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Elezioni, Arlotti smonta il teorema Melucci

Martedì, 21 Giugno 2016

Attenzione a considerare il risultato di Patto Civico alle elezioni comunali di Rimini come mera espressione di furbate e di fortuna, si rischia di non capire quali dinamiche profonde hanno investito il comportamento dell’elettorato riminese.

Lo sostiene il deputato del Pd Tiziano Arlotti che con un’articolata analisi smentisce l’interpretazione proposta da Maurizio Melucci, a partire da un primo giudizio di fondo: l’apporto di Patto Civico è stato cruciale per l’elezione del sindaco Andrea Gnassi al primo turno.

Vediamo i ragionamenti di Arlotti. Melucci aveva sostenuto che la vicinanza del simbolo di Patto Civico vicino al nome del candidato e la presenza forte del nome di Gnassi nel simbolo stesso, avrebbero indotto molti elettori in errore, producendo un gran numero di schede nulle. Arlotti osserva che è vero che le schede nulle a Rimini sono state più numerose che in altre città, è anche vero che sono lievemente diminuite rispetto al 2011 (dal 2,39 al 2,30).

L’altro argomento di peso di Melucci per dimostrare che si è trattato di un voto “casuale” è che nel Patto Civico c’è stato un uso inferiore delle preferenze rispetto al Pd, partito tradizionalmente non incline al voto personale, e soprattutto rispetto ai partiti del centrodestra, dei quali il Patto Civico avrebbe dovuto intercettare gli elettori.

Arlotti fa notare che la situazione non è omogenea in tutto il territorio comunale. A Miramare e a Viserbella/Torre Pedrera, che risultano essere due roccaforti della lista promossa dall’on. Pizzolante (20,8 e 20,3 per cento), c’è stata nel Patto Civico una percentuale di preferenze pari all’84 e all’81,29 per cento. Questa osservazione fa dire ad Arlotti che “il consenso raccolto da “Patto Civico” non sembra essersi, dunque, formato nel “vuoto”. C’erano dunque dei radicamenti territoriali che si sono poi espressi anche in un maggior uso del voto di preferenza.

Ma Arlotti compie un ulteriore passo. Dopo aver diviso il territorio comunale in venti collegi, corrispondenti a quelli usati per le primarie del Pd, ha messo a confronto, usando colori diversi (da verde scuro, in caso di molti voti, al rosso in caso di pochi voti) i consenti raccolti dal Patto Civico nel 2016 e quelli raccolti dal Pd e dal Pdl nel 2011.

Dal confronto fra queste tre “mappe” emergono alcuni elementi interessanti. Il primo luogo, i collegi più centrali della città (Centro-Marina-Centro, San Giuliano Mare, Borgo San Giuliano) dove Patto Civico acquisisce un grado di consenso alto, sono anche aree in cui l’allora Pdl registrava un consenso “alto” e” molto alto”, mentre - al contrario - maggiori erano le difficoltà del Pd (consenso “basso” e “molto basso”). Una situazione analoga riguarda anche i collegi di ex Quartiere 2 Sede ACER, Ghetto turco, Miramare ex Quartiere 3, Via Euterpe, INA Casa e Viserba dove Patto Civico registra un consenso “alto” e altrettanto anche il Pdl nel 2011. Al contrario le aree in cui le difficoltà di Patto Civico sono state maggiori (e cioè i “collegi” di Tomba nuova, ex Quartiere 4 Gaiofana Vergiano, Corpolò e San Vito), sono anche le aree in cui il PD ha registrato nel 2011 un grado di consenso “alto”e “molto alto”.

Arlotti fa capire che dunque il voto alla lista Pizzolante non è frutto di “errori” e che la funzione di dragaggio di porzioni di elettorato di centrodestra verso Gnassi è perfettamente riuscita.

Le conclusioni di Arlotti. “Va premesso che una variabile cruciale nell’esito della tornata amministrativa 2016 a Rimini è stato sicuramente il buon governo dell’amministrazione uscente e il profilo autorevole del candidato sindaco di centro-sinistra che è riuscito ad intercettare, come messo in evidenza dall’analisi dell’Istituto Cattaneo,flussi di elettori abbastanza rilevanti da tutte le forze politiche. A questo si aggiunge anche la debolezza/assenza di attori alternativi credibili (es. mancato valore aggiunto Pecci (solo “254” voti aggiuntivi rispetto alle liste di supporto; mancata presentazione lista e candidato 5 Stelle). In tale quadro, che ha visto anche un forte aumento dell’astensione al voto, l’apporto di Patto Civico, un unicum nel confronto comparato, è stato cruciale per il superamento al primo turno delle elezioni amministrative. Presumibilmente Patto Civico può essere stato avvantaggiato da alcune “congiunture” politiche. Tuttavia i dati sulla percentuale di schede nulle o contestate non sembrano aver registrato una soglia particolarmente anomala rispetto ad altri territori (peraltro rispetto al 2011 risulta in calo a Rimini).

Inoltre, attraverso un’analisi più disaggregata del voto a livello territoriale, sono emersi due elementi importanti. Il primo riguarda presumibilmente un certo “radicamento” territoriale della lista civica in zone specifiche del territorio riminese. in altre parole, il consenso raccolto da “Patto Civico” non sembra essersi, dunque, formato nel “vuoto”. Dall’altro lato, il raffronto fra le mappe del voto nelle due tornate 2011 e 2016 sembra mettere in luce una certa sovrapposizione delle aree a maggiore consenso di “Patto Civico” con le aree in cui l’allora centro-destra, cioè il Pdl, è risultato più forte nel 2011”.

Da qui l’invito ad andare cauti nell’attribuire a furbate e a fortuna il risultato ottenuto da questa lista. Il rischio è una sottovalutazione politica del fenomeno e una incapacità a comprendere le dinamiche della società riminese.


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