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Carim ed Eticredito. Intervista a Linda Gemmani

Lunedì, 17 Dicembre 2012

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Carim ed Eticredito. Intervista a Linda Gemmani


Sembra che Rimini, con Sido Bonfatti alla presidenza della Carim, abbia trovato un nuovo protagonista della vita cittadina. Riprendiamo alcune sue considerazioni con Linda Gemmani, amministratore e socio di SCM Group.


L’uscita pubblica di Bonfatti, alcuni giorni fa, è stata tutt'altro che retorica e formale ed egli non ha evitato di esporsi con giudizi precisi. Si può dire che, sia nello stile che nei contenuti, abbia da subito voluto rimarcare una netta discontinuità con il passato.
Non so come sia nata la candidatura Bonfatti perché non sono dentro alle logiche della Fondazione e della Banca per saperlo, ma so che il suo nome è stato condiviso e valutato principalmente da Banca d’Italia, poi appoggiato anche dalla Fondazione. Si cercava un uomo autonomo, indipendente da ogni logica politica, soprattutto d’ambito riminese, che facesse banca con estrema professionalità. La mia impressione personale è che sia un uomo determinato e senza troppi “fronzoli”. Potrei definirlo un “tecnico” alla Monti. Non so che obiettivi si sia dato, ma deve portare Carim fuori dagli scogli in mare aperto, e in questo momento non è una cosa facile; tantomeno per una banca che esce da un commissariamento come questo. Sicuramente è il tipo di presidente necessario in questo momento.


Un'altra novità che vale la pena sottolineare è che, con questo intervento, si è probabilmente assistito alla ricomposizione di un corretto rapporto tra Fondazione e Banca. Fino ad oggi, anche in momenti non di crisi, il protagonista cittadino del dibattito è sempre stato il presidente della Fondazione (tanto che, nella spartizione delle cariche, la presidenza della Banca è sempre stata vista come un ripiego). Con questo intervento Bonfatti sembra rimarcare l'autonomia della Banca, sia dalla Fondazione che dalla politica; e la necessità che la città e il suo governo si confrontino "tecnicamente" e non politicamente con essa.
Sono convinta che sia una strada nuova, una novità positiva. Era indispensabile interrompere questo connubio Fondazione / Banca; da tanto tempo era anche una richiesta di Banca d’Italia ed io personalmente la condivido. Al di là di tutto quello che è successo in questi anni tra Fondazione e Banca ed il conseguente commissariamento, il legame con la Fondazione era troppo stretto ed il centro di potere troppo coincidente per curare gli interessi sia dell’una che dell’altra nel migliore dei modi. La Banca è prima di tutto un soggetto che opera in un contesto socio-economico, che deve rispettare obiettivi impostigli da Banca d’Italia e anche dal mercato stesso in cui si trova da operare. È prima di tutto un soggetto finanziario e questo non lo deve mai dimenticare.


Anche sulla vicenda Eticredito la terzietà di Bonfatti è probabilmente ciò che ne ha generato la posizione espressa sulla incorporazione. Una terzietà fondamentale anche perché molte persone impegnate in Eticredito lo sono anche in Carim.
La vicenda della fusione di Banca Etica è un po’ controversa e devo dire che Bonfatti è stato piuttosto netto nella sua posizione. Ma è difficile tenere distinta Eticredito da CARIM perché effettivamente la prima è una costola della seconda: molti soci della prima lo sono anche della seconda, ed anche qualora non lo siano sono comunque tutti ex amministratori di CARIM, o della Fondazione o ex dipendenti…. Insomma, i legami sono molti e molto stretti e così, spesso, le difficoltà della seconda hanno influenzato anche la prima. Credo che le difficoltà di Carim abbiano sicuramente inciso negativamente sullo sviluppo e sulla crescita di Eticredito; e comunque la crisi economico finanziaria ha compromesso il difficile rapporto tra due banche che in apparenza non erano concorrenti (una operante sul mercato del credito locale, l’atra nel rispondere ad esigenze creditizie di chi aveva più bisogno e non riusciva ad avere accesso al credito di banche come Carim), ma che di fatto, forse anche per il momento economico di difficoltà, si sono trovate di fatto a farsi concorrenza. In questa “lotta” naturalmente ne ha fatto le spese la più debole perché più piccola e più in difficoltà. La fusione dovrebbe evitare questo “duplicato”, seppur si dovrebbe salvaguardare la possibilità di preservare i principi di eticità anche nella funzione creditizia: questo dovrebbe essere lo scopo del comitato Etico richiesto dagli attuali soci di Eticredito.


