternativa, oltre quella di lavorare tutti assieme per costruire un nuovo governo per la città. Siamo consapevoli che solo un Sindaco espressione di un vero movimento civico sia l'unico con una concreta speranza di vittoria”.

Anche in questo caso il messaggio inviato ai partiti è facile da decrittare: “State cercando un candidato civico? Ce l’avete già in casa, basta investirlo del compito”.

In ogni caso, ora che nel campo del centrosinistra si va delineando una soluzione, anche il centrodestra dovrà presto calare le sue carte. E dal nome sarà facile capire se i tempi lunghi erano legati all’attesa di conoscere il nome del candidato del centrosinistra o a difficoltà oggettive nella ricerca.