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Rimini, il caos estivo dei campi da calcio

Giovedì, 18 Ottobre 2012

1b

Il caos estivo dei campi da calcio


Un brutto pasticcio. Non si può definire diversamente la tragicommedia sui terreni verdi (si fa per dire) andata in scena questa estate a Rimini.
Tutto comincia a maggio, con la pubblicazione del bando del Comune per la gestione di dieci campi da calcio a undici, da affidare ai privati, con l’idea di agganciare l’interesse del settore turistico per riqualificare un’impiantistica sportiva ormai ridotta ai minimi termini. L’idea era cominciata con la consulenza affidata dal Comune all’architetto bergamasco Alberto Roscini (15mila euro la parcella) per una valutazione degli impianti in questione e dei lavori necessari nelle varie strutture.
La trovata era questa. Dare in gestione l’impianto al privato, da un minimo di cinque a un massimo di venticinque anni, in base agli interventi di riqualificazione disposti a fare. Questo avrebbe dovuto “scatenare” l’interesse di alberghi o imprese legate al turismo, che assieme alle società sportive, avrebbero dato vita a un progetto comune: gestione invernale da parte delle società, e impianti a disposizione nel periodo turistico per proposte di turismo sportivo intercettando squadre del nord Europa.
All’apertura delle buste del 22 giugno il buco nell’acqua. Il progetto di agganciare il mondo del turismo per riqualificare strutture che cadono a pezzi, naufraga prima di cominciare. Di imprenditori del settore non se ne vedono e su dieci bandi, nove li vince la Delfini Rimini, che aveva fatto domanda per tutti gli impianti. Si scatena una bufera tra tutte le società del territorio, e su sollecitazione di vari consiglieri, a luglio il Comune tenta una marcia indietro prendendo contatti con la società Delfini prima di sottoscrivere i contratti. L’idea (la nuova idea) è di far esercitare il diritto di recesso alla società risultata vincente su quattro dei nove campi (Miramare, Rivazzurra, San Giuliano, Torre Pedrera) che sarebbero poi andati in affidamento ai secondi classificati nelle varie gare come previsto dal bando. In cambio il Comune avrebbe offerto la disponibilità di provvedere alla risistemazione del centro sportivo Ina Casa da sempre sede storica dei Delfini (è in gestione anche se comunale).
Nulla di fatto. Dopo averci riflettuto l’assessore allo sport Gian Luca Brasini e il dirigente Mattia Maracci, sbarrano questo percorso per non stravolgere gli esiti del bando e per non esporre l’amministrazione a una situazione piuttosto spinosa. Le varie società calcistiche di Rimini, chiedono che sia rimandata la firma per trovare una soluzione facendo presente, tra le altre cose, che i costi per le varie società sarebbero lievitati enormemente perché tutto prima si basava sul volontariato mentre il nuovo assetto dovrà fare i conti con la gestione delle strutture da parte di una società che non opera direttamente sull’impianto: si calcola che da 1 euro l’ora si passi a 22 con inevitabili ricadute sui costi d’iscrizione per le tante famiglie.
A settembre le cose vanno però avanti. I Delfini si prendono il monopolio degli impianti (legittimo perché ottenuto attraverso il bando), e alle varie società non resta che mettersi l’animo in pace. I problemi sono però appena iniziati. I tecnici di Anthea effettuano i controlli e due campi, Torre Pedrera e Viserba presentano problemi di sicurezza al sistema di alimentazione di alcune cisterne a gasolio. Su queste due strutture giocano Viserba calcio, Torre Pedrera e Viserbella. Rimpallo tra vecchi e nuovi gestori, di certo c’è che nel bando è prevista la sostituzione dei vecchi impianti a gasolio con quelli a metano, ma la società vincente ha tempo tre anni e può iniziare i lavori a propria discrezione. La soluzione, in attesa di sbrogliare la matassa, è di consentire le sedute di allenamento diurne senza però consentire l’utilizzo delle docce.
I problemi per le varie società diventano difficili da affrontare e comincia l’emorragia d’iscritti: il Viserba Calcio, per esempio, riduce da circa 200 a 60 i propri tesserati con le famiglie che dirottano i propri figli verso le scuole calcio di Bellaria e Igea Marina. Questo calo degli iscritti non risparmia nessuna delle squadre che si allena sui campi ora in gestione ai Delfini rimpolpando organici di altre società non influenzate dalla nuova assegnazione dei campi. Insomma un caos con un’unica certezza: l’interesse del “mondo del turismo” che rappresentava una parte importante del progetto di riqualificazione delle strutture è stato pari a zero e l’impiantistica sportiva riminese in futuro cambierà di poco.
Francesco Pancari

Ultima modifica il Giovedì, 18 Ottobre 2012 13:48

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