Per entrare nello specifico dell'intervento di Bonfatti, sarebbe interessante capire le ragioni delle due banche per questa incorporazione.
Gli umori in eticredito sono molto contrastanti: c’è chi vede nella fusione la fine di tutto (cioè chi crede che, pur impegnandosi la Carim a costituire il Comitato etico e ad adottare alcuni principi nello statuto, alla fine non ne rimarrà nulla) e chi invece pensa che, con questa fusione, Eticredito possa avere uno sbocco di continuità nelle sue finalità che differentemente non potrebbe perseguire perché destinata ad accorparsi comunque a qualche altra banca.
C’è comunque un fatto oggettivo che pochi considerano: Eticredito non ha le dimensioni e le possibilità di continuare ad operare autonomamente; invano ha cercato compratori interessati ad acquisire una banca con finalità etiche e non ci sono state ad oggi offerte concrete in questo senso, quindi l’operazione di fusione con Carim è l’unica alternativa perseguibile.
Dimenticavo, c’è un terzo schieramento: quello di chi è socio di Eticredito ma, non vedendo risultati soddisfacenti e non vedendo una crescita significativa, vuole uscirne e quindi, a qualsiasi condizione, è interessato ad una cessione o una fusione.


Seconda questione specifica affrontata da Bonfatti: il caso Aeradria. Bonfatti parla di una esposizione di 7 milioni che non ha portato alla Banca alcuna considerazione da parte del management di Aeradria. La richiesta di un maggiore peso nelle decisioni è in sé giustificata, ma soprattutto sembra introdurre nella gestione dei beni (specie di quelli pubblici, cioè con i “soldi degli altri”) una categoria di responsabilità spesso assente, quella legge di causa ed effetto che invece è arte della politica camuffare.
La richiesta di un’azione concertata con le altre banche credo che sia positiva e responsabile, propria di chi non vuole distruggere un bene “pubblico” ma allo stesso tempo non vuole delegare totalmente ad altri iniziative che potrebbero mettere in ulteriore difficoltà chi sta finanziando l’aeroporto. Purtroppo l’azione politica su questo specifico argomento mi è sembrata molto superficiale ed improvvisata. Capisco che nel mestiere di politico è difficile trovare anche capacità manageriali… Mi auguro che nel breve la focalizzazione sulla responsabilità di ognuno cominci presto a portare risultati, ma soprattutto venga compresa ed interiorizzata da tutti.


Infine la parte dell'intervento di Bonfatti sui gruppi industriali. In sintesi il presidente della Carim dice “Non voglio metterli in difficoltà, ma noi dobbiamo differenziare gli impieghi.” Soprattutto questa posizione porta a domandarsi quale sia il ruolo di una banca sul proprio territorio e quale debba essere, oggi, quello di Carim.
Condivido la scelta del Presidente, anche se questo va a nostro discapito; ma la motivazione mi preoccupa un poco: cosa significa differenziare gli impieghi? La Banca ha deciso di riorientare gli impieghi in altri settori diversi da quello industriale? E chi lo sosterrà allora? Chi aiuterà l’economia? Sarei curiosa di sapere quali settori diversi dal nostro sono stati scelti e con quali criteri. Comunque ribadisco che condivido la scelta soprattutto perché condivido che gli impieghi sono da orientare laddove c’è lo sforzo di tutte le parti a farli rendere al meglio o dove l’intenzione di ogni attore è comunque quella di fare di tutto, anche a costo di sacrifici personali. Noi, nel nostro piccolo, stiamo facendo così; prima di chiedere al mondo bancario di sostenerci abbiamo voluto dimostrare tutta la nostra buona volontà sia intellettiva che finanziaria personale in quello che facciamo, poi la banca giocherà il proprio ruolo, come meglio crede. Solo una raccomandazione: frammentare gli impieghi diminuisce il rischio ed accontenta un po’ tutti, ma chi ha dimensioni maggiori dove trova sostegno?

Ultima modifica il Lunedì, 17 Dicembre 2012 13:08

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